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Sete di Parola XXI Settimana del Tempo Ordinario dal 25 al 31 agosto 2013 LETTERA ENCICLICA LUMEN FIDEI La luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace . La fede nasce dall’incontro con l’amore originario di Dio in cui appare il senso e la bontà della nostra vita; questa viene illuminata nella misura in cui entra nel dinamismo aperto da quest’amore, in quanto diventa cioè cammino e pratica verso la pienezza dell’amore. La luce della fede è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune. La fede non allontana dal mondo e non risulta estranea all’impegno concreto dei nostri contemporanei. Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare. La fede fa comprendere l’architettura dei rapporti umani, perché ne coglie il fondamento ultimo e il destino definitivo in Dio, nel suo amore, e così illumina l’arte dell’edificazione, diventando un servizio al bene comune. Sì, la fede è un bene per tutti, è un bene comune, la sua luce non illumina solo l’interno della Chiesa, né serve unicamente a costruire una città eterna nell’aldilà; essa ci aiuta a edificare le nostre società, in modo che camminino verso un futuro di speranza.

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Sete di ParolaXXI Settimana del Tempo Ordinario

dal 25 al 31 agosto 2013

LETTERA ENCICLICA LUMEN FIDEI La luce della fede si pone al servizio concreto della giustizia, del diritto e della pace. La fede nasce dall’incontro con l’amore originario di Dio in cui appare il senso e la bontà della nostra vita; questa viene illuminata nella misura in cui entra nel dinamismo aperto da quest’amore, in quanto diventa cioè cammino e pratica verso la pienezza dell’amore. La luce della fede è in grado di valorizzare la ricchezza delle relazioni umane, la loro capacità di mantenersi, di essere affidabili, di arricchire la vita comune. La fede non allontana dal mondo e non risulta estranea all’impegno concreto dei nostri contemporanei. Senza un amore affidabile nulla potrebbe tenere veramente uniti gli uomini. L’unità tra loro sarebbe concepibile solo come fondata sull’utilità, sulla composizione degli interessi, sulla paura, ma non sulla bontà di vivere insieme, non sulla gioia che la semplice presenza dell’altro può suscitare. La fede fa comprendere l’architettura dei rapporti umani, perché ne coglie il fondamento ultimo e il destino definitivo in Dio, nel suo amore, e così illumina l’arte dell’edificazione, diventando un servizio al bene comune. Sì, la fede è un bene per tutti, è un bene comune, la sua luce non illumina solo l’interno della Chiesa, né serve unicamente a costruire una città eterna nell’aldilà; essa ci aiuta a edificare le nostre società, in modo che camminino verso un futuro di speranza.

Vangelo del giornoCommento

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PreghieraImpegno

Domenica, 25 agosto 2013LA PAROLA DEL SIGNORE Lc 13,22-30

In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme.  Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare,

ma non ci riusciranno.  Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”.  Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.  Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

…È MEDITATA«Vi sono ultimi che saranno i primi, e vi sono primi che saranno ultimi», ci dice il Signore. Con tali parole Egli sembra dirci che la “salvezza” è una conquista continua e che non possiamo considerarci degli “arrivati”. “Mangiare” e “bere” alla presenza del Signore non ci esime dallo sforzo continuo della conversione e non ci assicura la vita eterna. Non basterà l’insegnamento di Gesù nella “piazza” del nostro cuore a farci vivere per sempre con Lui, ma sarà la nostra “imitazione” di Cristo. La “porta” attraverso la quale è

necessario passare è, infatti, proprio Gesù che ci chiede di diventare “santi” come Lui è santo. Certo, la porta è “stretta”: essere cristiani autentici non è semplice, non è comodo, perché comporta uno stile di vita controcorrente e spesso impopolare. Il cammino verso la salvezza consiste nel seguire Gesù: egli è la via. Lo sforzo di entrare per “la porta stretta” è lo sforzo di seguire il cammino intrapreso da Gesù, cioè il cammino verso Gerusalemme, il cammino verso il Calvario. La porta stretta è il mezzo per uscire dalle

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angustie di un mondo senza amore; essa è l’apertura verso l’amore senza confini, verso il perdono e la misericordia. ---------------------------------------Gesù si rifiuta di rispondere alla domanda riguardo al numero di coloro che si

salveranno: la questione della salvezza non si pone infatti in termini generali, non si pone innanzitutto per gli altri, ma si pone “per me”. Dipende dalla mia accettazione o dal mio rifiuto della salvezza che Gesù mi offre.

