Baanche nche dati - BraDypUS · servizio, limitino l’accesso alla cultura. Per questo motivo...

222

Transcript of Baanche nche dati - BraDypUS · servizio, limitino l’accesso alla cultura. Per questo motivo...

  • i cardini di

    Il castello oltre le muraRicerche archeologiche nel borgo e nel territorio di Acquaviva Picena (Ascoli Piceno)

    a cura di Enrico GIORGI ed Erika VECCHIETTI

    Baanche nche datiCOMMUNICATINGC U L T U R A LH E R I T A G E

    b r a d y p u s . n e t

    BraDypUS s.a.COMMUNICATING CULTURAL HERITAGE

    Comune diACQUAVIVA PICENA

    gI S B N 9 7 8 - 8 8 - 9 0 4 2 9 4 - 1 - 57 8 8 8 9 0 9 4 2 9 4 1 5

    roma3

    Ministero dei Beni e delle Attività Culturalie del Turismo

    Soprintendenza per i Beni Archeologicidelle Marche

    ALMA MATER STUDIORUMUniversità di BolognaDipartimento di Storia

    Culture Civiltà

    Provincia di Ascoli PicenoMedaglia d’oro al Valor Militare

    per attività partigiana

    Bologna 2014

  • La genesi e lo sviluppo del progetto Groma sono profondamente legati ad Acquaviva Picena. Proprio intorno alle attività promosse da alcuni giovani archeologi dell’Ateneo bolognese tra le mura medievali del borgo acquavivano sono fiorite molte delle idee divulgate poi attraverso le iniziative editoriali della collana Groma.

    Finalmente, con il terzo Cardine, si torna alle origini del progetto.Argomento di questo volume sono dunque le ricerche archeologiche condotte nella fortezza e nel borgo

    di Acquaviva Picena a partire dal 2004. I temi ispiratori della collana, ossia l’attenzione agli aspetti metodologici e alla prospettiva adriatica, sono qui pienamente sviluppati.

    Al racconto delle ricerche si è tentato di affiancare anche quello dell’esperienza maturata dai giovani archeologi che vi hanno preso parte, che ha portato alla costituzione del Centro Studi di Palazzo Celso Ulpiani. Proprio la strutturazione di questo polo culturale, insieme con gli enti locali e le Soprintendenze competenti, vuole essere la traccia che lasciamo nel territorio e il punto di origine di molte iniziative future.

    Enrico Giorgi, curatore di Groma

    I contenuti della collana “I cardini” di Groma vengono diffusi nella versione cartacea ed elettronica secondo la licenza Crea-tive Commons, Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 3.0 Italia, il che significa che i lettori sono liberi di: riprodurre, distribuire, comunicare ed esporre in pubblico quest’opera, a condizione che il suo contenuto non venga alterato o trasformato, che venga attribuita la paternità dell’opera al curatore/i del volume e ai singoli autori degli interventi, e che infine l’opera non venga utilizzata per fini commerciali.Gli autori e l’editore difendono la gratuità del prestito bibliotecario e sono contrari a norme o direttive che, monetizzando tale servizio, limitino l’accesso alla cultura. Per questo motivo rinunciano a riscuotere eventuali royalties derivanti dal prestito biblio-tecario di opere di questa collana. L’editore garantirà inoltre sempre il libero accesso ai contenuti dei volumi, senza limitazioni alla loro distribuzione in alcun modo.

    BraDypUS s.a.via A. Fioravanti, 72, 40129 Bolognawww.bradypus.net; [email protected]. e P.IVA 02864631201

    la collana “I cardini” di Groma è diretta daEnrico Giorgi

    la cura e la redazione del presente volume è diEnrico Giorgi ed Erika Vecchietti

    editing, progetto grafico, composizione a cura diBraDypUS s.a. (Julian Bogdani ed Erika Vecchietti)

    Bologna 2014ISBN: 978-88-904294-7-7

    Questo volume è disponibile online all’indirizzohttp://books.bradypus.net

  • l castello oltre le mura

    Saluti delle autorità AndreaMariaAntonini(AssessoreallaCultura dellaProvinciadiAscoliPiceno) PierpaoloRosetti(SindacodiAcquavivaPicena) TarcisioInfriccioli,TeodoricoCompagnoni (exSindacoedexVicesindacodiAcquavivaPicena) NoraLucentini(SoprintendenzaperiBeniArcheologicidelleMarche) GiuseppeSassatelli(DirettoredelDipartimentodiStoriaCultureCiviltà dell’UniversitàdiBologna) AntonioGottarelli(DirettorediTe.M.P.L.A.,DipartimentodiStoriaCulture Civiltàdell’UniversitàdiBologna)Introduzione AndreaAugenti

    La linea d’ombra della Rocca di Acquaviva. Riflessioni sull’esperienza e sul metodo di lavoro EnricoGiorgi

    IlprogettoelavalorIzzazIone

    Palazzo Celso Ulpiani da Centro Studi a polo culturale ErikaVecchietti

    Il progetto acquavivanellastoria.Il contesto topografico e la sintesi dei risultati EnricoGiorgi,ErikaVecchietti

    laStorIadellerICerCHeeIdoCumentId’arCHIvIo

    Storia dell’archeologia nel territorio di Acquaviva Picena MonicaCameli

    La Rocca e il borgo di Acquaviva nei documenti d’archivio. Dati preliminari SerenaDeCesare

    INDICE

    I Ricerche archeologiche nel borgo e nel territorio di Acquaviva Picena (Ascoli Piceno)

    V

    VIIIX

    XIXIII

    XIV

    1-2

    3-10

    11

    13-21

    23-36

    37

    39-49

    51-62

  • l’evoluzIonedelborgo

    Il castello tra urbanistica medievale e architettura fortificata EnricoRavaioli

    Lo scavo nel complesso dell’ex-Ospedale di Sant’Anna ErikaVecchietti

    lerICerCHearCHeologICHenellaroCCa

    Esperienze di topografia e geofisica FedericaBoschi,MicheleSilani

    La lettura degli elevati nella Rocca EnricoRavioli

    Lo scavo archeologico nella piazza d’armi della Rocca AndreaBaroncioni

    Le indagini nei Settori SE e SO: i reperti GildaAssenti

    Analisi Mineralogico-Petrografica, Analisi Diffrattometrica ai Raggi X (XRD) su pietra ollare OrestinaFrancioni

    Reperti paleofaunistici e considerazioni sugli usi alimentari FabioVisani

    appendICI

    Membri del gruppo di lavoro di Acquaviva Picena

    Partecipanti dei primi tre laboratori (2004-2006)

    Livello professionale dei responsabili di settore nel 2004 e nel 2013

    63

    65-85

    87-100

    101

    103-111

    113-125

    127-137

    139-177

    179-182

    183-196

    197

    199-200

    201-202

    203

  • V

    Acquaviva Picena è certamente uno dei borghi più affascinanti della Provincia di Ascoli Piceno. Può vantare preziosi gioielli di arte, alcuni di essi ben visibili ed integrati col paesaggio come la Roc-ca altri più difficili da scovare nel fitto tessuto di vie cittadine, ma di non minor valore, come l’Ar-chivio Storico comunale, recentemente riordinato, valorizzato e aperto al pubblico grazie al progetto “Memorie di carta”.

    La valorizzazione dei patrimoni culturali passa anche, e soprattutto, attraverso collaborazioni im-portanti, come quella con l’Università di Bologna, dalla quale è scaturito un significativo lavoro sul Borgo e la Rocca di Acquaviva Picena, illustrati in questo volume, e una prima risistemazione di Pa-lazzo Celso Ulpiani, che anche grazie al contributo della Provincia di Ascoli Piceno ha potuto iniziare a essere quel polo culturale che oggi vediamo, am-pliato nelle sue funzioni (oggi ospita la Biblioteca Civica e l’Archivio Storico) e potenziato.

    E forse questa realtà può essere letta come una linea guida per altre esperienze sul territorio: rac-cogliere in un unico polo diverse funzioni di pub-blica utilità, ottimizzando l’impatto economico e fornendo al cittadino una serie integrata di servizi di base, fondamentali per migliorare la vita di una comunità.

    È quindi indispensabile continuare a lavorare per il proprio territorio sulla scia di questa esperienza, che ha visto una così proficua collaborazione tra enti locali (il Comune e la Provincia), enti di tutela dei beni culturali sul territorio (la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche), enti di ri-cerca e di didattica (il Dipartimento di Storia Cul-ture Civiltà dell’Università di Bologna e il Centro Studi per l’Archeologia dell’Adriatico) intorno alla promozione dell’unico valore che va al di là degli interessi particolaristici: la cultura.

    AndreA MAriA AnTOniniAssessore alla Cultura della Provincia di Ascoli Piceno

  • VII

    La conoscenza della storia, del territorio e dei suoi cambiamenti, è anche scoperta di se stessi e delle proprie origini, importante premessa per im-parare ad amare le infinite ricchezze che rendono il nostro Paese unico al mondo, e per avere le giuste motivazioni per assicurarne conservazione e valo-rizzazione, nell’ambito di una vera e propria batta-glia contro l’ignoranza e la superficialità.

    La Pubblica Amministrazione e, soprattutto, i Comuni, insieme a tutti i cittadini, ciascuno nel ri-spetto del proprio ruolo, devono promuovere que-sta conoscenza e alimentare il desiderio di consi-derare realmente ogni angolo e ogni scorcio della nostra Italia come parte di una unica grande casa, insegnando ai più giovani a rispettare il bene co-mune e a viverlo in modo sempre più responsabile e sostenibile.

    L’esperienza del Comune di Acquaviva Picena, piccolo borgo poco distante dal mare, costantemen-te animato da una profonda vocazione alla promo-zione della cultura e della condivisione, raccontata nelle pagine di questo libro, rappresenta una con-creta espressione del ruolo che le amministrazioni locali sono chiamate a svolgere, in un momento in cui le difficoltà economiche fanno apparire come non prioritario il sostegno alla cultura.

    Tra le sue antiche mura si sono svolte molte at-tività di ricerca e divulgazione, alcune delle qua-li esposte in questo volume, e la sua Rocca è un elemento pregnante e caratteristico del paesaggio circostante, che stiamo cercando di valorizzare con ancora più energia proprio in forza del grande va-lore storico che porta dentro.

    In un paese come l’Italia abbandonare il sostegno alla ricerca e alla cultura è un po’ come dimentica-re chi siamo, smettendo pian piano di meravigliarci di ciò che ci circonda.

    Facciamoci quindi forti di questa costante mera-viglia, e continuiamo a essere un caso particolare, un’istituzione che ha sempre profondamente cre-duto nel valore dell’istruzione, della conservazio-ne della memoria collettiva, della conoscenza delle proprie radici storiche, e che ha promosso la pro-secuzione dell’attività della Biblioteca Civica, il riordino e l’apertura dell’Archivio Storico, la crea-zione di spazi comuni in cui cultura ed esperienze possano essere condivise tra i cittadini.

    Perché il “lavoro culturale” ripaga sempre, e la nostra vanga (anche se più metaforica), come quella degli archeologi a cui qui lascio la parola, è lucente.

    PierPAOlO rOseTTisindaco di Acquaviva Picena

  • IX

    La valorizzazione del patrimonio culturale del territorio è stata da sempre al centro delle scelte dell’Amministrazione comunale che ci siamo tro-vati a rappresentare per ben due mandati. Acco-gliemmo quindi con entusiasmo, nel 2004, il gio-vane e colorato gruppo di ricerca dell’Università di Bologna coordinato da Enrico Giorgi, che per di-verse settimane l’anno ha popolato il piccolo borgo medievale di Acquaviva Picena.

