Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

1631
Letteratura italiana Einaudi Istoria del Concilio Tridentino di Paolo Sarpi

Transcript of Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Page 1: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Letteratura italiana Einaudi

Istoria del Concilio

Tridentino

di Paolo Sarpi

Page 2: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Letteratura italiana Einaudi

Edizione di riferimento:Istoria del Concilio Tridentino seguita dalla «Vitadel padre Paolo» di Fulgenzio Micanzio, 2 voll., a cura di Corrado Vivanti, Einaudi, Torino 1974

Page 3: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Libro primo [1500 - agosto 1544]

Disegno dell’autore 1Uso de’ concili antichi 2Prima occasione del Tridentino 4Nel tempo di Leone X 5Le indulgenze contese da Lutero 8Lutero è citato a Roma 11Il papa sostenta le indulgenze per una bolla 13Per le medesime cagioni nasconoturbamenti in svizzeri.Giudicii del mondo sopra questi accidenti 14Condannazione di Lutero a Roma 16Bolla di Leone 17Giudicii degli uomini sopra detta bolla 20In Lovanio e Colonia sono arsi i libridi Lutero ed egli arde le decretali 21Lutero comparisce in Vormazia in dieta imperiale. Cesare proscrive Lutero 22Parigi oppugna Lutero, e similmente Arrigo re d’Inghilterra 26Il moto de’ svizzeri continua. Il senato di Zurigo vi provede per via di conferenza 27Il concilio viene desiderato a diversi fini e con differenti rispetti 29Il papa in queste ambiguità si muore e gli succede Adriano VI 32Adriano VI pensa a’ rimedii alle novità, cominciando per una leggera riforma in Roma 33

Sommario

Letteratura italiana Einaudi

Page 4: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ivLetteratura italiana Einaudi

Il papa è dissuaso dalla riforma dal cardinal Gaetano 35Adriano, perplesso, è raffermato dal cardinal Soderini 36Adriano manda il vescovo di Fabriano in una dieta in Norimberga 39Questo noncio presenta la sua instruzione in dieta 41La dieta risponde a’ capi della proposta del noncio 43Poco gusto d’esso noncio 45I prencipi secolari formano lo scritto de’ Cento gravami 47Clemente VII, eletto papa, prende via diversa da quella di Adriano 50Il cardinale legato sfugge con dissimulazioni e promesse 52Il cardinale legato tenta d’appagar la dieta con una leggera riforma 54Biasima Cesare la dieta 57Il proposito della dieta è sospeso per li turbamenti 58È richiesto un concilio nazionale da’ tedeschi 59Clemente, ingelosito contra Cesare, fa lega col re di Francia et altri 61Il papa per forza dà qualche assentimento al concilio 64Cesare risponde con gravi querele et imputazioni 65

Sommario

Page 5: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

vLetteratura italiana Einaudi

Cesare conferma le stesse cose per lettere al collegio de’ cardinali reiterando la domanda d’un concilio 67Invasione de’ Colonnesi 69Il papa è assalito da’ cesariani e Roma è presa e saccheggiata 72Cesare finge dolore e tratta accordo col pontefice 74In questi turbamenti la religione s’altera in svizzeri e luoghi vicini 76Il papa entra in trattato con Cesare 78Nella dieta di Spira i catolici procacciano metter dissensione e diffidenza nella parte avversa; poi si fa decreto d’accomodamento 80Il decreto è contraddetto da molti prencipi insieme con molte città, che prendono nome di protestanti 81Origine delle differenze sacramentali tra Lutero e Zuinglio 82Il papa e Cesare si trovano insieme in Bologna 83Cesare intima una dieta in Augusta 88I protestanti presentano alla dieta la loro confessione 91Cesare, seguendo il parer del legato, fa rifiutar detta confessione 94Il papa, mal soddisfatto di Cesare, per la riputazione simula desiderar il concilio 97I protestanti richiedono daddovero il concilio 99

Sommario

Page 6: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

viLetteratura italiana Einaudi

In svizzeri crescono i turbamenti. Zuinglio è morto in battaglia 101Cesare conosce la necessità del concilio e lo richiede a Clemente 102Cesare concede libertà a’ protestanti fin al concilio 106Cesare e ’l papa s’abboccano di nuovo a Bologna 109Le proposte intorno al concilio sono rifiutate da’ protestanti in Smalcalda 111Il papa, sdegnato contra Cesare per questa instanza del concilio, si collega col re di Francia 114L’Inghilterra si separa dalla Chiesa romana per cagione del divorzio di Enrico VIII 116Cesare si querela col papa del suo obliquo procedere nel fatto del concilio 120È fatto capitolo in conclave intorno alla convocazione del concilio 122Paolo III spedisce ogni suoi noncii a’ prencipi intorno alla convocazione del concilio 125Il Vergerio tratta co’ protestanti e con Lutero stesso 127Il convento de’ protestanti rifiuta tutti i partiti del papa 132Il Vergerio riferisce il papa non esservi altra via che le armi et è mandato per persuadere ad esse Cesare 133Cesare finge approvare, ma in prima richiede concilio 134

Sommario

Page 7: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

viiLetteratura italiana Einaudi

È publicata infine la bolla con l’intimazione a Mantova 135I protestanti non se ne contentano 137Il duca di Mantova propuone condizioni per accettare il concilio nella sua città. Il concilio è sospeso 140Il papa, stimolato da’ rimproveri, ritorna alla riforma della sua corte 143Il papa intima il concilio in Vicenza 146Il papa fulmina la scomunica contra il re d’Inghilterra 148In Germania è proposto in dieta a Francfort un modo di amichevole composizione,contradetto dal papa 151Il papa, perplesso nel negozio del concilio, lo sospende a suo beneplacito 154Cesare consulta di pacificare le cose della religione per via di conferenza, ma ne è dissuaso dal legato Farnese 156Cesare intima una dieta in Aganoa, dove è concluso che si farà conferenza in Vormazia 158Il papa manda noncio in dieta il Vergerio e la fa rompere per sua arte appresso Cesare 160Cesare intima dieta in Ratisbona, e vi si trova in persona. Il papa vi manda il cardinal Contarini 162Cesare fa presentar un libro di concordia, del quale alcuni articoli sono approvati 164

Sommario

Page 8: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

viiiLetteratura italiana Einaudi

Cesare propuone che si ricevano gli articoli concordati fin al concilio 166Il Contarini vuole ch’el tutto si rimetta al papa e contradice ad ogni concilio nazionale 168Cesare abboccatosi col papa, convengono di tenere il concilio a Vicenza, poi in Trento 173Guerra tra Cesare e ’l re di Francia 176Il papa cerca di pacificargli, et invia suoi legati a Trento 178Il convento tridentino si dilegua, e ’l papa s’abbocca con Cesare a Busseto per fini privati 180Cesare si collega con Inghilterra, e ’l papa con Francia 181

Libro secondo [settembre 1544 - marzo 1547]

La pace fatta tra Cesare e ’l re di Francia dà occasione di ritornare a trattar del concilio 187Il papa deputa i legati al concilio 190I due legati giongono in Trento; giongono anco l’ambasciator cesareo e gli ambasciatori del re de’ Romani 193I protestanti rifiutano il concilio tridentino 196I legati in Trento chiedono avviso al papa intorno all’aprire il concilio 198Il papa si risolve a far aprire il concilio 200

Sommario

Page 9: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ixLetteratura italiana Einaudi

Il vicerè di Napoli ordina a’ vescovi del regno di nominare quattro procuratori in nome comune di tutti pel concilio.Il papa rimedia per una bolla generale che divieta le procurazioni in concilio 202Si tiene congregazione per cose preparatorie 204Persecuzione in Provenza 205Cesare gionge in dieta, e ’l Farnese legato preme al concilio contra le opposizioni de’ protestanti 206Farnese tratta dell’infeudazione di Parma e Piacenza per li suoi 209I procuratori del Mogontino gionti in Trento 210I prelati in Trento s’annoiano e si turbano 212Cesare cita l’elettor di Colonia, il che è biasimato a Trento e viepiù dal papa 214Cesare tenta di far condiscendere i protestanti a sottomettersi al concilio 216Il papa si risolve alla traslazione, e dà l’investitura di Parma e Piacenza al suo figlio naturale 220Il papa si risolve d’aprire il concilio 222Si fa l’apertura del concilio con preghiere e ceremonie 224Sommario del sermone del Bitonto et i giudizii del mondo 227I legati chiedono avviso a Roma intorno a molte cose 229

Sommario

Page 10: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xLetteratura italiana Einaudi

Discorso delle diverse maniere di concilii e vario procedere in essi 233Prelati del concilio esenti delle decime 237Il concilio di Laterano proposto ad imitare a Trento. Contesa sopra ’l titolo 238Seconda sessione e decreto d’essa 241Nella congregazione seguente si tratta di nuovo del titolo del concilio 243I cesarei vogliono che si venga al trattato della riforma, altri a’ dogmi 246È risoluto di trattar d’ambedue 249Si tratta del sigillo e dell’ordine de’ dogmi. Artificio de’ legati per poter aspettar da Roma la risposta 251Si fa sessione col recitar il simbolo 254In Germania s’allarga la riforma nuova. Muore Lutero 256Il papa scrive a’ legati e consente che s’entri in materia. È preso a soggetto la Sacra Scrittura 258Diverse openioni sopra ’l canone de’ libri sacri 263Il canone de’ libri sacri stabilito, e si tratta della traslazione latina 267Senso et interpretazione della Scrittura 272L’edizione volgata approvata in congregazione 275Abusi a riformare intorno alla Scrittura 277Quarta sessione e suo decreto 279Giudicii intorno ai decreti della detta sessione 282

Sommario

Page 11: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xiLetteratura italiana Einaudi

Il papa invita gli svizzeri al concilio; scomunica l’elettor di Colonia e lo depone 284Nella congregazione si tratta della materia della seguente sessione. Il papa ordina che si tratti del peccato originale. 286Contese tra i vescovi et i frati per le lezzioni e le prediche 292I legati, volendo proporre l’articolo del peccato originale, sono contraddetti da’ cesarei; ma indarno, e tornano gli articoli de’ luterani da essaminarsi 297Il Catarino propugna una sua openione del peccato originale, contraddetta dal SotoI padri, dopo queste censure, travagliano aformar il decreto 309Contese de’ frati francescani e domenicani per la concezzione della beata Vergine. Origine e progresso di questa dottrina 312In dieta si tenta di comporre le differenze, ma indarno 316In Trento si fa la quinta sessione, del peccato originale e per la riforma delle lezzioni e delle prediche 318Lettere del re di Francia et orazione del suo ambasciatore 321Giudicii sopra la quinta sessione 323Conclusione della lega di Cesare e del papa contra i protestanti 326In congregazione è proposta la materia della grazia divina 328

Sommario

Page 12: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xiiLetteratura italiana Einaudi

Altra congregazione per materia di riforma: propone la residenza 330Dispareri intorno all’essamine della grazia 332Articoli de’ protestanti non bene intesi per lor novità 335Fede giustificante: openione del Soto, contraddetta dal Catarino 336Diversità intorno alle preparazioni, alla grazia, alla voce giustificare, all’imputazione della giustizia di Cristo 343Giubileo in Roma per la guerra contra i protestanti 347Cesare vuole che sossista il concilio 349La mossa d’armi turba il concilio 351In Trento si passa il tempo in dispute 354Sono formati gli articoli de’ luterani sopra il libero arbitrio 360Sono estratti articoli da’ libri de’ zuinglianisulla predestinazione 365Si formano gli anatematismi, e sono fatti sì larghi che servono solo a condannar i luterani, e non a decidere le dispute de’ catolici 371In materia di riforma vanamente si propone l’articolo della qualità de’ prelati; la residenza eccita contese: discorso dell’origine di questa materia 375Discorso dell’antico governo della Chiesa e dell’introduzzion delle dispense 381

Sommario

Page 13: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xiiiLetteratura italiana Einaudi

Il papa, sdegnato contra Cesare, richiama il suo nepote legato. Cesare si rende padrone della Germania 383Sesta sessione: decreti intorno alla giustificazione 386Decreto della residenza 392Giudicii sopra questi decreti 394Discorso del poco consenso e risoluzione che era in concilio in materia di dogmi 398Congregazione per istabilir la materia della seguente sessione. Si risolve di trattar de’ sacramenti, e, per riforma, degli abusi intorno al ministero d’essi e di alcuni capi della residenza 400Articoli estratti da’ protestanti 404nel capo de’ sacramenti Contrasto tra’ domenicani e’ francescani 412Dottrina del vescovo di Minori intorno a’ sacramenti 418Intorno alla materia del battesmo 421È formato il decreto della riforma degli abusi nel ministerio de’ sacramenti 425Difficoltà della gratuità del sacramento 427Si formano i canoni de’ sacramenti 431Nella congregazione della riforma si rimettono su le qualità de’ vescovi rispetto alla residenza 433Discorso dell’origine, progresso e pretesti degli abusi riguardo a’ benefici 434

Sommario

Page 14: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xivLetteratura italiana Einaudi

Consulta de’ rimedii a’ detti abusi 438I prelati spagnuoli formano una censura sopra gli articoli della riforma, di che i legati offesi scrivono a Roma 443Il papa fortifica la parte sua in concilio con mandarvi vescovi italiani, e fa consultar le censure degli spagnuoli 446Il papa, temendo del concilio, si risolve a trasferirlo in Bologna 449L’arcivescovo di Colonia deposto da Cesare. Il re d’Inghilterra muore 452Diversità di parere fra’ legati, e difficoltà in concilio sopra le dispense, la residenza e la reforma de’ cardinali 453Si celebra la settima sessione: canoni de’ sacramenti in generale e del battesmo in particolare e della confermazione 458Decreto della riforma 461Commandamento del papa di trasferire il concilio; i legati ne trovano una speziosa ragione per tema di contagio 463La translazione è prontamente eseguita, ma non da’ cesarei 467

Libro terzo [aprile 1547 - aprile 1551]

Proposito dell’autore 470Trattenimento delle due raunanze di Trento e Bologna. Prima sessione di Bologna 470

Sommario

Page 15: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xvLetteratura italiana Einaudi

Cesare rompe il Sassone, e ’l lantgravio s’arrende 472Sedizione a Napoli per l’Inquisizione introdotta 474Seconda sessione di Bologna con nuova dilazione 475Il papa in Francia è soddisfatto. In dieta Cesare dispuone la Germania a sottoporsi al concilio 475Pietro Aloisio, figlio del papa, è ucciso, onde s’interrompono tutte le azzioni conciliari in Bologna 477I prelati alemanni richiedono al papa di rimettere il concilio a Trento 478Il papa preme Cesare di approvar la traslazione; Cesare insta al ritorno in Trento 480Il papa scrive a’ prelati di Bologna, i quali mantengono la traslazione 483Cesare ordina che si faccia la protesta prima a Bologna, poi a Roma 487Il pontefice tenta sfuggire la protesta 493Il papa preme la restituzione di Piacenza occupata da’ cesarei 501Cesare fa, a dispetto del papa, formare lo scritto dell’Interim 502L’Interim giudicato dal papa atto a’ suoi dissegni 506Cesare fa publicar una riforma 509I prelati germani richieggono l’assistenza de’ ministri pontificii. Il papa invia noncii con una bolla 511

Sommario

Page 16: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xviLetteratura italiana Einaudi

Cesare procaccia l’introduzzione del suo Interim, e vi trova grandi intoppi 514Turbolenze e mutazione di religione in Inghilterra 516Gli ordini ecclesiastici di Cesare eseguiti variamente 516Il re di Francia persegue i riformati 519Morte di papa Paolo III. Il conclave, diviso in fazzioni, dopo tre mesi elegge Giulio III 520Il papa rinuova il trattato di rimetter il concilio in Trento. Umori naturali e politici del papa 522Cesare stabilisce l’Inquisizione ne’ Paesi Bassi 524Il papa consulta il ritorno del concilio in Trento 525Il papa dà parte a Francia e a Cesare della sua risoluzione 530Cesare in dieta s’adopera ch’al concilio si sottometta la Germania 534Il papa manda la bolla della convocazione in dieta 535Elezzione de’ presidenti del concilio 542Nuovi intrighi fra ’l papa, Cesare e Francia per Parma 543

Sommario

Page 17: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xviiLetteratura italiana Einaudi

Libro quarto [maggio 1551 - agosto 1552]

Prima sessione della seconda ridozzione del concilio in Trento 545Il re di Francia tratta col papa pel fatto di Parma, e ’l papa minaccia 546Il re fa vista di voler tenere un concilio nazionale, onde il papa si rammodera 547I protestanti germani si preparano per andar al concilio, dal quale chieggono salvocondotto 549Tre ambasciatori di Cesare al concilio e ’l lor mandato 550Seconda sessione. Decreto di dilazione 552Amiot si presenta pel re di Francia. Dopo longa contesa con gli spagnuoli, le lettere del re sono lette 554Il re publica un manifesto contra ’l papa e fa un editto contra i luterani 559Congregazione a Trento, dove sono proposti gli articoli dell’eucaristia 561Censure de’ detti articoli 564Si raccolgono gli anatematismi, ed è risoluto di aggiungere i capi di dottrina 567Gli ambasciatori cesarei s’interpongono appo i presidenti per richieder salvocondotto del concilio e far soprassedere il trattar le materie 568In concilio nasce una contenzione sopra la presenza di Cristo nell’eucaristia fra domenicani e francescani 571

Sommario

Page 18: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xviiiLetteratura italiana Einaudi

Canoni contra gli abusi nella materia de’ sacramenti 573Trattasi di riforma della giurisdizione episcopale della quale la vera origine e gli abusi sopragiunti sono descritti 574In Trento vi sono riconosciuti alcuni difetti, a’ quali si applicano leggieri rimedii 581I prelati germani richiedono riforma nelle degradazioni 585Si conchiude in congregazione il salvocondotto e la dilazione di certi capi della dottrina dell’eucaristia 587Terza sessione e ’l suo decreto 589Decreto di riforma intorno alla giurisdizzion episcopale 593Tenor del salvocondotto. Gli ambasciatori di Brandeburg 594Giudicii sopra i decreti sudetti 597Congregazione generale: ordina di formare articoli della penitenza, dell’estrema onzione e della riforma 599Gli articoli sono discussi d’una nuova maniera 601Tenor del decreto formato sopra la penitenza 602Anatematismi 606Gli anatematismi sono contesi da’ teologi di Lovanio e di Colonia e da’ francescani 607Trattazione dell’estrema onzione; suoi capitoli et anatematismi 610

Sommario

Page 19: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xixLetteratura italiana Einaudi

Articoli e decreti di riforma sopra la giurisdizzione episcopale 612Ambasciata di Vittemberga al concilio. Cesare viene a Ispruc 618Quarta sessione. Giudicii sopra i decreti d’essa 621In congregazione si ordina di trattar della messa e del calice. Difficoltà sopra le proposte de’ vittembergici 625Argentina et altre città mandano al concilio. Massimiliano, passando per Trento, ode le querele de’ protestanti 628Il papa crea molti cardinali. In congregazione si ordina di trattar del sacramento dell’ordine 629Rumori di guerra a Trento. Ambasciatori del Sassone, e difficoltà nella lor recezzione 631Quinta sessione. I presidenti dispongono le cose a una breve conclusione del concilio 643Nuove querele de’ protestanti pel salvocondotto 647Congregazione per trattar del matrimonio. Lamenti de’ protestanti della precipitazione del concilio 648Assassinamento del cardinal Martinuccio, di che il processo è sepolto e l’atto resta impunito 649Sermone in Trento d’ombra a’ protestanti. Rumori di guerra 651Il concilio si rompe per la mossa d’armi di Maurizio di Sassonia, e ’l papa lo sospende 653Decreto dell’ultima sessione, censurato a Roma 655

Sommario

Page 20: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxLetteratura italiana Einaudi

Maurizio tratta con Cesare e lo sforza con l’arme all’accordo di religione e della libertà di Germania 658

Libro quinto [settembre 1552 - dicembre 1561]

Il pontefice, per prevenire ogni nuovo proposito di concilio, imprende una vana riforma a Roma, e ’l concilio resta sospeso per dieci anni 662Rifiuto di Ferdinando e di Massimiliano a consentire alla successione di Filippo all’Imperio 663Vana pompa di ubedienza renduta al papa da un patriarca d’Oriente 664Il re Edoardo muore in Inghilterra; a cui succede Maria; le leggi di Edoardo in fatto di religione annullate; Maria sceglie Filippo di Spagna 666Maria ristabilisce la dottrina, il rito e ’l dominio romano 669I riformati perseguiti anche in Francia; Serveto arso in Geneva; re Ferdinando fa un editto contro a’ protestanti 672Dieta in Augusta per comporre la religione 674Giulio III muore, et è eletto Marcello II, il quale vuole concilio e riforma 676Nuovo conclave, il qual crea papa Paolo IV 679La dieta d’Augusta, dopo molte contese, fa il decreto della pace di religione 682

Sommario

Page 21: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxiLetteratura italiana Einaudi

Altiera natura di Paolo IV. Crea nuovi cardinali 685I popoli d’Austria chieggono libertà di religione. Ferdinando consente loro l’uso del calice, come fa anco il Bavaro a’ suoi 689Il papa imprende una riforma, ma non vuol concilio se non a Roma 691Nuovi disgusti del papa e di Cesare per li Colonnesi. Il papa si prepara alla guerra 698Il duca d’Alva apre la guerra 700Carlo V si riduce in monasterio 701Il duca di Ghisa passa in Italia a favor del papa, il quale incarcera il Morone, dipuone il Polo e lo cita 702Accordo tra il papa e spagnuoli 704Movimenti per la religione in Francia 705Colloquio in Germania 707Il papa dipuone i suoi scelerati nipoti 708Il papa non concede a Ferdinando la successione all’Imperio 710Accidente de’ riformati in Francia. Maria muore in Inghilterra e li succede Elizabetta 712Pace di religione confermata in Germania. Il papa afflitto per la pace di Cambrai, per la quale il concilio era di nuovo procurato 714Mercuriale in Francia contro a’ riformati, i quali non lasciano di dar regula al loro governo ecclesiastico 718

Sommario

Page 22: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxiiLetteratura italiana Einaudi

Il re de’ francesi muore, con dispiacer del papa, il quale tosto lo segue. Tumulto popolare in Roma contra i Caraffa 721Filippo in Spagna procede con ogni rigore contra i luterani, et in Francia il Borgo è arso per la medesima causa 723Pio IV, eletto papa, si pacifica con Ferdinando, e pensa al concilio 726Il duca di Savoia chiede permissione d’una conferenza di religione 729Congiura di religione e di Stato in Francia. Il consiglio regio pensa a un concilio nazionale 731Il papa propuone il concilio generale e per ciò manda noncio in Francia 735Il papa dichiara la sua risoluzione agli ambasciatori 741La religione riformata fa progressi 745Assemblea in Francia pel fatto della religione 747Il papa, temendo il concilio nazionale, propuone agli ambasciatori il generale, e si risolve a convocarlo 750Il papa publica la bolla 755Confusioni in Francia. Morte del re Francesco. Stati tenuti in Orliens 758I prencipi protestanti cercano di concordare insieme, ma invano. Risolvono intorno al concilio 762Il re di Francia vuole la bolla riformata 767La bolla non piace in Spagna 769

Sommario

Page 23: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxiiiLetteratura italiana Einaudi

Il papa deputa legati al concilio 772Trattato del duca di Savoia co’ suoi sudditi valdesi 775Assemblea di prelati in Francia 776I riformati in Francia s’accrescono; onde si fa l’editto di luglio moderato, ed è assegnata assemblea a Poisí 778Il papa rimette le sue speranze nel concilio 782Colloquio in Poisí 784I prelati rimasi a Poisí trattano del calice, e ne è fatta domanda al papa, il quale di suo moto l’approva, ma rimette la deliberazione al concistoro 796Il papa conclude alla negativa, rimettendo il tutto al concilio 800Il papa preme l’apertura del concilio 802Il papa prefigge giorno all’apertura del concilio 807

Libro sesto [1° gennaio - 17 settembre 1562]

Congregazione in Trento preparatoria al concilio. Difficoltà per le precedenze 809Nel decreto per la sessione è inserto cautamente che i soli presidenti propongano. Prima sessione 811Progressi de’ riformati in Francia. Assemblea in San Germano, onde esce l’editto di gennaro 814

Sommario

Page 24: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxivLetteratura italiana Einaudi

Congregazione in Trento. Libri proibiti 816Perdono generale e salvocondotto 823Arrivano a Trento il legato Altemps, gl’ambasciatori di Cesare e quel di Portogallo 825Il papa ha sdegno contra i francesi ed ombra con gli spagnuoli 829Seconda sessione: decreto sopra i libri dannati 832Risposta del papa a’ legati, per la quale si tiene congregazione per le sicurità e salvicondotti 834Gli ambasciatori cesarei sollecitano la riforma, della quale i legati propongono dodici articoli 837Ricezzione dell’ambasciator spagnuolo, del fiorentino, degli svizzeri, e di quei del clero d’Ongheria 839Si tratta della residenza, con molta passione e diversità 841Esame del secondo articolo delle promozioni a titolo di patrimonio 848Pagamenti, prezzi e simonia nella collazion de’ beneficii 852Prebende e distribuzioni nelle chiese collegiate 857Disparer tra il numero de’ voti della residenza 859Divisione delle parocchie 862Unione delle chiese 864Curati ignoranti o viziosi 865Chiese date in commenda 865

Sommario

Page 25: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxvLetteratura italiana Einaudi

Abusi de’ questuanti 867Il papa in sospetto per le cose di Trento 868Costernazione in corte di Roma. Querela contra i legati 870Consulta a Roma. Il papa risponde a’ legati e propuone qualche riforma 872In congregazione si rinuova l’instanza della residenza 875Difficoltà sopra la continuazione del concilio 876Terza sessione. Partita dell’ambasciator spagnuolo, arrivo de’ francesi 877Intrighi tra Roma e Trento 878Gli ambasciatori francesi si presentano in congregazione. Orazione di Pibrac 881Si rimette su la residenza e la riforma 883Quarta sessione, dove è risposto a Pibrac. Decreti di prolongazione 886In congregazione sono proposti articoli della communione del calice 887Gli ambasciatori cesarei propongono capi di riforma 890La mala intelligenza con Trento e le diffidenze del papa l’inducono ad armarsi 893Il papa si querela degli ambasciatori de’ prencipi e de’ suoi legati 895In Trento si esamina la communione del calice 900Esamine della communione de’ fanciulli 910Dispute de’ prelati su ’l formar il decreto 911

Sommario

Page 26: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxviLetteratura italiana Einaudi

Ricezzione et orazione dell’ambasciator bavaro 913Scritto degl’imperiali per la concessione del calice 915I francesi favoriscono la dimanda del calice 919Rimostranze de’ francesi neglette.Discorso del vescovo di Filadelfia per aspettar i tedeschi 920Ordinazioni gratuite, ordinazioni a titolo, divisione delle parocchie e riformazione del papa 922Proposta di regolar i discorsi nel concilio 924Difficoltà sopra la sessione e sopra ’l decreto 925Quinta sessione: decreto della communione del calice, e de’ fanciulli 929Decreto di riforma 932Giudicii di questa sessione 933Riconciliazione de’ legati. Lettera del re di Spagna sopra la continuazione e la residenza 935Congregazione per la materia et ordine della seguente sessione 937Disgusti de’ francesi in concilio 940Allegrezza del papa per la sessione 941L’ordine del trattar è violato da due gesuiti 942Nell’esamine degli articoli è provato che la messa è sacrificio, ma con gran diversità di pareri 943Medesime difficoltà fra i prelati 952Disputa sopra la minuta del decreto 953Si risveglia il punto della residenza 954

Sommario

Page 27: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxviiLetteratura italiana Einaudi

Il papa avoca la residenza a sé 956I francesi chieggono dilazione 957Pareri de’ prelati sul sacrificio. Richiesta degli spagnuoli contra l’abuso de’ conclavisti 960Diversità di pareri sopra ’l sacrificio di Cristo nella cena 962Arrenga del Cinquechiese per il calice 964I francesi dimandano di nuovo dilazione 966Discorso della durata del concilio 968Dispareri sopra la concessione del calice 969I legati si risolvono di rimettere il negozio del calice al papa 983Articoli di riforma proposti 984Difficoltà sopra la tenuta della sessione 986Gli ambasciatori de’ prencipi tengono raunanza per formar querele e chieder seria riforma 988Sesta sessione: decreto della messa 992Decreto della riforma 996Decreto del rimetter la concessione del calice al papa 998Giudicii sopra questa sessione 1101Il papa, allegro della sessione, provede agli incontri per l’avvenire 1006

Sommario

Page 28: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxviiiLetteratura italiana Einaudi

Libro settimo [18 settembre 1562 - 15 maggio 1563]

Discorso dell’autore sull’ordine del suo dissegno 1009Gli ambasciatori francesi e cesarei dimandan riforma 1010Articoli dell’ordine proposti 1014L’ambasciator cesareo insta per la riforma, secondato dagli spagnuoli 1017Esamine del terzo articolo della ierarchia ecclesiastica 1020Alcuni articoli trattati sommariamente 1024Quinto articolo, intorno allo spirito dato et al carattere 1025Sesto articolo, intorno all’onzione et altre ceremonie 1027Pensieri de’ prelati intorno alla riforma 1028Il pontefice rifiuta a’ francesi la dilazione della sessione 1029Sul settimo articolo della superiorità de’ vescovi a’ preti vi sono gran dispareri 1031I legati perplessi scrivono al papa 1038Il papa adombrato per li dissegni di Lorena 1039L’abbate di Manda è mandato dal re di Francia al papa 1042Risulto della congregazione di Roma sopra le difficoltà di Trento 1043La proposta del vescovato di ragion divina, contradetta da’ legati, genera contesa 1045

Sommario

Page 29: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxixLetteratura italiana Einaudi

Orazione del Lainez, che tutta la potestà è del papa et i vescovi l’hanno da lui 1056Diversi giudicii sul detto discorso 1062Lettere di Cesare a’ legati et arrenga del suo ambasciatore richiedendo riforma 1066Recezzione dell’ambasciator polacco. Perplessità de’ ponteficii per la venuta in concilio del Lorena 1067Si fanno provisioni per raffrenar il concilio 1069Il Pescara indarno tenta di dissuadere gli spagnuoli 1072Si rimette su la residenza e si travaglia a farne decreto 1074Si viene all’instituzione de’ vescovi e v’è gran contesa 1078Lorena giunge in Trento 1079I legati prendono sospetto di Lorena 1083Lorena in congregazione 1087Lorena offende con le sue adunanze domestiche, ma a spagnuoli e francesi è fatta spia 1093Sessione differita 1096Contesa di precedenza tra Francia e Spagna. Nuova rissa de ponteficii con gli spagnuoli 1098Si rimette in campo l’instituzione de’ vescovi 1101Dissegno degli spagnuoli e de’ francesi 1105I legati offendono Lorena 1107L’avviso della morte del re di Navarra fa mutar pensieri a Lorena 1108Trattato del Condé co’ tedeschi, i quali rifiutano il concilio 1109

Sommario

Page 30: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxLetteratura italiana Einaudi

Capitolo della residenza pubblicato. Articoli di riforma proposti 1112Varii pareri sopra la residenza 1114Il papa definisce due capi dell’instituzionedella residenza 1117Avviso della battaglia di Dreux 1119Sospetti del papa contra Cesare, e suoi provedimenti 1124Articoli di riforma de’ francesi 1125Il papa crea nuovi cardinali, e forma de’ canoni dell’instituzione de’ vescovi e della podestà del papa 1132Il papa si sdegna per gli articoli de’ francesi e manda le censure d’essi a Trento 1134I canoni del papa non sono ricevuti da’ spagnuoli, né da’ francesi, et eccitano gravi turbamenti 1137L’ambasciator di Savoia fa rimetter su le congregazioni 1143Articoli del matrimonio proposti e contesa di precedenza composta 1147Renes giunge a Trento per menar Lorena a Cesare, onde nascono sospetti 1148Esamine degli articoli del matrimonio 1150Lettera del re di Francia, che chiede riforma. Lorena va a Cesare 1152Esamine e condanne del primo articolo del matrimonio. Diversi pareri intorno al secondo 1156Esamine del terzo articolo de’ divorzii 1160

Sommario

Page 31: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxiLetteratura italiana Einaudi

Esamine del quarto articolo della poligamia 1161Comendone ritorna da Cesare senza effetto. Disegni di Cesare intorno al concilio 1163Roma dà ordine che gli articoli de’ francesi non siano proposti in concilio 1166Contrarietà nelle dispense papali 1169Ritorno di Lorena e sospetti del suo negoziato con Cesare 1171Morte di Mantova, ed intenzioni degli altri legati 1173Esamine e condanna del quinto e sesto articolo del celibato, che rimette su le dispense 1175Il papa crea improvviso due altri legati. Il duca di Ghisa è ucciso in Francia 1179Lettere di Cesare per lo progresso et emandazione del concilio 1181Il papa, offeso, risponde risentitamente 1183I cesarei vogliono richiedere il calice. Residenza rimessa in campo 1188Morte del legato Seripando. Lettere del re di Spagna 1189I francesi, cesarei e spagnuoli chiedono riforma 1190Perplessità de’ legati in concilio 1193Le istanze degli ambasciatori francesi et i propositi di Lorena fanno risolvere il papa a guadagnarsi, oltre Spagna, ancora Cesare 1195Pace co’ riformati in Francia 1200Gionta del Morone e del conte di Luna in Trento 1201

Sommario

Page 32: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxiiLetteratura italiana Einaudi

Morone va a Cesare per piegarloalle voglie del papa 1203Pace d’Amboise 1204Intrighi a Trento per una lettera del Soto al papa 1208Dilazione della sessione contradetta dal Lorena 1210Arriva il legato Navagiero, che promette riforma; ma il papa l’avoca a sé e cerca di guadagnarsi Lorena 1212Lettere del re di Francia per giustificar la pace 1214Cesare trattien Morone. I francesi si straccano del concilio 1217Nuova offesa al Lorena 1219Congregazione dove Lorena discorre degli abusi dell’ordine 1220Morone è spedito da Cesare, indotto a lasciar chiudere il concilio 1222

Libro ottavo [17 maggio 1563 - 12 marzo 1565]

Il cardinal Morone arriva a Trento 1225Il conte di Luna ricevuto dopo gran contrasto per la precedenza con Francia 1226Lorena s’abbocca col cardinal di Ferrara sopra ’l concilio; in che si mostra fermo, ma è raddolcito dal Morone 1230Dispiacere del papa contra i francesi 1234Birago giunge a Trento con lettere del re di Francia 1237

Sommario

Page 33: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxiiiLetteratura italiana Einaudi

In congregazione si tratta delle annate, delle ordinazioni fatte a Roma, de’ vescovi titolari, delle dispense, e della risposta al Birago 1241Rissa tra Lorena et Ottranto 1244Birago va a Cesare. Dissegno del decreto del potere i legati soli proporre 1247Discorso del general Lainez a favor di Roma 1248Due decreti, della residenza e dell’instituzione di vescovi, formati e contraddetti in Trento et a Roma 1252Difficoltà a Roma sopra l’ambasciata di Massimiliano, re de’ Romani 1253Il papa vuol rallentare il decreto del proporre i legati, ma il Morone resiste. Nuovo secretario del concilio 1255Difficoltà sopra l’elezzione de’ vescovi e su la riforma de’ cardinali 1256Cesare parte d’Ispruc, disperando del concilio 1259Disputa di precedenza tra Francia e Spagna in concilio 1260Per rimediare alle contese in concilio è risoluto di tralasciare alcuni decreti controversi 1268È risoluto di rimettere al papa il decreto della confessione de’ vescovi e magistrati 1269Si attende a temperar il decreto della residenza e della fondazione degli ordini ecclesiastici 1271

Sommario

Page 34: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxivLetteratura italiana Einaudi

Consulta de’ principalie congregazione sopra i decreti 1273Ultima congregazione con disparere sopra i cardinali 1277Sessione settima. Decreto di fede del sacramento dell’ordine 1279Decreto di riforma intorno all’ordine e la residenza 1281Giudicii sopra questa sessione 1286I legati precipitano le materie in concilio 1290Divisione in Trento sopra questo procedere precipitoso 1293Esamine de’ canoni del matrimonio 1294Difficoltà sopra ’l libro dell’arcivescovo di Toledo 1301I legati propongono agli ambasciatori articoli di riforma 1302Congregazione publica su l’annullazione de’ matrimonii clandestini 1308Disputa del poter della Chiesa in annullare i matrimonii 1310Romore di peste in Trento. Moto in Trento per l’introduzzione dell’Inquisizione spagnuola in Milano 1313Il papa sollecita il fine del concilio 1316Gli articoli sono formati a sodisfazzione di tutti, e de’ vescovi, i quali richiedevano tre punti 1319Rimostranze o correzzioni degli articoli di riforma 1323

Sommario

Page 35: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxvLetteratura italiana Einaudi

Lettere del re di Francia a’ suoi ministri in Trento per opporsi alla riforma de’ prencipi 1326La sessione è prolongata col voler del papa, il quale attrae Lorena in Roma 1329Capitolo della riforma de’ prencipi sopra le immunità ecclesiastiche 1334L’ambasciator di Spagna rinnova l’instanza del proporre i legati 1347Querimonie in Roma contra i prencipi. In concilio non compariscono più gli ambasciatori francesi 1350Il papa pronuncia sentenza contra cinque vescovi francesi e cita la reina di Navarra 1352In Trento sono proposte da trattare diverse materie 1354Ritorno di Lorena a Trento 1355Precipitazion del concilio al fine 1356Ottava sessione. Lettura della dottrina e della riforma 1358Dottrina del matrimonio 1360Giudicii sopra questa sessione 1369Il re di Francia procede all’alienazione de’ beni ecclesiastici, et approva la protesta de’ suoi ministri a Trento 1375Deliberazioni di Trento di terminar il concilio con una sola sessione 1379Deputati a formare decreti del purgatorio et altri conceputi sommariamente 1385

Sommario

Page 36: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxviLetteratura italiana Einaudi

La riforma de’ frati 1386Congregazione sopra le indulgenze 1389Molti altri capi rimessi al papa per brevità 1390La nuova della pericolosa infermità del papa fa viepiù accelerare il fine del concilio 1393La congregazione accetta i decreti formati et acconcia i contesti per ispedire 1394Nona sessione: decreti del purgatorio, de’ santi, delle imagini 1396Decreto della riforma de’ frati 1399Canone della riforma generale 1402Seguito della medesima sessione: decreto delle indulgenze, di digiuni, cibi e feste, indice de’ libri proibiti 1408Acclamazioni in concilio.Sottoscrizione de’ decreti 1410I legati arrivano a Roma et informano il papa, che delibera di dare conferma a’ decreti di Trento 1412Giudicii sopra questo atto del papa 1418Cesare e Baviera dimandano il calice e ’l matrimonio de’ preti 1426Il papa fa consultare a Roma sopra queste rimostranze, e crea cardinali i suoi benemeriti 1429

Sommario

Page 37: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxviiLetteratura italiana Einaudi

Vita del padre Paolo [1552-1623]di Fulgenzio Micanzio

I primi anni 1431A Mantova 1435Virtù e dottrina del Sarpi 1441A Milano 1443La prima denuncia al Sant’Uffizio 1444Infermità del Sarpi 1445L’elezione a padre provinciale 1446Gli studi fisici e naturali 1450A Roma, procuratore generale dell’ordine 1454Seconda denunzia al Sant’Uffizio 1457Persecuzione contro un amico di Sarpi 1459Abitudini e sapere del Sarpi 1461Ritorno da Roma. Discordie nell’ordine 1465Il ridotto Morosini, la «Nave d’oro» e il circolo padovano del Pinelli 1467Turbolenze e contese nell’ordine dei servi 1471Il generalato del Montorsoli (1597-1600) 1483Sarpi si apparta dalla vita dell’ordine 1485Nuove discordie nell’ordine dei servi 1491L’interdetto di Paolo V contro Venezia 1493L’accomodamento fra Roma e Venezia 1510La visita di Scioppio a Venezia 1511L’attentato contro il Sarpi 1514Altri attentati alla vita del Sarpi 1531Si mitica l’atteggiamento romano verso il Sarpi 1539

Sommario

Page 38: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

xxxviiiLetteratura italiana Einaudi

Modestia del Sarpi 1544Gli anni al servizio della repubblica 1548Infermità sopportate e cure 1550Rapporti con studiosi e personalità politiche 1554Le voci sulla diffusione della riforma a Venezia 1558Relazioni del Sarpi con nobili veneziani.L’amicizia fra Marco Trevisan e Nicolò Barbarigo 1566Virtù del Sarpi 1571Gli ultimi mesi 1576

Sommario

Page 39: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

1Letteratura italiana Einaudi

LIBRO PRIMO

[1500 - agosto 1544]

[Dissegno dell’autore]

Il proponimento mio è di scrivere l’istoria del conci-lio tridentino, perché, quantonque molti celebri istori-ci del secol nostro nelli loro scritti n’abbiano toccatoqualche particolar successo, e Giovanni Sleidano, dili-gentissimo autore, abbia con esquisita diligenza narra-te le cause antecedenti, nondimeno, poste tutte questecose insieme, non sarebbono bastanti ad un’intieranarrazione.

Io subito ch’ebbi gusto delle cose umane, fui preso dagran curiosità di saperne l’intiero, e dopo l’aver lettocon diligenza quello che trovai scritto e li publici docu-menti usciti in stampa o divulgati a penna, mi diedi a ri-cercar nelle reliquie de’ scritti de prelati et altri nel con-cilio intervenuti, le memorie da loro lasciate e li voti opareri detti in publico, conservati dagli autori proprii oda altri, e le lettere d’avisi da quella città scritte, non tra-lasciando fatica o diligenza, onde ho avuto grazia di ve-dere sino qualche registro intiero di note e lettere di per-sone ch’ebbero gran parte in quei maneggi. Avendoadunque tante cose raccolte, che mi possono sommini-strar assai abondante materia per la narrazione del pro-gresso, vengo in risoluzione di ordinarla.

Racconterò le cause e li maneggi d’una convocazioneecclesiastica, nel corso di 22 anni per diversi fini e convarii mezi da chi procacciata e sollecitata, da chi impedi-ta e differita, e per altri anni 18 ora adunata, ora disciol-ta, sempre celebrata con varii fini, e che ha sortita formae compimento tutto contrario al dissegno di chi l’haprocurata et al timore di chi con ogni studio l’ha distur-

Page 40: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

bata: chiaro documento di rasignare li pensieri in Dio enon fidarsi della prudenza umana.

Imperoché questo concilio, desiderato e procurato da-gli uomini pii per riunire la Chiesa che comminciava a di-vidersi, ha così stabilito lo schisma et ostinate le parti,che ha fatto le discordie irreconciliabili; e maneggiato dali prencipi per riforma dell’ordine ecclesiastico, ha causa-to la maggior deformazione che sia mai stata da che viveil nome cristiano, e dalli vescovi sperato per racquistarl’autorità episcopale, passata in gran parte nel solo pon-tefice romano, l’ha fatta loro perdere tutta intieramente,riducendoli a maggior servitù; nel contrario temuto esfugito dalla corte di Roma come efficace mezo per mo-derare l’essorbitante potenza, da piccioli principii perve-nuta con varii progressi ad un eccesso illimitato, gliel’hatalmente stabilita e confermata sopra la parte restataglisoggetta, che non fu mai tanta, né così ben radicata.

Non sarà perciò inconveniente chiamarlo la Illiadedel secol nostro, nella esplicazione della quale seguiròdrittamente la verità, non essendo io posseduto da pas-sione che mi possi far deviare. E chi mi osserverà in al-cuni tempi abondare, in altri andar ristretto, si ricordiche non tutti i campi sono di ugual fertilità, né tutti ligrani meritano d’esser conservati, e di quelli che il mieti-tore vorrebbe tenerne conto, qualche spica anco sfuggela presa della mano o il filo della falce, così comportan-do la condizione d’ogni mietitura, che resti anco parteper rispigolare.

[Uso de’ concili antichi]

Ma inanzi ad ogn’altra cosa mi convien ricordare es-ser stato antichissimo costume nella Chiesa cristiana diquietare le controversie in materia di religione e rifor-mare la disciplina trascorsa in corrutela col mezo delle

2Letteratura italiana Einaudi

Page 41: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

convocazioni de’ sinodi. Così la prima che nacque vi-vendo ancora molti delli santi apostoli, se le genti con-vertite a Cristo erano tenute all’osservanza delle leggimosaiche, fu composta per riduzione in Gierusalem di 4apostoli e di tutti li fedeli che in quella città si ritrovava-no; al cui essempio nelle occorrenze che alla giornata inciascuna provincia nacquero, per 200 e piú anni seguen-ti, anco nel fervore delle persecuzioni, si congregarono ivescovi et i più principali delle Chiese per sedarle e met-tervi fine, essendo questo l’unico rimedio di riunire ledivisioni et accordare le opinioni contrarie.

Ma doppo che piacque a Dio di dar pace alla suaChiesa con eccitar al favor della religione Costantino, sìcome fu piú facile che molto piú Chiese communicasse-ro e trattassero insieme, così ancora le divisioni si feceropiú communi. E dove che avanti non uscivano d’unacittà, overo al piú d’una provincia, per la libertà dellacommunicazione si estesero in tutto l’Imperio, per il cheanco l’usato rimedio delli concilii fu necessario che siraccogliesse da piú ampli luoghi. Onde essendo in queltempo congregato da quel prencipe un concilio di tuttol’Imperio, ebbe nome di santa e grande sinodo, e qual-che tempo doppo fu anco chiamato concilio generale etecumenico, se ben non raccolto da tutta la Chiesa, dellaquale gran parte si estendeva fuori dall’Imperio romano,ma perché l’uso di quel secolo era di chiamar l’impera-tore patrone universale di tutta la terra abitata, con tuttoche sotto l’Imperio non fusse contenuta la decima parted’essa. Ad essempio di questo, in altre occorrenze didissidii di religione simili concilii furono congregati dal-li successori di Constantino. E se ben l’Imperio piú voltefu diviso in orientale et occidentale, nondimeno, maneg-giandosi gli affari sotto nome commune, continuò anco-ra la convocazione delle sinodi dall’Imperio tutto.

Ma doppo che fu diviso l’Oriente dall’Occidente,non rimanendovi communione nel principato, e doppo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

3Letteratura italiana Einaudi

Page 42: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che l’orientale fu in gran parte da’ sarraceni occupato el’occidentale partito in molti prencipi, il nome di con-cilio universale et ecumenico non derivò piú dall’unitàdell’Imperio romano, ma appresso greci dal conventodelli 5 patriarchi, e nelle regioni nostre dall’unità ecommunione di quei regni e stati, che nelle cose eccle-siastiche rendevano obedienza al pontefice romano. Edi questi la congregazione si è contenuta, non princi-palmente per sopir le dissensioni della religione, comegià, ma overo per far la guerra di Terra Santa, o per so-pir schismi e divisioni della Chiesa romana, overo ancoper controversie che fussero tra li pontefici e li prenci-pi cristiani.

[Prima occasione del Tridentino]

Principiando il secolo XVI dopo la natività di nostroSignore, non appariva urgente causa di celebrar conci-lio, né che per longo tempo dovesse nascere. Perché pa-revano a fatto sopite le querele di molte Chiese contrala grandezza della corte, e tutte le regioni de’ cristianioccidentali erano in communione et obedienza dellaChiesa romana. Solo in una piccola parte, cioè in queltratto de monti che congiongono le Alpi con li Pirenei,vi erano alcune reliquie degli antichi valdesi, overo albi-gesi. Nelli quali però era tanta semplicità et ignoranzadelle buone lettere, che non erano atti a communicar laloro dottrina ad altre persone, oltre che erano posti incosì sinistro concetto d’impietà et oscenità appresso glivicini, che non vi era pericolo che la contagione potessepassar in altri.

In alcuni cantoni ancora di Boemia vi erano alcunipochi della medesima dottrina, reliquie pur degli stessi,dalli boemi chiamati picardi, li quali per la stessa ragio-ne non era da dubitare che potessero aumentarsi.

4Letteratura italiana Einaudi

Page 43: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Nell’istesso regno di Boemia erano li seguaci di Gio-vanni Hus, che si chiamavano calistini overo sub utra-que, li quali, fuori che in questo particolare che nellasantissima communione ministravano al popolo il calice,nelle altre cose non erano molto differenti dalla dottrinadella Chiesa romana. Ma né questi venivano in conside-razione, così per il loro picciol numero, come perchémancavano di erudizione, né si vedeva che desiderasse-ro communicar la loro dottrina, né che altri fossero cu-riosi d’intenderla.

Vi fu ben qualche pericolo di schisma. Perché, aven-do Giulio II atteso piú alle arti della guerra che al mini-sterio sacerdotale et amministrato il pontificato con ec-cessivo imperio verso li prencipi e cardinali, avevanecessitato alcuni di essi a separarsi da lui e congregarun concilio. Al che aggiongendosi che Luigi XII, re diFrancia, scommunicato dallo stesso pontefice, gli avevalevato l’obedienza e si era congionto con li cardinali se-parati, pareva che potesse passar questo principio aqualche termine importante. Ma morto opportunamen-te Giulio et essendo creato Leone, con la sua desterità inbrevissimo tempo riconciliò li cardinali et il regno diFrancia insieme, sì che fu con mirabile celerità e facilitàestinto un fuoco che pareva dovesse arder la Chiesa.

[Nel tempo di Leone X]

Leon X, come quello ch’era nobilmente nato et edu-cato, portò molte buone arti nel pontificato; fra qualierano una buona erudizione singolare nelle buone lette-re di umanità, bontà e dolcezza di trattare maravigliosa,con una piacevolezza piú che umana, insieme con som-ma liberalità et inclinazione grande a favorir i letterati evirtuosi, che da longo tempo non s’erano vedute in quel-la sede né uguali, né prossime alle sue. E sarebbe stato

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

5Letteratura italiana Einaudi

Page 44: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

un perfetto pontefice, se con queste avesse congiontoqualche cognizione delle cose della religione et alquantopiù d’inclinazione alla pietà: dell’una e dell’altra dellequali non mostrava aver gran cura. E sì come era libera-lissimo e ben intendente dell’arte del donare, così inquella dell’acquistare non era sufficiente da sé, ma si ser-viva dell’opera di Lorenzo Pucci, cardinal di SantiQuattro, il qual in questa parte valeva assai.

Ritrovandosi adunque Leone in questo stato quieto,estinto in tutto e per tutto il schisma, senza alcun avver-sario, si può dire, (poiché quei pochi valdesi e calistininon erano in considerazione), liberale nello spendere edonare, così a parenti, come a corteggiani et alli profes-sori di lettere, essausti gli altri fonti donde la corte ro-mana suole tirar a sé le ricchezze dell’altre regioni, pen-sò valersi di quello delle indulgenze.

Questo modo di cavar danari fu messo in uso dopo il1100. Imperoché, avendo papa Urbano II concessa in-dulgenza plenaria e remissione di tutti i peccati a chi an-dava nella milizia di Terra Santa per conquistar e liberaril sepolcro di Cristo dalle mani di maometani, fu segui-tato per più centenara d’anni dalli successori, avendo al-cuni d’essi, (come sempre si aggionge alle nuove inven-zioni) aggiontovi la medesima indulgenza a quelli chemantenevano un soldato, non potendo essi o non volen-do personalmente andare nella milizia; e poi, col pro-gresso, concesso le medesime indulgenze e remissioniancor per far la guerra a quelli che, se ben cristiani, nonerano obedienti alla Chiesa romana; e per lo più eranofatte abondantissime essazzioni di danari sotto li pretestidetti di sopra. Li quali però erano applicati, o tutti, o lamaggior parte, ad altri usi.

Seguendo questi essempii Leone, così consegliato dalcardinal Santi Quattro, mandò una indulgenza a remis-sione de peccati per tutte le regioni di cristiani, conce-dendola a chi contribuisse danari et estendendola ancor

6Letteratura italiana Einaudi

Page 45: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

a morti: per i quali, quando fosse fatta l’esborsazione,voleva che fossero liberati dalle pene del purgatorio; ag-giongendo anco facoltà di mangiar ova e latticini ne’giorni di digiuno, di eleggersi confessore, et altre taliabilità. E se ben l’essecuzione di questa impresa di Leo-ne ebbe qualche particolare poco pio et onesto, come sidirà, il quale diede scandalo e causa di novità, non èperò che molte delle concessioni simili già fatte dallipontefici per l’inanzi non avessero cause meno oneste enon fossero essercitate con maggiore avarizia et estorsio-ne. Ma molte volte nascono occasioni sufficienti perprodurre notabili effetti, e svaniscono per mancamentod’uomini che se ne sappiano valere. E quello che più im-porta, è necessario che per effettuare alcuna cosa vengail tempo nel quale piaccia a Dio di corregger i manca-menti umani. Queste cose tutte s’incontrarono nel tem-po di Leone, del quale parliamo.

Imperoché avendo egli del 1517 publicata la univer-sale concessione delle indulgenze, distribuì una partedelle rendite prima che fossero raccolte né ben semina-te, donando a diversi le revenute di diverse provincie eriserbando anco alcune per la sua camera. In particolaredonò il tratto delle indulgenze della Sassonia e di quelbraccio di Germania che di là camina sino al mare aMaddalena sua sorella, moglie di Franceschetto Cibo, fi-glio naturale di Papa Innocenzio VIII. Per ragione delqual matrimonio Leone era stato creato cardinale in etàdi 14 anni, che fu il principio delle grandezze ecclesiasti-che nella casa de Medici. Et usò Leone quella liberalitànon tanto per affetto fraterno, quanto per ricompensadelle spese fatte dalla casa Cibo in quel tempo che stettereiterato in Genova, non potendo dimorar in Romamentre Alessandro VI era congionto con li fiorentini ne-mici di casa Medici, che l’avevano scacciata di Fiorenza.Ma la sorella, acciò il dono del pontefice gli rendessebuon frutto, diede la cura di mandar a predicare l’indul-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

7Letteratura italiana Einaudi

Page 46: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

genze e dell’essazzione del danaro al vescovo Arembol-do, il quale nell’assonzione della dignità e carico episco-pale non si era spogliato di alcuna delle qualità di perfet-to mercatante genovese. Questo diede la facoltà dipublicarle a chi offerì di più cavarne, senza risguardodella qualità delle persone, anzi così sordidamente, chenissuna persona mediocre poté contrattar con lui, masolo trovò ministri simili a sé, non con altra mira che dicavar danari.

Era costume nella Sassonia che quando dalli ponteficisi mandavano l’indulgenze, erano adoperati li fratidell’ordine degli eremitani per publicarle. A questi nonvolsero inviarsi li questori ministri dell’Aremboldo, co-me a quelli che, soliti maneggiare simili merci, potevanoaver maniera di trarne occultamente frutto per loro, e daquali anco, come usati a questo ufficio, non aspettavanocosa straordinaria e che li potesse fruttare più del solito;ma s’inviarono alli frati dell’ordine di san Domenico. Daquesti, nel publicar l’indulgenze, furono dette molte no-vità che diedero scandalo, mentre essi volevano amplifi-care il valore più del solito. Si aggionse la cattiva vitadelli questori, i quali nelle taverne et altrove, in giuochiet altre cose più da tacere, spendevano quello che il po-polo risparmiava dal suo vivere necessario per acquistarle indulgenze.

[Le indulgenze contese da Lutero]

Dalle quali cose eccitato Martino Lutero, frate dell’or-dine degli eremitani, li portò a parlar contra essi questo-ri; prima riprendendo solamente i nuovi eccessivi abusi,poi, provocato da loro, incominciò a studiare questa ma-teria, volendo vedere i fondamenti e le radici dell’indul-genza; li quali essaminati, passando dagli abusi nuovi allivecchi e dalla fabbrica alli fondamentali, diede fuora 95

8Letteratura italiana Einaudi

Page 47: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

conclusioni in questa materia, le quali furono proposteda esser disputate in Vitemberga; né comparendo alcunocontra di lui, se ben viste e lette, non furono da alcunooppugnate in conferenza vocale, ma ben frate GiovanniThecel, dell’ordine di san Domenico, ne propose altrecontrarie a quelle in Francfort di Brandeburg.

Queste due mani di conclusioni furono come unacontestazione di lite, perché passò inanzi Martino Lute-ro a scrivere in difesa delle sue, e Giovanni Ecchio adoppugnarle, et essendo andate così le conclusioni, comele altre scritture, a Roma, scrisse contra Lutero frate Sil-vestro Prierio dominicano. La qual contesa di scritturesforzò una parte e l’altra ad uscir della materia e passarin altre di maggiore importanza.

Perché, essendo l’indulgenze cosa non ben essamina-ta ne’ precedenti secoli, né ancora ben considerata comesi difendesse e sostentasse, o come si oppugnasse, nonerano ben note la loro essenza e cause. Alcuni riputava-no le indulgenze non esser altro ch’una assoluzione e li-berazione, fatta per autorità del prelato, dalle penitenzeche negli antichissimi tempi, per ragion di disciplina, laChiesa imponeva a’ penitenti, (questa imposizione fu ne’seguenti secoli dal solo vescovo assonta, poi delegata alprete penitenziario, e finalmente rimessa all’arbitrio delconfessore), ma non liberassero di pagar il debito alladivina giustizia. Il che parendo ad altri che cedesse più amaleficio, che a beneficio del popolo cristiano, il quale,coll’esser liberato dalle pene canoniche, si rendeva ne-gligente a sodisfar con pene volontarie alla divina giusti-zia, entrarono in opinione che fossero liberazione dal-l’una e dall’altra. Ma questi erano divisi, volendo alcuniche fossero liberazione senza che altro fosse dato in ri-compensa di quelle, altri, aborrendo un tal arbitrio, di-cevano che, stante la communione in carità delli membridi Santa Chiesa, le penitenze di uno si potevano com-municar all’altro e con questa compensazione liberarlo.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

9Letteratura italiana Einaudi

Page 48: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Ma perché pareva che questo convenisse più agli uominidi santa et austera vita, che all’autorità de prelati, nac-que la terza opinione che le fece in parte assoluzione,per il che se li ricerchi l’autorità, et in parte compensa-zione. Ma non vivendo li prelati in maniera che potesse-ro dar molto de loro meriti ad altri, si fece un tesoro nel-la Chiesa pieno de’ meriti di tutti quelli che ne hannoabondanza per loro proprii. La dispensazione del qualeè commessa al pontefice romano, il quale, dando l’in-dulgenze, ricompensa il debito del peccatore con asse-gnare altretanto valor del tesoro. Né qui era il fine delledifficoltà, perché opponendosi che essendo i meriti de’santi finiti e limitati, questo tesoro potrebbe venir a me-no, volendolo fare indeficiente, vi aggionsero i meriti diCristo che sono infiniti: d’onde nacque la difficoltà ache fosse bisogno di gocciole de’ meriti d’altri, quandosi aveva un pelago infinito di quelli di Cristo. Che fu ca-gione ad alcuni di fare essere il tesoro delli meriti dellaMaestà sua solamente.

Queste cose così incerte allora e che non avevano al-tro fondamento che la bolla di Clemente VI fatta per ilgiubileo del 1350, non parevano bastanti per oppugnarla dottrina di Martino Lutero, risolvere le sue ragioni econvincerlo; perilché Thecel, Ecchio e Prierio, non ve-dendosi ben forti nelli luoghi proprii di questa materia,si voltarono alli communi e posero per fondamento l’au-torità pontificia et il consenso delli dottori scolastici,concludendo che, non potendo il pontefice fallare nellecose della fede et avendo egli approvata la dottrina de’scolastici e publicando esso le indulgenze a tutti i fedeli,bisognava crederle per articolo di fede. Questo diedeoccasione a Martino di passar dalle indulgenze all’auto-rità del pontefice, la qual essendo dagli altri predicataper suprema nella Chiesa, da lui era sottoposta al conci-lio generale legitimamente celebrato, del quale dicevaesservi bisogno in quella istante et urgente necessità; e

10Letteratura italiana Einaudi

Page 49: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

continuando il calore della disputa, quanto più la pote-stà papale era dagli altri inalzata, tanto più da lui era ab-bassata (contenendosi però Martino nei termini di par-lar modestamente della persona di Leone e riservandoalle volte il suo giudicio). E per l’istessa ragione fu ancomessa a campo la materia della remissione de peccati edella penitenza e del purgatorio, valendosi di tutti questiluoghi i romani per prova delle indulgenze.

Più appositamente di tutti scrisse contra Martin Lute-ro, frate Giacomo Ogostrato, dominicano inquisitore, ilqual tralasciate queste ragioni, essortò il pontefice a con-vincer Martino con ferro, fuogo e fiamme.

[Lutero è citato a Roma]

Tuttavia si andava essacerbando la controversia eMartino passava sempre inanzi a qualche nuova propo-sizione, secondo che gli era data occasione. PerilchéLeone pontefice nell’agosto del 1518 lo fece citare a Ro-ma da Gieronimo, vescovo d’Ascoli, auditore della Ca-mera, e scrisse un breve a Federico, duca di Sassonia, es-sortandolo a non protegerlo. Scrisse anco a Tomaso deVio, cardinale Gaetano, suo legato nella dieta d’Augu-sta, che facesse ogni opera per farlo prigione e mandarloa Roma. Fu operato col pontefice per diversi mezi che sicontentasse far essaminar la sua causa in Germania; ilquale trovò buono che fosse veduta dal suo legato, alquale fu commesso quel giudicio con instruzzione che seavesse scoperto alcuna speranza in Martino di resipi-scenza, lo dovesse ricevere e promettergli impunità dellidifetti passati, et anco onori e premii, rimettendo allasua prudenza; ma quando lo trovasse incorrigibile, fa-cesse opera con Massimiliano imperatore e con gli altriprencipi di Germania che fusse castigato.

Martino con salvocondotto di Massimiliano andò a

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

11Letteratura italiana Einaudi

Page 50: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

trovar il legato in Augusta, dove, dopo una convenienteconferenza sopra la materia controversa, scoprendo ilcardinale che con termini di teologia scolastica, nellaprofessione della quale era eccellentissimo, non potevaesser convinto Martino, che si valeva sempre della Scrit-tura divina, la quale da scolastici è pochissimo adopera-ta, si dichiarò di non voler disputar con lui, ma l’essortòalla retrattazione o almeno a sottometter i suoi libri edottrina al giudicio del pontefice, mostrandogli il peri-colo in che si trovava persistendo e promettendogli dalpapa favori e grazie. Al che non essendo risposto daMartino cosa in contrario, pensò che non fosse bene, colmolto premere, cavar una negativa, ma interponer tem-po, acciò le minaccie e le promesse potessero far impres-sione, per il che lo licenziò per allora. Fece anco far uffi-cio in conformità da frate Giovanni Stopiccio, vicariogenerale dell’ordine eremitano.

Tornato Martino un’altra volta, ebbe il cardinale conlui colloquio molto longo sopra i capi della sua dottrina,più ascoltandolo che disputando, per acquistarsi creditonella proposta dell’accomodamento; alla quale quandodiscese, essortandolo a non lasciar passare un’occasionetanto sicura et utile, li rispose Lutero con la solita effica-cia che non si poteva far patto alcuno a pregiudicio delvero, che non aveva offeso alcuno, né aveva bisogno del-la grazia di qual si voglia, che non temeva minaccie, equando fosse tentato cosa contra di lui indebita, avreb-be appellato al concilio. Il cardinale (al quale era andatoall’orecchie che Martino fosse assicurato da alcuni gran-di per tener un freno in bocca al pontefice) sospettandoche parlasse così persuaso, si sdegnò e venne a ripren-sioni acerbe e villanie, et a conchiudere che i prencipihanno le mani longhe, e se lo scacciò dinanzi. Martino,partito dalla presenza del legato e memore di GiovanniHus, senza altro dire partì anco d’Augusta, di dove al-lontanato e pensate meglio le cose sue, scrisse una lette-

12Letteratura italiana Einaudi

Page 51: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ra al cardinale, confessando d’essere stato troppo acre escusandosi sopra l’importunità de’ questori e de’ scritto-ri suoi avversarii, promettendo di usar maggior mode-stia nell’avvenire, di sodisfar al papa e di non parlar del-le indulgenze più; con condizione, però, che i suoiavversarii anco facessero l’istesso. Ma né essi, né egli po-tevano contenersi in silenzio, anzi l’uno provocava l’al-tro, onde la controversia s’inaspriva.

[Il papa sostenta le indulgenze per una bolla]

Perilché in Roma la corte parlava del cardinale congran vituperio, attribuendo tutto il male all’aver trattatoLutero con severità e con villanie; li attribuivano a man-camento che non gli avesse fatto promessa di gran ric-chezze, d’un vescovato et anco d’un capel rosso da car-dinale. E Leone, temendo di qualche gran novità inGermania, non tanto contra l’indulgenze quanto contral’autorità sua, fece una bolla sotto il 9 novembre 1518,dove dicchiarò la validità delle indulgenze e che esso,come successore di Pietro e vicario di Cristo, aveva po-testà di concederle per i vivi e per i morti, e che questaera la dottrina della Chiesa romana, la quale è madre emaestra di tutti li cristiani, che doveva esser ricevuta daqualonque vuol esser nel consorzio della Chiesa. Questabolla mandò al cardinale Gaetano, il qual, essendo aLinz in Austria superiore, la publicò e ne fece far moltiessemplari autentici, mandandone a ciascuno dei vesco-vi di Germania con commandamento di publicarli e dicommandar severamente e sotto gravi pene a tutti dinon aver altra fede.

Da questa bolla vidde chiaramente Martino che daRoma e dal pontefice non poteva aspettar altro ch’essercondannato, e sì come per l’innanzi aveva per lo più ri-servata la persona et il giudicio pontificio, così doppo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

13Letteratura italiana Einaudi

Page 52: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

questa bolla venne a risoluzione di rifiutarlo. Perilchémandò fuori un’appellazione: nella quale, avendo primadetto di non voler contraporsi all’autorità del ponteficequando insegni la verità, soggionse ch’egli non era es-sente dalle communi condizioni di poter fallare e pecca-re, allegando l’essempio di san Pietro ripreso da sanPaolo gravemente; ma ben era cosa facile al papa, aven-do tante richezze e seguito, senza rispetto d’alcuno, op-primere chi non sente con lui; a’ quali non resta altrorimedio che rifugire al concilio col beneficio dell’appel-lazione, poiché per ogni ragione deve esser preposto ilconcilio al pontefice. Andò per Germania la scritturadell’appellazione e fu letta da molti e tenuta ragionevo-le; perilché la bolla di Leone non estinse l’incendio ecci-tato in Germania.

[Per le medesime cagioni nascono turbamenti in svizze-ri. Giudicii del mondo sopra questi accidenti]

Ma in Roma, avendo come dato animo alla corte nonaltrimenti che se il fuoco fosse estinto, fu mandato fraSanson da Milano, dell’ordine di san Francesco, a predi-care le medesime indulgenze ne svizzeri; il quale, doppoaverle pubblicate in molti luoghi e raccolto sino a 120mila scudi, finalmente capitò in Zurich, dove insegnavaUlrico Zuinglio, canonico in quella chiesa; il quale op-ponendosi alla dottrina del frate questore, furono tra lo-ro gravi dispute, passando anco d’una materia nell’altranon altrimenti di quello che era accaduto in Germania.Onde avvenne che Zuinglio fosse da molti ascoltato etacquistasse credito e potesse parlare non tanto contra gliabusi dell’indulgenze, ma contra l’indulgenze stesse etanco contra l’autorità del pontefice che le concedeva.

Martino Lutero, vedendo la sua dottrina esser ascol-tata et anco passar ad altre regioni, fatto più animoso, si

14Letteratura italiana Einaudi

Page 53: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

pose ad essaminar altri articoli, et in materia della con-fessione e della communione si partì dall’intelligenzadelli scolastici e della romana Chiesa, approvando più lacommunione del calice usata in Boemia e ponendo perparte principale della penitenza non la diligente confes-sione al sacerdote, ma più tosto il proposito di emendarla vita per l’avvenire. Passò anco a parlare delli voti etoccare gli abusi dell’ordine monastico, e caminando isuoi scritti arrivarono in Lovanio et in Colonia, dove ve-duti dalle università di quei teologi et essaminati, furonoda loro condannati. Nè questo turbò punto Martino, an-zi gli diede causa di passar inanzi e dichiarare e fortifica-re la sua dottrina quanto più era oppugnata.

Con queste più tosto contenzioni che risolute discus-sioni passò l’anno 1519, quando, moltiplicando gli avisia Roma delli moti germanici et elvetici, aumentati conmolte amplificazioni et aggionte, come è costume dellafama, massime quando si raccontano cose lontane, Leo-ne era notato di negligenza, che in tanti pericoli nondesse mano a gagliardi rimedii. I frati particolarmentebiasimavano che, attento alle pompe, alle caccie, alle de-lizie et alla musica, de quali sopra modo si dilettava, tra-lasciasse cose di somma importanza. Dicevano che nellecose della fede non conviene trascurare cosa minima, nédifferire un punto la provisione, la quale, sì come è faci-lissima prima che il male prenda radice, così quando èinvecchiato riesce tarda; che Arrio fu una minima scin-tilla che con facilità sarebbe stata estinta, e pure abbru-ciò tutto il mondo; che averebbero a quell’ora fatto al-tretanto Giovanni Hus e Gieronimo da Praga, se dalconcilio di Costanza non fussero stati oppressi nel prin-cipio. In contrario Leone era pentito di tutte le azzionifatte da lui in queste occorrenze e più di tutto del brevedelle indulgenze mandato in Germania, parendogli chesarebbe stato meglio lasciar disputare i frati tra di loro econservarsi neutrale e riverito da tutte le parti, che, col

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

15Letteratura italiana Einaudi

Page 54: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dichiararsi per una, costringer l’altra ad alienarsi da lui;che quella contenzione non era tanto gran cosa, che nonbisognava metterla in riputazione, e che mentre sarà te-nuta per leggiera pochi ci pensaranno, e se il nome pon-tificio non fosse entrato sino allora dentro, averebbe fat-to il suo corso e sarebbe dileguata.

[Condannazione di Lutero a Roma]

Con tutto ciò, per le molte instanze de’ prelati diGermania, delle università che, interessate per la con-danna, ricercavano l’autorità pontificia per sostenta-mento, e più per le continue importunità de’ frati diRoma, venne in risoluzione di ceder all’opinione com-mune. E fece una congregazione di cardinali, prelati,teologi e canonisti, alla quale rimesse intieramente il ne-gozio. Da quella con grandissima facilità fu conclusoche si dovesse fulminar contra tanta impietà; ma furonodiscordi i canonisti dalli teologi, volendo questi che im-mediatamente si venisse alla fulminazione, e dicendoquelli che fosse necessario precedesse prima la citazio-ne. Allegavano i teologi che la dottrina si vedeva conevidenza empia, et i libri erano divulgati, e le predichedi Lutero notorie; dicevano gli altri che la notorietà nontoglieva la difesa che è de iure divino et naturale, cor-rendo alli luoghi soliti: «Adam ubi es?», «Ubi est Abelfrater tuus?» e nell’occorrenza delle 5 città, «Descen-dam et videbo». Aggiongevano che la citazione dell’au-ditore dell’anno inanzi, in virtù della quale il giudicio furimesso al Gaetano in Augusta e restò imperfetta, quan-do altro non fosse la mostrava necessaria. Doppo moltedispute, nelle quali i teologi attribuivano a sé soli la de-cisione, trattandosi di cosa di fede, et i giurisconsulti sel’appropriavano quanto alla forma di giudicio, fu pro-posto composizione tra loro, distinguendo il negozio in

16Letteratura italiana Einaudi

Page 55: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tre parti: la dottrina, i libri e la persona. Della dottrina,concessero i canonisti che si condannasse senza citazio-ne; della persona, persistevano in sostenere che fossenecessaria; però non potendo vincer gli altri, che insi-stevano con maggior acrimonia e si coprivano col scudodella religione, trovarono temperamento che a Martinofosse fatto un precetto con termine conveniente, checosì si risolverebbe in citazione. Delli libri fu più che fa-re, volendo i teologi che insieme con la dottrina fosserodannati assolutamente, et i canonisti che si ponesserodal canto della persona e si comprendessero sotto il ter-mine. Non potendosi accordar in questo, fu fatto l’unoe l’altro: prima dannati di presente, e poi dato il termi-ne ad abbruciarli. E con questa risoluzione fu formatala bolla, sotto il dì 15 giugno 1520, la quale essendo co-me principio e fondamento del concilio di Trento di cuiabbiamo da parlare, è necessario rappresentare qui unbreve compendio di quella.

[Bolla di Leone]

Nella quale il pontefice inviando il principio dellesue parole a Cristo, il quale ha lasciato Pietro et i suoisuccessori per vicarii della sua Chiesa, lo eccita ad aiu-tarla in questi bisogni; e da Cristo voltatosi a san Pietro,lo prega per la cura ricevuta dal Salvatore voler attende-re alle necessità della Chiesa romana, consecrata col suosangue; et passando a san Paulo, lo prega del medesimoaiuto, aggiongendo che se ben egli ha giudicato l’eresienecessarie per prova de’ buoni, è però cosa convenienteestinguerle nel principio; finalmente rivoltatosi a tutti isanti del cielo et alla Chiesa universale, gli prega ad in-terceder appresso Dio che la Chiesa sia purgata da tantacontagione. Passa poi a narrare come gli sia pervenuto anotizia et abbia veduto con gli occhi proprii essere rino-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

17Letteratura italiana Einaudi

Page 56: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vati molti errori già dannati, de’ greci e boemi et altri,falsi, scandalosi, atti ad offender le pie orecchie et in-gannar le menti semplici, seminati nella Germania, sem-pre amata da lui e da suoi predecessori, i quali, doppola translazione dell’Imperio greco, hanno pigliato sem-pre defensori da quella nazione e da quei prencipi piisono emanati molti decreti contra gli eretici, confermatianco dalli pontefici; perilché egli, non volendo piùtolerare simili errori, ma provedervi, vuol recitare alcu-ni d’essi. E qui recita 42 articoli che sono nelle materiedel peccato originale, della penitenza e remissione de’peccati, della communione, delle indulgenze, dellascommunica, della podestà del papa, dell’autorità de’concilii, delle buone opere, del libero arbitrio, del pur-gatorio, e della mendicità; i quali dice che respettiva-mente sono pestiferi, perniziosi, scandalosi, con offesadelle pie orecchie, contra la carità, contra la riverenzadovuta alla romana Chiesa, contra l’obedienza, che ènervo della disciplina ecclesiastica; per la quale causa,volendo procedere alla condannazione, ne ha fatto dili-gente essaminazione con gli cardinali e generali degliordini regolari, con altri teologi e dottori dell’una e l’al-tra legge, e per tanto gli condanna e reproba respettiva-mente come eretici, scandalosi, falsi, in offesa delle pieorecchie et inganno delle pie menti e contrarii alla ve-rità catolica, proibisce sotto pena di scommunica e d’in-numerabili altre pene che nissuno ardisca tenerli, de-fenderli, predicarli o favorirli. E perché le medesimeasserzioni si ritrovano nelli libri di Martino, però li dan-na, commandando sotto l’istesse pene che nissuno pos-sa legerli o tenerli, ma debbiano esser abbrucciati cosìquelli che contengono le proposizioni predette, comequalunque altri. Quanto alla persona di esso Martino,dice che l’ha ammonito più volte, citato e chiamato conpromessa di salvocondotto e viatico, e che se fosse an-dato, non averebbe trovato tanti falli nella corte come

18Letteratura italiana Einaudi

Page 57: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

diceva, e che esso pontefice gli averebbe insegnato chemai i papi suoi predecessori hanno errato nelle consti-tuzioni loro. Ma perché egli ha sostenute le censure perun anno et ha ardito d’appellare al futuro concilio, cosaproibita da Pio e Giulio II sotto le pene degli eretici,poteva proceder alla condannazione senza altro; nondi-meno, scordato delle ingiurie, ammonisce esso Martinoe quelli che lo difendono che debbiano desister da quel-li errori, cessar di predicare, et in termine di 60 giorni,sotto le medesime pene, aver rivocati tutti gli errori su-detti et abrusciati i libri: il che non facendo, gli dichiaranotorii e pertinaci eretici. Appresso commanda a cia-scuno, sotto le stesse pene, che non tenga alcun librodell’istesso Martino, se ben non contenesse tali errori.Poi ordina che tutti debbano schifare così lui, come isuoi fautori; anzi commanda a ognuno che debbianoprenderli e presentarli personalmente, o almeno scac-ciarli dalle proprie terre e regioni; interdice tutti i luo-ghi dove anderanno; commanda che siano publicati pertutto e che la sua bolla debba essere letta in ogni luogo,scommunicando chi impedirà la publicazione; determi-na che si creda alli transonti, et ordina che la bolla siapublicata in Roma, Brandeburg, Misna e Manspergh.

Martino Lutero, avuto nova della dannazione dellasua dottrina e libri, mandò fuori una scrittura facendorepetizione dell’appellazione interposta al concilio, re-plicandola per le stesse cause. Et oltre di ciò, perché ilpapa abbia proceduto contra uno non chiamato e nonconvinto, e non udita la controversia della dottrina, an-teponendo le opinioni sue alle Sacre Lettere e non la-sciando luogo alcuno al concilio, si offerì di mostraretutte queste cose, pregando Cesare e tutti i magistratiche per diffesa dell’autorità del concilio ammettesseroquesta sua appellazione, non riputando che il decretodel papa oblighi persona alcuna, fin che la causa non sialegitimamente discussa nel concilio.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

19Letteratura italiana Einaudi

Page 58: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Giudicii degli uomini sopra detta bolla]

Ma gli uomini sensati, vedendo la bolla di Leone, re-starono con maraviglia per più cose. Prima quanto allaforma, che con clausule di palazzo il pontefice fusse ve-nuto a dichiarazione in una materia che bisognava trat-tare con le parole della Scrittura divina, e massime usan-do clausule tanto intricate e così longhe e prolisse, che apena era possibile di cavarne senso, come se si avesse afar una sentenza in causa feudale; et in particolare eranotato che una clausula, la quale dice «inhibentes omni-bus ne praefatos errores asserere praesumant», è così al-longata, con tante ampliazioni e restrizzioni, che tral’«inhibentes» et il «praesumant» vi sono interposte piùdi 400 parole.

Altri, passando poco più inanzi, consideravano chel’aver proposto 42 proposizioni e condannate come ere-tiche, scandalose, false, offensive delle pie orecchie etingannatrici delle menti semplici, senza esplicare, qualidi loro fossero le eretiche, quali le scandalose, quali lefalse, ma con vocabolo «respettivamente» attribuendo aciascuna di esse una qualità incerta, veniva a restaremaggior dubio che inanzi, il che era non diffinir la cau-sa, ma renderla più controversa che prima, e mostrarmaggiormente il bisogno che vi era d’altra autorità eprudenza per finirla.

Alcuni ancora restavano pieni d’ammirazione comefosse detto che fra le 42 proposizioni, vi fossero erroride’ greci già dannati. Ad altri pareva cosa nuova chetante proposizioni in diverse materie di fede fossero sta-te decise in Roma col solo consiglio de’ cortegiani, senzaparticiparne con gli altri vescovi, università e personeletterate d’Europa.

20Letteratura italiana Einaudi

Page 59: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[In Lovanio e Colonia sono arsi i libri di Lutero ed egliarde le decretali]

Ma le università di Lovanio e Colonia, liete che pereditto pontificio fosse dato colore al giudicio loro, abru-sciarono publicamente i libri di Lutero. Il che fu causach’egli ancora in Vitemberga, congregata tutta quellascola, con forma di giudicio publicamente facesse abru-sciare non solo la bolla di Leone, ma anco insieme le de-cretali pontificie, e poi con un longo manifesto, publica-to in scritto, rendesse conto al mondo di quella azzione,notando il papato di tirannide nella Chiesa, perversionedella dottrina cristiana et usurpazione della potestà de’legitimi magistrati.

Ma così per l’appellazione interposta da Lutero, co-me per queste et altre considerazioni, ogni uno vennein opinione che fosse necessario un legitimo concilio,per opera del quale non solo le controversie fosserodecise, ma ancora fosse rimediato agli abusi per longotempo introdotti nella Chiesa; e sempre tanto più que-sta necessità appariva, quanto le contenzioni cresceva-no, essendo continuamente dall’una parte e l’altrascritto. Perché Martino non mancava di confermarecon diversi scritti la dottrina sua e, secondo che studia-va, scopriva più lume, caminando sempre qualche pas-so inanzi e trovando articoli ai quali nel principio nonaveva pensato. Il che egli diceva fare per zelo della casadi Dio. Ma era anco costretto da necessità, perché ipontificii avendo fatto opera efficace in Colonia conl’elettore di Sassonia, per mezo di Gieronimo Alean-dro, che desse Martino prigione al papa o per altra viagli facesse levar la vita, egli si vedeva in obligo di mo-strare a quel prencipe et ai popoli di Sassonia et adogni altro che la ragione era dal canto suo, acciò il suoprencipe o qualche altro potente non desse luogo agliufficii pontifici contra la vita sua.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

21Letteratura italiana Einaudi

Page 60: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Lutero comparisce in Vormazia in dieta imperiale. Ce-sare proscrive Lutero]

Con queste cose, essendo passato l’anno 1520, si ce-lebrò in Germania la dieta di Vormazia del 1521, doveLutero fu chiamato con salvocondotto di Carlo, elettodue anni inanzi imperatore, per render conto della suadottrina. Egli era consigliato a non andarvi poiché giàera publicata et affisa la sua condanna fatta da Leone,onde poteva esser certo di non riportare se non confer-ma della condannazione, se pur non gli fosse avvenutocosa peggiore. Nondimeno, contra il parere di tuttigl’amici, sentendo egli in contrario, diceva che, se benfosse certo d’aver contra tanti diavoli quanti coppi era-no nelli tetti delle case di quella città, voleva andarvi,come fece.

Et in quel luogo ai 17 d’aprile, in presenza di Cesare edi tutto il convento de’ principi, fu interrogato se egliera l’autore de libri che andavano fuora sotto suo nome,de’ quali furono recitati i titoli e mostratigli gli essem-plari posti in mezo del consesso, e se voleva difenderetutte le cose contenute in quelli o ritrattarne alcuna. Ri-spose, quanto alli libri, che li riconosceva per suoi, ma ilrisolversi di difendere o no le cose contenute in quelliessere di gran momento e pertanto avere bisogno di spa-zio per deliberare. Gli fu concesso tempo quel giornoper dar risposta il seguente. Il qual venuto, introdottoMartino nel consesso, fece una longa orazione: scusòprima la sua semplicità se, educato in vita privata e sem-plice, non aveva parlato secondo la dignità di quel con-sesso e dato a ciascuno i titoli convenienti; poi confermòdi riconoscer per suoi i libri; e quanto al difenderli, disseche tutti non erano d’una sorte, ma alcuni contenevanodottrina della fede e pietà, altri riprendevano la dottrinade’ pontificii, un terzo genere era delli scritti contenzio-samente contra i defensori della contraria dottrina.

22Letteratura italiana Einaudi

Page 61: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Quanto alli primi, disse che, se li retrattasse, non fareb-be cosa da cristiano e da uomo da bene; tanto più, quan-to per la medesima bolla di Leone, se ben tutti eranocondannati, non però tutti erano giudicati cattivi. Quan-to alli secondi, che era cosa pur troppo chiara che tuttele provincie cristiane, e la Germania massime, eranoespilate e gemevano sotto la servitù; e però il retrattarele cose dette non sarebbe stato altro che confermarequella tirannide. Ma nelli libri del terzo genere confessòd’esser stato più acre e veemente del dovere, scusandosiche non faceva professione di santità, né voleva defen-der i suoi costumi ma ben la dottrina; che era parato didar conto a qualonque persona si volesse, offerendosinon esser ostinato, ma, quando li fosse mostrato qualchesuo errore con la Scrittura in mano, era per gettar i suoilibri nel fuoco. Si voltò all’imperatore et alli prencipi di-cendo esser gran dono di Dio quando vien manifestatala vera dottrina, sì come il ripudiarla è un tirarsi adossocausa d’estreme calamità.

Finita l’orazione fu, per ordine dell’imperatore, ricer-cato di piana e semplice risposta, se voleva difender o noi suoi scritti. Al che rispose di non poter revocar alcunacosa delle scritte o insegnate, se non era convinto con leparole della Scrittura o con evidenti ragioni.

Le quali cose udite, Cesare fu risoluto, seguendo i ve-stigi de’ suoi maggiori, difender la Chiesa romana etusar ogni rimedio per estinguer quell’incendio; non vo-lendo però violar la fede data, ma passar al bando dopoche Martino fosse ritornato salvo a casa. Erano nel con-sesso alcuni che, approvando le cose fatte in Costanza,dicevano non doversi servar la fede; ma Lodovico, contepalatino elettore, si oppose come a cosa che dovesse ca-dere a perpetua ignominia del nome tedesco, esprimen-do con sdegno esser intolerabile che, per servizio de’preti, la Germania dovesse titarsi addosso l’infamia dimancar della publica fede. Erano anco alcuni, quali di-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

23Letteratura italiana Einaudi

Page 62: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cevano che non bisognava correr così facilmente allacondanna, per esser cosa di gran momento e che potevaapportar gran consequenze.

Fu ne’ giorni seguenti trattato in presenza d’alcunide’ prencipi, et in particolar dell’arcivescovo di Treverie di Gioachino, elettore di Brandeburg, e dette moltecose da Martino in difesa di quella dottrina e da altricontra, volendo indurlo che rimettesse ogni cosa al giu-dicio di Cesare e del consesso e della dieta, senza alcunacondizione. Ma dicendo egli che il profeta proibiva ilconfidarsi negli uomini, eziandio ne’ prencipi, al giudi-cio de’ quali nissuna cosa doveva esser manco permessache la parola di Dio, fu in ultimo proposto che sotto-mettesse il tutto al giudicio del futuro concilio, al cheegli acconsentì, con condizione che fossero cavati primadai libri suoi gli articoli ch’egli intendeva sottoporre, eche di quelli non fosse fatta sentenzia se non secondo leScritture. Ricercato finalmente che rimedii pareva a luiche si potessero usare in questa causa, rispose: quelli so-li che da Gamaliele furono proposti agli ebrei; cioè, chese l’impresa era umana, sarebbe svanita, ma se da Dioveniva, era impossibile impedirla; e che tanto doveva an-co sodisfar al pontefice romano, dovendo esser certi tut-ti, come egli ancora era, che se il suo dissegno non veni-va da Dio, in breve tempo sarebbe andato in niente.Dalle quali cose non potendo esser rimosso e restandofermo nella sua risoluzione che non accettarebbe alcungiudicio se non sotto la regola della Scrittura, gli fu datocomiato e termine di 21 giorni per tornar a casa, concondizione che nel viaggio non predicasse, né scrivesse.Di che egli, avendone rese grazie, a 26 d’aprile si partì.