…È PREGATAO Dio, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia. 

…MI IMPEGNADavvero la fede è un passaggio, è lasciarsi alla spalle qualcosa per entrare in una nuova dimensione. C'è qualcosa da abbandonare e qualcosa da scoprire. Tutta la vita cristiana è una continua chiamata alla conversione, alla scelta del Vangelo e della costruzione del Regno. "Il cristianesimo non è facile, ma felice" (Paolo VI).

Lunedì, 26 agosto 2013Beati Luigi Beltrame Quattrocchi (Catania, 12 gennaio 1880 - Roma, 9 novembre 1951) e Maria Corsini, (Firenze, 24 giugno 1884 - Serravalle (AR), 26 agosto 1965) sposi Luigi Beltrame nacque a Catania; adottato da uno zio senza figli, che gli dà il suo cognome,

Quattrocchi, si trasferisce con lui a Roma dove studia Giurisprudenza. Qui conosce Maria Luisa Corsini, figlia unica di genitori fiorentini, di quattro anni più giovane. Le nozze vengono celebrate nella Basilica di S. Maria Maggiore il 25 novembre 1905. L’anno seguente nasce il primo figlio, Filippo, seguito da Stefania (nel 1908), Cesare (1909) ed Enrichetta (1914); crescendo abbracceranno tutti la vita religiosa. Luigi fu avvocato generale dello Stato; Maria, una scrittrice assai feconda di libri di carattere educativo. Il Papa li ha beatificati il 21 ottobre 2001, nel ventesimo anniversario della Familiaris Consortio. In quell’occasione, per la prima volta nella storia della Chiesa abbiamo visto elevata alla gloria degli altari una coppia di sposi, beati non “malgrado” il matrimonio, ma proprio in virtù di esso

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LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 23,13-22…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso».

…È MEDITATAL'ammonizione di Gesù ai farisei riportato dal brano odierno, significa l'incapacità dei cuori dei suoi ascoltatori ad aprirsi al nuovo Regno di Dio che irrompe. L'aspettativa messianica che pur era viva tra i contemporanei di Gesù, perde perciò tutta la sua forza redentiva; il Messia da loro cercato doveva compiere i loro piani umani, si chiudono quindi al piano della salvezza di Dio. Il messaggio delle Beatitudini risuona, quindi, in modo sordo nei loro cuori, inefficaci di comprenderne a pieno tutta la forza redentrice e salvifica. L'insegnamento di Gesù diventa solo una collezione di buone norme morali. Gesù diventa soltanto istruttore da eliminare quando dà

troppo fastidio. Cosa dice ai nostri cuori, allora oggi la Parola di Dio? Per ognuno di noi i cieli sono stati aperti nel battesimo, siamo capaci di vivere nella coerenza di questa realtà d'amore? Cerchiamo di pensare, allora, anche alla “nostra” personale responsabilità nell’edificazione del Regno di Dio, soprattutto quando siamo tentati di giudicare i nostri Pastori come gli unici responsabili della mancata diffusione del Vangelo.----------------------------------------------L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni.

Paolo VI

…È PREGATA

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Infondi in me una grande passione per la Verità, e impediscimi di parlare in tuo nome se prima non ti ho consultato con lo studio e non ho tribolato nella ricerca. Salvami dalla presunzione di sapere tutto, dall'arroganza di chi non ammette dubbi; dalla durezza di chi non tollera ritardi; dal rigore di chi non perdona debolezze; dall'ipocrisia di chi salva i principi e uccide le persone.  (Don Tonino Lasconi)

…MI IMPEGNAMi verifico su queste parole del Papa: L’ipocrisia, è la lingua dei corrotti. Questi non amano la verità. Amano soltanto se stessi e così cercano di ingannare, di coinvolgere l’altro nella loro menzogna, nella loro bugia. Hanno il cuore bugiardo; non possono dire la verità. L’ipocrisia è proprio questo: Non lasciare che lo Spirito cambi il cuore con la sua salvezza. La libertà che ci dà lo Spirito è anche una sorta di schiavitù, una schiavitù al Signore che ci fa liberi. È un’altra libertà». Invece, la nostra libertà è una schiavitù: non al Signore, ma allo spirito del mondo. Papa Francesco