    Il progetto Acquaviva nella storia, in collabo-razione con Soprintendenza per i Beni Archeolo-gici delle Marche, Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, Centro Studi per l’Ar-cheologia dell’Adriatico e Comune di Acquavi-va Picena non si è limitato alle sole campagne di scavo e ricerca: è culminato, nel 2006, nell’alle-stimento a polo culturale e biblioteca di Palazzo Celso Ulpiani, edificio storico nel cuore del borgo, prima non agibile. La vita del centro studi è stata

    possibile grazie al supporto di un’altra importante istituzione territoriale, la Provincia di Ascoli Pice-no, che ha finanziato quattro borse di studio per attività di valorizzazione del borgo e del territorio.

    È all’interno di Palazzo Celso Ulpiani, attrezzato dall’équipe bolognese con scaffalature e postazioni internet, che è stato possibile poi aprire la Biblio-teca Civica, servizio fondamentale per la comunità acquavivana.

    La collaborazione e l’amicizia con i ragazzi dell’Università di Bologna è poi proseguita ne-gli anni grazie a una periodica serie di incontri, conferenze, visite guidate che hanno rafforzato il rapporto il gruppo di ricerca e l’Amministrazione comunale.

    È nostro auspicio che tutto questo lasci un buon ricordo nel cuore di tutti, e che porti a sempre nuo-vi frutti.

    TArCisiO inFriCCiOli, TeOdOriCO COMPAGnOniex sindaco ed ex Vicesindaco di Acquaviva Picena

  • XI

    Il progetto Acquaviva nella storia ha rappresen-tato un esempio felice di collaborazione tra enti lo-cali, Soprintendenza e Università.

    Il territorio comunale acquavivano era ben noto all’archeologia grazie ad alcune scoperte occasio-nali, ma anche a diverse ricerche portate avanti proprio dalla Soprintendenza per Beni Archeolo-gici delle Marche. Tra questi si possono ricordare, a titolo meramente esemplificativo, i resti del sito neolitico di Monte Tinello o il ripostiglio di asce bronzee di Contrada Fonte Paterno. Di questi rin-venimenti viene tracciato un utile quadro di sintesi in questo stesso volume, e si vogliono qui citare in quanto di fondamentale importanza per la rico-struzione delle dinamiche del popolamento antico nella zona della bassa valle del Tronto.

    Il progetto dell’Università di Bologna si è rivol-to, invece, soprattutto all’analisi del borgo medie-vale, concentrandosi inizialmente sulla Rocca, per poi allargare le ricerche al contesto circostante, an-che attraverso l’ausilio di metodologie di ricerca

    innovative. I risultati di queste indagini, che sono sicura abbiano portato buoni frutti al gruppo di ri-cerca, sia sul piano scientifico, sia su quello uma-no, rappresentano un importante punto di arrivo.

    Come un significativo risultato è stato promuovere l’analisi di un fortilizio rinascimentale e di un borgo storico attraverso un approccio “archeologico”, ossia particolarmente attento alla stratificazione degli eventi umani che si sono susseguiti all’interno delle sue mura.

    Tra i risultati importanti conseguiti nell’ambito di questa collaborazione mi fa piacere ricordare in particolare lo scavo dell’ex-Ospedale di Sant’An-na, che ci ha permesso di giungere alla compren-sione più accurata e alla pubblicazione di un no-tevole contesto archeologico emerso nel corso di precedenti scavi di emergenza. È nostro auspicio che simili esperienze di proficua collaborazione e condivisione tra Università e Soprintendenza si possano replicare, per una migliore e più efficace conoscenza, tutela e valorizzazione del territorio.

    nOrA luCenTinisoprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche

  • XIII

    Il progetto Acquaviva nella storia mi ha visto coinvolto fin dalle prime fasi del lavoro sia come attività del Dipartimento di Archeologia, ora Di-partimento di Storia Culture Civiltà dell’Università di Bologna, sia come iniziativa collegata al Centro Studi per l’Archeologia dell’Adriatico di Ravenna. I frutti di quelle fatiche furono tanto convincenti da indurci a inaugurare nel 2006 a Palazzo Celso Ulpiani la sede acquavivana del Centro Studi ra-vennate. Questo obiettivo è stato raggiunto anche grazie all’impegno del Comune di Acquaviva Pice-na e della Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, oltre che al sostegno iniziale della Provincia di Ascoli Piceno.

    Il clima di entusiasmo e di impegno degli stu-denti e della comunità locale mi parve subito chia-ra quando visitai Acquaviva, proprio in occasione dell’ inaugurazione il 27 maggio 2006, nell’ambito della tavola rotonda L’Adriatico un ponte d’acqua. Nello stesso anno si svolse la prima edizione del-la Scuola estiva internazionale In profondità sen-za scavare, promossa dall’Ateneo bolognese, che rappresentò il primo passo di un’esperienza ancora in corso attraverso i laboratori didattici del nostro Dipartimento, finalizzata a una formazione nuova, più efficace e competitiva sul piano professionale

    dei nostri studenti. Proprio in quell’occasione si strinsero gli accordi che portarono alla nascita di un importante progetto di ricerca italo-croato che ancora oggi è si svolge nel sito dell’antico castrum di Burnum in Dalmazia e che pensiamo di sostene-re ancora in futuro e se mai di rafforzare.

    Numerose altre iniziative, promosse da altri colleghi, spesso con taglio internazionale, hanno contribuito a far crescere l’attività del Centro Stu-di acquavivano negli anni a seguire. Tutte queste iniziative si sono normalmente mosse tra due nu-clei tematici principali: l’archeologia adriatica e la metodologia in campo archeologico. Alla linea metodologica si ispirano anche le iniziative edito-riali di Groma, che hanno dato diffusione a stam-pa e sul web ai progetti del Centro Studi. Sempre nell’ambito di Groma è stato elaborato un recente manuale di diagnostica per l’archeologia, presen-tato e discusso a Bologna da Andrea Carandini nel maggio del 2010.

    L’esperienza di Acquaviva Picena, in questi anni, si è dunque rivelata una palestra importante per tanti giovani archeologi e, seppure oggi si avvici-ni alla sua conclusione, possiamo considerare quel percorso ancora utile per i nostri progetti futuri.

    GiusePPe sAssATellidirettore del dipartimento di storia Culture Civiltà dell’università di Bologna

  • XV

    Il progetto Acquaviva nella storia è stato un momento di crescita importante, sia per il Dipar-timento di Archeologia dell’Università di Bologna (ora Dipartimento di Storia Culture Civiltà), di cui è diventato sede periferica sul territorio, sia per il network di ricerca (NADIR) che fa capo al centro multimediale Te.M.P.L.A., che dirigo, di cui rap-presenta un “nodo” fondamentale.

    Palazzo Celso Ulpiani infatti, che ospita un polo culturale coraggiosamente promosso dalle istitu-zioni comunali e provinciali, è divenuto un centro di aggregazione fondamentale, nei cui piani sono alloggiati e fruibili Archivio storico, Biblioteca Ci-vica e Biblioteca del Centro Studi per l’Archeolo-gia dell’Adriatico, una preziosa raccolta specializ-zata sull’archeologia e la storia dei territori tra le due sponde del Mar Adriatico.

    Il Centro, in quanto nodo del network archeolo-gico di ricerca NADIR, è stato dotato di connes-sione internet e postazioni informatiche, che hanno consentito il collegamento del piccolo centro ac-quavivano con una più ampia rete di istituzioni di ricerca e conservazione del patrimonio storico, ar-

    cheologico e culturale (in particolare la Soprinten-denza per i Beni Archeologici delle Marche).

    La decentralizzazione delle strutture di ricerca che si è voluta mettere in atto ad Acquaviva Pi-cena, e la parallela valorizzazione delle strutture periferiche, è un passo importante che l’Università di Bologna sta compiendo con successo nella ge-stione delle strutture complesse: consente infatti di disporre di poli periferici efficienti e funzionali in cui esercitare attività didattiche e convegnistiche, nonché di promuovere, nei partecipanti a queste at-tività, una migliore e più profonda conoscenza del territorio, in particolare delle aree, come Acquavi-va Picena, sede dei progetti di ricerca sul campo del Dipartimento.

    Non rimane quindi che augurare lunga e profi-cua vita al polo culturale acquavivano e ringraziare coloro che, insieme a me, hanno collaborato atti-vamente alla sua costituzione e al suo allestimento come nodo del network: in particolare gli allora studenti, ora giovani ricercatori Pietro Baldassarri, Ivano Devoti, Federica Proni e Massimo Zanfini.

    AnTOniO GOTTArellidirettore del Centro Te.M.P.l.A. del dipartimento di storia Culture Civiltà dell’università di Bologna

  • Il castello oltre le mura.Ricerche archeologiche nel borgo e nel territorio di Acquaviva Picena (Ascoli Piceno)pp. 1-2

    Ci sono molti motivi per apprezzare questo li-bro. Al primo posto metto di sicuro la validità dell’operazione che lo ha generato. E cioè un pro-getto concepito per indagare su un sito dalla storia lunga e pluristratificata attraverso più sistemi di fonti: documentarie, cartografiche, archeologiche. Un approccio integrato che rientra nel canone del-la più avanzata modalità di ricerca sui contesti di età storica, declinato qui in maniera davvero ec-cellente. Vale anche la pena di sottolineare le mol-te direzioni in cui è stata indirizzata in particolare la ricerca archeologica: indagini geofisiche, scavo, ovviamente (anzi, più interventi di scavo); ma an-che archeologia dell’architettura e analisi urbani-stica. E voglio sottolinare in modo particolare la presenza di quest’ultimo filone di studio, perché, continuo a ritenerlo, di fondamentale importanza; un campo – putroppo – ancora non sufficiente-mente frequentato dagli archeologi del Medioe-vo, a differenza di quanto non accade nel settore dell’antichistica.

    Un altro elemento di grande interesse è il fatto che le Marche sono una regione nella quale, tutto sommato, l’archeologia medievale stenta ancora a decollare. È un fatto che colpisce ancora di più se si considera quanti contesti e monumenti di grande rilievo esistano o siano documentati nella regione. E colpisce anche che, nonostante il notevole suc-cesso dell’incastellamento proprio in quest’area, il fenomeno sia al momento molto più conosciuto sul piano delle fonti scritte che su quello delle fonti archeologiche. Il progetto di Acquaviva, quindi, costituisce un ottimo passo in direzione di una conoscenza più approfondita dell’incastellamento nelle Marche.

    Ma qui bisogna fare una considerazione più ge-nerale: se alziamo il tiro, e diamo uno sguardo alla situazione del nostro paese, allora ci rendiamo con-to che in realtà, anche nelle altre regioni, sono piut-tosto pochi i progetti di questo tipo realizzati fino-ra; pochi, in generale, i castelli che possano vantare un dossier di dati così articolato ed elaborato.

    Vorrei aggiungere poi che la validità dell’ope-razione si vede, oltre che dalla sua ottima impo-stazione, anche da un elemento per me davvero fondamentale. Se è vero che questo volume è allo stesso tempo una messa a punto delle conoscenze e il resoconto di nuove indagini, che accrescono la quantità e la qualità dei dati disponibili, è anche vero che il volume è in un certo senso un’opera aperta, che non intende chiudere, sigillare l’argo-mento, ma – al contrario – suggerisce nuove piste di ricerca. Insomma: da qui si potrà ripartire per gli approfondimenti futuri.