Dopo, Carlo imperatore, il giorno 8 di maggio, nelmedesimo consesso di Vormazia, publicò un editto dove,avendo prenarrato che all’ufficio dell’imperatore toccaaggrandire la religione et estinguer l’eresie che incomin-ciassero a nascere, passò a raccontare che frate Martino

24Letteratura italiana Einaudi

Page 63: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Lutero si sforzava di macchiare la Germania di quella pe-ste, sì che, non ovviandosegli, tutta quella nazione eraper cadere in una detestabile pernicie; che papa Leonel’aveva paternamente ammonito, e poi il consiglio di car-dinali et altri uomini eccellenti avevano condannato isuoi scritti e dichiarato lui eretico, se fra certo terminenon rivocava li errori; e di quella bolla della condanna neaveva mandato copia ad esso imperatore, come protettordella Chiesa, per Girolamo Aleandro suo nuncio, ricer-candolo che fosse esseguita nell’Imperio, regni, dominii eprovincie sue. Ma che per ciò Martino non si era corret-to, anzi alla giornata moltiplicava libri pieni non solo dinove eresie, ma ancora di già condannate da’ sacri conci-lii, e non tanto in lingua latina, ma ancora in tedesca. Enominati poi in particolare molti errori suoi, concludenon vi esser alcuno scritto dove non sia qualche peste oaculeo mortale, sì che si può dir che ogni parola sia unveneno. Le quali cose considerate da esso imperatore edalli consiglieri suoi di tutte le nazioni suddite a lui, insi-stendo ne’ vestigii degl’imperatori romani suoi predeces-sori, avendo conferito in quel convento di Vormazia congli elettori et ordini dell’Imperio, col consiglio loro e as-senso, se bene non conveniva ascoltar un condannato dalsommo pontefice et ostinato nella sua perversità e noto-rio eretico, nondimeno, per levar ogni materia di cavilla-re, dicendo molti ch’era necessario udir l’uomo primache venir all’essecuzione del decreto del pontefice, risol-veva mandar a levarlo per uno di suoi araldi, non per co-noscere e giudicare le cose della fede, il che s’aspetta alsolo pontefice, ma per ridurlo alla dritta via con buonepersuasioni. Passa poi a raccontare come Martino fu in-trodotto nel publico consesso, e quello di che fu interro-gato e ciò che rispose, sì come di sopra è stato narrato, ecome fu licenziato e partì.

Poi segue concludendo che pertanto, ad onor di Dioe riverenza del pontefice e per debito della dignità impe-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

25Letteratura italiana Einaudi

Page 64: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

riale, con consiglio ed assenso degl’elettori, prencipi estati, esseguendo la sentenza e condanna del papa, dic-chiara d’aver Martino Lutero per notorio eretico e de-termina che da tutti sia tenuto per tale, proibendo a tut-ti di riceverlo o difenderlo in qualunque modo,commandando sotto tutte le pene a li prencipi e statiche debbano, passato il termine delli 20 giorni, prender-lo e custodirlo e perseguitar ancora tutti i complici, ade-renti e fautori suoi, spogliandoli di tutti i beni mobili etimmobili. Commanda ancora che nissuno possi leggereo tenere i libri suoi, non ostante che vi fosse dentro alcu-na cosa buona, ordinando tanto alli principi quanto aglialtri che amministrano giustizia che gli abbruscino e de-strugghino. E perché in alcuni luoghi sono composti estampati libri estratti dalle opere di quello, e sono divul-gate pitture et imagini in vergogna di molti, et anco delsommo pontefice, commanda che nissuno possi stam-parne, dipingerne o tenerne, ma dalli magistrati sianoprese et abbrusciate, e puniti i stampatori, compratori evenditori; aggiongendo una general legge che non possiessere stampato alcuno scritto dove si tratta cosa dellafede, ben che minimo, senza volontà dell’ordinario.

[Parigi oppugna Lutero, e similmente Arrigo re d’In-ghilterra]

In questo medesimo tempo ancora, l’università di Pa-rigi, cavate diverse conclusioni dalli libri di Lutero, lecondannò, parte come renovate dalla dottrina di Vi-gleffo e Husso, e parte nuovamente pronunciate da luicontra la dottrina catolica. Ma queste opposizioni tuttenon causavano altro se non che, rispondendo Lutero, simoltiplicava in libri dall’una parte e dall’altra, e le con-tenzioni s’inasprivano e s’eccitava la curiosità di moltiche, volendo informarsi dello stato della controversia,

26Letteratura italiana Einaudi

Page 65: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

venivano ad avvertire gli abusi ripresi e così si alienava-no dalla divozione pontificia.

Tra i più illustri contraddittori che ebbe la dottrina diLutero fu Enrico VIII, re d’Inghilterra, il qual, non es-sendo nato primogenito regio, era stato destinato dal pa-dre per arcivescovo di Canturberi e però nella pueriziafatto attendere alle lettere. Ma morto il primogenito, edopo quello ancor il padre, egli successe nel regno, etavendo per grand’onore adoperarsi in una controversiadi lettere così illustre, scrisse un libro de 7 sacramenti,difendendo anco il pontificato romano et oppugnandola dottrina di Lutero; cosa che al pontefice fu tanto gratache, ricevuto il libro del re, l’onorò col solito titolo di di-fensore della fede. Ma Martino non si lasciò spaventaredal splendore regio che non rispondese a quella Maestàcon altretanta acrimonia, veemenzia e poco rispetto, conquanta aveva risposto ai piccioli dottori. Questo titoloregio entrato nella controversia la fece più curiosa, e co-me avviene nelli combattimenti, che i spettatori s’incli-nano sempre al più debole et essaltano più le azzionimediocri di quello, così qui concitò l’inclinazione uni-versale più verso Lutero.

[Il moto de’ svizzeri continua. Il senato di Zurigo viprovede per via di conferenza]

Subito che fu per tutto pubblicato il bando dell’impe-ratore, l’istesso mese Ugo, vescovo di Costanza, sotto ladiocese del quale è posta la città di Zurich, scrisse al col-legio de’ canonici di quel luogo, nel numero de quali eraZuinglio, et un’altra lettera al senato della medesimacittà. In quelle considerò il danno che le chiese e le re-publiche ancora pativano per le novità delle dottrine,con molto detrimento della salute spirituale, confusionedella quiete e tranquillità publica. Gli essortò a guardar-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

27Letteratura italiana Einaudi

Page 66: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

si dalli nuovi dottori, mostrando che non sono mossi senon dalla propria ambizione et instigazione diabolica.Mandò insieme il decreto di Leone et il bando di Cesa-re, essortando che il decreto del papa fosse ricevuto etobedito, e quello del imperatore immitato, e notò parti-colarmente la persona e la dottrina di Zuinglio e dei suoiaderenti, sì che constrinse Zuinglio a dar conto di tuttoquello che insegnava alli colleghi e sodisfar il senato. Escrisse ancora al vescovo, insistendo principalmente so-pra questo, che non erano da tolerar più longamente isacerdoti concubinarii, di dove veniva l’infamia dell’or-dine ecclesiastico et il cattivo essempio alli popoli e lacorruzione della vita generalmente in tutti: cosa che nonsi poteva levare, se non introducendo, secondo la dottri-na apostolica, il matrimonio. Scrisse ancora in propriadifesa a tutti i cantoni de svizzeri, facendo in particolaremenzione d’un editto fatto dalli loro magistrati maggio-ri, che ogni prete fosse tenuto ad aver la concubina pro-pria, acciò non insidiasse la pudicizia delle donne one-ste, soggiongendo che se ben pareva decreto ridiculoso,era nondimeno fatto per necessità e non doveva essermutato se non che quanto era constituito al favor delconcubinato, al presente doveva esser tramutato in ma-trimonio legitimo.

Il moto del vescovo indusse i dominicani a predicarcontra la dottrina di Zuinglio e lui a difendersi. Perilchéanch’egli scrisse e publicò 67 conclusioni, le quali conte-nevano la sua dottrina e toccavano li abusi del clero edelli prelati. Onde nascendo molta confusione e dissen-sione, il senato di Zurich entrò in deliberazione di seda-re i tumulti, e convocò tutti i predicatori e dottori dellasua giurisdizione. Invitò anco il vescovo di Costanza amandar qualche persona di prudenza e dottrina per assi-ster a quel colloquio, a fine di quietare i tumulti e di sta-tuire quello che fosse alla gloria di Dio. Fu mandato dalvescovo Giacomo Fabro, suo vicario, che poi vescovo di

28Letteratura italiana Einaudi

Page 67: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Vienna, e venuto il giorno statuito del congresso, raccol-ta gran moltitudine di persone, Zuinglio riprodusse lesue conclusioni, si offerì difenderle e rispondere a qua-lunque avesse voluto contradirle. Il Fabro, doppo moltecose dette da diversi frati dominicani et altri dottoricontra Zuinglio, e da lui risposto, disse che quel tempo eluogo non erano da trattare simile materia, che la cogni-zione di simili propositi toccava al concilio, il qual pre-sto si doveva celebrare, perché così diceva esser conve-nuto il pontefice con i prencipi e maggiori magistrati eprelati della cristianità. Il che tanto più diede materia aZuinglio di fortificarsi, dicendo che queste erano pro-messe per nudrir il popolo con vane speranze e tra tantotenerlo sopito nell’ignoranza; che ben si poteva, aspet-tando anco una più intiera dicchiarazione dal conciliodelle cose dubie, trattar allora le certe e chiare nellaScrittura divina e nell’uso dell’antica Chiesa. E tuttaviainstando che dicesse quello che si poteva opponere alleconclusioni sue, si ridusse il Fabro a dire che non volevatrattare con lui in parole, ma che averebbe risposto allesue conclusioni in scritto. Finalmente si finì il consesso,avendo il senato decretato che l’Evangelio fosse predica-to secondo la dottrina del Vecchio e Nuovo Testamen-to, non secondo alcun decreto o constituzione umana.

[Il concilio viene desiderato a diversi fini e con diffe-renti rispetti]

Vedendosi adonque che le fatiche de’ dottori e prelatidella Chiesa romana et il decreto del pontefice, ch’eravenuto alla condanna assoluta, et il bando imperiale cosìsevero non solo non potevano estinguer la nuova dotri-na, anzi nonostante quella faceva ogni giorno maggiorprogresso, ogni uno entrò in pensiero che questi rimediinon fossero proprii a tal infermità e che bisognasse veni-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

29Letteratura italiana Einaudi

Page 68: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

re finalmente a quella sorte di medicina che per il passa-to, in simili occasioni usata, pareva avesse sedato tutti itumulti, il che era la celebrazione del concilio. Ondequesto fu desiderato da ogni sorte di persone come ri-medio salutare et unico.

Veniva considerato che le novità non avevano avutoaltra origine se non dagli abusi introdotti dal tempo edalla negligenza delli pastori, e però non esere possibilerimediare alle confusioni nate, se non rimediando agliabusi che n’avevano dato causa, né esserci altra via diproveder a quelli concordemente et uniformemente, senon con una congregazione universale. E questo era ildiscorso delli uomini pii e ben intenzionati; non man-cando però diversi generi di persone interessate, a’ qualiper i loro fini sarebbe stato utile il concilio, ma così re-golato e con tali condizioni, che non potesse essere senon a favor loro e non contrario alli loro interessi. Pri-meriamente quelli che avevano abbracciate le opinionidi Lutero volevano il concilio con condizione che inquello tutto fosse deciso e regolato con la Scrittura,escluse tutte le constituzioni pontificie e le dottrine sco-lastiche, perché così tenevano certo non solo di difenderla loro, ma anco che ella sola dovess’essere approvata.Ma un concilio che procedesse come era fatto per 800anni inanzi non lo volevano, e si lasciavano intendere dinon rimettersi a quel giudicio. E Martino usava di direche in Vormazia fu troppo pusillanime, e che era tantocerto della sua dottrina che, come divina, non volevamanco sottometterla al giudicio degli angeli, anzi, checon quella egli era per giudicare gli uomini e gli angelitutti. I prencipi et altri governatori de’ paesi, non curan-do molto quello che il concilio dovesse risolvere intornoalle dottrine, lo desideravano tale che potesse ridurre ipreti e frati al loro principio, sperando che per quel me-zo ad essi dovessero tornare i regali e le giurisdizionitemporali, che con tanta abondanzia et ampiezza erano

30Letteratura italiana Einaudi

Page 69: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

passate nell’ordine ecclesistico. E però dicevano che va-no sarebbe far un concilio dove soli i vescovi et altri pre-lati avessero voto deliberativo, perché essi dovevano es-sere riformati, et era necessario che altri ne avessero ilcarico, quali dal proprio interesse non fossero ingannatie costretti a risolvere contra il ben commune della cri-stianità. Quelli del popolo, ancora che avessero qualchecognizione delle cose umane, desideravano moderatal’autorità ecclesiastica e che non fossero così aggravati imiseri popoli con tante essazzioni, sotto pretesto di de-cime, limosine d’indulgenze, né oppressi dalli ufficialide’ vescovi, sotto pretesto di correzzioni e di giudicii. Lacorte romana, parte principalissima, desiderava il conci-lio in quanto avesse potuto restituire al pontefice l’obe-dienza che gli era levata, et approvava un concilio secon-do le forme nelli prossimi secoli usate; ma che quelloavesse facultà di riformar il pontificato e di levare quelleintroduzzioni dalle quali la corte riceveva tanti emolu-menti e per le quali collava in Roma gran parte dell’orodella cristianità, questo non piaceva loro. Il ponteficeLeone, angustiato da ambedue le parti, non sapeva chedesiderare. Vedeva che ogni giorno l’obedienza andavadiminuendosi et i popoli intieri separandosi da lui, e nedesiderava il rimedio del concilio; il quale, quando con-siderava dover esser peggior del male, portando la rifor-ma in consequenza, l’aborriva. Andava pensando via emodo come far un concilio in Roma o in qualche altroluogo dello Stato ecclesiastico, come il suo predecessoreet esso avevano celebrato pochi anni innanzi il Latera-nense con buonissimo frutto, avendo con quel mezo se-dato lo scisma, ridotto il regno di Francia ch’era separa-to e, quello che non era di minor importanza, abolita laPragmatica Sanzione, doppiamente contraria alla mo-narchia romana, sì perché era un essempio di levarli tut-te le collazioni de’ beneficii, gran fondamento dellagrandezza pontificia, come anco perché era una conser-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

31Letteratura italiana Einaudi

Page 70: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vazione della memoria del concilio basileense, e perconseguente della soggezzione del pontefice al conciliogenerale. Ma non vedeva poi come un concilio di quellasorte potesse rimediar al male, il quale non era nelliprencipi e gran prelati, appresso i quali vagliono le prat-tiche et interessi, ma era nei popoli, con quali averebbebisognato realtà e verà mutazione.

[Il papa in queste ambiguità si muore e gli succedeAdriano VI]

In questo stato di cose, nel fine dell’anno 1521, passòdi questa vita papa Leone. E nel principio dell’anno se-guente, a 9 di gennaro, fu creato Adriano, la cui asson-zione al pontificato, essendo fatta di persona che mai erastata veduta in Roma, incognita ai cardinali et alla cortee che allora si ritrovava in Spagna, e, del rimanente, eraanco opinione del mondo ch’egli non approvasse i co-stumi romani et il libero modo di vivere de’ corteggiani,rivoltò i pensieri di tutti a questo; in modo che le novitàluterane non erano più in nissuna considerazione. Te-mevano alcuni ch’egli fosse pur troppo inclinato allariforma, altri che chiamasse a sé i cardinali e portassefuori d’Italia la sede romana, come altre volte era inter-venuto; ma presto restarono quieti di tanto timore. Per-ché il novo pontefice il dì seguente doppo avuto l’avisodella sua elezzione (che fu il 22 dell’istesso mese, nellacittà di Vittoria in Biscaglia), non aspettati i legati che glierano mandati dal collegio de’ cardinali per significar-gliela et aver il suo consenso, congregati quei pochi pre-lati che poté avere, consentì all’elezzione, et assontol’abito e le insegne si dicchiarò pontefice e non differì apassar in Barcellona, dove scrisse al collegio de’ cardina-li la causa perché aveva assonto il nome et il carico dipontefice e s’era posto in viaggio senza aspettar i legati,

32Letteratura italiana Einaudi

Page 71: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

commetendo anco loro che ciò facessero noto per tuttaItalia. Fu costretto aspettar in Barcellona tempo oppor-tuno per passar il golfo di Lione assai pericoloso; nonperò differì più di quanto era necessario ad imbarcarsiper venir in Italia, e vi arrivò in fine d’agosto del 1522.

[Adriano VI pensa a’ rimedii alle novità, cominciandoper una leggera riforma in Roma]

Ritrovò Adriano tutta Italia in moto per la guerra traCesare et il re di Francia, la Sede apostolica immersa inguerra particolare con li duchi di Ferrara et Urbino, Ari-mini nuovamente occupato da Malatesti, i cardinali divisie diffidenti, l’assedio posto da turchi all’isola di Rodi, tut-te le terre della Chiesa essauste et in estrema confusioneper 8 mesi di anarchia; nondimeno applicò principalmen-te il pensiero a componere le discordie della religione inGermania, e come quello ch’era dalla fanciullezza nodri-to, allevato et abituato nelli studii della scolastica teologia,teneva quelle opinioni per così chiare et evidenti, che noncredeva poter cadere il contrario in animo d’alcun uomoragionevole. Perilché non dava altro titolo alla dottrina diLutero, se non d’insipida, pazza et irragionevole, e giudi-cava che nissuna persona, se non qualche pochi sciocchi,la credessero, e che il seguito che Martino aveva fosse dipersone che in sua conscienzia tenessero per indubitatel’opinioni romane, fingendo altrimenti, irritati dalle op-pressioni. E però essere cosa facilissima estinguere quelladottrina, che non era fondata salvo che sopra gl’interessi;onde pensava che col dare qualche sodisfazzione, facil-mente si risanerebbe quel corpo, quale più tosto facevasembiante d’essere infermo che in verità lo fosse. E peresser egli nativo d’Utrech, città di Germania inferiore,sperava che tutta la nazione dovesse facilmente porgerorecchie alle proposte sue et interessarsi anco a sostenere

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

33Letteratura italiana Einaudi

Page 72: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

l’autorità sua, come d’uomo germano e per tanto sincero,che non trattasse con arti e per fini occulti. E tenendo perfermo ch’importasse molto l’usare celerità, deliberò far laprima proposizione nella dieta che si preparava a Norem-berg: la quale, acciò fosse gratamente udita e le sue pro-messe fossero stimate reali, inanzi che trattar cosa alcunacon essi loro, pensava necessario dar saggio con principiodi reforma, levando li abusi stati causa delle dissensioni.A questo effetto chiamò a Roma Giovanni Pietro Caraffa,arcivescovo di Chieti, e Marcello Cazele gaetano, uoministimati di bontà e costumi irreprensibili, e molto peritidelle cose spettanti alla vera disciplina ecclesiastica, acciòcol consiglio loro e delli cardinali più suoi confidenti tro-vasse qualche medicina alle più importanti corrutele: traquali prima si rappresentava la prodigalità delle indulgen-ze, per aver ella aperta la via al credito acquistato da’ nuo-vi predicatori in Germania.

Il pontefice, come teologo che già aveva scritto questamateria prima che mai Lutero pensasse di trattarla, era inparere di stabilire per decreto apostolico e come papaquella dottrina che, come privato, aveva insegnata e scrit-ta: cioè che, concessa indulgenza a chi farà una tal piaopera, è possibile che da alcuno l’opera sia esseguita intanta perfezzione che conseguisca l’indulgenza; se peròl’opera manca di quella essattezza, l’operante non ottienequella indulgenza tutta, ma solo tanta parte che a pro-porzione corrisponda all’opera imperfetta. Riputava ilpontefice che in questa maniera non solo fosse provedu-to per l’avvenire ad ogni scandalo, ma anco rimediato al-li passati; poiché potendo ogni minima opera essere cosìben qualificata di circostanze che meriti ogni gran pre-mio, restava risoluta l’obiezzione fatta da Lutero, comeper l’oblazione d’un danaro s’acquistasse un tanto teso-ro; e poiché per difetto dell’opera, chi non guadagna tut-ta l’indulgenza, ne ottiene però una parte proporzionata,non si ritiravano i fedeli dal cercare l’indulgenze.

34Letteratura italiana Einaudi

Page 73: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Il papa è dissuaso dalla riforma dal cardinal Gaetano]

Ma frate Tomaso da Gaeta, cardinale di San Sisto,teologo consumato, lo dissuadeva, dicendogli che ciòera un publicare quella verità, la quale per salute delleanime era meglio ritenere secreta appresso gli uominidotti e ch’era più tosto disputabile che decisa. Perilchéanco esso, qual vivamente in conscienza la sentiva, nelloscrivere però l’aveva in tal maniera portata che solo gliuomini consumatissimi potevano dalle sue parole cavar-la. La qual dottrina quando fosse divulgata et autorizata,vi sarebbe pericolo che gl’uomini eziandio letterati nonconcludessero da quella che la concessione del papa nongiova niente, ma tutto dev’essere attribuito alla qualitàdell’opera, cosa che diminuirebbe affatto il fervore inacquistare l’indulgenze e la stima dell’autorità pontifi-cia. Aggionse il cardinale che doppo l’avere, per com-mandamento di Leone, fatto essatto studio in questosoggetto l’anno medesimo che nacquero le contenzioniin Germania, e scrittone un pieno trattato, l’anno se-guente, essendo legato in Augusta, ebbe occasione diventilarlo e trattarne più diligentemente, parlando conmolti et essaminando le difficoltà e motivi che turbava-no quelle provincie, et in due colloqui ch’ebbe con Lu-tero in quella città, discusse pienamente la materia, laquale avendo ben digerita, non dubitava di poter direasseverantemente e senza pericolo di prendere errorech’altra maniera non vi era di rimediare ai scandali pas-sati, presenti e futuri che ritornando le cose al suo prin-cipio. Essere cosa chiara che, quantunque il papa possiliberare col mezo delle indulgenze i fedeli da qualsivo-glia sorte di pena, legendo però le decretali, chiaramenteapparisce l’indulgenza essere un’assoluzione e liberazio-ne dalle pene imposte nella confesione solamente. Peril-ché, ritornando in osservanzia i canoni penitenziali an-dati in desuetudine, et imponendo, secondo quelli, le

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

35Letteratura italiana Einaudi

Page 74: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

condecenti penitenze, ognuno chiaramente vedrebbe lanecessità et utilità delle indulgenze e le cercherebbe stu-diosamente per liberarsi dal gran peso delle penitenze, eritornerebbe l’aureo secolo della Chiesa primitiva, nelquale i prelati avevano assoluto governo sopra i fedeli,non per altro, se non perché erano tenuti in continuo es-sercizio con le penitenze; dove ne’ tempi che corrono,fatti oziosi, vogliono scuotersi dalla obedienza. Il popolodi Germania che, sepolto nell’ozio, presta orecchie aMartino che predica la libertà cristiana, se fosse con pe-nitenze tenuto in freno, non pensarebbe a questa novità,e la Sede apostolica potrebbe farne grazia a chi le rico-noscesse da lei.

[Adriano, perplesso, è raffermato dal cardinal Soderini]

Penetraron queste ragioni nell’animo d’Adriano e loresero incerto di quello che dovesse fare, e tanto più per-plesso, quanto non trovava minor difficoltà nelle altrecose che s’era proposto in animo di riformare. Nella ma-teria delle dispense matrimoniali, il levar molte delleproibizioni di contrattare matrimonio tra certo genere dipersone, che parevano superflue e difficili da osservare, ache egli molto inclinava e sarebbe stato gran sollevamen-to al popolo, era biasimato da molti come cosa che ralen-tasse il nervo della disciplina; il continuarle prestava ma-teria alli luterani di dire ch’erano per trar danari. Ilrestringer le dispense ad alcune qualità di persone era undare nova materia di querimonie alli pretendenti che nel-le cose spirituali et in quello che al ministerio di Cristoappartiene non vi sia differenzia alcuna di persone. Il le-vare le spese pecuniarie per queste cose non si poteva fa-re senza ricomprare gli uffici venduti da Leone, li com-pratori de’ quali traevano emolumenti da questo. Il cheanco impediva da levare i regressi, accessi, coadiutorie et

36Letteratura italiana Einaudi

Page 75: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

altri modi usati nelle collazioni de’ beneficii, che avevanoapparenza (se, più veramente, non si deve dir essenza) disimonìa. Il ricomprare gli ufficii era cosa impossibile, at-tese le gran spese ch’era convenuto fare e tuttavia conti-nuare. E quel che più di tutto gli confondeva l’animo erache quando aveva deliberato di levare qualche abuso,non mancava chi con qualche colorata apparenza piglia-va a sostenere che fosse cosa buona o necessaria. In que-ste ambiguità afflisse il pontefice l’animo suo sino al no-vembre, desideroso pure di fare qualche notabileprovisione che potesse dar al mondo saggio dell’animosuo, risoluto a porgere rimedio a tutti gli abusi prima cheincomminciare a trattar in Germania.

In fine lo fermò e fece venir a risoluzione FrancescoSoderino, cardinale prenestino, chiamato di Volterra, al-lora suo confidentissimo, se bene doppo entrò così inan-zi nella disgrazia sua che lo fece anco impriggionare.Questo cardinale, versatissimo nelli maneggi civili etadoperato nelli pontificati d’Alessandro, Giulio e Leo-ne, pieni di varii et importanti accidenti, in ogni ragiona-mento col pontefice andava gettando parole che potes-sero instruirlo: li commendava la bontà et ingenuità suae l’animo inclinato alla riforma della Chiesa et all’estir-pazione dell’eresie; aggiongendo però che non potevaaver laude della sola buona intenzione, insufficiente dase stessa per far il bene, se non vi s’aggiongesse un’essat-ta elezzione de’ mezzi opportuni et un’essecuzione ma-neggiata con somma circonspezzione. Ma quando lovidde costretto dall’angustia del tempo a risolversi, lidisse non esservi speranza di confondere et estirpare iluterani con la correzzione de’ costumi della corte; anziquesto esser un mezo d’aummentare a loro molto più ilcredito. Imperoché la plebe, che sempre giudica dallieventi, quando per l’emenda seguita restarà certificatache con ragione il governo pontificio era ripreso in qual-che parte, si persuaderà similmente ch’anco l’altre no-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

37Letteratura italiana Einaudi

Page 76: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vità proposte abbiano buoni fondamenti, e gli eresiar-chi, vedendo d’averla vinta in una parte, non cesserannodi riprendere l’altre. In tutte le cose umane avvenire cheil ricevere sodisfazzione in alcune ricchieste dà preten-sione di procacciarne altre e di stimare che siano dovu-te; che leggendo le passate istorie, dai tempi che sonostate eccitate eresie contra l’autorità della Chiesa roma-na, si vedrà tutte aver preso pretesto dalli costumi cor-rotti della corte. Con tutto ciò mai nissuno pontefice ri-putò utile mezo il riformarli, ma sì bene, doppo usate leammonizioni et instruzzioni, indurre i prencipi a proteg-gere la Chiesa. Quello che per il passato è riuscito, do-versi tenere et osservar sempre: nissuna cosa far perireun governo maggiormente che il mutar i modi di regger-lo; l’aprire vie nuove e non usate esser un esporsi a gravipericoli e sicurissima cosa essere caminare per i vestigiide’ santi pontefici che sempre hanno avuto essito felicedelle loro imprese. Nissuno aver mai estinto l’eresie conle riforme, ma con le crucciate e con eccitare i prencipi epopoli all’estirpazione di quelle. Si ricordasse ch’Inno-cenzo III con tale mezo oppresse felicemente gli albigesidi Linguadoca et i pontefici seguenti non con altri modiestinsero in altri luoghi i valdesi, piccardi, poveri di Lio-ne, arnaldisti, speronisti e patarini, sì che al presente re-sta il solo nome. Non essere per mancare prencipi inGermania, i quali (concedendo loro la Sede apostolicad’occupare lo Stato de’ fautori de’ luterani) debbanoavidamente ricevere la condizione, e facendo loro segui-to de popoli con le indulgenze e remissioni a chi anderàa quel soccorso. Li considerò anco il cardinale che nonera da pensare alli moti di religione in Germania comese non vi fosse altro pericolo imminente alla Sede apo-stolica, perché soprastava la guerra d’Italia, cosa di mag-gior pericolo, alla quale era necessario applicare princi-palmente l’animo: nel maneggio della quale, se siritrovasse senza nervo, che è il danaro, potrebbe riceve-

38Letteratura italiana Einaudi

Page 77: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

re qualche notabil incontro, e nissuna riforma potersi fa-re la quale non diminuisca notabilmente l’entrate eccle-siastiche, le quali avendo 4 fonti, uno temporale, le ren-dite dello Stato ecclesiastico, gli altri spirituali,l’indulgenze, le dispense e la collazione de’ beneficii,non si può otturar alcuno di questi, che le entrate nonrestino troncate in un quarto.

Il papa, conferendo questi discorsi con GuglielmoEncourt, che poi creò cardinale, e Teodorico Hezio,suoi familiari e confidentissimi, affermava essere miserala condizione de’ pontefici, poiché vedeva chiaro chenon potevano far ben neanco volendo e faticandosene,e concluse che non era possibile inanzi l’espedizioneche doveva far in Germania mandar ad effetto alcun ca-po di riforma, e che bisognava che si contentassero dicredere alle sue promesse, le quali era risoluto di man-tenere, quando anco avesse dovuto ridursi senza alcundominio temporale et anco alla vita apostolica. Diedeperò stretta commissione ad ambidue, uno de’ quali eradatario e l’altro secretario, che nella concessione delleindulgenze, nelle dispense, ne’ regressi e coadiutorie siusasse parcità, sin tanto che si trovasse come regolarlocon legge e perpetua constituzione. Le quali cose aven-do io letto diffusamente narrate in un diario del vesco-vo di Fabriano, dove tenne memoria delle cose notabilida lui vedute et udite, ho voluto riportarle qui somma-riamente, dovendo servir molto all’intelligenza delle co-se che si diranno.

[Adriano manda il vescovo di Fabriano in una dieta inNorimberga]

Nel primo concistorio di novembre, col parere decardinali, destinò Francesco Chiericato, conosciuto dalui in Spagna e vescovo di Fabriano, (il quale ho nomi-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

39Letteratura italiana Einaudi

Page 78: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nato poco fa) per noncio alla dieta di Norimberga, chesi celebrava senza la presenza di Cesare, quale alcunimesi innanzi era stato sforzato passar in Spagna perquietar i tumulti e sedizioni nate in quei regni. Arrivò ilnoncio a Noremberga nel fine dell’anno, e presentò lelettere del pontefice agli elettori, prencipi et oratori del-le città, scritte in commune sotto il 25 novembre, nellequali si doleva prima che, essendo stato Martino Luterocondannato per sentenza di Leone e la sentenza esse-guita per un editto imperiale in Vormazia, publicatoper tutta Germania, nondimeno egli perseverasse nellimedissimi errori, publicando continuamente libri pienid’eresie, e fosse favorito non solo da’ plebei, ma ancoda’ nobili; soggiongendo che, se ben predisse l’apostoloche le eresie erano necessarie per essercizio de’ buoni,quella necessità, però, era tolerabile nelle opportunitàde’ tempi, non in quelli ne’ quali, trovandosi la cristia-nità oppressa dall’arme de’ turchi, si doveva mettereogni studio per purgare il mal interno; che il danno et ilpericolo, qual da se stesso porta, impedisce anco l’ado-perarsi contra un tanto inimico. Esorta poi i prencipi eti popoli a non monstrarsi di consentire a tanta scelera-tezza col tolerarla longamente. Gli rappresenta esserecosa vergognosissima che si lascino condurre da un fra-ticello fuora della via de’ loro maggiori, quasi che soloLutero intenda e sappia. Gli avvertisce che se i seguacidi Lutero hanno levato l’obedienza alle leggi ecclesiasti-che, molto maggiormente vilipenderanno le secolari, ese hanno usurpato i beni della Chiesa, meno si astene-ranno da quei de laici, et avendo ardito di mettere ma-no nelli sacerdoti di Dio, non perdoneranno alle case,mogli e figlioli loro. Gli essorta che se non potrannocon le dolcezze ridur Martino et i suoi seguaci nelladritta via, venghino ai rimedii aspri e di fuoco, per rise-care dal corpo i membri morti, come fu fatto ne’ tempiantichi a Datan et Abiron, ad Anania e Saffira, a Giovi-

40Letteratura italiana Einaudi

Page 79: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

niano e Vigilanzio, e finalmente come i maggiori fecerocontra Giovanni Hus e Gieronimo da Praga nel conci-lio di Costanza, l’essempio de’ quali, quando non possi-no far altramente, debbono immitare. Infine si rimette,così in quel particolare come in altri negozii, alla rela-zione di Francesco Chiericato suo noncio. Scrisse ancolettere quasi a tutti i prencipi con gl’istessi concetti:all’elettore di Sassonia, in particolare, scrisse che benconsiderasse qual macchia sarebbe stata alla sua poste-rità avendo favorito un frenetico che metteva confusio-ne in tutto ’l mondo con invenzioni empie e pazze, ri-voltando la dottrina stabilita col sangue de’ martiri,vigilie de santi dottori et armi di tanti prencipi fortissi-mi, caminasse per i vestigii de suoi maggiori, non la-sciandosi abbagliare gli occhi dalla rabbia d’un omic-ciuolo a seguire gli errori dannati da tanti concilii.

[Questo noncio presenta la sua instruzione in dieta]

Presentò il noncio alla dieta non solo il breve del pa-pa, ma ancora la sua instruzzione, nella quale gli eracommesso di essortar i prencipi ad opporsi alla peste lu-terana con 7 ragioni. Prima, perché a ciò li doveva mo-vere il culto di Dio e la carità verso il prossimo; seconda-riamente, la infamia della loro nazione; terzo, il loroonor proprio, mostrandosi non degenerare dalli loroprogenitori che intervennero alla condannazione diGiovanni Hus in Costanza e delli altri eretici, conducen-done alcuni d’essi con le proprie mani al fuogo, e nonvolessero mancare della propria parola e costanza, aven-do la maggior parte d’essi approvato l’editto imperialecontra Lutero; quarto, gli doveva muovere l’ingiuria fat-ta da Lutero ai loro progenitori publicando un’altra fedeche la creduta da essi e concludendo per conseguenzache tutti siano all’inferno; quinto, si debbano muovere

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

41Letteratura italiana Einaudi

Page 80: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dal fine che i luterani pretendono, che è voler snervarela potestà secolare doppo che averanno anichilata l’ec-clesiastica con falso pretesto che sia usurpata contral’Evangelio, se ben astutamente mostrano di salvar la se-colare per ingannarli. Nel sesto luogo considerino le dis-sensioni e turbulenze che quella setta eccita in Germa-nia, e finalmente avvertano che Lutero usa la medesimavia usata da Mahometo, permettendo che siano saziatel’inclinazioni carnali, se ben mostra di farlo con maggiormodestia per più efficacemente ingannarli. E se alcunodicesse Lutero esser stato condannato non udito e nondifeso, e però che sia conveniente udirlo, debbia respon-der: essere giusto udirlo in quello che tocca al fatto, cioèse ha predicato, scritto o non; ma sopra le cose della fe-de o la materia de’ sacramenti ciò non esser convenien-te, percioché non s’ha da metter in dubbio quello cheuna volta è stato approvato da’ concilii generali e da tut-ta la Chiesa. Poi gli dà commissione il pontefice di con-fessar ingenuamente che questa confusione fosse nataper li peccati degli uomini, massime de’ sacerdoti e pre-lati, confessando che in quella Santa Sede, già alcuni an-ni, sono state fatte molte cose abominevoli, molti abusinelle cose spirituali, molti eccessi né precetti e finalmen-te tutte le cose mutate in male, in maniera che si possadire che l’infermità sia passata dal capo alle membra, dasommi pontefici agli inferiori prelati, sì che non vi siastato chi faccia bene né pur uno. Alla correzzione delqual male egli, per propria inclinazione e debito, è deli-berato adoperarsi con tutto lo spirito et usar ogni operaacciò che innanzi ogni altra cosa la corte romana, dondeforse tanto mal è proceduto, si reformi. Il che tanto piùfarà, quanto vede che tutto ’l mondo avidamente lo desi-dera. Niuno però dover meravigliarsi se non vederà cosìsubito emendati tutti gli abusi. Perché, essendo il maleinvecchiato e fatto molteplice, bisogna a passo a passoprocedere nella cura e cominciar dalle cose più gravi per

42Letteratura italiana Einaudi

Page 81: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non turbar ogni cosa col voler fare tutto insieme. Glicommise ancora che promettesse per suo nome che egligli osservarebbe i concordati e che s’informarebbe de’processi avvocati dalla rota, per rimetterli ad partes se-condo la giustizia. Et in fine che sollecitasse i prencipi estati per nome suo a rispondere alle lettere et informarlode’ mezi per li quali si potesse ovviar più commodamen-te ai luterani. Oltre l’aver presentato il breve del papa el’informazione, propose anco il noncio che in Germaniasi vedeva quasi per tutto i religiosi uscir de’ monasteri eritornar al secolo et i preti maritarsi con gran sprezzo evilipendio della religione, e la maggior parte di lorocommetter anco molti eccessi et enormità; per il che eranecessario che fosse pigliata provisione, per la qualequesti sacrileghi matrimonii fossero separati, gli autoriseveramente puniti, e gli apostati rimessi nella potestàde’ loro superiori.

[La dieta risponde a’ capi della proposta del noncio]

Fece la dieta risposta al noncio in iscritto, dicendod’aver letto con reverenza il breve del pontefice el’istruzzione presentata nel negozio della fazzione lute-rana, e render grazie a Dio della assonzione di Sua Bea-titudine al pontificato, pregandole dalla Maestà divinaogni felicità. E (dopo aver detto quello che occorrevacirca la concordia tra prencipi cristiani e la guerra con-tra turchi) quanto alla domanda d’esseguire la sentenzapromulgata contro Lutero e l’editto di Vormes, rispose-ro essere paratissimi ad impiegar ogni loro potere perestirpare gli errori, ma aver tralasciato d’esseguir la sen-tenza e l’editto per grandissime et urgentissime cause:imperoché la maggior parte del popolo era persuasa dalibri di Lutero che la corte romana avesse inferiti moltigravami alla nazione germanica; onde se si fosse fatta al-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

43Letteratura italiana Einaudi

Page 82: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cuna cosa per l’essecuzione della sentenza, la moltitudi-ne sarebbe entrata in sospetto che si facesse per sosten-tare e mantenere gli abusi e l’impietà, e ne sarebbononati tumulti populari con pericolo di guerre civile. Pertanto esser di bisogno in simili difficoltà di rimedii piùopportuni, particolarmente confessando esso noncio,per nome del pontefice, che questi mali venivano per lipeccati degli uomini e promettendo la riforma della cor-te romana: gli abusi della quale, se non fossero emendatie levati i gravami e riformati alcuni aticoli, che i prencipisecolari darebbono in iscritto, non era possibile metterpace tra gli ecclesiastici e secolari, né estirpar i presentitumulti. E perché la Germania avea consentito al paga-mento delle annate, con condizione che s’impiegasseronella guerra contra i turchi, e ch’essendo state tanti annipagate, né mai convertite in quel uso, pregavano il pon-tefice che per l’avvenire non avesse la corte romana curad’essigerle, ma fossero lasciate al fisco dell’Imperio perle spese di quella guerra. Et a quello che Sua Santità ri-cercava conseglio de’ mezi con i quali si potesse ovviar atanti inconvenienti, risposero che dovendosi trattar nondi Lutero solo, ma tutt’insieme d’estirpar molti errori evizii radicati per invecchiata consuetudine con diversi ri-spetti, da chi per ignoranza, da chi maliziosamente dife-si, nissun altro rimedio giudicavano più commodo, effi-cace et opportuno che se la Santità Sua, con consensodella Maestà Cesarea, convocasse un concilio pio, liberoe cristiano quanto più presto fosse possibile, in un luogoconveniente in Germania: cioè in Argentina, in Mogon-za, in Colonia, overo in Metz, non differendo la convo-cazione più d’un anno, e che in quel conciclio a ciasche-duno, così ecclesiastico, come secolare, fosse concessodi poter parlare e consegliare a gloria di Dio e salutedell’anime, non ostante qualonque giuramento e obliga-zione. Il che tenendo dover esser esseguito da Sua San-tità con prontezza e celerità, né volendo restar di far al

44Letteratura italiana Einaudi

Page 83: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

presente quelle megliori provisioni che possibili sianoper il tempo intermedio, aveano deliberato di procurarcon l’elettore di Sassonia che i luterani non scrivesseroné stampassero altro, e che per tutta Germania i predi-catori, tacciute le cose che potevano muover tumultopopolare, dovessero predicar sinceramente e puramenteil santo Evangelio secondo la dottrina approvata dallaChiesa, non movendo dispute, ma riservando sino alladeterminazione del concilio tutte le controversie. Che ivescovi deputassero uomini pii e letterati per soprain-tender a predicatori, informarli e correggerli, ma in ma-niera che non si potesse sospettare che fosse per impedi-re la verità evangelica: che per l’avvenire non si stampicosa nuova, se non veduta e riconosciuta da uomini diprobità e dottrina: sperando con questi mezi d’ovviare atumulti, se la Santità Sua farà la debita provisione a gra-vami et ordinarà un libero e cristiano concilio, sperandoche così i tumulti si quietarebbono e la maggior parte siridurebbe a tranquillità. Perché gli uomini da beneaspettarebbono senza dubbio la deliberazione del conci-lio, quando vedessero che si fosse per celebrare presto.Quanto ai preti che si maritavano e religiosi che ritorna-vano al secolo, perché nelle leggi civili non vi era pena,pensavano che bastasse se fossero puniti dalli ordinariicon le pene canoniche. Ma se commetteranno alcunasceleratezza, il prencipe overo podestà, nel territorio de’quali falliranno, lor dovrà dare il debito castigo.

[Poco gusto d’esso noncio]

Il noncio non restò sodisfatto di questa risposta e ven-ne in risoluzione di replicare. E prima, quanto alla causa,perché non si fosse esseguita la sentenza del papa el’editto dell’imperatore contra Lutero, disse non sodisfa-re la ragione allegata che si fosse restato per fugir i scan-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

45Letteratura italiana Einaudi

Page 84: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dali, non convenendo tolerar il male acciò ne venga il be-ne e dovendo tenere più conto della salute dell’animeche della tranquillità mondana. Aggionse che non si do-vevano scusar i seguaci di Lutero colli scandali e gravamidella corte romana, perché, se ben fossero veri, non peròsi doveano partire dall’unità catolica, ma più tosto sop-portar pazientissimamente ogni male. Onde li pregavaper l’essecuzione della sentenza e dell’editto inanzi che ladieta si finisse; e se la Germania era in alcun conto grava-ta dalla corte romana, la Sede apostolica sarebbe prontadi sollevarla, e se vi fossero discordie tra gli ecclesiasticiet i prencipi secolari, il pontefice le componerebbe etestinguerebbe. Quanto alle annate, altro non diceva perallora, poiché opportunamente Sua Santità avrebbe datorisposta. Ma quanto alla domanda del concilio, replicòche sperava non dover dispiacere a Sua Santità se l’aves-sero domandato con parole più convenienti e però ricer-cava che fossero levate tutte quelle che potessero darqualche ombra alla Beatitudine Sua: come quelle paroleche il concilio fosse convocato nel consenso della MaestàCesarea, e quelle altre che il concilio fosse celebrato piùin una città che in un’altra, perché, se non si levavano,pareva che volessero legar le mani alla Santità Sua, cosache non avrebbe fatto buon effetto. Quanto a predicato-ri, ricercò che si osservasse il decreto del pontefice cheper l’avvenire nissuno potesse predicar, se la dottrina suanon fosse essaminata dal vescovo. Quanto agli stampato-ri e divulgatori de’ libri, replicò che in nissun modo glipiaceva la risposta; che dovessero esseguir la sentenza delpapa e dell’imperatore, che i libri si abbrugiassero e fos-sero puniti i divulgatori d’essi, instando et avvertendoche in questo stava il tutto. E quanto ai libri da stampar-si, si dovesse servare il moderno concilio lateranense. Maquanto ai preti maritati, la risposta non gli sarebbe di-spiaciuta, s’ella non avesse avuto un aculeo alla coda,mentre si diceva che, se commetteranno qualche sclera-

46Letteratura italiana Einaudi

Page 85: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tezza, saranno puniti dai prencipi o potestà. Perché que-sto sarebbe contra la libertà ecclesiastica, e si metterebbela falce nel campo d’altri, e si toccarebbono quelli che so-no riservati a Cristo. Conciosiacosa che non dovevano iprencipi presumer di creder che per l’apostasia si divol-vessero alla loro giurisdizzione, né potessero esser casti-gati da loro degli altri delitti; imperoché restando in loroil carattere e l’ordine, sono sempre sotto la potestà dellaChiesa; né possono far altro i prencipi che denonciarli aloro vescovi e superiori, che li castighino. Concludendoin fine, ricercarli ad aver sopra le suddette cose più ma-tura deliberazione e dar risposta megliore, più chiara,più sana e meglio consultata.

Nella dieta non fu gratamente veduta la replica delnoncio, e communemente tra quei prencipi si diceva ilnoncio aver una misura del bene e del male per sola rila-zione all’utilità della corte e non alla necessità della Ger-mania; la conservazione dell’unità catolica dover mag-giormente muovere a far il bene, facile da essequire, chea sopportar il male, difficile a tolerare. E nondimeno ilnoncio ricercava che la Germania sopportasse pazientis-simamente le oppressioni inferitegli dalla corte romana,non volendo essa piegarsi pur un poco al bene, anzi piùtosto a desister dal male, se non colle sole promesse. Etaverebbe mostrato troppo vivo senso quando fosse re-stata offesa dalla domanda del concilio tanto modesta enecessaria. E dopo longa discussione fu risoluto di com-mun parere di non far altra risposta, ma aspettar quelloche il pontefice risolvesse sopra la già data.

[I prencipi secolari formano lo scritto de’ Cento gravami]

I prencipi secolari poi a parte fecero una longa quereladi ciò che pretendevano contro la corte romana e contratutto l’ordine ecclesiastico, riducendola a 100 capi, che

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

47Letteratura italiana Einaudi

Page 86: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

per ciò chiamarono centum gravamina. I quali, perché ilnoncio, col quale erano stati conferiti, si partì prima chefossero distesi, mandarono al pontefice con una protestadi non voler né potere tolerarli più, e di essere dalla ne-cessità et iniquità loro costretti a cercar di liberarsene conogni industria e per le più commode vie che potessero.

Longo sarebbe esprimer il contenuto, ma in somma siquerelavano del pagamento per le dispense et assoluzio-ni, de’ danari che si cavavano per l’indulgenze, delle litiche si tiravano in Roma, delle riservazioni de’ beneficiiet altri abusi di commende et annate, dell’essenzione de-gli ecclesiastici ne’ delitti, delle scommuniche et inter-detti ingiusti, delle cause laiche con diversi pretesti tira-te all’ecclesiastico, delle gran spese nelle consecrazionidelle chiese e cimiteri, delle penitenze pecuniarie, dellespese per aver i sacramenti e la sepoltura. I quali tutti ri-ducevano a tre principali capi: al metter in servitù i po-poli, spogliarli de’ danari et appropriarsi la giurisdizzio-ne del magistrato secolare.

A 6 di marzo fu fatto il recesso con i precetti contenu-ti nella risposta al noncio, e fu poco dopo ogni cosa stam-pata, così il breve del papa, come anco l’instruzzione delnoncio, le risposte e repliche con li 100 gravami furonodivolgati per Germania e di là passarono ad altri luoghiet anco a Roma. Dove la aperta confessione del pontefi-ce, che della corte romana et ordine ecclesiastico venissel’origine d’ogni male, non piacque e generalmente non fugrata ai prelati, parendo che fosse con troppo ignominiae che dovesse renderli più odiosi al secolo e potesse essercausa anco di farli sprezzare dai popoli, anzi dovesse far iluterani più audaci e petulanti. E sopra tutto premeva ilvedere aperta una porta, dove per necessità sarebbe in-trodotta o la tanto aborrita moderazione de’ commodiloro, overo convinta la incorrigibilità. E quelli che scusa-vano più il pontefice, attribuivano alla poca cognizionesua dell’arti colle quali si mantiene la potenza pontificia e

48Letteratura italiana Einaudi

Page 87: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

l’autorità della corte, fondate sopra la riputazione. Loda-vano papa Leone di giudicio e prudenza, che seppe attri-buir la mala opinione che la Germania aveva de’ costumicuriali alla poca cognizione che di essa avevano. E perònella bolla contro Martino Lutero disse che se egli, es-sendo citato, fosse andato a Roma, non avrebbe trovatonella corte gli abusi che si credeva.

Ma in Germania i mal affetti alla corte romana inter-pretavano quella candidezza in sinistro, dicendo che erauna solita arte di confessar il male e prometterne il rime-dio, senza alcun pensiero di effettuare cosa alcuna, peraddormentar gli incauti, goder il beneficio del tempo e fratanto, co ’l mezo delle prattiche co’ prencipi, giustificarsiin modo che potessero meglio assoggettir i popoli e levar-li il potersi opponer ai loro voleri e di parlare dei loromancamenti. E perché diceva il pontefice che bisognavanel rimediare non tentar di proveder a tutto insieme, peril pericolo di causar mal maggiore, ma far le cose a passo apasso, se ne ridevano, soggiongendo che ben a passo apasso, ma in maniera che tra un passo e l’altro vi si frapo-nesse la distanza d’un secolo. Ma attesa la buona vita te-nuta da Adriano inanzi il pontificato, così dopo assonto avescovato et al cardinalato, come anco per inanzi, e labuona intenzione che si scopriva in tutte le sue azzioni, gliuomini pii interpretavano il tutto in buon senso, creden-do veramente ch’egli confessasse gli errori per ingenuità eche fosse anco per porgervi rimedio più presto di quelloche prometteva. Né l’evento lasciò giudicar il contrario:perché non essendo la corte degna d’un tal pontefice,piacque a Dio che passasse all’altra vita quasi subito doporicevuta la relazione dal suo noncio di Noremberga. Per-ché a 13 septembre finì il corso de suoi anni.

Ma in Germania, quando fu publicato il decreto del re-cesso di Noremberga con li precetti sopra le prediche estampe, dalla maggior parte non ne fu tenuto conto alcu-no, ma gli interessati, così quelli che seguivano la Chiesa

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

49Letteratura italiana Einaudi

Page 88: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

romana, come i luterani, l’intesero a loro favore: perchédicendosi che si tacessero le cose che potessero mover tu-multi popolari, intendevano i catolici che si dovessero ta-cer le cose introdotte da Lutero nella dottrina e la ripren-sione degli abusi dell’ordine ecclesiastico, et i luteranidicevano esser stata mente della dieta che si dovessero ta-cer le difese degli abusi, per li quali il popolo si muovevacontra i predicatori quando udiva rappresentar così le co-se cattive, come le buone; e quella parte del decreto checommandava di predicar l’Evangelio secondo la dottrinade’ scrittori approvati dalla Chiesa, i catolici intendevanosecondo la dottrina de’ scolastici e degli ultimi postillatoridelle Scritture, ma i luterani dicevano che s’intendeva de’santi padri, Ilario, Ambrosio, Agostino, Gieronimo et al-tri tali, interpretando anco che fosse loro lecito, per virtùdell’editto del recesso, continuar insegnando la loro dot-trina sino al concilio; sì come i catolici intendevano che lamente della dieta fosse stata che si dovesse continuar nel-la dottrina della Chiesa romana. Onde pareva che l’edit-to, in luogo d’estinguer il fuogo delle controversie, l’ac-cendesse maggiormente, e restava nelle pie menti ildesiderio del concilio libero, al quale pareva che ambe leparti si sottomettessero, sperandosi che per quello doves-se seguir la liberazione da tanti mali.

[Clemente VII, eletto papa, prende via diversa da quel-la di Adriano]

Dopo la morte di Adriano fu creato successore Giuliode’ Medici, cugino di papa Leone, e fu chiamato Cle-mente VII, il quale di subito applicò l’animo alle cose diGermania; e come quello ch’era molto versato nella co-gnizione de’ maneggi, vedeva chiaramente che papaAdriano, contra lo stile sempre usato da savi pontefici,era stato troppo facile così in confessar i difetti della

50Letteratura italiana Einaudi

Page 89: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

corte, come in prometter la riformazione, e troppoabietto in aver domandato alli germani consiglio, comesi potesse proveder alle contenzioni di quel regno. Per-ché con questo egli si aveva tirato adosso la domandadel concilio, che molto importava, massime con la con-dizione di celebrarlo in Germania, et aveva dato troppoanimo a prencipi, onde avevano avuto ardire non solo dimandarli, ma di metter ancora in stampa i 100 gravami,scrittura ignominiosa per l’ordine ecclesiastico di Ger-mania, ma molto più per la corte romana. E ben pensatetutte le cose, venne in risoluzione che fosse necessariodar qualche soddisfazione alla Germania, in maniera ta-le, però, che non fosse posta in pericolo l’autorità sua,né levati i commodi alla corte. Considerò che nelli 100gravami, se ben molti risguardavano la corte, la maggiorparte però toccavano a vescovi, officiali, curati et altripreti di Germania. Perilché venne in speranza che, se lidetti fossero riformati, i tedeschi facilmente s’averebbo-no lasciato indur a tacere per allora per quello che toc-cava a Roma, e con questa medesima riforma avrebbedivertito la trattazione del concilio. Per tanto giudicòbene spedir subito un legato di prudenza et autorità alladieta che si doveva celebrar di là a 3 mesi in Norember-ga, con istruzzione di caminar per le sopradette vie; e so-pra tutte le cose dissimular di sapere le proposizioni fat-te da Adriano e le risposte dateli, per non ricevernequalche pregiudicio nelle trattazioni sue e per poter pro-cedere come in re integra.

Il legato fu Lorenzo Campeggio, cardinal di SantaAnastasia; il quale, gionto nella dieta, dopo aver trattatodiverse cose con alcuni particolari per disponer il suonegoziato, parlò anco in pubblico, dove disse sentirmolta maraviglia che tanti prencipi, e così prudenti, po-tessero sopportare che fosse estinta et abolita la religio-ne, i riti e cerimonie nelle quali essi erano nati et educa-ti, et i loro padri e maggiori morti, senza considerare che

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

51Letteratura italiana Einaudi

Page 90: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tal novità tendesse alla ribellione del popolo contra imagistrati. Che il pontefice, non mirando ad alcun inte-resse suo, ma paternamente compatendo alla Germania,incorsa in spirituali e temporali infermità e soggetta amaggiori pericoli imminenti, l’aveva mandato per trovarmodo di sanar il male. Non esser intenzione della San-tità Sua di prescriver loro cosa alcuna, né meno di volerche a lui fosse prescritta, ma ben di consegliar insieme irimedii opportuni, concludendo che se fosse rifiutata daloro la diligenza della Santità Sua, non sarebbe poi ra-gionevole rivoltar colpa alcuna sopra di quella.

Gli fu risposto da’ prencipi (perché Cesare era inSpagna, come si è detto di sopra), dopo aver ringraziatoil pontefice della benevolenza, che ben sapevano il peri-colo imminente per la mutazione della dottrina nella re-ligione: che perciò nella dieta dell’anno inanzi avevanomostrato al noncio del pontefice Adriano il modo e viadi componer i dissidii, e gli avevano anco dato in iscrit-to tutto quello che desideravano e ricercavano da Ro-ma, la qual scrittura credevano che fosse stata da Adria-no ricevuta, avendo il noncio promesso di consegnarla;sì come anco tenevano che a tutti fossero noti i gravamiche la Germania riceveva dall’ordine ecclesiastico, es-sendo publicati in stampa, e sino a quell’istante eranostati aspettando che i loro giusti desiderii fossero essau-diti, come tuttavia aspettavano. Perilché, s’egli alloraaveva qualche ordine o instruzzione dal pontefice, lopregavano d’esporlo, acciò si potesse insieme con luiconsegliare il tutto.

[Il cardinale legato sfugge con dissimulazioni e promesse]

A questo il legato, seguendo la commissione datagli,replicò: non saper che fosse stata portata al papa né acardinali alcuna instruzzione del modo e via di compo-

52Letteratura italiana Einaudi

Page 91: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ner il dissidio della religione; ben gli accertava dell’otti-ma volontà del pontefice, dal quale egli aveva pienissi-mo potere di far tutto quello che avesse servito a tal fi-ne, ma che toccava a loro di metter inanzi la via, i qualisapevano la condizione delle persone et i costumi dellaregione. Esserli molto ben noto che Cesare, nella dietadi Vormazia, di loro consenso, aveva pubblicato uneditto contra i luterani, al quale alcuni avevano obeditoet alcuni no; della quale diversità e varietà egli non nesapeva la ragione, ma ben li pareva che inanzi ogni altracosa si dovesse deliberar del modo d’esseguirlo. Che seben non aveva ancora inteso che i 100 gravami fosserostati pubblicati per presentargli al pontefice, sapevaperò esserne stati portati tre esemplari a Roma ad alcu-ni privati; ch’egli n’aveva veduto uno, et erano stati ve-duti anco dal pontefice e da cardinali, i quali non si po-tevano persuadere che fossero raccolti per ordine de’prencipi, ma ben pensavano che da qualche malevolo,per odio della corte romana fossero mandati fuori; chese ben egli non aveva nissun ordine o istruzzione dalpontefice in quella materia, non dovessero però pensa-re che non avesse autorità di trattarne secondo l’espe-diente; ben diceva che in quelle domande n’erano mol-te che derogavano alla podestà del pontefice esentivano d’eresie; ch’egli non poteva trattarne, ma siofferiva di conoscere e parlar di quelle che non eranocontro al pontefice et avevano fondamento d’equità;che poi, se restasse qualche cosa da trattarsi col pontefi-ce, la potrebbono proporre, ma con modi più moderati.Che non poteva restar di biasimare che si fossero stam-pati e publicati, parendogli questo troppo; ma però es-ser certo che per amor della Germania il pontefice fariaogni cosa, essendo egli pastore universale; ma se la vocedel pastore non fosse udita, il pontefice et egli non po-trebbero far altro che portarlo in pazienza e rimetterogni cosa a Dio.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

53Letteratura italiana Einaudi

Page 92: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

La dieta, se ben non ebbe per verisimile che il cardi-nale et il pontefice non fossero conscii delle cose trattatecon Adriano, e giudicasse che nelle risposte del legato vipotessero essere degli artificii, nondimeno desiderandoche si prendesse buona deliberazione al fine della quietedi Germania deputarono alcuni prencipi per negoziarecol cardinale, i quali non potero aver da lui altro se nonch’egli avrebbe fatto una buona riforma per il clero diGermania; ma quanto agli abusi della corte, non fu pos-sibile farlo condescendere ad alcuna cosa: perché, quan-do se n’introduceva ragionamento, o diceva che il ri-prenderli fosse eresia, o che se ne rimetteva al ponteficee che con lui bisognasse trattarne.

[Il cardinale legato tenta d’appagar la dieta con unaleggera riforma]

Fece il cardinale la riforma della Germania, la qualenon toccando se non il clero minuto (e giudicandosi chedovesse non solo fomentar il male, come fanno sempre iremedi leggieri, ma che servisse ad accrescere maggior-mente il dominio della corte e de’ prelati maggiori, apregiudicio dell’autorità temporale e desse adito a mag-giori estorsioni di danari) non fu ricevuta, tenendosi chefosse una mascherata per deludere l’aspettazione dellaGermania e per ridurla sotto maggior tirannide, con tut-to che il legato facesse accurati ed efficaci uffici acciòfosse accettata: onde né egli consentì ad alcuna delleproposizioni fattegli dai deputati della dieta. Vedendosiperciò che fosse impossibile di concludere alcuna cosacon esso, publicarono il recesso a’ 18 aprile, con decretoche dal pontefice, col consenso di Cesare, fosse intimatoquanto prima un concilio libero in Germania, in luogoconveniente, e che li stati dell’Imperio si congregasseroa Spira per li 11 novembre per determinar che cosa si

54Letteratura italiana Einaudi

Page 93: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dovesse seguir tra tanto che fosse dato principio al con-cilio. Che ciascun prencipe nel suo Stato congregasseuomini pii e dotti, i quali raccogliessero le cose da di-sputare nel concilio; che li magistrati avessero cura chefosse predicato l’Evangelio secondo la dottrina de’ scrit-tori approvati dalla Chiesa, e fossero proibite tutte lepitture e libri contumeliosi contra la corte romana.

Il legato, avendo risposto a tutti i capi del decreto, emostrato che non fosse ufficio de’ secolari deliberar al-cuna cosa intorno alla fede e dottrina o predicazione diquella, promise quanto al concilio solamente che n’ave-rebbe dato conto al pontefice.

Partendosi i prencipi dalla dieta, fece il legato ufficiocon quelli che più erano aderenti alle cose romane di ri-durli insieme per far publicar la riforma non ricevuta nel-la dieta; e si ridussero in Ratisbona con lui, Ferdinando,fratello dell’imperatore, il cardinale arcivescovo di Salz-burg, due delli duchi di Baviera, i vescovi di Trento e Ra-tisbona, e gli agenti di 9 vescovi; dove fecero prima undecreto sotto il dì 6 di luglio: che essendo stato ordinatonel convento di Noremberga che l’editto di Vormaziacontra Lutero fosse esseguito quanto si poteva, per tantoessi, ad instanzia del cardinale Campeggio legato, com-mandavano che fosse osservato in tutti i loro dominii eStati. Che fossero castigati gl’innovatori, secondo la for-ma dell’editto; che non si mutasse cosa alcuna nella cele-brazione della messa e de’ sacramenti, si castigassero imonachi e monache apostati e preti che si maritavano, equelli che ricevevano l’eucaristia senza confessarsi, omangiavano cibi proibiti; e che tutti i loro sudditi, i qualierano nell’academia di Vitemberg, fra tre mesi partisse-ro, tornando a casa overo andando in altro luogo. Il gior-no seguente, delli 7, publicò il cardinale le sue constitu-zioni della riforma, le quali furono approvate da tutti isopra nominati prencipi, e commandato che per li loroStati e dominii fossero promolgate, ricevute et osservate.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

55Letteratura italiana Einaudi

Page 94: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Nel proemio d’esse constituzioni diceva il cardinaleche, essendo di molto momento per estirpar l’eresia lu-terana, riformare la vita et i costumi del clero, col con-seglio de’ prencipi e prelati seco ridotti, aveva statuitoquei decreti, i quali commandava che fossero ricevutiper tutta Germania dalli arcivescovi, vescovi et altriprelati, preti e regolari, e publicati in tutte le città echiese. Contenevano 37 capi, circa il vestire e conversa-re dell’ordine clericale, circa il ministrar gratis i sacra-menti et altre fonzioni ecclesiastiche, sopra i conviti, so-pra le fabriche delle chiese, sopra quelli che s’avevano aricever alli ordini, sopra la celebrazione delle feste, so-pra i digiuni, contra i preti che si maritavano, contraquelli che non si confessavano e communicavano, con-tra i biastematori, sortilegi divinatori et altre cose tali.Infine era commandata la celebrazione de’ concilii dio-cesani in ogni anno per osservanzia di quei statuti, dan-do ai vescovi potestà d’invocare il braccio secolare con-tra i transgressori.

Divulgato l’editto di riforma, i prencipi e vescovi chenella dieta non avevano consentito alla dimanda del car-dinale restarono offesi, così di lui, come di tutti quelliche erano convenuti con esso in Ratisbona, parendo lo-ro restar ingiuriati dal legato, che avesse voluto fare unordine generale per tutta la Germania con interventod’alcuni pochi solamente, e tanto più dopo che egli erastato dimostrato che non fosse per riuscirne alcun bene.Si riputarono anco ingiuriati da que’ pochi prencipi evescovi, che soli s’avessero assonto d’intervenire ad obli-gar tutta la Germania, contra il parere degli altri. S’op-poneva anco a quella riformazione: prima, che tralascia-te le cose importanti, come se in quelle non vi fossealcun disordine, si provedesse alle cose di leggierissimorilevo; perché poco male pativa la Germania per gli abu-si del clero minuto, ma gravi per le usurpazioni de’ ve-scovi e prelati, e gravissimi per quelli della corte roma-

56Letteratura italiana Einaudi

Page 95: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

na; e nondimeno, come se questi fossero stati più ordi-nati che nella primitiva Chiesa, non se ne faceva menzio-ne; poi, per quanto s’aspettava anco al minuto clero,non si trattava delli principali abusi, ma di quelli chemeno importavano, che era quasi un approvar gli altri; equelli anco che si riprendevano erano lasciati senza veririmedii, col solo notarli, non applicandovi la medicinanecessaria per sanar il male.

Ma al legato et alli sopra detti prencipi con lui conve-nuti poco importava quello che fosse detto in Germania,e meno quello che fosse per seguire della publicazionedell’editto; perché il loro fine non era altro che dar sodi-sfazzione al pontefice, né il fine del pontefice altro chemostrar d’aver proveduto, sì che non vi fosse bisognodel concilio. Perché Clemente, molto versato ne’ maneg-gi di Stato, eziandio vivendo Adriano, sempre aveva te-nuto difeso che nelle occorrenze di quei tempi fusseconsiglio pernizioso valersi del mezo de’ concilii; et erasolito dire che il concilio fosse utile sempre che si trat-tasse tutt’altro che dell’autorità del papa, ma venendoquella in contenzione, nissuna cosa fosse più perniziosa.Perché, sì come per li tempi passati l’arma de’ ponteficifu il ricorrere alli concilii, così nel presente la sicurezzadel pontificato consiste in declinarli e fuggirli; tanto piùch’avendo già Leone condannata la dottrina di Lutero,non si poteva trattare la medesima materia in un conci-lio, né metterla in essame, senza metter in dubbio ancol’autorità della Sede apostolica.

[Biasima Cesare la dieta]

Cesare, ricevuto il decreto di Noremberga, si com-mosse assai, parendoli che il trattar e dar risposta cosìrisoluta, senza sua saputa, a prencipe forestiero in cosadi tanta importanza fosse di poca riputazione alla Mae-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

57Letteratura italiana Einaudi

Page 96: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

stà Sua imperiale. Né meno li piacque il rigore del de-creto, prevedendo il dispiacere del pontefice, quale de-siderava tenersi grato e ben affetto per la guerra che sifaceva allora da’ suoi capitani con francesi. Perilché re-scrisse in Germania a’ prencipi, lamentandosi cheavendo egli condannato tutti i libri di Lutero, la dietasi fosse ristretta ai soli contumeliosi. Ma più gravemen-te li riprese ch’avessero fatto decreto di celebrar il con-cilio in Germania et avessero ricercato il legato di trat-tarne col pontefice, quasi che questo non appertenessepiù ad esso pontefice e a sé che a loro; i quali, se crede-vano che fosse tanto utile alla Germania la congrega-zione d’un concilio, dovevano aver ricorso a lui chel’impetrasse dal pontefice; con tutto ciò, conoscendoegli ancora che ciò sarebbe stato utile per la Germania,era risoluto che si celebrasse, in tempo e luogo, però,quando e dove egli potesse ritrovarsi in persona. Matoccando l’aver ordinato una nuova reduzzione in Spi-ra per regolarvi le cose della religione sino al concilio,disse di non voler in modo alcuno concederlo; anzi licommandava ch’attendessero ad obedire all’editto diVormazia e non trattassero cosa alcuna di religione sintanto che non si congregasse un concilio per ordine delpontefice e suo. Le lettere imperiali, più imperiose diquello che la Germania era solita ricevere dalli prede-cessori, mossero umori assai pericolosi negli animi dimolti prencipi, che fluttuando avrebbono facilmentesortito qualche fastidioso termine.

[Il proposito della dieta è sospeso per li turbamenti]

Ma il moto presto restò sedato e rimase l’anno se-guente 1525 senza nissuna negoziazione in questa mate-ria. Perché in Germania si eccitò ribellione de’ villanicontra i prencipi e magistrati, e la guerra degli anabapti-

58Letteratura italiana Einaudi

Page 97: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sti che tenne ognuno occupato; et in Italia successe nelprincipio dell’anno la giornata di Pavia e la prigionia delre Francesco di Francia, la quale inalzò così l’animo diCesare che li pareva aver tutto ’l mondo in suo arbitrio;ma poi lo tenne tutto occupato per le leghe di moltiprencipi che si trattarono contra di lui, e per la negozia-zione della liberazione del re. Il pontefice ancora, peressere restata l’Italia senza difesa in arbitrio de’ ministricesarei, pensava a se stesso e come congiongersi con altriche lo potessero difender dall’imperatore, dal quale siera alienato, vedutolo fatto così potente che il pontefica-to li restava a discrezione.

Nell’anno 1526 si tornò alle medesime trattazioni inGermania et in Italia. In Germania, essendo ridotti tuttigli ordeni dell’Imperio alla dieta in Spira nel fine di giu-gno, fu posto in deliberazione per ordine speciale di Ce-sare in che modo si potesse conservar la religione cristia-na e gli antichi costumi della Chiesa, e castigar i violatori.Et essendo i pareri così diversi che non era possibile con-cluder cosa alcuna, i rappresentanti cesarei fecero leggerele lettere imperiali, dove Carlo diceva aver deliberato dipassar in Italia et a Roma per la corona e per trattar colpontefice di celebrar il concilio; per tanto commandavache nella dieta non si statuisse alcuna cosa contra le leggi,cermonie e vecchi usi della Chiesa, ma fosse osservata laformula dell’editto di Vormazia e si contentassero di por-tar in pazienza quella poca dimora, sin che egli avessetrattato col pontefice la celebrazione del concilio, il chesarebbe in breve, perché col trattar le cose della religionein una dieta, più tosto ne nasce male che bene.

[È richiesto un concilio nazionale da’ tedeschi]

Le città per la maggior parte risposero esser loro desi-derio di gratificar et ubedir Cesare, ma non veder il mo-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

59Letteratura italiana Einaudi

Page 98: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

do di far quello che egli nelle lettere commandava, peresser accresciute e crescer continuamente le controver-sie, particolarmente sopra le ceremonie e riti; e se per lopassato non s’aveva potuto osservar l’editto di Vormaziaper tema di sedizioni, la difficoltà esser molto maggioreal presente, come s’era dimostrato al legato del pontefi-ce; sì che se Cesare si ritrovasse presente e fosse infor-mato dello stato delle cose, non ne farebbe altro giudi-cio. Quanto alla promessa di Sua Maestà per lacelebrazione del concilio, diceva ciascuno che egli pote-va effettuarla nel tempo che scrisse le lettere, perché al-lora era in buona concordia col pontefice; ma dopo, es-sendo nati tra loro disgusti et avendosi armato ilpontefice contra lui, non si vedeva come in questo statodi cose si potesse congregar concilio. Per questi rispettialcuni proponevano che, per rimediar ai pericoli immi-nenti, fosse ricercato Cesare di conceder un concilio na-zionale in Germania; il che se non gli piacesse, almeno,per ovviare alle gravissime sedizioni, si contentasse didifferire l’essecuzione dell’editto di Vormazia sino alconcilio generale. Ma i vescovi, che non avevano altramira che a conservar la loro autorità, dicevano nella cau-sa della religione non doversi venir ad alcuna trattazioneduranti le discordie tra Cesare et il pontefice, ma tuttofosse differito a meglior tempo.

Le opinioni erano così diverse e si eccitò tanta discor-dia tra gli ecclesiastici e gli inclinati alla dottrina lutera-na, che le cose si viddero in manifesto pericolo di guerracivile, e molti de’ prencipi si mettevano in ordine perpartire. Ma Ferdinando e gli altri ministri di Cesare, ve-dendo chiaramente quanto male sarebbe nato se con taldissensione d’animi si fosse dissoluta la dieta e si fosseropartiti i prencipi senza alcun decreto, (perché, secondo ivarii interessi, diversamente averebbono operato, conpericolo di dividere irreconciliabilmente la Germania),si diedero a placar gli animi de’ principali così dell’una

60Letteratura italiana Einaudi

Page 99: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

come dell’altra parte, e finalmente si venne alla risolu-zione di far un decreto; il qual, se ben in essistenza nonconcludeva secondo la mente di Cesare, nondimenomostrava apparenza di concordia fra li stati et obedienzaverso l’imperatore. Il contenuto suo fu che, essendo ne-cessario per dar ordine e forma alle cose della religione eper mantenimento della libertà, celebrar un legitimoconcilio in Germania overo un universale di tutta la cri-stianità, il quale s’incomminci inanzi che passi un anno,si debbano mandar ambasciatori a Cesare a pregarlo divoltar l’occhio al misero e tumultuoso stato dell’Imperioe ritornar in Germania quanto prima a procurarlo. Chefra tanto che si ottenga o l’un o l’altro de’ concilii neces-sarii, nella causa della religione e dell’editto di Vormaziatutti li prencipi e stati debbiano nelle loro provincie egiurisdizzioni governarsi in maniera che possino renderbuon conto delle loro azzioni alla Maestà divina etall’imperatore.

[Clemente, ingelosito contra Cesare, fa lega col re diFrancia et altri]

Ma in Italia Clemente, che aveva passato tutto l’annoinanzi in perplessità e timori, parendogli di veder Carloora armato in Roma per occupar lo Stato ecclesiastico eriacquistare la possessione dell’Impero romano, occupatocoll’arti de’ suoi predecessori, ora di vederlo in un conci-lio a moderar l’autorità pontificia nella Chiesa, senza diche ben vedeva esser impossibile diminuire la temporale,e sopra tutte le cose avendo concetto un mal presaggioche tutti i ministri mandati in Francia per trattar con lamadre del re e col governo fossero nel viaggio periti, final-mente nell’uscir di marzo di quest’anno respirò alquanto,intendendo che il re liberato era tornato in Francia.Mandò in diligenza a congratularsi con lui et a concluder

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

61Letteratura italiana Einaudi

Page 100: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la confederazione contra l’imperatore; la qual, poiché fustabilita in Cugnac il 22 maggio tra sé, quel re et i prenci-pi italiani con nome di Lega santissima, et assolto il re dalgiuramento prestato in Spagna per osservazione delle co-se convenute, liberato dal timore, affetto che lo dominavamolto, parendoli d’esser in libertà, et irritato sommamen-te perché non solo in Spagna et in Napoli erano publicateordinazioni in pregiudicio della corte romana, ma, quelche più gli premeva, in quei giorni un notaro spagnoloebbe ardire di comparir in Rota publicamente e far com-mandamento per nome di Cesare a due napolitani chedesistessero di litigar in quell’auditorio, venne in risolu-zione di far palese l’animo suo per dar cuore ai collegati; escrisse a Carlo sotto il 23 giugno un breve assai longo informa d’invettiva, dove commemorati i beneficii fattiglida sé, così essendo cardinale, come doppo nel pontifica-to, et i partiti grandi che aveva ricusato da altri prencipiper star nella sua amicizia, vedendo d’esser mal rimeritatoe non essergli corrisposto né in benevolenza, né meno inosservazione delle promesse, anzi, in contrario, esserglidata molta materia di sospezzione e fatte molte offese,con eccitamento di nuove guerre in Italia et altrove, lequali tutte commemorò particolarmente, imputandoall’imperatore la colpa di tutti i mali e mostrando che intutto la dignità pontificale fosse lesa, e passando anco adun altro genere di offensioni fattegli con aver publicatoleggi in Spagna e pragmatiche in Napoli contra la libertàecclesiastica e la dignità della Sede apostolica, concluse fi-nalmente non secondo il consueto de’ pontefici con mi-naccie di pene spirituali, ma protestandogli che se nonvorrà ridursi alle cose del giugno, cessando dall’occupa-zione d’Italia e da perturbar le altre parti della cristianità,egli non sarà per mancar alla giustizia e libertà d’Italia,nella quale sta la tutela di quella Santa Sede, ma moverà learme sue giuste e sante contra di lui, non per offenderlo,ma per defender la commune salute e la propria dignità.

62Letteratura italiana Einaudi

Page 101: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Ispedito il dispaccio in Spagna, il dì seguente scrisseet espedì all’imperatore un altro breve senza far menzio-ne del primo; dove in sostanza diceva che egli era statocostretto, per mantenere la libertà d’Italia e soccorrereai pericoli della Sede apostolica, venir alle deliberazioniche non si potevano tralasciare senza mancar all’ufficiodi buon pontefice e di giusto prencipe, alle quali se laMaestà Sua vorrà porger il rimedio a lei facile, utile eglorioso, la cristianità sarà liberata da gran pericolo, diche gli darà più ampio conto il suo noncio appresso luiresidente; che la pregava per la misericordia di Diod’ascoltarlo e proveder alla salute publica e contener trai termini del giusto le voglie sfrenate et ingiuriose de’suoi, acciò gli altri possino restar sicuri de’ beni e dellavita propria. Sotto queste ultime parole comprendeva ilpontefice principalmente Pompeio cardinale Colonna,Vespasiano et Ascanio, con altri di quella famiglia se-guaci delle parti imperiali et aiutati dal vicerè di Napoli,da quali riceveva quotidianamente varie opposizioni a’suoi pensieri. E quello che nel animo suo faceva impres-sione maggiore, temeva anco che non gli mettessero indifficoltà il pontificato. Impero che il cardinal sudetto,uomo ardito e fastuoso, non si conteneva di parlar pu-blicamente di lui come di asceso al pontificato per vie il-legitime e, magnificando le cose operate dalla casa Co-lonna contra altri pontefici (come egli diceva) intrusi etillegitimi, aggiongeva esser fatale a quella famiglia l’odiode’ pontefici tiranni et ad essi l’esser ripressi dalla virtùdi quella, e minaccia di concilio, facendo ufficio con tut-ti i ministri imperiali per indur l’imperatore a congregar-lo. Di che non solo irritato il pontefice, ma ancora perprevenire, publicò un severo monitorio contra quel car-dinale, citandolo a Roma sotto gravissime pene e censu-re, nel qual anco toccava manifestamente il vicerè di Na-poli et obliquamente l’imperatore. Ma non passandoprosperamente la mossa d’arme in Lombardia, e diffe-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

63Letteratura italiana Einaudi

Page 102: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rendo a comparir l’essercito del re di Francia, et insiemeessendo successa in Ongaria la sconfitta del essercitocristiano e la morte del re Ludovico, e moltiplicandotuttavia in Germania il numero di quelli che seguivanola dottrina di Lutero e ricchiedendo tutti un concilioche conciliasse una pace universale tra’ cristiani e met-tesse fine a’ tanti disordini [...].

[Il papa per forza dà qualche assentimento al concilio]

Il papa, avendo prima composte le cose coi Colonnesiet abolito il monitorio publicato contra il cardinale, con-gregato il consistorio il dì 13 settembre, con longhissimodiscorso commiserò le miserie della cristianità, deplorò lamorte del re d’Ongaria et attribuì ogni infortunio all’iradivina eccitata per i peccati, confessando che tutti aveva-no origine dalla deformazione dell’ordine ecclesiastico;monstrò come era necessario per placarla incomminciare(così disse) dalla casa di Dio, al che voler dar lui essempionella propria persona; scusò la mossa delle armi et il pro-cesso contra i Colonna, essortò i cardinali all’emendazio-ne de’ costumi; disse che voleva andar in persona a tutti iprencipi per maneggiar una pace universale, risoluto piùtosto di lasciar la vita che cessar da questa impresa sin chenon l’avesse condotta ad effetto, avendo nondimeno fer-ma speranza nell’aiuto di Dio di vederne la conclusione:la qual ottenuta, era risoluto di celebrar il concilio genera-le per estinguer ancor la divisone nella Chiesa e sopirl’eresie. Essortò i cardinali a pensar ciascuno e proporglitutti quei mezi che giudicassero poter servire a questi duescopi, d’introdur la pace e sradicar l’eresie. Si publicò perRoma et ancor per Italia il ragionamento del papa e ne fumandata copia per mano di molti, e quantonque da’ suoifosse molto aiutato con la commendazione, ebbe però fe-de di sincero appresso pochi.

64Letteratura italiana Einaudi

Page 103: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Ma in Spagna, essendo state presentate le 2 lettere dalnoncio pontificio all’imperatore, l’una un dì doppo l’al-tra, eccitò molto pensiero nel conseglio di quel prenci-pe. Credevano alcuni d’essi che Clemente, pentitodell’acerbità della prima, avesse scritta la seconda permedicina, per il che consegliavano che non convenissemostrarne risentimento. E questa opinion era fomentatada una disseminazione sparsa dal noncio, che con la se-conda avesse avuto ordine, se la prima non era presenta-ta, di non darla, ma consegnando solo la seconda, ri-mandarla. I più sensati ben vedevano che non viessendo differenza maggiore che d’un giorno, se fossestato pentimento averebbe il papa potuto, facendo acce-lerar il corriere secondo, prevenir il primo; poi non esserverisimile che un prencipe prudente come quello, senzagran consulta, fosse venuto a deliberazione di scrivercon tanta acerbità. Però riputavano che fosse stato unartificio di protestare e non voler risposta. E fu risolutoche dall’imperatore fosse immitato, rispondendo pari-mente alla prima con i termini convenienti alla severità,et un giorno doppo alla seconda, correspondendo allamaniera tenuta in quella.

[Cesare risponde con gravi querele et imputazioni]

E così fu esseguito, e sotto il 17 settembre scrittadall’imperatore una lettera apologetica, che nel suo ori-ginale conteneva 22 fogli in carta bombacina, la qualMercurio da Gattinara così aperta presentò al noncio egliela lesse, et in sua presenza la sigillò e consegnò acciòla facesse capitar al papa. Nell’ingresso della lettera mo-strò Cesare il modo tenuto dal pontefice esser disconve-niente all’ufficio d’un vero pastore e non corrispondentealla filial osservanza usata da sé verso la Sede apostolicae la Sanità Sua, la quale lodava tanto le proprie azzioni e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

65Letteratura italiana Einaudi

Page 104: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

condannava con titoli di ambizione et avarizia quelle dilui, che lo costringeva dimostrar la sua innocenzia; et in-comminciata la narrazione da quello che passò in tempodi Leone, poi in tempo di Adriano e finalmente nel suopontificato, andò mostrando in tutte le sue azzioni averavuto ottima intenzione e necessità d’operare come ave-va fatto, rivoltando la colpa nel pontefice; commemoròancora molti beneficii fattigli, e per il contrario moltetrattazioni di esso pontefice contra di lui in diverse occa-sioni; e finalmente concluse che nissuna cosa più deside-rava che la pubblica quiete e la pace universale e la giu-sta libertà d’Italia. Le quali se anco erano desideratedalla Santità Sua, ella doveva metter giù l’arme, riponen-do la spada di Pietro nella vagina; perché, fatto questofondamento, era facile edificarvi sopra la pace et atten-der a correger gli errori de’ luterani et altri eretici, in cheaverebbe trovato lui ossequente figliuolo. Ma se la San-tità Sua facesse altrimenti, protestava inanzi a Dio et agliuomini che non si poteva ascriver a colpa sua nissunadelle sinistre cose che sarebbero avvenute alla religionecristiana; promettendo che se Sua Santità ammetterà lesue giustificazioni, come vere e legitime, egli non si ri-corderà delle ingiurie ricevute. Ma se continuerà contradi lui con l’arme, poi che ciò non sarà far officio di pa-dre, ma di parte, né di pastore, ma di assalitore, non saràconveniente che sia giudice in quelle cause, né essendovialtro a chi aver ricorso contro di lui, per propria giustifi-cazione rimetterà tutto alla recognizione e giudicio d’unconcilio generale di tutta la cristianità, essortando nel Si-gnore la Santità Sua che dovesse intimarlo, in luogo si-curo e congruo, prefigendovi termine conveniente. Per-ché vedendo lo stato della Chiesa e religione cristianatutto turbarsi, per proveder alla salute propria e dellarepublica, ricorre ad esso sacro et universal concilio et aquello appella di tutte le minaccie e futuri gravami.

La risposta alla seconda fu sotto il 18 et in quella di-

66Letteratura italiana Einaudi

Page 105: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ceva essersi rallegrato vedendo nelle seconde lettere laSantità Sua trattar più benignamente e di meglior animodesiderar la pace. La qual se fosse così in potestà di luidi stabilire, come in mano d’altri il muover la guerra, ve-derebbe qual fosse l’animo suo. Se ben tiene che la San-tità Sua parli spinta da altri e non d’animo spontaneo, espera in Dio che ella debba più tosto procurar la salutepublica, che secondar gli effetti d’altri. Perilché la pregaa risguardar le calamità del popol cristiano. Imperochéegli chiama Dio in testimonio che sempre è per far cheogni uno conosca lui non aver altro fine che la gloria diDio e la salute del suo popolo, come nelle altre lettere hascritto più diffusamente.

[Cesare conferma le stesse cose per lettere al collegiode’ cardinali reiterando la domanda d’un concilio]

Scrisse ancora l’imperatore, sotto il 6 ottobre, al colle-gio de’ cardinali, sentir grandissimo dolore che il papa,scordato della dignità pontificia, cercasse turbar la tran-quillità publica, e mentre egli pensava per l’accordo fattocol re di Francia aver ridotto tutto ’l mondo in pace, glifossero sopravenute lettere dal pontefice, quali mai ave-rebbe creduto dover uscir da un padre commune e vica-rio di Cristo, le quali ancora ha creduto esser state deli-berate non senza loro conseglio, pensando che ilpontefice non tratti cose di tanto momento, senza com-municargliele. Perilché si è molto turbato, vedendo cheda un pontefice e da padri di tanta religione procedesse-ro guerre, minaccie e perniciosi consegli contra un impe-ratore protettore della Chiesa, e tanto benemerito, ilqual, per compiacer loro, in Vormazia otturò le orecchiealle preghiere postegli da tutta la Germania contra le op-pressioni e gravami che pativa dalla corte romana, nontenendo conto delle oneste dimande fattegli, che fosse

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

67Letteratura italiana Einaudi

Page 106: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

convocato un concilio per ovviare alle sudette oppressio-ni, che sarebbe ovviare insieme all’eresia luterana. Cheper servigio della Sede romana ha proibito il conventoche la Germania aveva intimato in Spira, prevedendoche sarebbe stato un principio di separar la Germaniadall’obedienza romana, et ha divertito i pensieri di queiprencipi col promettergli il concilio. Di che avendo scrit-to al pontefice e datogli conto, la Santità Sua lo ringraziòche avesse vietato il convento di Spira, e lo pregò a diffe-rir di parlare di concilio a tempo più opportuno. Et egli,per compiacer alla Santità Sua, tenne più conto di sodi-sfarlo, che delle preci della Germania tanto necessarie; econ tutto ciò il papa gli scriveva ora lettere piene di que-rele et imputazioni, dimandandogli anco cose che nonpoteva con giustizia e con sicurtà sua concedere; dellequali lettere manda loro la copia, avendo voluto signifi-cargli il tutto, acciò che sovvengano alla cristianità ca-dente e si adoprino a divertir il pontefice da così perni-ciosa deliberazione; nella quale se persevererà immobile,lo essortino alla convocazione del concilio; a che quandonon voglia condescendere, secondo l’ordine della legge,ricerca Loro Paternità Reverendissime et il sacro collegioche, negando o differendo il pontefice la convocazione,debbiano convocarlo esse, servato il debito ordine. Per-ché se esse negheranno di concedergli questa giusta di-manda o differiranno più di quello che sia conveniente,egli provederà con l’autorità imperiale, usando i rimediigiusti et opportuni. Fu presentata questa lettera a 12 didicembre nel consistorio et insieme, anco nel medesimoluogo, fu presentato al pontefice un duplicato della lette-ra che fu consegnata al noncio in Granata.

Furono immediate stampate in diversi luoghi di Ger-mania, Spagna et Italia tutte queste lettere e n’andaronoper mano degli uomini molti essemplari. Le personeche, se ben osservano li accidenti del mondo, non sonoperò di molta capacità e sogliono viver e regolarsi dagli

68Letteratura italiana Einaudi

Page 107: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

essempii d’altri e massime delli grandi, e che per le de-monstrazioni fatte da Carlo contra i luterani, così inVormazia come in altre occasioni, a favore del pontifica-to, tenevano che per religione e conscienzia Carlo favo-risse la parte del papa, veduta la mutazione dell’impera-tore restarono pieni di scandolo, massime per quel chediceva, aver otturato l’orrecchie alle oneste preghiere diGermania per far piacere al pontefice. Et i ben inten-denti ebbero openione che quella Maestà non fosse stataben consegliata a divulgar un tanto arcano e dar occa-sione al mondo di credere che la riverenza dimostrataverso il papa era un’arte di governo, coperta di mantodella religione. Et oltre ciò aspettavano che per quellelettere si dovesse veder qualche gran risentimento delpontefice, avendo l’imperatore toccati due grand’arcanidel pontificato: l’uno, appellando dal papa al futuroconcilio contra le constituzioni di Pio e Giulio secondi;l’altro, avendo invitato i cardinali a convocar concilio incaso della negativa data o dilazione interposta dal pon-tefice; et era necessario che questo principio tirasse secogran consequenti.