Martedì, 27 agosto 2013Santa Monica, madre di Sant’Agostino - Nacque a Tagaste, antica città della Numidia, nel 332. Da giovane studiò e meditò la Sacra Scrittura. Madre di Agostino d'Ippona, fu determinante nei confronti del figlio per la sua conversione al cristianesimo. A 39 anni rimase vedova e si dovette occupare di tutta la famiglia. Nella notte di Pasqua del 387 poté vedere

Agostino, nel frattempo trasferitosi a Milano, battezzato insieme a tutti i familiari, ormai cristiano convinto profondamente. Poi Agostino decise di trasferirsi in Africa e dedicarsi alla vita monastica. Nelle «Confessioni» Agostino narra dei colloqui spirituali con sua madre, che si svolgevano nella quiete della casa di Ostia, tappa intermedia verso la destinazione africana, ricevendone conforto ed edificazione; ormai più che madre ella era la sorgente del suo cristianesimo. Monica morì, a seguito di febbri molto alte (forse per malaria), a 56 anni, il 27 agosto del 387. Ai figli disse di seppellire il suo corpo dove volevano, senza darsi pena, ma di ricordarsi di lei, dovunque si trovassero, all'altare del Signore.

LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 23,23-26

…È ASCOLTATA

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In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello! Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».…È MEDITATAGesù continua il suo ultimo discorso alla folla. Sta parlando contro gli scribi e i farisei: non ha di mira le loro persone, quanto il comportamento e la pretesa di essere le guide religiose del popolo. Il vero pastore è colui che dà la vita per le pecore, non chi pretende di rovesciare pesi e tradizioni esteriori sulle spalle della gente. L'amore di Gesù per la gente è davvero grande e non può sopportare che il popolo sia schiacciato dal peso delle tradizioni esteriori che gli scribi e i farisei, anche in nome di Mosé, impongono alla gente. Lo spirito farisaico, invece di aprire, sbarra le porte alla felicità e opprime la vita della gente. Egli è venuto a liberarli da questo giogo pesante. Le sette maledizioni che si susseguono con un ritmo incalzante sono tese appunto a smascherare la falsità di chi pretende di essere pastore affermando se stesso sugli altri, magari imponendo norme e pratiche esteriori che non nascono

da un cuore misericordioso e buono come è quello del Signore. L'evangelista ci dice che è facile lasciarsi prendere dallo spirito farisaico: l'egocentrismo porta a pensare solo alla propria felicità bloccando quella degli altri; l'attaccamento "all'oro del tempio" e "all'offerta che vi sta sopra" fa perdere di vista il Signore; l'amore per se stessi fa dimenticare la misericordia e spinge a "filtrare il moscerino e ingoiare il cammello"; l'orgoglio porta ad essere come "sepolcri imbiancati" e "guide cieche". La salvezza dal fariseismo sta nell'accogliere prontamente la parola di Dio custodendola e mettendola in pratica.------------------------------------------Nessuno può aumentare la propria statura. I tacchi posticci delle nostre superbie ingannano soltanto gli uomini. A Dio arriveremo con i piedi scalzi.

Anonimo

…È PREGATAIspìra le nostre azioni, Signore, e accompagnale con il tuo aiuto: perché ogni nostra attività abbia da te il suo inizio e in te il suo compimento. 