    Un esempio di quanto sto dicendo? Leggendo la parte documentaria, personalmente mi sono con-vinto che i dati disponibili su quel versante non siano sufficienti a indicare per Acquaviva una origine altomedievale, come alcuni vorrebbero. Però… Però gli scavi indicano la presenza nelle stratificazioni di materiali romani e tardoantichi (nonché altomedievali), che sembrano suggerire delle preesistenze. Di che tipo? Al momento non sappiamo bene, non ne conosciamo bene l’esatta natura, e quindi non è davvero possibile sbilan-ciarsi sulla loro interpretazione. Però, tra le righe di questo progetto, si potrebbe anche iniziare a leggere qualcosa di analogo a uno dei modelli di genesi dell’incastellamento messo a punto da Ric-cardo Francovich, soprattutto grazie allo scavo del

    ntroduzione

    AndreA AuGenTidipartimento di storia Culture Civiltà dell’università di Bologna

    I

  • andrea augentI

    2

    sito di Montarrenti: una precoce risalita in altura di alcuni gruppi in età tardoantica (VII secolo) che sfocia nella nascita di villaggi, successivamente divenuti poli insediativi nell’ambito del sistema curtense (VIII-IX secolo) e infine trasformati in castelli (intorno al X secolo). È una possibilità, che solo altre indagini stratigrafiche da condurre in fu-turo ad Acquaviva potranno sottoporre a verifica ed eventualmente rafforzare con nuovi dati, più sostanziali. Però di sicuro grazie a questo proget-to, e al volume che ha prodotto, iniziamo ad avere dei materiali sui quali impostare il dibattito. Non è poco: un eccellente punto di partenza.

    Concluderei sottolineando che tutto questo è stato reso possibile dall’opera di un valido gruppo di studenti di Bologna, alcuni dei quali ho avuto modo di conoscere e seguire durante la loro forma-zione. Il gruppo è cresciuto nel tempo, e ha operato davvero al meglio sotto la guida di Enrico Gior-gi. Questo libro, però, non è soltanto l’esito di un buon percorso formativo nelle aule universitarie, e sul campo, in maniera autonoma; la sua ottima

    qualità dipende anche dalla forte dose di coinvol-gimento con la quale questi studiosi hanno vissuto con il contesto nel quale si trovavano a lavorare. Il rapporto tra gli archeologi e i luoghi in cui la-vorano può essere di varia natura, ma sappiamo tutti che le cose funzionano davvero bene e vanno a buon fine soltanto quando si sviluppa una vera sintonia, quasi un’empatia tra gli studiosi, il luogo e la comunità locale. Questa empatia, questo coin-volgimento traspaiono molto bene, qua e là, dalle pagine del libro; e sono – credo – il vero segreto della sua buona riuscita.

    Il progetto di Acquaviva potrà senz’altro confi-gurarsi nel futuro come un modello di ricerca, e non solo per la regione delle Marche, dove ha in-dicato come si può affrontare con ottimi risultati il tema di un castello medievale con continuità di vita fino ai nostri giorni. E credo che la comunità di Acquaviva abbia già adesso dei buoni motivi per essere molto grata a questi archeologi, che stanno aggiungendo alla sua storia nuove e importanti pa-gine, finora mai lette.

  • Attorno alla Rocca di Acquaviva Pi-cena, nell’arco di qualche anno a partire dal 2004, si è sviluppato un progetto, in-centrato su alcune linee di ricerca legate soprattutto ai temi dell’archeologia, del-la topografia e dell’archeologia dell’ar-chitettura. Questo progetto per alcuni dei partecipanti si è rivelato anche un importante percorso di crescita profes-sionale, tanto che il modo stesso di la-vorare del gruppo di giovani ricercatori coinvolti ha rappresentato di per sé un risultato significativo (a questo allude il brano di Joseph Conrad). Per questa ra-gione nelle pagine che seguiranno verrà dato spazio non solo alla presentazione generale del progetto, ma anche al rac-conto di come è nato e si è sviluppato.

    Le persone, le istituzioni, le risorse, le occasioni che fecero il progetto

    Il progetto di ricerca Acquaviva nella storia (fig. 1) ha avuto inizio grazie ad alcune fortunate circostanze, nella primavera del 2004, quando Andrea

    a linea d’ombra della Rocca di Acquaviva Picena.L

    Il castello oltre le mura.Ricerche archeologiche nel borgo e nel territorio di Acquaviva Picena (Ascoli Piceno)pp. 3-10

    Si entra in un giardino dove anche le ombre sembrano promessee ogni svolta del sentiero è una seduzione.

    non è una terra inesploratasi riconoscono le orme precedenti

    si va avanti sulla propria strada.e anche il tempo va avanti

    finché si scorge una linea d’ombrae la giovinezza deve essere lasciata indietro.

    Tratto dalla nota introduttiva a La linea d’ombradi Joseph Conrad

    Fig. 1. La locandina dell’evento di presentazione del progetto Acquaviva nella storia. la Fortezza di Acquaviva Picena (2005)

    enriCO GiOrGidipartimento di storia Culture Civiltà dell’università di Bologna

    direttore del Progetto acquaviva nella storia

    Riflessioni sull’esperienza e sul metodo di lavoro

  • enrICO gIOrgI

    4

    Infriccioli, allora Assessore al Turismo del Comune di Acquaviva Picena, ci invitò a partecipare a un’iniziativa di promozione del territorio. Nella medesima circostanza l’archeologa acquavivana Letizia Neroni, formatasi alla scuola bolonese, ci coinvolse nell’organizzazione di un incontro di carattere culturale sul tema del vino nell’antichità, al quale collaborò anche l’amico Giuseppe Lepore.

    In quell’occasione nacque l’idea di struttura-re un progetto del Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna (ora Dipartimento di Storia Culture Civiltà), da sottoporre al Sindaco Tarcisio Infriccioli. Si trattava di un laboratorio di-dattico sui moderni metodi di diagnosi archeologi-ca, come parte di un più ampio progetto di ricerca e valorizzazione storica. Venne subito coinvolta la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Mar-che, grazie alla consueta sensibilità del compianto Soprintendente Giuliano de Marinis e alla disponi-bilità e competenza di Nora Lucentini, funzionario di zona già esperto di archeologia acquavivana. Così il laboratorio ebbe inizio nell’estate del 2004.

    Quasi contemporaneamente, grazie all’inizia-tiva di Alessandro Campedelli, giovane studio-so dell’antica Dalmazia, si andava strutturando

    un’analoga iniziativa sull’altra sponda dell’Adriatico, nell’an-tico castrum romano di Bur-num, non lontano da Sebenico, nel Parco Nazionale della Krka in Croazia.

    Per chi si affaccia dal mastio della Rocca di Acquaviva Pice-na per scrutare l’orizzonte ver-so levante, è evidente che questi due luoghi, pur lontani, hanno in comune il tratto di Adriatico che li bagna.

    Il legame tra i due progetti, partito da una suggestione e da una circostanza occasionale, di-venne un fatto concreto grazie alla fiducia accordataci da Giu-seppe Sassatelli, allora Preside della Facoltà di Lettere e Filo-sofia di Bologna, che ci accolse sotto l’egida del Centro Studi per l’Archeologia dell’Adria-tico. I due progetti iniziarono

    così in parallelo, avvalendosi in origine del me-desimo team di giovani ricercatori. Si giunse così nel 2005 a una Convenzione tra il nostro Diparti-mento, la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, il Comune di Acquaviva Picena e i partner croati dell’Università di Zara e del Museo Civico di Drniš. L’accordo, poi rinnovato fino al 2011, fu sancito il 27 maggio del 2006 con una ce-rimonia nel Palazzo Comunale di Acquaviva, tra le pareti dipinte da Adolfo De Carolis. Allora fu inau-gurata anche la sede locale del Centro Studi per l’Archeologia dell’Adriatico, accolto nel Palazzo Celso Ulpiani, sulle mura del borgo che si snoda ai piedi della Rocca. Questo è potuto accadere grazie alla volontà dell’Amministrazione comunale e in particolare del Sindaco Tarcisio Infriccioli, allora fortemente coadiuvato da Andrea Infriccioli e poi da Teodorico Compagnoni, Francesco Sgariglia e Roberto Fulgenzi (per citare solo alcuni degli amministratori più coinvolti). La continuità è at-tualmente assicurata dal lungimirante impegno del Sindaco Pierpaolo Rossetti e dal lavoro quotidiano di Margherita Verdecchia. Il progetto si è avvalso anche del supporto della Provincia di Ascoli Pice-no, e in particolare prima di Emidio Mandozzi e Olimpia Gobbi, poi di Andrea Maria Antonini. Più

    Fig. 2. La locandina dell’evento l’Adriatico. un ponte d’acqua (2006)

  • La linea d’ombra della rocca di acquaviva Picena

    5

    recentemente l’attuale Am-ministrazione comunale, in particolare il Sindaco Pier-paolo Rosetti, con grande sensibilità, ha voluto rin-novare il sostegno a questo progetto. Il Centro Studi è stato costituito nel 2006 grazie alla competenza e al lavoro concreto di Antonio Gottarelli, impavido dinan-zi alle nuove imprese e già maestro di metodo in arche-ologia. A lui e al gruppo di lavoro che coordina si deve molto, comprese la proget-tazione e la realizzazione dei laboratori e delle aule di lettura. Così nacque la piccola Biblioteca del Cen-tro Studi, genitrice dell’at-tuale raccolta comunale, che ancora si affaccia sulla valle del Tronto e il mare Adriatico, davanti alla costa dalmata. In quella giornata di inaugurazione del Centro si tenne l’incontro: L’Adriatico, un ponte d’acqua. Così fu intitolato il primo seminario di studi1, con una citazione dal giornalista Raffaele Nigro2 (fig. 2). Tra i convenuti voglio ricordare studiosi come Giuliano de Mari-nis e Nora Lucentini (Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche), Gino Bandelli (Uni-versità di Trieste), Lorenzo Braccesi (Università di Padova), Gianfranco Paci (Università di Macera-ta), Antonio Curci, Pier Luigi Dall’Aglio, Sandro De Maria, Antonio Gottarelli, Giuseppe Lepore, Giuseppe Sassatelli, Maurizio Tosi (Università di Bologna); Nenad Cambi, Miroslav Glavičić, Željko Miletić (Università di Zara), Joško Zanino-

    1 L’adriatico, un ponte d’acqua. giornata inaugurale della sede di acquaviva Picena del Centro Studi per l’archeologia dell’adriati-co, seminario internazionale (Palazzo Celso ulpiani, 27 maggio 2006). Gli Atti della Giornata di studi sono pubblicati in groma 1. archeologia tra Piceno, dalmazia ed epiro, Bologna 2007, a cura di e. Giorgi, e. Vecchietti e J. Bogdani (books.bradypus.net/gro-ma1).