[Invasione de’ Colonnesi]

Ma sì come i semi, quantonque fertilissimi, gettati interra fuori di stagione non producono, così i gran tenta-tivi fuori dell’opportunità riescono vani. E tanto avven-ne in questa occasione. Perché, mentre il pontefice trat-tava con le arme sue e di tanti prencipi risentirsi, perdover poi adoperar i rimedii spirituali, doppo fattoqualche fondamento temporale, i Colonnesi, o non fi-dandosi delle promesse del pontefice o per altra causa,armati gli uomini delle loro terre et altri seguaci di quel-la fazzione, s’accostarono a Roma dalla parte del Borgoil dì 20 settembre; che messe gran spavento nella fami-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

69Letteratura italiana Einaudi

Page 108: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

glia ponteficia, et il papa soprapreso alla sprovista e tut-to confuso, non sapendo che risoluzione prendere, di-mandava gli abiti pontificali solenni, dicendo voler cosìvestito ad imitazione di Bonifacio VIII, sedendo nellaSede pontificale aspettare di veder se ardissero di ag-gionger alla prima una seconda violazione della dignitàapostolica nella propria persona del pontefice. Ma cessefacilmente al consiglio de suoi che lo persuasero a salvarla persona sua per il corridore nel Castello e non dar oc-casione d’esser notato d’imprudenza.

Entrarono i Colonnesi in Roma e saccheggiarono tut-ta la supellettile del palazzo ponteficio e la chiesa di SanPietro. Si estesero ancora alle prime case del Borgo. Mafacendo resistenza gli abitanti e sopravenendo gli Orsi-ni, contraria fazzione, in soccorso, furono costretti riti-rarsi nell’alloggiamento sicuro che avevano preso vicino,portando nondimeno la preda del Vaticano con immen-so dispiacere del papa, et in quel luogo ingrossandosiogni giorno più con aiuti che giongevano da Napoli, ilpapa, temendo qualche maggior incontro, vinto dallanecessità, chiamò in Castello don Ugo di Moncada, mi-nistro imperiale, concluse con lui tregua per 4 mesi, concondizione che i Colonnesi et i napolitani si ritirasseroda Roma, et il papa ritirasse le sue genti di Lombardia; ilche esseguendo ambidue le parti, Clemente fece ritornarle genti sue a Roma sotto pretesto d’osservare i capitolidella tregua, e con quelle assicurato fulminò contra tuttii Colonnesi, dichiarandoli eretici e scismatici e scommu-nicando qualonque gli prestasse aiuto, conseglio o favo-re overo gli desse ricetto, e privò ancora il cardinale del-la dignità cardinalizia; il qual ritrovandosi in Napoli,non stimate le censure del papa, publicò un’appellazio-ne al concilio, proponendo non solo l’ingiustizia e nul-lità de’ monitorii, censure e sentenze, ma ancora la ne-cessità della Chiesa universale, la quale, ridotta inmanifesto esterminio, non poteva esser per alcun mezo

70Letteratura italiana Einaudi

Page 109: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sollevata se non per la convocazione d’un legitimo con-cilio che la riformasse nel capo e ne’ membri; in fine ci-tando Clemente al concilio che l’imperatore averebbeconvocato in Spira.

Di questa appellazione o citazione o pur manifesto,da’ partegiani de’ Colonnesi ne fu affisso in Roma dinotte sopra le porte delle chiese principali et in diversialtri luoghi l’essemplare e disseminato per Italia: il che aClemente causò gran perturbazione, il quale aborrivasommamente il nome di concilio, non tanto temendo lamoderazione dell’autorità pontificia e de’ commodi del-la corte, quanto per i rispetti suoi proprii. Imperoché,quantonque Leone suo cugino, volendo crear cardinale,facesse provare che tra la madre sua et il padre Giulianofosse promessa di matrimonio, nondimeno la falsità del-le prove era notoria, e se ben non vi è legge che proibi-sca agli illegitimi d’ascender al pontificato, nondimenol’openione vulgare è persuasa che con tal qualità nonpossi star la degnità papale. Lo faceva dubitar assai chead un tal pretesto, se ben vano, non fosse dato vigore da’suoi nemici sostentati dalla potenza dell’imperatore. Mapiù ancora temeva perché, conscio a se stesso con chearti fosse asceso al pontificato e come il cardinale Colon-na avesse maniera di provarle, attesa la severa bolla diGiulio II che annulla l’elezzione simoniaca e vieta chepossi esser convalidata per consenso susseguente, avevagran dubitazione che non avvenisse a sé quello che aBaldassar Cossa detto Giovanni XXIII. Ma che negozia-zione fosse di concilio di Spira, non ho potuto venir inmaggior cognizione, non avendone trovato menzione senon nel manifesto sopraddetto et appresso Paulo Giovionella vita del sopra nominato cardinale. Nel colmo diquesti tumulti venne il fine dell’anno con publica aspet-tazione e timore dove fosse per cadere tanta tempesta.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

71Letteratura italiana Einaudi

Page 110: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il papa è assalito da’ cesariani e Roma è presa e sac-cheggiata]

Perilché nel seguente anno 1527 andarono in silenziole negoziazioni di concilio, secondo l’uso delle cose uma-ne che ne’ tempi della guerra le provisioni delle leggi nonhanno luogo. Successero nondimeno notabili accidenti, iquali è necessario narrare per l’intelligenzia delle coseche succedettero doppo nella materia che noi trattiamo.Imperoché, pretendendo il vicerè di Napoli che il ponte-fice, col procedere contra i Colonnesi, avesse violata latregua et incitato dal cardinale et altri di quella famiglia,ritornò a reinviar le genti sue verso Roma. E dall’altrocanto ancora Carlo di Borbone, capo dell’essercito impe-riale in Lombardia, non avendo da pagar l’essercito e te-mendo che si ammutinasse o almeno dileguasse, volen-dolo in ogni maniera conservare, l’inviò verso lo Statoecclesiastico, al che anco era incitato efficacemente daGiorgio Fransperg, capitano tedesco, il qual avendo con-dotto in Italia un numero di 13 in 14 mila soldati di Ger-mania, quasi tutti aderenti alle openioni di Lutero, noncon altra paga che con avergli dato un scudo per uno delsuo proprio e promesso di condurli a Roma, mostrando-gli la grand’occasione di predare e farsi ricchi in una cittàdove cola l’oro di tutta Europa.

Nel fine di genaro Borbone passò il Po con tutta que-sta gente e s’inviò verso la Romagna, dalla qual mossaClemente ebbe molta perturbazione, considerando laqualità della gente e le continue minaccie di Fransperg,che appresso all’insegna faceva portar un laccio, dicen-do con quello voler impiccar il papa, per inanimir i suoia star uniti e sopportar di caminare, ancorché non pa-gati. Le qual cose tutte indussero il pontefice a darorecchie a Cesare Fieramosca napolitano, il quale dinuovo venuto di Spagna, gli aveva portato una longalettera di Cesare piena d’offerte; e fattogli fede che l’im-

72Letteratura italiana Einaudi

Page 111: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

peratore aveva sentito male l’ingresso de’ Colonnesi inRoma e che era desideroso di pace, indusse il ponteficea prestare orecchie ad una trattazione di tregua, la qualsi sarebbe maneggiata tra lui et il vicerè di Napoli. E seben nel marzo sopravenne un accidente d’apoplessia alcapitano Giorgio Fransperg, che lo condusse quasi amorte, nondimeno, perché l’essercito era già entratonello Stato ecclesiastico e tuttavia caminava, in fine delmese si risolse il papa di venir all’accordo, quantonquelo vedeva dover esser con grand’indignità et anco condar sospezzione a’ collegati e forse alienargli dalla suadifesa. Fu adonque stabilita la sospensione d’arme perotto mesi, pagando il pontefice sessanta mila scudi econcedendo assoluzione dalle censure a’ Colonnesi e larestituzione della dignità al cardinale, al che condescesecon estrema difficoltà.

Ma la tregua, se ben conclusa col vicerè e seguita laesborsazione de’ danari e la restituzione de’ Colonnesi,non fu accettata dal duca di Borbone, il qual, seguitandoil camino, il dì 5 maggio alloggiò appresso Roma, et ilgiorno seguente diede l’assalto dalla parte del Vaticano.Dove, quantonque i soldati del papa e la gioventù roma-na, massime della fazzione guelfa, s’opponesse nel prin-cipio arditamente, e Borbone restasse morto d’archibug-giata, nondimeno l’essercito entrò, fuggendo i defensorinel Borgo. Il pontefice, come ne’ casi repentini, pieno ditimore, con alcuni cardinali si salvò nel Castello; e quan-tonque fosse consegliato non fermarvisi, ma passar im-mediate in Roma e di là salvarsi in qualche luogo sicuro,nondimeno, ripudiato il buon conseglio, forse per dispo-sizione di causa superiore, risolvé di fermarvisi. La cittàritrovandosi senza capo, restò piena di confusione in ma-niera che nissun venne al rimedio, che sarebbe stato pro-prio in quel tempo, di romper i ponti che sopra il Teverepassano dal Borgo in Roma e mettersi alla difesa, il che,se fosse stato fatto, averebbero i romani almeno avuto

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

73Letteratura italiana Einaudi

Page 112: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tempo di retirar le persone di conto e le robe preciose inluogo sicuro; ma non essendo questo fatto, passarono isoldati nella città, spogliarono non solo le case, ma lechiese ancor di tutti gli ornamenti, giettate in terra e con-culcate le reliquie et altre cose sacre non di valore, feceroprigioni i cardinali et altri prelati, facendo anco derisionedelle persone loro con menarli sopra le bestie vili in abitoe con l’insegne pontificali. Certo è che i cardinali di Sie-na, della Minerva e Ponceta furono ben battuti e menativilissimamente in processione, e che i cardinali spagnolie tedeschi, con tutto che si fidassero per esser l’essercitocomposto de’ soldati delle nazioni loro, non furono me-no mal trattati delli altri.

Fu assediato il papa, retirato nel Castel Sant’Angelo, efu costretto ad accordarsi, cedendo il Castello, insiemea’ capitani imperiali e consegnando la persona sua pri-gione in quello, del quale anco fu tenuto da loro assaistretto; dove essendo per le cose successe in grandissimaafflizione, se glien’aggionse una, secondo la sua stimamolto maggiore, che il cardinale di Cortona, il qual eraal governo di Fiorenza per suo nome, immediate udita lanuova, si retirò dalla città e la lasciò libera; la quale, su-bito scacciati i Medici e vindicatasi in libertà, riordinò ilsuo governo, e la maggior parte de’ cittadini dimostròtanta acerbità verso il papa e la casa sua, che scancellòtutte l’insegne di quelli, eziandio ne’ luoghi loro privati,e desformò con molte ferite l’imagini di Leone e di Cle-mente che erano nella chiesa della Nonciata.

[Cesare finge dolore e tratta accordo col pontefice]

Ma l’imperatore, ricevuto aviso del sacco di Roma edella prigionia del papa, diede molti segni di grandissi-mo dolore e ne fece dimostrazione col far immediatecessar dalle solenni feste che si facevano in Vagliadolid

74Letteratura italiana Einaudi

Page 113: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

per essergli nato il figliuolo a 21 di quel medesimo mese;con le qual apparenze averebbe fatto fede al mondo dipietà e religione, se insieme con quelle avesse immediatecommandato almeno la liberazione della persona del pa-pa. Ma il mondo, che vidde restar prigione il ponteficeancora 6 mesi, s’accorse quanta differenza sia dalla ve-rità all’apparenza.

Fu dato immediate principio a trattar dell’accommo-damento e liberazione del pontefice, e voleva l’impera-tore che fosse condotto in Spagna, giudicando, come ve-ramente sarebbe stato, sua gran riputazione se d’Italia in2 anni fossero stati condotti in Spagna doi così gran pri-gioni, un re di Francia et un pontefice romano. Ma per-ché tutta Spagna e specialmente i prelati detestavano diveder con gli occhi una tanta ignominia della cristianità,che fosse menato là prigione chi rappresenta la personadi Cristo, cessò da questa pretensione, avendo anco con-siderazione di non concitarsi troppo grand’invidia et ir-ritar l’animo del re d’Inghilterra, del quale temeva mol-to, quando l’avesse constretto a congiongersi piùstrettamente di quel che era congionto, per la pace pu-blicata nell’agosto, col re di Francia, il qual aveva giàmandato un potente essercito in Italia et ottenuto diver-se vittorie in Lombardia. Concesse pertanto in finedell’anno l’imperatore che il pontefice fosse liberato conquesta condizione, che non gli fosse contrario nelle cosedi Milano e Napoli, e per sicurità di ciò gli mettesse inmano Ostia, Civitavecchia, Civita Castellana e la roccadi Forlì, e statichi Ippolito et Alessandro suoi nepoti; gliconcedesse la cruciata in Spagna et una decima delle en-trate ecclesiastiche di tutti i suoi regni. Conclusa la libe-razione e ricevuta facoltà di partir di Castello il dì 9 di-cembre, non si fidò d’aspettar quel tempo, ma ne uscì lanotte degli 8 con poca scorta in abito di mercante, e siritirò immediate a Monte Fiascone, e poco fermatosi, dilà passò ad Orvieto.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

75Letteratura italiana Einaudi

Page 114: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[In questi turbamenti la religione s’altera in svizzeri eluoghi vicini]

Mentre i prencipi tutti stavano occupati nella guer-ra, le cose della religione andavano alterandosi in di-versi luoghi, dove per publico decreto de’ magistrati edove per sedizione popolare. Imperoché Berna, fattoun solenne convento e de’ suoi dottori e de’ forestieri,et udita una disputa di più giorni, ricevé la dottrinaconforme a Zurich; et in Basilea, per sedizione popola-re, furono ruinate et abbrugiate tutte le imagini e pri-vato il magistrato, et in luogo di quello creati altri e sta-bilita la nuova religione. E dall’altro canto sicongregarono 8 cantoni, quali nelle terre loro stabiliro-no la dottrina della Chiesa romana, e scrissero una lon-ga esortazione a’ bernesi confortandogli a non far mu-tazione di religione, come cosa che non puòaspettaradun popolo o ad una regione, ma al solo concilio di tut-to il mondo. Ma con tutto ciò l’essempio di Berna fuseguitato a Geneva, Costanza et altri luoghi convicini,et in Argentina fatta una publica disputa, per publicodecreto fu proibita la messa sin tanto che i defensori diquesta dimostrassero che fosse culto grato a Dio, nonostante che dalla camera di Spira gli fosse fatta unagrande e longa rimostranza, che non solo ad una città,ma né anco a tutti gli ordini dell’Imperio fosse lecitofar innovazione di riti e dottrina, essendo ciò propriod’un concilio generale o nazionale.

In Italia ancora, essendo questi 2 anni senza papa,senza corte romana, e parendo che le calamità di quellifossero essecuzione d’una sentenzia divina contra quellogoverno, molte persone s’accostarono alla riforma, enelle case private in diverse città, massime in Faenza ter-ra del papa, si predicava contra la Chiesa romana e cre-sceva ogni giorno il numero di quelli che gli altri diceva-no luterani et essi si chiamavano evangelici.

76Letteratura italiana Einaudi

Page 115: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

L’anno seguente 1528 l’essercito francese fece granprogresso nel regno di Napoli, occupatolo quasi tutto, ilche costrinse i capitani imperiali a condur l’essercitofuori di Roma molto diminuito, parte per quelli che ca-richi di preda la vollero condur in sicuro e parte per lapeste che causò in loro gran mortalità. I collegati faceva-no grand’instanzia al pontefice che, essendo Roma libe-rata per necessità e non per volontà dell’imperatore, nonavendo più bisogno di temporeggiar con lui, in quell’oc-casione si dichiarasse congionto con loro e procedessecontra lui con le arme spirituali, e lo privasse del regnodi Napoli e dell’imperio. Ma il papa, così per esser stan-co da’ travagli, come anco perché restando i collegati su-periori, averebbono mantenuto la libertà di Fiorenza, ilgoverno della quale egli più desiderava di ricuperare chedi vendicarsi delle ingiurie ricevute de Carlo, fece risolu-ta deliberazione di non esser contrario, anzi di congion-gersi con lui prima occasione per ricuperar Fiorenza. Laquale certo era che, se il re di Francia et i veneziani fos-sero restati superiori in Italia, averebbero voluto mante-ner in libertà; tenendo nondimeno questo per allora nelpetto suo, si scusò che per la povertà et impotenza suasarebbe stato di gravezza e non di giovamento a’ colle-gati, e che la privazione dell’imperatore sollevarebbe laGermania per gelosia che non pretendesse di applicar asé l’autorità di crear l’imperatore. La qual risposta, ac-corgendosi che da’ collegati era penetrato dove mirava,come era eccellente in coprir i suoi dissegni, faceva ognidimostrazione d’aver deposto tutti i pensieri delle cosetemporali: fece per molti mezi intendere a’ fiorentini es-ser alienissimo dal pensiero d’intromettersi nel loro go-verno, solamente desiderare che lo riconoscessero comepontefice e non più di quanto facevano gli altri prencipicristiani; che non perseguitassero i suoi nelle cose loroprivate; si contentassero che nelle fabriche di suoi mag-giori vi fossero l’insegne loro; d’altro non parlava che

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

77Letteratura italiana Einaudi

Page 116: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

della riforma della Chiesa e di ridur i luterani, che era ri-soluto andar in Germania in persona e dar tal essempioche tutti si sarebbono convertiti. E con tal termini sem-pre parlò tutto questo anno, in modo che molti credeva-no certo che le vessazioni mandategli da Dio per emen-dazione, avessero prodotto il debito frutto. Ma le coseseguite gli anni doppo fecero credere alle persone pieche fossero stata semenza gettata sopra la pietra overoappresso la strada, et a’ più avveduti che fossero escaper addormentar i fiorentini.

[Il papa entra in trattato con Cesare]

Nel seguente anno 1529, maneggiandosi la pace tral’imperatore et il re di Francia, rimesso l’ardore dellaguerra, si ritornò alle trattazioni di concilio. Imperochéavendo Francesco Quignones, cardinale di Santa Croce,venuto di Spagna, portato da Cesare al papa la rilassa-zione di Ostia e Civitavecchia et altre terre della Chiesaconsegnate a’ ministri imperiali per sicurezza delle pro-messe pontificie, insieme con ample offerte per partedell’imperatore, Clemente, attesa la trattazione di pacecol re di Francia che si maneggiava e considerandoquanto gli interessi suoi ricercassero che si congiongessestrettamente con Carlo, gli mandò Girolamo, vescovo diVasone, suo maestro di casa, in Barcellona per trattar gliarticoli della convenzione; alla conclusione de’ quali fa-cilmente si venne, promettendo il papa l’investitura diNapoli con censo solo d’un caval bianco, il iuspatronatodelle 24 chiese, passo alle sue genti e la corona imperia-le; dall’altro canto l’imperatore promettendo di rimetterin Fiorenza il nipote del papa, figlio di Lorenzo, e dargliMargarita, sua figlia naturale, per moglie, et aiutarlo allaricuperazione di Cervia, Ravenna, Modena e Reggio oc-cupategli da’ veneziani e dal duca di Ferrara. Convenne-

78Letteratura italiana Einaudi

Page 117: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ro anco di riceversi insieme alla coronazione con le cere-monie consuete.

Solo un articolo fu longamente disputato, proponen-do i pontificii che Carlo e Ferdinando si obligassero acostringer con le arme i luterani a ritornare all’ubedien-za della Chiesa romana, e ricchiedendo gli imperiali che,per ridurgli, il papa convocasse il concilio generale: so-pra che, doppo longa discussione, essendo nel restoconvenuti, per non troncare tanti altri importanti disse-gni sopra quali erano in buon appontamento, fu delibe-rato in questo articolo star ne’ termini generali e conclu-so che per ridur i luterani all’unione della Chiesa, ilpontefice s’averebbe adoperato con i mezi spirituali, eCarlo e Ferdinando con i temporali; quali sarebbono an-co venuti alle arme, quando quelli fossero stati pertinaci,et il pontefice in quel caso sarebbe obligato ad operareche gli altri prencipi cristiani gli porgessero aiuto.

In questo tenore fu conclusa la confederazione conmolta allegrezza di Clemente e maraviglia del mondo, co-me avendo perduto tutto lo Stato e la riputazione, in cosìbreve tempo fosse ritornato nella medesima grandezza; ilche in Italia, la qual vidde un accidente così pieno di va-rietà, anzi contrarietà, da ciascuno era attribuito a mira-colo divino, e dalli amatori della corte ascritto a dimo-strazione di favore di Dio verso la sua Chiesa.

Ma in Germania, essendo intimato un convento inSpira, al qual fu dato principio li 15 marzo, vi mandò ilpapa Giovanni Tomaso dalla Mirandola per essortarealla guerra contra il Turco, promettendo di contribuiresso ancora quanto gli concedessero le sue forze essau-ste per le calamità patite negli anni passati, et ad assicu-rare di adoperarsi con ogni spirito per accordar le diffe-renze tra l’imperatore et il re di Francia, acciò, quietatetutte le cose e levati tutti gli impedimenti, si potesse at-tender quanto prima alla convocazione e celebrazionedel concilio per ristabilire la religione in Germania.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

79Letteratura italiana Einaudi

Page 118: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Nella dieta di Spira i catolici procacciano metter dis-sensione e diffidenza nella parte avversa; poi si fa decretod’accommodamento]

Nel convento si trattò prima della religione, et i cato-lici pensarono di metter dissensione tra li avversarii, di-visi in 2 openioni, seguitando alcuni la dottrina di Lute-ro et altri quella di Zuinglio, se il lantgravio di Assia,persona prudente et avveduta, non avesse ovviato al pe-ricolo, mostrando che la differenzia non era di momentoe dando speranza che s’averebbe facilmente concordato,e mostrando il danno che sarebbe nato dalla divisione el’avvantaggio che averebbono avuto gli avversarii. Dop-po longa disputa nella dieta per trovar qualche forma dicomposizione, finalmente si fece il decreto: che essendostato con sinistre interpretazioni storto il decretodell’anterior convento di Spira a defender ogni absur-dità d’openioni, e pertanto essendo necessario ora di-chiararlo, ordinavano che chi aveva osservato l’edittocesareo di Vormazia dovesse continuare nell’osservazio-ne, costringendo anco a ciò il popolo fino al concilio, ilquale Cesare dava certa speranza che dovesse esser pre-sto convocato, e chi aveva mutato dottrina e non potevaretirarsi senza pericolo di sedizione si fermasse in quelloche era fatto non innovando altro di più sino al tempodel concilio; che la messa non fosse levata, né meno po-stole impedimento in nissun luogo dove fosse introdottala nuova dottrina; che l’anabatesmo fosse sotto pena ca-pitale, secondo l’editto publicato dall’imperatore, il qualratificavano; e che circa le prediche e stampe fosseroservati i decreti delle 2 ultime diete di Norimberga, cioèche i predicatori siano circonspetti, si guardino dall’of-fender alcuno con parole, non diano occasione al popo-lo di sollevarsi contra il magistrato, non proponganodogmi nuovi overo poco fondati nelle Sacre lettere, mapredichino l’Evangelio secondo l’interpretazione appro-

80Letteratura italiana Einaudi

Page 119: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

vata dalla Chiesa, senza toccar altre cose che sono in di-sputa, aspettando la determinazione del concilio, dovesarà il tutto legitimamente deciso.

[Il decreto è contradetto da molti prencipi insieme conmolte città, che prendono nome di protestanti]

A questo decreto s’opposero l’elettor di Sassonia ecinque altri prencipi, dicendo che non conveniva par-tirsi dal decreto fatto nell’anterior dieta, nella quale fuconcesso a ciascuno la propria religione sino al concilio,il qual decreto, essendo fatto di commun consenso ditutti, non si poteva, se non con commun consenso, mu-tare. Che nella dieta di Norimberga fu molto chiara-mente veduta l’origine e causa delle dissensioni, et ilmedesimo pontefice la confessò, al quale furono man-date le dimande et esplicati i 100 gravami; né per que-sto si era veduta alcuna emendazione. Che in tutte ledeliberazioni sempre era stato concluso non esser viapiù espediente per levar le controversie che il concilio.Quale mentre s’aspetta, l’accettar il decreto fatto da lo-ro sarebbe un negar la parola di Dio pura e monda, et ilconceder la messa rinovar gli disordini. Che lodavanoben quella particola di predicar l’Evangelio secondol’interpretazioni approvate dalla Chiesa, ma però resta-va in dubio qual fosse la vera Chiesa. Che il stabilir undecreto così oscuro era aprir la strada a molte turbe econtroversie, e che però in nissun modo volevano as-sentir al decreto, e del suo parer n’averebbono datoconto a tutti et a Cesare ancora. E mentre che si daràprincipio ad un concilio generale di tutta la cristianità,overo nazionale di Germania, non faranno cosa che conragione possi essere reprobata.

A questa dicchiarazione si congionsero 14 città prin-cipali di Germania e da questo venne il nome de’ prote-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

81Letteratura italiana Einaudi

Page 120: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

stanti, col quale sono chiamati quelli che seguitano la re-ligione rinovata di Lutero, imperoché questi prencipi ecittà diedero fuora la loro protesta et appellazione daquel decreto a Cesare et al futuro concilio generale ove-ro nazionale di Germania et a tutti i giudici non sospetti.

[Origine delle differenze sacramentali tra Lutero eZuinglio]

E perché si è fatta menzione della differenzia d’opi-nione nella materia dell’eucaristia tra Lutero e Zuinglio,è ben narrar qui come, essendo principiata la rinovazio-ne della dottrina in doi luoghi e da due persone inde-pendenti l’una dall’altra, cioè da Lutero in Sassonia e daZuinglio in Zurich, essi furono concordi in tutti i capidella dottrina sino al 1525, et allora, nell’esplicar il mi-sterio del santissimo sacramento dell’eucaristia, se bens’accordarono ambidoi con dire che il corpo et il sanguedi Nostro Signore Giesu Cristo sono nel sacramento so-lamente in uso e sono ricevuti col cuore e con la fede,nondimeno insegnava Lutero che le parole dette da No-stro Signore: «Questo è il mio corpo», debbiano esserricevute in senso nudo e semplice; et in contrario inse-gnava Zuinglio, che erano parole figurate spiritualmentee sacramentalmente, non carnalmente intese; e la con-tenzione s’accrebbe sempre e fecesi ogni giorno piùacerba, massime dal canto di Martino, il qual la trattavacon maniera assai aspra verso la contraria parte.

E questo diede materia a’ catolici nella dieta di Spira,tenuta questo anno, di valersene (come s’è detto) a met-ter in diffidenzia e disgusto una parte con l’altra. Ma illantgravio d’Assia, che, scoperto l’artificio delli avversa-rii, aveva tenuti i suoi in concordia con speranza di con-ciliare le contrarie opinioni, così per mantener la suapromessa, come per ovviare a’ pericoli futuri, procurò

82Letteratura italiana Einaudi

Page 121: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che si venisse a colloquio; sollecitò i svizzeri che doves-sero mandare i suoi, et assegnò luogo per la conferenziala città di Marpurg e tutto l’ottobre dell’istesso anno1529. Là si ridussero di Sassonia Lutero con doi disce-poli, e di svizzeri Zuinglio et Ecolampadio. DisputaronoLutero e Zuinglio solamente, e la disputa continuò piùgiorni; con tutto ciò non fu mai possibile che convenis-sero, o fosse questo, perché essendo passata la contro-versia tanto inanzi, pareva che si trattasse dell’onore del-li autori; overo perché, come avviene in tutte lequestioni verbali, la tenuità della differenza è fomentodell’ostinazione; o per quello che Martino doppo qual-che tempo scrisse ad un amico che, vedendo molto mo-to eccitato, non volse con la forma di dire zuingliana, so-pra modo aborrita da’ romanisti, render i suoi prencipipiù essosi et esporgli a pericolo maggiore. Ma fosse qualsi voglia di queste la causa, una più universale è ben ve-ra, che piacque alla Maestà divina servirsi di quella dif-ferenzia d’opinioni per diversi effetti seguiti doppo. Funecessario metter fine al colloquio senza conclusione, senon che convennero per opera del lantgravio in questo,che essendo d’accordo nelli altri capi, dovessero perl’avvenire astenersi dalle acerbità in questo particolare,pregando Dio che mostrasse qualche lume di concordia.La qual conclusione, quantonque deliberata con pru-denza e, come essi dicevano, con carità, non seguita da’successori, ritardò assai il progresso della rinovata dot-trina. Perché nelle cause di religione ogni subdivisione èpotente arma in mano della contraria parte.

[Il papa e Cesare si trovano insieme in Bologna]

Ma essendo, come si è detto, conclusa la lega tra ‘l pa-pa e l’imperatore, fermato l’ordine per la coronazione,fu deputata per questo effetto la città di Bologna, non

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

83Letteratura italiana Einaudi

Page 122: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

parendo al papa conveniente che quella solennità si fa-cesse in Roma con l’intervento di quelli che doi anni pri-ma l’avevano saccheggiata; cosa che fu anco grata a Car-lo, come quella che faceva le ceremonie di più breveispedizione, il che era desiderato da lui per passar inGermania quanto prima. Arrivò perciò in Bologna pri-ma il pontefice, come maggiore, e poi l’imperatore a’ 5di novembre, dove si fermò per 4 mesi, abitando in unistesso palazzo col papa. Molte cose furono trattate daquesti due prencipi, parte per quiete universale dellacristianità e parte per interesse dell’uno e dell’altro. Leprincipali furono la pace generale d’Italia e l’estinzionede’ protestanti in Germania: della prima non appartieneal soggetto che si tratta parlare; ma per quello che toccaa’ protestanti, da alcuni conseglieri di Cesare era propo-sto che, considerata la natura de’ tedeschi, tenaci dellalibertà, fosse meglio con mezi soavi e dolci rapresenta-zioni e dissimulando molte cose, operare che i prencipiall’obedienzia pontificia ritornassero, perché essendo le-vata quella protezzione a’ nuovi dottori, al rimanente sa-rebbe facilmente rimediato. E per far questo, il vero eprorio rimedio esser il concilio, così perché da loro erarichiesto, come anco perché a quel nome augusto e ve-nerando ogni uno s’inclinerebbe.

Ma il pontefice, che di nissuna cosa più temeva che diun concilio, e massime quando fosse celebrato di là da’monti, libero e con intervento di quelli che già aperta-mente avevano scosso il giogo dell’obedienza, vedevabenissimo quanto fosse facil cosa che da questi fosseropersuasi anco gli altri. Oltre di ciò considerava che, seben la causa sua era commune con tutti li vescovi, qualile rinovate opinioni cercavano di privare delle ricchezzepossedute, nondimeno anco tra loro e la corte romanarestava qualche materia di disgusti, pretendendo essiche fosse usurpata loro la collazione de’ beneficii con lereservazioni e prevenzioni, et ancora levata gran parte

84Letteratura italiana Einaudi

Page 123: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dell’amministrazione e tirata a Roma con avocazione dicause, riservazioni di dispense et assoluzioni et altre talfacoltà, che, già communi a tutti i vescovi, s’avevano ipontefici romani appropriate. Onde si figurava che lacelebrazione del concilio dovesse esser una totale dimi-nuzione dell’autorità ponficale. Per il che voltò tutti isuoi pensieri a persuader l’imperatore che il concilionon era utile per quietare i moti di Germania, anzi per-nizioso per l’autorità imperiale in quelle provincie. Gliconsiderava due sorti di persone infette: la moltitudineet i prencipi e grandi; esser verisimile che la moltitudinesia ingannata, ma il sodisfarla nella dimanda del concilionon esser mezo per illuminarla, anzi per introdur la li-cenzia populare. Se si concedesse di metter in dubbio oricercar maggior chiarezza della religione, averebbe im-mediate preteso di dar anco legge al governo e con de-creti restringer l’autorità de’ prencipi, e quando avesseroottenuto di essaminare e discutere l’autorità ecclesiastica,impararebbono a metter difficoltà anco nella temporale.Gli mostrò esser più facile opporsi alle prime dimandedella moltitudine che, doppo averla compiacciuta inparte, volergli metter termine. Quanto a’ prencipi egrandi, poteva tener per certo essi non aver fine di pietà,ma d’impadronirsi de’ beni ecclesiastici e diventar asso-luti, riconoscendo niente o poco l’imperatore, e molti diloro conservarsi intatti da quella contagione per nonaver ancora scoperto l’arcano, il qual fatto manifesto,tutti s’adrizzeranno allo stesso scopo. Non esser dubioche il pontificato, perduta la Germania, perderebbe as-sai; maggior però sarebbe la perdita imperiale e della ca-sa d’Austria; a che, volendo provedere, non aveva altromezo che severamente adoperare l’autorità e l’imperio,mentre la maggior parte l’ubidiva; nel che era necessariala celerità, inanzi che il numero cresca maggiormente esia scoperto dall’universale il commodo che vi sia se-guendo quelle opinioni. Alla celerità tanto necessaria

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

85Letteratura italiana Einaudi

Page 124: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

niente esser più contrario che trattar di concilio; perché,quantonque ognuno s’inclinasse e non vi fosse posto im-pedimento alcuno, non si potrà però congregar se noncon longhezza d’anni, né trattar le cose se non con pro-lissità; il che solo voleva considerare; perché parlare del-li impedimenti che si eccitarebbono per diversi interessidi persone che con vari pretesti si opponerebbono, in-terponendo dilazione per il meno a fine di venirne aniente, sarebbe cosa infinita. Esser sparsa fama che ipontefici non vogliono concilio per timore che l’autoritàloro sia ristretta: raggione che in lui non fa impressionealcuna, essendo l’autorità sua data da Cristo immediatecon promessa che manco le porte dell’inferno non po-tranno prevalere contra quella, et avendo l’esperienzade’ tempi passati mostrato che per nissun concilio cele-brato è stata diminuita l’autorità pontificale; anzi, cheseguendo le parole del Signore, i padri l’hanno sempreconfessata assoluta et illimitata, come è veramente. Equando i pontefici, per umiltà o per altro rispetto, si so-no astenuti d’usarla intieramente, i padri sono stati auto-ri di fargliela metter tutta in essecuzione. E questo puòveder chiaro chi leggerà le cose passate; perché sempre ipontefici si sono valuti di questo mezo contra le nuoveopinioni di eretici et in ogni altra necessità con aumentodell’autorità loro. E quando si volesse anco tralasciar lapromessa di Cristo, che è il vero et unico fondamento, econsiderar le cose in termini umani, il concilio consta divescovi, ai vescovi la grandezza ponfificia è utile, perchéda quella sono protetti contra i prencipi e popoli. I re etaltri soprani ancora, che hanno inteso et intenderannoben le regole di governo, sempre favoriranno l’autoritàapostolica, non avendo altro mezo di reprimer e tener inufficio i loro prelati, quando hanno spirito di trapassareil grado proprio. Concluse il papa esser nell’animo suotanto certo dell’essito che poteva parlarne come profetaet affermare che facendo concilio seguirebbono maggio-

86Letteratura italiana Einaudi

Page 125: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ri disordini in Germania. Perché chi lo richiede, metteinanzi per pretesto di continuare sino allora nelle coseattentate; quando da quello le openioni loro sarannocondannate, che altro non può succeder, piglieranno al-tra coperta per detraer al concilio, e per fine l’autoritàcesarea in Germania resterà annichilata et in altri luoghiconcussa; la ponteficia in quella regione si diminuirà enel resto del mondo s’amplificherà maggiormente. Eperò tanto più doveva Cesare creder al parer suo, quan-to non era mosso da proprio interesse, ma da desideriodi veder la Germania riunita alla Chiesa e l’imperatoreubedito. Che era irreuscibile, se non si fosse trasferito inGermania quanto prima et immediate usata l’autoritàcon intimare che senza alcuna replica fosse esseguita lasentenzia di Leone e l’editto di Vormazia, non ascoltan-do qualonque cosa i protestanti siano per dire, diman-dando o concilio o maggior instruzzione, o allegando laloro appellazione e protesta o altra iscusazione, che tuttinon possono esser se non pretesti d’impietà; ma al pri-mo incontro di disubedienzia passando alla forza, laquale gli sarebbe stata facile usare contra pochi, avendotutti i prencipi ecclesiastici e la maggior parte de’ secola-ri, che s’averebbono armato con lui a questo effetto; checosì, e non altrimenti, conviene al ufficio dell’imperato-re, avvocato della Chiesa romana, et al giuramento fattonella coronazione d’Aquisgrana e che doverà far nel ri-cever la corona per mano sua. Finalmente esser cosachiara che la tenuta del concilio e qualonque altra tratta-zione o negociazione che si introducesse in questa occa-sione, necessariamente terminerebbe in una guerra. Es-ser adonque meglio tentar di componer quei disordenicol vigor dell’imperio et assoluto commando, cosa che sipuò reputar dover riuscir facilmente, e quando ciò nonsi potesse ben effettuare, venir più tosto alla forza et ar-me, che rilasciar il freno alla licenzia popolare, alla am-bizione de’ grandi et alla perversità degli eresiarchi.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

87Letteratura italiana Einaudi

Page 126: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Queste ragioni, se ben disdicevoli in bocca di frateGiulio de’ Medici, cavalier di Malta (che così si chiama-va il pontefice inanzi fusse creato cardinale) non che diClemente papa VII, valsero nondimeno appresso Carlo,aiutate dalle persuasioni di Mercurio da Gattinara, can-cellier imperiale e cardinale, al qual fece il papa moltepromesse, e particolarmente d’aver risguardo ai suoi pa-renti e dependenti nella prima promozione de’ cardinaliche preparava far, et anco dalla propria inclinazione diCesare d’aver in Germania imperio più assoluto di quel-lo che fu concesso al suo avo et all’avo del padre.

[Cesare intima una dieta in Augusta]

Si fecero in Bologna tutti gli atti e solite ceremoniedella coronazione, alla quale fu dato compimento il 24febraro, e Cesare, risoluto di passar personalmente inGermania per metter fine a quei disordeni, intimò ladieta imperiale in Augusta per li 8 aprile, e nel marzo sipose in viaggio.

Partì l’imperatore da Bologna con questa ferma riso-luzione, di operare nella dieta con l’autorità e con l’im-perio sì, che i prencipi separati ritornassero all’obedien-za della Chiesa romana, e proibir le prediche e libri dellarinovata dottrina; et il pontefice gli diede in compagniail cardinal Campeggio, come legato, che lo seguisse nelladieta. Mandò ancora Pietro Paulo Vergerio noncio al reFerdinando, dandogli instruzzione di operare con luiche nella dieta non si disputasse, né si deliberasse cosaalcuna della religione, né meno si risolvesse di far conci-lio in Germania a questo effetto, e per aver questo pren-cipe favorevole, il quale, come fratello di Cesare e cheera stato tanti anni in Germania, pensava che dovessepoter molto, gli concesse di poter cavar una contribu-zione dal clero di Germania per la guerra contra i turchi

88Letteratura italiana Einaudi

Page 127: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

e di potersi anco valere delli ori et argenti deputati adornamento delle chiese.

Alla dieta arrivarono quasi tutti i prencipi inanzi Ce-sare, il qual vi gionse a’ 13 di giugno, vigilia della festadel Corpus Domini, et intervenne alla processione ilgiorno seguente, non avendo però potuto ottenere che iprencipi protestanti si contentassero d’esser presenti, laqual cosa essendo sentita con estremo dispiacere dal le-gato per il pregiudicio fatto al pontefice con quella (di-ceva egli) contumacia, per superar questo passo e far in-tervenire alle ceremonie della Chiesa romana iprotestanti, fu autore che Cesare, 8 giorni doppo, do-vendosi dar principio alla radunanza ordinò all’elettoredi Sassonia che portasse la spada inanzi, secondo il suoufficio, nell’andar e star alla messa. All’elettore pareva dicontravenir alla professione sua se condescendeva, e diperder la dignità sua ricusando, avendo presentito chesopra la sua repugnanza Cesare era per dar l’onore adun altro. Ma fu consegliato da’ suoi teologi, discepoli diLutero, che senza alcun’offesa della sua conscienzia po-teva farlo, intervenendo come ad una ceremonia civile,non come a religiosa, con l’essempio del profeta Eliseo,il qual non ebbe per inconveniente che il capitano dellamilizia di Soria, convertito alla vera religione, s’inclinas-se nel tempio dell’idolo quando s’inclinava il re, appog-giato sopra il suo braccio. Conseglio che da altri non eraapprovato, potendosi da quello concludere che ad ogniuno fosse lecito intervenire a tutti i riti d’altra religionecome a ceremonie civili, non mancando a qual si vogliapersona raggione di necessità, overo utilità, che l’inducaall’intervento. Ma altri, approvando il conseglio e la de-liberazione dell’elettore, concludevano appresso che se inuovi dottori avessero usato per il passato et usasseroall’avvenire questa ragione, in molte occasioni non sa-rebbe aperta la porta a diversi inconvenienti, dovendocon quell’essempio esser lecito a ciascuno, per conservar

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

89Letteratura italiana Einaudi

Page 128: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la dignità propria o lo stato suo o la grazia del suo signo-re o d’altra persona eminente, non ricusar di prestar as-sistenza a qualonque azzione alla quale, se ben gli altriintervenissero come ad atto religioso, esso vi assistessecome a cosa civile.

In quella messa, inanzi l’offertorio, fece un’orazionelatina Vicenzo Pimpinello, arcivescovo di Rosano, non-cio apostolico, nella quale non parlò ponto di cosa alcu-na spirituale o religiosa, ma solo rimproverò alla Germa-nia l’aver sopportato tanti mali da’ turchi senzavindicarsi, e con molti essempi de’ capitani antichi dellarepublica romana gli essortò alla guerra contra loro; ildisavantaggio della Germania disse essere perché i tur-chi ubedivano a un solo prencipe, dove in Germaniamolti non rendevano obedienzia; che i turchi vivono inuna religione et i germani ogni giorno ne fabricano dinuove e si ridono della vecchia come rancida; gli ripreseche volendo far mutazione di fede, non avessero cercatoalmeno una più santa e più prudente; che imitando Sci-pion Nasica, Catone, il popolo romano et i loro maggio-ri, averebbono osservato la catolica religione; gli essortòfinalmente a lasciar quelle novità et attender alla guerra.

Nel primo consesso della dieta il cardinal Campeggiolegato presentò le lettere della sua legazione, e feceun’orazione latina nel convento in presenzia di Cesare,la sostanza della quale fu che, delle tante sette le quali inquel tempo regnavano, la causa era la carità e benevo-lenzia estinta; che la mutazione della dottrina e de’ ritiaveva non solo lacerata la Chiesa, ma orribilmente de-strutto ogni polizia. Al qual male per rimediare, i ponte-fici passati avendo mandato legazioni alle diete e non es-sendosi fatto frutto, Clemente aveva inviato lui peressortar, consegliar et operar quel tutto che avesse potu-to per restituir la religione; e lodato l’imperatore, es-sortò tutti ad ubedire quello che ordinerà e risolverànelle cause della religione et intorno gli articoli della fe-

90Letteratura italiana Einaudi

Page 129: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

de. Essortò alla guerra contra turchi, promettendo che ilpapa non perdonerà alla spesa per aiutargli. Gli pregòper amor di Cristo, per la salute della patria e loro pro-pria, che deposti gli errori, attendessero a liberar la Ger-mania e tutto ‘l cristianesmo; che così facendo il papa,successor di san Pietro, gli dava la benedizzione.

[I protestanti presentano alla dieta la lor confessione]

All’orazione del legato, di ordine dell’imperatore edella dieta, rispose il Magontino: che Cesare, per debitodi supremo avvocato della Chiesa, tenterà tutti i meziper componere le discordie, impiegherà tutte le sue for-ze nella guerra contra turchi, e tutti i prencipi si gionge-ranno con lui operando sì fattamente che le loro azzionisaranno approvate da Dio e dal papa. Udite doppo que-sto altre legazioni, l’elettor di Sassonia, con gli altriprencipi e città protestanti congionte seco, presentòall’imperatore la confessione della loro fede scritta in la-tino e tedesco, facendo instanzia che fosse letta, né vo-lendo l’imperatore che si leggesse in quel publico, fu ri-messo questo al giorno seguente, quando il legato, pernon ricever qualche pregiudicio, non volle intervenire,ma congregati i prencipi inanzi all’imperatore in una sa-la capace di circa 200 persone, fu ad alta voce letta, e lecittà che seguivano la dottrina di Zuinglio separatamen-te presentarono la confessione della loro fede, non diffe-rente dalla sudetta, se non nell’articolo dell’eucaristia.

La confessione de’ prencipi, che poi da questo comiziodove fu letta si chiamò augustana, conteneva due parti:nella prima erano esposti gli articoli della loro fede in nu-mero 21 dell’unità divina, del peccato originale, del-l’incarnazione, della giustificazione, del ministerio evan-gelico, della Chiesa, del ministerio de’ sacramenti, delbattesimo, dell’eucaristia, della confessione, della peni-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

91Letteratura italiana Einaudi

Page 130: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tenzia, dell’uso de’ sacramenti, dell’ordine ecclesiastico,de’ riti della Chiesa, della republica civile, del giudicio fi-nale, del libero arbitrio, della causa del peccato, della fe-de e buone opere, del culto de’ santi. Nella seconda era-no esplicati i dogmi differenti della Chiesa romana e gliabusi che i confessionisti reprobavano; e questi eranoesplicati in articoli 7, assai longamente distesi: della santacommunione, del matrimonio de’ preti, della messa, dellaconfessione, della distinzione de’ cibi, de’ voti monacali edella giurisdizzione ecclesiastica. Si offerivano in fine, bi-sognando, di presentar ancora informazione più ampla.Ma nel proemio di essa esposero aver messo in scritto lasua confessione per obedir alla proposta di Sua Maestàche tutti dovessero presentargli la loro openione; e però,se anco li altri prencipi daranno in scritto le loro, sonoapparecchiati di conferir amicabilmente per venir ad unaconcordia; alla quale quando non si possi pervenire,avendo la Sua Maestà in tutte le precedenti diete fatto in-tender di non poter determinare e concludere alcuna co-sa in materia di religione, per diversi rispetti allora allega-ti, ma ben esser per operare col pontefice romano che siacongregato un concilio generale, e finalmente avendo fat-to dir nel convento di Spira che, essendo vicino a compo-nersi le differenzie tra Sua Maestà e l’istesso pontefice,non si poteva più dubitare che il papa non fosse per ac-consentir al concilio, si offerivano di comparire e di ren-der ragione e difender la loro causa in un tal general, libe-ro e cristiano consesso, del quale si è sempre trattatonelle diete celebrate gli anni del suo imperio. Al qual con-cilio anco, et a Sua Maestà insieme, hanno in debita for-ma di ragione appellato; alla qual appellazione ancoraaderiscono, non intendendo né per questo trattato, néper alcun altro abandonarla, se la differenzia non saràprima in carità ridotta a concordia cristiana.

In quel giorno non si passò ad altro atto. Ma l’impera-tore, prima che far risoluzione alcuna, volle aver l’aviso

92Letteratura italiana Einaudi

Page 131: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

del legato; il qual letta e considerata con i teologi, d’Ita-lia condotti, la confessione, se ben il giudicio loro fu chesi dovesse oppugnare e publicare sotto nome di lui unacensura, con tutto ciò egli, prevedendo che averebbe da-to occasione di maggiori tumulti, e dicendo chiaramenteche quanto alla dottrina in buona parte la differenzia glipareva verbale e poco importava il dir più ad un modoche ad altro e non esser ragionevole che la Sede aposto-lica entri in parte nelle dispute delle scole, non consentìche il suo nome fosse posto nelle contenzioni. Et all’im-peratore fece risposta che non faceva bisogno per alloraentrar in stretto essamine della dottrina, ma considerarel’essempio che s’averebbe dato a tutti li spiriti inquieti esottili, a’ quali non averebbono mancato infinite altrenovità da proporre con non minore verisimilitudine, lequali avidamente sarebbono state udite per il pruritod’orrecchie che eccitano nel mondo le novità. E quantoagli abusi notati, il correggerli causerebbe maggiori in-convenienti di quelli che si pensa rimediare. Il suo pare-re esser che, essendo letta la dottrina de’ luterani, per le-vare il pregiudizio fosse letta una confutazioneparimente, la quale non si publicasse in copie, per nonaprir strada alle dispute, e s’attendesse col mezo del ne-gozio ad operare che i protestanti ancora s’astenesserodal caminar più inanzi, proponendo favori e minaccie.Ma la confessione letta, negli animi de’ catolici che l’udi-rono fece diversi effetti: alcuni ebbero i protestanti perpiù empii di quello che si erano persuaso prima che fos-sero informati delle loro particolari opinioni; altri, incontrario, rimessero molto del cattivo concetto in che gliavevano, riputando i loro sensi non tanto assurdi quantoavevano stimato, anzi, quanto a gran parte degli abusiconfessavano che con ragione erano ripresi. Non è datralasciare, che ‘l cardinal Matteo Langi, arcivescovo diSalzburg, a tutti diceva esser onesta la riforma della mes-sa e conveniente la libertà ne’ cibi e giusta la dimanda

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

93Letteratura italiana Einaudi

Page 132: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

d’esser sgravati di tanti precetti umani, ma che un mise-ro monaco riformi tutti non esser cosa da sopportare. ECornelio Scopero, secretario dell’imperatore, disse chese i predicatori protestanti avessero danari, facilmentecomprarebbono dagli italiani qual religione più gli pia-cesse, ma senza oro non potevano sperare che la loropotesse rilucere nel mondo.

[Cesare, seguendo il parer del legato, fa rifiutar dettaconfessione]

Cesare, conforme al conseglio del legato, approvatoda’ conseglieri proprii ancora, desideroso di componeril tutto con la negoziazione, cercò prima di separar gliambasciatori delle città dalla congionzione con i prenci-pi; il che non essendo riuscito, fece far una confutazionedella scrittura de’ protestanti et una altra a parte di quel-la che produssero le città, e convocata tutta la dieta, dis-se a’ protestanti d’aver considerato la confessione pre-sentatagli e dato ordine ad alcuni pii et eruditi didoverne far il loro giudicio; e qui fece legger una confu-tazione d’essa, nella quale, tassate molte delle opinioniloro, nel fine si confessava nella Chiesa romana esser al-cune cose che meritavano emendazione, alle quali Cesa-re prometteva che sarebbe proveduto; e però dovesseroi protestanti rimettersi a lui e ritornar alla Chiesa, certifi-candoli che ottenerebbono ogni loro giusta dimanda;ma altrimenti facendo, egli non mancarebbe di mostrar-si protettore e defensore di quella.

I prencipi protestanti s’offerirono pronti per far tuttoquello che si poteva, salva la conscienzia, e se con laScrittura divina in mano gli fosse mostrato esser qualcheerrore nella loro dottrina, di correggerlo, o se vi fosse bi-sogno di maggiore dichiarazione, dicchiararla. E perchéde’ capi proposti da loro, alcuni nella confutazione gli

94Letteratura italiana Einaudi

Page 133: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

erano concessi, altri rifiutati, se delle confutazioni glifosse data copia, si esplicarebbono più chiaramente.Dopo molte trattazioni finalmente furono eletti 7 de’ ca-tolici e 7 de’ protestanti, i quali conferissero insieme pertrovar modo di composizione; né potendo convenire, ilnumero fu ristretto a 3 per parte; e se ben furono accor-dati alcuni pochi ponti di dottrina meno importanti etaltre cose leggieri appartenenti ad alcuni riti, finalmentesi vidde che la conferenza non poteva in modo alcunoterminar a concordia, perché nissuna delle parti si di-sponeva a conceder le cose importanti all’altra. Consu-mati molti giorni in questa trattazione, fu letta la confu-tazione della confessione presentata dalle città; la qualudita, gli ambasciatori di quelle risposero che erano re-citati molti articoli della loro scrittura altrimenti che daloro erano stati scritti, e tirate a cattivo senso molte altredelle cose da loro proposte per rendergli odiosi. Allequali obiezzioni tutte averebbono risposto, se gli fossedata copia della confutazione; fra tanto pregare che nonsi voglia credere calonnia, ma aspettare d’udire la lorodifesa. Fu negato di dargli copia, con dire che Cesarenon vuole permettere che le cose della religione sianoposte in disputa.

Tentò l’imperatore, per via della prattica, di persua-der i prencipi, massime con dire che essi erano pochi ela loro dottrina nuova, che era stata sufficientementeconfutata in questa dieta; esser grande l’ardire loro divoler dannar d’errore et eresia e falsa religione l’imperialMaestà, tanti prencipi e stati di Germania, co’ qualicomparati essi non fanno numero; e quello che è peggio,aver anco per eretici i loro proprii padri e maggiori, e di-mandar concilio, ma nondimeno tra tanto volendo ca-minar inanzi negli errori. Le quali persuasioni non gio-vando, poiché negavano la loro dottrina esser nuova et iriti della romana Chiesa essere antichi, Cesare, metten-do in opera gli altri rimedii consegliati dal legato Cam-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

95Letteratura italiana Einaudi

Page 134: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

peggio, fece trattar con ciascuno a parte, proponendoqualche sodisfazzione nelle cose di loro interesse moltodesiderate, et anco mettendo loro inanzi diverse opposi-zioni et attraversamenti che egli averebbe eccitati allecose loro, mentre persistessero fermi nella risoluzione dinon riunirsi alla Chiesa. Ma, o perché quei prencipi pen-sassero di far ben i fatti loro perseverando, o pur perchéanteponessero ad ogni altro interesse il conservar la reli-gione appresa, gli ufficii, se ben potenti, non partoriro-no effetto. Nemeno poté ottener Cesare da loro che sicontentassero di conceder nelle loro terre l’esserciziodella religione romana, sino al concilio, che egli promet-teva doversi intimare fra 6 mesi, avendo i protestanti pe-netrato ciò esser invenzione del legato pontificio, il qualnon potendo ottener di presente il suo intento, giudica-va far assai se, con stabilir in ogni luogo l’uso della dot-trina romana, mettesse confusione ne’ popoli già aliena-ti, onde restasse la via aperta alli accidenti che potesserodar occasione d’estirpar la nuova. Perché, quanto allapromessa d’intimar il concilio fra 6 mesi, sapeva ben chemolti impedimenti s’averebbono potuto alla giornatapretendere per metter dilazione, e finalmente per delu-der ogni aspettazione.

Non avendosi potuto concludere alcuna cosa, parti-rono i protestanti in fine d’ottobre, e Cesare fece uneditto per stabilimento degli antichi riti della religionecatolica romana; il quale insomma conteneva: che non simutasse cosa alcuna nella messa, nel sacramento dellaconfirmazione e dell’estrema onzione, che le imagininon fossero levate d’alcun luogo e le levate fossero ripo-ste, che non fosse lecito negar il libero arbitrio, né menotener opinione che la sola fede giustifica, che si conser-vassero i sacramenti, le ceremonie, i riti, l’essequie de’morti nel medesimo modo, che i beneficii si dessero apersone idonee, e che i preti maritati o lascino le mogli,o siano soggetti al bando, tutte le vendite de’ beni della

96Letteratura italiana Einaudi

Page 135: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Chiesa et altre usurpazioni siano irritate, nell’insegnar epredicar non si possi uscir di questi termini, ma si essor-ti il popolo ad udir la messa, invocar la Vergine Maria egli altri santi, osservar le feste e digiuni, dove i monaste-rii et altri sacri edificii sono stati destrutti, siano reedifi-cati, e sia ricercato il pontefice di far il concilio et inanzi6 mesi intimarlo in luogo idoneo, e doppo, fra un annoal più longo, dargli principio; che tutte queste cose sianoferme e stabili, e nissuna appellazione o eccezzione chese gli faccia contra abbia luogo, e che per conservar que-sto decreto ogni uno debbia metter tutte le sue forze efacoltà e la vita ancora et il sangue, e la camera procedacontra chi s’opponerà.

[Il papa, mal sodisfatto di Cesare, per la riputazione si-mula desiderar il concilio]

Il pontefice, avuta notizia delle cose nella dieta succes-se per aviso del suo legato, fu toccato d’un interno di-spiacere d’animo, scoprendo che se ben Carlo aveva rice-vuto il suo conseglio, usando l’imperio e minacciando laforza però non aveva proceduto come avvocato dellaChiesa romana, al quale non appartiene prender cogni-zione della causa, ma esser mero essecutore de’ decretidel pontefice; a che era affatto contrario l’aver ricevuto efatto legger le confessioni e l’aver instituito colloquio peraccordar le differenze. Si doleva sopra modo che alcuniponti fossero accordati, e maggiormente che avesse ac-consentito l’abolizione d’alcuni riti, parendogli che l’au-torità pontificia fosse violata quando cose di tanto mo-mento sono trattate senza participazione sua; se almenol’autorità del suo legato fosse intervenuta, s’averebbe po-tuto tolerare. Considerava appresso che l’aver a ciò con-sentito i prelati, era con sommo suo pregiudicio, e sopratutto gli premeva la promessa del concilio, tanto aborrito

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

97Letteratura italiana Einaudi

Page 136: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

da lui: nella quale, se ben pareva fatta onorevole menzio-ne dell’autorità sua, però l’aver prescritto il tempo di 6mesi a convocarlo e d’un anno a pricipiarlo era mettermano in quello che è proprio del pontefice e far l’impe-ratore pricipale et il papa ministro. Osservando questiprincipii, concluse che poco buona speranza poteva avernelle cose di Germania, ma che conveniva pensare ad undefensivo, acciò il male non passasse all’altre parti delcorpo della Chiesa. E poiché non si poteva rifar altrimen-ti il passato, era prudenza non mostrar che fosse contrasuo voler, ma farsene esso autore, dovendo in tal modoricever minor percossa nella riputazione.

Per tanto diede conto delle cose passate a tutti i re eprencipi, spedendo sue lettere sotto il primo decembre,tutte dell’istesso tenore: che sperava potersi estinguerl’eresia luterana con la presenzia di Cesare, e che per talcausa principalmente era andato a Bologna per farglieneinstanzia, se ben lo conosceva in ciò da se stesso assaianimato; ma avendo avisi dell’imperatore e del Campeg-gio, suo legato, che i protestanti si sono fatti più ostinati,esso, avendo communicato il tutto con i cardinali et in-sieme con loro avendo chiaramente veduto che non viresta altro rimedio se non l’usato da’ maggiori, cioè ungenerale concilio, per tanto gli essorta ad aiutar con lapresenzia loro, o veramente per mezo di ambasciatoridel concilio che si convocherà, una causa così santa cheegli quanto prima si potrà ha deliberato metter in effet-to, intimando un generale e libero concilio in qualcheluogo commodo in Italia. Le lettere del pontefice furonoa tutto ‘l mondo note, facendo opera i ministri pontificiiin ogni luogo che passassero a notizia di tutti; non per-ché né il papa né la corte desiderassero o volessero ap-plicar l’animo al concilio, dal quale erano alienissimi, maper trattener gli uomini, acciò con l’aspettazione che gliabusi et inconvenienti sarebbono presto rimediati, re-stassero fermi nell’ubidienzia. Però pochi restarono in-

98Letteratura italiana Einaudi

Page 137: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

gannati, non essendo difficile scoprire che l’instanziafatta a prencipi di mandare ambasciatori ad un concilio,del quale non era determinato né tempo né luogo némodo, era troppo affettata prevenzione.

[I protestanti richiedono daddovero il concilio]

Ma i protestanti da quelle lettere presero essi ancoraoccasione di scrivere medesimamente ai re e prencipi; el’anno seguente nel mese di febraro, per nome commu-ne di tutti, formarono una lettera a ciascuno di questotenore: essere nota alle Maestà loro la vecchia querimo-nia fatta dalli uomini pii contra i vizii ecclesiastici, notatida Giovanni Gersone, Nicolò Clemangis et altri in Fran-cia, e da Giovanni Colletto in Inghilterra, e da altri al-trove; il che anco era avvenuto in questi prossimi anni inGermania, nata occasione per il detestabile et infameguadagno che alcuni monachi facevano publicando in-dulgenze. E da questo passando a narrar tutte le cosedoppo successe sino all’ultima dieta, seguirono dicendoche i loro avversarii erano intenti ad eccitar Cesare et al-tri re contra loro, usando varie calunnie, le quali sì comehanno ributtate nella Germania così più facilmente leconfuterebbono in un concilio generale di tutto ‘l mon-do, al quale si rimetteranno, purché sia tale che in luinon abbiano luogo i pregiudicii et affetti. Che tra le ca-lonnie date loro questa è la principale, che dannino imagistrati e sminuiscano la dignità delle leggi; il che nonsolo non è vero, ma, sì come hanno mostrato nella dietad’Augusta, la loro dottrina onora i magistrati, defende ilvalor delle leggi più che sia stato mai fatto nelle altre età,insegnando a’ magistrati che lo stato loro e quel generedi vita è gratissimo a Dio, e predicando a’ popoli che so-no tenuti a prestar onore et obedienza al magistrato percommandamento di Dio, il quale non lascierà senza pu-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

99Letteratura italiana Einaudi

Page 138: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nizione i disubedienti, poiché il magistrato ha il governoper ordinazione divina. Che hanno voluto scriver questecose ad essi re e prencipi di tanta autorità per scolparsiappresso loro, pregandogli a non dar fede alle calonnie eservar il loro giudicio intiero, sino che gli imputati ab-biano luogo di scolparsi publicamente. E per ciò voglio-no pregare Cesare che per utilità della Chiesa congreghiquanto prima un concilio pio, libero, in Germania, enon voglia procedere con la forza sino che la cosa nonsia disputata e definita legitimamente.

Rispose il re di Francia con lettere molto ufficiose, insostanza rendendo grazie della communicazione d’unaffare di tanto momento: mostrò essergli stato moltograto intender la loro discolpazione, approvar l’instanzache i vizii siano emendati, nel che troveranno congiontaanco la volontà sua con la loro; la ricchiesta del concilioesser giusta e santa, anzi necessaria, non solo per i biso-gni di Germania, ma per tutta la Chiesa; non essere cosaonesta venir alle armi dove si può con la trattazione met-ter fine alle controversie. Del medesimo tenore furonoanco le lettere del re d’Inghilterra, oltre che in particola-re si dicchiarò desiderare esso ancora il concilio e voler-si interporre con Carlo per trovar modo di concordia.

Andata per tutta Germania la notizia del decreto im-periale, immediate fu dato principio ad accusar nella ca-mera di Spira quelli che seguivano la nuova religione, dachi per zelo e da altri per vendetta di proprie inimiciziee da alcuni ancora per occupar i beni delli avversarii; fu-rono fatte molte sentenze, molte dicchiarazioni e molteconfiscazioni contra prencipi, città e privati, e nissunaebbe luogo, se non qualcuna contra quelli privati, i benide’ quali erano nel dominio de’ catolici. Dalli altri lesentenze erano sprezzate con gran diminuzione non solodella riputazione della camera, ma anco di quella di Ce-sare; il quale si avvide presto che la medicina non era ap-propriata al male, che quotidianamente andava facendo-

100Letteratura italiana Einaudi

Page 139: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

si maggiore. Perché i prencipi e città protestanti, oltre iltener poco conto de’ giudicii camerali, si erano ristrettitra loro e preparati alla difesa e fortificatisi anco con leintelligenze forestiere, sì che caminando le cose inanzi,si vedeva nascere una guerra pericolosa per ambe le par-ti, et in qualunque modo l’essito succedesse, perniziosaalla Germania. Per il che concesse che alcuni prencipi siinterponessero e trovassero modo di concordia. Perquesto effetto anco si negoziarono molti capi e condizio-ni di convenzione per tutto questo anno del 1531, e perdargli qualche conclusione fu ordinata una dieta in Rati-sbona per l’anno seguente.

[In svizzeri crescono i turbamenti. Zuinglio è morto inbattaglia]

Tra tanto le cose restavano piene di sospezzioni, ondele diffidenzie tra l’una parte e l’altra più tosto cresceva-no. Et occorse questo anno anco ne’ svizzeri un notabileevento, il quale fu causa di componer le cose tra loro:imperoché, quantonque la controversia nata per causadella religione tra quei di Zurich, Berna e Basilea da unaparte contra i cantoni pontificii fosse stata più volte perinterposizione di diversi sopita per allora, gli animi peròrestavano essulcerati, e nascendo quotidianamente qual-che nuova occasione di disgusti, spesso le controversie sirinovavano. Questo anno furono grandissime, avendotentato quei di Zurich e di Berna d’impedir le vettova-glie a cinque cantoni, perilché l’una parte e l’altra s’ar-marono. Nel campo de’ zuricani uscì con loro Zuinglio,se ben da molti amici essortato a rimaner a casa e lasciarch’un altro andasse a quel carico; il che egli non volse anissun modo, per non parer che solo nella Chiesa dasseanimo al popolo e gli mancasse in occasione pericolosa.Vennero a giornata alli 11 ottobre, nella quale quei di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

101Letteratura italiana Einaudi

Page 140: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Zurich ebbero il peggio e restò anco Zuinglio morto; diche ebbero più allegrezza i catolici che della vittoria, an-zi, per questo fecero diversi insulti et ignominie a quelcadavero, e quella morte fu potissima causa che, per in-terposizione d’altri, di nuovo s’accommodarono insie-me, ritenendo tutte due le parti la propria religione; te-nendo per fermo i cinque cantoni catolici che, levato dimezo quello che stimavano con le sue prediche esser sta-to autore della mutazione di religione nel paese, tuttidovessero ritornar alla vecchia; nella qual speranza siconfermarono tanto più, perché Ecolampadio, ministroin Basilea, unanime con Zuinglio, morì pochi giornidoppo per afflizzione d’animo contratta per la perditadell’amico, attribuendo i catolici l’una e l’altra morte al-la divina providenza che, compassionando la nazione el-vetica, avesse puniti e levati i ministri della discordia. Ecertamente è pio e religioso pensiero l’attribuir alla divi-na providenza la disposizione d’ogni evenimento; ma ildeterminar a che fine siano da quella somma sapienzagli eventi inviati è poco lontano dalla prosonzione. Gliuomini tanto strettamente e religiosamente sposanol’opinioni proprie, che si persuadono quelle esser altre-tanto amate e favorite da Dio come da loro. Ma le cosesuccedute ne’ seguenti tempi hanno mostrato che, dop-po la morte di questi due, li cantoni chiamati evangelicihanno fatto maggior progresso nella dottrina da loro ri-cevuta: argomento manifesto che da più alta causa ven-ne che dall’opera di Zuinglio.

[Cesare conosce la necessità del concilio e lo richiede aClemente]

In Germania si negoziò la concordia de’ protestanticon gli altri dalli elettori di Mogonza e palatino, e moltescritture furono fatte e mutate, perché non davano intie-

102Letteratura italiana Einaudi

Page 141: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ra sodisfazzione né all’una né all’altra parte. Il che fecevenir Cesare in resoluzione che ‘l concilio fusse somma-mente necessario, e conferita la sua deliberazione col redi Francia, mandò uomo in posta a Roma per trattarnecol pontefice e col collegio de’ cardinali. Non faceval’imperatore capitale di luogo prescritto né di altra con-dizione speciale, purché la Germania restasse sodisfatta,sì che i protestanti vi intervenissero e sottomettessero; laqual sodisfazzione il re ancora diceva esser giusta e s’of-feriva per coadiuvare. Fu esposta l’ambasciata al ponte-fice in questi termini: che avendo tentato l’imperatoreogni altra via per riunire i protestanti alla Chiesa, aven-do adoperato l’imperio, le minaccie, gli ufficii et il mezodella giustizia ancora, non restando più se non o la guer-ra o il concilio, né potendo venir alle arme poiché le pre-parazioni che faceva il turco contra lui lo proibivano,era necessitato ricorrere all’altro partito, e però pregar laSua Santità che, imitando i suoi predecessori, si conten-tasse di conceder un concilio al quale i protestanti nonfacessero difficoltà di sottomettersi, avendo loro più vol-te offerto di star alla determinazione d’uno libero, nelquale debbiano esser giudici persone non interessate.

Il papa, che in modo alcuno non voleva concilio, udi-ta la ricchiesta, non potendo darvi aperta negativa, ac-consentì, ma in modo che sapeva che non sarebbe ac-cettato. Propose per luogo una delle città dello Statoecclesiastico, nominando Bologna, Parma overo Pia-cenza, città capaci di ricever una moltitudine et opulen-ti per nodrirla e d’aria salubre e con territorio amplocircostante, dove i protestanti non dovevano far diffi-coltà d’andare per dover esser uditi; a quali egli avereb-be dato pieno et amplo salvocondotto, e si sarebbe tro-vato ancora in persona, acciò le cose fussero trattatecon pace cristiana e non fusse fatto torto ad alcuno.Non poter in alcun modo consentire di celebrarlo inGermania, perché l’Italia non comportarebbe d’esser

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

103Letteratura italiana Einaudi

Page 142: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

posposta, e la Spagna e Francia, che nelle cose ecclesia-stiche cedono all’Italia per la prerogativa del pontifica-to che è proprio di quella, non vorrebbono ceder allaGermania, e sarebbe poco stimata l’autorità di quelconcilio dove vi fussero soli tedeschi e pochi d’altra na-zione, perché indubitatamente italiani, francesi e spa-gnoli non s’indurrebbono ad andarvi. La medicina nonsi mette nella potestà dell’infermo, ma del medico; peril che la Germania, corrotta per la moltiplicità e varietàdelle nuove opinioni, non potrebbe dare in questa ma-teria buon giudicio come l’Italia, Francia e Spagna chesono ancora incorrotte e perseverano tutte intiere nellasoggezzione della Sede apostolica, la quale è madre emaestra di tutti i cristiani. Quanto al modo di definirele cose in concilio, diceva il pontefice non esser neces-sario trattar altro, non potendo in questo nascere diffi-coltà, se non si voleva far una nuova forma di concilio,non più nella Chiesa usata: esser cosa chiara che nelconcilio non hanno voto se non i vescovi, per dritto delcanone, e gli abbati, per consuetudine, et alcuni altriper privilegio ponteficio; gli altri, che pretendono esseruditi, debbono sottomettersi alla determinazione diquesti, facendosi ogni decreto per nome della sinodo,se il papa non interviene in persona; ché essendovi lasua presenza, ogni decreto si spedisce sotto suo nome,con la sola approbazione de’ padri della sinodo. I cardi-nali ancora parlavano nell’istesso tenore, sempre peròinterponendo qualche ragione a mostrare che ‘l concilionon era necessario, stante la determinazione di Leone,la qual essequendo, tutto sarebbe rimediato: e chi ricu-sa di rimettersi alla determinazione del papa, massimeseguita col conseglio de’ cardinali, maggiormentesprezzarà ogni decreto conciliare. Vedersi chiaro che iprotestanti non chiamano concilio, se non per interportempo all’essecuzione dell’editto di Vormazia: perchésanno bene che il concilio non potrà far altro che ap-

104Letteratura italiana Einaudi

Page 143: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

provare quello che Leone ha terminato, se non vorrà es-ser conciliabolo, come tutti quelli che si sono scostatidalla dottrina et ubedienzia pontificia.

L’ambasciator cesareo, per trovar temperamento, eb-be molti congressi col pontefice e con due cardinali, daquello sopra ciò deputati. Considerò che non l’Italia, néla Francia, né la Spagna avevano il bisogno di concilio,né lo ricchiedevano; però non era in proposito metter inconto i loro rispetti; che per medicar i mali di Germaniaera ricercato, a’ quali dovendo esser proporzionato,conveniva eleger luogo dove tutta quella nazione potes-se intervenire; che quanto alle altre, bastavano i soggettiprincipali, poiché di quelle non si trattava; che le cittàproposte erano dotate di ottime qualità, ma lontane daGermania, e quantonque la fede di Sua Santità dovesseassicurar ogni uno, però i protestanti esser insospettitiper diverse ragioni, e vecchie e nuove, tra quali riputava-no la minima che Leone X, suo cugino, già gli avevacondannati e dichiarati eretici. E se ben tutte le ragionisi risolvono con questo solo, che sopra la fede del ponte-fice ogni uno debbe acquetarsi, nondimeno la SantitàSua, per la molta prudenza e maneggio delle cose, pote-va conoscer esser necessario condescendere all’imper-fezzione degli altri, e, compassionando, accommodarsi aquello che, quantonque secondo il rigore non è debito,però secondo l’equità è conveniente. E quanto a’ votideliberativi del concilio, discorreva che, essendo intro-dotti per consuetudine e parte per privilegio, s’apriva ungran campo a lui d’essercitar la sua benignità introdu-cendo altra consuetudine più propria a’ presenti tempi.Perché, se già gli abbati per consuetudine furono ad-messi per essere gli più dotti et intendenti della religio-ne, la ragione vuole che al presente si faccia l’istesso conpersone d’ugual o maggior dottrina, se ben senza titoloabbaciale. Ma il privilegio dar materia di sodisfar ogniuno, perché concedendo simile privilegio a qualonque

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

105Letteratura italiana Einaudi

Page 144: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

persona che possi far il servigio di Dio in quella congre-gazione, si farà apponto un concilio pio e cristiano comeil mondo desidera.

[Cesare concede libertà a’ protestanti fin al concilio]

A queste ragioni essendo risposto con i motivi detti disopra, non poté Cesare ottener altro dal pontefice, onderestò per allora il negozio imperfetto, et attese l’impera-tore a sollecitar il trattato di concordia incomminciato; ilquale ridotto a buon termine, instando la guerra turche-sca, fu publicata finalmente la composizione alli 23 di lu-glio che fosse pace commune e publica tra la CesareaMaestà e tutti li Stati dell’Imperio di Germania, così ec-clesiastici come secolari, sino ad un generale, libero e cri-stiano concilio, e fra tanto nissuno per causa di religionepossi mover guerra all’altro, né prenderlo o spogliarlo oassediarlo, ma tra tutti sia vera amicizia et unità cristiana.Che Cesare debbia procurar che ’l concilio sia intimatofra 6 mesi e fra un anno incomminciato. Il che se non sipotesse fare, tutti li stati del’Imperio siano chiamati etadunati per deliberare quello che si doverà fare, così nel-la materia del concilio come nelle altre cose necessarie.Che Cesare debbia suspendere tutti i processi giudicialiin causa di religione fatti dal suo fiscale o da altri contral’elettore di Sassonia e suoi congionti, sino al futuro con-cilio overo alla deliberazione sudetta delli stati.

Dall’altra parte l’elettor di Sassonia e gli altri prencipie città promettessero di servare questa publica pace conbuona fede e render a Cesare la debita ubedienza e con-veniente aiuto contra il Turco; la qual pace Cesare consue lettere date alli 2 d’agosto ratificò e confermò; so-spese anco tutti li processi, promettendo di dar operaper la convocazione del concilio fra sei mesi, e per ilprincipio fra un anno. Diede anco conto a’ prencipi ca-

106Letteratura italiana Einaudi

Page 145: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tolici della legazione mandata a Roma per la celebrazio-ne del concilio, soggiongendo che per ancora non si era-no potute accordar alcune difficoltà molto grandi circail modo e luogo. Però continuerebbe operando che si ri-solvessero e che il pontefice venisse alla convocazione,sperando che non sarebbe per mancar al bisogno dellarepublica et al suo ufficio; ma quando ciò non riuscisse,intimerebbe un’altra dieta per trovarvi rimedio.

Fu questa la prima libertà di religione che gli aderen-ti alla confessione di Lutero, chiamata augustana, otten-nero con publico decreto, del quale variamente si parla-va per il mondo. A Roma era ripreso l’imperatored’aver messo (dicevano) la falce nel seminato d’altri, es-sendo ogni prencipe obligato con strettissimi legami dicensure all’estirpazione de’ condannati dal ponteficeromano; in che debbono ponere l’aver, lo Stato e la vitae tanto più gli imperatori che fanno di ciò giuramentitanto solenni. Ai quali avendo contravenuto Carlo coninaudito essempio, doversi temere di vederne presto laceleste vendetta. Ma altri commendavano la pietà e laprudenza dell’imperatore, il qual avesse anteposto il pe-ricolo imminente al nome cristiano per le arme de’ tur-chi, che de diretto oppugnano la religione, a’ quali nonaverebbe potuto resistere senza assicurar i protestanti,cristiani essi ancora, se ben differenti dalli altri in qual-che riti particolari, differenzia tolerabile. La massimatanto decantata in Roma, che convenga più perseguitargli eretici che gli infideli, essere ben accommodata aldominio pontificio, non però al beneficio della cristia-nità. Alcuni anco, senza considerare a’ turchi, dicevanoli regni e prencipati non doversi governare con le leggiet interessi de’ preti, più d’ogni altro interessati nellapropria grandezza e commodi, ma secondo l’essigenzadel publico bene, quale alle volte ricerca la toleranza diqualche difetto. Esser il debito d’ogni prencipe cristia-no l’operare ugualmente che i soggetti suoi tengano la

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

107Letteratura italiana Einaudi

Page 146: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vera fede, come anco che osservino tutti i commanda-menti divini, e non più quello che questo. Con tuttociò, quando un vizio non si può estirpare senza ruinadello Stato, esser grato alla Maestà divina che sia per-messo, né esser maggior l’obligo di punir gli eretici chei fornicatori, quali se si permettono per publica quiete,non esser maggior inconveniente se si permetterannoquelli che non tengono tutte le nostre opinioni. E quan-tonque non sia facile allegare essempio de’ prencipi cheabbiano ciò fatto da 800 anni in qua, chi risguarderàperò i tempi inanzi, lo vederà fatto da tutti e lodevol-mente, quando la necessità ha costretto. Se Carlo, dop-po aver tentato per 11 anni di rimediare alle dissensionidella religione con ogni mezo, non ha potuto ottenerlo,chi potrà riprenderlo che, per esperimentare anco quel-lo che si può far col concilio, abbia tra tanto stabilita lapace in Germania per non vederla andar in rovina?Non saper governar un prencipato altri che il proprioprencipe, il qual solo vede tutte le necessità. Distrug-gerà sempre lo Stato suo qualonque lo governerà ri-sguardando gli interessi d’altri: tanto riuscerebbe il go-vernar Germania secondo che i romani desiderano,come governar Roma a gusto de’ tedeschi.

A nissuno che leggerà questo successo doverà essermaraviglia se questi e molti altri discorsi passavano permente delli uomini, essendo cosa che a tutti toccanell’interno, poiché si tratta se ciascuna delle reggionicristiane debbiano esser governate come il loro bisognoet utilità ricercano, o se siano serve d’una sola città, permantener le commodità della quale debbiano le altrespendere se stesse et anco desolarsi. I tempi seguentihanno dato e daranno in perpetuo documenti che la ri-soluzione dell’imperatore fu conforme a tutte le leggi di-vine et umane. Il pontefice, che di questo ne fu più ditutti turbato, come quello che di governo di Stato era in-tendentissimo, vidde bene di non avere ragione di que-

108Letteratura italiana Einaudi

Page 147: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

relarsi, ma insieme anco concluse che gli interessi suoinon potevano convenire con quei dell’imperatore e perònell’animo s’alienò totalmente da lui.

[Cesare e ’l papa s’abboccano di nuovo a Bologna]

Scacciato il Turco dall’Austria, Cesare passò in Italia etin Bologna venne in colloquio col pontefice, dove tratta-rono di tutte le cose communi; e se ben tra loro fu rinova-ta la confederazione, dal canto però del pontefice non viera intiera sodisfazzione, e per la libertà di religione con-cessa in Germania, come si è detto, e perché non eranoconcordi nella materia del concilio. Perseverava l’impera-tore, conforme alla proposizione dell’ambasciatore suol’anno inanzi, ricchiedendo concilio tale che potesse me-dicar i mali di Germania: il che non poteva esser, se i pro-testanti non vi avevano dentro parte. Il pontefice insistevanella deliberazione d’allora, che non averebbe volutoconcilio di sorte alcuna, ma pure, quando vi fosse statonecessità di farlo, che non si celebrasse fuori d’Italia e chenon vi avessero voto deliberativo se non quelli che le leggipontificie determinavano. Alla volontà del pontefice Ce-sare si sarebbe accommodato, quando si fosse trovato viadi operare che i protestanti si fossero contentati, e percertificar di ciò il pontefice propose che mandasse in Ger-mania un noncio, et egli un ambasciatore, per trovar for-ma e temperamento a queste difficoltà, promettendo chel’ambasciatore suo si reggerebbe secondo la volontà delnoncio. Il pontefice ricevette il partito, non però piena-mente sodisfatto dell’imperatore, tenendo per fermo chequando l’ufficio di ambedue i ministri non avesse sortitoeffetto, Carlo averebbe cercato che la Germania avessesodisfazzione, e d’allora risolvé Clemente di restringersicol re di Francia per poter con quel mezo metter sempreimpedimento a quello che l’imperatore proponesse.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

109Letteratura italiana Einaudi

Page 148: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

In essecuzione del partito proposto et accettato, dop-po la Pasca dell’anno 1533 mandò il pontefice Ugo Ran-gone, vescovo di Reggio; il qual andato con un amba-sciatore di Cesare a Giovanni Federico, elettore diSassonia, che pochi mesi inanzi era successo al mortopadre come principale de’ protestanti, espose la suacommissione: che Clemente dal principio del suo ponti-ficato sempre aveva sopra le altre cose desiderato che ledifferenze di religione nate in Germania si componesse-ro, e per ciò vi aveva mandato molte persone eruditissi-me; e se bene la fatica loro non era riuscita, ebbe il pon-tefice nondimeno speranza che all’andata di Cesaredoppo la sua coronazione il tutto si perfezzionasse; néavendo sortito il fine desiderato, Cesare, ritornato in Ita-lia, gli aveva dimostrato che non vi era rimedio più com-modo che per un concilio generale, desiderato ancorada’ prencipi di Germania. La qual cosa essendo piacciu-ta al pontefice, così per bene publico come per far cosagrata a Cesare, aveva mandato lui per pigliar appunta-mento del modo del futuro concilio e del tempo e delluogo. E che quanto al modo et ordine proponeva ilpontefice alcune condizioni necessarie.

La prima, che dovesse esser libero e generale, sì co-me per il passato i padri sono stati soliti di celebrare.Poi, che quelli da chi è ricercato il concilio promettinoet assicurino di dover ricever i decreti che saranno fatti:imperochè altrimente la fatica sarebbe presa in vano,non giovando fare leggi che non si vogliano osservare;poi, ancora, che chi non potrà esser presente, vi mandiambasciatori per fare la promessa e dar la cauzione.Appresso di questo esser necessario che tra tanto tuttele cose restino nello stato che si ritrovano e non si faccianissuna novità inanzi il concilio. Aggionse il noncio che,quanto al luogo, il pontefice aveva avuta longa, fre-quente e grande considerazione; imperoché bisognavaprovederlo fertile che potesse supplire di vettovaglie ad

110Letteratura italiana Einaudi

Page 149: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

un tanto celebre concorso, e di aria salutifero ancora,acciochè dalle infirmità non sia impedito il progresso. Efinalmente gli pareva molto commodo Piacenza, Bolo-gna, overo Mantova, lasciando che la Germania eleg-gesse qual luogo più le piaceva di questi. Ma aggion-gendo che, s’alcun prencipe non venirà o non manderàlegati al concilio e recuserà d’ubedire a’ decreti, saràgiusto che tutti gli altri defendano la Chiesa. In fineconcluse che, se dalla Germania sarà risposto a questeproposte convenientemente, il pontefice immediatetratterà con gli altri re, e tra 6 mesi intimarà il concilio,da principiarsi un anno dopo, accioché si possa far pro-visione di vettovaglie, e tutti, massime i più lontani, sipossano preparar al viaggio.

[Le proposte intorno al concilio sono rifiutate da’ pro-testanti in Smalcalda]

Diede il noncio la sua proposizione anco in scrittura,e l’ambasciatore dell’imperatore fece l’istesso ufficiocoll’elettore. Il qual avendo ricchiesto spacio per rispon-dere, sentì il noncio di ciò piacere inestimabile, non de-siderando egli altro che dilazione, et ebbe la risposta perpresagio che il suo negozio dovesse sortir riuscita felice,e non si potè contenere di non lodarlo che interponessespacio in una deliberazione che lo meritava. Risposenondimeno dopo pochi giorni l’elettore, avere sentitomolta allegrezza che Cesare et il pontefice siano venutiin delibrazione di far il concilio, dove, secondo la pro-messa fatta più volte alla Germania, si trattino legitima-mente le controversie con la regola della parola divina.Che egli, quanto a sé, volontieri risponderebbe allora al-le cose proposte; ma perché sono molti prencipi e cittàche nella dieta d’Augusta hanno ricevuta la medesimaconfessione che lui, non esser conveniente ch’egli ri-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

111Letteratura italiana Einaudi

Page 150: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sponda senza loro, né meno utile alla causa; ma essendointimato un convento per li 24 di giugno, si contenti diconcedere questa poca dilazione per aver conclusionepiù commune e risoluta. Tanto maggiore fu il piacere ela speranza del noncio, il qual averebbe desiderato chela dilazione fosse più tosto d’anni che di mesi. Ma i pro-testanti, ridotti in Smalcalda al sudetto tempo, fecero ri-sposta ringraziando Cesare che, per la gloria di Dio e sa-lute della republica, abbia preso questa fatica di farcelebrar un concilio; la qual fatica vana riuscirebbe,quando fosse celebrato senza le condizioni necessarieper risanare i mali di Germania; la quale desidera che inesso le cose controverse siano definite col debito ordine,e spera d’ottenerlo, avendo anco Cesare in molte dieteimperiali promessone un tale, quale con matura delibe-razione de’ prencipi e stati è stato risoluto che si cele-brasse in Germania; atteso che essendo con occasionedelle indulgenze predicate scopertosi molti errori, ilpontefice Leone condannò la dottrina et i dottori chemanifestarono gli abusi, nondimeno quella condanna fuoppugnata con i testimonii de’ profeti e delli apostoli.Onde è nata la controversia, la quale non può esser ter-minata se non in un concilio, dove la sentenza del ponte-fice e la potenza di qual si sia non possa pregiudicar allacausa, e dove il giudicio si faccia non secondo le leggidelli pontefici o le opinioni delle scole, ma secondo laSacra Scrittura. Il che quando non si facesse, vanamentesarebbe presa una tanta fatica, come si può veder per gliessempii di qualche altri concilii celebrati per inanzi.