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…MI IMPEGNAE’ necessario anche avere una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza di Dio, che vanno considerate sempre insieme, e sono preziosi alleati nell'impegno a difesa della dignità dell'uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica e nel custodire con cura il creato. Da questa attenzione nasce il giudizio sereno, sincero e forte circa gli avvenimenti, illuminato da Cristo. Papa Francesco

Mercoledì, 28 agosto 2013Sant’Agostino, vescovo e dottore della Chiesa - Sant'Agostino nasce in Africa a Tagaste, nella Numidia - attualmente Souk-Ahras in Algeria - il 13 novembre 354 da una famiglia di piccoli proprietari terrieri. Dalla madre riceve un'educazione cristiana, ma dopo aver letto l'Ortensio di Cicerone abbraccia la filosofia aderendo al

manicheismo. Risale al 387 il viaggio a Milano, città in cui conosce sant'Ambrogio. L'incontro si rivela importante per il cammino di fede di Agostino: è da Ambrogio che riceve il battesimo. Successivamente ritorna in Africa con il desiderio di creare una comunità di monaci; dopo la morte della madre si reca a Ippona, dove viene ordinato sacerdote e vescovo. Le sue opere teologiche, mistiche, filosofiche e polemiche - quest'ultime riflettono l'intensa lotta che Agostino intraprende contro le eresie, a cui dedica parte della sua vita - sono tutt'ora studiate. Agostino per il suo pensiero, racchiuso in testi come «Confessioni» o «Città di Dio», ha meritato il titolo di Dottore della Chiesa. Mentre Ippona è assediata dai Vandali, nel 429 il santo si ammala gravemente. Muore il 28 agosto del 430 all'età di 76 anni. 

LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 23,27-32…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che assomigliate a sepolcri imbiancati: all’esterno appaiono belli, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni marciume. Così anche voi: all’esterno apparite giusti davanti alla gente, ma dentro siete pieni di ipocrisia e di iniquità.Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che costruite le tombe dei profeti e adornate i sepolcri dei giusti, e dite: “Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non saremmo stati loro complici nel versare il sangue dei profeti”. Così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli di chi uccise i profeti. Ebbene, voi colmate la misura dei vostri padri».

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…È MEDITATAIl “guai” rivolto da Gesù agli scribi e ai farisei non può lasciarci indifferenti e non interpellarci personalmente. Quante volte anche noi non ci lasciamo prendere dall’ipocrisia? Gesù si scaglia contro i farisei, uomini religiosi e scrupolosi nell'osservare le prescrizioni della religione ebraica. Eppure tanto zelo maschera il vuoto interiore che diventa morte spirituale. Il Vangelo infatti non può essere solo una pia copertura esteriore, ma deve invadere il nostro cuore e trasformarlo, perché tutta la nostra vita venga come resuscitata dalla morte di sentimenti freddi e atteggiamenti duri e insensibili verso gli altri. E' facile infatti a volte diventare giudici

degli altri per prendere le distanze da chi ai nostri occhi sbaglia. Chi fa così però nasconde la propria debolezza e il bisogno di essere sostenuti ed aiutati dal Signore per essere migliori. Sentirsi giusti ci rende disumani, riconoscersi deboli e bisognosi ci fa assumere l'atteggiamento del discepolo che ha bisogno del Signore, l'unico ad avere "parole di vita eterna”.-----------------------------------------------Se un tempo bastavano cinque prove per l’esistenza di Dio, oggi l’uomo le ritiene insufficienti e ne vuole una sesta, la più completa, la più autorevole: la vita di coloro che credono in Dio.

Jacques Maritain

…È PREGATASignore mio Dio, Unica mia Speranza, fa’ che stanco non smetta di cercarTi,ma cerchi il Tuo Volto sempre con ardore. Dammi la Forza di cercare, Te, che Ti sei fatto incontrare e mi hai dato la Speranza  di sempre più incontrarTi.Davanti a Te sta la mia forza e la mia debolezza: conserva quella, guarisci questa. Davanti a Te sta la mia scienza e la mia ignoranza: dove mi hai aperto, accoglimi al mio entrare,  dove mi hai chiuso, aprimi quando busso. Fa' che mi ricordi di Te, che intenda Te, che ami Te. Grazie, Signore, noi Ti adoriamo e crediamo in Te! …MI IMPEGNA Gesù si scaglia con forza contro l'ipocrisia, non tollera che, nella fede, ci si comporti in maniera incoerente, non sopporta che il fedele indossi una maschera, rivolgendosi a Dio. Chiede autenticità, chiede verità. Non l'asettica perfezione dei Giusti, ma la passione dei figli, anche se claudicante, anche se fragile. Dio non gradisce l'esteriorità, proprio non la sopporta.