    2 «Osservo il mare, la linea dell’orizzonte, come una linea di difesa o un ponte d’acqua» (r. nigro, diario Mediterraneo, roma-Bari 2001).

    vic e Davor Gaurina (Museo Civico di Drniš). Il filo rosso che ha collegato queste persone si

    è dunque dipanato e poi riannodato proprio nel borgo di Acquaviva, e ha portato alla realizzazione di un luogo di incontro per l’archeologia, con una prospettiva locale e insieme internazionale. L’idea era quella di dare spazio agli aspetti storici del Piceno e della Dalmazia ma anche dell’intero contesto adriatico. Una scommessa che non poteva che sorprendere. Ne fu conferma lo stupore di Richard Hodges, noto archeologo medievista anglosassone, quando seppe che per partecipare al seminario sulle ricerche archeologiche nell’Albania meridionale, promosso da Sandro de Maria alla fine di novembre del 20063, doveva raggiungere questo piccolo luogo delle Marche e non la prestigiosa sede bolognese. Nella stessa occasione, oltre agli amici Anna Gamberini, Giuseppe Lepore, Riccardo Villicich, intervennero anche alcuni importanti

    3 nuove ricerche archeologiche nell’albania meridionale a ottanta anni dai primi scavi di Phoinike (1926-2006), seminario interna-zionale (Palazzo Celso ulpiani, 23-25 novembre 2006), anch’es-so pubblicato in groma 1 (books.bradypus.net/groma1).

    Fig. 3. La locandina dell’evento nuove ricerche Archeologiche nell’Albania meridionale a ottanta anni dai primi scavi di Phoinike (2006)

  • enrICO gIOrgI

    6

    archeologi stranieri, come gli albanesi Julian Bogdani, Dhimitër Çondi, Shpresa Gjongecaj e Luan Përzhita, ma anche gli inglesi William Bowden dall’Università di Nottingham e Oliver Gilkes dalla Butrint Foundation, oltre alla danese Inge Lyse Hansen, sempre dalla Butrint Foundation, e allo statunitense David Hernandez dall’Università di Cincinnati. La discussione finale fu moderata dalla giornalista Cinzia Dal Maso (fig. 3).

    Seguirono negli anni molte altre notevoli inizia-tive. Tra queste ricordo il seminario sulle ricerche di Acquaviva e del territorio limitrofo del 2008, a cui parteciparono Andrea Augenti, archeologo medievista del nostro Ateneo, con Nora Lucen-tini e Andrea Rosario Staffa, funzionari di zona nell’ascolano e nel teramano. Inoltre aggiungerei almeno il secondo seminario sull’archeologia al-banese promosso ancora da Sandro De Maria nel 2009, a cui parteciparono Inge Lyse Hansen e Pier-re Cabanes, con altri esperti internazionali di storia

    antica dell’Illiria e dell’Epiro4 (fig. 4).

    A queste iniziative di carattere scientifico occorre aggiungere l’attività divulgativa, con vari cicli di conferenze promosse, tra il 2006 e il 2009, nell’ambito del Centro Studi e della libera università ascolana UPLEA5. Queste attività, che avevano lo scopo precipuo di aprire l’edificio agli abitanti del borgo e della vallata, hanno goduto della forza propulsiva dell’Assessore alla Cultura Teodorico Compagnoni, allora Vicesindaco, e soprattutto della capacità organizzativa di Erika Vecchietti. Si deve a lei l’enorme e incessante lavoro sotterraneo che ha posto le basi per la buona riuscita della maggior parte delle attività del centro (figg. 6-7). Dietro il successo di molte iniziative dei primi anni, ma anche dietro le fatiche misconosciute degli ultimi tempi, che ci stanno portando ora a questa bella chiusura del progetto, c’è appunto il suo lavoro competente e infaticabile.

    Sempre a lei si lega non solo questo volume conclusivo, ma l’intero progetto editoriale che ha portato alla nascita di Groma, il contenitore di idee che ha diffuso a stampa e sul web, grazie a Julian Bogdani, i risultati del gruppo di ricercatori

    4 Formazione e sviluppo del modello urbano nell’epiro Settentrio-nale, Tavola rotonda internazionale (Palazzo Celso ulpiani, 21 maggio 2009).

    5 università per la libera età di Ascoli Piceno.

    Fig. 4. La locandina dell’evento Formazione e sviluppo del mo-dello urbano nell’epiro settentrionale (2009)

    Fig. 5. Le copertine dei volumi Groma 1. Archeologia in Piceno, dalmazia ed epiro (2009) e Groma 2. in profondità senza scavare (2010)

  • La linea d’ombra della rocca di acquaviva Picena

    7

    ai metodi di indagine archeologica non distruttiva, disciplina che attualmente è sulla cresta dell’onda e si chiama Archeologia Preventiva. A questa scuola, che oggi è un laboratorio didattico del nostro Dipartimento, hanno preso parte tanti docenti e studenti provenienti da ogni parte del mondo. La prima edizione, nel maggio-giugno 2007, si svolse proprio ad Acquaviva Picena e a Burnum in Croazia.

    Un’attività come quella appena descritta dovrebbe essere alimentata con risorse economiche adeguate, a meno che non si pensi di far coincidere molte operazioni con i doveri istituzionali di alcune delle strutture coinvolte, oppure con interessi su cui si era già deciso di investire. Ovviamente questa seconda ipotesi ci è subito parsa appetibile. L’inaugurazione di un laboratorio di ricerca e di

    cresciuti intorno al progetto di Acquaviva. Groma è il nome della serie di quaderni promossi dal Centro Studi di Acquaviva Picena6. Con questo termine, che indica lo squadro agrimensorio utilizzato dagli antichi romani, si è cercato di richiamare i due temi che ci sono sempre stati a cuore: l’innovazione tecnica e lo studio del passato, nel nostro caso in ambito adriatico. Un primo quaderno è uscito nel 2007, dedicato all’archeologia di Piceno, Dalmazia ed Epiro. Un secondo ha visto la stampa nel 2009, dedicato all’archeologia senza scavo (fig. 5). Si tratta del tema di una fortunata Scuola Estiva Internazionale dell’Ateneo di Bologna (fig. 11), curata in particolare da Federica Boschi, dedicata

    6 www.groma.info, books.bradypus.net.

    Figg. 6-7. un momento di attività sul campo degli studenti dell’uPLea coordinati dal Centro Studi di acquaviva Picena: la ricognizione e schedatura delle cisterne romane nel territorio ascolano

  • enrICO gIOrgI

    8

    didattica universitaria ha rappresentato uno sforzo in questa direzione, perché si tratta di assolvere a compiti che sono già propri del nostro Dipartimento (figg. 8-9). Nello stesso tempo i risultati di questo lavoro hanno creato terreno fertile per la valorizzazione culturale e turistica di un borgo come Acquaviva Picena, che ha una naturale vocazione in questo senso e che perciò investe già molto in questa direzione. Questo non toglie che si debbano comunque ampi ringraziamenti al Sindaco e al Comune più in generale, per aver assicurato ampio sostegno logistico ed eccezionale ospitalità.

    Una scelta così lungimirante è poi stata premiata nel 2006 dalla Provincia di Ascoli Piceno, che ha finanziato alcune borse di studio annuali per ga-rantire la fase di inaugurazione e avvio del Centro Studi. Grazie a queste scelte e all’accoglienza degli abitanti del borgo acquavivano, il progetto ha otte-nuto significativi risultati pur con risorse economi-che limitate.

    E infine: quale archeologia?

    Come abbiamo già accennato, il progetto Acquaviva nella storia è nato come labora-torio sul campo con finalità di didattica e di ricerca. La ricerca, però, non era indiriz-zata all’indagine archeologica tradiziona-le, ossia allo scavo. Piuttosto, si intendeva sperimentare tutte le possibili metodologie di diagnosi prima di giungere allo scavo, inteso piuttosto come riscontro finale delle ipotesi formulate e ovviamente come com-pletamento inevitabile della ricerca (in que-sto senso l’archeologia preventiva si pone in antitesi con l’archeologia d’emergenza e perciò non riesco a spiegarmi perché ancora si finisca per confonderle).

    Dato questo obiettivo, e costruite le pre-messe istituzionali già dette, si strutturò il gruppo di ricerca in base alle competenze necessarie. Trattandosi di argomenti ancora giovani, il coinvolgimento di ricercatori in erba fu una logica conseguenza.

    Questo poneva il problema della collabo-razione tra studiosi non ancora troppo navi-

    gati, ma già in possesso di proprie metodologie di ricerca. Dati i ruoli di ciascuno, tale collaborazione si doveva svolgere in assenza di un’autorità univer-sitaria di tipo tradizionale. Diversamente da quanto accade di solito, infatti, l’esperienza acquavivana non ha visto il coinvolgimento di nessun docente accademicamente affermato nella direzione del progetto. Il lavoro ha tuttavia avuto un buon esito, grazie alla condivisione di alcune linee essenziali della ricerca e nel rispetto delle reciproche compe-tenze. Si è trattato dunque di una regia non invasiva e condivisa.

    Sul campo, questa esperienza si è sviluppa-ta attraverso alcune tappe. La prima fase è stata l’analisi degli studi precedenti e la lettura delle principali fonti scritte (o iconografiche), tra cui quelle d’archivio. Di questo lavoro preliminare si è occupata Erika Vecchietti e con lei Serena De Cesare7. Quindi si giunse al laboratorio sul campo dell’estate del 2004 e del 2005, a cui parteciparo-

    7 Vd. il contributo di s. de Cesare sulle fonti scritte.

    Fig. 8. Il più recente Laboratorio topografico del dipartimento di archeologia dell’università di Bologna ad acquaviva Picena (febbraio 2009)

  • La linea d’ombra della rocca di acquaviva Picena

    9

    tempo Julian Bogdani, aiutato da Michele Silani, si è occupato dell’inquadramento topografi-co e del rilievo delle murature. Federica Boschi ha curato le indagini geofisiche9, per cerca-re di riconoscere eventuali trac-ce di quanto Luigi Ferdinando Marsili, nel 1708, aveva dise-gnato nella corte della Rocca. Nell’inverno del 2005 Tomma-so Casci Ceccacci, con lo scavo nel complesso dell’ex-Ospedale di Sant’Anna, posto all’altro estremo del borgo, sulla “Terra Nuova”, ebbe modo di acquisi-re altri dati utili nell’ottica della comprensione più generale del contesto urbano. Tale scavo fu fortemente incentivato da Nora Lucentini (fig. 10). Erika Vec-chietti ha poi raccolto quei dati e li ha studiati10. Nel 2005 e nel 2006 si sono svolte le due prin-cipali campagne di scavo nella Rocca, coordinate da Andrea Baroncioni. Quindi siamo giun-ti alla fase finale di studio e di edizione, che ha visto impegnato gran parte del “gruppo storico” con qualche defezione, dovuta ad altri impegni professionali, e il significativo contributo di al-cuni specialisti, come Gilda As-senti e Orestina Francioni11.

    Credo che questo percorso, al di là dei risultati della ricerca, sia stato utile per tutti. Questo mi pare testimoniato anche dalla crescita dei componenti del grup-

    po di ricerca tra l’inizio del progetto

    9 Vd. il contributo di F. Boschi e M. silani sulle analisi geofisiche e l’inquadramento topografico della rocca.

    10 Vd. il contributo di e. Vecchietti sugli scavi del complesso dell’ex-Ospedale di sant’Anna.

    11 Vd. i contributi di G. Assenti sui materiali dallo scavo e di O. Francioni sulle analisi archeometriche compiute su campioni di pietra ollare.

    Fig. 9. La seconda edizione del Laboratorio di topografia del dipartimento di archeologia dell’università di Bologna (maggio 2005)

    Fig. 10. La fortezza settentrionale del borgo di acquaviva Picena (“terra nuova”)

    no, tra gli altri, Mauro Altini, Michele Massoni e Fabio Visani. Andrea Baroncioni ed Enrico Rava-ioli si sono occupati dell’analisi degli elevati della Rocca e poi, nel 2005 e nel 2006, Enrico Ravaioli ha esteso l’analisi al resto del borgo8. Nello stesso

    8 Vd. i contributi di A. Baroncioni, sullo scavo nella rocca, e di e. ravaioli, sull’analisi degli elevati dell’edificio e la ricostruzione urbanistica del borgo.