Ora le proposizioni del pontefice esser contrarie aquesto fine, alle ricchieste delle diete et alle promessedell’imperatore. Perché, quantonque il papa propongaun libero concilio in parole, in fatti però lo vuole ligato,sì che non possano esser ripresi i vizii né gli errori, etegli possa defender la sua potenza. Non essere domandaraggionevole che alcuno si oblighi a servar i decreti pri-

112Letteratura italiana Einaudi

Page 151: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ma che si sappia che ordine e che modo e forma si deb-bia tenere in fargli: se il papa sia per voler che la supre-ma autorità sia appresso di lui e de’ suoi, se vorrà che lecontroversie siano discusse secondo le Sacre Lettereovero secondo le leggi e tradizioni umane. Parergli ancocavillosa quella clausola che il concilio debbia esser fattosecondo il costume vecchio: perché, intendendosi diquell’antico, quando si determinava conforme alle SacreLettere, non lo ricusarebbono; ma i concilii dell’età su-periore esser molto differenti da quei più vecchi, dovetroppo è stato attribuito a’ decreti umani e pontifici. Es-ser speciosa la proposta, ma levar affatto la libertà di-mandata e necessaria alla causa. Pregar Cesare che vo-glia operarsi che il tutto passi legitimamente. Tutti ipopoli esser attenti e star in speranza del concilio e do-mandarlo con voti e preghiere, che si volterebbono ingran mestizia e crucio di mente, quando questa aspetta-zione fosse delusa con dar concilio sì, ma non quale èdesiderato e promesso. Non esser da dubitare che tuttigli ordini dell’Imperio e gl’altri re e prencipi ancora nonsiano del medesimo parer di rifiutare quei lacci e legamicon che il pontefice pensa di stringerli in un nuovo con-cilio; all’arbitrio del quale se sarà permesso maneggiar lecose, rimetteranno il tutto a Dio e pensaranno a quelloche doveranno fare. E con tutto ciò, se fossero citati consicurezza certa e legitima, quando vedessero di poteroperare alcuna cosa in servigio divino, non tralasciareb-bono di comparire, con condizione però di non conser-tire alle dimande del pontefice né a concilio non confor-me a’ decreti delle diete imperiali. In fine pregavanoCesare di non ricevere la loro risoluzione in sinistra par-te et operare che non sia confermata la potenza di quelliche già molti anni incrudeliscono contra gli innocenti.

Deliberarono i protestanti non solo di mandare la ri-sposta al papa et a Cesare, ma di stamparla ancora, in-sieme con la proposizione del noncio, la quale dal mede-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

113Letteratura italiana Einaudi

Page 152: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

simo pontefice fu giudicata imprudente e troppo sco-perta. Perilché, sotto colore che fosse vecchio et impo-tente a sostener il carico, la ricchiamò e scrisse al Verge-rio, noncio al re Ferdinando, che dovesse ricerver quelcarico con la medesima instruzzione, avvertendo bend’aver sempre a mente di non si partire in conto alcunodalla sua volontà, né ascoltar alcuno temperamento, an-coraché il re lo ricercasse, accioché imprudentementenon lo gettasse in qualche angustia et in necessità di ve-nir all’atto di concilio, il qual non era utile per la Chiesa,né per la Sede apostolica.

[Il papa, sdegnato contra Cesare per questa instanza delconcilio, si collega col re di Francia]

Mentre che queste cose si trattavano, il pontefice, cheprevedeva la risposta che sarebbe venuta di Germania eche già in Bologna aveva concetta poca confidanza conCesare, si alienò totalmente dall’amicizia, perché nellacausa di Modena e Reggio, vertente tra Sua Santità et ilduca di Ferrara, rimessa dalle parti al giudicio dell’im-peratore, egli prononciò per il duca. Per tutte le qualcause il papa negoziò confederazione col re di Francia,la qual si concluse e stabilì anco col matrimonio di Enri-co, secondogenito regio, e di Catarina de’ Medici, pro-nepote di Sua Santità. E per dar perfetto compimento altutto, Clemente andò personalmente a Marsilia per ab-boccarsi col re. Il qual viaggio intendendo esser dall’uni-versal ripreso, come non indrizzato ad alcun rispettopublico, ma alla sola grandezza della casa, egli giustifica-va, dicendo esser intrapreso a fine di persuader il re a fa-vorir il concilio per abolire l’eresia luterana. Et è veroche in quel luogo, oltre le altre trattazioni, fece ufficiocon la Maestà cristianissima accioché si adoperasse con iprotestanti, e massime col lantgravio d’Assia, che dove-

114Letteratura italiana Einaudi

Page 153: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

va andar a trovarlo in Francia, per fargli desistere daldomandare concilio, proponendo loro che trovasseroogni altra via per accommodare le differenze e promet-tendo che esso ancora averebbe coadiuvato con buonafede et opere efficaci al suo tempo.

Fu l’ufficio fatto dal re; né però poté ottenere, alle-gando il lantgravio che nissuno altro modo era per ov-viare alla desolazione di Germania, e tanto era non par-lar di concilio, quanto dar spontaneamente nella guerracivile. Trattò in secondo luogo il re che si contentasserodel concilio in Italia; né a questo fu acconsentito, dicen-do i tedeschi, che questo partito era peggiore del pri-mo, il qual solamente gli metteva in guerra, ma questoin manifesta servitù corporale e spirituale; a quale nonsi poteva ovviare, se non col concilio e luogo libero: on-de condescendendo in grazia di Sua Maestà a tuttoquello che si poteva, averebbono cessato d’insistere nel-la dimanda che si celebrasse in Germania, purché si de-putasse altro luogo fuori d’Italia e libero, eziandio chefosse all’Italia vicino.

Diede il re, nel principio del’anno 1534, contro alpontefice di quello che aveva operato, e s’offerì di fareche si contentassero i protestanti del luogo di Geneva.Il pontefice, ricevuto l’avviso, fu incerto se il re, quan-tonque confederato e parente, avesse caro di vederlo intravagli, o pur se in questo particolare mancasse dellaprudenza che usava in tutti gli affari; ben concluse chenon era utile adoperarlo in questa materia, e gli scrisseringraziandolo dell’opera fatta, senza rispondergli alparticolare di Geneva, et a molti della corte, che perciòerano entrati in sollecitudine, fece buon animo, accer-tandoli che per niente (diceva egli) era per consentir atal pazzia.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

115Letteratura italiana Einaudi

Page 154: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[L’Inghilterra si separa dalla Chiesa romana per cagio-ne del divorzio di Enrico VIII]

Ma in questo anno, in luogo di racquistar la Germa-nia, perdette il pontefice l’ubedienza d’Inghilterra, peraver in una causa proceduto più con colera e con affet-to, che con la prudenza necessaria a’ gran maneggi. Ful’accidente di grand’importanza e di maggiore conse-quenza; quale per narrare distintamente, bisogna com-minciare dalle prime cause donde ebbe origine.

Era maritata al re Enrico VIII d’Inghilterra Catarina,infante di Spagna, sorella della madre di Carlo impera-tore. Questa era stata in primo matrimonio moglie diArturo, prencipe di Gales, fratello maggiore di Enrico;doppo la morte del quale, con dispensa di papa GiulioII, il padre loro la diede in matrimonio ad Enrico VIII,rimasto successore. Questa regina molte volte era statagravida, e sempre aveva partorito overo aborto, overocreatura di breve vita, se non una sol figliuola. Enrico, oper ira conceputa contra l’imperatore, o per desiderio difigliuoli, o per qual causa si sia, si lasciò entrare nellamente scrupulo che il matrimonio non fosse valido, econferito questo con i suoi vescovi, si separò da se stessodal congresso della moglie. I vescovi fecero ufficio conla regina che si contentasse di divorzio, dicendo che ladispensa pontificia non era valida, né vera. La reginanon volse dar orecchio; anzi di questo ebbe ricorso alpapa, al quale il re ancora mandò a ricchiedere il repu-dio. Il papa, che si ritrovava ancora ritirato in Orvieto esperava buone condizioni per le cose sue, se da Franciaet Inghilterra fossero continuati i favori che tuttavia gliprestavano col molestar l’imperatore nel regno di Napo-li, mandò in Inghilterra il cardinal Campeggio, delegan-do a lui et al cardinal Eboracense insieme la causa. Daquesti e da Roma fu data speranza al re che in fine sa-rebbe stato giudicato a suo favore; anzi, che per facilita-

116Letteratura italiana Einaudi

Page 155: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

re la risoluzione, acciò le solennità del giudicio non por-tassero la causa in longo, fu ancora formato il breve, nelquale si dicchiarava libero da quel matrimonio con clau-sule le più ample che fossero mai poste in alcuna bollapontificia, e mandato in Inghilterra il cardinale con or-dine di presentarlo, quando fossero fatte alcune pocheprove, che certo era doversi facilmente fare: e questo fu1528. Ma poiché Clemente giudicò più a proposito pereffettuare i dissegni suoi sopra Fiorenza, come al suoluogo si è narrato, di congiongersi coll’imperatore, cheperseverare nella amicizia di Francia et Inghilterra, del1529 mandò Francesco Campana al Campeggio con or-dine che abbrugiasse il breve e procedesse ritenutamen-te nella causa. Campeggio incomminciò prima a portaril negozio in longo, e poi a metter difficoltà nell’essecu-zione delle promesse fatte al re; onde egli, tenendo perfermo la collusione del giudice con gli avversarii suoi,mandò a consultar la causa sua nelle università d’Italia,Germania e Francia, dove trovò teologi parte contrarii,parte favorevoli alla pretensione sua. La maggior partede’ parisini furono da quella parte, e fu anco creduto daalcuni che ciò avessero fatto persuasi più da’ doni del re,che dalla ragione.

Ma il pontefice, o per gratificare Cesare, o perché te-messe che in Inghiletrra, per opera del cardinale Ebora-cense, potesse nascer qualche atto non secondo la mentesua, e per dar anco occasione al Campeggio di partirsi,avvocò la causa a sé. Il re, impaziente della longhezza, oconosciute le arti, o per qual altra causa si fosse, dicchia-rato il divorzio con la moglie, si maritò in Anna Bolena,che fu nell’anno 1533; però continuava la causa inanzi alpontefice, nella quale egli era risoluto di proceder lenta-mente, per dar sodisfazzione all’imperatore e non offen-der il re. Perilché si trattavano più tosto articoli che ilmerito della causa. E si fermò la disputa nell’articolo de-gli attentati, nel quale sentenziò il pontefice contra il re:

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

117Letteratura italiana Einaudi

Page 156: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

prononciando che non gli fosse stato lecito di propriaautorità, senza il giudice ecclesastico, separarsi dal com-mercio congiugale della moglie. La qual cosa udita dalre nel principio di quest’anno 1534, levò l’ubedienza alpontefice, commandando a tutti i suoi di non portar da-nari a Roma e di non pagar il solito danaro di san Pietro.Questo turbò grandissimamente la corte romana e quo-tidianamente si pensava di porgergli qualche rimedio.Pensavano di proceder contra il re con censure e con in-terdire a tutte le nazioni cristiane il commercio con In-ghilterra. Ma piacque più il conseglio mederato di andartemporeggiando col re, e per mezo del re di Francia farufficio di qualche componimento. Il re Francesco ac-cettò il carico e mandò a Roma il vescovo di Parigi pernegoziare col pontefice la composizione: nondimenotuttavia in Roma si procedeva nella causa, lentamente,però, e con risoluzione di non venir a censure, se Cesarenon procedeva prima o insieme con le armi. Avevano di-viso la causa in 23 articoli, e trattavano allora se il pren-cipe Arturo aveva avuto congionzione carnale con la re-gine Catarina; et in questo si consumò sino passata lameza quadragesima, quando alli 19 di marzo andò nuo-va che in Inghilterra era stato publicato un libello famo-so contra il pontefice e tutta la corte romana et era anco-ra stata fatta una comedia in presenzia del re e di tutta lacorte in grandissimo vituperio et opprobrio contra il pa-pa e tutti i cardinali in particolare. Perilché accesa la bi-le in tutti, si precipitò alla sentenza, la quale fu pronon-ciata in consistorio li 24 dello stesso mese: che ilmatrimonio tra Enrico e la regina Catarina era valido etegli era tenuto averla per moglie, e che non lo facendo,fosse scommunicato.

Fu il pontefice presto mal contento della precipitazio-ne usata. Poiché 6 giorni dopo arrivarono lettere del redi Francia, che quello d’Inghilterra si contentava d’ac-cettare la sentenza sopra gli attentati e render l’ubedien-

118Letteratura italiana Einaudi

Page 157: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

za, con questo che i cardinali sospetti a lui non s’intro-mettessero nella causa e si mandasse in Cambrai perso-ne non sospette per pigliare l’informazione, e già avevainviato il re i procuratori suoi per intervenire nella causain Roma. Per questo il pontefice andava pensando qual-che pretesto con quale poteva sospendere la sentenzaprecipitata e ritornar in piedi la causa.

Ma Enrico, subito veduta la sentenza, disse importarepoco, perché il papa sarebbe vescovo di Roma, et egliunico padrone del suo regno; che l’avrebbe fatta al mo-do antico della Chiesa orientale, non restando d’esserbuon cristiano, né lasciando introdurre nel suo regnol’eresia luterana o altra; e così esseguì. Publicò un edittodove si dichiarò capo della Chiesa anglicana; pose penacapitale a chi dicesse che il pontefice romano avesse al-cun’autorità in Inghilterra; scacciò il collettore del dana-ro di san Pietro, fece approvare tutte queste cose dalparlamento, dove anco fu determinato che tutti i vesco-vati d’Inghilterra fossero conferiti all’arcivescovo Can-tuariense, senza trattar niente con Roma, e che dal clerofosse pagato al re 150 mila lire sterlinghe all’anno perdefensione del regno contra qualonque.

Questa azzione del re fu variamente sentita: altri la ri-putavano prudente, che si fosse liberato dalla soggezzioneromana senza nissuna novità nelle cose di religione e sen-za metter in pericolo di sedizione i suoi popoli e senza ri-mettersi al concilio, cose che si vedeva difficile da potereffettuare e pericolosa anco a lui, non sapendosi vederecome un concilio composto di persone ecclesiastiche nonfosse sempre per sostentare la potenzia pontificia, essen-do quella il sostentamento dell’ordine loro; poiché quello,col pontificato, è sopraposto ad ogni re et imperatore, chesenza quello bisogna che resti soggetto, non essendovi al-tro ecclesiastico che abbia principato con superiorità, senon il pontefice romano. Ma la corte romana difendevache non si poteva dire non esser fatta mutazione nella re-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

119Letteratura italiana Einaudi

Page 158: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ligione, essendo mutato il primo e principale articolo ro-mano, che è la superiorità del pontefice, e dover nascerele medesime sedizioni per questo solo che per tutti gli al-tri. Il che anco l’evento comprobò, essendo stato necessi-tato il re, per conservazione dell’editto suo, di procederad essecuzioni severe contra persone del suo regno, ama-te e stimate da lui. Non si può esplicar il dispiacer sentitoin Roma e da tutto l’ordine ecclesiastico per l’alienazioned’un tanto regno dalla soggezzione pontificia, e diede ma-teria per far conoscer la imbecillità delle cose umane, nel-le quali il più delle volte s’incorre in estremi detrimenti,donde furono prima ricevuti supremi beneficii. Impero-chè per le dispense matrimoniali e per le sentenze di di-vorzio, così concesse, come negate, il pontificato romanoin tempi passati ha molto acquistato, facendo ombra colnome di vicario di Cristo a’ prencipi, a’ quali mettevaconto con qualche matrimonio incesto, o col discioglieruno per contraerne un altro, unir al suo qualche altroprencipato, o sopire raggioni di diversi pretendenti, re-stringendosi per ciò con loro et interessando la loro pote-stà a defender quell’autorità senza la quale le azzioni lorosarebbono state dannate et impedite; anzi, interessandonon quei prencipi soli, ma tutta la posterità loro per so-stentamento della legittimità de’ suoi natali: se ben forsil’infortunio nato quella volta si potrebbe ascriver alla pre-cipitazione di Clemente, che non seppe maneggiar inquesto caso la sua autorità, e che, se a Dio fosse piacciutolasciarli in questo fatto l’uso della solita prudenza, potevafar grand’acquisto, dove fece molta perdita.

[Cesare si querela col papa del suo obliquo procederenel fatto del concilio]

Ma tornando in Germania, Cesare, quando ebbe avi-so del negoziato dal noncio Rangone in Germania nella

120Letteratura italiana Einaudi

Page 159: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

materia del concilio, scrisse a Roma dolendosi che aven-do egli promesso il concilio alla Germania e trattato colpontefice in Bologna nel modo che conveniva tenerecon i prencipi di Germania in questo proposito, nondi-meno dalli noncii di Sua Santità non fosse stato negozia-to nella maniera convenuta, ma s’avesse trattato in mo-do che i protestanti riputavano esser stati delusi;pregando in fine di voler trovar qualche modo per darsodisfazzione alla Germania. Furono lette in consistorioil dì 8 giugno le lettere dell’imperatore, e perché pocoinanzi era venuto aviso che il lantgravio d’Assia avevacon le armi levato il ducato di Vittemberg al re Ferdi-nando e restituitolo al duca Ulrico, legitimo patrone, pe-rilchè anco Ferdinando era stato sforzato a far pace conloro, per questa causa molti de’ cardinali dissero che,avendo i luterani avuta una tal vittoria, era necessariodargli qualche sodisfazzione e non proceder più con ar-ti, ma, venendo all’essecuzione, fare qualche dimostraz-zione d’effetti; massime che, avendo Cesare promesso ilconcilio, finalmente bisognava che la promessa fosse at-tesa; e se dal pontefice non fosse trovato il modo, era pe-ricolo che Cesare non fosse constretto condescendere aqualche altro di maggior pregiudicio e danno dellaChiesa. Ma il pontefice e la maggior parte de’ cardinalivedendo che non era possibile far condescender i lutera-ni ad accettar il concilio nella maniera che era serviziodella corte romana, e risoluti di non voler sentir parlardi farlo altrimenti, vennero in deliberazione di rispon-der a Cesare che molto ben conoscevano l’importanzade’ tempi e quanto bisogno vi era d’un concilio univer-sale, quale erano prontissimi d’intimare, purchè si po-tesse celebrar in modo che producesse i buoni effetti,come il bisogno ricerca; ma vedendosi nascer nuove di-scordie tra lui et il re di Francia, e varie dissensioni aper-te tra altri prencipi cristiani, era necessario, che quellecessassero e gli animi si riconciliassero prima che il con-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

121Letteratura italiana Einaudi

Page 160: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cilio si convocasse. Perché, duranti le discordie, non sa-rebbe nissun buon effetto, e meno in questo tempo pre-sente, essendo i luterani in arme et insuperbiti per la vit-toria di Vittemberg.

Ma fu necessario metter in silenzio li raggionamentidel concilio col pontefice, perché egli cadette in una in-fermità longa e mortale, della quale anco in fine di set-tembre passò ad altra vita, con allegrezza non mediocredella corte. La quale, se ben ammirava le virtù di quello,che erano una gravità naturale et essemplare parsimoniae dissimulazione, odiava però maggiormente l’avarizia,durezza e crudeltà, accresciute o manifestate più del so-lito, doppo che restò dall’infermità oppresso.

[E’ fatto capitolo in conclave intorno alla convocazionedel concilio]

Nelle vacanze della Sede è costume de’ cardinali com-porre una modula di capitoli per reforma del governopontificio, la quale tutti giurano servare, se saranno as-sonti al pontificato, quantunque per tutti gli essempiipassati si è venuto che ciascuno giura con animo di nonservargli, se sarà papa; e subito creato dice non aver po-tuto obligarsi, e coll’acquisto del pontificato essernesciolto. Morto Clemente, secondo il costume, furono or-dinati gli capitoli, fra quali uno fu che il futuro papa fos-se tenuto in termine d’un anno convocare il concilio. Mai capitoli non potero esser stabiliti e giurati, perché quelmedesimo giorno de’ 12 ottobre, nel quale fu serrato ilconclave, sprovistamente fu creato pontefice il cardinalFarnese, chiamato prima nella creazione Onorio V, epoi nella coronazione Paulo III, prelato ornato di buonequalità, e che, tra tutte le sue virtù, di nissuna facevamaggior stima che della dissimulazione. Egli, cardinalessercitato in 6 pontificati, decano del collegio e molto

122Letteratura italiana Einaudi

Page 161: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

versato nelle negoziazioni, non mostrava di temer il con-cilio, come Clemente, anzi era d’opinione che fosse utileper le cose del pontificato mostrare di desiderarlo e vo-lerlo onninamente, essendo certo che non poteva essersforzato di farlo con modo et in luogo dove non vi fossesuo avvantaggio, e che, quando avesse bisognato impe-dirlo, era assai bastante la contradizzione che gli avereb-be fatta la corte e tutto l’ordine ecclesiastico. Giudicavache questo anco gli avesse dovuto servire per tener lapace in Italia, la quale gli pareva molto necessaria, perpoter governare con quiete. Vedeva benissimo che que-sto colore di concilio gli poteva servire a coprire moltecose et a scusarsi dal far quelle che non fossero state disua volontà. Perilché, subito creato, si lasciò intendereche, quantonque i capitoli non fossero giurati, egli non-dimeno era risoluto di voler osservare quello della con-vocazione del concilio, conoscendola necessaria per lagloria di Dio e beneficio della Chiesa; et a’ 16 dello stes-so mese fece congregazione universale de’ cardinali, chenon si chiama consistorio, non essendo ancora coronatoil papa, dove propose questa materia. Mostrò con effica-ci ragioni che la intimazione non si poteva differire, es-sendo altrimente impossibile che fra prencipi cristianipotesse seguire buona amicizia e che le eresie potesseroesser estirpate, e però che i cardinali tutti dovesseropensare maturamente sopra il modo di celebrarlo. De-putò anco tre cardinali che considerassero sopra il tem-po e luogo et altri particolari, con ordine che, fatta la co-ronazione, nel primo consistorio dovessero andare colloro parere. E per incomminciare a far nascere le con-traddizzioni, delle quali potesse servirsi alle occasioni,soggionse che sicome nel concilio s’averebbe riformatol’ordine ecclesiastico, così non era conveniente che vifosse bisogno di riformar i cardinali, anzi era necessarioche essi comminciassero allora a riformarsi, per esseresua deliberata volontà di cavare frutto dal concilio, i

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

123Letteratura italiana Einaudi

Page 162: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

precetti del quale sarebbono di poco vigore, se ne’ car-dinali non si vedessero prima gli effetti.

Secondo il costume che ne’ primi giorni i cardinali,massime grandi, ottengono dal nuovo pontefice facil-mente grazie, il cardinal di Lorena et altri francesi, pernome ancora del re, gli domandarono che concedesse alduca di Lorena la nominazione de’ vescovati et abbaziedel suo dominio: la qual cosa s’intendeva anco che eraper domandar la republica di Venezia de’ suoi. Risposeil pontefice che nel concilio, qual in breve doveva cele-brare, era necessario levare tal facoltà di nominazione aquei prencipi che l’avevano, non senza nota de’ pontefi-ci precessori suoi, che le hanno concesse. Perilché nonera cosa raggionevole accrescer il cumulo delli errori econceder allora cosa che era certo dover esser rivocatafra poco tempo con poco onore.

Nel primo consistorio, che fu alli 12 novembre, tornòa raggionare del concilio e disse esser necessario inanziad ogni altra cosa ottener un’unione de’ prencipi cristia-ni, o veramente una sicurezza che, per il tempo che du-rerà il concilio, non si moveranno le arme. E però volevamandar nuncii a tutti i prencipi per negoziare questo ca-po, et altri particolari che i cardinali avessero raccorda-to. Chiamò anco il Vergerio di Germania, per intenderebene lo stato delle cose in quelle provincie, e deputò trecardinali, uno per ciascun ordine, per consultare le cosedella riforma. I quali furono il cardinal di Siena, di SanSeverino e Cesis; né mai celebrava consistorio, che nonintrasse e parlasse longamente di questa materia, e spes-so replicava essere necessario, perciò, che prima si rifor-masse la corte e massime i cardinali; il che da alcuni ve-niva interpretato esser detto con buon zelo e desideriodell’effetto, da altri acciò la corte et i cardinali trovasse-ro modi, per non venir alla riforma, di metter impedi-menti al concilio; e ne prendevano argomento perché,avendo deputato i 3 cardinali, non aveva eletto né i più

124Letteratura italiana Einaudi

Page 163: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

zelanti, né i più essecutivi, ma i più tardi e quieti che fos-sero nel collegio. Ma il seguente mese di decembre die-de più ampia materia a’ discorsi. Perché creò cardinaliAlessandro Farnese, nepote suo di Pietro Aloisio, fi-gliuolo suo naturale, e Guido Ascanio Sforza, nipote perCostanza, sua figliuola, quello di 14 e questo di 16 anni;rispondendo a chi considerava la loro tenera età, cheegli suppliva con la sua decrepità. L’openione concepu-ta che si dovesse veder riforma de’ cardinali, et il timored’alcuni d’essi svanì immediate, non parendo che d’al-trove potesse esser incomminciata che dall’età e nasci-mento di quelli che si dovevano creare. Cessò anco ilpontefice di più parlarne, avendo fatto un’opera chel’impediva il mascherare la mente propria; restava peròin piedi la proposizione di far il concilio.

[Paolo III spedisce suoi noncii a’ prencipi intorno allaconvocazione del concilio]

E nel consistorio di 16 gennaro 1535 fece una lon-ghissima et efficacissima orazione, eccitando i cardinalidi venir a risoluzione di quella materia; perché, proce-dendosi così lentamente, si dava ad intender al mondoche in verità il concilio non si volesse, ma fossero parolee pasto dato; e parlò con così gravi sentenzie, che com-mosse tutti. Fu deliberato in quel consistorio di spedirenoncii a Cesare, al Cristianissimo et ad altri prencipi cri-stiani, con commissione d’esporre che il pontefice et ilcollegio avevano determinato assolutamente, per benefi-cio della cristianità, di celebrarlo, con essortargli a favo-rirlo et anco ad assicurare la quiete e tranquillità mentresi celebrarà; ma, quanto al tempo e luogo, di dire cheSua Santità non era ancora risoluta. E portava anco lainstruzzione loro più segreta che vedessero destramentedi sottrarre qual fosse la mente de prencipi quanto al

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

125Letteratura italiana Einaudi

Page 164: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

luogo, a fine di poter, saputi gli interessi e fini di tutti,opporre l’uno all’altro per impedirgli e metter ad effettoil suo. Commise anco a’ noncii di querelarsi delle azzio-ni del re d’Inghilterra, e quando vedessero apertura, in-citarli contra lui et offerirgli anco quel regno in preda.

Tra questi noncii fu uno il Vergerio, rimandato conpiù speciali commissioni in Germania per penetrare lamente de’ protestanti circa la forma del trattar nel conci-lio, per potergli far sopra i riflessi necessarii. Gli commi-se anco specialmente di trattare con Lutero e con gli altriprincipali predicatori della rinovata dottrina, usandoogni sorte di promesse e partiti di ridurgli a qualchecomposizione. Riprendeva il pontefice in ogni occasionela durezza del cardinal Gaetano, che nella dieta d’Augu-sta del 1518 rifiutasse il partito proposto da Lutero, che,imposto silenzio agli avversarii suoi, si contentava ancoesso di tacere, e dannava l’acerbità di quel cardinal, che,con voler ostinatamente la ritrattazione, avesse precipita-to quell’uomo in disperazione, la qual diceva esser costa-ta e dover costar così cara alla Chiesa romana, quanto lametà della autorità sua; che egli non voleva immitareLeone in questo, che credette i frati esser buoni instro-menti di opprimer i predicatori di Germania; il che la ra-gione e l’evento aveva mostrato quanto fosse vano pen-siero. Non esservi se non due mezi: la forza e le prattiche,quali egli era per adoperare, essendo pronto a concorda-re con ogni condizione, la quale riservi intiera l’autoritàpontificia; perilché anco, dicendo d’aver bisogno d’uo-mini di valore e di negozio, creò il 21 maggio 6 cardinali,e pochi giorni doppo il settimo, tutti persone di moltastima nella corte. Fra quali fu Giovanni Fischerio, vesco-vo Roffense, che allora si trovava prigione in Inghilterraper aver ricusato d’aderir al decreto del re nel levare l’au-torità pontificia. Il papa, nell’elegger la sua persona, eb-be considerazione che onorava la promozione sua, met-tendo in quel numero un uomo letterato e benemerito

126Letteratura italiana Einaudi

Page 165: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

per la persecuzione che sosteneva, e che, avendolo accre-sciuto di dignità, si sarebbe il re indotto a portargli ri-spetto, et appresso il popolo sarebbe entrato in creditomaggiore. Ma quel cardinalato non giovò in altro a quelprelato se non ad accelerargli la morte, che gli fu data 43giorni dopo con la troncazione del capo in publico.

Ma con tutto che il papa facesse così aperte dimostra-zioni di voler il concilio in maniera che dovesse dar sodi-sfazzione e ridur la Germania, non dimeno la corte tut-ta, et i medesimi intimi del pontefice e che trattavanoqueste cose intrinsecamente con lui, dicevano che nonpoteva esser celebrato altrove che in Italia, perché altro-ve non sarebbe stato libero, e che in Italia non si potevaelegger altro luogo che Mantova.

[Il Vergerio tratta co’ protestanti e con Lutero stesso]

Il Vergerio ritornato in Germania fece l’ambasciatadel pontefice a Ferdinando, prima, e poi a qualonquede’ protestanti che andava a trovar quel re per gli occor-renti negozii; e finalmente fece un viaggio per trattar an-co con gli altri. Da nissuno d’essi ebbe altra risposta, sal-vo che averebbono consultato insieme nel convento chedovevano ridurre nel fine dell’anno, e di commun con-senso deliberata la risposta. La proposizione del noncioconteneva che quell’era il tempo del concilio tanto desi-derato, avendo il pontefice trattato con Cesare e con tut-ti i re per ridurlo seriamente, e non come altre volte, inapparenza; et acciò non si differisca più, aveva risolutod’elegger per luogo Mantova, conforme a quello che giàdue anni era stato risoluto con l’imperatore. La qualcittà essendo di un feudatario imperiale e vicina ai confi-ni di Cesare e de’ Veneziani, potevano tenerla per sicu-ra; senza che il pontefice e Cesare averebbono data ognimaggior cauzione. Non esser bisogno risolvere, né par-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

127Letteratura italiana Einaudi

Page 166: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

lare del modo e forma di trattare nel concilio, poichémolto meglio ciò si farà in esso, quando sarà congregato.Non potersi celebrar in Germania, abondando quella dianabattisti, sacramentarii et altre sette, per la maggiorparte pazzi e furiosi; perilché alle altre nazioni non sa-rebbe sicuro andare dove quella moltitudine è potente,e condannare a sua dottrina. Che al pontefice non sareb-be differenzia di farlo in qualonque altra regione; manon vuol apparire che sia sforzato e gli sia levata quellaautorità, che ha avuto per tanti secoli, di prescrivere illuogo de’ concilii generali.

In questo viaggio il Vergerio trovò Lutero a Vittem-berg, e trattò con lui molto umanamente con questi con-cetti, estendendogli et amplificandogli assai. E prima ac-certandolo che era in grandissima estimazione appressoil pontefice e tutto ’l collegio de’ cardinali, quali sentiva-no dispiacere estremo che fosse perduto un soggetto,che, implicatosi ne’ servizii di Dio e della Sede apostoli-ca, che sono congionti, averebbe potuto portare fruttoinestimable; che farebbono ogni possibile per racqui-starlo; gli testificò che il pontefice biasimava la durezzadel Gaetano, la quale non era meno ripresa da’ cardina-li; che da quella Santa Sede poteva aspettar ogni favore;che a tutti dispiaceva il rigore col quale Leone procedet-te, per istigazione d’altri e non per propria disposizione;gli soggionse anco che egli non era per disputare con es-so lui delle cose controverse, non professando teologia,ma poteva ben con raggioni communi mostargli quantosarebbe ben riunirsi col capo della Chiesa. Perché, con-siderando che solo già 18 anni la dottrina sua era venutain luce, e publicandosi aveva eccitato innumerabili sette,che l’una detesta l’altra, e tante sedizioni populari, conmorte et esterminio d’innumerabili persone, non si po-teva concluder che venisse da Dio: ben si poteva tenerper certo che era perniciosa al mondo, riuscendo daquella tanto male. Diceva il Vergerio: è un grand’amore

128Letteratura italiana Einaudi

Page 167: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

di se stesso, et una stima molto grande dell’opinionepropria, quando un uomo voglia turbare tutto ’l mondoper seminarla. «Se avete – diceva il Vergerio, – innovatonella fede in quale eravate nato et educato 35 anni pervostra coscienzia e salute, bastava che la teneste in voi.Se la carità del prossimo vi moveva, e che turbare tutto ’lmondo per cosa di che non vi era bisogno, poiché senzaquella si viveva e serviva a Dio in tranquillità? La confu-sione – soggiongeva – è passata tanto oltre, che non sipuò differir più il rimedio. Il pontefice è risoluto appli-carlo con celebrar il concilio, dove convenendo tutti gliuomini dotti d’Europa, la verità sarà messa in chiaro, aconfusione delli spiriti inquieti; et ha destinato per ciò lacittà di Mantova. E se ben nella divina bontà convieneaver la principale speranza, mettendo anco in contol’opere umane, in potestà di Lutero è fare che il rimedioriesca facile, se vorrà ritrovarsi presente, trattare con ca-rità, et obligarsi anco il pontefice, prencipe munificen-tissimo e che riconnosce le persone meritevoli». Gli rac-cordò l’essempio d’Enea Silvio, che, seguendo leproprie openioni, con molta servitù e fatica non si portòpiù oltre che ad un canonicato di Trento; ma, mutato inmeglio, fu vescovo, cardinale e finalmente papa Pio II.Gli raccordò Bessarione niceno, che, d’un misero caloie-ro da Trabisonda, diventò così grande e riputato cardi-nale e non molto lontano dal succeder papa.

Le risposte di Lutero furono, secondo il naturale co-stume suo, veementi e concitate, con dire che non face-va nissuna stima del conto in che fosse appresso la corteromana, della quale non temeva l’odio, né curava la be-nevolenza; che ne’ servizii divini s’implicava quanto po-teva, se ben con riuscita di servo inutile; che non vedevacome fossero congionti a quei del pontificato, se noncome le tenebre alla luce; nissuna cosa nella vita sua es-sergli stata più utile che il rigore di Leone e la durezzadel Gaetano, quali non può imputare a loro, ma gli

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

129Letteratura italiana Einaudi

Page 168: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ascrive alla providenza divina. Perché in quei tempi,non essendo ancora illuminato di tutte le verità della fe-de cristiana, ma avendo solo scoperto gli abusi nella ma-teria delle indulgenze, era pronto di tener silenzio,quando da suoi avversarii fosse stato servato l’istesso.Ma le scritture del maestro del sacro palazzo, la super-chiaria del Gaetano e la rigidezza di Leone l’avevanocostretto a studiare e scoprire molti altri abusi et erroridel papato meno tollerabili, i quali non poteva con buo-na conscienzia dissimulare et restar di mostrare al mon-do. Aver il noncio per sua ingenuità confessato di noninterder teologia, il che appariva anco chiaro per le rag-gioni proposte da lui, poiché non si poteva chiamare ladottrina sua nuova, se non da chi credesse che Cristo,gli apostoli et i santi padri avessero vivuto come nel pre-sente secolo il papa, i cardinali et i vescovi; né si può farargomento contra la dottrina medesima dalle sedizionioccorse in Germania, se non da chi non ha letto le Scrit-ture e non sa questa essere la proprietà della parola diDio e dell’Evangelio, che, dove è predicato, eccita turbee tumulti, sino al separar il padre dal figliuolo. Questaesser la sua virtù, che a chi l’ascolta dona la vita, a chi loripudia è causa di maggiore dannazione. Aggionse chequesto era il più universale difetto de’ romani: voler sta-bilir la Chiesa con governi tratti da ragioni umane, co-me se fosse uno stato temporale. Che questa era quellasorte di sapienza che san Paolo dice esser riputata paz-zia appresso Dio, sì come il non stimare quelle raggionipolitiche con che Roma governa, ma fidarsi nelle pro-messe divine e rimettere alla Maestà sua la condotta de-gli affari della Chiesa, è quella pazzia umana che è sa-pienza divina. Il far riuscir in bene e profitto dellaChiesa il concilio non essere potestà di Martino, ma dichi lo può lasciare libero, acciò che lo spirito di Dio vipreseda e lo guidi, e la Scrittura divina sia regola delledeliberazioni, cessando di portarvi interessi, usurpazio-

130Letteratura italiana Einaudi

Page 169: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ni et artificii umani: il che, quando avvenisse, egli anco-ra vi apportarebbe ogni sincerità e carità cristiana, nonper obligarsi il pontefice, né altri, ma per servizio di Cri-sto, pace e libertà della Chiesa. Non poter però aversperanza di veder un tanto ben, mentre non aparisceche lo sdegno di Dio sia pacificato per una seria conver-sione dell’ipocrisia; né potersi far fondamento sopra laradunanza di uomini dotti e lettrati, poiché, essendo ac-cesa l’ira de Dio, non vi è errore così assordo et irragio-nevole che Satan non persuada, e più a questi gran saviiche si tengono sapere, i quali la Maestà divina vuolconfondere. Che da Roma non può ricevere cosa alcunacompatibile col ministerio del-l’Evangelio. Né moverlogli essempii di Enea Silvio o di Bessarione, perché nonstima quei splendori tenebrosi, e quando volesse ancoessaltare se stesso, potrebbe con verità replicare quelloche da Erasmo fu detto facetamente, che Lutero, pove-ro et abietto, arricchiesce et inalza molti; esser moltoben noto ad esso noncio, per non andar lontano, che almaggio prossimo egli ha avuto gran parte nella creazio-ne di Roffense et è stato causa totale di quella di Scom-berg. Che se poi al primo è stata levata la vita così tosto,questo è d’ascrivere alla divina providenza. Non poté ilVergerio indurre Lutero a rimetter niente della sua fer-mezza, il quale con tanta costanza teneva la sua dottrinacome se fosse veduta con gli occhi, e diceva che più fa-cilmente il noncio et anco il papa averebbe abbraciata lafede sua, che egli abbandonatala.

Tentò ancora il Vergerio altri predicatori in Vitem-berg, secondo la commissione del pontefice, et altrovenel viaggio, né trovò inclinazione, come averebbe pensa-to, ma rigidità in tutti quelli che erano di conto, e quelliche si sarebbono resi, gli trovò di poco valore e di moltapretensione, sì che non facevano al caso suo.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

131Letteratura italiana Einaudi

Page 170: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il convento de’ protestanti rifiuta tutti i partiti del papa]

Ma i protestanti, intesa la proposizione di Vergerio,essendo congregati in Smalcalda 15 prencipi e 30 città,risposero aver dicchiarato quale fosse la loro volontà etintenzione circa il concilio in molte diete, et ultimamen-te, già 2 anni, al noncio di papa Clemente et all’amba-sciatore dell’imperatore, e che tuttavia desideravano unlegitimo concilio, come erano certi che era desiderato datutti gli uomini pii, et al qual erano anco per andare, sìcome più volte era stato determinato nelle diete impe-riali. Ma quanto a quello che il pontefice aveva destinatoin Mantova, speravano che Cesare non fosse per dipar-tirsi da’ decreti delle diete e dalle promesse tante voltefattegli, che il concilio si dovesse celebrar in Germania;dove che vi possi esser pericolo, non saperlo vedere,poiché tutti i prencipi e città ubidiscono a Cesare e sonocosì ben ordinate che i forestieri vi sono ricevuti e tratta-ti con ogni umanità. Ma che il pontefice sia per prove-der alla sicurezza di quelli ch’anderanno al concilio, nonsapevano intender come, massime risguardando le coseoccorse nell’età precedente. Che la republica cristianaha bisogno d’un pio e libero concilio, e che ad un taleessi hanno appellato. Che poi non si debbia trattare pri-ma del modo e forma, altro non significa se non che nonvi debbia esser libertà e che tutto si debbia riferir allapotestà del pontefice, il qual avendo già dannata la lororeligione tante volte, se egli doverà esser giudice, il con-cilio non sarà libero. Che il concilio non è un tribunaledel solo pontefice, né de’ soli preti, ma di tutti gli ordinidella Chiesa, eziandio de’ secolari. Che il voler preponerla potestà del pontefice all’autorità di tutta la Chiesa èopenione iniqua e piena di tirannide; che defendendo ilpontefice l’openione de’ suoi, anco con editti crudeli,sostenendo egli una parte della lite, il giusto vuol che da’prencipi sia determinato il modo e forma dell’azzione.

132Letteratura italiana Einaudi

Page 171: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Al medesimo convento di Smalcald mandarono am-basciatori i re di Francia e d’Inghilterra; quel di Francia,che essendo morto Francesco Sforza, duca di Milano,dissegnava fare la guerra in Italia, gli ricercò di non ac-cettare luogo per la celebrazione del concilio, se noncon conseglio suo e del re d’Inghilterra, promettendoche essi ancora non ne accetterebbono nissuno senza diloro. Il re d’Inghilterra, oltre di ciò, gli fece intender chestessero ben avvertiti che non si facesse un concilio, do-ve, in luogo di moderar gli abusi, si stabilisse tanto più ladominazione del pontefice, e gli ricercò che approvasse-ro il suo divorzio. Dall’altro canto essi proposero che ilre ricevesse la confessione augustana: le quali cose trat-tate in diversi conventi, non ebbero conclusione alcuna.

[Il Vergerio riferisce al papa non esservi altra via che learmi et è mandato per persuadere ad esse Cesare]

Ma il Vergerio nel principio dell’anno 1536 tornò alpontefice per riferire la sua legazione. Riportò in sommache i protestanti non erano per ricever alcun concilio, senon libero, in luogo opportuno, tra i confini dell’Impe-rio, fondandosi sopra la promessa di Cesare, e che diLutero e degli altri suoi complici non vi era speranza al-cuna, né si poteva pensar ad altro che opprimergli con laguerra. Ebbe il Vergerio per suo premio il vescovato diCapo d’Istria, sua patria, e dal pontefice fu mandato aNapoli per fare la medesima relazione all’imperatore, ilqual, ottenuta la vittoria in Africa, era passato in quel re-gno per ordinare le cose di quello. Et udita la relazionedel noncio, passò Cesare a Roma. Fu a’ stretti colloquicol pontefice sopra le cose d’Italia e del modo di pacifi-care la Germania, il qual modo persuadendo il pontefi-ce, secondo il conseglio anco del Vergerio, che non po-teva esser altro, salvo che la guerra, Cesare, che non

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

133Letteratura italiana Einaudi

Page 172: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vedeva il tempo maturo per cavare da quella il buonfrutto che altri persuadeva, e vedendosi anco implicatoin Italia, da che non poteva svilupparsi, se non cedendolo Stato di Milano, quale aveva deliberato onninamented’appropriarsi, e qua tendeva lo scopo principale di tut-te le sue azzioni, allegava, per raggione di differire, esserpiù necessario in quel tempo difendere Milano da’ fran-cesi. Dall’altro canto il papa, il pensiero del quale tuttoera volto a far cadere quello Stato in un italiano, e perciòproponeva la guerra di Germania non tanto per oppres-sione de’ luterani (come publicamente diceva), ma ancoper divertir Cesare dall’occupare Milano, che era il finesuo principale, se ben segreto, replicava che più facil-mente egli co’ veneziani, usando le arme e le pratticheinsieme, averebbe fatto desistere il re, quando Sua Mae-stà Cesarea non si fusse intromessa.

[Cesare finge approvare, ma in prima richiede concilio]

Ma l’imperatore, penetrato l’interno del papa, conaltrotanta dissimulazione si mostrò persuaso et inclina-to alla guerra di Germania, dicendo però che, per nonaver tutto ’l mondo contra, conveniva giustificare benla causa, e col intimar il concilio mostrar che avessetentato prima ogni altro mezo. Il pontefice non avevadiscaro che, dovendo finalmente intimarlo, ciò si faces-se nel tempo, quando, per aver il re di Francia occupa-ta già la Savoia et il Piemonte, l’Italia tutta era per ar-dere di guerra: onde se gli dava apparentissimopretesto per circondar il concilio di arme, sotto coloredi custodia e protezzione. Si mostrò contento, purchéfossero statuite condizioni che non derogassero all’au-torità e riputazione della Sede apostolica. L’imperato-re, che per la vittoria ottenuta in Africa aveva l’animomolto elevato e pieno di vasti pensieri, riputava di do-

134Letteratura italiana Einaudi

Page 173: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ver in 2 anni almeno vincer la guerra di Lombardia e,serrato il re di Francia di là da’ monti, attendere allecose di Germania senza altro impedimento. Voleva cheil concilio gli servisse a 2 cose: prima, durante la guerrad’Italia, per raffrenar il papa, se, secondo il costumede’ pontefici, avesse pensato mettersi dalla parte diFrancia, quando quella fusse restata inferiore, per con-trapesar il vincitore; poi, per ridur la Germaniaall’obedienza sua,a che egli mirava, perché, quanto allapontificia, l’aveva per cosa accidentale. Gli piaceva illuogo di Mantova; quanto al rimanente non curavaqual condizione il papa vi apponesse, poiché quandofosse stato ridotto, egli averebbe potuto mutare quelloche non gli fosse piacciuto. Pertanto concluse che,mentre si facesse il concilio, si contentava d’ogni con-dizione, allegando che sperava di persuader, se non atutta la Germania, poco meno, a consentirvi finalmen-te. Fu adonque stabilita la deliberazione dal ponteficecon tutto ’l collegio de’ cardinali.

[E’ publicata infine la bolla con l’intimazione a Man-tova]

Perilché l’imperatore, intervenendo nel consistoriopublico a’ 28 d’aprile, ringraziò il pontefice et il collegioche avessero prontamente et espeditamente deliberata laconvocazione del concilio generale, e gli ricercò appres-so che la bolla fosse spedita inanzi la sua partita da Ro-ma, acciò egli potesse dar ordine al rimanente. Non sipoté ordinare così presto, essendo pur necessaria qual-che considerazione per mettervi parole apposite chedessero quanto più buona speranza di libertà era possi-bile et insieme non portassero alcun pregiudicio all’au-torità pontificia. Furono deputati a questo 6 cardinali e3 vescovi, e finalmente la bolla fu spedita sotto i 2 di giu-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

135Letteratura italiana Einaudi

Page 174: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gno, publicata in consistorio e sottoscritta da tutti i car-dinali. Il tenor di quella era:

Che dal principio del suo pontificato nissuna cosa ave-va più desiderato che purgare dalle eresie et errori laChiesa, raccomandata da Dio alla cura sua, e di restituirenel pristino stato la disciplina; al che non avendo trovatovia più commoda che la sempremai usata in simili occor-renze, cioè il concilio generale, di questo aver scritto piùvolte a Cesare et agli altri re con speranza non solamented’ottener questo fine, ma ancora che, sedate le discordietra i prencipi cristiani, si movesse la guerra agli infedeliper liberar i cristiani da quella misera servitù e ridurreanco gli infideli alla fede. Perilché, per la pienezza di po-testà che egli ha da Dio, col consenso de’ suoi fratelli car-dinali, intima un concilio generale di tutta la cristianitàper i 23 maggio dell’anno seguente 1537 in Mantova,luogo abondante et opportuno per la celebrazione d’unconcilio; e pertanto commanda a’ vescovi et altri prelatidi qualonque luogo si siano, per l’obligo del giuramentoprestato da loro e sotto le pene statuite da’ santi canoni edecreti, che vi si debbiano trovare al giorno prefisso. Pre-ga Cesare et il re di Francia e tutti gli altri re e prencipi,per amor di Cristo e per salute della republica cristiana,che vogliano trovarvisi in persona, e non potendo, man-dino onorevoli et ampie ambasciarie, sì come esso Cesareet il medesimo re di Francia e gli altri prencipi cristianihanno promesso più volte et a Clemente et a lui. E fac-ciano anco, che i prelati di suoi regni debbiano andarvi estarvi sino al fine, per determinare quello che sarà oppor-tuno per riforma della Chiesa, estirpazione delle eresie eper mover la guerra agli infideli.

Publicò anco il papa un’altra bolla, per emendare (sìcome diceva) la città di Roma, capo di tutta la cristianità,maestra della dottrina, di costumi e della disciplina, ditutti i vizii e mancamenti; acciò che purgata la casa pro-pria, potesse più facilmente purgare le altre; al che non

136Letteratura italiana Einaudi

Page 175: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

potendo attendere solo pienamente, deputò sopra ciò icardinali Ostiense, San Severino, Ginuzio e Simoneta,commandando sotto gravissime pene a tutti di prestar lo-ro intiera obedienza. Questi cardinali insieme con alcuniprelati, pur dal papa deputati, si diedero immediate atrattare la riformazione della penitenziaria, della datariae de’ costumi de’ corteggiani: però non fu posta cosa al-cuna in effetto. Ma l’intimazione del concilio parve adogni mediocre ingegno molto poco opportuna in tempoquando tra l’imperatore et il re di Francia erano in piedile guerre in Picardia, in Provenza et in Piemonte.

[I protestanti non se ne contentano]

I protestanti, veduta la bolla, scrissero a Cesare chenon vedendosi qual dovesse essere la forma et il mododel concilio, che da loro era stato sempre domandatopio, libero et in Germania, e tale sempre promesso, siconfidavano che Cesare averebbe proveduto sì che leloro dimande fussero sodisfatte e la sua promessaadempita.

Ma nel principio dell’altro anno 1537 mandò CesareMattia Eldo, suo vicecancellario a’ protestanti, ad essor-targli a ricever il concilio, il qual con tanta sua fatica erastato convocato et al quale egli dissegnava trovarsi in per-sona, se non intervenisse qualche grand’impedimento diguerra, che lo costringesse esser altrove. Ricordò lorod’aver appellato al concilio, e però non esser convenienteche ora, mutato proposito, non volessero convenire contutte le altre nazioni che hanno posto in quello tutta lasperanza della riforma della Chiesa. Quanto al pontefice,disse Cesare non dubitare che non si governi come si con-viene al principal capo dell’ordine ecclesiastico, che seaveranno qualche querela contra di lui, la potranno pro-seguire nel concilio modestamente. Quanto al modo e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

137Letteratura italiana Einaudi

Page 176: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

forma, non esser conveniente che essi vogliano prescri-verla a tutte le nazioni: pensassero che non i soli teologiloro siano inspirati da Dio et intendenti delle cose sacre,ma che anco altrove ve ne siano, a chi non manchi dottri-na e santità di vita. Quanto al luogo, se ben essi hanno di-mandato uno in Germania, però debbono anco pensarequello che sia commodo all’altre nazioni. Mantova è vici-na alla Germania, abondante e salubre e suddita dell’Im-perio, et il duca di quella feudatario cesareo; in manierache il pontefice non vi ha alcuna potestà; e se vorrannomaggiore cauzione, Cesare esser preparato dargliela.Parlò anco con l’elettore di Sassonia a parte, essortandoloa mandar i suoi ambasciatori al concilio, senza usar eccez-zioni o scuse, le quali non possono partorire se non in-convenienti. I protestanti risposero a questa parte delconcilio che, avendo letto le lettere del papa, vedevanonon esser l’istessa mente di quel pontefice e della MaestàSua Cesarea, e repetite le cose trattate con Adriano, Cle-mente e Paolo, conclusero che si vedeva esser l’istesso fi-ne di tutti. Passarono ad allegare le cose per le quali nonconveniva che il pontefice fosse giudice nel concilio, némeno quelli che gli sono obligati con giuramento. Equanto al luogo destinato, oltre che è contra i decreti del-le diete imperiali, con nissuna sicurezza potrebbono an-darci senza pericolo. Imperoché avendo il pontefice ade-renti per tutta Italia, che portano acerbo odio alladottrina de’ protestanti, gran pericolo vi è d’insidie et oc-culti consegli; oltra che, dovendo andar in persona moltidottori e ministri, non essendo conveniente trattare cosadi tanta importanza per procuratori, sarebbe un lasciarele chiese desolate. E come possono consentire nel giudi-cio del papa, che non ha altro fine se non d’estirpare ladottrina loro, che egli chiama eresia, e non si può conte-nere di dirlo in tutte le bolle sue, eziandio in quella doveintima il concilio, e nella bolla che fece simulando di vole-re riformare la corte romana espressamente ha detto

138Letteratura italiana Einaudi

Page 177: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

d’aver convocato il concilio per estirpare l’eresia luterana;e ne fa dimostrazione con effetto, incrudelendo con tor-menti e supplici contra i miseri innocenti che per loroconscienza seguono quella religione? E come potrannoaccusare il pontefice et i suoi aderenti, quando egli vogliaessere giudice? E l’approvar il suo breve non essere altroche consentire nel suo giudicio. E però aver domandatosempre un concilio libero e cristiano, non tanto perchéogni uno possa parlare liberamente, e vi siano esclusi iturchi et infideli, ma perché quelli che sono collegati in-sieme con giuramenti et altri patti non siano giudici, eperché la parola di Dio sia presidente e definisca tutte lecontroversie. Che sanno benissimo esser degli uominidotti e pii nelle altre nazioni; ma sono anco certi insiemeche, se la immoderata potenza del pontefice sarà regolata,non solo i loro teologi, ma molti altri che al presente, es-sendo oppressi, stanno nascosti, s’affaticheranno per lariforma della Chiesa. Che non vogliono disputare del sitoet opportunità della città di Mantova, ma ben dire che,essendo la guerra in Italia, non possono esser senza so-spetto. Del duca di quella città bastar dire che egli ha unfratello cardinale de’ primi della corte. Che in Germaniasono molte città non meno commode che Mantova, dovefiorisce l’equità e la giustizia; et in Germania non sononoti et usitati quei occulti consegli e clandestini modi dilevare gli uomini di vita, come in alcuni altri luoghi. Nelliantichi concilii essere stata sempre cercata principalmen-te la sicurità del luogo, la qual però, quantonque Cesarefosse in persona al concilio, non sarà sufficiente, sapendo-si che i pontefici gli concedono ben luogo nelle consulta-zioni, ma la potestà del determinare la riservano a sé soli.Esser noto quello che avvenne a Sigismondo Cesare nelconcilio di Costanza, il salvocondotto del quale fu violatodal concilio et egli costretto a ricever un tanto affronto.Perilché pregavano Cesare a considerare quanto questeraggioni importassero.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

139Letteratura italiana Einaudi

Page 178: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Era comparso nella medesima dieta il vescovo d’Aismandato dal pontefice per invitargli al concilio; ma nonfece frutto, et alcuni anco de’ prencipi ricusaronod’ascoltarlo; e per far note al mondo le loro raggioni,publicarono e mandarono una scrittura in stampa, doveprincipalmente si sforzavano di responder a quellaobiezzione, che essi non volessero sottomettersi a nissungiudice, che sprezzassero le altre nazioni, che fugissero ilsupremo tribunal della Chiesa, che avessero rinovatel’eresie altre volte condannate, che abbiano caro le di-scordie civili, che le cose da loro riprese de’ costumi del-la corte romana siano leggieri e tolerabili. Allegarono lecause perché non conveniva che il pontefice solo, némeno insieme con i suoi, fusse giudice; portarono es-sempii di molti concilii ricusati da diversi de’ santi pa-dri; implorarono in fine a loro difesa tutti i prencipi, of-ferendosi che se in alcun tempo si congregherà unconcilio legitimo, difenderanno in quello la sua causa edaranno conto delle proprie azzioni. Mandarono ancoun ambasciatore espresso al re di Francia per dargli con-to particolare delle medesime cose, il qual anco risposeche quanto al concilio era del medesimo parere di loro,di non approvarlo se non legitimo et in luogo sicuro, of-ferendo anco in questo l’istessa volontà del re di Scozia,suo genero.

[Il duca di Mantova propuone condizioni per accettareil concilio nella sua città. Il concilio è sospeso]

Il duca di Mantova concesse la sua città per far ilconcilio in gratificazione del pontefice, senza pensarepiù oltre, giudicando, conforme all’opinione commune,che non si potrebbe effettuare, essendo la guerra in pie-di tra Cesare et il re di Francia, e repugnante la Germa-nia, per la quale il concilio si faceva. Ma veduta l’inti-

140Letteratura italiana Einaudi

Page 179: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mazione, comminciò a pensare come assicurarebbe lacittà, e mandò a proponer al papa che dovendosi intro-durre uno sì gran numero di persone, quali sarebbonoconvenute al concilio, era necessaria una grossa guarni-gione, la qual egli non voleva dependente da altri e nonaveva da mantenerla del suo: perilché era necessario,che volendo Sua Santità celebrar il concilio in quellacittà, gli somministrasse danari per il pagamento de’soldati. Al che rispose il pontefice che la moltitudinedoveva esser non di persone armate, né professori dimilizia, ma de’ ecclesiastici e letterati, quali con un solomagistrato, che egli averebbe deputato per render giu-stizia con una picciola corte e guardia, sarebbe stato ba-stante per contenergli in ufficio; che una guarniggionedi soldati armati sarebbe stata di sospetto a tutti e pococondecente al luogo d’un concilio, che debbe esseretutto in apparenza et effetti di pace; e che pure quandovi fosse stato bisogno di arme per guardia, non essere diraggione che fossero in mano d’altri che del conciliomedesimo, cioè del papa che ne è il capo. Il duca, con-siderando che la giurisdizzione si tira sempre dietrol’imperio, replicò non volere in modo alcuno che nellasua città sia amministrata la giustizia da altri che dalliufficiali suoi; il papa, prudentissima persona, a cui po-che volte occorreva di udir risposta non preveduta, re-stò pieno di stupore e rispose all’uomo del duca chenon avrebbe creduto dal suo patrone, prencipe italiano,la casa del quale aveva ricevuti tanti beneficii dalla Sedeapostolica, che aveva un fratello cardinale, dovergli es-sere negato quello che mai più da nissuno gli fu messoin controversia, quello che ogni legge divina et umanagli dona, che né anco i luterani gli sanno negare, cioèl’essere giudice supremo degli ecclesiastici, e quello cheil duca non contrasta al suo vescovo, che giudica le cau-se de’ preti in Mantova. Nel concilio non dovere inter-venire se non persone ecclesiastiche, le quali sono es-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

141Letteratura italiana Einaudi

Page 180: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

senti dal secolare così esse, come le sue famiglie, il che ècosì chiaro che concordemente dalli dottori è affermatoeziandio le concubine de’ preti esser del foro ecclesia-stico, et egli vuol negargli d’aver un magistrato che ren-di giustizia a quelli durante il concilio? Non ostantequesto, il duca stette fermo così in ricusare di concede-re al papa giusdicenti in Mantova, come anco in do-mandar soldi per pagar soldati; le quali condizioni pa-rendo al pontefice dure e (come diceva) contrarie alliantichi costumi et aliene dalla dignità della Sede et allalibertà ecclesiastica, ricusò di condescendervi e deli-berò di non voler più concilio a Mantova, raccordando-si molto bene di quello che avvenne a Giovanni XXIIIavendo celebrato concilio dove altri era più potente,deliberò di sospendere il concilio, si scusò con una suabolla publica, dicendo in sostanza che, se ben con suodolore era sforzato deputar altro luogo per il concilio,nondimeno lo sopportava, perché era per colpa d’altri enon sua propria, e che non potendo così sprovistamen-te risolversi d’un altro luogo opportuno, sospendeva lacelebrazione del concilio sino ad primo di novembredel medesimo anno.

Publicò in questo tempo il re d’Inghilterra un manife-sto per nome suo e della nobiltà, contra la convocazionefatta dal pontefice, come da persona che non abbia po-testà, et in tempo di guerra ardente in Italia, et in luogonon sicuro, soggiongendo che ben desidera un conciliocristiano, ma al pontificio non è per andare, né per man-darvi ambasciata, non avendo che fare col vescovo ro-mano, né con i suoi editti, più che con quelli di qualon-que altro vescovo; che già i concilii solevano esserecongregati per autorità de re, e questo costume mag-giormente debbe esser rinovato adesso, quando che sitratta d’accusar i difetti di quella corte; non esser cosainsolita a’ pontefici di mancar di fede, il che dovea con-siderare più lui, che è acerbissimamente odiato per aver

142Letteratura italiana Einaudi

Page 181: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dal suo regno levata quella dominazione et il censo chegli era pagato. Che il dar la colpa al prencipe di Manto-va, perché non voglia senza presidio admetter tanta gen-te nella sua città, è un burlarsi del mondo; sì come ancoil prorogar il concilio sino a novembre e non dire in cheluogo si abbia da celebrare; poiché, se il papa alcun luo-go eleggerà, senza dubio o piglierà uno di quelli delloStato proprio, overo di qualche prencipe obligatogli.Perilché non potendo alcun uomo di giudicio sperard’avere un vero concilio, il meglio di tutto è che ciascu-no prencipe emendi la religione a casa sua; concludendoin fine che se da alcuno gli fosse mostrata megliore via,egli non la ricusarebbe.

[Il papa, stimolato da’ rimproveri, ritorna alla riformadella sua corte]

In Italia anco vi era una gran disposizione ad inter-pretare in sinistro le azzioni del pontefice, e si parlava li-beramente che, quantonque versasse la colpa sopra ilduca di Mantova, da lui però nasceva che il concilio nonsi facesse, et esserne manifesto indicio, perché nel mede-simo tempo aveva publicata la bolla della riforma dellacorte e dato il carico a’ quatro cardinali, né a ciò esserviopposizione del duca, né di altri, che non fosse in suapotestà, e pur di quella più non si parlava, sì come ancoera stata in silenzio 3 anni doppo che la propose imme-diate assonto al pontificato. Per ovviare a queste diffa-mazioni deliberò il papa di nuovo ripigliare quel nego-zio, riformando prima sé, i cardinali e la corte, per poterlevar ad ogni uno l’obiezzione e la sinistra interpretazio-ne di tutte le azzioni sue; et elesse quattro cardinali ecinque altri prelati tanto da lui stimati, che quattro di es-si nelli anni seguenti creò poi cardinali, imponendo atutti 9 di raccogliere gli abusi che meritavano riforma, et

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

143Letteratura italiana Einaudi

Page 182: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

insieme aggiongervi i rimedii co’ quali si potesse presta-mente e facilmente levargli, e ridur il tutto ad una buonariformazione. Fecero quei prelati la raccolta secondo ilcommandamento del pontefice, e la ridussero in scritto.

Proposero nel principio, per fonte et origine di tuttigli abusi, la prontezza de’ pontefici a dar orecchie alliadulatori e la facilità in derogare le leggi, con la inosser-vanza del commandamento di Cristo di non cavar gua-dagno delle cose spirituali; e descendendo a’ particolari,notarono 24 abusi nell’amministrazione delle cose eccle-siastiche, e 4 nel governo speciale di Roma; toccaronol’ordinazione di clerici, la collazione di beneficii, le pen-sioni, le permutazioni, li regressi, le reservazioni, la plu-ralità di beneficii, le commende, la residenza, le essen-zioni, la deformazione dell’ordine regolare, la ignoranzade’ predicatori e confessori, la libertà di stampare libriperniciosi, le lezzioni, la toleranza de’ apostati, i que-stuarii; e passando alle dispensazioni, toccarono primaquella di maritare gli ordinati, facilità di dispensare ma-trimonii ne’ gradi proibiti, la dispensa a’ simoniaci, la fa-cilità nel conceder confessionali et indulgenze, la di-spensazione de’ voti, la licenza di testare de’ beni dellaChiesa, la commutazione delle ultime volontà, la tole-ranza delle meretrici, la negligenza del governo delliospedali, et altre cose di questo genere, trattate minuta-mente, con esporre la natura degli abusi, le cause et ori-gine loro, le consequenze dei mali che portano seco, imodi di rimediarvi e conservar il corpo della corte perl’avvenire in vita cristiana: opera degna d’esser letta, chese la sua longhezza non avesse impedito, meritava esserregistrata di parola in parola.

Il pontefice, ricevuta la relazione di questi prelati, lafece considerar a molti cardinali e propose poi in consi-storio la materia per prenderne deliberazione. Frate Ni-colò Scomberg dell’ordine dominicano, cardinale diSan Sisto, con altro nome chiamato di Capua, con lon-

144Letteratura italiana Einaudi

Page 183: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ghissimo discorso mostrò, che quel tempo allora pre-sente non comportava che si riformasse alcuna cosa.Primieramente considerò la malizia umana, che sempre,quando li è impedito un corso al male, ne ritrova unpeggiore, e che è manco mal tolerar il disordine cono-sciuto, e che per esser in uso non dà tanta maraviglia,che, per rimediar a quello, dar in uno che, come nuovo,restarà più apparente e sarà anco più ripreso. Aggionseche sarebbe dar occasione a’ luterani di vantarsi cheavessero sforzato il pontefice a far quella riforma, e so-pra tutte le cose considerava che sarebbe stato princi-pio non di levar gli abusi soli, ma ancora insieme i buo-ni usi, e metter in maggior pericolo tutte le cose dellareligione: perché con la riforma si confesserebbe che lecose provedute meritamente erano riprese da luterani,che non farebbe altro che dar fomento a tutta la lorodottrina. In contrario Giovan Pietro Caraffa, cardinaleteatino, mostrò che la riforma era necessaria e grand’of-fesa di Dio esser il tralasciarla, e rispose esser regoladelle azzioni cristiane che sì come non s’ha da far alcunmale acciò ne succeda bene, così non si debbe tralascia-re alcun bene di obligazione per timore che ne venga ilmale. Varie furono le opinioni, e finalmente, dopo dettidiversi pareri, fu concluso che si differisse di parlarnead altro tempo, e commandò il pontefice che fosse te-nuta segreta la rimostranza fattagli da’ prelati. Ma ilcardinal Scomberg ne mandò una copia in Germania, ilche da alcuni fu creduto non esser fatto senza saputadel pontefice, acciò fusse veduto che in Roma vi eraqualche dissegno e qualche opera ancora di riformazio-ne. La copia mandata fu subito stampata e publicataper tutta Germania, e fu anco scritto contra di quella dadiversi in lingua tedesca e latina. E pur tuttavia nellamedesima regione cresceva il numero de’ protestanti,essendo entrati nella loro lega il re di Dania et alcuniprencipi della casa di Brandeburg.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

145Letteratura italiana Einaudi

Page 184: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il papa intima il concilio in Vicenza]

Avvicinandosi il mese di novembre, il pontefice pu-blicò una bolla di convocazione del concilio a Vicenza, ecausando che per la vicinità dell’inverno vi era bisognodi prorogar il tempo, l’intimò per il primo di maggiodell’anno seguente 1538, e destinò legati a quel luogotre cardinali, Lorenzo Campeggio, già legato di Clemen-te VII in Germania, Giacomo Simoneta e GieronimoAleandro, da lui creati cardinali.

Uscita la bolla in luce, in Inghilterra fu publicato unaltro manifesto del re contra questa nuova convocazione,inviato a Cesare et ai re e popoli cristiani, dato sotto gli 8aprile dell’istesso anno 1538: che avendo già manifestatoal mondo le molte et abondanti cause per quali aveva ri-cusato il concilio, che il papa fingeva voler celebrar inMantova, prorogato poi senza assignazione di certo luo-go, non gli pareva conveniente, ogni volta che il pontefi-ce avesse escogitato qualche nuova via, dover esso pigliarfatica di protestare o ricusare quel concilio che egli mo-strasse di voler celebrare. Perilché quel libello defende lacausa sua e del suo regno da tutti i tentativi che si potes-sero fare o da Paolo overo da qualonque altro ponteficeromano, e però l’ha voluto confermare con quella episto-la, che facilmente lo doverà iscusare perché non sia piùper andar a Vicenza di quello che non era per andare aMantova, quantonque non vi sia chi più desideri una pu-blica convocazione de’ cristiani, purché sia concilio ge-nerale, libero e pio, quale ha figurato nella protesta con-tra il concilio di Mantova. E sì come nissuna cosa è piùsanta che una generale convocazione di cristiani, così nis-suno può apportare maggiore pregiudicio e pernicie allareligione che un concilio abusato per guadagni, per uti-lità, o per confermar errori. Concilio generale chiamarsi,perché tutti i cristiani possano dire il suo parere: né po-tersi dire generale dove siano uditi solamente quelli che

146Letteratura italiana Einaudi

Page 185: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

averanno determinato di tener sempre, in tutte le cose, leparti del pontefice e dove l’istessi siano attori, rei, avvo-cati e giudici. Potersi replicare sopra Vicenza tutte le me-desime cose che si sono dette nell’altro suo libello diMantova. E replicato con brevità un succinto contenutodi quello, seguì dicendo: se Federico, duca di Mantova,non ha deferito all’autorità del pontefice in concederglila sua città in quel modo che egli la voleva, che raggionevi è che noi debbiamo tanto stimarla in andar dove glipiace? Se ha il pontefice potestà da Dio di chiamar iprencipi dove vuole, perché non l’ha di eleggere qualluogo gli piace e farsi ubedire? Se il duca di Mantovapuò con raggione negar il luogo eletto dal pontefice, per-ché non potranno anco gli altri re e prencipi non andar aquello? E se tutti i prencipi gli negassero le loro città, do-ve sarebbe la sua potestà? Che sarebbe avvenuto, se tuttisi fussero messi in viaggio e gionti là s’avessero trovatiesclusi dal duca di Mantova? Quello che di Mantova èaccaduto, può accader di Vicenza.

Andarono i legati a Vicenza al tempo determinato, etin questo medesimo il pontefice andò a Nizza di Pro-venza per intervenir a colloquio dell’imperatore e del redi Francia, procurato da lui,dando fuori che fosse sola-mente per metter quei due gran prencipi in pace, se benil fine più principale era di tirar in casa sua il ducato diMilano. In quel luogo il pontefice, tra le altre cose, feceufficio con ambidue che mandassero gli ambasciatori lo-ro al concilio e che vi facessero anco andare i prelati cheerano nelle loro compagnie, e dessero ordine a quelliche si ritrovavano ne’ loro regni di mettersi in viaggio.Quanto al dar l’ordine, l’uno e l’altro si scusò che eranecessario prima informarsi con i prelati de’ bisogni del-le loro chiese; e quanto al mandare quei che erano quivipresenti, che sarebbe stato difficile persuadergli ad an-dare soli, senza aver communicato conseglio con altri.Restò tanto facilmente il papa sodisfatto della risposta,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

147Letteratura italiana Einaudi

Page 186: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che lasciò dubio se più desiderasse l’affermativa che lanegativa. Riuscito adonque infruttuoso questo ufficio,come gli altri trattati dal papa in quel convento, egli sene partì, et essendo di ritorno in Genova ebbe lettere daVicenza da legati che si ritrovavano ancora là soli, senzaprelato alcuno; perilché gli richiamò, e sotto il 28 giugnoper una sua bolla allongò il termine del concilio sino algiorno della prossima pasca.

[Il papa fulmina la scomunica contra il re d’Inghilterra]

In questo anno il pontefice ruppe la prudente pazien-za overo dissimulazione usata per 4 anni continui versoInghilterra, e fulminò contra quel re una terribile bolla,con modo non più usato da’ suoi precessori, né da suc-cessori immitato, della quale fulminazione, per esser ori-ginata da manifesti publicati contra il concilio intimatoin Mantova et in Vicenza, ricerca il mio proposito chene faccia menzione; oltre che, per intelligenza di moltiaccidenti che di sotto si narreranno, è necessario recitarequesto successo con i suoi particolari.

Avendo il re d’Inghilterra levata l’ubedienza allaChiesa romana e dichiaratosi capo dell’anglicana l’anno1534, come al suo luogo s’è detto, papa Paolo, immedia-te dopo la sua assonzione, dall’imperatore per i propriiinteressi, e dall’instanze della corte, la quale con quelmezo credeva di racquistare overo abbrugiare l’Inghil-terra, fu continuamente stimolato a fulminare contraquel re; il che egli, come uomo versato nella cognizionedelle cose, giudicava poco a proposito, considerando, sei fulmini de’ suoi precessori non avevano sortito maibuon effetto in quei tempi, quando erano creduti e rive-riti da tutti, minore speranza esserci che, dopo publicatae ricevuta da molti una dottrina che gli sprezzava, potes-sero farlo. Teneva per opera di prudenza il contenere

148Letteratura italiana Einaudi

Page 187: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nel fodro un’arma che non ha altro taglio, se nonnell’opinione di coloro contra chi si combatte. Ma del1535, succeduta la decapitazione del cardinal Roffense,gli altri cardinali gli furono intorno a rimostrargli quantafosse l’ignominia e quanto grande il pericolo di quell’or-dine che era stimato sacrosanto et inviolabile, se fosse la-sciato prender piede a quell’essempio; imperoché i car-dinali defendono il pontificato con ardire appresso tuttii prencipi per la sicurezza della propria vita, la quale,quando fosse levata e mostrato a’ secolari che i cardinalipossono essere giustiziati, sarebbono costretti operarecon troppo timore. Il pontefice però non partì dalla ri-soluzione sua, ma trovò un temperamento non più usatoda papa alcuno, di alzare la mano col fulmine e minac-ciar di tirarlo, ritenendolo però senza lanciarlo, e conquesto modo sodisfare a’ cardinali et alla corte et altri, enon metter in prova la potestà pontificale. Formò pertanto il papa un processo e sentenza severissima contraquel re sotto il dì 30 agosto 1535, e tutto insieme sospe-se la publicazione a suo beneplacito, lasciata però anda-re la copia occultamente in mano di chi sapeva gliel’averebbe fatta capitare e facendo caminar il rumoredella bolla formata e della sospensione d’essa, con famache presto presto, levata la sospensione, si venirebbe al-la publicazione, e con dissegno di non venirci mai.

E se ben non era senza speranza che il re, o per timo-re del fulmine fabricato, o per l’inclinazione del suo po-polo, o per sazietà de’ supplicii contra gli inubedienti alsuo decreto, s’inducesse, o per interposizione dell’impe-ratore o del re di Francia (quando per le occorenze delmondo fosse costretto unirsi con alcuno di loro) fosseindotto a cedere; principalmente però si mosse per lacausa sudetta, acciò egli medesimo non mostrasse la de-bolezza delle arme sue e fermasse il re maggiormentenella separazione. Nondimeno in capo di 3 anni si mos-se a mutare proposito per gli irritamenti che gli pareva

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

149Letteratura italiana Einaudi

Page 188: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

esser usati da quel re verso lui senza occasione, in man-dare sempre manifesti contra le sue convocazioni delconcilio et oppugnare le sue azzioni, se ben non indriz-zate ad offesa particolare di lui; e nuovamente con averprocessato, citato e condannato per ribelle del regno,con confiscazione de’ beni, san Tomaso cantuariense,prima canonizato da Alessandro III per esser stato ucci-so in difesa della libertà e potestà ecclesiastica sino1171, del quale si fa annualmente solenne festa nellaChiesa romana, con essecuzione della condanna, levan-do dalla sepoltura le ossa, che furono abbrugiate in pu-blico per mano del ministro di giustizia e sparse le cene-ri nel fiume; posta la mano ne’ tesori, ornamenti etentrate delle chiese dedicate a lui, il che era l’avere toc-cato un arcano del pontificato molto più importante chela materia del concilio. Alle qual cose gionta qualchesperanza, conceputa nel colloquio col re di Francia, chefosse per somministrare aiuti a’ malcontenti d’Inghilter-ra come fosse libero dalle guerre con l’imperatore, sottoil 17 decembre vibrò il fulmine lavorato già 3 anni, aper-ta la mano che per tanto tempo era stata in atto di fulmi-nare. Le cause allegate furono in sostanza quella del di-vorzio,e per l’ubedienza levata, per l’uccisione diRoffense, per la dichiarazione contra san Tomaso. Lepene furono: privazione del regno, et alli aderenti suoidi tutto quello che possedevano, comandando a’ sudditidi levargli l’ubedienza et a’ forestieri di non aver com-mercio in quel regno; et a tutti, che si dovessero levarecon arme contra lui et i suoi fedeli e perseguitargli, con-cedendo in preda li Stati e le robbe et in servitù le perso-ne di tutti loro.

Ma in quanto conto fosse tenuto il breve del papa equanto fossero osservati i commandamenti suoi lo di-mostrano le leghe, confederazioni, paci, trattazioni, chedoppo furono fatte con quel re dall’imperatore, re diFrancia et altri prencipi catolici.

150Letteratura italiana Einaudi

Page 189: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[In Germania è proposto in dieta a Francfort un mododi amichevole composizione, contradetto dal papa]

Nel principio del anno 1539, essendo eccitate nuovecontroversie in Germania per le cause della religione, eforse anco da persone mal intenzionate che le adopera-vano per pretesto, fu tenuto un convento in Francfort,dove Cesare mandò un commissario, e là, dopo longadisputa, sotto il dì 19 d’aprile, col consenso di quello, fuconcluso di far un colloquio al primo d’agosto in No-remberga per trattare quietamente et amorevolmentedella religione, dove avessero da intervenire da una par-te e dall’altra, oltre i dottori, altre persone prudentimandate da Cesare, dal re Ferdinando e da’ prencipi persopraintendere al colloquio et intromettersi tra le parti;e quello che fosse di commune consenso determinato,fusse significato a tutti gli ordini dell’Imperio e nella pri-ma dieta confermato da Cesare. Volevano i catolici chefosse ricercato il pontefice di mandar esso ancora perso-na a quel colloquio; ma i protestanti riputarono questoesser cosa contraria alla loro protestazione, perilché nonfu esseguito. Andata a Roma nuova di questa convenzio-ne, il pontefice offeso, così perché si dovesse far in Ger-mania trattazione della religione, come perché fosse congran pregiudicio alla riputazione del concilio intimatoda lui, se bene puoco si curava che fosse celebrato, e piùparticolarmente perché si avesse trattato di admetterciuno mandato dal pontefice e fosse poi totalmente esclu-sa la sua autorità, spedì subito il vescovo di Montepul-ciano in Spagna, principalmente acciò facesse opera cheCesare non confermasse, anzi annichilasse i decreti diquella dieta.

Ebbe il noncio grande e longa instruzzione, prima didolersi gravemente de’ portamenti del commissario suo,che era Giovanni Vessalio arcivescovo di London, ilqual, smenticatosi del giuramento prestato a quella Sede

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

151Letteratura italiana Einaudi

Page 190: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

e d’infiniti beneficii ricevuti dal pontefice, e dell’instruz-zione datagli dall’imperatore, avesse consentito alle do-mande de’ luterani con pregiudicio della Sede apostolicae disonore di Sua Maestà Cesarea; che il London era sta-to corrotto con doni e promissioni, avendogli la cittàd’Augusta donato 250 mila fiorini d’oro et il re di Daniapromesso 4 mila fiorini all’anno sopra i frutti del suo ar-civescovato di London occupatogli. Che pensava di pi-gliar moglie e lasciare le cose di Chiesa, non avendo maivoluto ricevere gli ordini sacri. Ebbe anco il noncio ordi-ne di mostare all’imperatore che le cose concesse dalLondon, quando fossero confermate da lui, mostrarianoche non fosse vero figliuolo della Sede apostolica, e chetutti i prencipi catolici di Germania ne facevano querelae tenevano che la Sua Maestà non la confermarebbe; e diproporli altri suoi interessi toccanti il ducato di Gheldriae l’elezzione del re de’ Romani per moverlo maggiormen-te; raccordandogli ancora che per tolerare i luterani ne’loro errori, non potrà però disponere la Germania, comeLondon et altri gli deping[o] no, perché è cosa ormai no-ta che non si può fidare di conservare gli imperii, dove siperde la religione o dove due religioni sono comportate.Che ciò è accaduto agli imperatori orientali, i quali,abandonata l’ubedienza all’universale pontefice di Ro-ma, persero le forze et i regni. Esser manifeste le fraudide’ luterani, che hanno proceduto sempre malignamentecon Sua Maestà, e che sotto pretesto di rassettar le cosedella religione, vanno procurando altro che religione. Es-serne essempio la dieta di Spira del ’26, di noremberg del’32 e di Calano del ’34, quando il duca di Vitemberg ripi-gliò il ducato: il che mostrò che i moti del lantgravio e lu-terani non furono per causa di religione, ma per levarequel Stato al re de’ Romani. Mettesse in considerazioneche, quando convenisse co’ luterani, i prencipi catolicinon potrebbono tolerar un tal disordine, che Sua Maestàpotesse più sopra loro, che sopra i protestanti, e pensa-

152Letteratura italiana Einaudi

Page 191: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rebbono a nuovi rimedii. Che vi sono molte altre lecite etoneste vie con le quali le cose di Germania si possono ri-durre, essendo preparato il papa, secondo la qualità dellesue forze, di non mancargli mai di tutti gli aiuti possibili.E quando Sua Maestà vi metterà pensiero, troverà nonpotersi approvare questi capitoli, che tutta Germanianon si faccia luterana, il che sarebbe un levar a lei tuttal’autorità, perché la loro setta esclude ogni superiorità,predicando sopra ogni altra cosa la libertà, anzi licenza.Mettesse in considerazione a Cesare d’accrescere la legacatolica e levar a’ luterani gli aderenti il più che si potes-se, mandando quella maggior quantità de’ danari in Ger-mania che fosse possibile per prometterne e darne ancocon effetto a chi seguisse la lega catolica. Che sarebbe an-co bene, sotto titolo di cose turchesche, mandare qual-che numero di gente spagnola o italiana in quelle parti,tratenendola nelle terre del re de’ Romani. Che il ponte-fice risolveva di mandare qualche persona a’ prencipi ca-tolici con danari per promettere e per gratificare quelliche saranno a proposito per le cose sue. Confortasse Ce-sare a far un editto simile a quello che il re d’Inghilterraaveva fatto nel suo regno, facendo seminare anco destra-mente che Sua Maestà avesse maneggio col detto re perfarlo ridurre all’ubedienza pontificia. Diede anco il pon-tefice commissione allo stesso Montepulciano di dolersicon Cesare che la regina Maria, governatrice de’ PaesiBassi, sua sorella, segretamente prestasse favore alla par-te luterana, che gli mandasse uomini a posta; che quandosi era per stabilire la lega catolica ella scrisse all’elettor diTreveri che non v’entrasse, e così fu impedita quella san-ta opera; che impedì monsignore di Lavaur, oratore delre di Francia, dall’andar in Germania per consultare colre de’ Romani e col legato di Sua Beatitudine sopra le co-se della religione; che credeva ben il pontefice questonon venir da mala volontà di lei, ma per conseglio de cat-tivi ministri.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

153Letteratura italiana Einaudi

Page 192: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Ma perché si è fatta menzione d’un editto del re d’In-ghilterra in materia della religione, non sarà fuora diproposito raccontar qui come, in quell’istesso tempodella dieta di Francfort, Enrico VIII, o perché credessefar il servizio di Dio non permettendo rinovazione di re-ligione nel suo regno, o per mostrar costanza in quelloche aveva scritto nel libro contra Lutero, overo persmentire il papa, che nella sua bolla gli imputava d’averpublicato dottrina eretica nel suo regno, fece publicarun editto, dove commandava che per tutta Inghilterrafosse creduta la real presenza del vero e natural corpo esangue di Cristo, nostro Signore, sotto le specie del panee del vino, non rimanendovi la sostanza di quei elemen-ti; che sotto l’una e l’altra delle specie si conteneva Cri-sto tutto intieramente; che la communione del calicenon era necessaria; che a’ sacerdoti non era lecito con-traere matrimonio; che i religiosi, dopo la professione evoti di castità, erano perpeturamente ubligati a servarlae vivere ne’ monasterii; che la confessione secreta et au-riculare era non solamente utile, ma ancora necessaria;che la celebrazione delle messe, eziandio private, era co-sa santa e che commandava fusse continuata nel suo re-gno. Proibì a tutti l’operare o insegnare contra alcuno diquesti articoli, sotto tutte le pene ordinate dalle leggicontra gli eretici: E’ ben maraviglia come il papa, chepochi giorni prima aveva fulminato contra quel re, fossecostretto lodare l’azzioni di lui e proporlo all’imperatoreper essempio da immitare: così il proprio interesse fa lo-dar e biasimar l’istessa persona.

[Il papa, perplesso nel negozio del concilio, lo sospendea suo beneplacito]

Ma il papa, dopo spedito il Montepulciano, avendoveduto che col convocar il concilio e poi differire il ter-

154Letteratura italiana Einaudi

Page 193: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mine assignato, se ben andava trattenendo le persone,nondimeno perdeva assai della riputazione, giudicò ne-cessario lasciare quel proceder ambiguo, il quale, se benper lo passato aveva trattenuto il mondo, in progressoperò poteva partorire qualche sinistro effetto, e fece ri-soluzione in se medesimo di volersi dichiarare et usciredalle ambiguità; et in consistorio, narrata la serie dellecose successe e proposto che era necessario far una sta-bile e ferma risoluzione o in un modo o in un altro, posela materia in consultazione. Alcuni de cardinali, per li-berarsi dal timore che ogni altro giorno gli metteva inspavento, non approvavano il termine di sospensione,ma averebbono voluto una espressa dichiarazione che ilconcilio non si farebbe, per non vedersi come superaregli impedimenti prima che fosse conciliata pace tra iprencipi, mezo necessario, senza il quale non si potevasperare di celebrarlo. Ma i più prudenti erano bilanciatitra questo et un altro timore, che non si passasse a’ con-cilii nazionali o ad altri rimedii più nocivi a loro che ilconcilio generale; e per ciò la maggior parte passò nellamedesima opinione del sospender a beneplacito: pen-sando che, quando non fosse parso utile per loro il venirall’effetto, con la pretensione della discorsia de’ principio con altra, s’avesse continuata la sospensione, e se sifosse attraversato pericolo di concilio nazionale, o dicolloquii, o d’altro, con metter inanzi il concilio generaleet assignargli luogo e tempo, si rimediasse a’ pericoli;per far poi, circa il celebrarlo o no, quello che le oppor-tunità avessero consegliato. Fu il partito abbracciato, efu formata una bolla sotto il 13 giugno, per la quale ilconcilio intimato veniva sospeso a beneplacito del papae della Sede apostolica.

Ma il noncio Montepulciano, andato in Spagna, esse-guì le commissioni sue con Cesare, il quale per le causeallegate dal noncio o per altri suoi rispetti non si di-chiarò se assentisse o dissentisse al colloquio destinato

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

155Letteratura italiana Einaudi

Page 194: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

da farsi all’agosto in Noremberg; poi, succedendo lamorte della moglie e, dopo quella, ancora la sollevazionedi Gant e di parte de’ Paesi Bassi, ebbe occasione, pre-tendendo affari di maggiore importanza, lasciare la cosasospesa. E così passò tutto l’anno 1539.

[Cesare consulta di pacificare le cose della religione pervia di conferenza, ma ne è dissuaso dal legato Farnese]

Io, quando mi son posto a scrivere questa istoria, con-siderando i molti colloquii che sono stati parte solamenteintimati e parte anco tenuti per componere le differenzedella religione, sono stato in dubio se convenisse fare ditutti menzione, occorrendomi raggioni concludenti perl’una parte e per l’altra; in fine, considerato d’aver pro-posto narrare tutte le cause del concilio tridentino, et os-servando nissun colloquio essere stato intimato o tenuto,se non per impedire, per divertire, per ritardare, per inci-tare, o per accelerare il concilio, ho risoluto meco stessodi far menzione d’ogni uno, massime per il frutto che sipuò cavare dalla cognizione de’ notabili particolari inciascuno occorsi; come in quello che fu instituito l’annoseguente 1540, il quale così ebbe origine.

Cesare, passando per Francia, andò a’ Paesi Bassi peraccomodare quelle sedizioni, e Ferdinando andò a ritro-varlo: dove uno de’ principali negozii conferiti da ambe-due fu il trovar componimento alle cose della religionein Germania. Del che essendosi trattato nel consiglio diCesare con molta accuratezza, pareva che tutti inclinas-sero ad instituire un colloquio sopra questa materia.