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Giovedì, 29 agosto 2013Nostra Signora della Guardia

LA PAROLA DEL SIGNORE…È ASCOLTATA

Dal Libro dell'Apocalisse di San Giovanni Apostolo

Io Giovanni vidi un nuovo cielo e una nuova terra, perché il cielo e la terra di prima erano scomparsi e il mare non c'era più. Vidi anche la città santa, la nuova Gerusalemme, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. Udii allora una voce potente che usciva dal trono: «Ecco la dimora di Dio

con gli uomini! Egli dimorerà tra di loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio con loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte; né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate ». E colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose».

…È MEDITATAOh uomo, chiunque tu sia che nel flusso e riflusso del secolo abbia impressione di camminare meno su terra ferma che in mezzo alla tempesta turbinante, non distogliere gli occhi dall'astro splendido, se non vuoi essere inghiottito dall'uragano. Se si desta la burrasca delle tentazioni, se si drizzano gli scogli delle tribolazioni, guarda la stella e invoca Maria. Se sei in balìa dei flutti della superbia o dell'ambizione, della calunnia o della gelosia, guarda la stella e invoca Maria. Se collera, avarizia, attrattive della carne, scuotono la nave dell'anima, volgi gli occhi a Maria. Turbato per l'enormità del delitto, vergognoso di te stesso, tremante all'avvicinarsi del terribile

giudizio, senti aprirsi sotto i tuoi passi il gorgo della tristezza o l'abisso della disperazione, pensa a Maria. Nei pericoli, nell'angoscia, nel dubbio, pensa a Maria, invoca Maria.Sia sempre Maria sulle tue labbra, sia sempre nel tuo cuore e vedi di imitarla per assicurarti il suo aiuto. Seguendola non devierai, pregandola non dispererai, pensando a lei, tu non potrai smarrirti. Sostenuto da lei non cadrai, protetto da lei non avrai paura, guidato da lei non sentirai stanchezza: chi da lei è aiutato arriva sicuro alla meta. Sperimenta così in te stesso il bene stabilito in questa parola: il nome della Vergine era Maria.

…È PREGATA

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O Dio, che nella tua misericordia ci hai donato come celeste custode Maria, Madre del tuo unico Figlio, concedi che, per intercessione di lei, sia fedelmente custodita in noi la salvezza che, con la sua collaborazione, Cristo Signore ha operato

…MI IMPEGNA

Venerdì, 30 agosto 2013Martirio di San Giovanni BattistaGiovanni sigilla la sua missione di precursore con il martirio. Erode Antipa, imprigionatolo nella fortezza di Macheronte ad Oriente del Mar Morto, lo fede decapitare. Egli è l’amico che esulta di gioia alla voce dello sposo e si eclissa di fronte al Cristo, sole di giustizia: «Ora la mia gioia è compiuta; egli deve

crescere, io invece diminuire». Alla sua scuola si sono formati alcuni dei primi discepoli del Signore. Fin dal sec. V il 29 agosto si celebrava a Gerusalemme una memoria del Precursore del Signore. 

LA PAROLA DEL SIGNORE Mc 6,17-29…È ASCOLTATA

In quel tempo, Erode aveva mandato ad arrestare Giovanni e lo aveva messo in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo, perché l’aveva sposata. Giovanni infatti diceva a Erode: «Non ti è lecito tenere con te la moglie di tuo fratello». Per questo Erodìade lo odiava e voleva farlo uccidere, ma non poteva, perché Erode temeva Giovanni, sapendolo uomo giusto e santo, e vigilava su di lui; nell’ascoltarlo restava molto perplesso, tuttavia lo ascoltava volentieri.Venne però il giorno propizio, quando Erode, per il suo compleanno, fece un banchetto per i più alti funzionari della sua corte, gli ufficiali dell’esercito e i notabili della Galilea. Entrata la figlia della stessa Erodìade, danzò e piacque a Erode e ai commensali. Allora il re disse alla fanciulla: «Chiedimi quello che vuoi e io te lo darò». E le giurò più volte: «Qualsiasi cosa mi chiederai, te la darò, fosse anche la metà del mio regno». Ella uscì e disse alla madre:

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«Che cosa devo chiedere?». Quella rispose: «La testa di Giovanni il Battista». E subito, entrata di corsa dal re, fece la richiesta, dicendo: «Voglio che tu mi dia adesso, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re, fattosi molto triste, a motivo del giuramento e dei commensali non volle opporle un rifiuto. E subito il re mandò una guardia e ordinò che gli fosse portata la testa di Giovanni. La guardia andò, lo decapitò in prigione e ne portò la testa su un vassoio, la diede alla fanciulla e la fanciulla la diede a sua madre. I discepoli di Giovanni, saputo il fatto, vennero, ne presero il cadavere e lo posero in un sepolcro.