  • enrICO gIOrgI

    10

    Fig. 11. Locandina dell’edizione 2006 della Scuola estiva dell’università di Bologna “In profondità senza scavare”

    nel 2004 e la sua conclusione nel 201212. Voglio coltivare la speranza che l’esperienza acquavivana abbia rappresentato una tappa significativa anche della loro crescita professionale. La parte finale di questo volume contiene perciò una serie di appen-dici che servono proprio a chiarire schematicamen-te quanto scritto in queste pagine.

    Dopo il Centro Studi

    Con la pubblicazione del presente volume giunge dunque a compimento un percorso quasi decenna-le, del quale abbiamo illustrato le tappe fondamen-tali. Prima di concludere, tuttavia, ci è parso dove-roso lasciare un segno tangibile del lavoro svolto su questo territorio. Per tale ragione si è lavorato, insieme al Comune, per fare in modo che attorno al Centro Studi di Palazzo Celso Ulpiani si aggre-gassero altre funzioni, trasformandolo in un polo culturale del borgo acquavivano. In questo senso si giustifica la decisione di mettere l’arredo del Cen-

    12 Vd. l’ Appendice a p. 203.

    tro Studi a disposizione della Biblioteca Comunale, posta al piano terra. Tale Biblioteca, grazie a uno sforzo comune, è ormai da tempo aperta al pubbli-co ed è accessibile per le attività didattiche rivolte ai giovanissimi alunni delle scuole acquavivane. Si è deciso inoltre di liberare il piano inferiore, prece-dentemente adibito a sala convegni, per consentire la ristrutturazione dell’Archivio Storico, recente-mente inaugurato. Infine, il piano superiore è stato trasformato in area polifunzionale, dove sono al-lestiti poster informativi sui risultati delle ricerche archeologiche sul territorio13.

    Si è inteso in questo modo restituire questi spazi alla comunità cittadina.

    Grazie a questa eredità abbiamo dunque ragione di nutrire buone speranze per il futuro.

    13 Per una più ampia esposizione delle attività più recenti e di quelle ancora in corso si rimanda al contributo seguente di e. Vecchietti.

  • Il progetto e la valorizzazione

    Il progetto e la valorizzazione

    Il progetto e la valorizzazione

    foto

    di P

    ierlu

    igi G

    iorg

    i, 20

    05- d

    iseg

    no d

    i Gio

    rgio

    Gio

    rgi,

    2005

  • La sfida più difficile che un progetto di ricerca come quello qui descritto deve affrontare non è, come si potrebbe pensare, la fase iniziale o cen-trale del suo sviluppo: il successo e l’efficacia di

    un’operazione come Acquaviva nella storia risie-dono in ciò che ci si lascia alle spalle, in quel deli-cato e a volte difficile rapporto di familiarità che si crea quando per un lungo periodo un piccolo paese

    alazzo Celso Ulpiani da Centro Studi a polo culturalePerikA VeCChieTTi

    dipartimento di storia Culture Civiltà dell’università di Bologna, Bradypus

    Il castello oltre le mura.Ricerche archeologiche nel borgo e nel territorio di Acquaviva Picena (Ascoli Piceno)pp. 13-21

    [...] acquaviva, è un paesello così piccolo e così oscuro, che indarno se ne cercherebbe il nome in molti dizionari storici e in molte carte geografiche, salvo non fossero carte

    e dizionari speciali delle più piccole terre d’Italia. [...] Io mi son proposto di studiare un piccolo paese rurale in tempo di rivoluzione. Sono naturalmente le città, e le grandi città, che fanno le rivoluzioni; le città piccole, le borgate, le campagne, non fanno che seguirle,

    più o meno a malincuore. Ma gli storici delle rivoluzioni, nel descriverle, poco o nulla badano e ai modi e alle forme che i mutamenti politici, economici, sociali assumono in queste, che pure hanno l’importanza loro, e non piccola, nella vita d’uno Stato, e sono come le radici capillari del grande albero della nazione e quelle che trasmettono dal

    suolo alla pianta buona parte di succo e di vita.

    Amedeo Crivellucci, una comune delle Marche nel 1798 e 99 e il brigante Sciabolone, Pisa 1893,

    Prefazione

    Fig. 1. Veduta del borgo di acquaviva Picena dall’esterno del versante meridionale delle mura. Sulla sinistra, Palazzo Celso ulpiani

  • erIka VeCChIettI

    14

    viene “colonizzato”, per un mese all’anno, da un gruppo di ragazzi provenienti da tutt’Italia e non solo. E questo passaggio, ben rappresentato dalla metafora della “linea d’ombra” suggerita da En-rico Giorgi nel contributo precedente, ha assunto ad Acquaviva Picena, per chi scrive, un carattere molto speciale.

    L’intero progetto, sin dal suo nascere, è stato robustamente sostenuto da una profonda volontà di condivisione con il paese dei risultati della ricerca, nella ferma convinzione che il passato sia un bene collettivo, importante per chi studia, come noi archeologi, ma anche e soprattutto per chi lo vive quotidianamente, come l’abitante di un borgo storico. Scavo quindi, studio e analisi ma anche valorizzazione, attenzione per le esigenze dei residenti del paese, didattica alle classi dell’Istituto Comprensivo acquavivano, conferenze. Attività che sono state possibili grazie a una encomiabile iniziativa del Comune, la concessione in uso di Palazzo Celso Ulpiani, divenuto nel 2006 sede del Centro Studi per l’Archeologia dell’Adriatico (e della sua biblioteca) e dell’allora Dipartimento di Archeologia dell’Università di Bologna, oggi Dipartimento di Storia Culture Civiltà (fig. 1).

    Tale convivenza tuttavia non è stata scevra da difficoltà e incomprensioni, errori di gioventù da parte nostra, che ci siamo fatti travolgere dall’en-tusiasmo del compiere un’impresa che sentivamo come profondamente “nostra”, entusiasmo che non siamo sempre riusciti a trasmettere tempesti-vamente a tutte le nostre controparti. Come sempre accade, chi è troppo coinvolto in un progetto non riesce a vedere con lucidità ciò che lo circonda.

    Ciononostante, il progetto ha funzionato. Con gli unici strumenti che aveva a disposizione: la volon-tà di condividere ciò che era venuto alla luce, la te-nacia (o protervia) di voler veder apprezzato quello in cui si crede, l’ottimismo un po’ ingenuo di chi crede che per ottenere qualcosa sia necessario met-tersi in gioco per primi1.

    È con questo intento di condivisione che ogni anno, a conclusione della campagna di scavo, l’area indagata2 veniva corredata da pannelli espli-

    1 Mi piace considerare le campagne acquavivane come la no-stra risposta al celebre motto di steve Jobs, idolatrato e discusso cofondatore di Apple: Stay hungry, stay foolish.2 l’area di scavo si trovava nella piazza d’armi della rocca, pun-

    Fig. 3. uno dei pannelli esposti nella piazza d’armi nel 2005, dopo la fine del cantiere archeologico

    Fig. 2. Manifesto di presentazione dei risultati della campagna di scavo 2006 e dell’inaugurazione del Centro Studi a Palazzo Celso ulpiani

  • Palazzo Celso ulpiani da Centro Studi a polo culturale

    15

    cativi che spiegassero ai visitatori perché si era scelto di scavare in quel punto e cosa fosse emer-so; un piccolo accorgimento per risarcire, almeno in parte, Amministrazione Comunale e visitato-ri del disagio causato dalla presenza del cantiere all’interno in un monumento storico regolarmente aperto al pubblico. Inoltre, sono state regolarmente organizzate giornate di presentazione dei risultati della campagna, rivolte alla cittadinanza, alle auto-rità e ai giornali locali3 (figg. 2-3). In particolare, si è scelto di mostrare non solo l’area di scavo in sè e per sè, con le strutture e i ritrovamenti, ma il meto-do stesso dell’operatività dell’archeologo, calando il pubblico nel vivo dei lavori in corso e accenden-do la sua curiosità attraverso l’impiego delle più moderne tecnologie in uso nel cantiere.

    L’attenzione alla comunicazione e alla didattica ha caratterizzato anche le scelte di arredo del Cen-tro Studi di Palazzo Celso Ulpiani, come già detto sede acquavivana del Centro Studi per l’Archeo-logia dell’Adriatico e del Dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’Ateneo bolognese (fig. 4). Ol-tre infatti ai quasi mille volumi della Biblioteca del Centro Studi, dedicati agli studi storico-archeolo-gici sul contesto adriatico4 (fig. 5), a Palazzo Celso

    to di attrazione turistica di tutto il territorio. A fine lavori lo scavo doveva necessariamente venir richiuso, per garantire la sicurezza dei visitatori.3 Colgo qui l’occasione per ringraziare, per la sua sempre pie-na collaborazione e fiducia, la dott.ssa nora lucentini, ispettore della soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche re-sponsabie per il territorio ascolano. 4 la scelta di raccogliere ad Acquaviva Picena una biblioteca tematica così ricca e specifica è nata dalla vocazione “adriatica”

    della città, che ha ospitato nel tempo, grazie al progetto ac-quaviva nella storia, una folta agenda di incontri internazionali dedicati all’archeologia nei territori del Piceno, della Croazia e dell’Albania (vd. ancora il contributo introduttivo di e. Giorgi). dal 2010, grazie agli sforzi dell’Assessore alla Cultura Teodo-rico Compagnoni, essa ospita anche la Biblioteca Comunale di Acquaviva Picena. in tal modo, si sono potute utilizzare ancora più proficuamente le postazioni informatiche predisposte alla consultazione degli archivi bibliografici online donate dal dipar-timento di storia Culture Civiltà di Bologna.

    Fig. 4. Segnaletica esterna del Centro Studi a Palazzo Celso ulpiani. da notare che Palazzo celso ulpiani, grazie alla presenza del dipartimento di archeologia dell’ateneo bolognese (oggi dipartimento di Storia Culture Civiltà), è diventato parte del network di ricerca archeologica nadir (responsabile, antonio gottarelli, centro te.M.P.L.a. - dipartimento di Storia Culture Civiltà dell’università di Bologna)

    Fig. 5. Manifesto di inaugurazione della Biblioteca tematica dedi-cata all’archeologia dei territori tra le due sponde dell’adriatico all’interno del Centro Studi di Palazzo Celso ulpiani

  • erIka VeCChIettI

    16

    Ulpiani hanno trovato spazio i pannelli didattici di approfondimento sulla Rocca, sul borgo fortificato e sulle tecniche produttive antiche (figg. 6-9). La volontà dei fondatori del Centro era infatti quella di creare uno spazio pubblico e aperto, che funges-se, oltre che da luogo di studio e di incontro, da centro informativo sulle attività svolte dall’équipe dell’Università di Bologna tra le mura del castello e più in generale sugli aspetti del mondo antico più direttamente attinenti a quanto si stava approfon-dendo sul contesto acquavivano.

    A rafforzare il volto “adriatico” del Centro Studi di Acquaviva Picena, anche in relazione al legame con la Croazia e il sito archeologico di Burnum5, le sale di lettura della biblioteca e le aule didattiche sono divenute spazi espositivi di due mostre foto-grafiche di un allora giovane (oggi affermato) fo-

    5 Che ha ospitato, insieme ad Acquaviva Picena, la prima edi-zione della scuola estiva del Centro studi per l’Archeologia dell’Adriatico “in profondità senza scavare. Metodologie d’inda-gine non invasiva e diagnostica per l’Archeologia” (2007). Vd. anche il contributo introduttivo di e. Giorgi.