Essendo ciò penetrato alle orrecchie del Farnese che sitrovava ivi legato et aveva accompagnato Cesare per ilviaggio, il qual cardinale, se ben giovene di sotto gli 20anni, aveva però in compagnia molte persone di maneg-gio, e tra gli altri Marcello Cervino, vescovo di Nicastro,

156Letteratura italiana Einaudi

Page 195: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

il quale, dopo fatto papa, fu chiamato Marcello II, si op-pose a questa deliberazione, trattando con Cesare e conFerdinando e con tutti quelli del conseglio, mettendo inconsiderazione che molte volte era stato trattato co’ pro-testanti di concordia, incomminciando già 10 anni nelladieta d’Augusta, né mai s’aveva potuto concludere cosaalcuna; e quando ben fosse stata trovata e conclusa qual-che concordia, sarebbe riuscita vana e senza frutto, per-ché i protestanti mutano alla giornata opinione, non se-guendo una dottrina certa, avendo sino contravenutoalla loro propria confessione augustana; che sono lubri-chi quanto le anguille; si mostravano prima desiderosiche gli abusi et i vizii fossero levati, ora non vogliono piùil pontificato emendato, ma estinto, et estirpata la Sedeapostolica et abolita ogni giurisdizzione ecclesiastica. Ese mai furono petulanti, sarebbono allora, quando nonera ben fermata la pace con Francia et il turco soprastaval’Ongaria; non potersi pensare di rimuoverli, per esserele controversie sopra innumerabili dogmi, et anco, peressere molte le sette tra loro, esser impossibile il concor-dare con tutti; senza che la maggior parte di loro nonhanno altro fine, se non d’occupare quel d’altri e renderCesare senza autorità. Esser vero che la guerra de’ turchiinstante conseglia a concordare nella religione: ma que-sto non era da farsi in diete particolari o nazionali, ma inun concilio generale, il qual si potrebbe intimar imme-diate; perché toccando la religione, non è da farsi muta-zione senza commun consenso. Non doversi aver rispet-to alla sola Germania, ma alla Francia, Spagna et Italia etagli altri popoli, senza conseglio de’ quali, se la Germaniafarà mutazione, ne nascerà una divisione pericolosa diquella provincia dalle altre. Esser antichissimo costume,sino dagli apostoli, che col solo concilio sono state termi-nate le controversie e tutti i re, prencipi et uomini pii de-siderarlo ora. Potersi con facilità concludere ora la pacetra Cesare et il re di Francia, et immediate far il concilio,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

157Letteratura italiana Einaudi

Page 196: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

e fra tanto attendere a crescere numero e potenzia alla le-ga catolica di Germania, il che farà che i protestanti inti-miditi per ciò si sottometteranno al concilio, overo saran-no sforzati da’ catolici; e quando sarà necessario resisteral turco, essendo la lega catolica potente, si potrà riduranco i protestanti in necessità di contribuire: il che, senon volessero fare, esser necessario di doi mali elegger ilminore, essendo mal maggior offender Iddio, abandona-ta la causa della religione, che mancar dell’aiuto d’unaparte d’una provincia. Massime che non è facile da deter-minare chi siano più contrarii a Cristo, i protestanti, o iturchi, poiché questi mirano a metter in servitù i corpi, equelli i corpi e le anime insieme. Tutti i discorsi e raggio-namenti del cardinale avevano per conclusione che con-veniva chiamar il concilio e principiarlo quello istesso an-no, e non trattar della religione nelle diete di Germania,ma attendere ad accrescere la lega catolica e far la pacecol re di Francia.

[Cesare intima una dieta in Aganoa, dove è conclusoche si farà conferenza in Vormazia]

Cesare, dopo molta deliberazione, concluse di volertentare la via della concordia, et ordinò di far una dietain Germania in quel luogo dove Ferdinando avesse giu-dicato bene, invitando i prencipi protestanti a trovarvisiin persona e promettendo sicurezza publica a tutti. Et ilcardinal Farnese, intesa questa conclusione fatta senzasua saputa, si partì immediate, e passato per Parigi ot-tenne dal re un severo editto contra gli eretici e luterani,che publicato in quella città s’esseguì poi per tutta laFrancia con molto rigore.

In Germania fu da Ferdinando la dieta congregata inAganoa, dove co’ dottori catolici intervennero molti de’predicatori e ministri luterani; e furono deputati per

158Letteratura italiana Einaudi

Page 197: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mediatori tra le parti l’elettore di Treveri e palatino, colduca Ludovico di Baviera e Vielmo, vescovo d’Argenti-na. I protestanti, ricercati che presentassero i capi delladottrina controversa, risposero che già 10 anni in Augu-sta avevano presentata la loro confessione et una apolo-gia in difesa; che perseveravano in quella dottrina, ap-parecchiati di rendere conto a tutti; e non sapendo checosa fosse ripresa dagli avversarii, non avevano che direaltro di quello, ma aspettavano d’intendere da loro ciòche riputassero esser contrario alla verità; che così lacosa venirà a colloquio et essi non mancheranno d’averinanzi gli occhi la concordia. I catolici subito presero ilponto; et assentendo a quello che gli altri proponevano,inserivano che conveniva aver per approvate tutte le co-se in quella dieta passate et aver per fermo e stabilito ildecreto nel recesso promulgato, e portar inanzi la for-ma di riconciliazione in quella dieta incomminciata. Iprotestanti, conoscendo il disavantaggio loro prose-guendo in quella forma et il pregiudicio che egli avereb-be inferito quel decreto, instavano per una nuova for-ma, rimessi tutti i pregiudicii. Dall’altro canto i catolici,dovendosi rimuovere ogni pregiudicio, domandavanoche fossero anco dà protestanti purgati gli attentati efossero restituiti i beni delle chiese occupati. Replicaro-no i protestanti: i beni non essere stati occupati, ma conla rinovazione della buona dottrina riapplicati a queiusi legitimi et onesti, a’ quali furono destinati nella pri-ma instituzione, dalla quale avevano gli ecclesiastici de-generato; e però essere necessario prima decidere iponti della dottrina che parlare de’ beni; e crescendo lecontenzioni, Ferdinando concluse che s’instituisse unanuova forma non pregiudiciale ad alcuno e trattassero idottori d’ambe le parti in numero pari e fosse lecito alpontefice mandarvi suoi noncii, et il colloquio fosse ri-messo a principiarsi in Vormanzia il 28 d’ottobre se-guente, sotto il beneplacito di Cesare. Accettarono il

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

159Letteratura italiana Einaudi

Page 198: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

decreto i protestanti, dichiarando che, quanto all’inter-venire noncii, non repugnavano, ma ben non intende-vano che fosse per ciò attribuito alcuno primato al pa-pa, né autorità a loro.

[Il papa manda noncio in dieta il Vergerio e la fa rom-pere per sua arte appresso Cesare]

Cesare confermò il decreto et ordinò la riduzzione,destinando suo commissario a quel colloquio il Granve-la, il quale andotovi insieme col vescovo d’Arras, suo fi-gliuolo, che fu poi cardinale, e tre teologi spagnoli, die-de principio facendo un raggionamento molto pio emolto apposito a componere le differenzie; pochi giornidopo arrivò Tomaso Campeggio, vescovo di Feltre enoncio del pontefice: perché il papa, quantonque ve-desse che ogni trattazione di religione in Germania eraperniciosa per le cose sue e per ciò avesse fatto ogni di-ligenza per interrompere quel colloquio, nondimeno ri-putava minor male l’acconsentirvi che il lasciarlo faresenza suo volere. Il noncio, seguendo l’instruzzione delpontefice, nel suo ingresso fece un ragionamento, di-cendo che la quiete della Germania era stata procuratasempre da’ pontefici e massime da Paulo III, il qualeper ciò aveva intimato il concilio generale in Vicenza, seben era stato sforzato differirlo in altro tempo, per nonvi esser andato alcuno, et al presente era deliberato dinuovo intimarlo in luogo più opportuno: nel quale, ac-ciò là fossero trattate con frutto le cose della religione,aveva concesso a Cesare che si potesse tener un collo-quio in Germania, che fosse come un preludio per di-sponere alla risoluzione del concilio, et aveva mandatolui per intervenirvi e coadiuvare. Però pregava tuttid’inviar ogni cosa alla concordia, promettendo che ilpontefice sarebbe per fare tutto quello che si potesse,

160Letteratura italiana Einaudi

Page 199: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

salva la pietà. Vi arrivò anco il vescovo il Capo d’Istria,di sopra spesso nominato, il quale, se ben mandato dalpontefice, come molto versato nell’intendere gli umoridi Germania, intervenne però come mandato da Fran-cia, per meglio far il servizio del papa sotto nome alie-no. Egli fece stampare un’orazione che portava per sog-getto l’unità e pace nella Chiesa: la qual aveva per scopodi mostrare che per ottenere questo fine non fosse buonmezo il concilio nazionale; e questa la distribuì a quantopiù persone poté, ad effetto d’interromper quel collo-quio, che ne aveva sembianza. Si consumò gran temponel dar forma alla conferenza così quanto alla secretez-za, come quanto al numero de’ dottori che dovesseroparlare: e non mancavano quelli che studiosamenteprotraevano il tempo, così per i diligenti ufficii fatti dalnoncio Campeggio, come per i maneggi segretti delVergerio; finalmente fu ordinato, che parlassero per laparte de’ catolici Giovanni Ecchio e per i protestanti Fi-lippo Melantone, e la materia fosse del peccato origina-le. Mentre che queste cose caminavano in Vormazia, ilnoncio pontificio residente appresso Cesare non cessa-va di persuadere la Maestà Sua che quel colloquio eraper partorire qualche gran scisma, per far diventare tut-ta la Germania luterana, e non solo levare l’ubedienzaal pontefice, ma anco indebolire la sua; replicava dequei medesimi concetti usati dal Montepulciano per im-pedire il colloquio determinato nella dieta di Francfort,e delli usati dal cardinale Farnese per impedire quellod’Aganoa. Finalmente Cesare, considerate quelle rag-gioni e gli aiuti datigli dal Granvela delle difficoltà cheincontrava, e pensando di far meglio l’opera esso inpropria persona, risolvé che il colloquio non procedessepiù inanzi. Perilché avendo parlato 3 giorni Ecchio eMelantone, fu interrotto il colloquio, essendo venutelettere da Cesare che richiamavano il Granvela e rimet-tevano il rimanente alla dieta in Ratisbona.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

161Letteratura italiana Einaudi

Page 200: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Cesare intima dieta in Ratisbona, e vi si trova in per-sona. Il papa vi manda il cardinal Contarini]

Quella si comminciò a congregare nel marzo 1541. Siritrovò Cesare in persona con speranza grandissima didover terminare tutte le discordie et unire la Germaniain una religione. Per qual effetto aveva anco pregato ilpontefice che volesse mandar un legato, persona dotta ediscreta, con amplissima autorità, sì che non fosse statobisogno mandar a Roma per cosa alcuna, ma s’avessepotuto determinare là immediate tutto quello che dalladieta e dal legato fosse stato giudicato conveniente, di-cendo che per ciò aveva esaudite l’efficaci instanze fatte-gli dal noncio residente appresso sé per interromper ilcolloquio di Vormazia.

Mandò il pontefice legato Gasparo cardinale Contari-ni, uomo stimato di eccellente bondà e dottrina; l’ac-compagnò anco con persone ben instrutte di tutti gli in-teressi della corte, con notarii che dovessero farinstromento di tutte le cose che fossero trattate e dette;gli diede in commissione che se presentisse trattarsi difar cosa in diminuzione della autorità pontificia, inter-rompesse con propor il concilio generale, unico e verorimedio, e quando l’imperatore fosse sforzato a conde-scendere a’ protestanti in qualche cosa pregiudiciale,egli dovesse con l’autorità apostolica proibirla, e se fossefatta, condannarla e dichiararla irrita e partirsi dal luogodella dieta, ma non dalla compagnia di Cesare.

Gionto il legato in Ratisbona, la prima cosa che ebbea fare con l’imperatore fu scusar il pontefice che non gliavesse data quella amplissima autorità et assoluta pote-stà che Sua Maestà desiderava. Prima, perché è così an-nessa alle ossa del pontificato, che non può essere con-cessa ad altra persona; poi ancora, perché non si trovanoparole, né clausule con quali si possi communicare dalpontefice l’autorità di determinare le cose controverse

162Letteratura italiana Einaudi

Page 201: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

della fede, essendo il privilegio di non poter fallare do-nato alla sola persona del pontefice in quelle parole:«Ego rogavi pro te, Petre». Ma ben che Sua Santità gliaveva data ogni potestà di concordare co’ protestanti,purchè essi ammettino i principii: che sono il primatodella Sede apostolica, instituito da Cristo, et i sacramen-ti, sì come sono insegnati nella Chiesa romana, e le altrecose determinate nella bolla di Leone, offerendosi nellealtre cose di dar ogni sodisfazione alla Germania, mapregando Sua Maestà che non volesse ascoltare propo-sta di cosa, la quale non fosse conveniente concederesenza saputa delle altre nazioni, acciò non si facesse nel-la cristianità qualche divisione pericolosa. Delle coseche in quella dieta passarono è necessario far particolaremenzione, perché quella fu causa principale che indusseil pontefice non tanto a consentire come prima, ma ancoa metter ogni spirito acciò il concilio si congregasse, et iprotestanti a certificarsi che né in concilio, né dove in-tervenisse ministro del papa potevano sperare d’ottene-re cosa alcuna.

Si comminciò la prima azzione a 5 d’aprile, dove fuproposto, per nome di Cesare, come, vedendo la MaestàSua il turco penetrato nelle viscere di Germania, di chene era causa la divisione delli stati dell’Imperio per ildissidio della religione, aveva sempre cercato via di paci-ficarla, et essendogli parsa commodissima quella delconcilio generale, era andato a posta in Italia per trattar-ne con Clemente; e dopo, non avendo potuto condurload effetto, era tornato et andato in persona a Roma pertrattarne con Paolo; il quale anco si era mostrato pronto,ma non avendosi potuto effettuare per varii impedimen-ti della guerra, finalmente aveva convocata quella dieta ericercato il pontefice di mandarci un legato. Ora nondesiderare altro, se non che qualche composizione simandi ad effetto e che da ambe le parti sia eletto qual-che piccol numero d’uomini pii e dotti e, conferito ami-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

163Letteratura italiana Einaudi

Page 202: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cabilmente sopra le cose controverse senza pregiudiciod’alcuna delle parti, propongano in dieta i modi dellaconcordia, acciò, deliberato il tutto col legato, si possavenir alla desiderata conclusione. Nel modo d’eleggerequesti trattatori fu subito controversia tra i catolici et iprotestanti. Perilchè Cesare desideroso che qualche bensi facesse, domandò et ottenne dall’una parte e dall’altrache concedessero a lui di nominare le persone e si confi-dassero che non farebbe se non cosa di beneficio com-mune. Elesse per i catolici Giovanni Ecchio, Giulio Flu-gio e Giovanni Gropero, e per i protestanti FilippoMelantone, Martino Bucero e Giovanni Pistoria: i qualichiamò a sé e con gravissime parole gli ammonì a darbando agli affetti et aver mira alla gloria di Dio. Preposeal colloquio Federico, prencipe palatino, et il Granvela,aggiontovi alcuni altri per intervenirvi, acciò il tutto pas-sasse con maggior degnità.

[Cesare fa presentar un libro di concordia, del quale al-cuni articoli sono approvati]

Congregato il colloquio, Granvela messe fuora un li-bro, dicendo essere stato dato a Cesare d’alcuni uominipii e dotti come buono per la futura concordia et esserevolontà di Cesare che lo leggessero et essaminassero, do-vendogli servire come argomento e materia di quelloche dovevano trattare, e che quello che piacesse a tutti,fosse confermato, quello che dispiacesse, corretto, e do-ve non convenissero, si procurasse di ridursi a concor-dia. Conteneva il libro 22 articoli: della creazionedell’uomo et integrità della natura, del libero arbitrio,della causa del peccato originale, della giustificazione,della Chiesa e suoi segni, de’ segni della parola di Dio,della penitenza dopo il peccato, dell’autorità della Chie-sa, dell’interpretazione della Scrittura, de’ sacramenti,

164Letteratura italiana Einaudi

Page 203: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

del sacramento dell’ordine, del battesmo, della conder-mazione, dell’eucarestia, della penitenzia, del matrimo-nio, dell’estrema onzione, della carità, della ierarchia ec-clesiastica, delli articoli determinati dalla Chiesa,dell’uso et amministrazione e ceremonie de’ sacramenti,della disciplina ecclesiastica, della disciplina del popolo.Fu letto et essaminato, et alcune cose furono approvateet altre per commun consenso corrette; in altre non po-tero convenire. E queste furono: nel 9 della potestà dellachiesa, nel 14 del sacramento della penitenzia, nel 18della ierarchia, nel 19 delli articoli determinati dallachiesa, nel 21 del celibato; dove restarono differenti,l’una e l’altra parte scrisse il suo parere.

Il che fatto, nel consesso de tutti i prencipi, Cesareportò le cose convenute et i pareri differenti de’ collocu-tori, ricercando il parere di tutti et insieme proponendol’emendazione dello stato della republica, così civile, co-me ecclesiastica. I vescovi rifiutarono affatto il libro dellaconcordia e tutta l’azzione del colloquio: a’ quali nonconsentendo gli altri elettori e prencipi catolici desiderosidella pace, fu concluso che Cesare, come avvocato dellaChiesa, col legato apostolico essaminasse le cose concor-date e, se alcuna cosa fosse oscura, la facesse esplicare, etrattasse poi co’ protestanti che nelle cose controverseconsentissero a qualche cristiana forma di concordia. Ce-sare communicò il tutto col legato e fece instanzia che sidovesse riformare lo stato ecclesiastico. Il legato conside-rate tutte le cose, diede una risposta in scritto, non menochiara degli antichi oracoli, in questa forma, cioè: cheavendo visto il libro presentato all’imperatore e le cosescritte dalli deputati del colloquio, così concordamentecon le apostille dell’una e dell’altra parte, come anco leeccezzioni de’ protestanti, gli pareva che, essendo li pro-testanti differenti in alcuni articoli al commun consensodella Chiesa, ne’ quali però non disperava che con l’aiutodi Dio non fossero per consentire, non si dovesse ordinar

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

165Letteratura italiana Einaudi

Page 204: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

altro circa il rimanente, ma rimettere al sommo ponteficeet alla Sede apostolica; il quale, o nel concilio generaleche presto si farà, o in altro modo, se bisognerà, potràdeffinirle secondo la verità catolica, e determinare, avutorisguardo a’ tempi et a quello che fosse espediente per larepublica cristiana e per la Germania.

Ma quanto alla riforma dello stato ecclesiastico, si of-ferì prontissimo, et a questo fine congregò in casa sua tut-ti i vescovi e fece loro una longhissima essortazione. Pri-ma, quanto al modo del vivere, che si guardassero da ogniscaldalo et apparenzia di lusso, avarizia, overo ambizione;quanto alla famiglia loro, sapessero che da quella il popo-lo fa congiettura de’ costumi del vescovo; che per custo-dir il loro grege dimorassero ne’ luoghi più abitati delladiocesi e nelli altri luoghi avessero fedeli esploratori, visi-tassero le diocesi, conferissero i beneficii a uomini da be-ne et idonei, dispensassero le rendite espiscopali ne’ biso-gni de’ poveri, fuggendo non solo il lusso, ma il soverchiosplendore; provedessero de predicatori pii e dotti e di-screti e non contenziosi; procurassero che la gioventù fos-se ben instituita, vedendosi che i protestanti per questo ti-rano a sé tutta la nobiltà. Ridusse in scritto questaorazione e la diede a Cesare, a’ vescovi et a’ prencipi; ilche fu occasione a’ protestanti di tassare insieme la rispo-sta data a Cesare e l’essortazione fatta a’ prelati: allegandoper causa del motivo loro che, essendo publicato il scrit-to, parerebbe, dissimulando, che l’approvassero. Nonpiacque manco a’ catolici la risposta data a Cesare, paren-do che approvasse le cose concordate nel colloquio.

[Cesare propuone che si ricevano gli articoli concordatifin al concilio]

Ma l’imperatore diede parte in publica dieta di tuttoquello che sino allora era fatto e communicò le scritture

166Letteratura italiana Einaudi

Page 205: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

del legato, e concluse che avendo usato tutte le diligen-zie possibili, non vedeva che altra cosa si potesse far dipiù, fuor che deliberare se, salvo il recesso della dietad’Augusta, si doveva ricever gli articoli concordati inquesta conferenza come cristiani, né mettergli più in di-sputa, almeno sino al concilio generale che presto si te-nerà, come pareva anco esser l’opinione del legato; ove-ro, non facendosi il concilio, sino ad una dieta, doveperò siano essattamente trattate tutte le controversiedella religione.

Dalli elettori fu risposto, approvando indubitamenteper buono et utile che gli articoli accordati nel colloquiosiano ricevuti da tutti sino al tempo del concilio, nelquale si potranno di nuovo essaminare; overo, in difettodi quello, in un concilio nazionale o in una dieta, doven-do questo servire ad introdur una più perfetta riconcilia-zione negli altri articoli non concordati. Ma ancora pre-gar Sua Maestà a voler passar più inanzi, se vi fossesperanza di concordar altro di più in quella dieta; e sel’opportunità nol permetteva, lodavano molto il trattarcol pontefice et operar che quanto prima si congregassein Germania un concilio generale overo nazionale consua buona grazia, per stabilir totalmente l’unione.L’istessa risposta fecero i protestanti, solo dichiarandosiche, sì come desideravano un libero e cristiano concilioin Germania, così non potevano consentire in uno doveil papa et i suoi avessero la potestà di conoscere e giudi-care le cause della religione. Ma i vescovi insieme con al-cuni pochi prencipi catolici altramente risposero: primaconfessando che in Germania e nelle altre nazioni eranomolti abusi, sette et eresie che non potevano essere estir-pate senza un concilio generale; aggiongendo che nonpotevano acconsentire ad alcuna mutazione di religione,ceremonie e riti, poiché il legato ponteficio offerisce ilconcilio tra breve tempo, e Sua Maestà è per trattarnecon Sua Santità; ma quando il concilio non si potesse ce-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

167Letteratura italiana Einaudi

Page 206: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

lebrare, pregavano che il pontefice e Cesare volesseroordinare un concilio nazionale in Germania, il che, senon piacesse loro, di nuovo si dovesse congregar unadieta per estirpar gli errori; essendo essi determinatid’aderir alla vecchia religione secondo che è contenutanella Scrittura, concilii, dottrina de’ patri et anco ne’ re-cessi imperiali, e massime in quello d’Augusta. Che nonconsentiranno mai che siano ricevuti gl’articoli concor-dati nel colloquio, per esser alcuni d’essi superflui, comei quattro primi, e perché vi sono forme di parlar in quel-li non conformi alla consetudine della Chiesa; oltre ancoalcuni dogmi, parte dannabili, parte da essere temperati;et ancora perché gli articoli accordati sono di minor mo-mento e gli importanti restano in discordia, e perché icatolici del colloquio avevano concesso troppo a’ prote-stanti, d’onde veniva lesa la riputazione del sommo pon-tefice e delli Stati catolici; concludevano essere meglioche gli atti del colloquio fossero lasciati al suo luogo etutto il pertinente alla religione differito al concilio ge-nerale o nazionale, o alla dieta. A questa risposta de’ ca-tolici diede occasione non solo il parer a loro che la pro-posta di Cesare fosse molto avvantaggiosa per iprotestanti, ma ancora perché i tre dottori catolici delcolloquio erano entrati in differenza tra loro.

[Il Contarini vuole ch’el tutto si rimetta al papa e con-tradice ad ogni concilio nazionale]

Ma il legato, inteso come Cesare l’aveva nominato perconsenziente allo stabilimento delle cose concordate,così per proprio timore, come spinto dalle instanze degliecclesiastici della dieta, andò a Cesare e si querelò chefosse stata mal interpretata la sua risposta e che fosse in-colpato d’aver consentito che le cose concordate si tole-rassero sino al concilio; che la mente sua era stata che

168Letteratura italiana Einaudi

Page 207: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non si risolvesse cosa alcuna, ma ogni cosa si mandasseal papa: il qual prometteva in fede di buon pastore etuniversale pontefice di fare che il tutto fosse determina-to per un concilio generale o per altra via equivalentecon sincerità e senza nissun affetto umano; non con pre-cipizio, ma maturamente, avendo sempre mira al servi-zio di Dio. Sì come la Santità Sua nel principio del pon-tificato per questo medesimo fine aveva mandate letteree noncii a’ prencipi per celebrar il concilio, e poi intima-tolo e mandato al luogo i suoi legati; e che se aveva sop-portato che in Germania tante volte s’avesse parlato del-le cose della religione con poca riverenzia dell’autoritàsua, alla quale sola aspetta trattarle, l’aveva fatto per es-segli dalla Maestà Sua data intenzione e promesso checiò si faceva per bene: esser cosa contra ogni ragione vo-lere la Germania, con ingiuria della Sede apostolica, as-sumersi quello che è di tutte le nazioni cristiane. Peril-ché non è abusar più la clemenzia del pontefice,concludendo in una dieta imperiale quello che tocca alpapa et alla Chiesa universale; ma mandare il libro e tut-ta l’azzione del colloquio, insieme co’ pareri d’una partee d’altra a Roma, et aspettar dalla Santità Sua la delibe-razione. E non sodisfatto di questo, publicò una terzascrittura, la qual conteneva che, essendo stata data variainterpretazione alla scrittura sua, data alla Maestà SuaCesarea, sopra il trattato del colloquio, interpretandolaalcuni come se avesse consentito che si dovessero osser-vare sino al concilio generale gli articoli concordati, etintendendo altri che egli avesse rimesso al pontefice equelli e tutte le altre cose, acciò in questa parte non re-stasse alcuna dubitazione, dichiara non aver avuto in-tenzione con la scrittura decidere alcuna cosa in questonegozio, né che alcun articolo fosse ricevuto o toleratosino al futuro concilio, e che meno allora lo decideva odiffiniva, ma che ha rimesso al sommo pontefice tutto ’ltrattato, e tutti gli articoli di quello, sì come ancora gli

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

169Letteratura italiana Einaudi

Page 208: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rimetteva: il che avendo dichiarato alla Cesarea Maestàin voce, voleva anco dichiararlo e confirmarlo a tutto ’lmondo con scrittura.

E non contento di questo, ma considerando che il vo-to de tutti i prencipi catolici, eziandio delli ecclesiastici,concordava in domandar concilio nazionale, e chenell’instruzzione sua aveva avuta strettissima commissio-ne dal pontefice di opponersi quando di ciò si trattasse,se ben lo volessero fare con autorità pontificia e con pre-senza de legati apostolici, e che mostrasse quanto sareb-be in pernicie delle anime e con ingiuria dell’autoritàpontificia, alla quale venirebbe levata la potestà, che Diogli ha data, per concederla ad una nazione, che raccor-dasse all’imperatore quanto egli medesimo avesse dete-stato il concilio nazionale, essendo in Bologna, cono-scendolo pernicioso all’autorità imperiale; poiché isudditi, preso animo dal vedersi concessa potestà dimutare le cose della religione, pensarebbono anco a mu-tare lo Stato, e che Sua Maestà, dopo il 1532, non volsemai più celebrar in sua presenza dieta imperiale per nondar occasione di domandar concilio nazionale; fece ilcardinale dilingentissimamente l’ufficio con Cesare econ ciascuno de’ prencipi, et oltre ciò publicò una altrascrittura indrizzata a’ catolici, in quella dicendo: averconsiderato diligentemente di quanto pregiudicio fossese le controversie della fede si rimettessero al conciliod’una nazione, et aver giudicato esser ufficio suo di am-monirgli che onninamente dovessero levar via quellaclausula, essendo cosa manifestissima che nel concilionazionale non si ponno determiare le controversie dellafede, concernendo questo lo stato universale della Chie-sa, e se alcuna cosa fosse determinata in quello, sarebbenulla, irrita e vana; il che, se essi avessero levato, comeegli si persuadeva, sì come sarebbe gratissimo alla San-tità del pontefice, che è capo della Chiesa e de tutti iconcilii, così non lo facendo, gli sarebbe molestissimo;

170Letteratura italiana Einaudi

Page 209: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

essendo cosa chiara che in questo modo sarebbono pernascere maggiori sedizioni nelle controversie della reli-gione, così nelle altre nazioni, come in quella nobilissimaprovincia; che non aveva voluto tralasciare questo ufficioper obedire all’instruzzione di Sua Santità e per nonmancare al carico della legazione impostagli.

A questa scrittura del legato risposero i prencipich’era in potestà d’esso di rimediare e prevenire tutti gliinconvenienti che potessero nascere, operando con SuaSantità che il concilio universale fosse intimato e cele-brato senza più longa procrastinazione; che così li leva-rebbe ogni occasione di concilio nazionale, il che tutti listati dell’Imperio desiderano e pregano; ma se il conciliogenerale, tante volte promesso et anco finalmente da lui,non di riducesse ad effetto, la manifesta necessità dellaGermania ricercava che le controversie fossero determi-nate in uno concilio nazionale o in una dieta imperiale,con l’assistenza d’un legato apostolico. I teologi prote-stanti con una longa scrittura risposero essi ancora, di-cendo che non potevano nascer né maggiori sedizioni,né sedizione alcuna, quando le controversie della reli-gione saranno composte secondo la parola di Dio, e chei manifesti vizii saranno corretti secondo la dottrina del-la Scrittura e gli indubitati canoni della Chiesa; che ne’tempi passati mai è stato negato a’ concilii nazionali de-terminare della fede, avendo avuto promessa da Cristodella sua assistenza, quando fussero due o tre soli con-gregati nel nome suo. Esservene numero grande de con-cilii, non solo nazionali, ma anco di pochissimi vescovi,che hanno determinato le controversie e fatto instituzio-ni de’ costumi della Chiesa in Soria, Grecia, Africa, Ita-lia, Francia e Spagna, contra gli errori di Samosateno,Arrio, Donatisti, Pelagio et altri eretici; le determinazio-ni de’ quali non si possono dire nulle, irrite e vane, senzaimpietà. Essere ben stato concesso alla sedia romana chefosse la prima, et al vescovo di Roma che fosse tra i pa-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

171Letteratura italiana Einaudi

Page 210: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

triarchi di prerogativa autorità; ma che sia stato chiama-to capo della Chiesa e de’ concilii non trovarsi appressoalcun padre. Cristo solo è capo della Chiesa; Paulo,Apollo e Ceffa sono ministri d’essa. Che qual cosa possi-no aspettar da Roma, la disciplina che vi si osserva giàtanti secoli e la tergiversazione al celebrare un legitimoconcilio lo mostrano.

Ma Cesare, dopo longa discussione, a 28 luglio fece ilrecesso della dieta, rimettendo ogni azzione del collo-quio al concilio generale o al sinodo nazionale di Ger-mania, overo ad una dieta dell’Imperio. Promise d’an-dare in Italia e di trattar col pontefice del concilio, ilquale non potendo ottenere, né generale, né nazionale,tra 18 mesi intimerebbe una dieta dell’Imperio per ras-settare le cose della religione, operando che il ponteficevi mandi un legato. Commandò a’ protestanti di non ri-cevere nuovi dogmi, se non i concordati, et a’ vescovi,che riformassero le loro chiese. Commandò che non fos-sero destrutti li monasterii, né occupati li beni dellechiese, né sollicitato alcuno a mutare religione. E perdar maggior sodisfazione, a’ protestanti aggionse che,quanto a’ dogmi non ancora accordati, non gli prescri-veva cosa alcuna; quanto a’ monasterii de’ monachi, chenon si dovevano destruggere, ma ben ridurli ad unaemendazione pia e cristiana; che i beni ecclesiastici nonsi dovessero occupare, ma fossero lasciati a’ ministri,senza avere risguardo di diversità di religione; che non sipossa sollecitar alcuno a mutare religione, ma ben potes-sero essere ricevuti quelli che spontaneamente vorrannomutarla. Sospese ancora il recesso d’Augusta, quantos’aspetta alla religione et alle cose che da quello deriva-no, sino che nel concilio o in dieta le controversie fosse-ro determinate.

172Letteratura italiana Einaudi

Page 211: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Cesare abboccatosi col papa, convengono di tenere ilconcilio a Vicenza, poi in Trento]

Finita la dieta, Cesare passò in Italia, et in Lucca ebberaggionamento col pontefice sopra il concilio e sopra laguerra de’ turchi, e restarono in conclusione che la San-tità Sua per ciò mandasse un noncio in Germania perprendere risoluzione nell’una e nell’altra materia nelladieta che doveva esser in Spira nel principio dell’annoseguente, e che il concilio si facesse in Vicenza, sí comegià fu appontanto. Significò il papa la conclusione al se-nato veneto, al quale non pareva piú per diversi aspettiessere a proposito che concorresse in quella città tantamoltitudine, e che si trattasse della guerra de’ turchi, co-me s’avrebbe al sicuro fatto, o con fine di farla in effetto,o per bella apparenza solamente. Laonde rispose che,per l’accordo fatto da loro nuovamente col Turco, varia-ti i rispetti, non potevano restare nella stessa delibera-zione: perché si sarebbe generato nella mente di Solima-no sospetto che procurassero di far congiurar i prencipicristiani contra lui. Onde convenne al papa far altro dis-segno. Ma il cardinale Contarini patí molte calonnie nel-la corte romana, ove era nata opinione che egli avessequalche affetto alla cose luterane; e quelli che meno ma-le parlavano di lui dicevano che non si era oppostoquanto conveniva e che aveva messo in pericolo l’auto-rità pontefica. Il papa non si tenne servito di lui, se benera difeso con tutti li spiriti dal cardinale Fregoso. Maritornato al pontefice che si ritrovava in Lucca, aspettan-do quivi l’imperatore, e reso conto della legazione, glidiede sodisfazzione pienissima.

In questo stato di cose finí l’anno 1541, e nel seguentemandò il pontefice a Spria (dove in presenzia di Ferdi-nando la dieta si teneva) Giovanni Morone, vescovo diModena, il quale, seguendo la commissione datagliquanto al concilio, espose la mente del pontefice essere

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

173Letteratura italiana Einaudi

Page 212: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la medesima che per il passato: cioè che il concilio puruna volta si facesse; che l’aveva sospeso con volontà diCesare per aprire inanzi qualche adito di concordia inGermania, la quale vedendo essere stata vanamente ten-tata, egli ritornava alla deliberazione di prima, di non dif-ferire la celebrazione. Ma quanto al congregarlo in Ger-mania, non si poteva compiacergli, perché egli volevaintervenirvi personalmente, e la età sua e la longhezzadella strada e la mutazione tanto diversa dell’aria ostavaal trasferirsi in quella regione, la quale non poreva mancocommoda alle altre nazioni; senza che vi era gran proba-bilità di temere che in Germania non si potessero trattarele cose senza torbulenzia; per il che gli pareva piú a pro-posito Ferrara o Bologna o Piacenza, città tutte grandi etopportunissime; quali, quando non piacessero a loro, sicontentava di farlo in Trento, città a’ confini di Germa-nia. Che avrebbe voluto darci principio alla pentecoste,ma per l’angustia del tempo l’aveva allongato a’ 13 d’ago-sto. Pregava tutti di voler convenire in questo e, depostigli odii, trattare la causa di Dio con sincerità. Ferdinandoet i prencipi catolici ringraziarono il pontefice dicendoche, non potendo ottenere un luogo atto in Germania,come sarebbe Ratisbona o Colonia, si contentavano diTrento. Ma i protestanti negarono di consentire, né che ilconcilio fosse intimato dal pontefice, né che il luogo fus-se Trento: il che fu causa che in quella dieta, quanto alconcilio, non si fece altra determinazione.

Con tutto ciò il pontefice mandò fuora la bolladell’intimazione sotto li 22 maggio di questo anno; nellaquale, commemorato il desiderio suo di provedere a’mali della crisianità, diceva avere continuamente pensa-to a’ rimedii, né trovandosene piú opportuno che la ce-lebrazione del concilio, venne in ferma risoluzione dicongregarlo; e fatta menzione della convocazione man-tovana, poi della sospensione, e passato alla convoca-zione vicentina, et all’altra sospensione fatta in Genova,

174Letteratura italiana Einaudi

Page 213: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

e finalmente di quella a beneplacito, passò a narrare leraggioni che l’avevano persuaso a continuare la stessasospensione sino allora. Le quali furono: la guerra diFerdinando in Ongaria, la ribellione di Fiandria contraCesare e le cose seguite per la dieta di Ratisbona, aspet-tando che fosse il tempo destinato da Dio per questaopera. Ma finalmente, considerando che ogni tempo ègrato a Dio, quando si tratta di cose sante, era risolutodi non aspettare piú altro consenso de’ prencipi, e nonpotendo avere piú Vicenza, ma desiderando dare sodi-sfazzione, quanto al luogo, alla Germania, intendendoche essi desideravano Trento, quantonque a lui paressemaggiormente comodo un luogo piú dentro Italia, non-dimeno per paterna carità inchinò la propria volontà al-le loro domande, et elesse Trento per celebrarvi il con-cilio ecumenico al primo di novembre prossimo,interponendo quel tempo, accioché il suo decreto po-tesse essere publicato et i prelati avessero spacio d’arri-vare al luogo. Perilché per l’autorità del Padre, Figliuo-lo e Spirito Santo e degli apostoli Pietro e Paolo, la qualesso essercita in terra, col conseglio e consenso de’ car-dinali, levata qualonque sospensione, intima il sacroecumenico e generale concilio in quella città, luogocommodo e libero et opportuno a tutte le nazioni, daessere principiato al primo di quel mese, proseguito eterminato; chiamando tutti i patriarchi, arcivescovi, ve-scovi, abbati, e tutti quelli che per legge o privilegiohanno voto ne’ concilii generali, e commandandogli invirtú del giuramento prestato a lui et alla Sede apostoli-ca e per santa ubedienzia, e sotto le pene della legge econsuetudine contra gli inobedienti, che debbiano ri-trovarvisi; e se saranno impediti, fare fede dell’impedi-mento, o mandare procuratori; pregando l’imperatore,il re cristianissimo e gli altri re, duchi e prencipi d’inter-venirvi, o, essendo impediti, mandar ambasciatori uo-mini di gravità et autorità, e fare venire da’ suoi regni e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

175Letteratura italiana Einaudi

Page 214: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

provincie i vescovi e prelati: desiderando questo piú da’prelati e prencipi di Germania, per causa de’ quali ilconcilio è intimato nella città desiderata da loro, accio-ché si possan trattare le cose spettanti alla verità dellareligione cristiana, alla correzione de’ costumi et allapace e concordia de’ popoli e prencipi cristiani, etall’oppressione de’ barbari et infideli.

[Guerra tra Cesare e ’l re di Francia]

Fu mandata da Roma immediate la bolla a tutti iprencipi, la quale poco opportunamente uscí. Perchénel mese di luglio il re Francesco di Francia, denonciatala guerra a Cesare con parole atroci, e publicata ancoracon un libro mandato fuora, la mosse tutto in un tempoin Brabanzia, Lucemburgo, Ronciglione, Piemonte et inArtois.

Cesare, ricevuta la bolla del concilio, rispose al papanon essere sodisfatto del tenore di quella; imperochénon avendo egli mai ricusato alcuna fatica, né pericolo,overo spesa acciò il concilio si facesse, per il contrario,avendosi il re di Francia adoperato sempre per impedir-lo, gli pareva cosa strana che in quella bolla gli fossecomparato et ugualiato, e narrate tutte le ingiurie chepretendeva avere ricevute dal re, vi aggionse anco chenell’ultima dieta di Spira s’aveva adoperato per mezode’ suoi ambasciatori per nutrire le discordie della reli-gione, promettendo separatamente all’una parte etall’altra amicizia e favore. In fine rimesse alla Sanità Suail pensare se le azzioni di quel re servivano per rimediarea’ mali della republica cristiana e per principiare il con-cilio, il quale sempre aveva attraversato per sua utilitàprivata et aveva costretto esso, che se n’era avveduto, atrovar altra strada per reconciliare le cose della religio-ne. Dovere per tanto la Santità Sua imputare a quel re, e

176Letteratura italiana Einaudi

Page 215: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non a lui, se il concilio non si celebrarà, e volendo aiuta-re il pubblico bene, dichiararseli nemico, essendo que-sto mezo unico per venir a fine di fare il concilio, stabili-re le cose della religione e ricuperare la pace.

Il re, come presago delle imputazioni che gli sareb-bono date, d’avere mosso una guerra con detrimentodella religione et impedimento del divino servizio chesi poteva aspettar dal concilio, aveva prevenuto con lapublicazione d’un editto contra i luterani, comman-dando a’ parlamenti l’inviolabile essecuzione, con se-veri precetti che fossero denonciati quei che avesserolibri alieni dalla Chiesa romana, che si congregasseroin secreti conventicoli, i trasgressori de’ commanda-menti della Chiesa, e specialmente che non osservasse-ro la dottrina de’ cibi, overo usassero orazione in altralingua che latina; commandando a’ sorbonisti d’esse-re, contra tutti questi, diligentissimi esploratori. Poi,fatto conscio dell’arteficio di Cesare, che per ciò ten-tava incitargli contra il pontefice, per rimedio solleci-tava che con effetti si procedesse contra i luterani ecommandò che in Parigi s’instituisse una formula discoprirli et accusarli, proposto anco pene a chi non glimanifestasse e premii a’ denonciatori. Avuto poi pienanotizia di quanto Cesare aveva scritto al pontefice, gliscrisse ancora una longa lettera apologetica per sé, etinvettiva contra Cesare: primieramente rinfaciandoglila presa e sacco di Roma, e la derisione aggionta aldanno col fare processioni in Spagna per la liberazio-ne del papa che egli teneva prigione; discorse per tuttele cause d’offese tra sé e Cesare, imputando a lui ognicosa. Concluse non potersi ascrivere a lui che il conci-lio di Trento fosse impedito o ritardato, essendo cosada che non gliene veniva alcuna utilità et era moltolontana dagli essempii di suoi maggiori, i quali immi-tando, metteva ogni suo spirito a conservare la religio-ne, come ben dimostravano gli editti et essecuzioni ul-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

177Letteratura italiana Einaudi

Page 216: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

timamente fatte in Francia. Perilché pregava la SantitàSua di non dare fede alle calonnie e rendersi certo diaverlo sempre pronto in tutte le cause sue e dellaChiesa romana.

[Il papa cerca di pacificargli, et invia suoi legati a Trento]

Il pontefice, per non pregiudicare all’ufficio di padrecommune, da precessori suoi sempre ostentato, destinòad ambedue i prencipi legati per introdurre trattato dipacificazione, il cardinale Contarini a Cesare et il Sado-leto al re di Francia, a pregarli di rimetter l’ingiurie pri-vate per rispetto della causa publica e pacificarsi insie-me, accioché le loro discordie non impedissero laconcordia della religione; et essendo quasi immediatepassato ad altra vita il Contarini, vi sostituí il cardinaleViseo con maraviglia della corte, perché quel cardinalenon aveva la grazia di Cesare, a cui era mandato. E contutto che la guerra ardesse in tanti luoghi, il pontefice,riputando che se non proseguiva il negozio del concilio,interessava molto la sua riputazione, sotto li 26 agosto diquesto anno 1542 mandò a Trento per legati suoi alla si-nodo intimata i cardinali Pietro Paolo Parisio, GiovanniMorone e Reginaldo Polo; il primo come dotto e pratti-co canonista, il secondo intendente de’ maneggi, il terzoa fine di mostrare che, se ben il re d’Inghilerra era alie-nato dalla soggezzione romana, il regno però aveva granparte in concilio. A questi spedì il mandato della lega-zione e commesse che si ritrovassero e trattenessero iprelati e gli ambasciatori che vi fossero andati, non fa-cendo però azzione alcuna publica sino che non avesse-ro ricevuta l’instruzzione che egli gli averebbe inviato atempo opportuno.

L’imperatore ancora, intesa la deputazione de’ legati,non con speranza che in quel stato di cose potesse riu-

178Letteratura italiana Einaudi

Page 217: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

scire alcun bene, ma acciò dal pontefice non fosse ope-rato alcuna cosa in suo pregiudicio, vi mandò ambascia-tori don Diego, residente per lui in Venezia, e NicolòGranvela, insieme con Antonio, vescovo d’Arras, suo fi-gliuolo, et alcuni pochi vescovi del regno di Napoli. Et ilpontefice, oltre i legati, inviò anco alcuni vescovi de’ piúfedeli, ordinando però che lentamente vi si incaminasse-ro. Arrivarono cosí i pontefici, come gli imperiali, a tem-po determinato. E questi presentarono a’ legati il man-dato imperiale: fecero instanza che il concilio si aprisse efosse dato principio alle azzioni. Interposero i legati di-lazione con dire che non era degnità incomminciare unconcilio con sí poco numero, massime dovendo trattarearticoli di tanta importanza, come quelli che da’ luteranierano rivocati in dubio. I cesarei replicavano che si po-teva ben trattare la materia di riforma, che era piú neces-saria, né soggetta a tante difficoltà, e gli altri allegandoche conveniva applicare quella all’uso di diverse regioni,onde era piú necessario in essa l’intervento di tutti. In fi-ne passarono a proteste, alle quali non rispondendo i le-gati, ma rimettendo la risposta al papa, non si facevaconclusione alcuna.

Approssimandosi il fine dell’anno, ordinò l’imperato-re al Granvela d’andare alla dieta, che nel principio delseguente si doveva tenere in Noremberga, con ordine adon Diego di restar in Trento et operare che al conciliofosse dato principio, overo almeno che i congregati nonsi disunissero, per valersi di quell’ombra di concilio nel-la dieta. Il Granvela in Noremberga propose la guerracontra i turchi e di dar aiuti a Cesare contra il re di Fran-cia. I protestanti replicarono, domandando che si com-ponessero le differenze della religione e si levassero leoppressioni che i guidici camerali usavano contra di lorosotto altri pretesti, se ben in verità per quella causa; ache rispondendo Granvela che ciò non si poteva, né do-veva fare in quel luogo e tempo, essendo già congregato

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

179Letteratura italiana Einaudi

Page 218: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

per ciò il concilio in Trento, ma riusciva l’escusazionevana, non approvando i protestanti il concilio e dicendochiaro di non volere intervenirvi. La dieta ebbe fine sen-za conclusione, e don Diego tornò all’ambasciaria sua aVenezia, quantonque i legati facessero instanzia che, perdare riputazione al negozio, si trattenesse sino che dalpontefice avessero risposta.

[Il convento tridentino si dilegua, e ’l papa s’abboccacon Cesare a Busseto per fini privati]

Partito l’ambasciatore cesareo, seguirono i vescoviimperiali, e licenziati gli altri sotto diversi colori, final-mente i legati, dopo esservi stati sette mesi continui sen-za alcuna cosa fare, furono dal pontefice richiamati. E fuquesto il fine di quella congregazione. Dovendo essereCesare di breve in Italia, partito di Spagna per mare, afine d’andar in Germania, dissegnava il pontefice d’ab-boccarsi con lui in qualche luogo, e desiderava che ciòfosse in Bologna: et a questo effetto mandò Pietro Aloi-sio, suo figliuolo, a Genova ad invitarlo. Ma non volen-do l’imperatore uscire di strada, né perdere tempo inviaggio, mandò il cardinale Farnese ad incontrarlo epregarlo di far la via di Parma, dove il pontefice avessepotuto aspettarlo. Ma poi, essendo difficoltà, come l’im-peratore potesse entrare in quella città, il 21 giugno del1543 si ritrovarono ambedue in Busseto, castello de’Pallavicini, posto sopra la riva del Taro, tra Parma e Pia-cenza. I fini dell’uno e dell’altro non comportarono cheil negozio del concilio e della religione fosse il principaletrattato tra loro. Ma l’imperatore, essendo tutto volto a’pensieri contra il re di Francia, procurava di concitargliil papa et avere da lui danari per la guerra. Il pontefice,valendosi dell’occasione, era tutto intento ad ottenereMilano per i nepoti suoi, a che era per proprio interesse

180Letteratura italiana Einaudi

Page 219: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

aiutato da Margarita, figliuola naturale di Cesare, mari-tata in Ottavio Farnese, nepote del papa, e per ciò fattaduchessa di Camerino. Prometteva il pontefice a Cesaredi collegarsi con lui contra il re di Francia, fare molticardinali a sua nominazione, pagargli per alcuni anni150 mila scudi, lasciandogli anco in mano i castelli diMilano e di Cremona. Ma richiedendo gli imperiali unmillione di ducati di presente et un altro in termini nonmolto longhi, non potendosi concludere allora, né po-tendosi Cesare trattenere piú longamente, fu rimesso dicontinuare la trattazione per mezo de’ ministri ponteficiiche seguirebbero l’imperatore. Del concilio Cesare simostrò sodisfatto che con la missione de’ legati e conl’andata di quei pochi prelati i catolici di Germania al-meno avessero conosciuto la pronta volontà; e perché gliimpedimenti si potevano imputare al re di Francia, con-cluse che non era da pensare che rimedio usare, sino chefosse veduto l’incaminamento di quella guerra. Si parti-rono con gran dimostrazioni di scambievole sodisfazzio-ne, restando però il pontefice in sé medesimo dubiosose l’imperatore era per dargli sodisfazzione; onde inco-minciò a voltare l’animo al re di Francia.

[Cesare si collega con Inghilterra, e ’l papa con Francia]

Ma mentre sta in queste ambiguità, si publicò la legatra l’imperatore et il re d’Inghilterra contra Francia: laquale necessitò il papa ad alienarsi affatto dall’imperato-re, imperoché vidde quanto offendesse quella lega l’au-torità sua, essendo contratta con un scommunicato, ana-tematizato da lui e maledetto, destinato alla eternadannazione e scismatico, privato d’ogni regno e domi-nio, con annullazione d’ogni confederazione con qual sivoglia contratta, contra il quale anco per suo comman-damento tutti i prencipi cristiani erano obligati mover le

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

181Letteratura italiana Einaudi

Page 220: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

arme, e quello che piú di tutto importa, che restandosempre piú contumace e sprezzando eziandio con aper-te parole l’autorità sua, che questo mostrava evidente-mente al mondo, l’imperatore non avere a lui rispetto al-cuno, né spirituale, né temporale, e dava essempio adogni altro di non tenere conto alcuno dell’autorità sua: etanto maggiore gli pareva l’affronto, quanto per gli inte-ressi dell’imperatore e per farli piacere, Clemente, cheaverebbe potuto con gran facilità temporeggiare in quel-la causa, aveva proceduto contra quel re, del rimanenteben affetto e benemerito della Sede apostolica. A questeoffese poneva il papa nell’altra bilancia che il re di Fran-cia aveva fatto tante leggi et editti di sopra narrati perconservare la religione e la sua autorità; a quali s’aggion-geva che al primo d’agosto i teologi parisini a suono ditromba, congregato il popolo, publicarono i capi delladottrina cristiana, 25 in numero, proponendo le conclu-sioni e determinazioni nude, senza aggiongerli raggioni,persuasioni o fondamenti, ma solo prescrivendo, comeper imperio, quello che volevano che fusse creduto; iquali furono stampati e mandati per tutta la Francia,confermati con lettere del re, sotto gravissime pene a chialtramente parlasse overo insegnasse, con un altro nuo-vo decreto d’inquirire contra i luterani. Cose le quali piúpiacevano al papa, perché sapeva essere fatte dal re nontanto per la causa detta di sopra, cioè di giustificarsi colmondo che la guerra con Cesare non era presa da lui perfavorire la dottrina de’ luterani, né per impedire la loroestirpazione, ma ancora e piú principalmente per com-piacere a lui e per riverenza verso la Sede apostolica.

Ma l’imperatore a cui notizia erano andate le quereledel papa, rispondeva che avendo il re di Francia fattaconfederazione col Turco e danno de cristiani, come be-ne mostrava l’assedio posto a Nizza di Provenza dall’ar-mata ottomana, guidata dal Polino, ambasciatore del re,e le prede fatte nelle riviere del regno, a lui era stato leci-

182Letteratura italiana Einaudi

Page 221: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

to per diffesa valersi del re d’Inghilterra, cristiano se bennon riconosce il papa, sí come anco, con buona graziadel medesimo pontefice, egli e Ferdinando si valevanodegli aiuti de’ protestanti piú alieni dalla Sede apostolicache quel re; che averebbe dovuto il papa, intesa quellacollegazione di Francia col Turco, procedere conta lui;ma vedersi bene la differenza usata: perché l’armata de’turchi, che tanti danni aveva portati a tutti i cristiani pertutto dove transitato aveva, era passata amichevolmenteper le riviere del papa; anzi, che essendo andata ad Ostiaa far acqua la notte di San Pietro et essendo posta tuttaRoma in confusione, il cardinale de Carpi, che per nomedel papa assente commandava, fece fermare tutti, sicuroper l’intelligenza che aveva co’ turchi.

La guerra e queste querele posero in silenzio per que-sto anno le trattazioni di concilio; le quali però ritorna-rono in campo il seguente 1544, fatto principio nelladieta di Spira; dove Cesare, avendo commemorato le fa-tiche altre volte fatte da lui per porgere rimedio alle di-scordie della religione, e finalmente la sollecitudine e di-ligenza usata in Ratisbona, raccordò come, non avendosipotuto allora componere le controversie, finalmente lacosa fu rimessa ad un concilio generale o nazionale, ove-ro ad una dieta, aggiongendo che dopo il pontefice a suainstanza aveva intimato il concilio, al quale egli mede-smo aveva determinato di ritrovarsi in persona, e l’ave-rebbe fatto, se non fosse stato impedito dalla guerra diFrancia; ora, restando l’istessa discordia nella religione eportando le medesme incommodità, non essere piú tem-po di differire il rimedio: al quale ordinava che pensas-sero e proponessero a lui quella via che giudicassero mi-gliore. Furono sopra il negozio della religione avutemolte considerazioni; ma perché le occupazioni delleguerre molto piú instavano, fu rimesso questo alla dietache si doveva celebrare al decembre; e tra tanto fu fattodecreto che Cesare dasse la cura ad alcuni uomini di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

183Letteratura italiana Einaudi

Page 222: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

bontà e dottrina di scrivere una formula di riforma, el’istesso dovessero fare tutti i prencipi, accioché nella fu-tura dieta, conferite tutte le cose insieme, si potesse de-terminare di consenso commune quello che s’avesse daosservare sino al futuro generale concilio, da celebrarsiin Germania, overo sino al nazionale. Tra tanto tuttistessero in pace, né si movesse alcun tumulto per la reli-gione, e le chiese dell’una e dell’altra religione godesseroi suoi beni. Questo recesso non piacque a’ catolici gene-ralmente: ma perché alcuni d’essi s’erano accostati a’protestanti, gli altri approvavano questa via di mezo.Quelli che non se ne contentavano, veduto essere pochi,si risolsero di sopportarlo.

Ma seguitando tuttavia la guerra, il pontefice, aggion-to allo sdegno conceputo per la confederazione con In-ghilterra, che l’imperatore non aveva mai assentito ad al-cuno de’ molti et ampli partiti offertigli dal cardinaleFarnese, mandato legato con lui in Germanaia, intornoal concedere a’ Farnesi il ducato di Milano, e che final-mente dovendo intervenire nella dieta di Spira, non ave-va concesso che il cardinale legato lo seguisse a quella,per non offendere i protestanti, e finalmente considera-to il decreto fatto nella dieta, tanto a sé et alla Sede apo-stolica pregiudiciale, restò maggiormente offeso veden-do le speranze perdute e tanto diminuita l’autorità eriputazione sua, e giudicava necessario risentirsi. E sebene dall’altro canto, considerato che la parte sua inGermania era indebolita e fosse da’ suoi piú intimi con-segliato dissimulare, nondimeno finalmente essendocerto che, dichiarato apertamente contrario a Cesare,obligava piú strettamente il re di Francia a sostentare lasua riputazione, si risolse incomminciare dalle parole,per pigliare occasione di passar a’ fatti che le congiontu-re avessero portato.

Et a 25 d’agosto scrisse una grande e longa letteraall’imperatore, il tenor della quale in sostanza fu: che

184Letteratura italiana Einaudi

Page 223: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

avendo inteso che decreti erano stati fatti in Spira, perl’ufficio e carità paterna non poteva restare di dirgli ilsuo senso, per non immitare l’essempio di Elí sacerdote,gravemente punito da Dio per l’indulgenza usata verso ifigliuoli. I decreti fatti in Spira essere con pericolodell’anima di esso Cesare et estrema perturbazione dellaChiesa; non dovere lui partirsi dalli ordeni cristiani, iquali, quando si tratta della religione, commandano chetutto debbia essere riferito alla Chiesa romana, e contutto ciò, senza tenere conto del pontefice, il qual soloper legge divina et umana ha autorità di congregare con-cilii e decretare sopra le cose sacre, abbia voluto pensaredi far concilio generale o nazionale; aggionto a questo,che abbia concesso ad idioti et eretici giudicare della re-ligione; che abbia fatto decreti sopra i beni sacri e resti-tuito agli onori i ribelli della Chiesa, condannati ancoper proprii editti; volere credere che queste cose non so-no nate da spontanea volontà di esso Cesare, ma da per-nicioso conseglio de malevoli alla Chiesa romana, e diquesto dolersi, che abbia condesceso a loro; essere pienala Scrittura d’essempii dell’ira di Dio contra gli usurpa-tori dell’ufficio del sommo sacerdote, di Oza, di Datan,Abiron e Core, del re Ozia e d’altri. Né essere sufficien-te scusa dire che i decreti siano temporarii sino al conci-lio solamente; perché se bene la cosa fatta fosse pia, perraggione della persona che l’ha fatta, non gli toccando, èempia. Dio avere sempre essaltato i prencipi divoti dellaSede romana, capo di tutte le chiese, Constantino, iTeodosii e Carlo Magno; per il contrario avere punitoquelli che non l’hanno rispettata: ne sono essempii Ana-stasio, Maurizio, Costante II, Filippo, Leone et altri, etEnrico IV per questo fu castigato dal proprio figliuolo,sí come fu anco Federico II dal suo. E non solo i prenci-pi, ma le nazioni intiere sono per ciò state punite: i giu-dei per avere ucciso Cristo, figliuolo di Dio, i greci peravere sprezzato in piú modi il suo vicario; le quali cose

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

185Letteratura italiana Einaudi

Page 224: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

egli debbe temere piú, perché ha origine da quelli impe-ratori, i quali hanno ricevuto piú onore dalla Chiesa ro-mana, che non hanno dato a lei. Lodarlo che desideril’emendazione della Chiesa, ma avvertirlo anco di lascia-re questo carico a chi Dio n’ha dato la cura: l’imperatoreessere ben ministro, ma non rettor e capo. Aggionse séessere desideroso della riforma et averlo dichiarato conl’intimazione del concilio fatta piú volte e sempre che ècomparsa scintilla di speranza che si potesse congregare;e quantonque sino allora senza effetto, nondimeno nonaveva mancato del suo debito, desiderando molto, cosíper l’univesale benefico del cristianesimo, come specialedella Germania, che ne ha maggior bisogno, il concilio,unico rimedio di provedere tutto. Essere già intimato, seben per causa delle guerre differito a piú commodo tem-po; però ad esso imperatore tocca aprire la strada chepossi celebrarsi, col fare la pace e differire la guerra,mentre si trattano le cose della religione in concilio:ubedisca donque a’ commandamenti paterni, escludadalle diete imperiali tutte le dispute della religione e lerimetta al pontefice, non faccia ordinazione de’ beni ec-clesiastici, revochi le cose concesse a’ ribelli della Sederomana, altrimenti egli per non mancar all’ufficio suo,sarà sforzato usare maggiore severità con lui, che nonvorrebbe.

186Letteratura italiana Einaudi

Page 225: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

LIBRO SECONDO

[settembre 1544 - marzo 1547]

[La pace fatta tra Cesare e ’l re di Francia dà occasionedi ritornare a trattar del concilio]

La guerra tra l’imperatore et il re di Francia non duròlongamente; perché Cesare conobbe chiaro che, restan-do egli in quella implicato et il fratello in quella contraturchi, la Germania s’avvanzava tanto nella libertà, chein breve manco il nome imperiale sarebbe stato ricono-sciuto, e che egli, facendo guerra in Francia, immitava ilcane d’Esopo che, seguendo l’ombra, perdette e quellaet il corpo; onde diede orecchie alle proposte de’ france-si per fare la pace, con dissegno non solo di liberarsi daquello impedimento, ma anco, col mezo del re, accom-modare le cose con turchi et attendere alla Germania.Perilché a 24 di settembre in Crespino fu conclusa fraloro la pace, nella quale, tra le altre cose, l’uno e l’altroprencipe capitolarono di defendere l’antica religione,d’adoperarsi per l’unione della Chiesa e per la riformadella corte romana, d’onde derivavano tutte le dissen-sioni, e che a questo effetto fosse unitamente richiesto ilpapa a congregar il concilio, e dal re di Francia fossemandato alla dieta di Germania a far ufficio con i prote-stanti che l’accettassero. Il pontefice non si spaventò peril capitolo del concilio e di riformare la corte, tenendoper fermo che quando avessero posta mano a quella im-presa, non averebbono potuto longamente restare con-cordi per i diversi e contrarii interessi loro, e non dubi-tava che dovendosi esseguire il dissegno per mezo delconcilio, egli non avesse fatto cadere ogni trattazione inmodo che l’autorità sua si fosse amplificata; ma ben giu-dicò che quando, avesse convocato il concilio alla richie-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

187Letteratura italiana Einaudi

Page 226: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sta loro, sarebbe stato riputato che l’avesse fatto costret-to, che sarebbe stato con molta diminuzione della sua ri-putazione e d’accrescimento d’animo a chi dissegnavamoderazione dell’autorità ponteficia. Per il che nonaspettando d’essere da alcuno di loro prevenuto, e dissi-mulate le sospizioni contra l’imperatore concepute, e lepiú importanti, che egli rendeva la pace fatta senza suointervento con capitoli pregiudiciali alla sua autorità,mandò fuori una bolla, nella quale, invitando tutta laChiesa a rallegrarsi della pace, come per quale era levatol’unico impedimento al concilio, lo stabilí di nuovo inTrento, ordinando il principio per il 15 marzo.

Vedeva il termine angusto, et insufficiente a mandare lanotizia per tutto, nonché a lasciare spacio a’ prelati di met-tersi in ordine e far il viaggio; riputò nondimeno che fossevantaggio suo che, se però s’aveva da celebrare, s’incom-minciasse con pochi, e quelli italiani, corteggiani e suoi de-pendenti, i quali sarebbono stati i primi, cosí sollecitati dalui, dovendosi nel principio trattare del modo come pro-ceder nel concilio che è il principale, anzi il tutto per con-servare l’autorità ponteficia; alla determinazione de’ qualisarebbono costretti stare quelli che alla giornata fosserosopragionti; né essere maraviglia che un concilio generales’incomminci con pochi, perché nel pisano e costanziensecosí occorse, i quali ebbero però felice progresso. Et aven-do penetrata la vera causa della pace, scrisse all’imperatoreche in servizio suo aveva prevenuto et usato celeritànell’intimazione del concilio. Imperoché sapendo comeSua Maestà, per la necessità della guerra francese, era statacostretta permettere e promettere molte cose a’ protestan-ti, col l’intimazione del concilio gli aveva dato modod’escusarsi nella dieta che si doveva fare al settembre, se,instante il concilio, non effettuava quello che aveva pro-messo concedere sino alla celebrazione di quello.

Ma la prestezza del pontefice non piacque all’impera-tore, né la ragione resa lo sodisfece: averebbe egli voluto

188Letteratura italiana Einaudi

Page 227: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

per sua riputazione, per far accettare piú facilmente ilconcilio alla Germania e per molti altri rispetti, esserecausa principale; nondimeno, non potendo altro fare, usòperò tutti quei termini che lo potessero mostrare lui auto-re et il papa aderente, mandò ambasciatori a tutti i pren-cipi a significare l’intimazione e pregargli mandare amba-sciatori per onorare quello consesso e confermare idecreti che si vi farebbono. Et attendeva a fare seria pre-parazione come se l’impresa fosse stata sua. Diede diversiordeni a’ prelati di Spagna e de’ Paesi Bassi, et ordinò trale altre cose che i teologi di Lovanio si congregassero in-sieme per considerare i dogmi che si dovevano proporre,i quali ridussero a 32 capi, senza però confermargli conalcun luogo delle Sacre Lettere, ma esplicando magistral-mente la sola conclusione: i quali capi furono dopo con-fermati con l’editto di Cesare e divulgati con precetto cheda tutti fossero tenuti e seguiti. E non occultò l’imperato-re il disgusto conceputo contra il pontefice in parole alnoncio dette, cosí in quella occasione, come in altre au-dienze; anzi, avendo al decembre il papa creati 13 cardi-nali, tra quali tre spagnoli, gli proibì l’accettare le insegneet usare il nome e l’abito.

Il re di Francia ancora fece convenire i teologi parigini aMelun per consultare de’ dogmi necessarii alla fede cristia-na che si dovevano proponere in concilio; dove vi fu moltacontenzione, volendo alcuni che si proponesse la confer-mazione delle cose statuite in Costanza et in Basilea et ilrestabilimento della Pragmatica, et altri dubitando che perciò il re dovesse restar offeso, per la destruzzione che neseguiva del concordato fatto da lui con Leone, conseglia-vano di non mettere a campo questa disputa. Et appresso,perché in quella scuola sono varie opinioni anco nella ma-teria de’ sacramenti, a’ quali alcuni dànno virtú effettivaministeriale, et altri no, e desiderando ogni uno che la suafosse articolo di fede, non si poté concludere altro, se nonche si restasse ne’ 25 capi publicati due anni inanzi.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

189Letteratura italiana Einaudi

Page 228: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Ma il pontefice, significato al re di Francia il pocobuon animo dell’imperatore verso lui, lo richiese che persostentamento della Sede apostolica mandasse quantoprima suoi ambasciatori al concilio, et al noncio suo ap-presso l’imperatore commise che, stando attento a tuttele occasioni, quando da’ protestanti gli fusse dato qual-che disgusto, gli offerisse ogni assistenza dal ponteficeper ricuperare l’autorità cesarea con aiuti spirituali etemporali; di che avendo il noncio purtroppo spessoavuto occasione, operò sí che Cesare, comprendendo dipotere avere bisogno del papa nell’un e nell’altro modo,rimise la durezza e ne diede segno concedendo a’ nuovicardinali di assumer il nome e l’insegne, et al noncio da-va audienze piú grate e con lui conferiva delle cose diGermania piú del solito.

[Il papa deputa i legati al concilio]

Fu grande la fretta del pontefice non solo a convoca-re il concilio, ma anco ad ispedire i legati, i quali nonvolle, sí come alcun consegliava, che per degnità man-dassero prima qualche sostituto a ricevere i primi prela-ti, per fare poi essi entrata con incontri e ceremonie, mache fossero i primi e giongessero inanzi il tempo. De-putò per legati Giovanni Maria di Monte, vescovo car-dinale di Palestrina, Marcello Cervino, prete di SantaCroce, e Reginaldo Polo, diacono di Santa Maria in Co-smedin: in questo elesse la nobiltà del sangue e l’opinio-ne di pietà che communemente si aveva di lui, e l’esseringlese, a fine di mostrare che non tutta Inghilterra fos-se ribelle; in Marcello la costanza e perseveranza immo-bile et intrepida, insieme con isquisita cognizione; nelMonte la realtà e mente aperta, congionta con tal fi-deltà a’ patroni, che non poteva preporre gli interessi diquelli alla propria conscienza.

190Letteratura italiana Einaudi

Page 229: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Questi spedí con un breve della legazione e non diedeloro, come si costuma a’ legati, la bolla della facoltà, némeno scritta instruzzione, non ben certo ancora checommissioni dargli, pensando di governarsi secondo chei successi e gli andamenti dell’imperatore consegliasse-ro, ma con quel solo breve gli fece partire.

Ma oltre il pensiero che il papa metteva allora allecose di Trento, versava nell’animo suo un altro di nonminor momento intorno la dieta che si doveva tener inVormazia, alla quale si credeva che l’imperatore noninterverrebbe; temendo il papa che Cesare, irritato dal-la lettera scrittagli, non facesse sotto mano fare qualchedecreto di maggior pregiudicio alle cose sue, che i pas-sati, overo almeno non lo permettesse; per questo giu-dicava necessario avere un ministro d’autorità e riputa-zione con titolo di legato in quel luogo. Ma era in grandubio di non ricevere per quella via affronto, quandodalla dieta non fosse ricevuto con onore debito. Trovòtemperamento di mandare il cardinale Farnese, suo ne-pote, all’imperatore e farlo passare per Vormazia, equivi dare gli ordeni a’ catolici, e fatti gli ufficii oppor-tuni, passare inanzi verso l’imperatore, e fra tanto man-dare Fabio Mignanello da Siena, vescovo di Grosseto,per noncio residente appresso il re de’ Romani, con or-dine di seguirlo alla dieta.

Poi applicando l’animo a Trento, fece dare principio aconsultare il tenor delle facoltà che si dovevano dare a’legati. Il che ebbe un poco di difficoltà, per non avere es-sempii da seguire. Imperoché al lateranense precedenteera intervenuto il pontefice in persona; inanzi quello, alfiorentino, parimente intervenne Eugenio IV; il costan-ziense, dove fu levato il schisma, ebbe il suo principiocon la presenza di Giovanni XXIII, uno de’ tre papi de-messi, et il fine con la presenza di Martino V; inanzi diquello, il pisano fu prima congregato da cardinali e finitoda Alessandro V. In tempi ancora piú inanzi, al vienense

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

191Letteratura italiana Einaudi

Page 230: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

fu presente Clemente V; a’ doi concilii di Lion, Innocen-zio IV e Gregorio X, et inanzi questi al leteranense, In-noncenzio III. Solo il concilio basileense, in quel tempoche stette sotto l’obedienza d’Eugenio IV, fu celebratocon presenza de’ legati. Ma immitare qualsivoglia dellecose in quello osservate era cosa di troppo cattivo presa-gio. Si venne in risoluzione di formare la bolla con questaclausula, che gli mandava come angeli di pace al conciliointimato per l’inanzi da lui in Trento; et esso gli dava pie-na e libera autorità, accioché per mancamento di quella,la celebrazione e continuazione non potesse essere ritar-data, con facoltà di presedervi et ordinare qualonque de-creti e statuti, e publicarli nelle sessioni, secondo il costu-me; proponere, concludere et esseguire tutto quello chefosse necessario per condannare et estirpare da tutte leprovincie e regni gli errori; conoscere, udire, decidere edeterminare nelle cause d’eresia e qualonque altre con-cernenti la fede catolica, riformare lo stato della santaChiesa in tutti i suoi membri, cosí ecclesiastici, come se-colari, e mettere pace tra i prencipi cristiani, e determi-nare ogni altra cosa che sia ad onore di Dio et aummentodella fede cristiana, con autorità di raffrenare con censu-re e pene ecclesiastiche qualonque contradittori e rebellid’ogni stato e preminenza, ancora ornati di dignità pon-teficale overo regale, e di fare ogni altra cosa necessariaet opportuna per l’estirpazione dell’eresie et errori, ri-duzzione de’ popoli alienati dall’ubedienza della Sedeapostolica, conservazione e redintegrazione della libertàecclesiastica, con questo però, che in tutte le cose proce-dessero col consenso del concilio.

E considerando il papa non meno ad inviare il conci-lio che a’ modi di dissolverlo quando fosse incommin-ciato, se il suo servizio avesse cosí ricercato, per prove-dersi a buon’ora, seguendo l’essempio di Martino V, ilquale, temendo di quei incontri che avvennero a Gio-vanni XXIII in Costanza, mandando i noncii al concilio

192Letteratura italiana Einaudi

Page 231: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

di Pavia, gli diede un particolar breve con autorità diprolongarlo, dissolverlo, trasferirlo dovunque fosse loropiacciuto, arcano per attraversare ogni deliberazionecontraria a’ rispetti di Roma. Pochi dí dopo fece un’altrabolla, dando facoltà a’ legati di trasferire il concilio.Questa fu data sotto il 22 febraro dell’istesso anno, dellaquale dovendo di sotto parlare quando si dirà della tran-slazione a Bologna, si deferirà sino allora quel tutto chesopra ciò si ha da dire.

[I due legati giongono in Trento; giongono anco l’am-basciator cesareo e gli ambasciatori del re de’ Romani]

[A’] 13 marzo gionsero in Trento il cardinale delMonte et il cardinale Santa Croce, raccolti dal cardinaldi Trento, fecero entrata publica in quel giorno e con-cessero tre anni et altre tante quarantene d’indulgenza aquelli che si ritrovarono presenti, se ben non avevanoquesta autorità dal papa, ma con speranza che egli ratifi-carebbe il fatto. Non trovarono prelato alcuno venuto,se ben il pontefice aveva fatto partire da Roma alcuni,acciò si ritrovassero là al tempo prefisso.

La prima cosa che i legati fecero fu considerare lacontinenza della bolla delle facoltà dategli, e deliberaro-no tenerla occulta, et avvisarono a Roma che la condi-zione di procedere con consenso del concilio gli tenevatroppo ligati e gli rendeva pari ad ogni minimo prelato,et averebbe difficoltato grandemente il governo, quandoavesse bisognato communicare ogni particolare a tutti;aggiongendo anco che era un dare troppo libertà, anzilicenza alla moltitudine. Fu conosciuto in Roma che leraggioni erano buone e la bolla fu corretta secondo l’avi-so, concedendo l’autorità assoluta. Ma i legati, mentreaspettavano risposta, dissegnarono nella chiesa catedra-le il luogo della sessione capace di 400 persone.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

193Letteratura italiana Einaudi

Page 232: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Dieci giorni dopo li legati, gionse a Trento don Diegodi Mendozza, ambasciatore cesareo appresso la republi-ca di Venezia, per intervenire al concilio con amplissimomandato datogli il 20 frebraro da Bruselles, e fu ricevutoda’ legati con l’assistenza del cardinale Madruccio e ditre vescovi, che tanti sino allora erano arrivati, quali, peressere stati i primi, è bene non tralasciare i nomi loro: efurono Tomaso Campeggio vescovo di Feltre, nepotedel cardinale, Tomaso di San Felicio, vescovo della Ca-va, fra’ Cornelio Musso franciscano, vescovo di Bitonto,il piú eloquente predicatore di quei tempi. Quattro gior-ni dopo fece don Diego la sua proposta in scritto: conte-neva la buona disposizione della Maestà Cesarea circa lacelebrazione del concilio e l’ordine dato a’ prelati diSpagna per ritrovarvisi, quali pensava che oramai fosse-ro in camino; fece scusa di non essere venuto prima perle indisposizioni; ricercò che s’incomminciassero le az-zioni conciliari e la riforma de’ costumi, come due anniprima in quel luogo medesimo era stato proposto damonsignore Granvela e da lui. I legati in scritto gli rispo-sero, lodando l’imperatore, ricevendo la scusa della suapersona, e mostrando il desiderio della venuta de’ prela-ti. E la proposta e la risposta furono dalla parte a chi ap-parteneva ricevute ne’ capi non pregiudiciali alle raggio-ni del suo prencipe rispettivamente: cautela che rendeindizio manifesto con qual carità e confidenza si trattavain proposta e risposta, dove non erano parole che di pu-ro complemento, fuori che nella menzione di riforma.

I legati, incerti ancora qual dovesse esser il modo ditrattare, facevano dimostrazione di dovere giontamenteprocedere con l’ambasciatore e prelati, e di communi-care loro l’intiero de’ pensieri: onde all’arrivo delle let-tere da Roma o di Germania convocavano tutti per leg-gerle. Ma avvedendosi che don Diego si pareggiava aloro et i vescovi si presumevano piú del costumato aRoma, e temendo che, accresciuto il numero, non na-

194Letteratura italiana Einaudi

Page 233: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

scesse qualche inconveniente, avisarono a Roma, conse-gliando che ogni spacio gli fosse scritto una lettera dapotere mostrare, e le cose secrete a parte, perché dellelettere sino a quel tempo ricevute gli era convenuto ser-virsi con ingegno. Dimandarono anco una cifra per po-ter communicare le cose di maggior momento. Le qualparticolarità, insieme con molte altre che si diranno,avendole tratte dal registro delle lettere del cardinaledel Monte e servendo molto per penetrare l’intimo del-le trattazioni, non ho voluto tacerle.

Essendo già passato il mese di marzo e spirato di tantigiorni il prefisso nella bolla del papa per dar principio alconcilio, i legati consegliandosi tra loro sopra l’aprirlo,risolsero d’aspettar aviso da Fabio Mignanello, noncioappresso Ferdinando, di quello che in Vormazia si trat-tava, et anco ordine da Roma, dopo che il papa avesseinteso la venuta et esposizione di don Diego; massimeche gli pareva vergogna dar un tanto principio con trevescovi solamente. Alli 8 d’aprile gionsero ambasciatoridel re de’ Romani, per ricevere i quali fu fatta solennecongregazione. In quella don Diego voleva precedere ilcardinale di Trento e sedere appresso i legati, dicendoche, rappresentando l’imperatore, doveva sedere doveaverebbe seduta Sua Maestà. Ma per non impedire le az-zioni fu trovato modo di stare che non appariva quale diloro precedesse. Gli ambasciatori del re presentaronosolo una lettera del suo prencipe; a bocca esplicaronol’osservanza regia verso la Sede apostolica et il pontefi-ce, l’animo pronto a favorire il concilio et ample offerte:soggionsero che mandarebbe il mandato in forma e per-sone piú instrutte.

Dopo questo arrivò a Trento et a Roma l’aspettatoaviso della proposta fatta in dieta il dí 24 marzo dal reFerdinando, che vi presedeva per nome dell’imperatore,e della negoziazione sopra di quella seguita: e fu la pro-posta del re che l’imperatore aveva fatta la pace col re di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

195Letteratura italiana Einaudi

Page 234: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Francia per attendere a comporre i dissidii della religio-ne e proseguire la guerra contra turchi; dal quale avevaavuto promessa d’aiuti e dell’approbazione del conciliodi Trento, con risoluzione d’intervenirvi o in persona oper suoi ambasciatori. Per questo stesso fine aveva ope-rato col pontefice che l’intimasse di nuovo, essendo sta-to per inanzi prorogato, e sollecitatolo anco a contribui-re aiuti contra i turchi. Che dalla Santità Sua avevaottenuto l’intimazione e già essere in Trento gl’amba-sciatori mandati dall’imperatore e da lui. Che era notoad ogni uno quanta fatica avesse usato Cesare per farecelebrare il concilio, prima con Clemente in Bologna,poi con Paolo in Roma, in Genova, in Nizza, in Lucca etin Busseto. Che secondo il decreto di Spira, aveva datoordine ad uomini dotti e di buona conscienza che com-ponessero una riforma; la qual anco era stata ordinata.Ma essendo cosa di molta deliberazione et il tempo bre-ve, soprastando la guerra turchesca, avere Cesare deli-berato che, tralasciato di parlare piú oltre di questo,s’aspettasse di veder prima qual fosse esser il progressodel concilio e che cosa si poteva da quello sperare, do-vendosi comminciare presto; che, quando non apparissefrutto alcuno, si potrebbe inanzi il fine di quella dieta in-timare un’altra per trattare tutto ’l negozio della religio-ne, attendendo adesso a quello che piú importa, cioè al-la guerra de’turchi.

[I protestanti rifiutano il concilio tridentino]

Di questa proposta presero i protestanti gran sospetto,perché, dovendo durare la pace della religione sino alconcilio, dubitarono che, snervati di danaro per le con-tribuzioni contra il Turco, non fossero assaliti con prete-sto che il decreto della pace per l’apertura del concilio inTrento fosse finito. Però dimandarono che si continuasse

196Letteratura italiana Einaudi

Page 235: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

la trattazione incomminciata, allegando essere assai lon-go il tempo a chi ha timor di Dio, overo almeno si stabi-lisse di nuovo la pace sino ad un legitimo concilio tantevolte promesso, quale il tridentino non era, per le raggio-ni tante volte dette; e dichiararono di non poter contri-buire, se non avendo sicurezza d’ogni pace, non ligata aconcilio ponteficio, quale avevano ripudiato sempre chese n’era parlato; e se ben gli ecclesiastici assolutamenteacconsentivano che la causa della religione si rimettessetotalmente al concilio, fu nondimeno risoluto d’aspettarela risposta di Cesare inanzi la conclusione.

Di questa azzione al pontefice et a’ legati, che erano inTrento, tre particolari dispiacquero. L’uno, che l’impera-tore attribuisse a sé d’aver indotto il papa alla celebrazio-ne del concilio, che pareva mostrare poca cura delle cosedella religione nel pontefice; il secondo d’avere indotto ilre di Francia ad acconsentirvi, che non era con onoredella Santità Sua, a cui toccava far questo; il terzo, chevolesse tenergli ancora il freno in bocca di una dieta fu-tura, accioché, non andando inanzi il concilio, avesserosempre da stare in timore che non si trattasse in dietadelle cose della religione. Sentiva il papa molestia perpe-tua, non meno per le ingiurie che riceveva quotidiana-mente da’ protestanti, che per le azzioni dell’imperatore,le quali egli soleva dire che, quantonque avessero appa-renza di favorevoli, erano maggiormente perniziose allareligione et autorità sua, quali non possono essere l’unadall’altra separate. Senza che gli pareva sempre esser inpericolo che l’imperatore non s’accordasse co’ tedeschiin suo pregiudicio: e pensando a’ rimedii non sapeva tro-varne alcuno, se non mettere in piedi una guerra di reli-gione; poiché con quella ugualmente resterebbono et iprotestanti raffrenati e l’imperatore implicato in difficileimpresa, e si metterebbe in silenzio ogni raggionamentodi riforma e concilio. Era in gran speranza che gli potesseriuscire per quello che il suo noncio gli scriveva, di ritro-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

197Letteratura italiana Einaudi

Page 236: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vare Cesare sempre piú sdegnato co’ protestanti e cheascoltava le proposte del soggiogarli con le forze: perquesto rispetto, oltre il narrato di sopra, d’impedire chein dieta non fosse fatta cosa pregiudiciale, e far animo etaggionger forza a’ suoi, s’aggiongeva un’altra causa piúurgente, come quella che era d’interesse privato; cheavendo deliberato di dar Parma e Piacenza al figliuolo,non gli pareva poterlo fare senza gravissimo pericolo,non acconsentendo l’imperatore, che averebbe potutotrovare pretesti, o perché quelle città altre volte furonodel ducato di Milano, o perché, come avvocato dellaChiesa, poteva pretendere d’ovviare che non fosse lesa.Per questi negozii mandò il cardinale Farnese legato inGermania con le necessarie instruzzioni.

[I legati in Trento chiedono avviso al papa intornoall’aprire il concilio]

Ma i legati in Trento, avendo avuto commissione dalpapa che in evento che intendessero trattarsi della reli-gione nella dieta, dovessero, senza aspettare maggiornumero de’ prelati, aprire il concilio con quei tanti chevi fossero, ma non dovendosi trattarne, si governasserocome gli altri rispetti consegliassero, viddero dalla pro-posta della dieta non esser astretti, ma ben, dall’altraparte, il poco numero de’ prelati (che sino allora nonerano piú di quattro) persuadergli la dilazione; restava-no però in dubio che il pericolo delle arme turcheschenon constringesse Ferdinando a fare il recesso e, secon-do la promessa, intimare un’altra dieta dove si trattassedella religione, ributtando la colpa in loro con dired’avergli fatto notificare la proposizione, accioché, sa-pendo quello che era promesso con buona intenzione,essi, aprendo il concilio, dassero occasione che non s’es-seguisse. Per la qual causa mandarono al pontefice in di-

198Letteratura italiana Einaudi

Page 237: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ligenza per ricevere ordine da lui di quello che dovesse-ro fare in tal angustia di deliberazione, vedendosidall’un canto necessitati da un potente rispetto d’accele-rare, e dall’altro costretti a soprasedere per essere quasicome soli in Trento. Misero inanzi al pontefice averemolte congetture e grandi indicii che l’imperatore noncurasse molto la celebrazione del concilio; che don Die-go, dopo la prima comparizione, non aveva mai dettopur una parola, e che mostrava quasi in fronte avere pia-cere di quell’ocio e trascorso di tempo, bastandogli solola sua comparizione per scolpar il suo patrone e giustifi-carlo che, avendo per se stesso e per oratori continua-mente chiesto e sollecitato il concilio, et avendo condot-to il negozio al termine, e non vedendo progressoconveniente, potesse e dovesse intimare l’altra dieta, eterminare la causa della religione, come raggionevol-mente devoluta a Sua Maestà per la diligenza sue e ne-gligenza del pontefice. Proponevano di pigliare un par-tito medio, di cantare una messa dello Spirito Santoprima che l’imperatore gionga in dieta, la qual sia perprincipio del concilio e cosí prevenire tutto quello chel’impertore potesse fare nel recesso, e dall’altro canto le-vare l’occasione che si potesse dire essersi comminciatoa trattare le cose del concilio con 4 persone; restando inlibertà di goder il beneficio del tempo, e potere o proce-dere piú oltre, o soprasedere, o trasferire, o serrar il con-cilio, secondo che gli accidenti consigliassero. Gli consi-derarono ancora che, se il concilio fosse aperto dopoche il cardinale Farnese avesse parlato a Cesare, alcunoaverebbe potuto credere che quel cardinale fosse man-dato per impetrare che non si facesse e non avesse potu-to ottenerlo; oltra che crescendo la fama delle arme delTurco, si direbbe che fosse aperto in tempo, quando bi-sognava attendere ad altro e si sapeva non potersi fare. Ilcardinale Santa Croce aveva gran desiderio che si mo-strassero segni di devozione e si facesse con le solite ce-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

199Letteratura italiana Einaudi

Page 238: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

remonie della Chiesa concorrere il popolo; e però fu au-tore che scrivessero tutti al papa dimandando un brevecon l’autorità di dar indulgenze, il quale avesse la datadalla loro partita, acciò l’indulgenza già concessa da loronella entrata fosse valida. Aveva scrupolo quel cardinaleche il popolo trovatosi presente a quel ingresso non fos-se defraudato di quei tre anni e quarantene che conces-sero, e con questo voleva supplire, senza considerareche difficoltà nasce, se chi ha autorità di dar indulgenzepuò convalidare le concesse da altri senza potestà.

[Il papa si risolve a far aprire il concilio]

Il cardinale vescovo e patrone di Trento, consideran-do che quella città in se stessa picciola e vuota d’abita-tori, se il concilio fosse caminato inanzi, restava in di-screzione di forestieri con pericolo di sedizioni, fecesapere al papa che era necessario un presidio almeno di150 fanti, massime se venissero i luterani: qual spesa es-so non poteva fare, essendo essausto per i molti debitilasciatigli dal suo precessore. A questo rispose il ponte-fice che il mettere presidio nella città sarebbe stato unpretesto a’ luterani di publicare che il concilio non fos-se libero; che mentre soli italiani erano in Trento, vanosarebbe aver dubio, e che egli non aveva minor curadella quiete della città, che esso medesimo cardinale,importando piú al pontefice la sicurezza del concilio,che al vescovo della città; però lasciasse la cura a lui etenesse per certo che starà vigilante e provederà a’ peri-coli per suo interesse, né lo aggraverà di far alcuna spe-sa; et avendo ben pensato tutte le raggioni che persua-devano e dissuadevano il dare principio al concilio, perla dissuasione non vedeva raggione di momento, se nonche quando fosse aperto, egli fosse ricercato di lasciarlocosí, sino che cessassero gli impedimenti della guerra

200Letteratura italiana Einaudi

Page 239: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

de turchi et altri: il che era mettergli un freno in boccaper agitarlo dove fosse piacciuto a chi ne tenesse le re-dine, sommo pericolo alle cose sue. Questo lo fece ri-solvere stabilmente in se stesso che per niente si dovevalasciarlo stare ociosamente aperto, né partirsi da questadisgiontiva: che overo il concilio si celebri, potendo; onon potendo, si serri o si sospenda sino che da lui fossepublicato il giorno nel quale si avesse da riassumere. Efermato questo ponto, scrisse a’ legati che l’apprisseroper il dí di Santa Croce; qual ordine essi publicaronoall’ambasciatore cesareo et a tutti gli altri, senza venireal particolare del giorno. E poco dopo gionse il cardi-nal Farnese in Trento per transitare di là in Vormazia eportò l’istessa commissione, e consultato il tutto tra luiet i legati, fu tra loro determinato di continuare, notifi-cando a tutti la commissione d’aprire il concilio in ge-nere, ma non descendendo al giorno particolare, se nonquando egli, gionto in Vormes, avesse parlato all’impe-ratore, avendo conceputa molto buona speranza peraver inteso che l’imperatore, udita l’espedizion della le-gazione, era rimasto molto sodisfatto del papa e lascia-tosi intendere di volere procedere unitamente con lui;il che per non sturbare, non volevano senza notizia del-la Maestà Sua procedere a nissuna nuova azzione, mas-sime che cosí don Diego, come il cardinal di Trentoconsegliavano l’istesso.