…È MEDITATALa figura di Giovanni Battista è intimamente legata a quella di Cristo. Già prima ancora della nascita sussulta di gioia nel grembo di Elisabetta al saluto di Maria. Sarà poi lui ad additare al mondo l'Agnello di Dio. Sarà lui il testimone della Voce dall'alto che lo proclama figlio di Dio mentre lo battezza nelle acque del Giordano. Con grande umiltà accetta e scandisce il suo ruolo che è quello di preparare la via al Cristo che viene. Giovanni sa che egli deve diminuire e scomparire per fare spazio al Messia. Riceverà, a sua volta un grandissimo elogio da parte del Signore: «In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista». La sua grandezza brillerà di luce piena quando la sua testimonianza alla verità assume le caratteristiche dell'eroismo. Con la stessa franchezza con cui ha annunciato Cristo al mondo denuncia l'immoralità di un potente ben sapendo i rischi a cui si esponeva. L'odio dei potenti, spesso condito con la più sfacciata immoralità, quasi sempre sfocia nella vendetta verso chi osa denunciare i loro

misfatti. È ormai perenne purtroppo la convinzione che certe voci scomode debbono tacere. È accaduto al Cristo e dopo di lui ad una schiera innumerevoli di testimoni intrepidi e coraggiosi. Il rimprovero anche il più meritato, o induce alla conversione o alimenta l'odio. Se poi si ha la triste vicenda di incappare in affari di donne e di sesso c'è da attendersi di tutto anche l'assurdo di turpi promesse che possono costare la vita degli altri. È significativo infatti che la testa di Giovanni Battista entri in un intrigo di orge, in un banchetto che è esattamente il contrario di un convivio di amore. La cecità e l'ottusità offuscano la ragione e oscurano le coscienze e in quello stato l'assurdo diventa ragione e diritto anche a costo della vita di un innocente. Il vero vittorioso comunque è lui, Giovanni, che precede Cristo nel martirio e conduce così la sua intrepida testimonianza fino al martirio, fino al Calvario.------------------------------------------------ Ho capito che non era sufficiente denunciare l’ingiustizia, bisognava dare la

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vita per combatterla! Albert Camus

…È PREGATAGiovanni Battista, Tu che ti sei lasciato uccidere pur di non tacere la verità, aiutaci ad essere coraggiosi testimoni della libertà e della giustizia in ogni momento e comportamento della nostra vita. Tu che sei stato definito da Cristo il più grande profeta, aiutaci ad essere anche noi, nel nostro ambiente di vita, con semplicità, ma con coerenza, profeti e testimoni della verità e della nostra fede. 

…MI IMPEGNAPadre,fa’ che camminiamo sempre nella via di santità, che san Giovanni Battista proclamò con voce profetica nel deserto, e confermò con il suo sangue. 

Sabato, 31 agosto 2013LA PAROLA DEL SIGNORE Mt 25,14-30

…È ASCOLTATA

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove

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non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».

…È MEDITATALa parabola dei talenti inizia parlando di un uomo che prima della partenza convoca i tre dipendenti e consegna loro i suoi beni. La sua fiducia in loro e assoluta, tanto che ad ognuno affida una grossa somma in talenti. Il talento era una enorme somma: corrispondeva a circa 50 chili d'oro. Al primo affida in gestione cinque talenti, al secondo due e al terzo uno. Tra la partenza e il ritorno del padrone, i tre dipendenti debbono far fruttare quanto è stato consegnato loro. Il primo dipendente raddoppia; altrettanto fa il secondo. Il terzo, invece, fa una buca nel terreno e vi nasconde il talento ricevuto. Al ritorno del padrone, il primo e il secondo servo si presentano e ricevono la lode e la ricompensa. Il terzo riconsegna l'unico talento che aveva ricevuto. Quel talento, quei talenti, sono la vita, non quella astratta ma quella concreta, di tutti i giorni, fatta del rapporto tra noi e il mondo. Tutto