    Figg. 6-7. due dei pannelli didattici del Centro Studi di Pa-lazzo Celso ulpiani, dedicati alle tecni-che produttive della ceramica romana (a sinistra) e medievale (in basso). disegni di giorgio giorgi

  • Palazzo Celso ulpiani da Centro Studi a polo culturale

    17

    tografo ascolano: Pierluigi Giorgi6. La prima mo-stra, trasformata poi in allestimento permanente, dedicata alle attività archeologiche ad Acquaviva Picena e a Burnum (figg. 10-11), la seconda, di più ampio respiro, dedicata a un reportage fotografico realizzato in territorio albanese nel 2003: Impres-sioni di Albania, già esposta a Bologna nel com-plesso monumentale di San Giovanni in Monte. Le belle immagini fotografiche di Pierluigi Giorgi sono andate ad arricchire la varietà dei paesaggi che si possono ammirare dal Centro Studi di Pa-lazzo Celso Ulpiani, dotato di una straordinaria vi-sta panoramica sulla valle del Tronto dalla quale si comprende bene il valore strategico che l’altura su cui sorse il borgo acquavivano rivestì nella storia e nell’evoluzione del territorio.

    Dalla fine del 2006, grazie all’aiuto della Provincia di Ascoli Piceno7, in particolare

    6 www.pierluigigiorgi.com.7 Grazie a uno specifico progetto di finanziamento la Provincia ha consentito, attraverso il bando di specifiche borse di studio, di mantenere attivo il Centro studi e la Biblioteca per il primo anno di attività (2006-2007), apertura di cui negli anni successivi e a seguito dell’apertura della Biblioteca Civica si è fatto carico il Comune.

    dell’Assessore alla Cultura Andrea Maria Antonini e alla collaborazione con l’Assessore alla Cultura del Comune di Acquaviva Picena Teoderico Compagnoni, è stato possibile organizzare ogni anno diversi cicli di conferenze, dedicate alla cittadinanza, agli interessati e agli studenti, che hanno visto, tra l’altro, la partecipazione attiva e interessata dei membri dell’UPLEA8. Fin dai primi mesi di vita del Centro Studi è infatti emersa la necessità di affiancare ai convegni scientifici dedicati all’archeologia adriatica9 una più ampia attività di comunicazione archeologica, in grado di avvicinare il maggior numero possibile di persone ai temi della conoscenza e della valorizzazione del patrimonio storico, nell’intento di sensibilizzare il pubblico verso una più consapevole difesa e fruizione delle emergenze storico-archeologiche del proprio territorio10. Sono stati scelti temi storici

    8 università Popolare itinerante del tempo libero e della li-bera età di Ascoli Piceno. Colgo l’occasione per ringraziare Pina imperatori, nostra storica referente dell’uPleA, per la passione e la dedizione con cui ha seguito e diffuso le iniziative cui qui si fa cenno. 9 Ampiamente illustrati da e. Giorgi nel contributo introduttivo.10 Anche nell’ottica della promozione della “formazione per-

    Figg. 8-9. due dei pannelli didattici del Centro Studi, dedicati ai risultati delle ricerche in corso ad acquaviva Picena: lo scavo archeologico nella rocca (a sinistra) e il borgo (a destra)

  • erIka VeCChIettI

    18

    trasversali e di ampio respiro, appositamente approfonditi ed esposti da giovani studiosi, raccolti in cicli annuali intitolati Incontri con il

    manente”. sempre in questa prospettiva si è realizzato anche, nel 2008, un progetto didattico che ha visto il coinvolgimento degli allievi dell’istituto Comprensivo di Acquaviva Picena nella visita ai principali monumenti storici del borgo in occasione del-le Giornate internazionali del FAi.

    passato (fig. 12). È infatti ferma opinione di chi scrive che il passato, l’archeologia in particolare, rivesta un ruolo fondamentale nell’immaginario della maggior parte delle persone, per quel carattere frammentario (rovine, cocci, ecc.) con cui le informazioni giungono fino a noi. Se quindi, come archeologi, abbiamo dalla nostra parte enormi potenzialità comunicative, dall’altra

    Figg. 8-9. due immagini fotografiche della rocca scattate nel 2005 da Pierluigi giorgi, ora parte dell’allestimento permanente del Centro Studi di acquaviva Picena

  • Palazzo Celso ulpiani da Centro Studi a polo culturale

    19

    solo di rado il mondo dell’archeologia ufficiale, quello accademico, si è sforzato di raggiungere un ampio pubblico; tale atteggiamento ha avuto come risultato un’esponenziale crescita dell’interesse, mediatico e non, verso la “fantarcheologia” e le interpretazioni anticonvenzionali e senza fondamento scientifico di fenomeni storici, monumenti o reperti archeologici. Il tono delle conferenze dei cicli Incontri col passato è andato invece nella direzione di un avvicinamento del pubblico alle tematiche dell’archeologia e del territorio, affrontate con leggerezza ma senza pressapochismo scientifico. Con lo stesso spirito, i cicli di conferenze sono stati integrati da incontri con autori di libri a tema storico-archeologico, come il volume Morte nell’arena di Federica Guidi11, ancora nell’ottica di una sensibilizzazione dell’uditorio verso gli argomenti della storia antica che maturi attraverso la curiosità e gli spunti d’interesse, e sia in grado di indirizzare gli spettatori verso strumenti di approfondimento di buon livello critico e divulgativo, esposti e discussi con il pubblico dagli scrittori stessi (fig. 13).

    11 Federica Guidi, Morte nell’arena. Storia e leggenda dei gladia-tori, Mondadori 2006.

    Fig. 12 (a destra). Locandina dell’edizione 2007 del ciclo incontri con il passato

    Fig. 13 (in alto). Incontro con l’autore ad acquaviva Picena: Federi-ca guidi (al centro) presenta il suo libro Morte nell’arena. storia e leggenda dei gladiatori (Milano, Mondadori, 2006), introdotta da enrico giorgi (a sinistra) e teoderico Compagnoni (a destra) nella chiesa di San rocco ad acquaviva Picena (19 febbraio 2011)

    Fig. 14. una delle tavole della storia di Acquaviva Picena a fumetti di giorgio giorgi

  • erIka VeCChIettI

    20

    Fig. 15. L’accurata ricostruzione dell’ambientazione (chiesa di San rocco) in una delle tavole della storia di Acquaviva Picena a fumetti (giorgio giorgi)

    Ancora sulla linea di una comunicazione basata sulla contaminazione tra diversi generi, nel 2005 è uscito, grazie al genio e al talento del maestro Giorgio Giorgi, artista ascolano, il primo episo-dio della Storia di Acquaviva Picena a fumetti12, dedicato a un episodio storico avvenuto ad Ac-quaviva nel XIII secolo: le nozze tra Forasteria, figlia del Duca di Acquaviva, e il nobile di Sarna-no Rainaldo di Brunforte. Il fumetto, o meglio la graphic novel, mira a una restituzione accurata e storicamente affidabile di ambientazioni e perso-naggi, frutto della sinergia tra l’autore e i membri del gruppo di lavoro dell’Università di Bologna impegnato nella ricostruzione archeologico-docu-mentaria del sito, e rappresenta un ulteriore sforzo creativo verso una divulgazione ampia e critica, entusiasticamente aperta ai diversi media comuni-cativi (figg. 14-15)13.

    12 Giorgio Giorgi, Sponsalia, storia di Acquaviva Picena a fu-metti, i episodio, Bologna 2005.13 Sponsalia è stato presentato (25 luglio 2005) in occasione

    Come però ripetevo all’inizio di questo contributo, la buona riuscita di un proget-to si misura, la maggior parte delle volte, dalla sua eredità, ossia da quanto riesce, dopo la sua conclusione, ad attirare anco-ra attenzione e contributi, a essere vivo nel tessuto degli abitanti, a entrare nella programmazione del Comune e degli Enti Territoriali14.

    E non senza orgoglio posso ammettere che noi siamo riusciti anche in questo, che a mio avviso è il più difficile dei compiti, soprattutto per un team giovane come il nostro. La costituzione del Centro Studi a Palazzo Celso Ulpiani ha stimolato l’im-piego dell’edificio come polo della vita cittadina e un crescente interesse da parte del Comune, fattore che ha comportato, nel 2009, lo spostamento a Palazzo Cel-so Ulpiani dell’intero Archivio Storico Comunale, preservato e ordinato grazie all’interessamento della Soprintendenza regionale ai Beni Archivistici e soprattut-to al contributo della Provincia di Ascoli Piceno, recentemente molto attenta alle problematiche che il delicato patrimonio archivistico, soprattutto quello dei piccoli centri, subisce riguardo a conservazione e fruibilità15. Nel giugno 2013 è stato quindi

    inaugurato il nuovo Archivio Storico acquavivano, collocato nel piano inferiore di Palazzo Celso Ul-piani, appositamente reso idoneo a questo specifi-co scopo. Al piano terra le scaffalature del Centro Studi ospitano ora, in via permanente, i volumi del fondo bibliotecario comunale di Acquaviva Picena, reso anch’esso fruibile per interessamento

    della rassegna annuale “Acquaviva nei fumetti”.14 intendo in tal senso inserire a pieno titolo il progetto acqua-viva nella storia nel novero delle esperienze riuscite, in italia, di “archeologia pubblica”, ossia quel modo di intendere l’archeo-logia non solo come disciplina che si occupa di ricerca, ma che promuove il rapporto con la società civile, stimola la creazione di una sinergia forte tra ricerca archeologica e comunità (attra-verso specifiche azioni di tasferimento culturale e tecnologico), incide nei tre settori chiave della sua portata “sociale”: comuni-cazione, economia e politiche (governance) del patrimonio ar-cheologico. sul tema vd. di recente G. Vannini (a c.), archeologia Pubblica in toscana. un progetto e una proposta, Firenze 2012.15 si vuole qui menzionare l’encomiabile iniziativa di riordino degli archivi comunali del Piceno “Memorie di Carta”, promosso dalla Provincia in sinergia con la soprintendenza Archivistica per le Marche, la regione e la Fondazione Carisap.

  • Palazzo Celso ulpiani da Centro Studi a polo culturale

    21

    del Comune, in primis dell’Assessore alla Cultu-ra e Vicesindaco Teoderico Compagnoni, e grazie all’impegno quotidiano di Margherita Verdecchia, acquavivana d’adozione, attiva e competente col-laboratrice del Comune e del nostro team sulle po-litiche didattiche e culturali rivolte agli abitanti e soprattutto alle scuole.

    Tra 2012 e 2013 il processo si può dire conclu-so, con la creazione, a Palazzo celso Ulpiani, di un vero e proprio Palazzo della Cultura, grazie a un fi-nanziamento europeo16 facente capo al Comune di San Benedetto del Tronto17. Grazie a questo contri-buto è stato possibile il potenziamento delle strut-ture informatiche funzionali alle biblioteche e alla didattica, il rinnovo degli ambienti del primo e del secondo piano della struttura e la sua conversio-ne a spazio polifunzionale, utilizzabile come area per mostre temporanee, allestimento permanente e aula didattica/sala conferenze. L’assegnazione di questo finanziamento ha rappresentato, per il Co-mune come per noi, un importante punto di svolta e un definitivo passaggio delle consegne tra il nostro gruppo di lavoro e il Comune di Acquaviva Picena.