Rinovò don Diego la sua pretensione di precederetutti, eccetto i legati, allegando che sí come quando ilpapa e Cesare fossero insieme, nissuno sederebbe inmezo, l’istesso si dovesse osservare ne’ representantil’uno e l’altro e dicendo d’aver in ciò il parere e conse-glio di persone dotte. Da’ legati non fu risposto se noncon termini generali, che erano preparati di dar a cia-scuno il suo luogo, aspettando d’aver ordine da Roma;il che anco piaceva a don Diego, sperando che là nelliarchivi publici si troverebbono decisioni et essempii di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

201Letteratura italiana Einaudi

Page 240: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ciò; mostrandosi pronto, fuori del concilio di cedere adogni minimo prete; ma soggiongendo che nel concilionessuno ha maggior autorità, dopo il papa, che il suoprencipe. Ad alcuno, nel legere questa relazione, po-trebbe parere che essendo di cose e raggioni leggiere,tenesse del superfluo: ma lo scrittore dell’istoria, consenso contrario, ha stimato necessario fare sapere daquali minimi rivoli sia causato un gran lago che occupaEuropa, e chi nel rigistro vedesse quante lettere andaro-no e venirono prima che quell’apertura fosse conclusa,stupirebbe della stima che se ne faceva e delli sospettiche andavano attorno.

[Il vicerè di Napoli ordina a’ vescovi del regno di nomi-nare quattro procuratori in nome comune di tutti pel con-cilio. Il papa rimedia per una bolla generale che divieta leprocurazioni in concilio]

In Italia, poiché si viddero incaminate le cose del con-cilio con speranza che questa volta si dovesse pur cele-brare, li vescovi pensavano al viaggio. Il vicerè di Napolientrò in pensiero che non andassero tutti i suoi: volevamandare quattro nominati da lui col mandato degli altridel regno, che passano 100. Fece perciò il capellan mag-gior del regno una congregazione de’ prelati in casa sua egli intimò che facessero la procura: a che molti s’oppose-ro, dicendo voler andar in persona; che cosí hanno giura-to e sono tenuti, e non potendo, esser di raggione checiascuno, secondo la propria conscienza, faccia procura-tore, e non un solo per tutti. S’alterò il vicerè e di nuovoordinò al capellan maggior che gli chiamasse e gli com-mandasse che facessero la procura, e simil ordine mandòa tutti i governi del regno. Questo diede pensiero assai alpapa et a’ legati, non sapendo se venisse dalla fantasiapropria del vicerè, per mostrarsi sufficiente o per poca

202Letteratura italiana Einaudi

Page 241: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

intelligenza, o pur se altri glielo facesse fare e venisse dapiú alta radice. E per scoprire l’origine di questo motivo,il papa fece una bolla severa, che nissun assolutamentepotesse comparire per procuratore; quale i legati ritenne-ro appresso loro secreta e non publicarono, come tropposevera, per essere universale a tutti i prelati di cristianità,eziandio a’ lontanissimi et impediti, a’ quali era cosa im-possibile da osservare, et ancora per essere rigida, sta-tuendo che incorrano ipso facto in pena di sospensione adivinis et amministrazione delle chiese, temendo che po-tesse causare molte irregularità, nullità d’atti et indebitepercezzioni de’ frutti, e che per ciò si potesse svegliarequalche nazione mal contenta ad interporre un’appella-zione, et incomminciare a contender di giurisdizzione.Perilché anco scrissero di non doverla publicare senzanuova commissione, stimando anco che basti il solo ro-more d’essere fatta la bolla, senza che si mostri: di questabolla si dirà a suo luogo il fine che ebbe.

Un altro negozio, se ben di minor momento, nonperò manco noioso, restava. I legati, che sino a quelgiorno avevano avuto leggieri sussidii per fare le speseoccorrenti, et essendo anco assai poveri per supplire colsuo, come in qualche particolare gli era convenuto fare,continuando in tal guisa non averebbono potuto man-tenersi, onde communicato con Farnese, scrissero alpontefice che non era riputazione sua far un conciliosenza ornamenti et apparati necessarii e consueti, conquel splendore che tanto consesso ricerca; a che era ne-cessaria persona con carico proprio; e però sarebbe sta-to bene ordinare un depositario con qualche somma didenari per provedere alle spese occorrenti e per sovve-nire a qualche prelato bisognoso, et accarezzare quacheuomo di conto; cosa molto necessaria per fare averebuon essito al concilio.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

203Letteratura italiana Einaudi

Page 242: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Si tiene congregazione per cose preparatorie]

Il 3 maggio, essendo già arrivati 10 vescovi, fecerocongregazione per stabilire le cose preambule; nellaquale intimarono publicamente la commissione del pon-tefice d’aprire il concilio, aggiongendo che aspettavanoa determinare il giorno, quando ne fosse data parteall’imperatore. Si passò la congregazione per la granparte in cose ceremoniali: che i legati, se ben d’ordinediverso, essendo un vescovo, l’altro prete, et il terzo dia-cono, dovessero nondimeno avere i paramenti confor-mi, portando tutti tre ugualmente piviali, sí come l’uffi-cio et autorità loro era uguale in una legazione et unapresidenza; che il luogo delle sessioni dovesse esseradobbato di panni arazzi, acciò non paresse un consessodi mecanici. Proposero se si dovevano fare sedie per ilpontefice e per l’imperatore, le quali dovessero esser or-nate e restar vacue; si trattò se a don Diego se avesse adare un luogo piú onorato degli altri oratori. Si consi-derò che i vescovi di Germania, i quali sono anco pren-cipi d’Imperio, pretendono dovere precedere tutti gli al-tri prelati, anco arcivescovi, allegando che nelle dietenon solo cosí si osserva, ma anco che i vescovi non pren-cipi stanno con la berretta in mano inanzi loro. Si ebbein considerazione che l’anno inanzi in quella stessa cittàfu disparere sopra ciò, ritrovandosi insieme ad una mes-sa il vescovo Heicstatense e gli arcivescovi di Corfú etOtranto. Si allegò anco da alcuni che nella capella pon-teficia i vescovi, che sono oratori de duchi e altri prenci-pi, precedono gli arcivescovi, onde maggiormente lepersone medesme de’ prencipi debbono precedergli. Esopra questo fu concluso di non risolver cosa alcuna, si-no che il concilio non fosse piú frequente, per veder an-co come l’intendono quei di Francia e quei di Spagna.Fu ordinato di rinovare il decreto di Basilea e di GiulioII nel lateranese, che a nissuno pregiudichi sedere fuori

204Letteratura italiana Einaudi

Page 243: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

di luogo suo. Fu commendata la risoluzione d’aspettargli avisi del Farnese a determinare il giorno dell’apertu-ra, con mota satisfazzione di don Diego; mostraronoquei pochi vescovi molta divozione et ubedienza al pon-tefice, sí come fece anco dopo il vescovo di Vercelli, chegionse il dí medesimo, finita la congregazione, insiemecol cardinal Polo, terzo legato.

[Persecuzione in Provenza]

Mentre che si fa congregazione in Trento per convin-cere l’eresia col concilio, in Francia l’istesso s’operò conle arme contra certe poche reliquie de’ valdesi abitantinelle Alpi di Provenza, che (come di sopra s’è detto)s’erano conservati dalla ubedienza della Sede romanaseparati, con altra dottrina e riti, assai però imperfetti erozzi, li quali, dopo le renovazioni di Zuinglio, avevanocon quella dottrina fatto aggionta alla propria e ridotti iriti loro a qualche forma, allora quando Geneva abbrac-ciò la riforma. Contro quelli già alcuni anni dal parla-mento d’Ais era stata pronunziata sentenzia, la qualenon aveva ricevuto essecuzione. Commandò in questotempo il re che la sentenzia s’essequisse. Il presidente,congregati i soldati che poté raccorre dalli luoghi vicinie dallo Stato ponteficio d’Avignone, andò armato contraquei miseri, i quali né avevano arme, né pensavano a de-fendersi se non con la fuga, quei che lo potevano fare.Non si trattò né d’insegnargli, né di minacciargli a la-sciare le loro openioni e riti, ma empito prima tutto ’lpaese di stupri, furono mandati a fil di spada tutti queiche non avevano potuto fuggire e stavano esposti allasola misericordia, non lasciando vivi vecchi, né putti, nédi qualonque condizione et età. Distrussero, anzi spia-narono le terre di Cabriera in Provenza e di Merindolonel contado di Veinoisin, spettante al papa, insieme con

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

205Letteratura italiana Einaudi

Page 244: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tutti i luoghi di quei distretti. Et è cosa certa che furonouccise piú di 4000 persone, che senza fare alcuna difesachiedevano compassione.

[Cesare gionge in dieta, e ’l Farnese legato preme alconcilio contra le opposizioni de’ protestanti]

Ma in Gemania a’ 16 di maggio gionse in Vormazial’imperatore, et il giorno seguente vi arrivò il cardinalFarnese, il qual trattò con lui e col re de’ Romani a parte;espose le sue commissioni, particolarmente nel fatto delconcilio, facendo sapere che il pontefice aveva dato fa-coltà a’ legati d’aprirlo; il che aspettavano di fare dopoche avessero inteso da esso lo stato delle cose della dieta.Considerò all’imperatore che non bisognava avere alcunrispetto alle opposizioni fatte da’ protestanti, poichél’impedimento da loro posto non era nuovo e non ante-veduto dal giorno, che si comminciò a parlare di conci-lio; doversi tener per certo che, avendo essi scosso il gio-go dell’obedienza, fondamento principale della religionecristiana, e proceduto in tanto empie e scelerate innova-zioni contro il rito osservato per contenara d’anni conl’approbazione di tanti celeberrimi concilii, con la mede-sima animosità ricalcitrarebbono contra il concilio ches’incomminciava, quantonque legitimo, generale e cri-stiano, essendo certi di dover essere condannati da quel-lo. Però altro non rimaneva se non che la Maestà Sua ocon l’autorità gli inducesse, o con le forze gli costringessead ubedire. Il che quando non si facesse, e per loro ri-spetto si desistesse da procedere inanzi alla condannazio-ne loro, overo dopo condannati non fossero costretti adeporre i loro errori, si mostraria a tutto ’l mondo che glieretici commandano, et il papa con l’imperatore ubedi-scono. Che sí come la Sua Santità lodava usare prima lavia della dolcezza, così riputava necessario mostrare con

206Letteratura italiana Einaudi

Page 245: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

effetti che, dopo quella, sarebbe seguita la forza armata.Gli offerí per questo effetto concessione di valersi di par-te delle entrate ecclesiastiche di Spagna e vendere vassel-laggi di quelle chiese, di sovvenrlo de dannari proprii edi mandargli d’Italia in aiuto 12 000 fanti e 500 cavallipagati, e far opera che dagli altri prencipi d’Italia fosseroparimente mandati altri aiuti, e mentre facesse quellaguerra, procedere con arme spirituali e temporali contraqualonque tentasse molestare i Stati suoi. Espose ancoFarnese all’imperatore il tentativo del vicerè di Napoli divolere mandare quattro procuratori per nome di tutti ivescovi del regno, con mostrargli che questo no nera néraggionevole, né legitimo modo, né sarebbe stato con re-putazione del concilio; che se vescovi tanto vicini, in nu-mero cosí grande, avessero potuto scusarsi con la missio-ne di quattro, molto piú l’averebbe fatto la Francia e laSpagna, e s’averebbe fatto un concilio generale con 20vescovi. E pregò l’imperatore a non tolerare un tentativocosí contrario all’autorità del papa et alla dignità del con-cilio, del quale è protettore, pregandolo a darci rimedioopportuno. Trattò anco il cardinale sopra la promessafatta per nome di Sua Maestà nella proposta mandata al-la dieta, cioè che per terminare le discordie della religio-ne, caso che il concilio non facesse progresso, si farebbeun’altra dieta; e gli pose in considerazione che, non re-stando dalla Santità Sua, né da’ suoi legati e ministri, nédalla corte romana che il concilio non si celebri e nonfaccia progresso, non poteva in alcun modo nel recessointimare altra dieta sotto questo colore; et inculcò gran-dissimamente questo ponto, perché ne aveva strettissimacommissione da Roma, e perché il cardinale del Monte,uomo molto libero, non solo glie ne fece instanza a boc-ca, ma anco gli scrisse per nome proprio e de’ colleghidopo che partí da Trento con apertissime parole, chequesto era un capo importantissimo, al quale dovevasempre tenere fissa la mira e non se ne scordare in tutta

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

207Letteratura italiana Einaudi

Page 246: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la sua negoziazione, avvertendo ben di non ammetterecoperta alcuna, perché questo solo partorirebbe ogni al-tro buon appontamento. E che quanto a lui, raccorda-rebbe a Sua Beatitudine che elegesse piú presto d’aban-donare la Sede e rendere a san Pietro le chiavi, checomportare che la potestà secolare arrogasse a sé l’auto-rità di terminare le cause della religione, con pretesto ecolore che l’ecclesiastico avesse mancato del debito suonel celebrar concilio, o in altro.

Intorno al tentativo del vicerè, disse l’imperatore cheil motivo non veniva da altronde che da proprio e spon-taneo moto, e che quando non avesse avuto urgente rag-gione si sarebbe rimosso. Sopra l’aprire del concilio nongli diede risoluta risposta, ma, parlando variamente, oradisse che sarebbe stato ben incomminciarlo in luogo piúopportuno, ora che era necessario inanzi l’apertura farediverse provisioni: onde il cardinale chiaramente vedereche mirava a tenere la cosa cosí in sospeso e non far al-tro, per governarsi secondo i successi o aprendolo, odissolvendolo. Al non intimare altra dieta per trattaredella religione diede risposta generale et inconcludente,che averebbe sempre fatto, quanto fosse possibile, la sti-ma debita dell’autorità ponteficia. Ma alla proposta difare la guerra a’ luterani rispose essere ottimo il conse-glio del pontefice, e la via da lui proposta unica; la qualeera risoluto d’abbracciare, procedendo però con la de-bita cauzione, concludendo prima la tregua co’ turchi,che col mezo del re di Francia sollecitamente e secretis-simamente trattava, e con avvertenza che, essendo il nu-mero et il poter de’ protestanti grande et insuperabile,se non si divideranno tra loro o non saranno spro-vistamente soprapresi, la guerra sarebbe riuscita moltoambigua e pericolosa. Che il disegno era da tenersi secre-tissimo, sin che l’opportunità apparisse, la quale sco-prendosi, egli averebbe mandato a trattare col pontefice:tra tanto accettava le oblazioni fattegli.

208Letteratura italiana Einaudi

Page 247: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Farnese tratta dell’infeudazione di Parma e Piacenzaper li suoi]

Oltra questi negozii publici, ebbe il cardinale un altroprivato di casa sua. Il pontefice, parendogli poco averdato a suoi il ducato di Camerino e Nepi, pensò dargli lecittà di Parma e Piacenza, le quali essendo poco tempoinanzi state possedute da’ duchi di Milano, desideravache vi intervenisse il consenso di Cesare per stabilirnemeglio la disposizione; e di questo trattò il cardinale conl’imperatore, mostrando che sarebbe tornato a maggiorservizio di Sua Maestà, se quelle città tanto prossime alducato di Milano fossero state in mano d’una casa tantodevota e congionta, piú tosto che in poter della Chiesa,nella quale succedendo qualche pontefice mal affetto,divesi inconvenienti potevano nascere; che quella nonsarebbe stata alienazione del patrimonio della Chiesa,poiché erano pervenute primieramente solo in mano diGiulio II, né ben confirmato il possesso se non sottoLeone; che sarebbe stata con evidente utilità della Chie-sa, perché in cambio di quelle, il pontefice gli dava Ca-merino e, detratte le spese che si facevano nella guardiadi quelle due città e gionti 8000 scudi che averebbe ilnuovo duca pagato, s’averebbe cavato piú entrata di Ca-merino, che di quelle. A queste esposizioni aggionse an-co il cardinale lettere della figliuola, che per proprio in-teresse ne pregava efficacemente l’imperatore, il qualenon aveva la cosa discara, cosí per l’amore della figliuolae de’ nepoti, come perché sarebbe stato piú facile di ri-cuperarla da un duca che dalla Chiesa. Con tutto ciònon negò, né acconsentí; disse solamente che non ave-rebbe fatto opposizione.

Trattò il legato co’ catolici et ecclesiastici massime,confortandogli alla diffesa della religione vea, promet-tendogli dal papa ogni favore. Della negoziazione dellaguerra, se ben trattata secretamente, ne presero sospetto

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

209Letteratura italiana Einaudi

Page 248: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

i protestanti: perché un frate franciscano, in presenza diCarlo e di Ferdinando e del legato predicando, dopouna grand’invettiva contra i luterani, voltato all’impera-tore disse il suo ufficio essere di difendere con le arme laChiesa; che aveva mancato sino allora di quello che giàbisognava avere del tutto effettuato; che Dio gli avevafatto tanti beneficii meritevoli che ne mostrasse ricogni-zione contra quella peste d’uomini, che non dovevanopiú vivere, né doveva differirlo piú oltre, perdendosiogni giorno molti per questo, de’ quali Dio domandaràconto da lui, se non vi porgesse presto rimedio. Questapredica non solo generò sospetto, ma eccitò anco rag-gionamenti che dal legato fosse stata commandata, edalle essortazioni publiche, concludevano quali doveva-no essere le private: al qual romore per rimediare, il car-dinale partí di notte secrettamente e ritornò con celeritàin Italia. Ma la sospezzione de’ protestanti s’accrebbeper gli avisi andati da Roma che il papa, nel licenziare al-cuni capitani, avesse loro data speranza d’adoperarglil’anno futuro.

[I procuratori del Mogontino gionti in Trento]

Ma in Trento il 18 maggio gionse il vescovo sidonien-se con un frate teologo et un secolar dottore, come pro-curatori dell’elettor cardinale arcivescovo Mogontino. Ilvescovo fece una meza orazione dell’ossequio dell’elet-tore verso il papa e la Sede apostolica, lodando molto lacelebrazione del concilio, come solo rimedio necessarioa quelle fluttuazioni della fede e religione catolica. Da’legati fu risposto commendando la pietà e divozione diquel prencipe, e quanto all’admissione del mandato,dissero che era necessario prima vederlo, per essere fat-ta di nuovo una provisione di Sua Santità, che nissunopossi dar voto per procuratore, che restavano in dubio

210Letteratura italiana Einaudi

Page 249: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

se comprendeva un cardinale e prencipe, che sapevanomolto ben la prerogativa che meritava Sua Signoria Illu-strissima, alla quale erano prontissimi di fare tutti glionori et aver ogni rispetto. Si misero in confusione que-sti tre sentendosi fare difficoltà, e consegliavano di par-tire. I legati furono pentiti della risposta, conoscendo diquanta importanza sarebbe stato se il primo prencipe eprelato di Germania in dignità e ricchezze, si fosse alie-nato da quel concilio, et operarono per via d’ufficii fattidestramente dal cardinal di Trento, dalli ambasciatoriet altri che si fermassero, dicendo che la bolla parlavasolo de’ vescovi italiani, che da’ legati era stato preso er-rore; i quali legati si contentarono ricevere questa cari-ca, per ovviare a tanto disordine.

Scrissero però a Roma dando conto del successo e ri-chiedendo se dovevano ricevergli stante la bolla, ag-giongendo parergli duro dar ripulsa a’ procuratori d’untanto personaggio che si mostra fervente e favorevolealla parte de’ catolici, quale per ciò si potrebbe intepi-dire; instando d’averne risposta, perché la deliberazio-ne che si facesse in quella causa, servirebbe per essem-pio, poiché potrebbono forse mandare procuratorianco gli altri vescovi grandi di Germania: i quali non sa-rebbe manco bene che andassero in persona a Trento,perché, soliti a cavalcar con gran comitive, non potreb-bono capire tutti in quella città; e scrissero che sopratutto non bisognava sdegnar i tedeschi, naturalmentesopsettosi e che facilmente si risolvono, tanto piú quan-do si tratta di persone amorevoli e benemeriti, come ilCocleo, che è già in viaggio per nome del vescovo Heic-stetense, il qual ha scritto tante cose contra gli eretici,che si vergognerebbono di dire che non potesse avervoto in concilio. Il pontefice non giudicò ben responde-re precisamente sopra di ciò, attese le difficoltà di Na-poli: perché continuando il vicerè nella sua risoluzione,fu fatto il mandato alli 4 che per nome di tutti interve-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

211Letteratura italiana Einaudi

Page 250: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nissero; quali posti in punto, passarono da Roma, ta-cendo d’esser eletti procuratori degli altri e dicendo an-dare per nome proprio e che gli altri averebbono segui-to. Ma scrisse a’ legati che trattenessero i procuratori,dando buone parole sin che egli dasse altra risoluzione.I napolitani nell’istesso tenore parlarono anco al loroarrivo in Trento, dissimulando cosí il papa, come i lega-ti, per aspettare a farne motto quando fosse risoluto iltempo dell’aprire il concilio.

[I prelati in Trento s’annoiano e si turbano]

Nel fine di maggio erano gionti in Trento 20 vescovi,5 generali et un auditor di rota, tutti già molto stanchidall’aspettare, i quali lodavano gli altri, che non essen-dosi curati d’esser fretolosi, aspettavano di vedere occa-sione piú raggionevole di partire da casa: sí come conqualche loro disgusto erano chiamati corrivi da quelliche non s’erano mossi cosí facilmente. Dimandavanoperò a legati abilitazione di poter andare 15 o 20 giorni aVenezia, a Milano o altrove per fuggire le incommoditàdi Trento, pretendendo o indisposizione, o necessità divestirsi, o altri rispetti. Ma i legati, conoscendo quantociò importasse alla reputazione del concilio, gli trattene-vano, parte con dire che non avevano facoltà di conce-dere la licenza e parte con dar speranza che fra pochigiorni s’averebbe dato principio. L’ambasciatore cesa-reo ritornò all’ambasciaria sua a Venezia, sotto pretestod’indisposizione, avendo lasciato i legati dubii se fossecon commissione di Cesare con qualche artificio, o purper stanchezza di star in ocio con incommodità: promes-se presto ritorno, aggiongendo che fra tanto restavanogli ambasciatori del re de’ Romani per aiutare il serviziodivino, e nondimeno che desiderava non si venisseall’apertura del concilio sino al suo ritorno.

212Letteratura italiana Einaudi

Page 251: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Ma in fine dell’altro mese la maggiore parte de’ vesco-vi, spinti chi dalla povertà, chi dall’incommodo, feceroquerele grandissime et eccitata tra loro quasi una sedi-zione, minacciavano di partirsi, ricorrendo a FrancescoCastelalto, governatore di Trento, qual Ferdinando ave-va deputato per tenere il luogo suo, insieme con Anto-nio Gineta. Egli si presentò a’ legati e fece loro instanza,per nome del suo re, che ormai si dasse principio, ve-dendosi quanto bene sia per seguire dalla celebrazione equanto male dal temporeggiare cosí. Di questo i legati siriputarono offesi, parendogli che era un volere mostraral mondo il contrario del vero et attribuir a loro quelladimora che nasceva dall’imperatore; e quantonque aves-sero tra loro risoluto di dissimulare e rispondere con pa-role generali, nondimeno il cardinale del Monte nonpoté raffrenare la sua libertà che nel fare la risposta nonconcludesse in fine, confortandolo ad aspettare donDiego, il quale aveva piú particolari commissioni di lui.Grande era la difficoltà in trattenere e consolare i prela-ti che sopportavano malamente quella ociosa dimora, emassime i poveri, a’ quali bisognavano danari e non pa-role: per il che si risolsero di dare a spese del pontefice40 ducati per uno a’ vescovi di Nobili, di Bertinoro e diChioza, che piú delli altri si querelavano: e temendo chequella munificenza non dasse pretensione per l’avvenire,si dichiararono che era per un sussidio e non per provi-sione. Scrissero al pontefice dandogli conto di tuttol’operato e mostrandogli la necessità di sovvenirgli conqualche maggior aiuto; ma insieme considerandogli chenon fosse utile dar cosa alcuna sotto nome di provisioneferma, accioché i padri non paressero stipendiarii di SuaSantità, e restasse fomentata la scusa de’ protestanti dinon sottomettersi al concilio per essere composto de so-li dependenti et obligati al papa.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

213Letteratura italiana Einaudi

Page 252: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Cesare cita l’elettor di Colonia, il che è biasimato aTrento e viepiú dal papa]

In questo medesimo tempo in Vormazia l’imperatorecitò l’arcivescovo di Colonia, che in termine di 30 gior-ni comparisse inanzi a sé o mandasse un procuratoreper rispondere alle accuse et imputazioni dategli; com-mandando anco che tra tanto non dovesse innuovarecosa alcuna in materia di religione e riti, anzi ritornarenello stato di prima le cose innovate. Già sino del 1536Ermanno, arcivescovo di Colonia, volendo riformare lasua chiesa, fece un concilio de’ vescovi suoi suffraganei,dove molti decreti furono fatti e se ne stampò un librocomposto da Giovanni Gropero canonista, che per ser-vizii fatti alla Chiesa romana fu creato poi cardinale dapapa Paolo IV. Ma o non si satisfacendo l’arcivescovoné il Gropero medesimo di quella riforma, o avendomutato opinione, del 1543 congregò il clero e la nobiltàe li principali del suo Stato, e stabilií un’altra sorte diriformazione; la quale, se ben da molti approvata, nonpiacque a tutto ’l clero, anzi la maggior parte se gli op-pose, e se ne fece capo Gropero, il qual prima l’avevaconsegliata e promossa. Fecero ufficio con l’arcivesco-vo che volesse desistere et aspettare il concilio generaleo almeno la dieta imperiale. Il che non potendo ottene-re, del 1543 appellarono al pontefice et a Cesare, comesupremo avvocato e protettore della Chiesa di Dio.L’arcivescovo publicò con una sua scrittura che l’appel-lazione era frivola e che non poteva desistere da quelloche apparteneva alla gloria di Dio et emendazione dellaChiesa, che egli non aveva da fare né con luterani, nécon altri, ma che guardava la dottrina consenziente allaSacra Scrittura. Proseguendo l’arcivescovo nella suariforma et instando il clero di Colonia in contrario, Ce-sare ricevette il clero nella sua protezzione e citò l’arci-vescovo, come s’è detto.

214Letteratura italiana Einaudi

Page 253: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Di questo essendo andato aviso in Trento, diede mate-ria di passare l’ocio, almeno con raggionamenti. Si com-mossero molto i legati, e tra i prelati che si ritrovavano,quei di qualche senso biasimavano l’imperatore che si fa-cesse giudice in causa di fede e di riforma; e la piú dolceparola che dicevano era il procedere cesareo essere motoscandaloso: comminciarono a conoscere di non esser sti-mati, e che lo star in ocio era insieme un star in vilipendiodel mondo. Perciò discorrevano essere costretti a dichia-rarsi d’essere concilio legitimamente congregato, et a dareprincipio all’opera di Dio, incomminciando le prime az-zioni dal procedere contra l’arcivescovo suddetto, contral’elettore di Sassonia, contra il lantgravio d’Assia et ancocontra il re d’Inghilterra. Avevano concetto spiriti grandi,sí che non parevano piú quei che pochi giorni prima si ri-putavano confinati in prigione. Raffrenavano questo ar-dore i ministri del Magontino, considerando la grandezzadi quei prencipi e l’aderenza, et il pericolo di fargli re-stringere col re d’Inghilterra, e metter un fuoco maggiorein Germania; et il cardinale di Trento non parlava in altraforma. Ma i vescovi italiani, riputandosi da molto se met-tessero mano in soggetti eminenti, dicevano essere veroche tutto ’l mondo sarebbe stato attento ad un tal proces-so, nondimeno che tutta l’importanza era principiarlo efondarlo bene. S’incitavano l’un l’altro, dicendo che biso-gnava resarcire parte della tardità passata con la celerità.Che si dovesse domandar al papa qualche uomo di valoreche facesse la perorazione contra i rei, come fece Mel-chior Baldassino contra la Pragmatica nel concilio latera-nense, persuasi che il privare i prencipi delli Stati loronon avesse altra difficoltà che di ben usare le formule de’processi. Ma i legati, cosí per questa come per altra occor-renza, conobbero essere necessario aver un tal dottore, escrissero a Roma che fosse proveduto d’alcuno.

Il pontefice, intesa l’azzione dell’imperatore, restò at-tonito e dubioso se dovesse querelarsi o tacere; il quere-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

215Letteratura italiana Einaudi

Page 254: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

larsi, non dovendo da ciò succedere effetto, lo giudicavanon solo vano, ma anco una publicazione del poco pote-re, e questo lo moveva grandemente. Ma dall’altra parteben pensato quanto importasse se egli avesse passatocon silenzio una cosa di tanto momento, deliberò di nonfare parole, come a Trento, ma venire a’ fatti per rispon-dere poi all’imperatore, s’egli avesse parlato. E però sot-to il 18 luglio fece un’altra citazione contra l’istesso arci-vescovo, che in termine di 60 giorni dovesse comparirepersonalmente inanzi a lui. Citò ancora il decano di Co-lonia e 5 altri canonici de’ principali, lasciando in dispu-ta alle persone in che modo l’arcivescovo potesse com-parire inanzi a doi che lo citavano per la medesimacausa in diversi luoghi, nel medesimo tempo, et in cheappartenesse all’onore di Cristo una disputa di compe-tenza di foro. Ma di questo, quello che succedesse e chetermine avesse la causa si dirà al suo luogo.

[Cesare tenta di far condiscendere i protestanti a sotto-mettersi al concilio]

Tornando a quello che tocca piú prossimo il concilio,furono dall’imperatore fatti diversi tentativi nella dieta,acciò i protestanti condescendessero ad accordare gliaiuti contra i turchi, senza far menzione delle cause del-la religione: al che perseveravano rispondendo non po-tere fare risoluzione, se non gli era data sicurezza che lapace si dovesse conservare e che per la convocazionefatta in Trento sotto nome di concilio non s’intendesseventuo il caso della pace finita, secondo il decreto delladieta superiore, ma fosse dichiarato che la pace non po-tesse esser interrotta, né essi sforzati per qualonque de-creti si facessero in Trento: perché a quel concilio nonpossono sottomettersi, dove il papa, che gli ha già con-dannati, ha intiero arbitrio. L’imperatore diceva non

216Letteratura italiana Einaudi

Page 255: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

potergli dare pace che gli essenti dal concilio, all’auto-rità del quale tutti sono sottoposti; che non averebbemodo di scusarsi appresso agli altri re e prencipi, quan-do alla sola Germania si concedesse non ubedire al con-cilio, congregato principalmente per rispetto di lei. Mase essi pretendevano aver causa, come dicevano, di nonsottomettersi, andassero al concilio, rendessero le rag-gioni perché l’hanno in sospetto; che sarebbono ascol-tati, e se allora gli fosse parso essergli fatto torto, ave-rebbono potuto ricusarlo, non essendo pertinente ilprevenire et insospettirsi di quello che non appare, epretendere gravame di cose future, facendo giudicio diquello che ancora non si vede. A che replicavano nonparlare di cose future, ma passate, essendo la loro reli-gione stata già dannata e perseguitata dal pontefice e datutti i suoi aderenti. Onde non avevano d’aspettare giu-dicio futuro, essendovi già il passato. Perilché esser giu-sta cosa che nel concilio il papa con aderenti suoi diGermania e d’ogni altra regione facessero una parte, etessi l’altra, e della difficultà circa il moto et ordine diprocedere fossero giudici l’imperatore et i re e prencipi;ma quanto al merito della causa, la sola parola di Dio.

Né potero essere mai rimossi da questa risoluzione,ancorché l’ambasciatore di Francia, che era ivi presente,facesse instanza grandissima che acconsentissero al con-cilio con parole che tenevano del minaccievole, dettate aquell’ambasciatore, quando di Francia partí, da’ ministridi quel re fautori del pontefice. Fu messo in campo da’cesarei di trasferire il concilio in Germania, sotto pro-messa dell’imperatore di far efficace opera che il ponte-fice vi condescendesse: la qual proposta fu dagli altri ac-cettata sotto condizione che fosse stabilita la pace sintanto che fosse quivi congregato. Ma Carlo, certo che ilpontefice mai averebbe acconsentito, vidde che questoera un dargli pace perpetua, e però meglio era lasciare lecose in sospeso, concedendola solo fin ad un’altra dieta,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

217Letteratura italiana Einaudi

Page 256: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vedendosi costretto per non avere ancora concluso latregua co’ turchi e stimando piú quella guerra, e pensan-do che per occasioni d’un colloquio si sarebbono offertialtri mezi raggionevoli all’avvenire per costringerli dinuovo che acconsentissero al concilio di Trento, e, recu-sando, avergli per contumaci e fargli la guerra. Perilchéfinalmente a’ 4 d’agosto mise fine alla dieta, ordinando-ne una per il mese di genaro seguente in Ratisbona, do-ve i prencipi intervenissero in persona, et instituendo uncolloquio sopra le cause della religione, di 4 dottori e 2giudici per parte, il qual s’incomminciasse al decembre,acciò la materia fosse digesta inanzi la dieta; conferman-do e rinovando i passati editti di pace, et ordinando ilmodo di pagare le contribuzioni per la guerra. Come ilcolloquio procedesse nel suo luogo si dirà.

Partiti i protestanti da Vormazia, diedero fuori un li-bro dove dicevano in somma che non avevano il triden-tino per concilio, come non congregato in Germania, se-condo le promesse di Adriano e dell’imperatore; al cheavendo mostrato di sodisfare con elggere Trento, era unfarsi beffe di tutto ’l mondo, non potendosi dire Trentoin Germania, se non perché il vescovo è prencipedell’Imperio: ma per quello che tocca alla sicurtà, esserecosí ben in Italia et in potere del pontefice, come Romamedesima; e maggiormente non averlo per legitimo,perché papa Paolo voleva presedere in quello e propo-nere per i legati, perché i giudici a lui erano obligati congiuramento; che essendo contra il papa la lite instituita,non doveva egli essere giudice; che bisognava trattareprima della forma del concilio che delle autorià sopraquali si doveva fare fondamento.

Ma ugualmente in Trento, come a Roma dispiacquesopra modo la resoluzione dell’imperatore, cosí perchéun prencipe secolare s’introme[tte]sse in cause di reli-gione, come perché gli pareva esser essautorato il conci-lio, poiché essendo quello imminente, si dava ordine di

218Letteratura italiana Einaudi

Page 257: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

trattare altrove le cause della religione. I prelati che inTrento si ritrovavano quasi con una sola bocca biasima-vano il decreto, dicendo essere peggio che quello di Spi-ra, e maravigliandosi come il pontefice, che contra quel-lo si era mostrato cosí vivo, avesse tolerato e tolerassequesto, dopo che era inditto e già congregato il concilio.Cavavano da questo manifesto indizio che lo star loro inTrento era una cosa vana e disonorevole: s’ingegnavanoi legati quanto potevano di consolargli e persuadergliche tutto era stato permesso da Sua Santità a buon fine.Ma essi replicavano che a qualonque fine sia permesso equalonque cosa ne segua, non si torrà mai la nota fattanon solo al pontefice e Sede apostolica, ma al concilio,et a tutta la Chiesa; né potevano i legati resistere alle lo-ro querele, le quali poi terminavano tutte in domandarlicenza di partire, alcuni allegando necessarii et impor-tanti loro affari, altri per ritirarsi in alcune delle città vi-cine per infermità o indisposizione. E se ben i legati nonconcedevano licenza a nissuno, alcuni alla giornata sel’andavano prendendo, sí che inanzi il fine del mese disettembre restarono pochissimi. Ma in Roma, se ben perla negoziazione del cardinale Farnese si prevedeva checosí dovesse essere, nondimeno, dopo succeduto, sicomminciò a pensarci con maggior accuratezza: si consi-deravano i fini dell’imperatore molto differenti da quel-lo che era l’intenzione del pontefice: perché Cesare, coltenere le cose cosí in sospeso, faceva molto ben il fattosuo con la Germania, dando speranza a protestanti che,se fosse compiacciuto, non averebbe lasciato aprire ilconcilio, e mettendogli anco in timore che, non com-piacciuto l’averebbe aperto e lasciato procedere contradi loro. Per il che faceva nascere sempre nuovi emergen-ti che tenessero le cose in sospeso, trasportando dolce-mente il tempo sotto diversi colori, et alle volte propo-nendo anco che fosse meglio trasferirlo altrove, dandoanco speranza di contentarsi che si transferisse in Italia

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

219Letteratura italiana Einaudi

Page 258: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

et anco a Roma, accioché piú facilmente il papa et i pre-lati italiani porgessero orrecchie alla proposta e tirasseroil concilio in longo.

[Il papa si risolve alla traslazione, e dà l’investitura diParma e Piacenza al suo figlio naturale]

In pontefice era molto angustiato: alle volte si eccita-va in lui il desiderio antico de’ suoi precessori che il con-cilio non si celebrasse, e condannava se stesso d’aver ca-minato questa volta tanto inanzi; vedeva però di nonpoter senza gran scandalo e pericolo mostrar aperta-mente di non volerlo, con dissolvere quella poca di con-gregazione che era in Trento; vedeva chiaramente cheper estinguer l’eresie non era utile rimedio, perché perquello che s’aspettava all’Italia, era piú ispediente con laforza e con l’ufficio dell’inquisizione provedere, doveche l’espettazione del concilio impediva questo che eral’unico rimedio. Quanto alla Germania appariva benchiaramente che il concilio piú tosto difficoltava che fa-cilitava quelle cose; nel rimanente, ancora celebrandosi,aveva gran dubio se dovesse concedere all’imperatore imezi frutti e vassallatici de’ monasterii di Spagna; per-ché non facendolo, Sua Maestà ne sarebbe restata sde-gnata, e facendolo dubitava che nel concilio scoprisseroi prelati spagnuoli alienazione d’animo da lui e dalla Se-de apostolica, che ad altri donava quello che a loro ap-parteneva. Vedeva anco una mala sodisfazzione ne’ pre-lati del regno, a’ quali averebbe parso intolerabile ilpagare le decime et insieme stare su le spese nel conci-lio; giudicava che quelli di Francia si sarebbono accosta-ti con loro e fomentatigli non per carità, ma per impedi-re i commodi dell’imperatore. Perilché comminciòvoltare l’animo alla translazione, purché non si trattassedi portarlo piú dentro in Germania, come era stato trat-

220Letteratura italiana Einaudi

Page 259: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tato in Vormes, al che non voleva acconsentire mai (di-ceva egli), se ben s’avesse avuto 100 ostaggi e 100 pegni;massime che col trasferirlo piú dentro in Italia in luogopiú fertile, commodo e sicuro, gli pareva fuggire l’incon-veniente di continuare in quelo stato e tener il conciliosopra le ancore, e tirarlo di stagione in stagione, peggiordeliberazione che si potesse fare per infiniti e perpetuipregiudicii che potrebbono succedere; oltre che, coltempo che la translazione portava, era rimediato al malepresente, che era avere un concilio in concorrenza d’uncolloquio e d’una dieta instituita per causa di religione,non sapendo che fine né l’uno né l’altro potessero avere;cosa disonorevole e pericolosa e di mal essempio, e si so-disfaceva a’ prelati col partire da Trento. Cosí delibera-to, per esser provisto a far opportunamente l’essecuzio-ne, mandò a’ legati la bolla di facoltà per trasferirlo, datasotto 22 di febraro, della qual di sopra s’è detto.

Non occupavano questi pensieri né tutto, né la princi-pal parte dell’animo del pontefice, sí che non pensassemolto piú all’infeudazione di Parma e Piacenza nellapersona del figliuolo, quale aveva a Cesare communica-ta, e la mandò ad effetto nel fine d’agosto, senza rispettodell’universale mormorio che, mentre si trattava direformar il clero, il capo donasse principati ad un fi-gliuolo di congionzione dannata, e quantonque tutto ’lcollegio lo sentisse male, se ben solo Giovan Dominicode Cupis, cardinale de Trani, con l’aderenza d’alcunipochi, si opponesse, e Giovan Vega, ambasciator impe-riale, ricusasse intervenirvi, e Margarita d’Austria, suapronuora, che averebbe voluto l’investitura in personadel marito, perché perdeva il titolo di duchessa di Ca-merino e non ne acquistava altro, se ne mostrasse scon-tenta. Dipoi, voltato tutto ad uscire delle difficultà e pe-ricoli che portava il concilio, stando cosí né aperto, néchiuso, ma sí ben in termine di poter servire all’impera-tore contra di lui, deliberò di mandar il vescovo di Ca-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

221Letteratura italiana Einaudi

Page 260: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

serta per trattare con Sua Maestà, proponendo che siaprisse e se gli dasse principio, overo si facesse una so-spensione per qualche tempo; e quando questo non fos-se piacciuto, la translazione in Italia, per dare tempoonestamente a quello che si fusse trattato nel colloquio edieta, o qualche altro partito, che non fosse cosí disono-revole e pericoloso per la Chiesa, come era lo star inconcilio in pendente con i legati e prelati ociosi.

[Il papa si risolve d’aprire il concilio]

Questa negoziazione s’incaminò con varie difficoltà,perché l’imperatore era risoluto di non consentire né asuspensione, né a translazione, né parendogli utile a’suoi fini l’apertura, non negava assolutamente alcunadelle proposte, né avendo altro partito non sapeva chealtro fare se non interporre difficoltà alle tre proposte.Finalmente nel mezo d’ottobre trovò temperamento cheil concilio si aprisse e trattasse della riformazione, sopra-sedendo dalla trattazione delle eresie e de’ dogmi, pernon irritar i protestanti. Il pontefice, avisato per letteredel noncio, fu toccato nel intimo del cuore; vedeva chia-ro che questo era dare la vittoria in mano a’ luterani espogliare lui di tutta l’autorità, facendolo dependere da’colloqui e diete imperiali, con ordinare in quelle tratta-zioni di religione e vietarle al concilio, et indebolirlo conalienargli i suoi per via di riforma, e fortificare i luteranicol sopportare o non condannare l’eresie loro. E certifi-cato in se stesso che gli interessi suoi e quei di Cesare,per la contrarietà, non potevano unirsi, deliberò tenerglii suoi fini occolti et operare come metteva conto alle co-se sue: però, senza mostrar alcuna displicenza della ri-sposta, replicò immediate al Caserta che, per compiace-re a Sua Maestà, deliberava d’aprir il concilio senzainterposizione di tempo, commandando che si dasse

222Letteratura italiana Einaudi

Page 261: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

principio agl’atti conciliari, procedendo tutti con pienalibertà e con debito modo et ordine. Il che disse il pon-tefice cosí con parole generali, per non esprimersi qualicose dovessero essere prima o dopo proposte e trattate olasciate in tutto; essendo risoluto che le cose della reli-gione e de’ dogmi fossero principalmente trattate senzaaddur altra raggione, quando fosse costretto dirne alcu-na, se non che il trattare della riforma sola era una cosamai piú usata, contraria alla riputazione sua e del conci-lio. Perilché l’ultimo d’ottobre, avendo communicato iltutto co’ cardinali, di loro conseglio e parere stabilí escrisse anco a Trento che il concilio dovesse esser apertoper la futura domenica, Gaudete dell’avvento, la qualdoveva esser a’ 13 decembre.

Arriva la nuova, i prelati mostrarono grandissima alle-grezza, vedendo d’essere liberati dal pericolo che gli pa-reva soprastare di rimanere in Trento longamente e sen-za operare cosa alcuna. Ma poco dopo tornarono incampo le ambiguità, perché arrivarono lettere dal re diFrancia a’ suoi prelati, che erano tre, di dovere partire.A’ legati ciò parve cosa importantissima, essendo comeuna dichiarazione che la Francia et il re non approvasse-ro il concilio. Tentarono ogni prattica per impedirequella partita; dicevano a tre prelati che quell’ordine eradato dal re in un altro stato di cose e che bisognavaaspettarne un altro nuovo da Sua Maestà, poiché avesseinteso il presente, raccordando lo scandalo che ne sareb-be successo altrimente facendo e l’offesa che averebbo-no ricevuto le altre nazioni. Il cardinal di Trento ancoraet i prelati, spagnuoli et italiani protestavano che nonfossero lasciati partire; perilché finalmente presero tem-peramento che solo monsignore di Renes partisse perdare conto al re, e gli altri doi rimanessero, il che, quan-do fu saputo dal re, fu anco lodato.

L’ultimo di novembre, avicinandosi il tempo prefissoall’apertura, scrissero i legati a Roma che, per conserva-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

223Letteratura italiana Einaudi

Page 262: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

re l’autorità della Sede apostolica, conveniva nell’aprir-lo leggere e registrare una bolla che lo commandasse, espedirono in diligenza acciò potesse venir a tempo. Ar-rivò la risposta con la bolla alli 11 decembre, per il cheil giorno seguente i legati commandarono un digiuno eprocessione per quel dí, e fecero una congregazione detutti i prelati, dove prima fu letta la sopranominata bol-la e poi trattato di tutto quello che si aveva da fare al dìseguente nella sessione. Il vescovo di Estorga con dol-cissima maniera propose che fosse necessario legger incongregazione il breve della legazione e presidenza, ac-ciò fosse una professione dell’obedienza e soggezzionedi tutti loro alla Sede apostolica. La quale richiesta fuapprovata da quasi tutta la congregazione, anco con in-stanza particolare di ciascuno. Ma il legato Santa Croce,considerando dove poteva la dimanda capitare e che ilpublicare l’autorità della presidenza sarebbe stato conpericolo che fosse limitata, riputando meglio, con te-nerla secreta, poterla usare come gli accidenti compor-tassero, rispose prontamente che nel concilio tutti era-no un solo corpo e che tanto sarebbe stato necessarioleggere le bolle di ciascun vescovo, per mostrare cheegli era tale et instituito dalla Sede apostolica, che sa-rebbe cosa longa, e per quelli che veniranno alla giorna-ta occuperebbe tutte le congregazioni; e con questo mi-se fine all’istanza e ritenne la degnità della legazioneche consisteva in esser illimitata.

[Si fa l’apertura del concilio con preghiere e ceremonie]

Venne finalmente il 13 di decembre, quando in Ro-ma il papa publicò una bolla di giubileo, dove narravaaver intimato il concilio per sanare le piaghe causatenella Chiesa dagli empi eretici. Perilché essortavaogniuno ad aiutare i padri congregati in esso con le lo-

224Letteratura italiana Einaudi

Page 263: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ro preghiere appresso Dio; il che per fare piú efficace-mente e fruttuosamente, dovessero confessarsi e digiu-nare tre dí, e ne’ medesimi intervenire alle processionie poi ricevere il santissimo sacramento, concedendoperdono di tutti i peccati a chi cosí facesse. E l’istessogiorno in Trento i legati con tutti i prelati, che erano innumero 25, in abito pontificale, accompagnati da’ teo-logi, dal clero e dal popolo forestiero e della città, fece-ro una solenne processione dalla chiesa Trinità alla ca-tedrale: dove gionti, il Monte, primo legato, cantò lamessa dello Spirito Santo, nella quale fu fatto un longosermone dal vescovo di Bitonto con molta eloquenza; equella finita fecero legger i legati un’ammonizione descritto molto longa, la somma della quale era essere ca-rico loro nel corso del concilio ammonire i prelati inogni occorrenza; era giusto dare principio in quellaprima sessione, intendendo però di fare tantoquell’ammonizione, quanto tutte le altre a se stessi an-cora, come dell’istessa condizione con loro; che il con-cilio era congregato per tre cause, per estirpazionedell’eresia, restituzione della disciplina ecclesiastica erecuperazione della pace. Per esseguire le quali cose,prima conveniva aver un vero et intimo senso d’esserestati causa di tutte tre quelle calamità. Dell’eresie, nonper averle suscitate, ma non avendo fatto il debito inseminare buona dottrina e sradicare la zizania. De’ cor-rotti costumi non essere bisogno fare menzione, essen-do manifesta cosa che il clero et i pastori soli erano et icorrotti, et i corrottori. Per le qual cause anco, Iddioaveva mandato la terza piaga, che era la guerra cosíesterna de’ turchi, come civile tra i cristiani. Che senzaquesta interna e vera recognizione, invano entravano inconcilio, in vano averebbono invocato lo Santo Spirito.Essere giusto il giudicio di Dio che gli castigava sí fat-tamente, però con pena minor del merito. Perilché es-sortavano ogni uno a conoscere i suoi falli, a mitigare

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

225Letteratura italiana Einaudi

Page 264: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

l’ira di Dio, replicando che non sarebbe venuto lo Spi-rito Santo da loro invocato, se ricusassero udir i pro-prii peccati et ad essempio di Esdra, Neemia e Danieleconfessargli: et aggiongendo essere gran beneficio divi-no l’occasione di principiare il concilio per restaurareogni cosa. E se ben non mancheranno oppugnatori,nondimeno essere loro carico operare con costanza ecome giudici guardarsi dagli affetti et attendere alla so-la gloria divina, dovendo fare questo ufficio inanziDio, gli angeli e tutta la Chiesa. Ammonirono in fine ivescovi mandati da’ prencipi a far il servizio de’ loro si-gnori, con fede e diligenza; preponendo però la rive-renza divina ad ogni altra cosa. Dopo questa fu letta labolla dell’intimazione del concilio del 1542 et un brevedella semplice deputazione de’ legati, con la bolladell’apertura del concilio letta in congregazione, et im-mediate si fece inanzi Alfonso Zorilla, secretario didon Diego, e riprodusse il mandato dell’imperatore,già presentato a’ legati, aggiongendo una lettera di donDiego, nella quale scusava l’assenzia sua per indisposi-zione. Da’ legati fu risposto quanto all’escusazione, cheera ben degna d’essere admessa; quanto al mandatodissero che, se ben potevano insistere nella rispostafatta al sopradetto tempo, nondimeno gli piaceva, permaggior riverenza, riceverlo di nuovo et essaminarlo,dovendo poi darne risposta.

Le qual cose fatte secondo il rito del ceremoniale ro-mano, s’inginocchiarono tutti a fare l’orazione con vocesommessa, accostumata in tutte le sessioni, e poi la publi-ca: «Adsumus, Domine, ecc., Sancti Spiritus», ecc., che ilpresidente dice ad alta voce in nome di tutti, e cantate leletanie, dal diacono fu letto l’Evangelio: «Si peccaverit inte frater tuus», e finalmente cantato l’imno: «Veni, crea-tor Spiritus»; e sentati tutti a’ proprii luoghi, il cardinaldel Monte con la propria voce pronunciò il decreto, perparole interrogative; leggendo se piaceva a’ padri, a lau-

226Letteratura italiana Einaudi

Page 265: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

de di Dio, estirpazione dell’eresie, riformazione del cleroe popolo, depressione degli inimici del nome cristiano,determinare e dicchiarare che il sacro tridentino e gene-ral concilio incomminciasse e fosse incomminciato: alche tutti risposero, prima i legati, poi i vescovi et altri pa-dri per la parola: «placet». Soggionse poi se, attesi gli im-pedimenti che dovevano portare le feste dell’anno vec-chio e nuovo, gli piaceva che la sequente sessione sifacesse a’ 7 di gennaro, e risposero parimente che gli pia-ceva. Il che fatto, Ercole Severalo, promotor del concilio,fece instanza a’ notarii che del tutto facessero instromen-to. Si cantò l’inno: «Te Deum laudamus», et i padri, spo-gliati gli abiti pontificali e vestiti i communi, accompa-gnarono i legati, precedendo inanzi loro la croce. Le qualceremonie essendo state usate nelle seguenti sessioni si-milmente, non si replicaranno piú.

[Sommario del sermone del Bitonto et i giudizii delmondo]

Stavano la Germania et Italia in gran curiosità d’inten-dere le prime azzioni di questo consesso con tante diffi-coltà principiato, et i prelati et i loro famigliari, che si ritro-vavano in Trento, incaricati dagli amici d’avisarnegli.Perilché immediate dopo la sessione fu mandato per tuttocopia dell’ammonizione de’ legati e dell’orazione del Bi-tonto, le quali furono anco presto poste in stampa. Dequali per narrare ciò che fosse detto communemente è ne-cessario prima riferire in sommario il contenuto dell’ora-zione. Quella ebbe principio dal mostrare la necessità diconcilio, per essere passati 100 anni dopo la celebrazionedel fiorentino, e perché le cose ardue e difficili, alla Chiesaspettanti, non si possono ben trattare se non in quello.Perché ne’ concilii sono stati fatti i simboli, dannate l’ere-sie, emendati i costumi, unite le nazioni cristiane, mandato

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

227Letteratura italiana Einaudi

Page 266: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gente all’acquisto di Terra Santa, deposti re et imperatoriet estirpati i schismi. E che per ciò i poeti introducono iconcilii de’ dei. E Moise scrive che furono voci conciliari ildecreto di fare l’uomo e di confondere le lingue de’ gigan-ti. Che la religione ha 3 capi: dottrina, sacramenti e carità,che tutti tre chiamano concilio. Narrò le corruttele entratein tutti questi tre, per restituire i quali il papa, col favoredel imperatore, de’ re di Francia, de’ Romani e di Portu-gallo, e di tutti i principi cristiani, ha ridotta la sinodo emandato i legati. Fece digressione longhissima in lode delpapa; un’altra poco piú breve in commendazione dell’im-peratore, lodò poi i tre legati, traendo le commendazionidal nome e cognome di ciascuno d’essi; soggionse che, es-sendo il concilio congregato, tutti dovevano adunarsi aquello, come al caval di Troia. Invitò i boschi di Trento arisuonare per tutto ’l mondo che tutti si sottomettino aquel concilio; il che se non faranno, si dirà con raggioneche la luce del papa è venuta al mondo e gli uomini hannoamato più le tenebre che la luce. Si dolse che l’imperatorenon fosse presente, o almeno Diego che lo rappresentava.Si congratulò col cardinale Madruccio che nella sua città ilpapa avesse congregato i padri dispersi et erranti. Si voltòa’ prelati e disse che aprire le porte del concilio è aprirequelle del paradiso, di donde debbia descendere l’acquaviva per empire la terra della scienza del Signore. Essortò ipadri a emendarsi et aprire il cuore come terra arida perriceverla; soggiongendo che, se non lo faranno, lo SpiritoSanto nondimeno aprirà loro la bocca, come quella diCaiphas e di Balaam, acciò fallando il concilio, non falli laChiesa santa, restando però le menti loro ripiene di spiritocattivo. Gli essortò a deponere tutti gli affetti, per poterdegnamente dire: «E’ parso allo Spirito Santo et a noi».Invitò la Grecia, Francia, Spagna et Italia e tutte le nazionicristiane alle nozze. In fine si voltò a Cristo, pregandoloper l’intercessione di san Vigilio, tutelar della valle diTrento, ad assistere a quel concilio.

228Letteratura italiana Einaudi

Page 267: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

L’ammonizione de’ legati fu stimata pia, cristiana emodesta e degna de’ cardinali; ma il sermone del vesco-vo fu giudicato molto differente; la vanità et ostentazio-ne d’eloquenzia era notata da tutti: ma le persone intelli-genti comparavano come sentenzia santa ad una empiaquelle ingenue e verissime parole de’ legati che, senzauna buona recognizione interna, invano s’invocarebbelo Spirito Santo, col detto del vescovo tutto contrario,che senza di quella anco sarebbe dallo Spirito Santoaperta la bocca, restando il cuore pieno di spirito catti-vo. Era stimata arroganzia l’affirmare che errando queipochi prelati, la Chiesa tutta dovesse fallare; qualsi chealtri concilii di 700 vescovi non abbiano errato, ricusan-do la Chiesa di ricevere la loro dottrina. Aggiongevanoaltri questo non esser conforme alla dottrina de’ pontefi-cii, che non concedono infallibilità, se non al papa et alconcilio per virtù della conferma papale. Ma l’averecomparato il concilio al caval di Troia, che fu machinainsidiosa, era notato d’imprudenza e ripreso d’irreve-renza. L’avere ritorto le parole della Scrittura, che Cri-sto e la dottrina sua, luce del Padre, è venuto al mondo egli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, facendoche il concilio o sua dottrina sia luce del papa aparsa almondo, che se non fosse ricevuta, si dovesse dire: gli uo-mini hanno amato piú le tenebre che la luce, era stimatauna biastema, e si desiderava almeno non fossero presele parole formali della divina Scrittura per non mostrarecosí apertamente di vilipenderla.

[I legati chiedono avviso a Roma intorno a molte cose]

Ma in Trento, fatta l’apertura non sapevano ancora,né i prelati, né i legati medesimi, che cosa si dovessetrattare, né che modo si dovesse servare. Perilché, dan-do conto delle cose fatte inanzi et in quella, scrissero i

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

229Letteratura italiana Einaudi

Page 268: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

legati a Roma una lettera degna d’essere reportata intutte le sue parti. Prima dicevano avere statuito la se-guente sessione al giorno dopo l’Epifania, come termi-ne da non poter essere tassato né di soverchia prolonga-zione, né di troppo brevità, acciò che fra tantopotessero essere avisati come doveranno governarsi nel-le altre sessioni, sopra che desidera[va]no aver lume; eperché potrebbono esser interpellati ad ogni ora di di-verse cose, le quali non avessero spacio d’avisare etaspettare risposta, ricercavano che se gli mandasseun’instruzzione piú particolare che fosse possibile, chesopra tutto desideravano essere avvertiti quanto al mo-do e forma di procedere e di proporre e risolvere, equanto alle materie da trattare; dimandarono special-mente se le cause dell’eresie averanno da essere le pri-me e se si averanno da trattare generalmente o in parti-colare, dannando la falsa dottrina o le persone deglieretici famosi principali, o l’uno e l’altro insieme; seproponendo da’ prelati qualche articolo di riforma, allaquale pare che ogni uno miri, si doverà trattarne insie-me con l’articolo della religione, o prima, o dopo; se ilconcilio ha da intimare a’ popoli e nazioni il suo princi-pio, invitando i prelati e prencipi et essortando i fideli apregare Dio per il buon progresso, o se Sua Santitàvorrà farlo essa. Se occorrerà scrivere qualche letteramissiva o responsiva, che forma s’avrà da usare e che si-gillo; similmente, che forma s’averà da usare nellaestensione de’ decreti; se doveranno mostrare di sapereo dissimulare il colloquio e dieta che si faranno in Ger-mania; se nel procedere doveranno andare tardi o pre-sto, cosí nel determinare le sessioni, come nel propone-re le materie. Avisarono essere pensiero d’alcuni prelatiche si proceda per nazione; il qual modo essi tenevanoper sedizioso, che averebbe fatto ammutinare insiemequelli di ciascuna, e che il maggior numero degli italia-ni, che sono i piú fideli alla Sede apostolica, non ave-

230Letteratura italiana Einaudi

Page 269: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rebbe giovato, quando il voto di tutti insieme fosse sta-to d’ugual valore a quello di pochi francesi, o spagnoli,o tedeschi. Avisarono anco che si penetrava altri averedissegnato di disputare delle potestà del concilio e delpapa, cosa pericolosa per fare nascer un schisma tra icatolici medesimi; e che nella congregazione de’ 12 sividde che tutti i prelati unitamente persistevano in vole-re veder il mandato della loro facoltà, il che con moltaarte gli era besognato fugire di mostrare, non sapendoancora come si doveva intendere la loro presidenza equanto la Santità Sua dissegnasse di farla valere. Di-mandavano ancora che fossero ordinate le cavalcate pertutta la via, accioché potessero ogni giorno et ogni ora,secondo le occorrenze, mandare e ricever avisi; ricerca-vano qualche ordine circa la precedenzia degli oratoride’ prencipi, e provisione de danari, poiché 2000 scudimandatigli qualche giorno inanzi erano spesi nelle pro-visioni de’ vescovi poveri.

Instavano i prelati che si dasse principio all’opera; pe-rilché i legati per dargli qualche sodisfazione e per mo-strare di non star in ocio, a 18 fecero una congregazione,dove però non fu proposto altro che il modo del vivere econversare e di tener le famiglie in uffico; e mote cose fu-rono dette contra l’uso introdotto, massime in Roma, diportare l’abito di prelato nella ceremonia solamente e dirimanente vestire da secolare; riprese ugualmente le vestisontuose, come le abiette e sordide; dell’età ancora dellaservitú fu detto molto, ma il tutto rimesso ad essere riso-luto ad un’altra congregazione, la qual si tenne a’ 22 e siconsumò tutta in raggionamenti di simil ceremonie, conconclusione che era necessaria principalmente una buo-na riformazione nell’animo; perché avendo per mira ildecoro al grado conveniente e l’edificazione del popolo,ciascuno vederà che rimediare in sé e nella famiglia sua.

Ma il papa, ricevuto l’aviso dell’apertura del concilio,deputò una congregazione de’ cardinali e curiali per so-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

231Letteratura italiana Einaudi

Page 270: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

praintendere e consegliare le cose di Trento; con questiconsultando, risolse le cose non esser ancora in stato chesi potesse veder chiaro che materie trattare e con che or-dine: fece rispondere a’ legati che non conveniva alla si-nodo invitare né prencipi, né prelati, meno invitare alcu-no ad aiutargli con le orazioni, perché questo era fattoda lui sufficientemente con la bolla del giubileo, e quellocon le lettere della convocazione; che parimente non erada pensare che la sinodo scrivesse ad alcuno, potendosupplire essi legati con lettere proprie loro, scritte pernome comune. Per quello che tocca la estensione de’ de-creti, dovessero intitolare: la sacrosanta ecomenica e ge-neral sinodo tridentina, presedendo i legati apostolici.Ma quanto alla forma del dar i voti, essere ottime le ra-gioni loro di non introdurre di farlo per nazioni, e tantopiú, quanto quel modo non fu mai usato dall’antichità,ma introdotto dal constanziense e seguito dal basileense,che non si devono imitare: ma essendo il modo usatonell’ultimo lateranense ottimo e decentissimo, seguisse-ro quello, potendo anco con quell’essempio recente eben riuscito serrare la bocca a chi ne proponesse altro. Eper quello che tocca la condanna degli eretici e le mate-rie da trattare e delle altre cose da loro ricchieste, cheopportunamente gli sarebbe dato ordine; tra tanto, se-condo il costume degli altri concilii, si trattenessero nel-le cose preambule; che la presidenza loro fosse mante-nuta con quel decoro che conviene a’ legati della Sedeapostolica, procurando insieme col decoro dar anco so-disfazzione a tutti; ma sopra ogni cosa usando diligenzache i prelati non uscissero de termini della onesta libertàe riverenza verso la Sede apostolica. Era cosa piú urgen-te l’aiutare i prelati che potessero fare le spese: per que-sto mandò un breve nel quale essentava dalle decimetutti i prelati del concilio e gli concedeva la participazio-ne di tutti i frutti et emolumenti in assenzia, tanto quan-to se fossero stati presenti; mandò ancora 2000 scudi per

232Letteratura italiana Einaudi

Page 271: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sovvenire i vescovi indigenti, ordinando che si facessesenza avere rispetto che ciò fosse publicato, poiché risa-putosi ancora, non poteva esser interpretato se non uffi-cio amorevole d’un capo del concilio.

[Discorso delle diverse maniere di concilii e vario pro-cedere in essi]

Questo luogo ricerca, per le cose dette e che si diran-no in varie occasioni circa il modo di dire i pareri in con-cilio, chiamato «dire li voti», che si dica come anticamen-te si faceva e come s’è pervenuto all’usato in questitempi. L’adunanza di tutta una Chiesa per trattare in no-me di Dio le occorrenze per la dottrina e disciplina è co-sa utilissima, usata da’ santi apostoli nell’elezzione diMattia e degli 7 diaconi, et a questo sono assai simili iconcilii diocesani; ma del convenire persone cristiane dapiú luoghi e lontani per trattare insieme, vi è il celebre es-sempio degli Atti apostolici, quando Paolo e Barnaba conaltri di Soria convennero in Gierusalem con gli apostoliet altri discepoli, che quivi si ritrovarono, sopra la que-stione dell’osservanzia della legge; e se ben si potrebbedire che fosse stato un ricorso delle chiese di gentili novead una vecchia matrice, di onde la fede era a loro deriva-ta, che per longo tempo fu usato in quei primi secoli, eda Ireneo e da Tertulliano spesso si commemora, e la let-tera sia scritta da’ soli apostoli, vecchi e fratelli gierosoli-mitani, nondimeno, avendo parlato non solo essi, ma an-cora Paolo e Barnaba, si può con raggione chiamareconcilio; con essempio del quale i vescovi che successerodopo, tenendo che tutte le chiese cristiane fossero una eche i vescovati tutti fossero parimente un solo cosí for-mato, del quale ciascun ne tenesse una parte, non comepropria, ma sí che tutti dovessero reggere tutto, occu-pandosi però ciascuno piú in quella che gli era special-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

233Letteratura italiana Einaudi

Page 272: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

mente raccommandata, come san Cipriano nell’aureo li-bretto dell’unità della Chiesa piamente dimostra, occor-rendo bisogno di qual si voglia particolar chiesa, con tut-to che alcune volte le persecuzioni ardessero, sicongregavano insieme quelli che potevano per ordinarein commune la provisione; nelle qual adunanze, prese-dendo Cristo e lo Spirito santo, né avendo luogo gli affet-ti umani, ma la carità, senza ceremonie, né formule pre-scritte, consegliavano e risolvevano quanto occorreva.Ma dopo qualche progresso di tempo, con la carità me-schiatisi gli affetti umani, essendo necessario regolarglicon qualche ordine, il principale tra congregati in conci-lio, o per dottrina, o per grandezza della città o dellachiesa, o per qualche altro rispetto d’eminenza, pigliavacarico di proponere e guidare l’azzione e raccogliere i pa-reti. Ma dopo che piacque a Dio dare pace a’ fedeli e chei prencipi romani ricevettero la santa fede, occorrendopiú spesso difficoltà nella dottrina e disciplina, le qualianco per l’ambizione o altri affetti cattivi di quei che ave-vano seguito e credito, turbavano la quiete publica, ebbeorigine un’altra sorte di adunanze episcopali congregateda prencipi o prefetti loro per trovare rimedio alle turbe.In questi, l’azzione era guidata da quei prencipi o magi-strati che gli congregavano, intervenendo essi nelle azzio-ni, proponendo, guidando la trattazione e decretandoper interlocutorie le differenze occorrenti, restando alcommun parere del consesso la definizione del capoprincipale, perché era congregata l’adunanza. Questaforma apparisce nelli concilii de’ quali gli atti restano. Sipuò portar per essempio il colloquio de’ catolici e dona-tisti inanzi Marcellino, et altri molti; ma per parlar solode’ concilii generali, questo si vede nel concilio efesinoprimo inanzi Candidiano conte, mandato per presederedall’imperatore, e piú chiaramente nel calcedonense ge-nerale, inanzi Marziano e giudici da lui deputati, nel con-stantinopolitano di Trullo inanzi Constantino Pogonato,

234Letteratura italiana Einaudi

Page 273: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dove il prencipe e magistrato presedendo commanda checosa si debbia trattare, che ordine tenere, chi debbia par-lare, chi tacere, e nascendo differenza in queste cose, ledecide et accommoda; e negli altri generali, de’ quali gliatti non restano, come del primo niceno e del secondoconstantinopolitano, attestano gli istorici di quei tempiche l’istesso fecero Constantino e Teodosio. In questistessi tempi non s’intermisero però quelli altri, quando listessi vescovi da loro medesimi s’adunavano e l’azzioneera guidata, come s’è detto, da uno di loro, e la risoluzio-ne presa secondo il commun parere. La materia trattataalle volte era di breve risoluzione, sí che in un consesso siespediva; alle volte, per la difficoltà o moltiplicità, avevabisogno di reiterarsi, onde vengono le molte sessioni nelmedesimo concilio. Nissuna era di ceremonia, né per so-lo publicare cose digeste già altrove, ma per intendere ilparere di ciascuno; erano chiamati atti del concilio i col-loquii, le discussioni, le dispute e tutto quello che si face-va o diceva. E’ nuova openione e pratticata poche volte,se ben in Trento è stabilita, che i soli decreti siano atti delconcilio e soli debbiano esser dati in luce, ché negli anti-chi tutto si dava a tutti. Intervenivano notarii per racco-gliere i voti, i quali, quando un vescovo parlava non con-tradicendo alcuno, non scrivevano il nome proprio diquello, ma usavano scrivere cosí: «la santa sinodo disse».E quando molti dicevano l’istesso, si scriveva: «i vescoviesclamarono» overo «affermarono», e le cose cosí detteerano prese per definizioni; se parlavano in contrariosenso, erano notate le contrarie openioni et i nomi degliautori, et i giudici o presidenti decidevano. Avvenivasenza dubio qualche impertinenza alle volte, per l’imper-fezzione d’alcuno, ma la carità, che iscusa i difetti del fra-tello, la ricopriva. Interveniva numero maggiore dellaprovincia dove il concilio si teneva e delle vicine, ma sen-za emulazione, desiderando ogni uno piú d’ubedire, chedi prescrivere legge ad altri.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

235Letteratura italiana Einaudi

Page 274: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Separato l’occidentale dall’orientale Imperio, restònondimeno qualche vestigio anco in occidente di queiconcilii che da principio erano congregati; e si vedonomolti sotto la posterità di Carlo Magno in Francia eGermania, e sotto i re gotti in Spagna non poco numero.In fine, esclusi affatto i prencipi d’intromettersi nelle co-se ecclesiastiche, di questa sorte di concilio si persel’uso, e restò quella sola che da’ medesimi ecclesiastici èconvocata: la quale anco fu quasi che tirata tutta nel solopontefice romano col mandar suoi legati a presedere do-vunque intendeva che si trattasse di far concilio; e dopoqualche tempo attribuí anco a sé quella facoltà che da’prencipi romani fu usata di convocar concilio di tuttol’Imperio e presedervi, essendo presente, e non essendo,mandarvi chi per nome suo presedesse e guidasse l’az-zione. Ma ne’ prelati ridotti nella sinodo, levato il timoredel prencipe mondano che gli conteneva in ufficio, sícome i rispetti mondani, cause di tutti gli inconvenienti,crescevano in immenso, il che moltiplicava le indecenze,si diede principio a digerire et ordinare le materie in se-creto e privato, per potere servare nel publico consessoil decoro; poi questo fu preso per forma e nacquero nel-li concilii, oltre le sessioni, le congregazioni d’alcuni de-putati ad ordinare le materie; le quali da principio,quando erano moltiplici, si ripartivano, assignando aciascuna la propria congregazione; né bastando ancoraquesto a rimovere tutte le indecenze, perché gli altri nonintervenuti, avendo gli interessi differenti, movevanodifficoltà in publico, oltre la congregazione particolare,s’introdusse la generale, inanzi la sessione, dove tutti in-tervenissero; la qual chi risguarda il rito antico, essa ve-ramente è l’azzione conciliare, perché la sessione, an-dando a cosa fatta, resta pura ceremonia. Poco piú d’unsecolo è passato, poi che gli interessi fecero nascere tra ivescovi di diverse nazioni qualche competenza; onde lelontane, che de poco numero erano, non volendo sop-

236Letteratura italiana Einaudi

Page 275: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

portare d’essere superate dalle vicine numerose, perpareggiarle tra loro fu necessario che ciascuna si congre-gasse da sé e per numero de’ voti facesse la sua de-liberazione, e l’universale definizione fosse stabilita nonper voti de’ singolari, ma per pluralità de’ voti delle na-zioni. Cosí fu servato ne’ concilii di Costanza e Basilea; ilche, come è uso molto proprio dove si governa in li-bertà, quale era allora quando il mondo era senza papa,cosí poco sarebbe stato appropriato in Trento, dove siricercava concilio soggetto al pontefice. E questa fu laragione perché i legati in Trento e la corte a Roma face-vano cosí gran capitale della forma di procedere e dellaqualità et autorità della presidenza.

[Prelati del concilio esenti delle decime]

Imperò gionta la risposta da Roma, chiamarono la con-gregazione il dí 5 genaro 1546, nella quale, dopo aver ilMonte salutati e benedetti tutti da parte del pontefice, fe-ce leggere il breve suddetto dell’essenzione delle decime.I legati tutti tre fecero come tre encomii, l’uno dopo l’al-tro, mostrando la buona volontà del pontefice verso lepersone de’ padri; ma alcuni spagnuoli dissero che questaera una grazia fatta dal papa di maggior danno che bene-ficio, essendo l’accettarla una confessione che il papa puòimponere gravezze alle altre chiese, e che il concilio nonha autorità né di proibirlo, né di essentare quelli che giu-stamente non doverebbono essere compresi; il che nonsolo dispiacque a’ legati, ma fu anco ributtato da loro conqualche parole mordaci. Altri de’ prelati dimandaronoche la grazia fosse estesa anco a’ loro famigliari et a tuttele persone che si ritrovarebbono in concilio. I generali de-gli ordini parimente dimandavano l’istesa essenzione, al-legando le spese che convenivano fare i loro monasteriiper i frati condotti da essi al concilio. Catalano Triulzio,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

237Letteratura italiana Einaudi

Page 276: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vescovo di Piacenza, arrivato 2 giorni prima, narrò publi-camente che passando poco lontano dalla Mirandola erastato svaliggiato e dimandò che in concilio si facesseun’ordinazione contra quelli che impedivano o molesta-vano i prelati et altre persone che andassero al concilio. Ilegati, mettendo insieme questa proposta con la preten-sione d’essenzione detta di sopra, considerarono quantopotesse importare che il concilio mettesse mano in similemateria, facendo editti per propria ecclesiastica; diverti-rono con molta destrezza, allegando, che sarebbe parso almondo una novità et un troppo rissentimento, et offeren-dosi di operare col pontefice che provedesse alla sicurez-za delle persone et avesse considerazione alli famigliaride’ prelati et a’ frati; e cosí acquiettarono tutti.

[Il concilio di Laterano proposto ad imitare a Trento.Contesa sopra ’l titolo]

E passando alle azzioni conciliari, il cardinale del Mon-te narrò il modo tenuto nel concilio lateranense ultimo,nel quale egli intervenne arcivescovo sipontino. Disse chetrattandosi allora della pragmatica di Francia, del schismaintrodotto contra Giulio II e della guerra tra prencipi cri-stiani, furono fatte tre deputazioni de’ prelati sopra quellematerie, accioché ciascuna congregazione, occupata inuna sola, potesse meglio digerirla; che formati i decreti sifaceva congregazione generale, dove ciascuno diceva ilvoto suo, e secondo quelli erano meglio riformate le riso-luzioni, in modo che nella sessione le cose passavano consomma concordia e decoro; che piú molteplice era quelloche da loro doveva essere trattato, avendo i luterani mos-so ogni pietra per sovvertire l’edificio della fede; però chesarà necessario dividere le materie et in ciascuna ordinarecongregazioni particolari per disputarle; far deputati aformare i decreti da esser proposti in congregazione gene-

238Letteratura italiana Einaudi

Page 277: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rale, dove ogni uno dirà il parere suo; quale, acciò sia in-tieramente libero, essi legati avevano deliberato di fare so-lamente ufficio de proponenti e non dire il suo voto, maquesto fare nelle sessioni solamente. Che tutti pensasserole cose necessarie da trattare per dover dare qualche prin-cipio, fatta la sessione che instava.

Che allora proponevano, se piaceva loro, che si publi-casse nella sessione un decreto formato circa il modo divivere cristianamente in Trento durante il concilio. Ilqual letto col titolo: «la Sacrosanta», sí come fu da Romamandato, fecero instanza i francesi che si dovesse aggion-gere: «rappresentante la Chiesa universale», la qual opi-nione fu seguita da gran parte de’ vescovi con universaleassenso. Ma i legati, considerando che questo era titolousato dal constanziense e basileense solamente, e l’immi-targli ea un rinovare la loro memoria e dargli qualche au-torità et aprire porta all’ingresso delle difficoltà che laChiesa romana ebbe in quei tempi, e, quello che piú im-portava, avvertendo che dopo aver detto: «rappresentan-te la Chiesa universale», averebbe potuto venire pensieroad alcuni d’aggiongere anco le seguenti parole, cioè chetiene potestà immediate da Cristo, alla quale ciascuno,eziandio di degnità papale, è tenuto di ubedire, s’oppo-sero gagliardamente e (come essi scrissero a Roma) conparole formali s’appontarono contra, non esplicandoperò a’ padri le vere cause, ma solo con dire che eranoparole ampullose et invidiose, e che gli eretici gli avereb-bono dato sinistra interpretazione; e s’adoperarono cia-scuno d’assistere senza scoprir il secreto, prima con arte,e poi con lasciarsi intendere liberamente di non volerlopermettere, sí che fecero acquiettare il moto universale,se ben i francesi et alcuni altri pochi restarono fermi nel-la loro proposta.

Et a’ legati prestò grand’aiuto Giovanni di Salazar,vescovo di Lanciano, spagnolo di nazione; il qual, aven-do commendato in molte parole i primi concilii della

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

239Letteratura italiana Einaudi

Page 278: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Chiesa per l’antichità e santità degli intervenienti, lodòche fossero immitati nel titolo usato da loro molto sem-plice, senza espressione di rappresentazione, o di qualeo quanta autorità la sinodo abbia. Non piacque peròquello che continuò dicendo, che ad essempio di quellisi doveva tralasciare anco la nominazione de’ presiden-ti, che non si vede mai usata in nissun concilio vecchio,solo incomminciata dal costanziese, che per causa delscisma mutò piú volte presidenti; soggiongendo che, sel’essempio di quello fosse da seguire, bisognarebbe an-co nominare l’ambasciatore dell’imperatore, perché al-lora fu nominato il re de’ Romani et anco i prencipi cheerano con lui. Ma questa fastosità essere aliena dall’umil-tà cristiana, e fece ripetizione del discorso fatto dal car-dinal Santa Croce de’ 12 decembre, inerendo al qualeconcludeva che si dovesse tralasciare anco il far men-zione di presidenza. Diede a’ legati questa propostamaggior pensiero che la precedente; nondimeno il car-dinale del Monte presentaneamente rispose: i conciliiaver parlato diversamente secondo le occorrenze che itempi portano; per i tempi passati il papa essere statosempre riconosciuto come capo nella Chiesa, né mai daalcuno essere stato dimandato concilio con questa con-dizione che fosse independente dal papa, come i tede-schi adesso arditamente; alla qual eretical temerità con-veniva sempre in ogni azzione repugnare, mostrandosid’essere congionti col capo, che è il pontefice romano,facendo menzione dei suoi legati; Parlò longamente inquesta materia, la qual sapendo che con la diversioneera piú facile sostentare che persuadere, procurò che sipassasse ad altro. La contenenza del decreto fu appro-vata da tutti; ma essendovi in esso una particola, doveognuno era essortato a pregar Dio per il papa, per l’im-peratore e per i re, fecero instanza i prelati francesi, chesi facesse nominatamente menzione di quel di Francia;il che lodando il cardinale Sancta Croce, ma soggion-

240Letteratura italiana Einaudi

Page 279: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

gendo che averebbe convenuto fare simile specificazio-ne di tutti al luogo loro, che era cosa longa e piena dipericolo per la precedenza, replicarono i francesi che ilpapa nella bolla della convocazione aveva fatta menzio-ne del solo imperatore e re di Francia, e però conveni-va, seguendo l’esempio, o nominar ambedue o nissunod’essi. Si riferirono i legati a pensarci, dando intenzioneche ogni uno resterebbe sodisfatto.

[Seconda sessione e decreto d’essa]

Il dí 7 di genaro, adonque, tutti i prelati, vestiti in abi-to commune, si congregarono in casa del primo legato,da dove partendosi con la croce inanzi s’inviarono allachiesa catedrale. Dal contado di Trento furono congre-gati nella città, 300 fanti, armati parte di piche, parte diarchibugi, con alquanti cavalli, quali si misero in fila daambedue le parti della strada, dalla casa sino alla chiesa,et entrati in chiesa i legati et i prelati, ridotta tutta la sol-datesca in piazza, si sparò l’archibusaria e la soldatescarestò nella piazza a fare la guardia a quella sessione. Ol-tre il legato et il cardinale di Trento, si ritrovarono 4 ar-civescovi, 28 vescovi, 3 abbati della congregazione cassi-nense e 4 generali, i quali stavano sedendo nel luogodella sessione: queste 43 persone costituivano il conciliogenerale. Degli arcivescovi, doi erano portativi, mai ve-duti dalle chiese de quali avevano il titolo, solo per causad’onore datogli dal pontefice: uno, Olao Magno, connome d’arcivescovo upsalense in Gozia, e l’altro Rober-to Venanzio, scocese, arcivescovo d’Armacano in Iber-nia, il quale, uomo di brevissima vista, era commendatodi questa virtú, di correr alla posta meglio d’uomo delmondo. Questi doi, sostentati in Roma qualche anni perlimosina del papa, furono mandati a Trento per cresceril numero e dependere da’ legati. In piedi erano circa 20

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

241Letteratura italiana Einaudi

Page 280: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

teologi; vi intervenne l’ambasciatore del re de’ Romaniet il procuratore del cardinale d’Augusta, che sedetteronella banca degli oratori, et appresso loro su la stessabanca sedevano 10 gentiluomini de’ circonvicini, elettidal cardinale di Trento. Fu cantata la messa da Giovan-ni Fonseca, vescovo di Castelamare; fece il sermone nel-la messa Coriolano Martirano, vescovo di San Marco.

Finita la messa, i prelati si vestirono pontificalmente efurono fatte le letanie et orazioni, come nella sessione pri-ma. Quali finite e seduti tutti, il vescovo celebrante, mon-tato nel pulpito, lesse la bolla, di sopra menzionata, chenon fossero ammessi i procuratori degli assenti a dare vo-to, e non si fece menzione d’un altra, nella quale erano ec-cettuati quei di Germania. Dipoi lesse il decreto nel qualela sinodo essortava tutti i fedeli congregati in Trento a vi-vere nel timore di Dio e pregare ogni giorno per la pace deprencipi et unità della Chiesa, e le persone del concilio adire messa almeno la dominica, e pregare per il papa, im-peratore, re e prencipi, e tutti a digiunare e fare limosine,essere sobrii, instruire i loro famigliari. Essortava anco tut-ti, massime i letterati, a pensar accuratamente le vie e modidi propulsare le eresie e ne’ consessi usare modestia nelparlare. E di piú ordinò che se alcuno non sedesse al luogosuo, o dasse voto, overo intervenisse nelle congregazioni, anissuno fosse fatto pregiudicio, né acquistava nuova rag-gione. Il qual letto, interrogati i padri, risposero: «placet».Ma i francesi aggionsero che non approvavano il titolo co-sí imperfetto e vi ricercavano l’aggionta: «universalem Ec-clesiam repraesentans». In fine fu ordinata la futura sessio-ne per il dì 4 febraro e licenziati i padri; quali, deposto gliabiti pontificali, ne’ communi accompagnarono i legati incasa col medesimo ordine che erano alla chiesa venuti; ilquale fu in tutte le seguenti sessioni osservato.

242Letteratura italiana Einaudi

Page 281: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Nella congregazione seguente si tratta di nuovo del ti-tolo del concilio]

Dopo la sessione non fu tenuta congregazione sino a’13 genaro, perché Pietro Pacceco, vescovo di Iaen,creato cardinale nuovamente, che aspettava da Roma laberretta, senza quale la ceremonia non gli concedevatrovarsi in luoghi publici, aveva desiderio d’intervenire,dovendosi in quella metter ordine che nella sessionenon avvenissero piú inconvenienti. Ridotta la congrega-zione, i legati si dolsero di quelli che avevano fatto op-posizione al titolo nel giorno della sessione; mostraronoche non era decoro in quel luogo publico fare apparirediversità d’opinioni: le congregazioni farsi acciochéogni uno possi dire il suo parere in luogo retirato, perdover essere tutti conformi in quello che s’ha da publi-care; nissuna cosa dovere piú sbigotire gli eretici e darecostanza a’ catolici, quanto la fama dell’unione. Disce-sero alla materia del titolo, considerando che nissunoera piú conveniente di quello che gli dava il ponteficenella convocazione et in tante altre bolle dove era nomi-nato ecumenico et universale: al che superfluamentes’aggiongerebbe rappresentazione, essendo pieni i libridi quello che sia o rappresenti un tal concilio legitima-mente inditto e comminciato; che altrimente facendo, simostrava di dubitare della sua autorità et assomigliarloa qualche altro concilio che per ciò aveva dato quel tito-lo, perché conoscendo mancare d’autorità legitima, vo-leva supplire con le parole, accennando il basileense econstanziense; però a fine di fare stabile risoluzione,ogni uno dovesse dire sopra ciò il voto suo.

Il cardinal Pacceco entrò a dire il concilio esser orna-to di molti e molti titoli, quali tutti se fossero da usare intutte le occasioni, l’espressione di quelli sarebbe sempremaggiore che il corpo del decreto. Ma sí come ungrand’imperatore, possessore de molti regni e stati, per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

243Letteratura italiana Einaudi

Page 282: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ordinario nelli editti non usa se non il titolo dai qualel’editto riceva forza, e ben spesso, senza alcun titolo,prepone il nome suo proprio, cosí questo concilio, se-condo le materie che si tratteranno, doverà valersi di di-versi titoli per esplicare l’autorità sua; adesso che si stane’ preparatorii, non è necessità d’usarne alcuno. Il ve-scovo di Feltre considerò che i protestanti avevano ri-chiesto un concilio, dove con voto decisivo intervenisse-ro essi ancora, e se si mettesse per titolo del concilio cheegli rappresenti la Chiesa universale, caveranno di quiargomento: adonque debbono intervenirvi di tutti gliordini della Chiesa universale, i quali essendo doi, cleri-cale e laicale, non può essere intieramente rappresenta-ta se l’ordine laicale è escluso. Ma del rimanente, ancoquei che nella sessione assentirono al titolo semplice, fu-rono d’openione che fosse supplito. Il vescovo di SantoMarco disse che impropriissimamente i laici si possonodire Chiesa, perché, come i canoni determinano, nonhanno alcuna autorità di commandare, ma solo neces-sità d’ubedire, e questa essere una delle cose le quali do-veva questo concilio decretare, che i secolari debbanoumilmente ricevere quella dottrina della fede che gli èdata dalla Chiesa, e non ne disputare, né meno pensarcipiú oltre. E però aponto conviene usare il titolo che lasinodo rappresenta la Chiesa universale, per fargli sape-re che essi non sono la Chiesa, ma debbono ascoltare etubedire alla Chiesa. Molte cose furono dette e si passòinanzi senza piú ferma conclusione, con stabilire sola-mente che per la seguente sessione si usasse il titolosemplice come nella passata.

Questo finito, perché avevano fatto instanza certi pre-lati che ormai si dovesse venire alle cose sostanziali, persodisfargli fu proposto da’ legati che si pensasse sopra itre capi contenuti nelle bolle del pontefice, cioè l’estir-pazione delle eresie, riformazione della disciplina e sta-bilimento della pace; in che modo s’aveva d’entrare in

244Letteratura italiana Einaudi

Page 283: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quelle trattazioni, che via s’avesse da tenere e comes’avesse da procedere, e pregassero Dio che illuminassetutti, e ciascuno dicesse il suo parere nella prima congre-gazione. In fine furono presentati alcuni mandati da ve-scovi assenti, e furono deputati l’arcivescovo d’Ais, il ve-scovo di Feltre e quello d’Astorga a vedere il puntodell’escusazione e riferire in congregazione.