ciò è consegnato alla responsabilità di ognuno perché lo faccia fruttare. E a ciascuno è dato secondo le sue capacità. Questo vuol dire che non c'è uguale misura di vita per tutti, ma anche che nessuno è incapace di far fruttare la vita.-----------------------------------------------Ognuno nasce con dei talenti in tasca, chi più, chi meno. Questa è la buona notizia di oggi, che ci fa scoprire che ogni uomo ha valore, che ogni uomo porta in sé un tesoro, che ogni persona nasce con un compito da realizzare, lasciando fiorire e maturare in sé i semi che Dio ha piantato a piene mani. Ma, ahimé, il più delle volte passiamo il tempo ad invidiare i talenti degli altri, a voler dimostrare di avere talenti che non abbiamo, a credere alla bugia del nostro sconcertante tempo che vende i talenti a caro prezzo.

…È PREGATA

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Aiutami, Signore mio Dio, ad essere obbediente senza ripugnanza, povero senza rammarico, casto senza presunzione; aiutami, Signore mio Dio, ad essere paziente senza mormorazione, umile senza finzione, giocondo senza dissipazione; aiutami, Signore mio Dio, ad essere austero senza tristezza, prudente senza fastidio, pronto senza vanità; aiutami, Signore mio Dio, ad essere timoroso senza sfiducia, veritiero senza doppiezza, benefico senza arroganza, in modo che senza superbia corregga i miei fratelli, e senza simulazione li edifichi con le parole e con l'esempio. S. Tommaso d’Aquino

…MI IMPEGNACercherò di scoprire e valorizzare i doni che il Signore mi ha fatto e che finora non ho messo a frutto. Non importa se siamo nati per diventare premi Nobel o per diventare dei grandi geni o dei maestri spirituali, l'importante è che la smettiamo di piangerci addosso e che la finiamo di mostrarci pieni di qualità che non abbiamo, per scoprire, gioiosi, il talento da mettere a frutto!

°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀDELL’ASSUNZIONE DELLA BEATA

VERGINE MARIA

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Giovedì 15 agosto 2013

Cari fratelli e sorelle!

Al termine della Costituzione sulla Chiesa, il Concilio Vaticano II ci ha lasciato una meditazione bellissima su Maria Santissima. Ricordo soltanto le

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espressioni che si riferiscono al mistero che celebriamo oggi: La prima è questa: «L’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla gloria celeste col suo corpo e la sua anima, e dal Signore esaltata come la regina dell’universo» (n. 59). E poi, verso la fine, vi è quest’altra: «La Madre di Gesù, come in cielo, glorificata ormai nel corpo e nell’anima, è l’immagine e la primizia della Chiesa che dovrà avere il suo compimento nell’età futura, così sulla terra brilla come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino, fino a quando non verrà il giorno del Signore» (n. 68). Alla luce di questa bellissima icona di nostra Madre, possiamo considerare il messaggio contenuto nelle Letture bibliche che abbiamo appena ascoltato. Possiamo concentrarci su tre parole-chiave: lotta, risurrezione, speranza.

Il brano dell’Apocalisse presenta la visione della lotta tra la donna e il drago. La figura della donna, che rappresenta la Chiesa, è da una parte gloriosa, trionfante, e dall’altra ancora in travaglio. Così in effetti è la Chiesa: se in Cielo è già associata alla gloria del suo Signore, nella storia vive continuamente le prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno, il nemico di sempre. E in questa lotta che i discepoli di Gesù devono affrontare – noi tutti, noi, tutti i discepoli di Gesù dobbiamo affrontare questa lotta – Maria non li lascia soli; la Madre di Cristo e della Chiesa è sempre con noi. Sempre, cammina con noi, è con noi. Anche Maria, in un certo senso, condivide questa duplice condizione. Lei, naturalmente, è ormai una volta per sempre entrata nella gloria del Cielo. Ma questo non significa che sia lontana, che sia staccata da noi; anzi, Maria ci accompagna, lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male. La preghiera con Maria, in particolare il Rosario – ma sentite bene: il Rosario. Voi pregate il Rosario tutti i giorni? Ma, non so… [la gente grida: Sì!] Sicuro? Ecco, la preghiera con Maria, in particolare il Rosario ha anche questa dimensione “agonistica”, cioè di lotta, una preghiera che sostiene nella battaglia contro il maligno e i suoi complici. Anche il Rosario ci sostiene nella battaglia.