    Grazie infatti ai fondi ottenuti, che abbiamo ge-stito a nome del Comune, è stato possibile una par-ziale ristrutturazione dell’edificio (in particolare adeguando il sistema antincendio e gli impianti di sicurezza), la dotazione al Palazzo di più postazio-ni informatiche per la ricerca-didattica (di cui una portatile), l’arredamento del piano superiore con un’installazione dedicata al territorio acquavivano dalla preistoria ai giorni nostri (Il paesaggio piceno tra montagna e mare), a pubblicazione dei risultati delle nostre ricerche, ora editi in questo volume, e infine l’impiego di una persona che, part-time, si occupasse dell’apertura al pubblico della bibliote-ca e dell’archivio.

    La concezione degli interventi si è basata sul con-cetto della “reversibilità”: Palazzo Celso Ulpiani non è più solo un’appendice della nostra avventura universitaria, è uno spazio finalmente fruito dagli abitanti del Comune, che vi organizzano corsi teo-

    16 Progetto finanziato nell’ambito del POr-Fesr CrO MAr-Che 2007/2013 – Asse 5 “Valorizzazione dei Territori”: Proget-tazione integrata – PiT “Paesaggio marino”.17 Coordinato da sergio Trevisani. il collegamento con san Be-nedetto del Tronto risulta fondamentale per l’azione “in rete” delle realtà locali dell’entroterra, che ricevono dal collegamento con la riviera un benefico flusso di visitatori.

    rici e pratici, letture pubbliche, piccole mostre foto-grafiche, didattica e doposcuola per i bambini; era quindi necessario che la nostra presenza si facesse sempre più “trasparente”, e si limitasse a intreventi sempre più tecnici e gestionali, e soprattutto “mo-bili”: postazioni leggere, computer portatili, picco-li videoproiettori che potessero essere liberamente mossi e utilizzati in tutti e tre i piani dell’edificio, utilizzo, per le stampe, di tessuto, adatto a essere ripiegato e riposto in poco spazio (in caso di neces-sità di impiegare i locali per altri scopi).

    Sto constatando in questi giorni che l’operazione del polo culturale acquavivano a Palazzo Celso Ul-piani sta ricevendo l’appoggio entusiastico anche della nuova giunta comunale, recentemente inse-diatasi e presieduta dal Sindaco Pierpaolo Roset-ti. E questo rappresentare un riferimento costante, “sistematico”, al di là delle amministrazioni che si susseguono, al di là dei legami personali (credo di parlare a nome di tutto il gruppo che ha portato avanti, davanti a mille difficoltà, questa operazio-ne) è il miglior ringraziamento che da Acquaviva ci potesse giungere.

  • enriCO GiOrGidipartimento di storia Culture Civiltà dell’università di Bologna

    direttore del Progetto acquaviva nella storia

    erikA VeCChieTTiProgetto acquaviva nella storia, Bradypus studio associato

    Uno sguardo superficiale al panorama storico e geografico circostante

    Il borgo ‘medievale’ di Acquaviva sorge nelle Marche meridionali, in Provincia di Ascoli Pice-no, su un’altura che domina la valle del Tronto e la costa adriatica, a una decina di chilometri di di-stanza dal mare. L’abitato è cresciuto sull’ultima propaggine di un crinale che si sviluppa, da ovest verso est, tra i torrenti Albula e Ragnola, frapposto tra i bacini del Tronto e del Tesino1. Come vedre-

    1 il corso dell’Albula si trova a nord e quello del ragnola a sud di Acquaviva Picena. Per una descrizione ulteriore si rimanda a CasCi CeCCaCCi 2007 («Groma 1»); NeroNi 2002 («Orizzonti»).

    mo, proprio la posizione di confine tra i territori di Ascoli e di Fermo, insieme alla sua vocazione al controllo del territorio, ne hanno determinato lo sviluppo storico.

    Il paesaggio circostante è caratterizzato da un’ampia distesa di colline dal profilo arrotonda-to, ricche di sorgenti e incise sui fianchi da ripidi torrenti, con vallecole profonde e incassate (fig. 1). La maggior parte di queste dorsali drena verso sud e rientra nel sistema di colline che delimita la me-dia e bassa valle del fiume Tronto a settentrione. Si tratta di un esteso complesso di alture che pren-de le mosse dall’interno appenninico, diminuendo gradualmente di quota, di pendenza e di antichità mano a mano che avanza verso l’area adriatica,

    l progetto Acquaviva nella Storia.I Il contesto topografico e la sintesi dei risultati

    Il castello oltre le mura.Ricerche archeologiche nel borgo e nel territorio di Acquaviva Picena (Ascoli Piceno)pp. 37-50

    Fig. 1. Il paesaggio collinare in cui sorge il borgo di acquaviva Picena

  • enrICO gIOrgI, erIka VeCChIettI

    24

    fungendo da spartiacque tra il bacino del Tronto e quello del Tesino ancora più a nord. Queste colline dal profilo dolce, coperte di vigne e ulivi, percorse da una fitta trama di strade di crinale e rese celebri dalle astrazioni di Tullio Pericoli2, rappresentano l’aspetto caratteristico e preponderante del paesag-gio agrario marchigiano dall’antichità ai giorni no-stri. L’azione dei mezzi meccanici – che modellano le superfici e permettono piantate disposte lungo la linea di pendenza, aumentando il colluvio che scivola verso valle – ha di certo addolcito questo paesaggio, che un tempo doveva essere più irre-golare, contenuto da muretti di terrazzamento, col-tivato con filari trasversali. Alcune testimonianze del precedente aspetto della campagna ascolana si possono trarre dalle vedute del pittore e archeologo Nazzareno Gabrielli3.

    Dalla sommità del mastio della Rocca di Acqua-viva, se si spinge lo sguardo all’interno risalendo il corso del fiume, si scorge l’alta valle del Tronto, che si è scavata la sua strada tra i fianchi ripidi dei Monti della Laga a sud e del massiccio dei Sibilli-ni a nord (dominato dalle cime dei monti Vettore, Sibilla e Priora), dove si congiungono l’Appennino umbro e quello marchigiano. Dietro la dorsale che separa il Tronto dal Vibrata, già in territorio abruz-zese, si trovano i Monti Gemelli (la Montagna dei Fiori e il Monte Piselli), mentre sullo sfondo si intravedono i massicci della Maiella e del Gran Sasso d’Italia. Lungo la valle, nel punto di raccor-do tra l’area montana e quella collinare, si apre il bacino di Ascoli, centro egemone dei piceni prima, città romana e medievale poi, da sempre baricentro dell’alta e media valle del Tronto4. Da qui lo sguar-do può discendere lungo le colline di cui abbiamo già parlato, più estese sulla riva destra e a ridosso del fiume su quella sinistra5. A nord, lungo la costa, si può riuscire a vedere il promontorio del Cone-ro che interrompe la cimosa costiera marchigiana

    2 silvia Ballestra, Le colline di fronte. un viaggio intorno alla vita di tullio Pericoli, Catalogo della mostra Sedendo e mirando , i pa-esaggi (1966 al 2009), Ascoli Piceno, Galleria d’Arte Contem-poranea (21 marzo-13 settembre 2009), Milano (rizzoli) 2011,

    3 Catalogo della mostra, 2011.

    4 GiorGi 2004; Id. 2005; GiorGi, luCeNtiNi 2007.

    5 lo scorrimento asimmetrico dell’asta fluviale, che in quest’ul-tima fase tende a erodere i terrazzi a ridosso dello spartiacque meridionale, è una caratteristica che il Tronto condivide con molti fiumi marchigiani (BisCi, Dramis 1991).

    con il suo profilo brusco a picco sul mare. Verso mezzogiorno, la valle del Tronto si apre, all’altezza della Sentina, con una foce ampia, un tempo palu-dosa e movimentata da cordoni costieri, oggi quasi del tutto urbanizzata. Qui, in posizione molto più vicina alla foce di quanto non sia l’odierna Martin-sicuro, sorgeva l’antico porto di Castrum Truenti-num6, che la tradizione vorrebbe di antica origine liburnica, e che fu dall’età romana sino all’inizio del Medioevo il punto di riferimento della porzio-ne di territorio che comprendeva anche l’area di Acquaviva7.

    Il fiume Tronto, dunque, con le sue dorsali di spartiacque e la sua foce, è l’elemento centrale del paesaggio. Il suo corso ha rappresentato un tratto di unione, ma a uno sguardo più approfondito esso configura anche una divisione tra le due sponde, specialmente nelle fasi storiche più antiche. Que-sto spiega, ad esempio, l’importanza dei punti di guado e la necessità di risalire in parte il corso con le imbarcazioni8. In questo senso sono particolar-mente interessanti le testimonianze archeologiche del sito di Casale Superiore, a Colli del Tronto nel-la media valle, che si sviluppa tra la fine dell’età del Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro (XIII-VIII a.C.), proprio in connessione con un guado. Con il fiorire della cultura picena, nella piena età del Ferro (in particolare nel VI sec. a.C.), emerge an-che sul piano archeologico l’importanza del po-polamento sui siti d’altura e Acquaviva fu proba-bilmente uno di questi9. La romanizzazione (III-II a.C.), successivamente, rivoluzionò il paesaggio truentino, come quello del resto della penisola. L’appoderamento di gran parte del fondovalle e poi

    6 in età antica si ritiene che il Tronto sfociasse alcuni chilo-metri più a sud nell’area significativamente denominata “Tronto Vecchio” (CampaGNoli-GiorGi 2004, pp. 42-54). importanti scavi archeologici sono stati condotti in località Case Feriozzi a Mar-tinsicuro, dove è presente un’occupazione che va dal iV sec. a.C. al Vii sec. d.C.. Per una sintesi su Castrum truentinum si vedano staffa 2000; Id. 2009.

    7 Come diremo meglio in seguito, Acquaviva Picena occupa una posizione marginale, di confine tra il bacino del Tronto e quello del Tesino; per questo motivo, le sue vicende si legano alternativamente a queste due aree.

    8 una delle più antiche testimonianze archeologiche di que-sta direttrice commerciale è data dalla presenza di ceramica micenea a Monsampolo, nella media valle del Tronto (GiorGi-luCeNtiNi 2007, p. 9).

    9 GiorGi, luCeNtiNi 2007, pp. 10-12; CasCi CeCCaCCi, NeroNi 2007, pp. 17-19; CiuCCarelli 2012.

  • Il progetto Acquaviva Picena nella storia. Il contesto topografico e la sintesi dei risultati

    25

    delle colline circostanti (III a.C.-I d.C.), oltre alla strutturazione del sistema itinerario della via Sala-ria (II a.C.-I d.C.), ridisegnarono il paesaggio, con-ferendogli un aspetto più regolare. In questo perio-do si consolidò anche il popolamento rurale, con casali, fattorie, insediamenti sparsi in parte simili a quelli di qualche decennio addietro i nostri tempi10. Uno scavo recente ha riportato in luce la necropoli di uno di questi insediamenti sviluppati lungo la via Salaria, nei pressi di Spinetoli11. Quindi la de-strutturazione del paesaggio antropizzato, il ritorno a forme più naturali e selvatiche, causata dalla di-minuzione del presidio antropico e dal peggiora-mento storico e ambientale di epoca tardoantica, pose le basi per la rinascita del paesaggio agrario. Questo nuovo cambiamento fu promosso dai centri monastici altomedievali e dai castelli medievali12. Proprio l’incastellamento, che caratterizzò la piena età medievale, portò nuovamente in primo piano il ruolo dei siti d’altura come Acquaviva Picena13. Un momento che viene spesso sottovalutato dagli archeologi, infine, è l’epoca del tardo Medioe-vo e del Rinascimento. Fu invece proprio questo il periodo nel quale si prese forma la fisionomia architettonica dei borghi e il paesaggio rurale cir-costante, nei modi che oggi apprezziamo e in gran parte tentiamo di conservare. In quel territorio tale rinascita si collega alle vicende delle contese terri-toriali tra i comuni di Ascoli e di Fermo, poi al do-minio dello Stato Pontificio, fino alla Rivoluzione Francese e al travagliato periodo del brigantaggio, che portò alla distruzione dell’Archivio Storico acquavivano (1799)14. A tal proposito, per il borgo di Acquaviva è certamente istruttivo il noto dise-gno di Luigi Ferdinando Marsili, conservato nella Biblioteca Universitaria di Bologna, che ci mostra un’ottima sintesi della consistenza materiale del borgo nell’anno 1708.