I legati il giorno seguente scrissero a Roma che si ve-deva quella amplificazione del titolo, con aggionta delrappresentare la Chiesa universale, essere cosa tanto po-pulare e piacere cosí a tutti, che facilmente poteva ritor-nar in trattazione; e però desideravano sapere la volontàdi Sua Santità, se dovevano persistere in negarlo, overocompiacergli, massime in occasione che si avesse da farequalche decreto importante, come in condannare l’ere-sie e simili cose. Avisarono ancora d’avere fatta la pro-posta per la seguente congregazione cosí in genere, persecondare il desiderio de’ prelati che era d’entrare nellecose essenziali e mettere nondimeno tempo in mezo, sinche venisse da Sua Santità l’instruzzione richiesta. Ag-gionsero appresso il cardinale Pacceco esser avisato chel’imperatore aveva dato ordine a molti vescovi spagnuo-li, persone d’essemplarità e di dottrina, che andassero alconcilio: perilché giudicavano essere necessario che SuaSantità mandasse 10 o 12 prelati, de’ quali si potesse fi-dare e fossero ancora per le altre qualità atti a compari-re, acciò crescendo il numero de oltramontani, massimeuomini rari e d’essemplarità e dottrina, trovassero ri-scontro in qualche parte: perché di quelli che sino allorasi trovavano in Trento, i ben intenzionati erano di pochelettere e minor prudenza; quelli di qualche sapere si sco-privano uomini di dissegno e difficili da maneggiare.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

245Letteratura italiana Einaudi

Page 284: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[I cesarei vogliono che si venga al trattato della rifor-ma, altri a’ dogmi]

Nella seguente congregazione, ridotta a’ 18 per senti-re li pareri di tutti sopra le proposte della precedente, lesentenze furono 4. Gli imperiali dissero che il capo de’dogmi non si poteva toccare con speranza di frutto, es-sendo di bisogno prima, con una buona riforma, levarele transgressioni d’onde sono nate l’eresie, allargandosiassai in questo campo e concludendo che, sin a tantoche non cessa lo scandalo che piglia il mondo per ladeformazione dell’ordine ecclesiastico, non sarà maicreduta cosa che predicheranno o affermeranno nelladottrina, essendo tutti persuasi che si debbia guarare lifatti, non le parole; né doversi pigliar essempio dalliconcilii vecchi, perché in quei o non vi era corrottelade’ costumi, o quella non era causa dell’eresia; et in fineil mettere dilazione al trattare della riforma esser unmostrarsi incorrigibili.

Alcuni altri pochi giudicavano d’incomminciare da’dogmi e successivamente passar alla riforma; allegandoche la fede è il fondamento e la base del viver cristiano;che non si commincia mai ad edificare dal tetto, ma da’fondamenti; che maggior peccato era errare nella fedeche nelle altre azzioni umane; e che il capo dell’estirparel’eresie era posto per primo nelle bolle ponteficie. Unaterza opinione fu che malamente si potevano disgiongerei doi capi della riformazione e della fede, non essendovidogma che non abbia aggionto il suo abuso, né abuso chenon tiri appresso la mala interpretazione et il mal senso diqualche dogma: onde era necessario di trattargli in unmedesimo tempo, aggiongendo che avendo tutto ’l mon-do gli occhi a questo concilio et aspettando il rimedio nonmeno alle cose della fede che a quelle de’ costumi, si sati-faria meglio col trattarli ambidoi insieme, che l’uno dopol’altro; massime che, secondo la proposta del cardinale

246Letteratura italiana Einaudi

Page 285: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

del Monte, si farebbono diverse deputazioni, trattandouna parte questa meteria e l’altra quell’altra: il che si do-veva accelarare di fare, considerando il presente tempo,quando la cristianità è in pace, essere precioso e da nonperdere, non sapendo che impedimenti potesse apportaril futuro; dovendosi anco studiare ad abbreviare il conci-lio quanto si poteva, accioché le chiese restassero mancotempo private de’ loro pastori, e per molti altri rispetti;accennando quello che poteva nascere a longo andare,con poco gusto del pontefice e della corte romana.

Alcuni altri ancora, tra quali furono i francesi, diman-davano che si mettesse per principale il capo della pace;che si scrivesse all’imperatore, al re Cristianissimo et aglialtri precipi, rendendo grazie per la convocazione delconcilio, per continuare il quale volessero stabilire la pa-ce e coadiuvare l’opera con mandare loro oratori e pre-lati; e parimente si scrivesse amicabilmente alli luterani,invitandogli con carità a venire al concilio e congionger-si col rimanente della cristianità. I legati, uditi i pareri ditutti e lodata la loro prudenzia, dissero che per esserel’ora tarda e la deliberazione gravissima e le sentenzievarie, averebbero pensato sopra quanto era stato raccor-dato da ciascuno, e nella prima congregazione averebbe-ro proposto i ponti per determinare.

Fu preso ordine che le congregazioni si facessero duevolte alla settimana, il lune et il venere, senza intimarle;et in fine l’arcivescovo d’Ais, avendo ricevuto lettere dalre Cristianissimo, salutò per suo nome la sinodo e pro-mise che Sua Maestà presto mandaria un ambasciatore emolti prelati del suo regno; e qui la congregazione finì.

I legati avisarono del tutto Roma, scrivendo che ave-vano portato inanzi la risoluzione delle cose trattatesotto li pretesti narrati, ma in verità per mettere tempodi più in mezo, aspettando che potessero venir le istruz-zioni et ordini come reggersi; supplicando Sua Santitàdi novo di far intendere la sua volontà, ponderando so-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

247Letteratura italiana Einaudi

Page 286: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

pra tutte le altre considerazioni che l’allongare il conci-lio e tenerlo aperto, potendo abbreviarlo, non fa per laSede apostolica: aggiungendo essere stati necessitati astabilire due congregazioni alla settimana per tener iprelati in esercizio e levargli l’occasione di farne da lorostessi. Ma che questo farà cominciare le cose a stringer-si, e però sarà necessario che in Roma si pigli maniera dirisolvere le proposte presto e non tardare a risponder-gli, come sin allora si era fatto, ma tenergli avisati diquanto doveranno fare di mano in mano, con prevederanco li casi quanto sarà possibile; e poiché per moltelettere avevano scritto esservi molti poveri vescovi an-dati al concilio sotto la speranza e le buone promesse diSua Santità e del cardinale Farnese, lo replicarono ancoallora, aggiongendo che non si pensasse di trattargli co-sì alla domestica in Trento come in Roma, dove, nonavendo alcuna autorità, stanno umili e soggetti; perché,quando sono al concilio, pare loro dover essere tutti sti-mati e mantenuti; il che quando non si pensi di fare,sarà meglio pensare di non avergli in quel luogo, cheavergli mal soddisfatti e disgustati; concludendo chequella impresa non si poteva concludere a buon finesenza diligenza e senza spendere.

Parerebbe maraviglia ad ognuno che il pontefice, per-sona prudentissima e versata ne’ maneggi, in tanto tem-po, a tante instanze de’ suoi ministri, non avesse dato ri-sposta a dei particolari così importanti e necessari. Ma laSantità Sua si fondava poco sopra il concilio: tutti i suoipensieri erano volti alla guerra che il cardinale Farneseaveva trattato coll’imperatore l’anno inanzi, e non si po-teva contenere che non ne facesse dimostrazione, nél’imperatore richiedeva progresso di concilio, per li finidel quale allora bastava che restasse aperto.

248Letteratura italiana Einaudi

Page 287: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[E’ risoluto di trattar d’ambedue]

Ma i prelati che volevano incomminciare dalla rifor-ma e lasciar adietro i dogmi, aiutati da ministri imperiali,attesero a tirare nel voto suo gli altri, cosa che fu assai fa-cile, per essere la riforma universalmente desiderata epoco creduta, e moltiplicarono tanto in numero che i le-gati si trovarono confusi. Onde per loro stessi e per me-zo degli aderenti fecero, diversi ufficii privati, e final-mente nella congregazione de’ 22 tutti tre, l’uno dopol’altro si posero a sbattere i fondamenti che si allegavanoin favor della riforma. Fece grand’impressione una rag-gione tratta dalla proposta di Cesare nella dieta di Vor-mes, il maggio passato, quando disse che si stasse a ve-dere che progresso faceva il concilio nelle definizioni de’dogmi e nella riforma; che non ne facendo alcuno, inti-meria un’altra dieta, dove le differenze nella religione siaccomodassero e gli abusi si correggessero; arguendo diqua che, non si trattasse de’ dogmi, si canonizeria il col-loquio e la dieta futura, e non si potrebbe con buonaraggione impedire che in Germania non si trattasse dellareligione, quello che si ricusava di trattar in concilio.

Fu nella congregazione un gran prelato e ricco, il qualcon orazione meditata attese a mostrare che non biso-gnava mirare se non alla riforma, essaggerando molto ladeformazione commune d’ogni parte del clero et incul-cando che sin che i vasi nostri non si mondassero, lo Spi-rito Santo non poteva abitarvi, e per conseguente non sipoteva sperare alcun retto giudicio nelle cose della fede.

Ma il cardinale Santa Croce, preso di qua il parlare, dis-se che era molto ben raggione non differire niente la rifor-mazione di quei medesimi che avevano a maneggiar il con-cilio; ma che quella era ben facile et ispedita, e si potevametter subito in essecuzione, senza ritardar il capo de’dogmi, per se stesso intricato e di longa diggestione. Lodòmolto quel prelato d’aver raccordato cosa così santa e di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

249Letteratura italiana Einaudi

Page 288: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

buon essempio; perché, incomminciando da se stessi, sipoteva riformare tutto ’l resto del mondo con facilità, es-sortando tutti con efficaci parole a venirne alla prattica.Questa sentenza fu ben da tutti lodata, ma non fu seguita,dicendo molti che la riforma doveva esser universale e nonsi doveva perdere tempo in quella particolare; perilchè fuconcluso da tutti, eccettuati doi soli, che gli articoli dellareligione e della riformazione fossero trattati da pari, sì co-me di pari sono desiderati da tutto ’l mondo e giudicatinecessarii et insieme proposti nelle bolle di Sua Santità.

Restarono contenti i legati di questa risoluzione, se benaverebbero desiderato più tosto trattare della sola fede,tralasciata la riforma; ma tanto era il timore che avevanod’essere costretti a trattare della riformazione sola, che ri-putavano total vittoria il mandarle ambidue insieme; pen-sando anco che finalmente la loro opinione di tralasciare lariforma era pericolosa, volendo resistere a tutti i prelati eta tutti li Stati della cristianità che la dimandavano, e nonpotendosi fare senza molto scandalo et infamia. Il qualpartito preso da loro, costretti da mera necessità, quando aRoma non fosse piaciuto, non averebbono potuto lamen-tarsi d’altri che di loro stessi, tante volte solecitati a rispon-dere alle lettere e mandare le instruzzioni necessarie.

Fu poi deliberato di scrivere al pontefice, ringrazian-dolo della convocazione et apertura del concilio, sup-plicandolo a mantenerlo e favorirlo, et ad interporsi ap-presso a principi cristiani per il mantenimento dellapace tra loro et eccitargli a mandar ambasciatori al con-cilio. Ordinarono anco di scrivere all’imperatore, al redi Francia, de’ Romani, di Portogallo et altri re catoliciper la conservazione della pace, per la missione degliambasciatori, per l’assicurazione delle strade e perchéeccitassero i loro prelati a comparire personalmente nelconcilio; e la cura di scrivere queste lettere fu data al ve-scovo di San Marco, per essere lette e fermate nella fu-tura congregazione.

250Letteratura italiana Einaudi

Page 289: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Diedero fuori li legati doi ponti sopra quali dovesse-ro i padri avere considerazione e dir il voto loro: il pri-mo, se nella sessione prossima si doveva pronunciare ildecreto che sempre fossero trattati insieme i capi dellafede e quelli della riforma correspondenti; il secondo,in che modo si ha da proceder in eleggere i doi capi etin trattargli et essaminargli. Pensarono i legati con que-ste proposizioni aversi scaricato dell’importuna ricchie-sta d’alcuni di stabilire in ogni congregazione qualchecosa di sustanziale et insieme d’aver mostrato di tenerconto de’ prelati.

[Si tratta del sigillo e dell’ordine de’ dogmi. Artificiode’ legati per poter aspettar da Roma la risposta]

La congregazione seguente si consumò nel leggere lemolte lettere formate e nel disputare del sigillo con cheserrarle; proponendo alcuni che fossero sigillate inpiombo con bolla propria della sinodo, nella quale chivoleva che da una parte fosse impressa l’immagine delloSpirito Santo in forma di colomba, dall’altra il nomedella sinodo, e chi raccordava altre forme, che tutte te-nevano del specioso. Ma i legati, che avevano altro ordi-ne da Roma, lasciato disputar i padri sopra questo, di-vertirono la proposta con dire che aveva del fastoso eche protraeva il tempo, perché averebbe convenutomandare a Venezia per farne la forma, non essendo inTrento artefice sufficiente per un’opera tale; soggion-gendo che s’averebbe pensato meglio dopo, e che eranecessario spedire le lettere allora, che si poteva fare colnome e sigillo del primo legato; il rimanente fu rimessoalla seguente congregazione.

Nella quale parlandosi sopra i doi ponti già proposti,per il primo essendo due openioni; una, che il decretofosse formato e publicato, l’altra, che non era ben l’ob-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

251Letteratura italiana Einaudi

Page 290: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

bligarsi con decreto, ma conservarsi in libertà per poteredeliberare secondo le opportunità, si prese la via di me-zo di fare menzione solamente che la sinodo era congre-gata principalmente per quelle due cause, senza passarpiù inanzi; ma quanto al secondo ponto, sentiva la mag-gior parte che, essendo congregati per dannare l’eresialuterana, conveniva seguitare l’ordine della loro confes-sione; al qual parere fu da altri contraddetto, perché sa-rebbe un seguire li colloqui tenuti in Germania, che eraun abbassare la dignità del concilio, e perché, essendo liprimi di doi capi della confessione augustana l’uno dellaTrinità, l’altro dell’Incarnazione, ne’ quali vi era concor-dia in sostanza, ma espressi con nuovo modo et inusitatonelle scuole, quando fossero approvati quelli, se gli sa-rebbe dato riputazione e fatto pregiudicio al condannarli seguenti; quando s’avesse voluto, non approvandogli,né dannandogli, parlarne non con i termini di quellaconfessione, ma con i scolastici o con altri, portava peri-colo d’introdurre nove dispute e novi scismi. A’ legati,che non miravano se non di portar il tempo inanzi, pia-ceva sentire le difficoltà e studiosamente le nodrivano,dando destramente fomento ora all’uno, ora all’altro.

Avvicinandosi il tempo prefisso per la sessione e nonavendo ricevuto da Roma instruzzione, si ritrovarono i le-gati in molta perplessità. Il passare quella sessione in ceri-monie come la precedente pareva un perder tutta la ripu-tazione: il dar mano ad alcuna materia era giudicato cosapericolosa, non avendo ancora prefisso il scopo dove mi-rare. Quello che pareva portare manco rischio era formarun decreto sopra la risoluzione presa nella congregazionedi trattar insieme la materia della fede con quella dellariforma: a che si opponeva che era un obbligarsi et ancoun determinare cosa quasi indecisa dal pontefice nellaconvocazione. In questa ambiguità era proposto che sipassasse con un decreto dilatorio sotto pretesto che moltiprelati erano in viaggio e s’aspettavano di corto.

252Letteratura italiana Einaudi

Page 291: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Il cardinale Polo messe in considerazione che, essen-dosi in tutti gli antichi concilii publicato un simbolo difede, si dovesse in quella sessione fare l’istesso, publi-cando quello della Chiesa romana.Fu in fine deliberatodi formar il decreto con titolo semplice et in quello faremenzione di dovere trattare della religione e della rifor-ma, ma tanto in generale che si potesse accomodare adogni opportunità, e recitar il simbolo, e passarsela, fa-cendo un altro decreto di rimettere le materie all’altrasessione, allegando per causa l’essere molti prelati inprocinto et alcuni in viaggio: e per non essere ridotti piùin tal angustie allongar il termine della seguente il piùinanzi che si poteva, non differendola però dopo Pasca.

Quello formato, fu communicato a’ prelati più confi-denti; fra quali il vescovo di Bitonto considerò che il fareuna sessione per recitar il simbolo già 1200 anni stabilitoe continuamente creduto et al presente da tutti accettatointieramente, potrà essere ricevuto dagli emuli con irri-sione e dagli altri con sinistra interpretazione; che non sipuò dire di seguire in ciò l’essempio de’ padri, perchéessi overo hanno composto simboli contra l’eresie checondannavano, overo replicati gli anteriori contra eresiegià condannate per dargli autorità maggiore, aggiontaviqualche cosa per dicchiarazione, overo per ritornarlo inmemoria, et assicurarlo contra l’oblivione; ma allora nonsi componeva simbolo novo, non vi s’aggiongeva dic-chiarazione; il dargli maggior autorità non essere cosada loro, né da quel secolo; il rammemorarlo, recitandosialmeno ogni settimana in tutte le chiese et essendo inmemoria recente d’ogni uomo, essere cosa superflua etaffettata. Che col simbolo fossero convinti gli eretici es-ser vero di quelli che erravano contra esso; però non po-tersi far così contra i luterani, che lo credono come i ca-tolici. Se dopo l’aver fatto questo apparato, mai saràusato il simbolo a questo effetto, s’interpreterà l’azzionecome fatta non per altro che per tratenere e dare pasto,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

253Letteratura italiana Einaudi

Page 292: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

non avendo ardire di toccar i dogmi, né volendo daremano alla riforma. Consegliò che fosse meglio metteredilazione, attesa l’aspettazione de’ prelati, e con quellapassare la sessione.

Il vescovo di Chioza vi aggionse che, anzi, le ragioniaddotte nel decreto potrebbono essere dagli ereticiadoperate a proprio favore con dire che, se il simbolopuò servire a convertire gli infedeli, espugnare eretici,confermare fedeli, non si debba costringergli a crederealtra cosa fuori di quelle. Queste raggioni non furonogiudicate da’ legati così efficaci come la contraria, che ilnon far decreto fosse con perdita della riputazione; pe-rilchè, risolti a questa parte et accommodate meglio al-cune parole, secondo gli avvertimenti de’ prelati, pro-posero il decreto nella congregazione del 1° difebbraio: sopra il quale furono dette varie cose e, se benfu approvato dalla maggior parte, nondimeno con pocogusto, nel partire della congregazione , alcuni de’ prela-ti, raggionando l’un all’altro, ebbero a dire: «Si dirà checon negozio di 20 anni si ha concluso di ridursi per udi-re a recitar il Credo».

[Si fa sessione col recitar il simbolo]

Venuto adonque il dì 4, giorno destinato della sessio-ne, con la medesima ceremonia e compagnia s’andò allachiesa; nella quale cantò la messa Pietro Tragliavia, arci-vescovo di Palermo; fece il sermone frate Ambrosio Ca-tarino, senese dominicano, e l’arcivescovo di Torre lesseil decreto, la sostanza del quale fu che la sinodo, consi-derando l’importanza de’ doi capi che aveva da trattare,dell’estirpazione delle eresie e riformazione de’ costumi,essorta tutti a confidar in Dio e vestirsi delle arme spiri-tuali; et acciocché la sua diligenza abbia principio e pro-gresso dalla divina grazia, determina di comminciare

254Letteratura italiana Einaudi

Page 293: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dalla confessione della fede, seguitando gli essempii de’padri, che ne’ principali concilii nel principio delle az-zioni hanno opposto quel scudo contra le eresie e conquel solo alcune volte hanno convertito gli infedeli evinti gli eretici; nel quale concordano tutti i professoridel nome cristiano; e qui fu recitato tutto, di parola inparola, senza soggiongere altra conclusione; et interrogòl’arcivescovo i padri se gli piaceva il decreto. Fu rispostoda tutti affirmativamente, ma d’alcuni con condizioni etaddizioni non di gran momento, con displicenzia delcardinale del Monte, al quale non poteva piacere che insessioni si discendesse a’ particolari, temendo che quan-do s’avesse trattato cosa di rilievo, potesse nascere qual-che inconveniente. Fu letto dopo l’altro decreto, inti-mando la sessione per li 8 d’aprile, allegando per causadella dilazione che molti prelati erano in pronto per ilviaggio et alcuni in via, e che le deliberazioni della sino-do potranno apparere di maggior stima, quando saran-no corroborate con conseglio e presenzia di più padri,non differendo però l’essamine e discussione di quellecose che alla sinodo pareranno.

La corte di Roma, che al nome di riforma era tutta inspavento, sentì con piacere che il concilio si trattenessein preamboli, sperando che il tempo averebbe portatorimedio, et i cortegiani intemperanti di lingua esserci-tarono la dicacità, dando fuori, sì come si costumavaallora in tutti gli avvenimenti, diverse pasquinate moltomordaci, chi con lodare i prelati congregati in Trentod’aver fatto un nobilissimo decreto e degno d’un con-cilio generale, e chi confortandoli a conoscere la pro-pria bontà e scienzia.

I legati, nel dare conto al papa della sessione tenuta,avisarono anco essere cosa difficile per l’avvenire oppo-nersi e vincere quelli che volevano finir il titolo con larapresentazione della Chiesa universale; nondimeno sa-rebbono sforzati di superare le difficoltà. Ma che di trat-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

255Letteratura italiana Einaudi

Page 294: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tenere più i prelati senza operare cosa di momento e ve-nir all’essenziale non era possibile e che però aspettava-no l’ordine e l’instruzzione tante volte ricchiesta; che aloro sarebbe ben parso trattare della Sacra Scritturaquelle cose che sono controverse co’ luterani e gli abusiintrodotti nella Chiesa in quella materia; cose con qualisi poteva dare molta sodisfazzione al mondo senza of-fendere nissuni, e di ciò averebbono aspettata la rispo-sta, essendovi tempo assai longo per poter essaminarequelle materie e molte occasioni di portare tempo sinoal principio di quadragesima.

[In Germania s’allarga la riforma nuova. Muore Lutero]

Ma in questo tempo, ben che il concilio fosse aperto etuttavia si celebrasse, non mutarono stato in Germaniale cose. Nel principio dell’anno l’elettor palatino intro-dusse la communione del calice, la lingua populare nellepubliche preghiere, il matrimonio de’ preti et altre coseriformate già in altri luoghi. E li destinati da Cesare adintervenire nel congresso per trovar modo di concordianelle differenze della religione, si ridussero in Ratisbonaal colloquio; del quale Cesare deputò presidente il ve-scovo di Eicstat et il conte di Furstemberg, dove nonriuscì alcun buon frutto per le sospizzioni che ciascunadelle parti concepì contra l’altra e perché i catolici in-contravano ogni occasione di dar all’altra parte maggiorisospetti e fingerli dal canto proprio; i quali fecero final-mente dissolvere il convento.

Morì anco, a 18 di febbraio, Martino Lutero; le qualicose avvisate in Trento et a Roma, non fu sentito tantodispiacere della mutazione della religione nel Palatinato,quanta allegrezza perché il colloquio non avesse succes-so e tendesse alla dissoluzione, e fosse morto Lutero. Ilcolloquio pareva un altro concilio e dava gran gelosia,

256Letteratura italiana Einaudi

Page 295: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

perché, se qualche cosa fosse stata concordata, non sivedeva come potesse poi dal concilio essere reggiettata,e se fosse accettata averebbe parso che il concilio rice-vesse le leggi d’altronde, et in ogni modo quel colloquioin piedi con intervenienti ministri di Cesare era con po-ca riputazione del concilio e del papa. Concepirono ipadri in Trento e la corte in Roma gran speranza, veden-do morto un instromento molto potente a contrastare ladottrina e riti della Chiesa romana, causa principale equasi totale delle divisioni e novità introdotte, e l’ebberoper un presagio di prospero successo del concilio, emaggiormente per essersi divulgata quella morte perl’Italia come successa con molte circostanze portentosee favolose, le quali s’ascrivevano a miracolo e vendettadivina, se ben non vi intervennero se non di quei stessievenimenti soliti accadere ordinariamente nelle mortidegli uomini di 63 anni, chè in tanta età Martino passòdi questa vita. Ma le cose succedute dopo sin all’età no-stra hanno dichiarato che Martino fu solo uno de’ mezie che le cause furono altre più potenti e recondite.

Cesare, gionto in Ratisbona, si lamentò gravementeche il colloquio fosse dissoluto, e di ciò ne scrisse pertutta Germania lettere, le quali furono con riso vedute;essendo pur troppo noto che la separazione era proce-duta dall’opera de’ spagnuoli e frati e dal vescovo diEicstat da lui mandato. E non è difficile, quando sonosaputi gli operatori, immediate conoscere di onde vengail principio del moto. Ma il savio imperatore dell’istessacosa voleva valersi per sodisfare il papa et al concilio,eper cercar occasione contra i protestanti; il che l’eventocomprobò quando, replicate le stesse querimonie nelladieta e ricercato dalli congregati nuovi modi di concor-dia, i ministri di Magonza e Treveri, separati da quei de-gl’altri elettori e congionti con gli altri vescovi, approva-rono il concilio e fecero instanza a Cesare che loproteggesse et operasse che i protestanti vi intervenisse-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

257Letteratura italiana Einaudi

Page 296: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ro e se gli sottomettessero, repugnando essi e rimostran-do in contrario che quel concilio non era con le qualità econdizioni promesse tante volte, et instando che la pacefosse servata e le cose della religione fossero concordatein un concilio di Germania legitimo overo in un conven-to imperiale. Ma le maschere furono in fine tutte levate,quando le provisioni della guerra non potero più essereoccultate; di che a suo luogo si dirà.

[Il papa scrive a’ legati e consente che s’entri in mate-ria. E’ preso a soggetto la Sacra Scrittura]

Sopra la lettera da Trento scritta ebbe il ponteficemolta considerazione, dall’uno canto ponderando gli in-convenienti che sarebbono seguiti tenendo, come dice-va, il concilio su le ancore, con mala sodisfazzione diquei vescovi che ivi erano, et il male che poteva nascerequando s’incomminciasse riforma; in fine, vedendo benche era necessario rimettere qualche cosa alla ventura eche la prudenzia non consegliava se non evitar il malemaggiore, risolvè di riscrivere a Trento che, secondo ilraccordo loro, incaminassero l’azzione, avvertendo dinon metter in campo nuove difficoltà in materia di fede,né determinando cosa alcuna delle controverse tra’ cato-lici, e nella riforma procedendo pian piano. I legati, chesin allora si erano trattenuti nelle congregazioni in cosegenerali, avendo ricevuto facoltà d’incaminarsi, nellacongregazione de 22 febraro proposero che, fermato ilprimo fondamento della fede, la conseguenza portavache si trattasse un altro più ampio, che è la Scrittura di-vina, materia nella quale vi sono ponti spettanti a’ dogmicontroversi co’ luterani et altri per riforma degli abusi, eli più principali e necessarii da emendare, et in tanto nu-mero che forsi non basterà il tempo sino alla sessioneper trovare rimedio a tutti.Si discorse delle cose contro-

258Letteratura italiana Einaudi

Page 297: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

verse con luterani in questo soggetto e degli abusi, e fuda diversi prelati parlato molto sopra di questo.

Sino allora i teologi, che erano al numero di 30 e peril più frati, non avevano servito in concilio ad altro che afare qualche predica i giorni festivi, in essaltazione delconcilio o del papa, e per pugna ombratile con luterani;ora che si doveva decidere dogma controverso e rime-diare agli abusi più tosto de’ letterati che d’altri, comin-ciò ad apparire in che valersene. E fu preso ordine che,nelle materie da trattarsi per decidere punti di dottrina,fossero estratti gli articoli da’ libri de’ luterani, contrariialla fede ortodossa, e dati da studiare e censurare a’ teo-logi, accioché, dicendo ciascuno d’essi l’opinione sua,fosse preparata la materia per formare i decreti, qualiproposti in congregazione et essaminati da’ padri, intesoil voto di ciascuno, fosse stabilito quello che in sessiones’averebbe a publicare. Et in quello che appartiene agliabusi, ogni uno raccordasse quello che gli pareva degnodi correzzione, col rimedio appropriato.

Gli articoli formati per la parte spettante alla dottri-na, tratti da’ libri di Lutero, furono:

1) Che la dottrina necessaria della fede cristiana sicontiene tutta intiera nelle divine Scritture, e che èuna finzione d’uomini aggiongervi tradizioni nonscritte, come lasciate da Cristo e dagli apostoli allasanta Chiesa, arrivate a noi per il mezo della conti-nua successione de’ vescovi, et essere sacrilegio iltenerle d’ugual autorità con le Scritture del Nuovoe Vecchio Testamento.

2) Che tra libri del Vecchio Testamento non si deb-bono numerare salvo che i ricevuti degli ebrei, enel Testamento Nuovo le 6 Epistole, cioè sotto no-me di san Paolo agli ebrei, di san Giacomo, secon-da di san Pietro, seconda e terza di san Giovanni etuna di san Iuda, e l’Apocalisse.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

259Letteratura italiana Einaudi

Page 298: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

3) Che per avere l’intelligenza vera della Scrittura di-vina o per allegare le proprie parole è necessarioaver ricorso a’ testi della lingua originaria nellaquale è scritta, e reprovare la tradozione che da’ la-tini è usata, come piena d’errori.

4) Che la Scrittura divina è facilissima e chiarissima, eper intenderla non è necessaria né glosa, né com-menti, ma avere spirito di pecorella di Cristo.

5) Se contra tutti questi articoli si debbono formarecanoni con anatemi.

Sopra i due primi articoli fu discorso da’ teologi in 4congregazioni, e nel primo tutti furono concordi che lafede cristiana si ha parte nella Scrittura divina e partenelle tradizioni, e si consumò molto tempo in allegareper questo luoghi di Tertulliano, che spesso ne parla emolti ne numera, d’Ireneo, Cipriano, Basilio, Agostinoet altri; anzi, dicendo di più alcuni che tutta la dottrinacatolica abbia per unico fondamento la tradizione, per-ché alla medesima Scrittura non si crede, se non perchési ha per tradizione. Ma vi fu qualche differenza comefosse ispediente trattare questa materia.

Fra Vincenzo Lunello franciscano fu d’opinione che,dovendosi stabilire la Scrittura divina e le tradizioni perfondamenti della fede, si dovesse inanzi trattare dellaChiesa, che è fondamento più principale, perché laScrittura riceve da quella l’autorità, secondo il celebredetto di sant’Agostino: «Non crederei all’Evangelio, sel’autorità della Chiesa non mi costringesse», e perchédelle tradizioni non si può avere uso alcuno, se non fon-dandolo sopra la medesima autorità, poiché, venendocontroversia, se alcuna cosa sia per tradizione, sarà ne-cessario deciderla o per testimonio, o per determinazio-ne della Chiesa. Ma stabilito questo fondamento, cheogni cristiano è ubligato credere alla Chiesa, sopra quel-lo si fabricarà sicuramente. Aggiungeva doversi pigliar

260Letteratura italiana Einaudi

Page 299: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

essempio da tutti quelli che sino allora avevano scrittocon sodezza contra luterani, come frate Silvestro et Ec-chio, che si sono valuti più dell’autorità della Chiesa,che di qualunque altro argomento; né con altro potersimai convincer i luterani. Esser cosa molto aliena dal fineproposto, cioè di ponere tutti i fondamenti della dottri-na cristiana, lasciare il principale e forse l’unico, ma alcerto quello senza il quale gli altri non sussistono. Nonebbe questa opinione seguaci. Alcuni gli opponevanoche era soggetta alle stesse difficoltà che faceva agl’altri;perché anco le sinagoghe d’eretici s’arrogarebbono d’es-ser la vera Chiesa, a chi tanta autorità era data. Altri,avendo per cosa notissima et indubitabile che, per laChiesa, si debbe intendere l’ordine clericale, e più pro-priamente il concilio et il papa come capo, dicevano chel’autorità di quella s’ha da tenere per già decisa, e che iltrattarne al presente sarebbe un mostrare che fosse indifficoltà, o almeno cosa chiarita di nuovo, e non anti-chissima, sempre creduta dopo che ci è Chiesa cristiana.

Ma fra Antonio Marinaro carmelitano era di parereche si astenesse di parlare delle tradizioni, e diceva chein questa materia, per decisione del primo articolo, con-veniva prima determinare se la questione fosse facti veliuris, cioè se la dottrina cristiana ha due parti, una, cheper divina volontà fosse scritta, l’altra che per la stessafosse proibito scrivere, ma solo insegnare in voce; overose di tutto il corpo della dottrina per accidente è avve-nuto che, essendo stata tutta insegnata, qualche partenon sia stata posta in scritto. Soggiunse essere cosa chia-ra che la Maestà divina, ordinando la legge del VecchioTestamento, statuì che fosse necessario averla in scritto,però col proprio dito scrisse il decalogo in pietra, com-mandando, che fosse riposto nello scrigno, perciò chia-mato del patto, che si dice «Arca foederis». Che com-mandò più volte a Moisè di scrivere li precetti in libro, eche un essemplare stasse appresso lo scrigno, e che il re

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

261Letteratura italiana Einaudi

Page 300: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ne avesse uno per leggere continuamente. Non fu l’istes-so nella legge evangelica, la qual dal figlio di Dio fuscritta ne’ cuori, alla quale non è necessario avere tavole,né scrigno, né libro. Anzi, fu la Chiesa perfettissimainanzi che alcuni de’ santi apostoli scrivessero; e se benniente fosse stato scritto, non però alla Chiesa di Cristosarebbe mancata alcuna perfezzione. Ma sì come fondòCristo la dottrina del Nuovo Testamento ne’ cuori, cosìnon vietò che non dovesse essere scritta, come in alcunefalse religioni, dove i misterii erano tenuti in occolto, néera lecito mettergli in scritto, ma solamente insegnarli invoce; e pertanto essere cosa indubitata che quello chehanno scritto gli apostoli e quello che hanno insegnato abocca è di pari autorità, avendo essi scritto e parlato perl’instinto dello Spirito Santo; il quale però, sì come assi-stendo loro gli ha drizzati a scrivere e predicare il vero,così non si può dire che abbia loro proibito scrivere al-cuna cosa per tenerla in misterio, onde non si poteva di-stinguere doi generi d’articoli della fede, alcuni publica-ti con scrittura, altri commandati di communicare soloin voce. Disse anco che, se alcuno fosse di contraria opi-nione, averebbe due gran difficoltà da superare: l’una indire in che consiste la differenza; l’altra, come i succes-sori degli apostoli abbiano potuto mettere in scrittoquello che da Dio fu proibito; soggiongendo essere al-tretanto dura e difficile da sostenere l’altra, cioè per ac-cidente esser occorso che alcuni particolari non sianostati scritti, poiché derogherebbe molto alla divina pro-videnza nell’indrizzare i santi apostoli nella composizio-ne delle scritture del Nuovo Testamento. Pertanto con-cludeva che l’entrar in questa trattazione fosse unnavigare tra Scilla e Cariddi et essere meglio immitar lipadri, quali si sono sempre valuti di questo luogo solone’ bisogni, non venendo però mai in parere di formar-ne un articolo di competenza contra la divina Scrittura.Aggionse che non era necessario passar allora a fare

262Letteratura italiana Einaudi

Page 301: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nuova determinazione, poiché da’ luterani, se ben han-no detto di non voler essere convinti salvo che con laScrittura, non è però stata formata controversia in que-sto articolo, et essere ben attendere alle sole controver-sie che essi hanno promosse, e non metterne in campodi nuove, esponendosi a pericolo di fare maggior divi-sione nel cristianesimo.

A pochi piacque l’openione del frate; anzi dal cardina-le Polo fu ripreso, con dire che quel parere era più degnod’un colloquio di Germania, che condecente ad un con-cilio universale della Chiesa; che in questo convien averemira alla verità sincera, non come là, dove non si tratta senon d’accordarsi et eziandio con pregiudicio della verità;per conservare la Chiesa essere necessario o che i luteraniricevino tutta la dottrina romana, o che siano scopertiquanti più errori di loro si può ritrovare, per mostrare almondo tanto più che non si può convenire con loro;però se essi non hanno formato la controversia sopra letradizioni, bisogna formarla e condannare le openioni lo-ro e mostrare che quella dottrina non solo è differentedalla vera in quello dove professatamente gli contradice,ma in tutte le altre parti; doversi attendere a condannarepiù assordità che si potran cavare da’ scritti loro, et esse-re vano il timore di urtar in Scilla o Cariddi per quella ca-villosa raggione, a quale chi attendesse concluderebbeche non ci fosse tradizione alcuna.

[Diverse openioni sopra ’l canone de’ libri sacri]

Nel secondo articolo le openioni furono conformi inquesto, che secondo gli antichi essempii si facesse cata-logo de’ libri canonici, nel quale fossero registrati tuttiquelli che si leggono nella Chiesa romana, eziandioquelli del Vecchio Testamento che dagli ebrei non sonoricevuti; e per prova di ciò fu da tutti allegato il concilio

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

263Letteratura italiana Einaudi

Page 302: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

laodiceno, Innocenzio I pontefice, il III concilio carta-ginense e Gelasio papa. Ma furono 4 openioni. Alcunivolevano che doi ordini fossero fatti: nel primo si po-nessero quei soli che da tutti sono sempre stati ricevutisenza contradizzione; nell’altro quelli, quali altra voltasono stati reietti o di loro dubitato; e si diceva che, seben ciò non si vede fatto precedentemente da nissunconcilio o pontefice, nondimeno era sempre così statointeso: perché sant’Agostino fa una tal distinzione el’autorità sua stata canonizata nel canone In canonicis, esan Gregorio, che fu posterior anco a Gelasio, sopraIob dice de’ libri de’ Macabei che sono scritti per edifi-cazione, se ben non sono canonici.

Fra Aloisio di Catanea dominicano diceva che questadistinzione era fatta da san Gierolamo, ricevuto comeregola e norma dalla Chiesa per constituir il canone del-le Scritture, et allegava il cardinal Gaetano, il quale essoancora gli aveva distinti, seguendo san Gierolamo comeregola infallibile dataci dalla Chiesa, e così scrisse a papaClemente VII, mandandogli l’esposizione sua sopra i li-bri istoriali del Vecchio Testamento. Altri erano di pare-re che tre ordini fossero stabiliti: il primo di quelli chesempre furono tenuti per divini; il secondo di quelli chealtre volte hanno ricevuto dubio, ma, per uso, ottenutoautorità canonica, nel qual numero sono le sei Epistole,e l’Apocalisse del Nuovo Testamento et alcune particoledegli evangelisti; il terzo di quelli che mai sono certifica-ti, quali sono i sette del Vecchio Testamento et alcunicapi di Daniele e di Ester. Altri riputavano meglio nonfar alcuna distinzione, ma immitare il concilio cartagine-se e gli altri, ponendo il catalogo senza dire più parole.Un altro parere fu che si dicchiarassero tutti, in tutte leparti, come si ritrovano nella Bibia latina, essere di divi-na et ugual autorità. Maggior pensiero diede il libro diBaruc, il quale non è posto in numero né da’ laodiceni,ne da’ cartaginesi, né da’ pontifici romani, e si sarebbe

264Letteratura italiana Einaudi

Page 303: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tralasciato così per questa causa, come perché non si sa-peva trovar il principio di quel libro; ma ostava che nellaChiesa se ne legge lezzione, raggione stimata così poten-te che fece risolvere la congregazione, con dire che dagliantichi fu stimato parte di Ieremia e compreso con lui.

Nella congregazione del venere 5 marzo, essendo an-dato aviso che i pensionarii del vescovo, di Bitonto di-mandavano in Roma d’esser pagati, e per questo l’aveva-no fatto citar inanzi l’auditore, facendo instanza chefosse costretto con scommuniche et altre censure, secon-do lo stile della corte, a fare il pagamento, egli si lamenta-va dicendo che i suoi pensionarii avevano raggione, mané egli aveva il torto, perché, stando in concilio, non po-teva spendere manco di 600 scudi all’anno e, detratte lepensioni, non ne restava a lui più che 400, onde era ne-cessario che fosse sgravato o sovvenuto degli altri 200. Iprelati poveri, come in causa comune, s’adoperavano insuo servizio et alcuni d’essi passarono in qualche parolealte, dicendo che questo fosse un’infamia del concilio,quando ad un officiale della corte di Roma fosse permes-so usare censure contra un prelato esistente in concilio;esser una mostruosità che averebbe dato da dire al mon-do che il concilio non fosse libero; che l’onor di quelconsesso ricercava che fosse citato a Trento l’auditore,overo usato verso di lui qualche risentimento che conser-vasse la degnità della sinodo illesa. Alcuni anco passava-no a dannare l’imposizione delle pensioni, dicendo esse-re ben causa giusta et usata dall’antichità che le chiesericche sovvenissero le povere, non però costrette, ma percarità, né levando a se stesse le cose necessarie; così ancoaver insegnato san Paolo; ma che i poveri prelati, di quel-lo che era necessario per la sostentazione propria, fosse-ro costretti con censure a rifondere a’ ricchi, essere cosaintolerabile; e questo esser un capo di riforma da trattarin concilio, riducendo la cosa all’antico e veramente cri-stiano uso. Ma i legati, considerando quanto fossero giu-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

265Letteratura italiana Einaudi

Page 304: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ste le querele e dove potevano capitare, quietarono ognicosa con promettere che averebbono scritto a Roma efatto onninamente desistere dal processo giudiciale etoperato che in qualche modo fosse proveduto al vesco-vo, sì che potesse mantenersi in concilio.

Avendo tutti i teologi finito di parlare, il dì 8 fu inti-mata congregazione per il seguente, se ben non era gior-no ordinario, non tanto per venire a fine di stabilire de-creto sopra gli articoli disputati, quanto per decoro delconcilio, che in quel giorno dedicato a festa profana delcarnovale, i padri si occupassero nelle cose conciliari; etallora fu da tutti approvato che le tradizioni fossero rice-vute come di ugual autorità alla Scrittura, ma non con-cordarono nella forma di tessere il catalogo de’ libri di-vini: et essendo 3 openioni, l’una di non discendere aparticolar libri, l’altra di distinguer il catalogo in tre par-ti, la terza di farne un solo, ponendo tutti i libri d’ugualautorità, né essendo ben tutti risoluti, furono fatte treminute, con ordine che si pensasse accuratamente perdire ciascuno quale ricevesse nella seguente congrega-zione, che il giorno 12 non si tenne per l’arrivo di donFrancesco di Toledo, mandato dall’imperatore amba-sciatore per assistere al concilio come collega di donDiego; il quale fu incontrato dalla maggior parte de’ ve-scovi e delle famiglie de’cardinali.

Arrivò in Trento in questo tempo il Vergerio, di so-pra più volte nominato, andato non per volontà d’inter-venir al concilio, ma fuggendo l’ira del suo popolo, con-citato contra di lui come causa della sterilità della terrà,e da frate Annibal Grifone inquisitore; né sapeva dovepoteva stare con degnità et avere commodo maggiore digiustificarsi dalle imputazioni del frate, che lo publica-va per luterano non solo nell’Istria, ma appresso il non-cio di Venezia et il papa; delle qual cose essendo anco ilegati del concilio avisati, l’esclusero d’intervenire negliatti publici come prelato, se prima non si fosse giustifi-

266Letteratura italiana Einaudi

Page 305: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cato appresso il pontefice, dove lo essortarono efficace-mente andare, e se non avessero temuto di far parlarecontra la libertà del concilio, sarebbono usciti dalle es-sortazioni. Ma egli, vedendo di star in Trento con mag-gior indegnità, pochi dì dopo si partì con animo di tor-nar al vescovato, reputando la sedizione populare esseracquietata; ma gionto a Venezia, gli fu proibito d’an-darci dal noncio, quale aveva ricevuto ordine da Romadi formare processo contra di lui; dì che sdegnato o in-timorito o per qualche altra causa che fosse, non moltimesi dopo uscì d’Italia.

[Il canone de’ libri sacri stabilito, e si tratta della trasla-zione latina]

Il dì 15, proposte le tre formule, se ben ciascuna ebbechi la sostentò, la terza però fu approvata dalla maggiorparte. Nelle seguenti congregazioni parlarono i teologi so-pra gli altri articoli, e molta differenza fu nel terzo sopra latranslazione latina della Scrittura tra alcuni pochi che ave-vano buona cognizione di latino e gusto di greco, et altrinudi di cognizione di lingue. Fra Aloisio da Catanea disseche per risoluzione di quell’articolo non si poteva portarecosa più a proposito et accommodata a’ presenti tempi etoccasioni che il giudicio del cardinale Gaetano, versatissi-mo nella teologia, avendo studiato sino dalla fanciullezza,e per la felicità dell’ingegno e laboriosa diligenza riuscito ilprimo teologo di quello e molti altri secoli, al quale nonera prelato, né altro soggetto in concilio che non cedessein dottrina e non tenesse d’esser in stato d’imparare da lui.Questo cardinal, andato in Germania legato del 1523, ac-curatamente investigando come si potesse ridurre allaChiesa li sviati e convincere gli eresiarchi, trovò il vero ri-medio: l’intelligenza leterale del testo della Sacra Scritturanella sua lingua originale nella quale è scritto; e tutto ’l ri-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

267Letteratura italiana Einaudi

Page 306: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

manente di sua vita, che 11 anni furono, si diede solo allostudio della Scrittura, esponendo non la translazione lati-na, ma i fonti ebreo nel Vecchio, e greco nel Nuovo Testa-mento: delle qual lingue non avendo egli alcuna cognizio-ne, adoperò persone intendenti che, di parola in parola, glifacessero costruzzione del testo, come le opere sue scrittesopra i sacri libri mostrano. Era solito dire quel buon car-dinale che l’intendere il testo latino non era l’intendere laparola di Dio infallibile, ma quella del traslatore, soggettoe succombente agli errori; che ben disse Gieronimo, ilprofetare e scrivere sacri libri provenire dallo Spirito San-to, ma il translatargli in altra lingua esser opera della peri-zia umana; e dolendosi diceva: «Piacesse a Dio che i dotto-ri de’ secoli inanzi avessero così fatto, che le eresie luteranenon averebbono trovato luogo». Soggionse non potersiapprovare translazione alcuna, se non reprovando il cano-ne Ut Veterum d. 9, che commanda d’aver il testo ebreoper essaminare la realtà de’ libri del Vecchio Testamento,et il greco per norma di quei del Nuovo. L’approvar un’in-terpretazione per autentica essere condannare san Giero-nimo e tutti quelli che hanno tradotto: se alcuna è autenti-ca, a che potrebbono servire le altre non autentiche? Unagran vanità sarebbe produrre copie incerte avendone informa probante; doversi tener con san Gieronimo e colGaetano che ogni interprete abbia potuto fallare, con tut-to che abbia usato ogni arte per non scostarsi dall’origina-le; così certa cosa essere che, se il santo concilio essaminas-se et emendasse al testo vero un’interpretazione, lo SpiritoSanto, che assiste alle sinodi nelle cose della fede, gli so-prastarebbe che non facesse errore, et una tal tradozzionecosì essaminata et approvata si potrebbe dire autentica.Ma se senza tal essamine si possi approvarne una e pro-mettersi che lo Spirito Santo assista, non ardiva dirlo, sedalla santa sinodo non fosse così determinato, vedendoche nel concilio de’ santi apostoli precesse una grand’in-quisizione. Ma essendo una tal opera di decene d’anni, né

268Letteratura italiana Einaudi

Page 307: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

potendosi intraprendere, pareva meglio lasciare le cose co-me erano state 1500 anni, che le tradozzioni latine fusseroverificate co’ testi originali.

In contrario, dalla maggior parte de’ teologi era dettoessere necessario avere per divina et autentica in tutte leparti sue quella tradozzione che per li tempi passati è sta-ta letta nelle chiese et usata nelle scuole, altrimenti sareb-be dare la causa vinta a’ luterani et aprir una porta perintrodur all’avvenire innumerabili eresie e turbare conti-nuamente la quiete della cristianità. La dottrina dellasanta madre Chiesa romana, madre e maestra di tutte lealtre, essere fondata in gran parte da’ pontefici romani eda’ teologi scolastici sopra qualche passo della Scrittura,che dando libertà a ciascuno d’essaminare se sia ben tra-dotta, ricorrendo ad altre tradozzioni o cercando comedica in greco o in ebreo, questi nuovi grammatici con-fonderanno ogni cosa e sarà fargli giudici et arbitri dellafede, et in luogo de’ teologi e canonisti converrà tener ilprimo conto, nell’assumer a’ vescovati e cardinalati, de’pedanti. Gli inquisitori non potranno più procedere con-tra i luterani se non sapranno ebreo e greco, che subitosarà risposto da’ rei che il testo non dice così e che la tra-dozzione non è fedele; et ogni novità e capriccio cheverrà in testa a qualonque grammatico, o per malizia oper poca perizia delle cose teologiche, purchè possi conqualche apice grammaticale di quelle lingue confermar-lo, troverà fondamento, che mai si venirà al fine.Vedersiadesso, dopo che Lutero ha dato principio a far una tra-dozzione della Scrittura, quante diverse e contrarie traloro sono uscite in luce, che meritavano essere in perpe-tue tenebre occultate, quante volte esso Martino ha mu-tato quella che aveva prima in un modo tradotto, che maisi è ristampata la tradozzione senza qualche notabile mu-tazione non d’un passo o doi, ma di centenara in una fia-ta; dando questa libertà a tutti, presto ridurrebbe la cri-stianità che non si saprà che credere.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

269Letteratura italiana Einaudi

Page 308: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

A queste raggioni, sentite con applauso della maggiorparte, altri aggiongevano anco che, se la divina provi-denza ha dato una Scrittura autentica alla Sinagoga etun autentico Testamento Nuovo a’ greci, non si poteva,senza derogargli, dire che la Chiesa romana, più diletta,fosse stata lasciata senza tanto beneficio, e però che que-sto stesso Spirito Santo, qual dettò i libri sacri, abbia an-co indetta questa traslazione, che dalla Chiesa romanadoveva esser accettata. Ad alcuni pareva ardua cosa fareprofeta overo apostolo uno, solamente per tradur un li-bro; però moderavano l’asserzione con dire che non eb-be spirito profetico o apostolico, ma ben uno a questomolto vicino. E se alcuno si rendesse difficile a dare l’as-sistenza dello spirito di Dio all’interprete, non la potrànegare al concilio, e quando sarà approvata la volgataedizione e fulminato l’anatema contra chi non la riceve,quella sarà senza errori, non per spirito di chi la scrisse,ma della sinodo che per tale l’ha ricevuta.

Don Isidoro Claro bresciano, abbate benedettino,molto versato in questo studio, con la narrazione istori-ca cercò di rimovere questa opinione, dicendo in so-stanza che del Vecchio Testamento molte translazionigrece furono nella primitiva Chiesa, quali Origene rac-colse in un volume, confrontandole in 6 colonne: diqueste le principali si chiama de’ 70, della quale ne fu-rono anco tratte diverse in latino, sì come varie anco nefurono cavate dalle scritture del Novo Testamento gre-che, una delle quali, la più seguita e letta nella Chiesa, sichiama Itala, da sant’Agostino tenuta per megliore del-le altre, in maniera però che si dovessero preferire sen-za nissun dubio i testi grechi. Ma san Gieronimo, peri-to, come ogni uno sa, nella cognizione delle lingue,vedendo quella del Vecchio Testamento deviare dallaverità ebraica, parte per difetto dell’interprete greco,parte del latino, ne trasse una dall’ebreo immediate etemendò quella del Nuovo Testamento alla verità del

270Letteratura italiana Einaudi

Page 309: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

greco testo. Per il credito nel quale Gieronimo era, latradozzione sua fu da molti ricevuta, e ripudiata da al-tri, più tenaci degli errori dell’antichità et aborrenti dal-le novità o, come egli si duole, per emulazione; ma do-po qualche anni, cessata l’invidia, fu ricevuta quella disan Gieronimo da tutti i latini e furono ambedue in uso,chiamandosi la vecchia e la nova.Testifica san Grego-rio, scrivendo a Leandro sopra Iob, che la Sede aposto-lica le usava ambedue e che egli, nell’esposizione diquel libro, eleggeva di seguire la nuova, come conformeall’ebreo; però nelle allegazioni si sarebbe valuto oradell’una, ora dell’altra, secondo che fosse tornato me-glio a suo proposito. I tempi seguenti, con l’uso di que-ste due, ne hanno composto una, pigliando parte dallanova e parte dalla vecchia, secondo che gli accidentihanno portato, et a questa così composta fu dato nomed’edizzione vulgata. I salmi essere tutti della vecchia,perché continuandosi di cantargli quotidianamente nel-le chiese, non si potero mutare. I profeti minori tuttidella nuova, i maggiori misti d’ambedue. Questo essereben certo, che tutto ciò è per divina disposizione avve-nuto, senza la quale non succede cosa alcuna. Non sipuò dire però che vi sia intervenuto perizia maggioreche umana. San Gieronimo afferma apertamente chenissun interprete ha parlato per Spirito Santo. L’ediz-zione che abbiamo è per la maggior parte sua: sarebbegran cosa attribuire divina assistenza a chi ha conosciu-to et affermato di non averla. Laonde mai si potrà ugua-gliare tradozzione alcuna al sacro testo della lingua ori-ginale. Pertanto essere di parere che l’edizzione vulgatafosse anteposta a tutte et approvata, corretta però al te-sto originale, e fosse vietato ad ogni uno di fare altratraslazione, ma solo si emendasse quella e le altre siestinguessero, e così cesserebbono tutti gli inconve-nienti causati dalle nuove interpretazioni che con moltogiudicio sono stati notati e ripresi nelle congregazioni.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

271Letteratura italiana Einaudi

Page 310: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Fra Andrea di Vega franciscano, caminando quasi co-me mediatore tra queste opinioni, approvò il parere disan Gierolamo, che le qualità dell’interprete non sonospirito profetico o altro divino speciale che gli dia infal-libilità, e la sentenza del medesimo santo e di sant’Ago-stino d’emendare le tradozzioni co’ testi della lingua ori-ginale; soggiongendo però che a questo non ripugnava ildire insieme che la Chiesa latina abbia per autentical’edizzione vulgata, perché questo si debbe intendere:che non vi sia errore alcuno in quella che appartiene allafede et a’ costumi, ma non in ogni apice et ogni espres-sione propria delle voci, essendo impossibile, che tuttele voci d’una lingua siano trasportare in un’altra, senzache v’intervenga ristrizzione et ampliazione de significa-ti o metafora o altra figura. Già la volgata edizione esserstata esaminata da tutta la Chiesa per corso di più di1000 anni, e conosciuto che in quella non vi è fallo alcu-no nella fede o costumi; et in tal conto è stata dagli anti-chi concilii usata e tenuta, e però come tale si debbe te-nere et approvare, e si potrà dicchiarare l’edizzionevulgata autentica, cioè che si può leggere senza pericolo,non impedendo i più diligenti di ricorrere a’ fonti ebreie greci, ma ben proibendo tanto numero di translazioniintiere che generano confusione.

[Senso et interpretazione della Scrittura]

Intorno l’articolo del senso della Scrittura divina, die-de occasione di parlare diversamente la dottrina del giàcardinale Gaetano, che insegnò e pratticò egli ancora,cioè di non rifiutare i sensi nuovi, quando quadrino altesto e non sono alieni dagli altri luoghi della Scrittura edalla dottrina della fede, se ben il torrente de’ dottoricorresse ad un altro, non avendo la divina Maestà legatoil senso della Scrittura a’ dottori vecchi; altrimente non

272Letteratura italiana Einaudi

Page 311: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

resterebbe, né a presenti, né a’ posteri, altra facoltà chedi scrivere di libro in quaderno, il che da alcuni de’ teo-logi e padri era approvato e da altri oppugnato.

A’ primi pareva che fosse come una tirannide spiritualeil vietare che, secondo le grazie da Dio donate, non potes-sero i fedeli esercitare il proprio ingegno e che questo fos-se apunto proibire la mercanzia spirituale de’ talenti daDio donati; doversi con ogni allettamento invitare gli uo-mini alla lezzione delle sacre Lettere, dalle quali sempreche si leva quel piacere che la novità porta, tutti sempre leaborriranno, et una tal strettezza farà applicare li studiosialle altre sorti di lettere et abbandonare le sacre e per con-sequenza ogni studio e cura di pietà; questa varietà de’doni spirituali appartenere alla perfezzione della Chiesa evedersi nella lettura de’antichi padri, ne’ scritti de’ quali èdiversità grande e spesso contrarietà, congionta però constrettissima carità. Per qual causa non dover essere con-cesso a questo secolo quella libertà che con frutto spiri-tuale hanno goduto gli altri? Li scolastici nella dottrina diteologia, se ben non hanno tra loro dispute sopra l’intelli-genza delle Lettere sacre, avere però non minor differen-ze ne’ ponti della religione, e quelle non meno pericolose;meglio essere l’immitare l’antichità, che non ha ristrettal’esposizione della Scrittura, ma lasciata libera.

La contraria opinione portava che, essendo la licenzapopolare disordine maggiore della tirannide, in questitempi conveniva imbrigliare gli ingegni sfrenati, altrimen-te non si poteva sperare di veder fine delle presenti con-tenzioni: agli antichi tempi esser stato concesso di scriveresopra i libri divini, perché, essendovi poche esposizioni,ve ne era bisogno, e gli uomini di quei tempi erano di vitasanta et ingegno composto, che da loro non si poteva te-mere di confusioni, come al presente. E per tanto i scola-stici teologi, avendo veduto che non vi era più bisognonella Chiesa d’altre esposizioni e che la Scrittura era nonsolo a bastanza, ma anco abondantemente dichiarata,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

273Letteratura italiana Einaudi

Page 312: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

presero altro modo di trattare le cose sacre; e vedendo gliuomini inclinati alle dispute, giudicarono che fosse benoccupargli più tosto in essamine di raggioni e detti d’Ari-stotele, e conservare la Scrittura divina in riverenza, allaquale molto si deroga, quando sia maneggiata comune-mente e sia materia de’ studii et essercizii de’ curiosi. Etanto si passava inanzi con questa sentenzia che fra Ricar-do di Mans, franciscano disse i dogmi della fede esseretanto dilucidati al presente dagli scolastici, che non si do-veva imparagli più dalla Scrittura; la qual è vero che altravolta si leggeva in chiesa per instruzzione de’ popoli e sistudiava per l’istessa causa; dove al presente si legge inchiesa solo per dir orazione, e per questo solo doverebbeanco servire a ciascuno e non per studiare, e questa sareb-be la riverenza e venerazione debita da ogni uno alla pa-rola Dio. Ma almeno doverebbe esser proibito il leggerlaper ragion di studio a chi non è prima confermato nelleteologia scolastica, né con altri fanno progresso i luterani,se non con quelli che studiano la Scrittura; il qual parerenon fu senza aderenti.

Tra queste opinioni ve ne caminarono due medie: una,che non fosse bene restringere l’intelligenza della Scrittu-ra a’ soli padri, atteso che per il più i loro sensi sono alle-gorici e rare volte litterali, e quelli che seguono la letteras’accommodano al loro tempo, sì che l’esposizione nonriesce a proposito per l’età nostra. Essere stato dotta-mente detto del cardinale Cusano, di eccellente dottrinae bontà, che l’intelligenza delle Scritture si debbe accom-modar al tempo et esporla secondo il rito corrente, e nonavere per meraviglia se la pratica della Chiesa in un tem-po interpreta in un modo, in un altro, all’altro. E non al-trimenti l’intese il concilio lateranense ultimo, quandostatuì che la Scrittura fosse esposta secondo i dottori del-la Chiesa o come il longo uso ha approvato. Concludevaquesta opinione che le nuove esposizioni non fossero vie-tate, se non quando discordano dal senso corrente.

274Letteratura italiana Einaudi

Page 313: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Ma fra Dominico Soto dominicano distinse la materiadi fede e di costumi dalle altre, dicendo in quella sola es-ser giusto tener ogni ingegno tra’ termini già posti, manelle altre non esser inconveniente lasciare che ogni uno,salva la pietà e carità, abondi nel proprio senso: non esse-re stata mente de’ padri che fossero seguiti di necessità,salvo che nelle cose necessarie da credere et operare; né ipontefici romani, quando hanno esposto nelle decretaliloro alcun passo della Scrittura in un senso, aver inteso dicanonizzare quello, sì che non fosse lecito altrimente in-tenderlo, pur che con raggione. E così l’intese san Paolo,quando disse che si dovesse usare la profezia, cioè l’inter-pretazion della Scrittura, secondo la raggion della fede,cioè riferendola agli articoli di quella; e se questa distin-zione non si facesse, si darebbe in notabili inconvenientiper la contrarietà che si ritrovano in diverse esposizionidate dagli antichi padri, che repugnano l’una all’altra.

[L’edizione volgata approvata in congregazione]

Le difficoltà promosse non furono di tanta efficaciache nella congregazione de’ padri non fosse con consen-so quasi universale approvata l’edizione volgata, avendofatto potente impressione nell’animo de’ prelati quel di-scorso che i maestri di grammatica si arrogherebbonod’insegnar a’ vescovi e teologi. E quantunque alcuni po-chi sostentassero che fosse ispediente, attese le raggionida’ teologi considerate, tralasciar quel capo per allora,ma poiché fu risoluto altrimente, posero in considera-zione che, approvandola, conveniva anco commandareche sia stampata et emandata, e dovendo questo fare,era necessario formare l’essemplare al quale si dovesseformare l’impressione. Onde di commun concordia fu-rono deputati sei, che attendessero a quella correzionecon accuratezza, acciò si potesse publicare inanzi il fine

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

275Letteratura italiana Einaudi

Page 314: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

del concilio, riservandosi d’accrescer il numero, quan-do, tra quei che di nuovo giongessero, vi fosse personadi buona attitudine per quella opera.

Ma nel render i voti sopra il quarto articolo, dopoaver detto il cardinale Pacceco che la Scrittura era stataesposta da tanti e così eccellenti in bontà e dottrina, chenon si poteva sperare d’aggiongere cosa bona di più, eche le nuove eresie erano tutte nate per nuovi sensi datialla Scrittura; però che era necessario imbrigliare la pe-tulanza degli ingegni moderni e farla star contenta di la-sciarsi reggere dagli antichi e dalla Chiesa, et a chi na-scesse qualche spirito singolare, sia costretto tenerlo insé e non confonder il mondo col publicarlo, concorseroquasi tutti nella medesima opinione.

La congregazione de’ 29 tutta fu consummata sopra ilquinto articolo, perché avendo parlato i teologi con po-ca risoluzione e col rimetter al voler della sinodo, a qua-le appartiene far i statuti, i padri ancora erano ambigui.Il tralasciare afatto l’anatema era un non fare decreto difede e nel bel principio rompere l’ordine preso di trattari 2 capi insieme. Il condannar anco per eretico ogni unoche non accettasse l’edizione volgata in qualche luogoparticolare e forse non importante, e parimente che pu-blicasse qualche sua invenzione sopra la Scrittura perleggirezza di mente, pareva cosa troppo ardua. Dopolonga discussione si trovò temperamento di formar ilprimo decreto e comprendere in esso quel solo che toc-ca il catalogo de’ libri sacri e le tradizioni, e quello con-cludere con anatema. Nel secondo poi, che appartienealla riforma e dove l’anatema non ha luogo, comprende-re quello che aspetta alla tradozzione e senso della Scrit-tura, come che il decreto sia un rimedio all’abuso di tan-te interpretazioni et esposizioni impertinenti.

276Letteratura italiana Einaudi

Page 315: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

«Abusi a riformare intorno alla Scrittura»

Restava parlare degli altri abusi, de quali ciascunoaveva raccolto numero grande et in quello adunati innu-merabili modi come la debolezza e superstizione umanasi vale delle cose sacre, non solo oltre, ma anco contraquello perché sono instituite. Delle incantazioni per tro-var de tesori et effettuare lascivi dissegni o ottenere coseillecite fu assai parlato e proposti molti rimedii per estir-parle. Tra le incantazioni ancora fu posto da alcuni ilportar adosso Evangelii, nomi di Dio per prevenir infer-mità o guarire d’esse, overo per essere guardato da maliet infortunii, o per aver prosperità, il leggerli medesima-mente per gl’istessi effetti e lo scrivergli con osservazionide tempi; furono nominate in questo catalogo le messeche in alcune reggioni si dicono sopra il ferro infuocato,sopra le acque bollenti o fredde, o altre materie per lepurgazioni volgari, il recitare Evangelii sopra le arme,acciò abbiano virtù contra gli inimici. In questa serieerano poste le congiurazioni de’ cani che non mordano,de’ serpi che non offendano, delle bestie nocive allecampagne, delle tempeste et altre cause di sterilità dellaterra, ricercando che tutte queste osservazioni comeabusi fossero condannate, proibite e punite. Ma in di-versi particolari passarono alle contradizzioni e dispute,difendendo alcuni, come cose devote e religiose, o alme-no permesse e non dannabili, quelle che da altri eranocondannate per empie e superstiziose, il che avvenne pa-rimente parlando della parola di Dio per sortilegii o di-vinazioni, o estraendo polize con versi della Scrittura,overo osservando gli occorrenti aprendo il libro. Il va-lersi delle parole sacre in libelli famosi et altre detrazzio-ni fu universalmente dannato, e parlato assai del modocome levare le pasquinate di Roma, nel che mostrò ilcardinal del Monte gran passione nel desiderare rime-dio, per esser egli, attesa la libertà e giocondità del suo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

277Letteratura italiana Einaudi

Page 316: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

naturale, preso molto spesso da’ cortegiani per materiadella loro dicacità. Tutti concordavano che la parola diDio non può mai essere tenuta in tanta riverenza che so-disfaccia al debito, e che il valersi di quella anco per lo-dare gli uomini, eziandio prencipi e prelati, non è con-decente, e generalmente ogni uso d’essa in cosa vana erapeccato; ma però non doveva il concilio occuparsi inciò, non essendo congregati per fare provisione a tutti imancamenti; né doversi proibire assolutamente che nonsiano tirate le parole della Scrittura alle cose umane,perché santo Antonino nell’istoria sua non condannò gliambasciatori siciliani che domandando perdono a Mar-tino IV in publico consistorio, esposero l’ambasciatanon con altre parole, se non dicendo tre volte «AgnusDei qui tollis peccata mundi, miserere nobis»; né la ri-sposta del papa, che disse parimente tre volte: «Ave RexIudeorum, et dabant illi alapas». Però esser stata unamalignità de’ luterani il riprendere il vescovo di Bitonto,che nel sermone fatto nella sessione publica dicesse, achi non accetterà il concilio potersi dire: «Papae lux ve-nit in mundum, et dilexerunt homines magis tenebrasquam lucem». Tante congregazioni furono consumatein questo, e tanto cresceva il numero et appariva la de-bolezza de’ rimedii proposti, che la comune opinione in-clinò a non fare menzione particolare d’alcuno d’essi, nédescender a’ rimedi appropriati, né a pene particolari,ma solo proibirgli sotto i capi generali e rimetter le peneall’arbitrio de’ vescovi. Degl’abusi delle stampe si parlò,né vi fu molto che dire, sentendo tutti che fosse postofreno alli stampatori e fosse loro vietato stampare cosasacra che non fosse approvata; ma che perciò bastassequello che dall’ultimo concilio lateranense fu statuito.

Ma intorno le lezzioni e predicazioni s’esercitaronogravissime controversie. I frati regolari, già in possessodi queste fonzioni, così per privilegii ponteficii, comeper averle essercitate soli per 300 anni, con tutte le forze

278Letteratura italiana Einaudi

Page 317: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

operavano per conservarle; et i prelati, allegando cheerano proprie loro et usurpate, pretendevano la restitu-zione; e perché non si conteneva qui d’openioni, mad’utilità, oltre le ragioni erano da ambedue le parti ado-perati gli effetti, e queste differenze erano per causareche al tempo della sessione niente fosse deciso: perilchèi legati risolsero di differire questi doi punti ad un’altrasessione. Furono, secondo le risoluzioni prese, formati idoi decreti, e nella ultima congregazione letti et appro-vati con qualche eccezione nel capo dell’edizione volga-ta, in fine della quale il cardinal del Monte, dopo averelodato la dottrina e prudenza di tutti, gli ammonì del de-coro che conveniva usare nella publica sessione, mo-strando un cuore et un’anima istessa, poiché nelle con-gregazioni le materie erano essaminate sufficientemente;et il cardinal Santa Croce, finita la congregazione, ra-dunò quelli che avevano opposto al capo della volgata, emostrò loro che non potevano dolersi, perché non eravietato, anzi restava libero il poter emendarla e l’averericorso a’ testi originali, ma solo vietato il dire che vi fos-sero errori in fede, per quali dovesse essere reietta.

[Quarta sessione e suo decreto]

Ma venuto il giorno degli 8 aprile destinato alla ses-sione, fu celebrata la messa dello Spirito Santo da Salva-tor Alepo, arcivescovo di Torre in Sardegna, e fatto ilsermone da frate Agostino aretino, generale de servi, epresi i paramenti ponteficali e fatte le solite letanie epreci, furono letti i decreti dall’arcivescovo celebrante.Il primo de’ quali in sostanza contiene che la sinodo, mi-rando a conservare la purità dell’Evangelio promessoda’ profeti, publicato da Cristo e predicato dagli aposto-li come fonte d’ogni verità e disciplina de’ costumi, lequali verità e disciplina conoscendo contenersi ne’ libri

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

279Letteratura italiana Einaudi

Page 318: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

e tradizioni non scritte, ricevute dagli apostoli dalla boc-ca di Cristo, e dettategli dallo Spirito Santo, e di manoin mano venute, ad essempio de’ padri riceve con ugualriverenza tutti i libri del Vecchio e Nuovo Testamento, ele tradizioni spettanti alla fede et a’ costumi, come venu-te dalla bocca di Cristo overo dallo Spirito Santo dettatee conservate nella Chiesa catolica. E posto il catalogode’ libri, conclude che, se alcuno non gli riceverà per sa-cri e canonici tutti intieri con le sue parti tutte, come so-no letti nella Chiesa catolica e si contengono nell’edizio-ne volgata, overo scientemente e deliberatamentesprezzerà le tradizioni, sia anatema, acciò ogni uno sap-pia che fondamenti la sinodo è per usare in confermar idogmi e restituir i costumi nella Chiesa. La sostanza delsecondo decreto è che la volgata edizione sia tenuta perautentica nelle publiche lezzioni, dispute e prediche etesposizioni, e nissun ardisca rifiutarla. Che la ScritturaSacra non possi esser esposta contra il senso tenuto dal-la santa madre Chiesa, né contra il concorde consensode’ padri, se ben con intenzione di tenere quelle esposi-zioni occulte; et i contravenienti siano dagli ordinariipuniti; che l’edizione volgata sia stampata emendatissi-ma. Che non si possino stampare, né vendere, né tenerlibri di cose sacre senza nome dell’autore, se non appro-vati, facendo apparire l’approvazione nel frontispiciodel libro, sotto pena di scommunica e pecuniaria statui-ta dall’ultimo concilio lateranense. Che nissun ardiscausare le parole della Scrittura divina in scurrilità, favole,vanità, adulazioni, detrazzioni, superstizioni, incantazio-ni, divinazioni, sorti, libelli famosi; et i trasgressori sianopuniti ad arbitrio de’ vescovi. E fu determinato che lasessione seguente si tenesse a 17 giugno.

Dopo fu letto dal secretario del concilio il mandatodegli oratori di Cesare, Diego di Mendozza e France-sco di Toledo, quello assente e questo presente, qualcon brevi parole salutati i padri per nome dell’impera-

280Letteratura italiana Einaudi

Page 319: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tore, disse in sostanza: essere manifesto a tutto ’l mon-do che Cesare non reputa cosa più imperatoria, quantonon solo il defender il grege di Cristo dagli nimici, maliberarlo da’ tumolti e sedizioni; perilchè con giocon-dità dell’animo ha veduto quel giorno, quando è statoaperto il concilio dal papa publicato; la qual occasionevolendo favorire con la potestà et autorità sua, subitovi mandò il Mendozza, al quale, impedito ora per indi-sposizione, vi ha aggionto lui; onde non restava se nonpregare concordemente Dio che favorisca l’impresa delconcilio e, quello che è il principale, conservi in con-cordia il pontefice e l’imperatore per fermare la veritàevangelica, restituire la sua purità alla Chiesa et estir-par il loglio dal campo del Signore. Fu risposto per no-me del concilio che la venuta di Sua Signoria era gratis-sima alla sinodo per l’osservanza verso l’imperatore eper il favore che dalla Maestà Sua si promette; speran-do anco molto nella verità e religione di Sua Signoria;perilchè l’abbraccia con tutto l’animo et admette quan-to debbe di raggione i mandati di Cesare. Si duoledell’indisposizione del collega, e della concordia tra ’lpapa e l’imperatore rende grazie a Dio, qual pregheràche favorisca i desiderii d’ambidoi per aummento dellacristiana religione e pace della Chiesa. Queste cose fat-te, con le solite ceremonie fu finita la sessione, i decretidella quale furono mandati a Roma da’ legati e pocodopo stampati.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

281Letteratura italiana Einaudi

Page 320: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Giudicii intorno ai decreti della detta sessione]

Ma veduti, e massime in Germania, somministrazionegran materia a raggiornamenti. Era riputata da alcuni ar-dua cosa che 5 cardinali e 48 vescovi avessero così facil-mente definito principalissimi et importantissimi capi direligione sino allora indecisi, dando autorità canonica alibri tenuti per incerti et apocrifi, facendo autentica unatraslazione discordante dal testo originale, prescrivendoe restringendo il modo d’intendere la parola di Dio; nétra quei prelati trovarsi alcuno riguardevole per dottrina:esserne alcuni legisti, dotti forse in quella professione,ma non intendenti della religione; pochissmi teologi, madi sufficienza sotto l’ordinaria; il maggior numero genti-luomini o cortegiani; e quanto alle dignità, esservene al-quanti portativi, e la maggior parte vescovi di città cosìpicciole, che rappresentando ciascuno il popolo suo, nonsi poteva dire che rappresentassero un millesimo dellacristianità. Ma specialmente di Germania non esservi purun vescovo, pur un teologo. Possibile che in tanto nume-ro non s’avesse potuto mandarne uno? Perché l’impera-tore non far andarne alcuno di quelli che erano interve-nuti nel colloquio et informati nelle differenze? Tra iprelati di Germania il solo cardinale d’Augusta averemandato procuratore, e quello un savoiardo; perché iprocuratori del cardinale et elettor magontino, intesa lamorte del loro patrone, erano partiti doi mesi prima.

Altri dicevano che le cose decise non erano di tantomomento quanto pareva, perché il capo delle tradizioni,che più importante pareva, non rilevava punto: prima,perché niente era statuire che si ricevessero le tradizioni,senza dire quali fossero e senza dare modo di conoscerle;poi che manco vi era precetto di riceverle, ma solo si pro-biva lo sprezarle scientemente e deliberatamente; ondenon contraveniva chi con parole riverenti le reggietassetutte, massime essendovi l’essempio di tutti gli aderenti

282Letteratura italiana Einaudi

Page 321: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

della corte romana, che non ricevono l’ordinazione dellediaconesse, non concedono l’elezzione de’ ministri al po-polo, che certo è esser l’instituzione apostolica continuataper più di 8 secoli; e quello che più importa, la commu-nione del calice, da Cristo instituita, dagli apostoli predi-cata, osservata da tutta la Chiesa sino inanzi 200 anni, etanco al presente da tutte le nazioni cristiane, fuorché dal-la latina? che se questa non è tradizione, non vi è modo dimostrare che altra sia. E quanto all’edizione volgata dic-chiarata autentica, niente essere fatto, non sapendosi perla varietà degli essemplari quale ella sia. Ma questa ultimaopposizione nasceva da non sapere che già in concilio erafatta la deputazione di chi dovesse stabilire un essemplareemendato per la vera edizione volgata; il che per qual cau-sa non fosse effettuato, al suo luogo si dirà.

Ma veduti in Roma i decreti della sessione e consideratal’importanza delle cose trattate, pensò il pontefice che ilnegozio del concilio era da tener in maggior considerazio-ne di quello che sino allora si era fatto, et accrebbe il nu-mero nella congregazione de’ cardinali e prelati a’ qualiaveva data la cura di considerare le cose occorrenti spet-tanti al concilio e riferirle; e per conseglio di questi, la pri-ma volta congregati, ammonì i legati di tre cose. L’una dinon publicare in sessione all’avvenire decreto alcuno, sen-za averlo prima communicato in Roma, e fuggir ben lasovverchia tardità nel caminar inanzi, ma guardarsi benancora maggiormente della celerità, come quella che pote-va fargli risolvere qualche materia indigesta e levargli tem-po di poter ricevere gli ordini da Roma di quello che si do-vesse proponere, deliberare e concludere. La seconda dinon consummare il tempo in materie che non sono in con-troversia, come pareva che avessero consummato nelletrattate per la prossima sessione, nelle quali tutti sonod’accordo e che sono principii indubitati. La terza d’av-vertire che non si venga mai, per qual causa si sia, alla di-sputa dell’autorità del papa.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

283Letteratura italiana Einaudi

Page 322: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

A che essi risposero con prontezza d’ubedire a quantoSua Santità commandava, parendo però loro che nelle co-se definite vi sia poca discrepanza tra catolici et eretici, eche alcune delle Scritture del Testamento Vecchio e Nuo-vo, ricevute dal terzo concilio cartaginese, da InnocenzioI e da Gelasio, e nella sesta sinodo di Trullo, e dal conciliofiorentino, sono rivocate in dubio dagli eretici e, quelloche è peggio, da alcuni catolici e cardinali, et ancora chele tradizioni, non scritte erano impugnate da’ luterani,quali a nissuna cosa più attendevano che ad annichilarle,con dar ad intendere che ogni cosa necessaria alla salutesia scritta; e però, se ben questi doi capi sono principii,sono ancora conclusioni delle più controverse e delle piùimportanti che si avessero a decidere nel concilio. Ag-gionsero che sino allora non era venuta nissuna occasionedi parlare dell’autorità del papa, né del concilio, se nonnella trattazione del titolo, quando fu ricercato che vi siaggiongesse la representazione della Chiesa universale. Laqual cosa ancora, molti desiderano, e nondimeno essi ladeclineranno quanto sarà possibile. Ma quando fosserocostretti di venir a questo, faranno instanza (stimando chenon gli potrà esser negato) d’esprimere il modo come larapresenta, cioè mediante il suo capo e non senza: ondepiù tosto vi sarà guadagno che perdita. Del rimanente,parendogli di veder segno che la maggior parte sia sem-pre per portar a Sua Santità ogni riverenza, trovandosi leicome capo unita col corpo del concilio, il che sarà sempreche si concordi nella riformazione, potrà stare con animoquieto chel’autorità sua non sarà posta in difficoltà.

[Il papa invita gli svizzeri al concilio; scomunica l’elet-tor di Colonia e lo depone]

Mandò dopo queste cose il pontefice noncio ne’ sviz-zeri Gieronimo Franco, dandogli lettera a’ vescovi di

284Letteratura italiana Einaudi

Page 323: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Sion e di Coira, all’abate di San Gallo et altri abbati diquelle nazioni, a’ quali scrisse che avendo chiamato tuttii prelati di cristianità al concilio generale a Trento, eracosa conveniente che essi ancora, che rappresentano laChiesa elvetica, v’intervenissero, essendo quella nazionemolto a lui diletta, come speciali figli della Sede aposto-lica e defensori della libertà ecclesiastica. Che già eranoarrivati a Trento prelati d’Italia, Francia e Spagna, et ilnumero quotidianamente s’aummentava; però non esse-re condecente che essi vicini siano prevenuti da’ più lon-tani; il suo paese essere in gran parte contaminato dalleeresie e però avere bisogno tanto più del concilio. In fi-ne gli commanda per ubedienza e per il vincolo del giu-ramento e sotto le pene prescritte dalle leggi che debbi-no andarci quanto prima, rimettendosi a quel di più cheil suo noncio gli averebbe detto.

E per le molte instanze fatte dal clero dall’academiadi Colonia, aiutati da’ vescovi di Liege et Utrecht et an-co dall’academia di Lovanio contra l’arcivescovo et elet-tore di Colonia, venne alla sentenza definitiva, dicchia-randolo scommunicato, privandolo dell’arcivescovato edi tutti gli altri beneficii e privilegii ecclesiastici, assol-vendo i popoli dal giuramento della fedeltà promessa ecommandandogli di non ubedirlo; e questo per esser in-corso nelle censure della bolla di Leone X publicatacontra Lutero e suoi seguaci, avendo tenuta e difesa epublicata quella dottrina contra le regole ecclesiastiche,le tradizioni degli apostoli et i consueti riti della cristianareligione: e la sentenza fu dopo stampata in Roma. Feceanco un’altra bolla, commettendo che fosse ubeditoAdolfo conte di Scavemburg, già assonto dall’arcivesco-vo per suo coadiutore.

E fece efficace ufficio con l’imperatore che la senten-za fosse eseguita; il quale però non giudicò a propositoper le cose sue quella novità, perché era un far unirel’arcivescovo alli altri collegati, il quale sino allora si te-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

285Letteratura italiana Einaudi

Page 324: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

neva interamente sotto la sua ubedienza; e l’ebbe per ar-civescovo e trattò con lui ne’ tempi seguenti e gli scrissecome a tale senza rispetto della sentenzia pontificia. Ilche penetrava nell’intimo al papa; ma non vedendovi ri-medio, e giudicando imprudenza il lamentarsi vana-mente, aggionse questa offesa alle altre che riputava ri-cevere dall’imperatore. Fece quella sentenza un altrocattivo effetto, che i protestanti presero occasione diconfermare la loro opinione che il concilio non fosseper altro intimato che per trappolargli. Imperoché, se ladottrina della fede controversa doveva esser essaminatanel concilio, come poteva il pontefice, inanzi la defini-zione, venire a sentenza e per quella condannare l’arci-vescovo d’eresia? Apparir per tanto che vanamente an-derebbono a quel concilio dove domina il papa, il qualenon può dissimulare, se ben volendo, d’avergli per con-dannati. Ma vedersi ancora che quel concilio era in nis-suna stima appresso il medesimo papa, poiché, essendoquello già principiato, senza pur dargli parte alcuna, ilsolo pontefice metteva mano definitivamente in quelloche al concilio apparteneva; le quali cose il duca di Sas-sonia fece per suoi ambasciatori significare all’imperato-re, con dirgli appresso che vedendo sì chiara la mentedel pontefice, sarebbe tempo di provedere alla Germa-nia con un concilio nazionale o con trattare seriamentele cose della religione in dieta.

[Nella congregazione si tratta della materia della se-guente sessione. Il papa ordina che si tratti del peccato ori-ginale]

Ma tornando alle cose conciliari, erano restati, comes’e detto, per reliquie delle cose trattate inanzi l’ultimasessione i doi capi di provedere alle lezzioni della SacraScrittura e predicazione del verbo divino. Perché nella

286Letteratura italiana Einaudi

Page 325: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

prima congregazione si trattò di questo et anco, per da-re principio alla materia della fede, si propose di trattarinsieme del peccato originale: al che s’opposero i prela-ti spagnoli, con dire che vi restava ben materia assai datrattare per una sessione; provedendo ben agli abusiche erano nella predicazione e lezzione. La qual opinio-ne fu anco seguita da’ prelati italiani imperiali; e parvea’ legati di scoprire che questo era ufficio fatto da ’ mi-nistri cesarei, i quali strettamente a punto avevano trat-tato con quei prelati. Perilché ne diedero aviso a Roma;da dove gli fu risposto che vedessero d’andare ritenutisin tanto che s’avesse potuto dare loro risoluzione. Pe-rilché essi usarono artificiosa diligenza, trattenendosicon la parte degli abusi, senza venir a conclusione d’es-si e senza far dimostrazione che volessero o non voles-sero incaminarsi nella materia del peccato originale; co-sì si continuò sino a Pasca.

La qual passata, il pontefice scrisse che si procedesseinanzi e fosse quella materia proposta: la lettera, capita-ta a’ 2 di maggio, pervenne a notizia di don Francesco,il quale, andato alla visita de legati, usò molti artificii,ora mostrando di consegliare, ora di proponere parerein materia del proseguire la riforma, solamente a fined’intendere la mente loro e persuadergli obliquamentea quello che dissegnava; ma vedendo di non fare frutto,passò inanzi dicendo tanto apertamente quanto basta-va, avere lettere dalla Maestà cesarea per quali gli com-metteva di procurare che per allora non si entri ne’ dog-mi, ma si tratti la riforma solamente. A che risposero ilegati con assai ragioni in contrario, e fra le altre con di-re che non potevano farlo senza contravenire alle bolledel papa, che proponevano queste due materie insieme,et a quello che si era stabilito in concilio di mandarledel pari, aggiongendo d’avere scritto a Sua Santità che8 giorni dopo Pasca averebbero incominciato. Furonoda ambedue le parti fatti diversi discorsi e repliche, e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

287Letteratura italiana Einaudi

Page 326: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dicendo finalmente i legati d’avere commendamentodal papa e non poter mancare del loro ufficio, disse donFrancesco l’ufficio de buoni ministri esser il mantenerel’amicizia tra prencipi et aspettare qualche volte la se-conda commissione; il che; sì come da’ legati non fu ne-gato, così risposero che non si doveva voler da’ loro piùdi quello che potessero fare con loro onore. Di tutto ciòdiedero al pontefice conto, aggiongendo avergli detto ilcardinale di Trento che, se si proponesse l’articolo delpeccato originale, non passarebbe senza mala conten-tezza dell’imperatore, e che però, desiderando essere dauna parte ministri di pace e concordia e dall’altra ube-dienti a’ commandamenti di Sua Santità, gli era parsospedire questo aviso in diligenza, pregandola a non la-sciargli errare: soggiongendo che, non venendo altroaviso, seguiterebbono il suo ultimo commandamento;sforzandosi a persuadere a don Francesco et al cardina-le di Trento che l’articolo del peccato originale in Ger-mania non sia più per controverso, ma per accordato,apparendo ciò per l’ultimo colloquio di Ratisbona, do-ve Sua Maestà per il primo articolo da concordare hafatto pigliare quello della giustificazione; ma per darpiù longo tempo che sarà possibile, si trattenerannotutti i giorni che potranno onestamente con l’espedizio-ne del residuo della sessione passata.

Si fece una congregazione per questo solo di dare me-glior forma come si dovesse procedere più ordinatamen-te che per lo passato, così nel trattare la dottrina dellafede, come la materia della riforma: e furono distintedue sorti di congregazioni, una di teologi, per discorreresopra la materia di fede che si proponesse, e le loro opi-nioni fossero scritte da uno de’ notari del concilio e, par-landosi della riforma, fossero oltra i teologi, introdottianco i canonisti; e queste congregazioni si tenessero inpresenza de’ legati, ma vi potessero però intervenirequei padri a chi piacesse per udire. Una altra sorte di

288Letteratura italiana Einaudi

Page 327: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

congregazione constasse de’ prelati a formar i capi o didottrina, o di riforma, i quali essaminati e, secondo il pa-rere più commune, ordinati, fossero proposti nella con-gregazione generale per sentir il voto di ciascuno e; se-condo la deliberazione della maggior parte, stabilire idecreti da publicare in sessione.