La seconda Lettura ci parla della risurrezione. L’apostolo Paolo, scrivendo ai Corinzi, insiste sul fatto che essere cristiani significa credere che Cristo è veramente risorto dai morti. Tutta la nostra fede si basa su questa verità fondamentale che non è un’idea ma un evento. E anche il mistero dell’Assunzione di Maria in corpo e anima è tutto inscritto nella Risurrezione di Cristo. L’umanità della Madre è stata “attratta” dal Figlio nel suo passaggio

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attraverso la morte. Gesù è entrato una volta per sempre nella vita eterna con tutta la sua umanità, quella che aveva preso da Maria; così lei, la Madre, che Lo ha seguito fedelmente per tutta la vita, Lo ha seguito con il cuore, è entrata con Lui nella vita eterna, che chiamiamo anche Cielo, Paradiso, Casa del Padre.

Anche Maria ha conosciuto il martirio della croce: il martirio del suo cuore, il martirio dell’anima. Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla croce. La Passione del Figlio l’ha vissuta fino in fondo nell’anima. E’ stata pienamente unita a Lui nella morte, e per questo le è stato dato il dono della risurrezione. Cristo è la primizia dei risorti, e Maria è la primizia dei redenti, la prima di «quelli che sono di Cristo». E’ nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima dei redenti che è arrivata in Cielo.

Il Vangelo ci suggerisce la terza parola: speranza. Speranza è la virtù di chi, sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore. Abbiamo sentito il Canto di Maria, il Magnificat: è il cantico della speranza, è il cantico del Popolo di Dio in cammino nella storia. E’ il cantico di tanti santi e sante, alcuni noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben conosciuti a Dio: mamme, papà, catechisti, missionari, preti, suore, giovani, anche bambini, nonni, nonne: questi hanno affrontato la lotta della vita portando nel cuore la speranza dei piccoli e degli umili. Maria dice: «L’anima mia magnifica il Signore» - anche oggi canta questo la Chiesa e lo canta in ogni parte del mondo. Questo cantico è particolarmente intenso là dove il Corpo di Cristo patisce oggi la Passione. Dove c’è la Croce, per noi cristiani c’è la speranza, sempre. Se non c’è la speranza, noi non siamo cristiani. Per questo a me piace dire: non lasciatevi rubare la speranza. Che non ci rubino la speranza, perché questa forza è una grazia, un dono di Dio che ci porta avanti guardando il Cielo. E Maria è sempre lì, vicina a queste comunità, a questi nostri fratelli, cammina con loro, soffre con loro, e canta con loro il Magnificat della speranza.

Cari fratelli e sorelle, uniamoci anche noi, con tutto il cuore, a questo cantico di pazienza e di vittoria, di lotta e di gioia, che unisce la Chiesa trionfante con quella pellegrinante, noi; che unisce la terra con il Cielo, che unisce la nostra storia con l’eternità, verso la quale camminiamo. Così sia.

 

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Santa Maria, Madre di Dio e Vergine piena di grazia,tu sei colei che scioglie

tutti i nostri nodi !

Con le tue mani piene dell'amore di Dio 

tu sciogli, come se fossero dei nodi,gli ostacoli lungo il nostro cammino,

i quali, nelle tue mani, diventano come un nastro diritto,

come un sentiero spianato dall'amore di Dio !

O santa ammirabile Vergine e Madre,sciogli tutti i nodi che noi stessi ci siamo fatti 

a causa della nostra ostinazione,e anche tutti i nodi che ostacolano

il nostro cammino.

Illuminali con la luce dei tuoi occhiaffinché diventino trasparenti

cosicché noi, pieni di gratitudine,possiamo sciogliere con le tue maniciò che a noi sembra impossibile !

Amen