    10 CampaGNoli, GiorGi 2004.

    11 luCeNtiNi, miritello, pasqualiNi 2007.

    12 Ibid.

    13 CampaGNoli, GiorGi 2007.

    14 il crinale principale si ramifica ulteriormente verso est in due piccoli spartiacque tra i Fossi della Fornace e degli Zingari.

    Le terre acquavivane

    L’altura di Acquaviva si trova a ridosso del mare e si espande su una serie di dorsali minori perpen-dicolari alla costa15. A differenza del sistema di colline della media valle che drenano nel Tonto, le alture a ridosso del mare sono collegate ma si dispongono con un diverso orientamento. I corsi del Ragnola e dell’Albula, infatti, che delimitano il crinale principale a nord e a sud, sono presso-ché paralleli alla linea di foce del Tronto e hanno scavato i fianchi della collina, rendendoli piuttosto acclivi. Per questa ragione il sito risulta in posizio-ne dominante, naturalmente difeso, ma abbastanza accessibile (con un percorso di crinale che proceda da ovest verso est). In particolare l’abitato occu-pa due alture diverse, una maggiore a ovest (circa metri 360 s.l.m) e una lievemente più bassa a est. Una piccola sella divide i due colli. Sull’altura oc-cidentale, denominata ‘Terra Vecchia’, oggi sorge la Rocca; a est, sulla ‘Terra Nuova’, si trova il pre-sidio verso il mare; nel mezzo, la Torre dell’Oro-logio e la chiesa di San Nicolò delimitano la sella. Verso sud-ovest il crinale si ramifica e, tra il fosso degli Zingari e il fosso Ragnola, si incontra il colle di San Francesco e l’Abbadetta. A sud del poggio di Acquaviva si trova il monte Tinello, a nord la Contrada Paterno, con il brusco pendio collinare che degrada verso il torrente Albula.

    Il toponimo “Acquaviva”, infine, dipende forse dalla presenza di sorgenti o dal nome di una nobile famiglia locale16, che fu anche per un certo periodo proprietaria della Rocca. Sapere se dal primo derivi il secondo o viceversa è cosa ardua e forse inutile.

    Da questa breve descrizione geografica emerge come Acquaviva abbia da sempre rappresenta-to un’area privilegiata di insediamento. Per certi aspetti il suo territorio si presenta abbastanza con-cluso, anche se la sua comprensione non può pre-scindere da quella del contesto più ampio entro cui si pone. In questo senso la sua storia si collega a quella della genesi degli insediamenti protostorici

    15 A questo sito si aggiungono alcune segnalazioni di reperti della stessa epoca in località solagna ragnola. Per entrambi si vedano luCeNtiNi 1995, NeroNi 2002, p. 107, 111-112. l’inse-diamento di Monte Tinello parrebbe continuare sino all’età del Bronzo.

    16 Gli Acquaviva, duchi d’Atri, piccolo Comune nel teramano (vd. il contributo di s. de Cesare in questo volume).

  • enrICO gIOrgI, erIka VeCChIettI

    26

    nelle Marche meridionali e allo sviluppo della cul-tura picena. La conformazione del paesaggio ac-quavivano, così compatto intorno all’altura princi-pale, è adattissimo alle dinamiche del popolamento di quest’epoca, fatto di piccoli centri che control-lano aree abbastanza limitate. L’esclusione dalle grandi vie di transito e l’isolamento geografico del territorio spiegano forse il fatto che la romanizza-zione paia lasciare tracce più anonime, ma questo dipende certamente anche dalla persistenza dell’in-sediamento medievale, che si arrocca sull’altura e copre, con l’espansione di età quattro-cinquecente-sca, tutta la superficie del pianoro.

    L’archeologia acquavivana

    La presenza umana nel territorio di Acquaviva Picena è archeologicamente nota sin dalla Preisto-ria. Al Neolitico si riferisce, infatti, l’insediamento di Monte Tinello, che si data indicativamente alla seconda metà del IV millennio e si sviluppò su un rilievo a sud dell’abitato principale di Acquaviva17. Si tratta dei resti di un abitato, indagato dalla So-printendenza per i Beni Archeologici delle Marche, con fondi di capanna con tracce di intonaco e foco-lari, riferito al ‘cultura di Ripoli’18. Alla successiva età del Bronzo si riferisce un importante ripostiglio di asce rinvenuto in Contrada Fonte Paterno, ap-pena a nord di Acquaviva19. Con l’inizio dell’età del Ferro, in tutta l’area medio-adriatica si assiste all’emergere di raggruppamenti culturali omoge-nei, dove gli aspetti culturali originali maturano grazie al contatto con le altre culture italiche e con l’altra sponda adriatica (X-IX a.C.)20.

    Si giunge così al fiorire della civiltà picena, a cui è forse possibile riferire il primo abitato stabile sull’altura di Acquaviva. Questa ricostruzione, che non è suffragata da dati archeologici nella zona del paese (forse a causa della stessa continuità di occu-

    17 sivestriNi lavaGNoli 1993; silvestriNi, CarliNi 2005; ZamaGNi 2005. Vd. anche, anche per i rinvenimenti citati in seguito, il con-tributo di M. Cameli in questo volume.

    18 Altri rinvenimenti occasionali sono riferiti all’età del Bronzo (NeroNi 2002; CasCi CeCCaCi, NeroNi 2007).

    19 NeroNi 2002; CasCi CeCCaCi, NeroNi 2007.

    20 Per una panoramica dei rinvenimenti dell’età del Ferro nel territorio vd. BalDelli 1995.

    pazione del sito), si spiega per la presenza di alcuni sepolcreti disposti nelle zone circostanti (databili tra VIII e V a.C.). In alcuni casi, come per le tom-be del colle di San Francesco e le vicine strutture produttive del colle dell’Abbadetta (secc. VIII-VII a.C.), sembra che almeno per un certo lasso di tem-po la necropoli si associ a un suo contesto abitativo, diverso da quello egemone. Resta da capire se si tratti di un centro produttivo satellite, di un altro abitato minore che concorse alla genesi di quello principale, o addirittura di due veri e propri inse-diamenti distinti. Altro elemento che documenta la facies picena ad Acquaviva è il rinvenimento, nel 1848, di una stele, riconosciuta come sud-picena, in località Fonte Mercato; se si accetta l’interpretazio-ne del reperto come un’offerta votiva, il volto “pi-ceno” di Acquaviva si andrebbe a completare con la presenza, nel territorio, di un’area santuariale21.

    Il cambiamento del paesaggio, che abbiamo detto tipico della romanizzazione, non ha lascia-to tracce particolarmente significative in questo territorio22. Si segnala solo il rinvenimento di due epigrafi, quella dell’architetto Publio Buxu-rio Tracalo del municipio romano di Castrum Truentinum e quella del commerciante di porpora Caio Marcilio Eros, che fu magistrato municipale (quinqueviro)23. La vocazione agricola del territo-rio è testimoniata, poco lontano, dal rinvenimento di un insediamento rustico con vocazione produt-tiva nel territorio di Offida24.

    Sporadiche le notizie e i rinvenimenti archeolo-gici utili alla ricostruzione delle vicende del ter-ritorio successive all’età romana; possiamo però ipotizzare che la posizione estremamente favore-vole dal punto di vista strategico del territorio ac-quavivano sia stato, durante il burrascoso periodo successivo alla caduta dell’Impero Romano, parte della «situazione “di frontiera” degli insediamenti che gravitano intorno alla Salaria [...] interpretati come baluardo contro possibili e prevedibili attac-chi bizantini da est e da sud»25.

    21 Vd. il contributo di M. Cameli in questo volume, con bibl. prec.; sugli aspetti religiosi vd. CapDeville 2006. sul popolamento e le dinamiche insediative vd., da ultimo, BioCCo, silvestriNi 2009.

    22 NeroNi 2002; CasCi CeCCaCi, NeroNi 2007.

    23 Ibid.

    24 piGNoCChi 1998.

    25 profumo 2000, pp. 389-390, con bibl. prec.

  • Il progetto Acquaviva Picena nella storia. Il contesto topografico e la sintesi dei risultati

    27

    La nascita del castello nelle notizie storiche e nei documenti d’archivio

    Le notizie sulla nascita dell’insediamento forti-ficato di Acquaviva Picena, difficilmente indivi-duabili sul piano archeologico, sono invece conte-nute nei documenti scritti conservati negli archivi; da questo punto di vista, la perdita dell’Archivio Storico di Acquaviva Picena, incendiato durante i moti antifrancesi del 1799, risulta di indubbio dan-no. Cionondimeno, preziose notizie riguardanti le vicende del castello di Acquaviva sono presenti nell’Archivio di Stato di Ascoli, nell’Archivio di Stato di Fermo, e nell’Archivio Storico Comuna-le di Ripatransone, centri limitrofi direttamente coinvolti nella storia del territorio in esame. Non minore importanza ha avuto, dato il peso politico dei centri di potere religioso nell’Italia dell’alto Medioevo, l’analisi dei documenti dell’Abbazia imperiale di Santa Maria di Farfa, i cui possedi-menti comprendevano ampie porzioni del territo-rio ascolano26.

    Gabriele Nepi27, storico acquavivano, ritiene che il primo riferimento al toponimo “Aquaviva”, rife-rito all’insediamento a cui, dopo l’Unità d’Italia, verrà affiancata la specifica di “Picena”, risalga all’anno 947, come attestato nel Chronicon Far-fense. Di diversa opinione, in anni relativamente recenti, Lucio Tomei28, il quale ritiene troppo de-bole l’identificazione del castello di Acquaviva Picena col toponimo “Aquaviva”, diffuso in area marchigiana e genericamente riconducibile a un territorio ricco di acque. Il castello d Acquaviva, secondo quest’ultima ipotesi, mai entrato tra i pos-sessi farfensi, sarebbe sorto a seguito del graduale processo d’incastellamento che interessò, tra X e XI secolo, le Marche meridionali, risultato di un quadro politico caratterizzato da una debole pre-senza dei poteri pubblici e di un progressivo ruolo di marginalità della marca fermana29.

    26 Vd. il contributo di s. de Cesare in questo volume. sull’uti-lizzo “critico” delle fonti farfensi per la ricerca topografica vd. maNCiNelli 2006.

    27 Nepi 1982. Tale ipotesi è stata confermata, più recentemen-te, da Tiziana Marozzi (maroZZi 1998).

    28 tomei 1998.

    29 BerNaCChia 2006, p. 343.

    Le vicende tacciono fino a un altro momento si-gnificativo: la cessi