Seguendo questo ordine fu trattato delle lezzioni eprediche, formando e riformando varie minute di de-creti, né mai si trovò modo che piacesse a tutti, per es-ser interessati molto i prelati a volere che tutto depen-desse dalla autorità episcopale e che non vi fossenissuna essenzione; e dall’altro canto volendo i legatimantenere i privilegii dati dal pontefice, massime a’mendicanti et alle università: e dopo molte dispute, es-sendo la materia assai dibattuta, credettero che nellacongregazione de’ 10 maggio dovessero essere tuttid’accordo. Ma riuscì in contrario, perché se ben duròsino a notte, non si poté prendere conclusione, in alcu-ni capi per la diversità de’ pareri tra’ prelati medesimi,in altri, perché i legati non volevano condescenderall’opinione universale di levare o almeno moderare iprivilegii. Opponevano a’ vescovi che si movessero piùper interesse proprio che per ragione; che non tenesse-ro conto del pregiudicio de’ regolari; che troppo ardita-mente volessero correggere i concilii passati e metteremano ne’ privilegii concessi dal papa; né potero conve-nire, non tanto per la varietà delle opinioni e per l’inte-resse de vescovi, ma ancora perché gli imperiali procu-ravano ciò per mettere tempo, a fine che non si venissealla proposizione de’ dogmi. Né a legati era ingrato chetemporeggiasse, essendo risoluti, se non gli veniva vie-tato nella risposta che aspettavano da Roma, passar allaproposizione de’ dogmi, e come dicevano i suoi confi-denti, chiarirsi di quello che ne abbia a riuscire.

Ma per mettere qualche fine alle cose trattate, fecerolegger un sommario delle opinioni de’ teologi e canonisti,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

289Letteratura italiana Einaudi

Page 328: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dette in diverse congregazioni precedenti, dicendo cheper esser i voti assai longhi, avevano scielto quello che glipareva esser di buona sustanza, acciò si essaminasse e sidicesse sopra il parere. Ma Bracio Martello, vescovo diFiesole, udito a leggere l’estratto, s’oppose con perpetuaorazione dicendo esser necessario che la congregazionegenerale intendesse i voti e le raggioni di tutti, e che nongli fossero lette raccolte e sommarii, e si estese in maniera,amplificando l’autorità del concilio e la necessità di beninformarlo e la poca convenienza che era che alcuni solifossero arbitri delle deliberazioni, overo le risoluzioni ve-nissero d’altrove, che i legati restarono assai offesi e ripre-sero il vescovo bene con affettata modestia, ma però assaipongentemente; e la congregazione fu licenziata.

Il giorno seguente mandarono i legati a dimandar alvescovo copia del raggionamento fatto da lui e la man-darono a Roma, tassando il raggionamento come irreve-rente e sedizioso, aggiongendo che gli avevano fatto unamodesta e severa riprensione e sarebbono anco passatipiù inanzi, perché così il vescovo meritava, se non fossestato il dubio d’attaccar qualche disputa aromatica, laqual potesse generare scissura; però che non è da la-sciarlo impunito per non accrescergli l’ardire di far inogni congregazione il medesimo e peggio; rappresentan-do a Sua Santità, che ad ogni modo sarà ben farlo parti-re da Trento, o per una via, o per l’altra; et operare chenon ritorni più il vescovo di Chioza, poco dissimile dalui, se ben per diverso andare. Era partito questo vesco-vo immediate dopo la sessione sotto pretesto d’indispo-sizione, ma in verità per parole passate tra lui et il cardi-nal Polo in congregazione nella materia delle tradizioni,avendo il vescovo parlato in difesa di fra Antonio Mari-naro, e perciò conteso col cardinale; il che avendo datooccasione a lui di fare querimonia che non vi fosse li-bertà nel concilio, si vedeva non esser in buona graziade’ legati e stare soggetto a qualche pericolo. Non con-

290Letteratura italiana Einaudi

Page 329: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tenti i legati dell’operato, per mortificare il vescovo diFiesole e mantenere la cosa integra sino all’aviso di Ro-ma, per poterla o cacciare inanzi o dissimulare secondoche gli fosse ordinato, nella seguente congregazione glifece il Monte una ripassata adosso, concludendo che silasciava per allora d’attender a’ casi suoi, essendo neces-sario occuparsi in cose di maggior importanza.

Ebbero risposta da Roma, quanto a’ due vescovi, cheopportunamente averebbe rimediato; ma quanto alle co-se da trattare che, quando [si] attendesse all’appetito de’prencipi, sarebbe far il concilio più tumultuoso e le riso-luzioni più longhe e difficili, cercando ogni uno d’attra-versare quella parte che non gli piacesse o, con metteredifficoltà in una cosa, intrattener l’altra. Però senza altrorisguardo dassero mano al peccato originale, ma avver-tendo di non valersi in modo alcuno di quella scusa, chedissegnavano usare con don Francesco, cioè che l’artico-lo del peccato originale non sia controverso in Germa-nia, et usassero più tosto termini generali e con ogni sor-te di riverenza verso l’imperatore.

Gli commandò oltra di ciò strettamente che intornol’emendazione dell’edizione volgata non si dovesse pas-sare più inanzi, sin che la congregazione de’ deputati so-pra il concilio in Roma non avesse deliberato il modoche si deve tenere. In essecuzione di quegli ordini, riso-luti i legati di passar inanzi alla proposizione del peccatooriginale, fecero congregazione doi giorni continuata-mente per risolvere i doi capi del legger e predicare, in-nanzi che publicassero di volere trattare materia di fede,acciò, restando quei capi indecisi, non porgessero occa-sione agli imperiali di divertire da questa; e da’ deputatisopra l’edizione vulgata si fecero portare tutto l’operatoin quella materia, commettendo loro che non vi mettes-sero più mano sino ad altro nuovo ordine. Tale era la li-bertà del concilio dependente dal pontefice nel trala-sciare le cose incominciate e mettere mano alle nuove.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

291Letteratura italiana Einaudi

Page 330: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Contese tra i vescovi et i frati per le lezzioni e le prediche]

Nel trattare di lezzione e prediche era generale quere-la de’ vescovi e massime spagnoli che, essendo precettodi Cristo che sia insegnata la sua dottrina, il che s’esse-quisce con la predica nella Chiesa e con la lezzione a’ piùcapaci, acciò siano atti ad insegnare al popolo, di tuttociò la cura di sopraintendere a qualonque altro essercitaquei ministerii debbe essere propria del vescovo: cosìaver instituito gli apostoli, così essere stato esseguito da’santi padri; al presente essere levato a vescovi assoluta-mente tutto questo ufficio co’ privilegii, sì che non gliene resta reliquia; e questa essere la causa che tutto è an-dato in desordine, per essere mutato l’ordine da Cristoinstituito. Le università con essenzioni si sono sottratteche il vescovo non può sapere quello che insegnino; leprediche sono per privilegio date a’ frati, quali non rico-noscono in conto alcuno il vescovo; né gli concedonol’intromettersene; in modo che a’ vescovi resta levato af-fatto l’ufficio di pastore. E per il contrario, quelli chenell’antichità non erano instituiti se non per piangere ipeccati, a’ quali l’insegnar e predicare era proibitoespressamente e severamente, se l’hanno assonto overogli è stato dato per ufficio proprio; et il grege se ne stasenza e pastore e mercenario, perché questi predicatoriambulatorii, che oggi sono in una città, dimani in un’al-tra, non sanno né il bisogno, né la capacità del popolo,né meno le occasioni de’ insegnarlo et edificarlo, come ilpastore proprio che sempre vive col grege e conosce i bi-sogni e le infermità di quello. Oltra che il fine di queipredicatori non è l’edificazione, ma il trar limosine o perse proprii, o per i conventi loro, il che, per meglio ottene-re, non mirano all’utilità dell’anima, ma procurano di di-lettare et adulare e secondare gli appetiti, per potere trar-ne maggior frutto; et il popolo, in luogo d’imparare ladottrina di Cristo, apprende o novità o almeno vanità.

292Letteratura italiana Einaudi

Page 331: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Lutero è stato uno di questi, qual se fosse stato nellacella sua a piangere, la Chiesa di Cristo non sarebbe inquesti termini. Più manifesto esser ancora l’abuso di que-stori che vanno predicando indulgenzie, da’ quali nonpotersi narrare senza lacrime i scandali dati negli anniprecedenti; questo essere cosa evidente che non essorta-no ad altro che al contribuire danaro. A’ quali disordiniunico rimedio è levare tutti i privilegii e restituire a’ ve-scovi la cura loro d’insegnare e predicare, et elegersi percooperatori quelli che conosceranno essere degni di quelministerio e disposti ad essercitarlo per carità.

In contrario di questo, i generali de’ regolari e gli altridicevano che, avendo i vescovi et altri curati abbando-nato a fatto l’ufficio di pastore, sì che per più centenarad’anni era stato il popolo senza prediche nella chiesa esenza dottrina di teologia nelle scole, Dio aveva eccitatogli ordini mendicanti per supplire a questi ministerii ne-cessarii, ne’ quali però non si erano intrusi da sé, ma perconcisione del supremo pastore, al qual toccando prin-cipalmente il pascere tutto ’l grege di Cristo, non sipoteva dire che i deputati da lui per supplire a’ manca-menti di chi era tenuto alla cura del grege e l’aveva ab-bandonata, abbiano occupato l’ufficio d’altri; anzi con-vien dire che, se non avessero usato quella carità, non visarebbe al presente vestigio di cristianità: ora, avendoper 300 e più anni vacato a questa santa opera col fruttoche ne appariva, con titolo legitimo dato dal ponteficeromano, sommo pastore, avere prescritto questi ministe-rii et essere fatti proprii loro, né averci dentro i vescovialcuna legitima raggione, né poter allegare l’uso dell’an-tichità per ripetere quel ufficio dal quale per tanti cente-nara d’anni si sono dipartiti. L’affetto d’aquistare per séo per i monasterii essere mera calonnia, poiché dalle li-mosine non cavano per sé se non il necessario vitto e ve-stito; che il rimanente, speso nel culto di Dio in messe,edificii et ornamenti di chiese, cede in beneficio et edifi-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

293Letteratura italiana Einaudi

Page 332: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cazione del popolo e non in propria loro utilità; che iservizii prestati dagli ordini loro alla santa Chiesa et alladottrina della teologia, che non si ritrova fuori de’ clau-stri, meritano che gli sia continuato quel carico che altrinon sono così sufficienti ad essercitare.

I legati, importunati da due parti, col conseglio de’più restretti con loro risolverono dare conto a Roma etaspettar risposta. Il pontefice rimesse alla congregazio-ne, dove immediate fu veduto a che intendesse la pre-tensione de’ vescovi, cioè a farsi ciascuno d’essi tanti pa-pi nelle diocesi loro: perché, quando fosse levato ilprivilegio e l’essenzione pontificia et ogni uno depen-desse da loro e nissuno dal papa, immediate cesserebbeogni raggione d’andare a Roma. Consideravano da tem-po antichissimo aver i pontefici romani avuto per princi-pale arcano di conservar il primato, datogli da Cristo,d’essimere i vescovi dagli arcivescovi, gli abbati da’ ve-scovi, e così avere persone obbligate a defenderlo. Esse-re cosa chiara che dopo l’anno 600 il primato della Sedeapostolica è stato sostenuto da’ monarchi benedittini es-senti, e poi dalle congregazioni di Clugnì e Cistercio etaltre monacali, sino che Dio eccitò gli ordini mendican-ti, da’ quali è stato sostenuto sino a quell’ora; onde, torvia i privilegii di quelli, essere direttamente oppugnar ilponteficato e non quegl’ordini; il levare l’essenzioni es-ser una manifesta depressione della corte romana, per-ché non averebbe mezi di tenere tra’ termini un vescovoche s’inalzasse troppo; però esser il papa e la corte damera necessità constretti a sostentare le cause de’ frati.Ma per fare le cose con suavità, considerarono anco es-ser necessario tener questa raggione in secreto, e fu deli-berato di rispondere a’ legati che onninamente conser-vassero lo stato de’ regolari e procurassero di fermare ivescovi col metter inanzi il numero eccessivo de’ frati etil credito che appresso la plebe hanno, e consegliargli aprendere temperamento e non causare un scisma col

294Letteratura italiana Einaudi

Page 333: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

troppo volere. Essere ben giusto che ricevino qualchesodisfazzione, ma si contentassero anco di darla, e quan-do si verrà al ristretto concedessero ogni cosa quanto aquestori, ma quanto a’ frati nissuna cosa si facesse senzaparticiparla a’ generali; et a’ vescovi fosse data sodisfaz-zione che in essistenza non levi i privilegii. L’istesso fa-cessero delle università, essendo necessario avere questee quelli per dependenti dal papa, e non da vescovi.

Gionte le lettere in Trento, con tre fini diversi si ca-minava nel concilio; perilché poco venivano in conside-razione gli altri particolari proposti in queste due mate-rie da quelli che non erano interessati né a favore, nécontra le essenzioni. Fu proposto intorno alle lezzionida alcuni di questi di restituire l’uso antico, quando imonasterii e le canoniche non erano altro che collegii escole, di che restano reliquie in molte catedrali, dove èla degnità dello scolastico, capo de’ lettori, con preben-da, quali adesso non essercitano il carico, e sono confe-rite a persone inette per essercitarlo; et a tutti parveonesta et util cosa reintrodurre la lezione delle cose sa-cre e nelle catedrali e ne’ monasterii. Alle catedrali pa-reva facile il provedere, dando cura dell’essecuzione a’vescovi, ma a’ monasterii difficile. Al dare soprainten-denza a’ vescovi, ma a’ monasterii difficile. Al dare so-praintendenza a’ vescovi ancor in questo, si opponeva-no i legati, se ben de’ soli monachi e non de mendicantisi trattava, per non lasciar aprire la porta di mettere ma-no ne’ privilegii concessi dal papa. Ma a questo Seba-stiano Pighino, auditor di rota, trovò temperamentocon proporre, che la sopraintendenza fosse data a’ ve-scovi come delegati dalla Sede apostolica. Piacque l’in-venzione, perché si faceva a favor de’ vescovi il medesi-mo effetto, senza derogazione del privilegio, poiché ilvescovo, non come vescovo, ma come deputato dal pa-pa doveva sopraintendere; il qual modo diede essempiod’accommodar altre difficoltà: l’una nel dar autorità a’

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

295Letteratura italiana Einaudi

Page 334: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

metropolitani sopra le parochie unite a’ monasterii nonsoggetti a diocesi alcuna; l’altra nel dar potestà a’ vesco-vi sopra i predicatori essenti che fallano; et anco servìmolto ne’ decreti delle sessioni seguenti.

Proponevano anco i canonisti che ne’ tempi presentipoco conveniva la sottilità scolastica di metter ogni cosain disputa, e versare più tosto in cose naturali e filosofi-che; che queste nuove lezzioni dovessero essere intro-dotte per trattare de’ sacramenti e dell’autorità e potestàecclesiastica, come con molto frutto aveva fatto il Turre-cremata et Agostino Trionfo e, dopo loro, sant’Antoni-no et altri. Ma per la contradizzione de’ frati, che oppo-nevano essere tanto necessaria questa, quanto quelladottrina, si trovò temperamento d’ordinare che le lez-zioni fossero per esposizione della Scrittura, poiché se-condo l’essigenze del testo che fosse letto e della capa-cità degli audienti s’averebbe applicata la materia.

Delle prediche, dopo molti discorsi fatti in più congre-gazioni, si venne al stabilire il decreto; e per superare ledifficoltà, con ufficii fecero, per mezo de’ prelati loro con-fidenti, pratticare i vescovi italiani, mettendo in conside-razione quanto per onor della nazione fossero tenuti disostentare la degnità del pontificato, dell’autorità del qua-le si trattava mettendo mano ne’ privilegii, e quanto po-tessero sperare dal pontefice e dalli legati accomodandosianco a quello che è giusto e non volendo privare i frati diquello che hanno per tanto tempo goduto. Essere cosapericolosa disprezzare tanti soggetti litterati in questitempi che l’eresie travagliano la Chiesa; che allora si sa-rebbe accresciuta l’autorità episcopale con concederglid’approvar o reprovar i predicatori, quando fuor dellachiesa del loro ordine predicano e quando in quelle, confargli riconoscer il prelato, dimandando prima la benediz-zione. Che i vescovi potessero punire i predicatori percausa d’eresia e proibirgli la predica per occasione discandalo. Di questo si contentassero, che alla giornata sa-

296Letteratura italiana Einaudi

Page 335: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rebbono aggionte altre cose. Con questi ufficii acquista-rono tanto numero che furono sicuri di stabilir il decretocon quelle condizioni. Ma restava un’altra difficoltà, per-ché i generali et i frati non si contentavano, et il disgustar-gli non pareva sicuro, et era dal papa espressamente proi-bito. Si diedero a mostrar loro che quanto era a’ vescoviconcesso era giusto e necessario, a che essi avevano datooccasione con estendere troppo i privilegii e passar i ter-mini dell’onesto; finalmente con una particola monitoriaa’ vescovi di proceder in maniera che i frati non avesserooccasione di lamentarsi, anco i generali s’acquietarono.

[I legati, volendo proporre l’articolo del peccato origi-nale, sono contradetti da’ cesarei; ma indarno, e tornanogli articoli de’ luterani da essaminarsi]

Quando scoprirono la risoluzione di condannarenella medesima sessione le opinioni luterane del pecca-to originale, allegarono che, per servare l’ordine dimandar insieme ambe le materie, era necessario tratta-re qualche cosa di fede, né potersi altrove incomincia-re; e proposero gli articoli estratti dalla dottrina de’protestanti in quella materia, per essere da’ teologi nel-le congregazioni essaminati e discussi se per eretici do-vevano essere condannati. Il cardinale Pacceco disseche il concilio non per altro ha da trattare gli articoli difede, se non per ridurre la Germania, e chi vorrà farequesto fuori di tempo, non solo non conseguirà il fine,ma farà peggiorare le cose. Quando l’opportunità siadi farlo, non potersi saper in Trento, ma da chi sede altimone di Germania e, vedendo tutti i particolari, co-nosce anco quando sia tempo di dargli questa medici-na. Per tanto consegliava che si ricercasse con lettere ilparere de’ principali prelati di quella nazione, inanziche passar ad altro, overo che il noncio apostolico ne

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

297Letteratura italiana Einaudi

Page 336: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

parlasse con l’imperatore. Al qual parere aderirono iprelati imperiali pratticati dall’ambasciatore. Ma i lega-ti, lodato il giudicio di quelli e promesso di scriver alnoncio, soggionsero che con tutto ciò gli articoli pote-vano essere da’ teologi disputati per avanzare tempo; ache aderì anco il cardinale e gli altri, sperando chemolte difficoltà si potessero attraversare per far diffe-rir, e contentandosi l’ambasciatore Toledo, purchépassasse la estate senza che si venisse a definizione.

Gli articoli proposti furono:1 Che Adamo, per la trasgressione del precetto, ha

perduto la giustizia et incorso l’ira di Dio e la mortalità edeteriorato nell’anima e nel corpo, da lui però non è tra-sferito nella posterità peccato alcuno, ma solo le penecorporali.

2 Che il peccato d’Adamo si chiama originale, perchéda lui deriva nella posterità, non per trasmissione, maper immitazione.

3 Che il peccato originale sia ignoranza o sprezzo diDio, overo l’esser senza timor, senza confidenza in SuaMaestà e senza amor divino, e con la concupiscenza ecattivi desiderii; et universalmente una corrozzione ditutto l’uomo nella volontà, nell’anima e nel corpo.

4 Che ne’ putti sia un’inclinazione al male della natu-ra corrotta, sì che venendo l’uso della raggione producaun aborrimento delle cose divine et un’immersione nellemondane, e questo sia il peccato originale.

5 Che i putti, almeno nati da genitori fedeli, se bensono battezati in remissione de’ peccati, non portanoper la descendenza loro d’Adamo peccato alcuno.

6 Che il peccato originale nel battesimo non è scan-cellato, ma non imputato, overo raso sì che incominci inquesta vita a sminuirsi e nella futura sia sradicato total-mente.

7 Che quel peccato rimanente nel battezato lo ritardadall’ingresso del cielo.

298Letteratura italiana Einaudi

Page 337: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

8 Che la concupiscenza, chiamata anco fomite, la qualdopo il battesimo rimane, è veramente peccato.

9 Che la pena principale debita al peccato originale èil fuoco dell’inferno, oltre la morte corporale, e le altreimperfezzioni a’ quali in questa vita l’uomo è soggetto.

I teologi nella congregazione tutti furono conformi indire che era necessario, per discussione degli articoli,non procedere con quell’ordine, ma essaminare metodi-camente tutta la materia e vedere qual fu il peccatod’Adamo, che cosa, da lui derivata nella posterità, siapeccato in tutti gli uomini che si chiama originale, il mo-do come quello si trasmette et in che maniera è rimesso.

Nel primo punto convennero parimente che, privatoAdamo della giustizia, gli affetti si resero ribelli alla rag-gione; il che la Scrittura suole esprimere dicendo che lacarne ribella allo spirito, e con un solo nome chiamaquesto difetto concupiscenza; incorse l’ira divina e lamortalità corporale minacciatagli da Dio insieme con laspirituale dell’anima, e nondimeno nissuno di questi de-fetti può chiamarsi peccato, essendo pene conseguite daquello, ma formalmente il peccato essere la trasgressio-ne del precetto divino; e qui molti s’allargarono a ricera-re il genere di quel fallo, difendendo alcuni che fu pec-cato di superbia, altri di gola, parte sostennero, che fud’infideltà, più sodamente fu detto che si poteva tirar intutti quei generi et in altri ancora; ma, fondandosi soprala parola di san Paolo, non si poteva mettere se non nelgenere della pura inobedienza. Ma cercando, che cosaderivata da Adamo in noi sia il peccato, furono più di-versi i pareri; perché sant’Agostino, che primo di tutti sidiede a cercar l’essenza di quello, seguendo san Paolo,disse che è la concupiscenza; e sant’Anselmo, molti cen-tenara d’anni dopo lui, tenendo che ne’ battezati il pec-cato è scancellato e pur la concupiscenza rimane, tenneche è la privazione della giustizia originale, la qual nelbattesmo è renduta in un equivalente che è la grazia. Ma

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

299Letteratura italiana Einaudi

Page 338: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

San Tomaso e san Bonaventura, volendo congiongerambedue le opinioni e concordarle, considerarono chenella nostra natura corrotta sono due ribellioni, una del-la mente a Dio, l’altra del senso alla mente, che questa èla concupiscenza, e quella l’ingiustizia, e però ambedueinsieme sono il peccato. E san Bonaventura diede il pri-mo luogo alla concupiscenza, dicendo che è il positivo,dove la privazione della giustizia è il negativo. E san To-maso per il contrario fece la concupiscenza parte mate-riale, la privazione della giustizia il formale; onde questopeccato in noi disse essere la concupiscenza destituitadalla giustizia originale. Il parere di sant’Agostino fu se-guito dal maestro delle sentenze e dalli scolastici vecchi,et in concilio fu difeso da due frati eremitani. Ma perchéGiovanni Scoto sostenne la sentenza d’Anselmo, suoconterraneo, i frati di san Francesco la difesero in conci-lio e la maggior parte de’ dominicani quella di san To-maso; così fu dicchiarato qual fosse il peccato d’Adamoe qual sia originale negli altri uomini.

Ma come sia da lui ne’ posteriori e successivamente dipadre in figlio trasmesso, con maggior fatica fu discorso:imperoché sant’Agostino, che aprì la strada agli altri,stretto dalla obiezzione di Giuliano pelagiano, che lo ri-cercava del mondo come si potesse trasmetter il peccatooriginale quando l’uomo è concetto, poiché è santo ilmatrimonio e l’uso di quello, non peccando né Dio, pri-mo autore, né i genitori, né il generato, per qual fissuraadonque entra il peccato, altro non rispose sant’Agosti-no, se non che non era da cercare fissure dove si vedevauna patentissima porta, dicendo l’apostolo che per Ada-mo il peccato è entrato nel mondo; et in più luoghi, do-ve di ciò occorse parlare, sempre sant’Agostino si mo-strò dubioso, essendo anco irrisoluto se, sì come il corpodel figlio deriva dal corpo del padre, così dall’anima an-co l’anima derivasse, onde essendo infetto il fonte, pernecessità restasse anco il rivo contaminato. La modestia

300Letteratura italiana Einaudi

Page 339: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

di quel santo non fu immitata da’ scolastici, i quali aven-do acertato per indubitare che ciascun’anima sia creataimmediate da Dio, dissero che l’infezzione era principal-mente nella carne, la qual da’ primi genitori nel paradisoterrestre fu contratta o dalla qualità venenata del fruttoo dal fiato venefico del serpe, la qual contaminazionederiva nella carne della prole, che è parte di quella de’genitori, e dall’anima è contratta nell’infusione, sì comeun liquore contrae la mala qualità del vaso infetto, e l’in-fezione esser causata nella carne per la libidine paterna ematerna nella generazione. Ma la varietà delle openioninon causava differenza nella censura degli articoli, per-ché ciascuno inerendo nella propria, da quella mostravarestar deciso esser eretico il primo articolo, il qual senzadubio fu anco per tale dannato nel concilio di Palestina,et in molti africani contra Pelagio. E reessaminato aTrento, non come ritrovato ne’ scritti di Lutero o suoiseguaci, ma come asserito da Zuinglio; il qual però ad al-cuni de teologi che discussero ben le sue parole, parevapiù tosto che sentisse non essere nella posterità d’Ada-mo peccato del genere di azzione, ma corruzzione e tra-sformazione della natura, che egli diceva peccato nel ge-nere della sostanza.

L’articolo secondo fu stimato da tutti eretico: fu giàinventato dall’istesso Pelagio, il quale, per non essercondannato nel concilio di Palestina per avere detto cheAdamo non aveva nociuto alla posterità, si retrattò con-fessando il contrario, e dopo con i suoi si dicchiarò cheAdamo aveva dannificato i posteri non trasferendo in lo-ro peccato, ma dando cattivo essempio che nuoce a chil’imita; et era notato Erasmo dell’aver rinnovato l’istessaasserzione, interpretando il luogo di san Paolo che ilpeccato fosse entrato nel mondo per Adamo e passato intutti in quanto gli altri hanno immitato et immitano latrasgressione di quello. Il terzo articolo, quanto alla pri-ma parte, fu censurato in Trento, come anco in Germa-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

301Letteratura italiana Einaudi

Page 340: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nia in molti colloquii, con dire che quelle azzioni nonpossono esser il peccato originale, poiché non sono ne’putti, né meno negli adulti in ogni tempo; onde il direche altro peccato non vi fosse salvo quello, era un negar-lo a fatto e non sodisfare l’iscusazione allegata da loro inGermania che, sotto nome delle azzioni, intendonoun’inclinazione della natura alle cattive et una inabilitàalle buone; perché, se così intendevano, conveniva dirloe non parlar male, volendo che altri intendesse bene. Equantonque sant’Agostino abbia parlato in simil manie-ra, quando disse che la giustizia originale era ubedire aDio e non avere concupiscenza, se egli fosse in questitempi non parlerebbe così, perché è ben lecito nominarela causa per l’effetto e questo per quella quando sonoproprii et adequati; ma non è così in questo caso, impe-roché l’original peccato non è causa di quelle azzionicattive, se non aggiongendosi la mala volontà comeprincipale. Ma quanto alla seconda parte, dell’articolodicevano che, se i protestanti intendessero una corrozio-ne privata, l’openione si poteva tolerare, ma intendonouna sostanza corrotta, sì che la propria natura umana siatrasmutata in altra forma che quella in che fu creata, eriprendono i catolici quando chiamano il peccato priva-zione della giustizia, come un fonte senza acqua; ma di-cono essi una fonte dove scaturiscono acque corrotte,che sono gli atti dell’incredulità, diffidenza, odio, contu-macia et amor inordinato di sé e delle cose mondane, eperò conveniva dannare assolutamente l’articolo. E perl’istessa raggione ancora il quarto era censurato, con di-re quella inclinazione essere pena del peccato e non for-malmente peccato; onde, non ponendo altro che quella,si negava il peccato assolutamente.

Non è da tralasciar di raccontare che in questa consi-derazione i francescani non si potevano contenere d’es-sentare da questa legge la vergine madre di Dio per pri-vilegio speciale, tentando d’allargarsi nella questione e

302Letteratura italiana Einaudi

Page 341: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

provarlo; et i dominicani in comprenderla sotto la leggecommune nominatamente, quantonque il cardinal dalMonte con ogni occasione facesse intendere che quellacontroversia fosse tralasciata, che erano congregati percondannare l’eresia, non le openioni de catolici.

[Il Catarino propugna una sua openione del peccatooriginale, contradetta dal Soto]

Alla dannazione degli articoli non era chi repugnasse;ma fra Ambrosio Catarino notò tutte le raggioni per in-sufficienti, che non dicchiarassero la vera natura di que-sto peccato; lo mostrò con lungo discorso. La sostanzadel quale fu: esser necessario distinguere il peccato dallapena d’esso; ma la concupiscenza e la privazione dellagiustizia esser pena del peccato; esser adonque necessa-rio che il peccato sia altro. Aggionse: quello che non fupeccato in Adamo, è impossibile che sia peccato in noi;ma in Adamo nessuna delle 2 fu peccato, non essendoné la privazione della giustizia, né la concupiscenza az-zioni d’Adamo, adonque né meno in noi; e se in lui furo-no effetti del peccato, bisogna ben che negli altri sianoeffetti. Per la qual raggione non si può meno dire che ilpeccato sia inimicizia di Dio contra il peccatore, néquella di lui verso Dio, poiché sono cose conseguenti ilpeccato e venute dopo quello. Oppugnò ancora quellatrasmissione del peccato per mezo del seme e della ge-nerazione, dicendo che, sì come quando Adam nonavesse peccato, la giustizia sarebbe stata transfusa nonper virtù della generazione, ma per sola volontà di Dio,così conveniva trovare altro modo di transfondere ilpeccato. Et esplicò la sua sentenza in questa forma: che,sì come Dio statuì e fermò patto con Abrahamo e contutta la sua posterità quando lo costituì padre de’ cre-denti, così quando diede la giustizia originale ad Adam

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

303Letteratura italiana Einaudi

Page 342: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

et a tutta l’umanità, pattuì con lui in nome di tuttiun’obligazione di conservarla per sé e per loro, osser-vando il precetto, il quale avendo transgredito, la per-dette tanto per gli altri, quanto per se stesso et incorse lepene anco per loro; le quali, sì come sono derivate inciascuno, così essa transgressione d’Adamo è anco diciascuno; di lui come di causa, degli altri per virtù delpatto; sì che l’azzione d’Adamo, peccato attuale in lui,imputata agli altri, è il peccato originale, perché peccan-do lui, peccò tutto ’l genere umano. Si fondò principal-mente il Catarino, perché non può essere vero e propriopeccato, se non atto volontario, né altro poter essere vo-lontario che la trasgressione d’Adamo imputata a tutti; edicendo san Paolo che tutti hanno peccato in Adamo,non si può intendere se non che hanno commessol’istesso peccato con lui. Allegò per essempio che sanPaolo agli ebrei afferma Levi aver pagato la decima aMelchisedech, quando la pagò Abrahamo suo bisavo;colla qual raggione si debbe dire che i posteri violaronoil precetto divino quando lo trasgredì Adamo, e che fos-sero peccatori in lui, sì come in lui ricevettero la giusti-zia; e così non fa bisogno ricorrere a libidine che infettala carne, da quale l’anima riceva infezzione: cosa inintel-ligibile come uno spirito possa ricever passione corpora-le, che se il peccato è macchia spirituale nell’anima, nonpoteva essere prima nella carne, e se nella carne è corpo-rale, non può nello spirito fare effetto alcuno. Che poiun’anima, per congiongersi a corpo infetto, ricevi infez-zioni spirituale, esser una transcendenza impercettibile.Il patto di Dio con Adamo lo provava per un luogo delprofeta Osea, per un altro dell’Ecclesiastico e per diver-si luoghi di sant’Agostino; il peccato di ciascuno esser ilsolo atto della trasgressione d’Adamo lo provava per sanPaolo, quando dice che «per l’inobedienza d’un uomomolti sono fatti peccatori», e perché non si è mai intesonella Chiesa peccato esser altro che l’azzione volontaria

304Letteratura italiana Einaudi

Page 343: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

contra la legge, ma altra azzione volontaria non fu senon quella d’Adamo, e perché san Paolo dice per il pec-cato originale esser entrata la morte, la qual non è entra-ta per altro che per l’attuale transgressione; e per provaprincipalissima portò che quantonque Eva mangiasse ilpomo prima d’Adamo, però non si conobbe nuda, néincorsa nella pena, ma solo dopo che Adamo ebbe pec-cato. Adonque il peccato d’Adamo; sì come fu non soloproprio, ma anco d’Eva, così fu di tutta la posterità.

Ma fra Dominico Soto, per difesa dell’opinione di sanTomaso e degli altri teologi dalle obiezzioni del Catari-no, portò una nuova dicchiarazione, dicendo che Ada-mo peccò attualmente mangiando il frutto vietato, madopo restò peccatore per una qualità abituale chedall’azzione fu causata, come per ogni azzione cattiva siproduce nell’anima dell’operante una tal disposizioneper quale, anco passato l’atto, resta e vien chiamato pec-catore; che l’azzione d’Adamo fu transitoria, né ebbe es-sere se non mentre egli operò; che la qualità abituale ri-manente in lui passò in la posterità et in ciascuno sitransfonde propria; che l’azzione d’Adamo non è il pec-cato originale, ma quell’abituale conseguente, e questachiamano i teologi privazione della giustizia; il che sipuò esplicar considerando che l’uomo si chiama pecca-tore non solo mentre attualmente transgredisce, ma an-cora dopo, sin tanto che il peccato non è scancellato, equesto non per rispetto delle pene o altre consequenzeal peccato, ma per rispetto della transgressione medesi-ma precedente; sì come quello che fa l’uomo curvo sintanto che non si ridrizza e si dice tale non per l’azzioneattuale, ma per quello effetto restato dopo quella passa-ta, assomigliando il peccato originale alla curvità, comeveramente è un’obliquità spirituale; essendo tutta la na-tura umana in Adamo, quando egli per la trasgressionedel precetto si incurvò, tutta la natura umana, e per con-sequente ogni singolar persona, restò incurvata, non per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

305Letteratura italiana Einaudi

Page 344: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la curvità di lui, ma per una propria a ciascuno, per laquale è veramente curvo e peccatore, sin tanto che per lagrazia divina non si ridrizza. Queste due opinioni furo-no parimente disputate, pretendendo ciascuno che lasua dovesse essere ricevuta dalla sinodo.

Ma nella considerazione in che maniera il peccato ori-ginale sia rimesso, furono concordi in dire che per il bat-tesimo viene scancellato e resa l’anima così monda comenello stato dell’innocenza, quantonque le pene conse-guenti il peccato non siano levate, acciò servino a’ giustiper essercizio; e questo tutti lo dichiaravano con direche la perfezzione d’Adamo consisteva in una qualità in-fusa, la quale rendeva l’anima ornata, perfetta e grata aDio, et il corpo essente dalla mortalità; e, per il merito diCristo, Dio dona a quelli che per il battesmo rinasconoun’altra qualità chiamata grazia giustificante, che scan-cellando ogni macchia nell’anima, la rende così pura co-me quella d’Adamo, anzi in alcuni particolari fa effettimaggiori che la giustizia originale, solo che non ridondanel corpo, onde la mortalità e gli altri naturali defettinon sono emendati. Erano allegati molti luoghi di sanPaolo e degli altri apostoli, dove dicono che il battesmolava l’anima, che la monda, che l’illumina, che la purifi-ca, che non vi resta alcuna dannazione, macola, né ruga.Fu con molta accuratezza trattato come, se i battezatisono senza peccato, quello possi passare ne’ figli. A cheAgostino con soli essempii rispose come dal circoncisopadre nasce il figlio incirconciso, e dall’uomo cieco nenasce un oculato, e dal grano mondo nasce il vestito dipaglia. Il Catarino rispondeva che con solo Adamo fustatuito il patto e ciascuno uomo ha il peccato per impu-tazione della transgressione d’Adamo, onde gli interme-dii genitori non hanno che fare, e se il frutto vietato, nonda Adamo, ma da alcun suo figlio fosse stato mangiato,la posterità di quello però non averebbe contratto pec-cato; e se Adamo avesse peccato dopo generati figli, ad

306Letteratura italiana Einaudi

Page 345: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

essi, quantonque nati inanzi, sarebbe stato imputato ilpeccato d’Adamo. Contra di che Soto disputò che, seAdamo avesse peccato dopo nati figli, quelli non sareb-bono stati soggetti; ma si ben i nepoti nati di loro.

Fu commune voce che il sesto articolo è eretico, per-ché ne’ battezati asserisce rimanere cosa degna di dan-nazione, et il settimo per lasciare nel battezato reliquiedi peccato; e più chiaramente l’ottavo, mentre pone laconcupiscenza ne’ battezati essere peccato. Solo fra An-tonio Marinaro, carmelitano, non discordando dagli al-tri in affermare che il peccato è scancellato per il battesi-mo e che la concupiscenza è peccato inanzi, considerònondimeno, quanto al dannar il contrario d’eresia, chesant’Agostino, già vecchio, scrivendo di questa materia aBonifacio, disse chiaramente che la concupiscenza nonera peccato, ma causa et effetto d’esso; e contra Giulia-no, con parole non meno chiare, disse che era peccato,causa di peccato et effetto ancora, e pure nelle retratta-zioni non fece menzione né dell’una, né dell’altra diqueste proposizioni contrarie: argumento che riputasseciò non partenere alla fede e potersene parlare in ambi-due li modi, essendo la differenza più tosto verbale chealtro. Imperoché altra cosa è ricercare se una cosa sia insé peccato, overo se sia peccato ad una persona iscusata;come se alcuno, andando alla caccia necessaria al suo vi-vere, pensando uccidere una fiera, per ignoranza invin-cibile uccidesse un uomo, i giurisconsulti dicono chel’azzione è omicidio e delitto, ma il cacciator è scusato,sì che non è peccato a lui per la circonstanza dell’igno-ranza; così la concupiscenza, essendo la medesima inan-zi e dopo il battesmo, in se stesso è peccato e san Paolodice che anco ne’ renati repugna alla legge di Dio, e tut-to quello che s’oppone alla legge divina è peccato; ma ilbattezato è incusato per esere vestito di Cristo, sì che inun modo è vero l’articolo, nell’altro falso, e non è giustocondannar una proposizione che abbia un buon senso,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

307Letteratura italiana Einaudi

Page 346: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

senza prima distinguerla. Il qual parere fu da tutti repro-vato con dire che sant’Agostino pose due sorti di concu-piscenza: quella che è inanzi il battesmo, la qual è unarepugnanza della volontà alla legge di Dio, quale ebbeper il peccato e nel battesmo scancellarsi, et un’altra cheè repugnanza del senso alla raggione, che resta anco do-po il battesmo, la qual Agostino disse effetto e causa, manon mai peccato, e quando pare che il contrario dica,convien tenere per fermo la mente d’Agostino esssereche la concupiscenza sia peccato che nel battesmo restid’esser tale e divenga essercizio di virtù e buone opere.Il frate, attesa questa sua opinione essendogli aggionte lecose dette ne’ sermoni fatti da lui nella messa della quar-ta domenica dell’advento precedente et in quella dellaquaresima, essortando a mettere la total fiducia in Dio edannando ogni confidenza nelle opere, et affermandoche gli atti eroici degli antichi, tanto lodati dagli uomini,erano veri peccati; della differenza ancora della Legge edell’Evangelio parlando non come de doi tempi, ma co-me che sempre vi sia stato Evangelio e sempre vi debbiaessere Legge; e della certezza della grazia ancora, se bencon qualche clausule ambigue et artificiose, sì che nons’averebbe potuto riprenderlo che non si fosse difeso,entrò in sospetto d’alcuni che non fosse affatto alienodalla dottrina de’ protestanti.

Come si venne all’articolo della pena, se bensant’Agostino, fondatosi sopra san Paolo, professata-mente tenne convenirgli la pena del fuoco infernaleeziandio ne’ fanciulli, e da nissuno de santi padri fu det-to in contrario; con tutto ciò il maestro co’ scolastici,che seguono più le raggioni filosofiche, distinsero duesorti di pene eterne: una, la sola privazione della beatitu-dine celeste, e l’altra il castigo; e la prima sola diedero alpeccato originale. Dall’universal parere de’ scolastici sipartì solo Gregorio d’Arimino, che per ciò dalle scoles’acquistò titolo di «tormento de’ putti»; ma né esso, né

308Letteratura italiana Einaudi

Page 347: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sant’Agostino furono difesi da’ teologi nelle congrega-zioni. Un’altra divisione però fu tra loro, volendo i do-minicani che i fanciulli morti senza battesmo inanzil’uso di raggione dovessero dopo la resurrezzione resta-re nel limbo e tenebre, in sotterraneo luogo, ma senzafuogo; i francescani, che sopra terra et alla luce; alcunianco affermavano che fossero per filosofare et occuparsinella cognizione delle cose naturali, e non senza quelgran piacere che segue quando con invenzione si empiela curiosità. Il Catarino aggiongeva di più, che sarannoda’ santi angeli e dagli beati visitati e consolati; e tantevanità volontarie furono in questo dette, che potevanodare gran materia di trattenimento. Ma per la riverenzadi Agostino et acciò non fosse dannato Gregorio d’Ari-mino, fecero gli agostiniani grand’instanza che l’artico-lo, quantonque falso, come tenevano, non dovesse esse-re condannato per eretico, se ben il Catarino s’adoperòcon ogni spirito acciò fosse fatta dicchiarazione, a fine(diceva egli) di reprimere l’audacia e l’ignoranza di qual-che predicatori che con gran scandolo del popolo predi-cano quella dottrina, et affermando che sant’Agostinoaveva parlato così per calore della disputa contra i pela-giani, non che avesse quell’opinione per certa; onde do-po che dal commun consenso delle scole era certificatala verità in contrario, e che i luterani hanno eccitatol’istesso errore, et i catolici medesimi vi incorrono, essernecessaria la dicchiarazione della sinodo.

[I padri, dopo queste censure, travagliano a formar ildecreto]

Finita la censura de’ teologi, e trattandosi le materietra i padri per risolvere la forma del decreto, i vescovi,pochissimi de’ quali avevano cognizione della teologia,ma erano o iurisconsulti o letterati della corte, si trova-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

309Letteratura italiana Einaudi

Page 348: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rono confusi per il modo scolastico di trattare le mate-rie, pieno di spine, e nelle diversità d’opinioni non pote-vano formare giudicio per conto dell’essenza del pecca-to originale. Più di tutte era intesa quella del Catarino,per esser espressa col concetto politico di patto fatto dauno per la sua posterità, che, transgresso, senza nissundubio l’obliga tutta, e molti de’ padri la favorivano; mavedendo la contradizione degli altri teologi non ardiro-no riceverla. Quanto alla remissione del peccato, questosolo tenevano per chiaro, che inanzi il battesmo ogniuno ha il peccato originale, e da quello per il battesmo èmondato perfettamente; però concludevano che questotanto si dovesse stabilire per fede et il contrario dannareper eresia, insieme con tutte quelle opinioni che neganoin qual si voglia modo il peccato originale; ma che cosaquello sia, essendo tante differenzie tra i teologi, non es-sere possibile definirlo con tanta circonspezzione che sidia sodisfazzione a tutti e non si condanni l’opinione diqualch’uno, con pericolo di causare qualche scisma.

A questa universal inclinazione erano contrarii MarcoViguerio, vescovo di Sinigaglia, e fra Gieronimo, generaldi sant’Agostino, e fra Andrea Vega, francescano teologo.Questo più di tutti mostrava non essere conveniente, némai usato da alcun concilio, condannar una opinione pereretica, senza asserir prima qual sia la catolica; nissuna ne-gativa vera aver in sé la causa della sua verità, ma esser ta-le per la verità d’un’affermativa, né mai alcuna proposizio-ne essere falsa, se non perché un’altra è vera, né potersisaper la falsità di quella da chi non sa la verità di questa;imperò non potersi condannare per eresia l’openione de’luterani, chi non asserisce quella della Chiesa. Chi osser-verà il modo di procedere di tutti i concilii che hanno trat-tato materia di fede, vedrà quelli aver fatto prima il fonda-mento ortodosso e con quello dannate le eresie; cosìessere necessario far al presente: perché quando si leggeràche la sinodo tridentina ha dannato l’asserzione luterana

310Letteratura italiana Einaudi

Page 349: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che dice l’original peccato essere l’ignoranza e sprezzo,diffidenza ed odio delle cose divine et una corrozzione ditutto l’uomo nella volontà, nell’anima e nel corpo, chi saràquello che non ricercherà subito che cosa adonque sia eche non dica in se stesso: qual è adonque la sentenzia ca-tolica, se questa è eretica? E vedendo dannata l’openionedi Zuinglio, che i putti figli de’ fideli sono battezati in re-missione de’ peccati, non però è trasmesso cosa alcuna daAdamo se non le pene e la corrozzione della natura, nonricerchi subito: che altra cosa adonque è trasmessa? Insomma concludeva esser il concilio congregato principal-mente per insegnare la verità catolica e non solo per con-dannare l’eresie. Diceva il vescovo che essendosi di questiarticoli tante volte disputato nelle diete di Germania, dalconcilio ogni uno averebbe aspettato una dottrina lucida echiara e risoluta di tutte le difficoltà. Il general ancora, seben era in qualche sospetto che parlasse per subornazionedell’ambasciatore Toledo, aggiongeva che la dottrina verae catolica del peccato originale è ne’ scritti di sant’Agosti-no, che Egidio di Roma ne aveva scritto un proprio, che,quando i padri avessero voluto prendere un poco di leg-gier fatica, averebbono compresa la verità e potuto darnegiudicio; non doversi lasciare uscire fama che in Trento,in 4 giorni s’abbia risoluto quello che in Germania è statocosì longamente senza conclusione discusso.

Non erano questi avvertimenti uditi, perché i prelatinon avevano speranza di potere con studio informarsidelle spinosità scolastiche, né gli dava l’animo di metter-sene alla prova, e perché i legati, avendo da Roma ricevu-to assoluto commandamento di diffinire questa materianella sessione prossima, erano costretti ad evitare le diffi-coltà, e massime che il cardinale del Monte era risolutodi fare quel passo onninamente; e però, chiamati a sé igenerali degli ordini et i teologi Catarino e Vega, che piùdegli altri parlavano, impose loro che dovessero, scansatele difficoltà, aiutare l’espedizione.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

311Letteratura italiana Einaudi

Page 350: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Contese de’ frati francescani e domenicani per la con-cezzione della beata Vergine. Origine e progresso di que-sta dottrina]

I prelati deputati a formare il decreto con l’aiuto de’teologi divisero la materia in 5 anatematismi. Il primo delpersonal peccato d’Adamo; il secondo della transfusionenella posterità; il terzo del rimedio per il battesmo; il quar-to del battesmo de’ putti; il quinto della concupiscenza ri-manente. Dopo quello erano dannate le openioni de’ zuin-gliani ne’ 4 primi, e nel quinto quella di Lutero. Furonoquasi con tutti conferiti, e levato et aggionto secondo gliavvertimenti con molta concordia, se non che i vescovi efrati dell’ordine di san Francesco non approvarono cheuniversalmente si dicesse il peccato d’Adamo essere passa-to in tutto ‘l genere umano; perché veniva compresa labeata Vergine madre di nostro Signore, se specialmentenon era eccettuata, et instavano per l’eccezzione. In con-trario dicevano i dominicani che la proposizione così uni-versale e senza eccezzione era di san Paolo e di tutti i santidottori; però non conveniva con eccezzione alterarla; e ri-scaldandosi la contradizzione, ricaderono nella questioneche i legati più volte avevano divertita: questi dicevanoche, quantonque la Chiesa abbia tolerato l’openione dellaconcezzione, nondimeno chi ben essaminasse la materia,troverebbe che né meno la beata Vergine fu essente dallacommune infezzione; e gli altri opponevano che sarebbestato un condannar la Chiesa, che celebra la concezzionecome immaculata et un’ingratitudine, derogando all’onordovuto a quella per il cui mezo passano tutte le grazie diCristo a noi. Passarono le dispute a specie di contenzione,e tanto oltre che l’ambasciatore cesareo venne in speranzad’ottenere il suo dissegno che la materia non si potesseproporre nella seguente sessione.

Ma perché molte cose furono in quell’occasione pro-poste e fecero venir al decreto che si dirà, il qual, per-

312Letteratura italiana Einaudi

Page 351: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ché diede da parlare, per intiera intelligenza del tutto ènecessario dal suo principio narrare l’origine di questacontroversia. Dopo che l’impietà di Nestorio divise Cri-sto, facendo doi figli e negando che il generato dallabeata Vergine fosse Dio, la Chiesa, per inculcare nellamente de’ fedeli la verità catolica, introdusse di repli-carla frequentissimamente nelle chiese così d’Oriente,come d’Occidente, con questa breve forma di parole, ingreco “Maria Theotocos”, in latino “Maria mater Dei”:il che, instituito in onore di Cristo solamente, pian pia-no si communicò anco alla madre, e finalmente fu ri-dotto a lei sola, e per la stessa causa, quando furono fre-quentate l’imagini, si depinse Cristo fanciullo in bracciodella Vergine per ramemorare la venerazione a lui do-vuta anco in quell’età; passò nondimeno, in progresso,in venerazione della madre senza il figlio, restando eglinella pittura come apendice. I scrittori e predicatori,massime contemplativi, tratti dal torrente del volgo chemolto può in queste materie, tralasciato di parlare diCristo, a concorrenza inventarono nuove lodi et epitetie servizii religiosi; tanto che circa il 1050 fu anco insti-tuito un officio quotidiano distinto per 7 ore canonichealla beata Vergine, nella forma che da antichissimo tem-po era sempre consueto celebrarsi in onore della Mae-stà divina, e ne’ 100 anni seguenti s’aumentò tanto lavenerazione, che si ridusse al colmo e sino all’attribuir-gli quello che le Scritture dicono della divina sapienza;e tra le novità inventate fu una questa, la total essenzio-ne dal peccato originale: quella però restava solamentenelle opinioni d’alcuni pochi privati, senza avere luogonelle ceremonie ecclesiastiche, né appresso gli uominidotti. Circa il 1136 i canonici di Lione ardirono d’intro-durla negli officii ecclesiastici. San Bernardo, che inquei tempi viveva, stimato il più dotto e pio di quel se-colo e nelle lodi della beata Vergine frequentissimo, si-no a dargli titolo di collo della Chiesa, per quale passa

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

313Letteratura italiana Einaudi

Page 352: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dal capo ogni grazia et ogn’influsso, inveì severamentecontra i canonici, scrisse loro riprendendogli d’aver in-trodotto novità pericolosa senza raggione, senza essem-pio dell’antichità; che non mancano luoghi da lodare laVergine, a quale non può piacere una novità presonto-sa, madre della temerità, sorella della superstizione, fi-glia della leggierezza. Il secolo seguente ebbe i dottoriscolastici d’ambidue gli ordini franciscano e dominica-no, che ne’ loro scritti rifiutarono questa opinione, sinointorno il 1300, quando Giovanni Scoto, franciscano,posta la materia in disputa et essaminate le raggioni, ri-corse alla divina potestà, dicendo Dio aver potuto fareche mai fosse in peccato o che vi fosse solo per un in-stante, et anco che gli sottogiacesse per tempo; che Diosolo sa qual di questi tre sia avvenuto: esser cosa proba-bile, nondimeno, attribuir a Maria il primo, se però nonrepugna alla autorità della Chiesa e della Scrittura. Ladottrina di questo teologo, ne’ suoi tempi celebre, fucommunemente seguita dall’ordine francescano; ma nelparticolare della concezzione, vedendo la via aperta dalsuo autore, affermò assolutamente per vero quello cheda lui fu proposto per possibile e probabile, sotto con-dizione dubitativa, se non repugna alla fede ortodossa.I dominicani constantemente repugnavano, per seguiresan Tomaso del loro ordine, celebre per dottrina e perl’approbazione di papa Giovanni XXII, il qual papa, afine di deprimere l’ordine francescano che in gran parteaderiva a Ludovico Bavaro, imperatore scommunicatoda lui, celebrava e canonizava quel dottore e la dottrinasua. L’apparenza della pietà e devozione fece cheall’universale fu più accetta l’opinione francescana, e ri-cevuta tenacemente dall’università di Parigi, che era incredito di dottrina molto eminente, e poi dal concilio diBasilea dopo longa ventilazione e discussione approva-ta, e proibito il predicare et insegnare la contraria; ilche ebbe luogo in quelle regioni che ricevettero quel

314Letteratura italiana Einaudi

Page 353: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

concilio. Finalmente papa Sisto IV, francescano, inquesta materia fece due bolle, una del 1476, approvan-do un nuovo officio, composto da Leonardo Nogarolaprotonotario, con indulgenze a chi lo celebrava et assi-steva; l’altra del 1483, dannando per falsa et erroneal’asserzione che sia eresia tener la concezzione o pecca-to il celebrarla, e scommunicando i predicatori et altriche notassero d’eresia quella opinione o la contraria,per non esser ancora deciso dalla Chiesa romana e Sedeapostolica. Questo però non sopì le contenzioni, le qua-li tra questi due ordini de frati s’inasprivano sempremaggiormente, et ogn’anno al decembre si rinovavano,tanto che papa Leone X pensò di rimediare con differi-re la controversia, e fece scrivere a diversi. Ma ebbe poipensieri più importanti per le novità di Germania, lequali anco operarono in queste contenzioni quello cheavviene nelli Stati, che, assediata la città, le fazzioni ces-sano e tutti s’uniscono contra il commun nemico. Fon-davansi i dominicani sopra la Scrittura e la dottrina de’padri e de’ scolastici più vecchi, dove per gli altri non sitrovava pur un punto in favore, ma per sé allegavanomiracoli et il contento de’ popoli. Diceva fra Giovannida Udine, dominicano: «O voi volete che san Paolo et ipadri abbiano creduto questa vostra essenzione dellaVergine fuori della commune condizione, o no. Sel’hanno creduta, e pur hanno parlato universalmentesenza mai fare menzione di questa eccezione, immitate-gli anco adesso. Ma se essi hanno creduto il contrario,la vostra è una novità». Fra Girolamo Lombardello,francescano, diceva non minor essere l’autorità dellaChiesa presente che della primitiva: se il consenso diquella ne’ tempi suoi indusse a parlare senza eccezzio-ne, il consenso di questa, che si vede nel celebrare la fe-sta per tutto, debbe indur a non tralasciarla.

I legati scrissero a Roma la mirabil concordia di tutticontra la dottrina luterana e la deliberazione presa di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

315Letteratura italiana Einaudi

Page 354: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

condannarla, e mandarono copia delli anatematismiformati, avisando insieme la contenzione eccitata per laconcezzione. A che da Roma fu risposto che per nissu-na causa si mettesse mano a quella materia che potevacausare un scisma tra catolici, ma cercassero di metterepace tra le parti e dare sodisfazzione ad ambedue, e so-pra tutto conservar in vigore il breve di Sisto IV. I lega-ti, ricevuto l’ordine, et essi medesimi e per mezo de’prelati più prudenti persuasero ambe le parti a deporrele contenzioni et attender unitamente contra luterani;quali si contentarono di metter tutto in silenzio, mentreche non fosse fatto pregiudicio all’opinione sua; però ifrancescani dicevano che il canone era contra di loro,se la Vergine non era eccettuata; i dominicani che, seera eccettuata, essi erano condannati; si vidde necessitàdi trovare modo come si dicchiarasse non compresa, néaffermativamente eccettuata; che fu dicendo non averavuto intenzione di comprenderla, né meno d’eccet-tuarla. Poi per la grand’instanza de’ francescani si con-tentarono anco gli altri che si dicesse solamente nonaver avuto intenzione di comprenderla: e per ubedireal papa s’aggionse che si servassero le constituzioni diSisto IV.

[In dieta si tenta di comporre le differenze, ma indarno]

Mentre che queste cose si trattano a Trento, essendoridotta la dieta in Ratisbona, Cesare mostrò gran dispia-cere che il colloquio si fosse disciolto senza frutto, e ri-cercò che ciascuno proponesse quello che si potesse fareper quietare la Germania. I protestanti fecero instanzache fosse composta la differenza della religione secondoil recesso di Spira, per un concilio nazionale, dicendoche era più a proposito che l’universale, poiché per lagran differenza nelle opinionii tra la Germania e l’altre

316Letteratura italiana Einaudi

Page 355: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nazioni era impossibile che in un concilio generale nonnascesse contenzione maggiore, e chi volesse costringerela Germania a mutare parere per forza, convenirebbetrucidar infinite migliara d’uomini, che sarebbe condanno di Cesare et allegrezza de’ turchi. Rispondevano iministri dell’imperatore non essere mancato dalla Mae-stà Sua che non s’essequisse il decreto di Spira, et esseremolto ben noto a tutti che, per aver la pace tanto neces-saria col re di Francia, era stata necessitata a condescen-der al volere del papa nelle cose che toccano alla religio-ne; che il decreto era accommodato alle necessità di queltempo, le quali mutate, era anco necessario mutare pare-re; che ne’ concilii nazionali si è alcune volte fatta emen-dazione de’ costumi, ma della fede e della religione maisi è trattato; che venendo a’ colloquii si ha da fare conteologi, che per il più sono difficili et ostinati, onde nonsi può con loro venir a consegli moderati, come sarebbedi bisogno; che nissuno amava più la religione che Cesa-re, né era per partirsi dal giusto et onesto un punto perfare piacere al pontefice, ma ben sapeva che in un conci-lio nazionale non s’averebbe potuto né accordare le par-ti, né trovare chi fare giudice. Gli ambasciatori di Ma-gonza e di Treveri si divisero dagli altri quattro, et uniticon tutti i catolici approvarono il concilio tridentino esupplicarono Cesare a proteggerlo et a persuader a’ pro-testanti d’andarvi e sottomettersi a quello. A che dicen-do essi in contrario in Trento non esser concilio libero,come fu domandato e promesso nelle diete dell’Impe-rio, di nuovo fecero instanza che Cesare volesse tenerferma la pace et ordinare che le cose della religione sistabilissero in un concilio legitimo di Germania, o vera-mente in una dieta dell’Imperio, overo in un colloquiodi persone dotte dell’una e l’altra parte.

Aveva l’imperatore in questo mentre fatto secretissi-me provisioni per la guerra, le quali, non potendo piùstar occulte, vennero a notizia de’ protestanti in dieta, e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

317Letteratura italiana Einaudi

Page 356: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

perché era fatta la pace col re di Francia e tregua perquell’anno col Turco, ogn’uno facilmente vedeva la cau-sa; massime che si era sparsa la fama che anco il pontefi-ce e Ferdinando s’armavano, onde ogni cosa si voltò inconfusione; e vedendo Cesare essere scoperto, a’ 9 digiugno spedì per le poste il cardinale di Trento a Roma,per dimandar al pontefice gli aiuti promessi; e mandòanco in Italia et in Fiandra capitani con danari per faregenti, e sollecitò i prencipi e capitani germani protestan-ti, non collegati con li smalcaldici, a seguire le sue inse-gne, affermando e promettendo di non volere fare guer-ra per causa della religione, ma per reprimere larebellione d’alcuni, i quali sotto quel pretesto non vo-gliono conoscere le leggi, né la maestà del prencipe. Conla qual promessa fece anco star quiete molte delle cittàche già avevano ricevuta la rinovazione ne’ riti dellaChiesa promettendo ogni benevolenza agli obedienti etassicurandogli della religione.

[In Trento si fa la quinta sessione, del peccato originalee per la riforma delle lezzioni e delle prediche]

Ma in concilio, non restando più differenza alcuna trai padri sopra le cose discusse et essendo formati i decre-ti della fede e della riforma, né potendo più l’ambascia-tore cesareo resistere alla risoluzione de’ legati, venuto il17 giugno, giorno della sessione, cantò la messa Alessan-dro Piccolomini, vescovo di Pienza, fece il sermone frateMarco Laureo, dominicano e fatte le solite ceremonie,fu letto il decreto di fede co’ 5 anatematismi:

1 contra chi non confessa Adamo per la transgressio-ne aver perso la santità e giustizia, incorso nell’ira diDio, morte e preggionia del diavolo, e peggioratonell’anima e nel corpo;

2 e chi asserisce Adam peccando avere nociuto a sé

318Letteratura italiana Einaudi

Page 357: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

solo o aver derivato nella posterità la sola morte del cor-po e non il peccato, morte dell’anima;

3 e chi afferma il peccato, che è uno in origine e pro-prio a ciascuno, trapassato per generazione, non per im-mitazione, poter essere scancellato con altro rimedioche per il merito di Cristo, overo nega che il merito diCristo sia applicato tanto a’ fanciulli, quanto agli adultiper il sacramento del battesmo, ministrato nella forma erito della Chiesa;

4 e chi nega che debbiano essere battezati i fanciullinascenti, se ben figli de cristiani o dice che sono batteza-ti per la remissione de’ peccati, ma non perché abbianocontratto alcun peccato originale da Adamo;

5 e chi nega che per la grazia del battesmo sia rimessoil reato del peccato originale e non sia levato tutto quel-lo che ha vera e propria raggione di peccato, ma che siaraso e non imputato, restando però ne’ battezati la con-cupiscenza per essercizio che non può nuocer a chi nongli consente; la qual chiamata dall’apostolo peccato, lasinodo dicchiara non essere vero e proprio peccato, maessere così detta perché è nata da peccato et inclina aquello. Che la sinodo non ha intenzione di comprenderenel decreto la beata Vergine, ma doversi osservare leconstituzioni di Sisto IV, le quali rinnova.

Il decreto della riformazione contiene due parti: unain materia delle lezzioni, l’altra delle prediche. Quantoalle lezzioni fu statuito che nelle chiese dove è assegna-to stipendio per leggere teologia, il vescovo operi chedallo stipendiato medesimo, essendo idoneo, sia letta ladivina Scrittura, e non essendo, questo carico sia esser-citato da un sustituto deputato dal vescovo stesso; maper l’avvenire il beneficio non si dia, se non a personasufficiente a quel carico. Che nelle catedrali di città po-pulata e nelle collegiate di castello insigne, dove non èassignato alcun stipendio per tal effetto, sia applicata laprima prebenda vacante o qualche semplice beneficio

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

319Letteratura italiana Einaudi

Page 358: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

o una contribuzione di tutti i beneficiati per instituirela lezzione. Nelle chiese povere sia almeno un maestroche insegni la grammatica e goda i frutti di qualche be-neficio semplice, o gli sia assegnata qualche mercededella mensa capitulare o episcopale, o dal vescovo siatrovato qualche altro modo, sì che ciò sia effettuato.Ne’ monasterii de’ monachi, dove si potrà, vi sia lezzio-ne della Scrittura; nel che, se gli abbati saranno negli-genti, siano costretti dal vescovo come delegato ponti-ficio. Ne’ conventi degli altri regolari siano deputatimaestri degni a questo effetto. Ne’ studii publici, dovenon è instituita lezzione della Scrittura, s’instituiscadalla pietà e carità de’ prencipi e republiche, e dove èinstituita e negletta, si restituisca. Nissun possi esserci-tar questo ufficio di lettore, o in publico o in privato, senon è approvato dal vescovo come idoneo di vita, co-stumi e scienza, eccetto quelli che leggono ne’ chiostride’ monachi. A’ lettori publici della Scrittura et a’ sco-lari siano conservati i privilegii concessi dalla legge digodere i frutti de’ beneficii loro in assenza.

Quanto alle predicazioni contiene il decreto che i ve-scovi e prelati siano tenuti, non essendo impediti, predi-car l’Evangelio con la bocca propria, et impediti, sianoubligati sustituire persone idonee. Che i curati inferioridebbino insegnare le cose necessarie alla salute o di pro-pria bocca o per opera d’altri, almeno le dominiche e fe-ste solenni; al che fare siano costretti da’ vescovi, nono-stante qualonque essenzione. Et allo stesso sianocostretti da’ metropolitani, come delegati dal papa, i cu-rati delle parochiali soggette a’ monasterii che non sonoin diocese alcuna, se il prelato regolar sarà negligente afarlo. Che i regolari non predichino senza l’approbazio-ne della vita, costumi e scienza da’ superiori loro, e nellechiese del loro ordine, inanzi che principiare la predica-zione debbino dimandare personalmente la benedizzio-ne al vescovo, ma nelle altre non predichino senza la li-

320Letteratura italiana Einaudi

Page 359: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cenza episcopale, la qual sia concessa senza pagamento.Se il predicator seminerà errori o scandali, il vescovo gliproibisca il predicare, e se predicherà eresie, procedacontra lui come la legge ordina e secondo la consuetudi-ne, e se il predicator fosse privilegiato, lo faccia comedelegato, avendo però cura che i predicatori non sianomolestati per false imputazioni e calonnie e non abbianogiusta occasione di dolersi di loro. Non permettino che,sotto pretesto di privilegii, né regolari che vivino fuordel chiostro, né preti secolari, se non conosciuti et ap-provati da loro, predichino, sin che non sia di ciò datoconto al pontefice. I questori non possino predicare essi,né far predicare, e contra facendo, non ostanti i privile-gii, siano costretti dal vescovo ad ubedire.

In fine fu assegnato il termine della seguente sessioneal dì 29 luglio.

[Lettere del re di Francia et orazione del suo ambascia-tore]

Prononciati i decreti dal vescovo celebrante, il secre-tario del concilio lesse le lettere del re di Francia, in qua-li deputava ambascitore al concilio Pietro Danesio, etegli fece una longa e faconda orazione a’ padri, nellaquale disse in sostanza: che il regno di Francia, da Clo-deveo, primo re Cristianissimo, ha conservato la religio-ne cristiana sempre sincerissima. Che san Gregorio Idiede titolo di catolico a Childeberto in testimoniodell’incorrota religione. Che i re mai hanno permesso innissuna parte di Francia setta alcuna, né altri che catoli-ci, anzi hanno procurato la conversione degli esteri, etidolatri et eretici, e con pie arme costrettigli a professarela vera e sana religione. Narrò come Childeberto conguerra costrinse i visigoti ariani a congiongersi con laChiesa catolica, e Carlo Magno fece 30 anni di guerra

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

321Letteratura italiana Einaudi

Page 360: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

co’ sassoni per ridargli alla religion cristiana. Passò poi adire i favori fatti alla Chiesa romana. Raccontò l’impresedi Pipino e Carlo Magno contra longobardi, e come aquesto da Adriano nella sinodo de’ vescovi fu concessodi creare il papa e di approvar i vescovi del suo dominioet investirgli dopo ricevuto da loro il giuramento di fi-deltà. Soggiongendo che, se ben Ludovico Pio, suo fi-gliuolo,cesse a quell’autorità di creare il papa, riservònondimeno che gli fossero mandati legati per conservarel’amicizia, la qual sempre continuò coltivata con scam-bievoli ufficii. Per la qual confidenza i romani ponteficine’ tempi difficili, o scacciati dalla loro sede, o temendosedizione, si sono retirati in quel regno. Non potersi nar-rare quanti pericoli i francesi hanno corso e le eccessiveprofusioni di danari e sangue per dilatare i confinidell’imperio cristiano, o per recuperare le cose occupateda barbari, o per restituir i pontefici, o liberargli da’ pe-ricoli. Soggionse che da questi avendo origine Francescore, con la medesima pietà, nel principio nel suo regno,dopo la vittoria di Lombardia andò a trovare Leon X aBologna per formare con lui concordia, la qual ha conti-nuato con Adriano, Clemente e con Paolo, et in questi26 anni, essendo le cose della fede ridotte in grand’am-biguità in diverse regioni con molta accuratezza ha ope-rato che non s’innovasse con alcuna nell’uso communeecclesiastico, ma tutto fosse riservato a’ giudicii publicidella Chiesa; e quantonque sia di natura clemente, pia-cevole et aborrente da sangue, ha usata severità e propo-sti gravi editti, ha operato con la sua diligenza e vigilan-za de’ suoi giudici che in tanta tempesta, che hasovvertito molte città e nazioni intiere, fosse conservatoalla Chiesa quel nobilissimo regno quieto, nel quale re-stano la dottrina, riti , cerimonie e costumi vecchi; laon-de poteva il concilio ordinare quello che giudicava veroet utile alla republica cristiana. Disse di piú aver il re co-nosciuto quanto sia proficuo alla cristianità aver per ca-

322Letteratura italiana Einaudi

Page 361: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

po il vescovo romano: onde ancorché tentato et invitatocon utilissimi partiti a seguitare l’essempio d’un altro,non ha voluto partirsi dal suo parere, e perciò ha perdu-to l’amicizia de’ suoi confinanti con qualche danno. Chesubito intesa la convocazione del concilio inviò alcunide’ suoi vescovi, e dopo che vidde farsi da dovero et es-sere stabilita l’autorità con piú sessioni, ha voluto man-dar esso oratore per assistergli, procurando da loro chestatuiscano una volta e publicamente propongano ladottrina che tutti i cristiani debbino professare in ogniluogo e che indrizzino la disciplina ecclesiastica alla nor-ma de’ sacri canoni, promettendo che il Cristianesimo refarà osservare il tutto nel suo imperio, et averà patroci-nio e difesa de’ decreti del concilio. Aggionse poi che,essendo cosí grandi i meriti de’ re di Francia, gli sianoconservati i privilegii concessi dagli antichi padri e da’sommi pontefici, de’ quali fu in possessione LudovicoPio e tutti gli altri re di Francia seguenti, e che sianoconfermate alle chiese di Francia, de quali egli è tutore,le sue raggioni, privilegii et immunità; il che se il conci-lio farà, tutti i francesi lo ringraziaranno et i padri non sipentiranno d’averlo fatto.

Fu per nome della sinodo risposto da Ercole Severo-lo, procuratore del concilio, con brevi parole, ringra-ziando il re, mostrando che la presenza dell’ambasciato-re gli fosse gratissima, promettendo d’attendere conogni studio allo stabilimento della fede et alla riformade’ costumi, et offerendo ogni favore al regno et allaChiesa gallicana.

[Giudicii sopra la quinta sessione]

Ma li decreti della sessione, usciti in stampa et andatiin Germania, diedero materia di parlare: dicevasi chesuperfluamente si era trattato dell’impietà pelagiana,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

323Letteratura italiana Einaudi

Page 362: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

già piú di mille anni dannata da tanti concilii e dal com-mune consenso della Chiesa, e pur quando l’antica dot-trina fosse confermata, potersi tolerare aversi benconforme a quella, proposta la vera universale, dicendoil peccato d’Adamo essere passato in tutta la posterità,ma poi quella destrutta con l’eccezzione; né giovare ildire che l’eccezzione non sia assertiva, ma ambigua;perché, sí come una particolare rende falsa l’universalecontradittoria, cosí la particolare ambigua rende incertal’universale; e chi non vede che, stante quella eccezzio-ne, eziandio con ambiguità, ogni uno può concludere:adonque non è certo che il peccato sia passato in tuttala posterità, perché non è certo che sia passatto nellaVergine; e massime che la raggione, con quale si per-suade quella eccezzione, può persuaderne molte altre.Ben essere stato concluso da san Bernardo che la stessaraggione, che induce a celebrare la concezzione dellaVergine, concluderà che sia celebrata quella del padre emadre di quella, e degli avi e proavi e di tutta la geneao-logia, e cosí andar infinito, dice Bernardo. Ma non vi sianderebbe, perché, gionti ad Abrahamo, vi sarebbegran raggione d’essentarlo solo dal peccato originale.Egli è quello a cui è fatta la promessa del Redentor; Cri-sto è detto sempre seme d’Abrahamo; egli chiamato pa-dre di Cristo e de tutti i credenti, essemplare de’ fedeli;tutte degnità molto maggiori che il portare Cristo nelventre, secondo la divina risposta che la Vergine fu piùbeata per aver udita la parola di Dio, che per aver latta-to e partorito. E chi per prerogazione non si lascieràconsegliare ad eccettuare Abrahamo et avere per sodal’antica raggione che Cristo è senza peccato per esserenato de Spirito Santo senza seme virile, dirà che era me-glio seguire il conseglio del savio e contenersi tra i ter-mini posti da’ padri. Aggiongevano che grand’obligodoveva il mondo portare al concilio che si sia contenta-to dire che confessa e sente restare ne’ battezati la con-

324Letteratura italiana Einaudi

Page 363: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cupiscenza, che altrimente sarebbero costretti gli uomi-ni a negare di sentire in loro quello che sentono.

Nel decreto della riforma s’aspettava che fosse prove-duto alli scolastici et a’ canonisti: a questi, che danno ledivine proprietà al papa sino a chiamarlo Dio, dandogliinfallibilità e facendo l’istesso tribunale d’ambidue, condir anco che sia piú clemente di Cristo; alli scolastici,che hanno fatto fondamento della dottrina cristiana lafilosofia d’Aristotele, tralasciata la Scrittura e posto tut-to in dubio, sino al metter questione se ci sia Dio e di-sputarlo da ambe le parti. Pareva cosa strana che si fossestato sino a quel tempo a sapere che l’ufficio de’ vescoviera predicare, che non s’avesse trattato di levar l’abusodi predicare vanità et ogni altra cosa, salvo che Cristo,che non fosse proveduto all’aperta mercanzia de’ predi-catori sotto nome di lemosina.

Alla corte dell’imperatore, andata notizia de’ decretifatti, fu ricevuto molto in male che della riforma si fossetrattato cose leggiere, anzi non ricchieste dalla Germa-nia, et in materia di fede fossero le controversie per ildecreto risvegliate. Imperoché, essendo già ne’ colloquiiquasi concordata la controversia del peccato originale,dal concilio, dove s’aspettava composizione, era prove-nuto decreto contra le cose concordate, e per nomedell’imperatore fu scritto a’ suoi in Trento che facesseroogni opera acciò s’attendesse alla riformazione e le cosedi fede controverse si differissero all’andata de’ prote-stanti, che Cesare era sicuro d’indurvi, overo, almeno,sin che fossero gionti i prelati di Germania, che, fatta ladieta, si sarebbono incaminati. Ma di queste cose conci-liari poco tempo si parlò, perché altri accidenti avvenne-ro che voltarono a sé gli occhi e la mente d’ogniuno.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

325Letteratura italiana Einaudi

Page 364: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Conclusione della lega di Cesare e del papa contra iprotestanti]

Imperò che in Roma il cardinale di Trento concluse a26 giugno la lega tra il pontefice e Cesare contra i prote-stanti di Germania; alla quale era stato dato principio dalcardinale Farnese l’anno inanzi in Vormes, come è statodetto, e dipoi s’era molte volte per mezo d’altri ministritrattata. Le cause allegate e le condizioni furono: perchéla Germania da molto tempo perseverava nell’eresie, perproveder a che, s’era congregato il concilio di Trento egià principiato, al quale ricusando i protestanti di sotto-mettersi, il pontefice e Cesare, per gloria di Dio e salutedella Germania, convengono che Cesare si armi contraquelli che lo recusano e gli reduca all’obedienza dellaSanta Sede; che per questo il pontefice mette in depositoin Venezia 100 mila scudi, oltre li 100 mila già depositati,che non siano spesi in altro, et oltre ciò mandi a propriespese alla guerra 12 mila fanti italiani e 500 cavalli leggie-ri per 6 mesi; conceda a Cesare per l’anno presente lametà delle rendite delle chiese di Spagna e che possi alie-nare delle entrate de’ monasterii di quei regni al valore di500 mila scudi; che duranti li 6 mesi l’imperatore nonpotesse accordare co’ protestanti senza il pontefice, e diqualonque guadagni et acquisti, il papa avesse certa por-zione; e finito quel tempo, se la guerra fosse per conti-nuare, si trattassero di nuovo le convenzioni che paresse-ro ad ambe le parti piú opportune, e che fosse servatoluogo ad altri di poter entrar in quella lega, participandoalle spese et agl’acquisti. Fu anco un capitolo a parte,qual si tenne piú secreto, toccando il re di Francia: che,se durante quella guerra alcun prencipe cristiano avessemosso arme contra l’imperatore, il papa fosse obligatoperseguitarlo con le arme spirituali e temporali.

Pochi dí dopo scrisse il pontefice a’ svizzeri invitan-dogli ad aiutarlo, avendo prima con ampiezza di parole

326Letteratura italiana Einaudi

Page 365: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mostrata la benevolenza sua verso loro et il dolore chesentiva perché alcuni d’essi s’erano alienati dalla suaobedienza; e ringraziato Dio di quelli che perseverava-no, e lodati tutti che in questa differenza di religionestessero tra loro in pace, essendo per questa causa altro-ve varii tumulti, soggionse che per rimediar a quelli ave-va ordinato il concilio in Trento, sperando che nissundovesse ricusare di sottomettersegli; laonde teneva percerto che quelli di loro che sino a quell’ora perseverava-no nell’ubidienza apostolica, obediranno al concilio, egli altri non lo sprezzeranno; gli invitava anco a venirci,dolendosi che in Germania molti che si chiamano pren-cipi, superbamente sprezzassero e vituperassero il con-cilio, la cui autorità è piú divina che umana: il che avevaposto lui in necessità di pensare alla forza et arme; et es-sendo occorso che Cesare ha fatto l’istessa risoluzione, èstato necessitato di congiongersi con lui et aiutarlo colsuo poter e della Chiesa romana a restituire la religionecon le arme. Il qual suo conseglio e mente aveva volutoloro significare, acciò congiongessero seco i loro voti erendessero alla Chiesa romana il pristino onore e glisomministrassero aiuti in una causa tanto pia.

Ma Cesare mostrava di pigliare la guerra non per cau-sa di religione, anzi per rispetti di Stato, e perché alcunigli negavano l’obedienza, machinavano contra di lui conforestieri e, ricusando ubidire alle leggi, usurpavano lepossessioni d’altri, massime ecclesiastiche, procurandodi fare ereditarii i vescovati et abbazie; che avendo pro-vato egli diverse vie di piacevolezza per ridurgli, s’eranosempre fatti piú insolenti.

I protestanti dall’altro canto procuravano far manife-sto al mondo che tutto nasceva dall’instigazioni delpontefice e del concilio tridentino; raccordavano a Ce-sare i capitoli giurati da lui in Francfort quando fu crea-to imperatore e protestavano dell’ingiuria. Ma molti de’medesimi protestanti si tenevano dalla parte di Cesare,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

327Letteratura italiana Einaudi

Page 366: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

non potendo credere che vi fossero altri rispetti che diStato, e l’arcivescovo di Colonia, del quale si è detto disopra, che, se ben sentenziato e privato dal papa, non-dimeno continuava nel suo governo et aveva l’ubedien-za de’ popoli, seguiva la parte di Cesare, il quale lo rico-nosceva anco per elettore et arcivescovo, e gli scrissericercandolo che nessuno de’ suoi sudditi militasse con-tra lui; nel che anco l’arcivescovo s’adoperò sincera-mente. Il che vedendo l’elettor di Sassonia et il lantgra-vio fecero un publico manifesto sotto i 15 di luglio,mostrando che quella guerra era presa per causa dellareligione e che Cesare copriva la sua mente con prete-sto di vindicare la ribellione d’alcuni pochi, per separa-re i confederati l’uno dall’altro et opprimergli tutti apoco a poco; allegavano che Ferdinando et il Granvelaet altri ministri di Cesare avevano attribuita questaguerra all’esser sprezzato il concilio; rammemoravanola sentenzia del pontefice contra l’elettor di Colonia;aggiongevano che i prelati di Spagna non contribuireb-bono tanti danari delle proprie entrate per altra causa;mostravano che del rimanente non poteva Cesare pre-tendere alcuna cosa contra di loro.

[In congregazione è proposta la materia della grazia di-vina]

Ma tra tanto che il pontefice e l’imperatore prepara-vano contra luterani altro che anatemi, il dí seguente lasessione, 18 giugno, si fece congregazione, dove dopo lasolita orazione et invocazione dello Spirito Santo, lesse ilsecretario una scrittura per nome de’ legati formata colparere de’ principali teologi, nella quale si proponevache, avendo per inspirazione divina dannato l’eresieconcernenti il peccato originale, l’ordine delle materiericercava che fosse essaminata la dottrina de’ moderni

328Letteratura italiana Einaudi

Page 367: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nel capo della grazia divina, la quale è la medicina delpeccato; e tanto piú conveniva seguire quell’ordine,quanto l’istesso è seguito dalla confessione augustana,quale era scopo del concilio condannare tutta. Et eranopregati i padri et i teologi di ricorrere all’aiuto divinocon le orazioni et esser nelli studii assidui et essatti, ri-solvendosi in quel capo tutti gli errori di Martino; impe-roché egli dal principio, avendo preso ad oppugnare leindulgenze, vidde di non poter ottenere l’intento suosenza distruggere le opere di penitenza, in difetto de’quali le indulgenze succedono; e gli parve buon mezoper fare questo quella sua non mai piú udita giustifica-zione per la sola fede; dalla quale poi ha cavato non soloche le buone opere non sono necessarie, ma anco unadissoluta libertà dell’osservazione della legge di Dio edella Chiesa: ha negato l’efficienza ne’ sacramenti e l’au-torità de’ sacerdoti, il purgatorio, il sacrificio della mes-sa e tutti gli altri rimedii per la rimissione de’ pecccati;onde per la via conversa, volendo stabilire il corpo delladottrina catolica, conveniva distruggere questa eresiadella giustizia per la fede sola, condannate le biasteme diquell’inimico delle buone opere.

Letta la scrittura, li prelati imperiali dissero quantopiú era principale et importante il capo proposto, tantodover essere con maturità et opportunamente trattato;che la missione del cardinale Madruccio al ponteficemostrava che fosse gran negoziazione in piedi, qual con-veniva avvertire di non sturbare, ma in questo mentretrattare alcuna cosa della riforma. I ponteficii, dall’altraparte, inculcavano che non era degnità interromper l’or-dine incomminciato di trattar insieme in ogni sessione idogmi e la riforma, e non ptersi dopo il peccato origina-le trattar altra materia che la proposta. I legati, uditi tut-ti i voti, conclusero che il discutere materie e prepararlenon era definirle, ma bene senza la previa preparazionenon potersi venir a determinazione, che non era se non

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

329Letteratura italiana Einaudi

Page 368: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ben avanzar il tempo e mettersi in ordine per esseguirepoi quello che fosse a Roma tra ’l pontefice et il cardina-le, per nome dell’imperatore, risoluto; che il digerirequella materia non impediva il trattare la riforma, poi-ché in quella materia non impediva il trattare la riforma,poiché in quella si occuperebbono i teologi, in questa ipadri e canonisti. Con questa risoluzione fu conclusoche fossero scielti da libri di Martino, da’ colloquii, dalleapologie et altri scritti de’ luterani et altri gli articoli perproporre in discussione e censura; e furono deputati trepadri e altrettanti teologi per metter insieme quello chefosse raccordato et ordinare gli articoli.

[Altra congregazione per materia di riforma: propone laresidenza]

La congregazione seguente fu tenuta per dar ordinealle materie di riforma, dove disse il cardinale del Monteesser molti anni che il mondo si duole dell’assenza de’prelati e pastori, dimandando quotidianamente residen-za; che de tutti i mali della Chiesa causa era l’assenza de’prelati et altri curati dalle chiese loro, e potersi compa-rare la Chiesa ad una nave, la sommersione della quales’attribuisce al nocchiero assente, il quale la governereb-be, quando fosse presente. Considerò, che le eresie,l’ignoranza e la dissoluzione nel popolo, i mali costumi evizii nel clero, regnano perché, essendo i pastori assentidal grege, nissun ha curato d’instituire quelli e correggerquesto. Dall’assenza de’ prelati esser nato che sono statiassonti ministri ignoranti et indegni e finalmente da que-sto anco esser introdotto l’abuso di promover al vesco-vato persone atte piú ad ongi altro carico; perché, nondovendolo amministrare in persona, vanamente si ricer-ca che abbia attitudine per quello. Onde concludeva cheil stabilire la residenza era un rimedio policresto per tut-

330Letteratura italiana Einaudi

Page 369: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ti i mali della Chiesa, altre volte adoperato anco da’ con-cilii e pontefici. Ma, o perché allora le transgressioni fos-sero poche o per altra causa, non applicato con legaturecosí ferme e strette, come è necessario far ora che il ma-le è gionto al colmo, con precetto piú severo, con penepiú gravi e piú temute e con piú facil modi d’esseguire.

Questo fu approvato da’ primi voti de’ prelati; maquando toccò a parlare a Giacomo Cortesi, fiorentino,vescovo di Veson, egli, lodato quello che dagli altri eradetto, aggionse che sí come credeva che la presenza de’prelati e curati per i tempi vecchi esser stata causa dimantener la purità della fede nel popolo e disciplina nelclero, cosí poteva mostrare chiaramente che la loro as-senza ne’ prossimamente passati non era causa della sov-versione contraria et esser stato introdotto il costume dinon residere perché il resider era totalmente inutile. Chene’ prossimi tempi niente potevano far li vescovi perconservare la dottrina sana nel popolo, quando i frati et iquestori hanno autorità di predicare contra il voler loro;sapersi che le innovazioni di Germania erano nate per leprediche di fra Giovanni Techel e di fra Martino Lutero;in svizzeri il male aver avuto origine per le prediche di fraSansone da Milano, e niente averebbe potuto far un ve-scovo residente contra armati di privilegii, se non com-batter e perdere; non per un vescovo procurare vita one-sta nel clero, poiché oltre l’essenzione generale di tutti iregolari, ogni capitolo ha l’essenzione sua e pochi pretiprivati sono senza questa arma. Che siano assonti mini-stri atti al carico, non lo può il vescovo per le licenze depromovendo e per le facoltà che hanno i vescovi titolari,da’ quali non gli è stato lasciato manco il ministerio delleponteficali, e si può in una parola dire che i vescovi nonresidono perché non hanno che fare, anzi, di piú, pernon far nascere maggiori inconvenienti, come nati sareb-bono per la concorrenza e contenzione co’ privilegiati.Concluse che, sí come si giudicava necessaria la restitu-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

331Letteratura italiana Einaudi

Page 370: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

zione della residenza, cosí si trattasse di restituire l’auto-rità episcopale. Da’ vescovi che seguirono questo prelatonel parlare, fu anco seguita l’istessa opinione che fossenecessario commandare la residenza e levare le essenzio-ni che la impedivano, e furono costretti i legati consenti-re, che d’ambedue fosse deliberato, che ciascun conside-rasse e dicesse il parere suo, e deputati padri cheformassero il decreto per essere essaminato.

[Dispareri intorno all’essamine della grazia]

I deputati a raccogliere gli articoli della giustificazio-ne, avendo ricevuto gli estratti delle proposizioni notateda ciascuno per censurare, non erano intieramente con-cordi. Una parte di loro voleva che si sciegliessero 4 ove-ro 6 articoli fondamentali della nuova dottrina, e quellisi condannassero, come s’era fatto nella materia del pec-cato originale, adducendo che conveniva seguire il prin-cipiato stile e l’essempio degli antichi concilii, che, dic-chiarato l’articolo principale e condannata l’eresia, nondiscesero mai alle particolari proposizioni, ma dannan-do i libri degli eretici, con quell’universale comprende-vano tutta la dottrina perniciosa; e cosí ricercar il decorodel concilio. Ma l’altra parte aveva mira a metter sottocensura tutte le proposizioni che potevano ricevere sini-stro senso, con fine di condannare quelle che per raggio-ne meritavano; dicendo che questo è l’ufficio del pasto-re: discernere intieramente le erbe salubri dalle nocive eproibire totalmente queste al loro gregge, poiché unaminima trascurata e ricevuta per sana, essendo morbosa,può infettare tutto ’l gregge. E se si vuol seguire l’essem-pio de vecchi concilii, doversi immitare l’efesino che so-pra la dottrina di Nestorio fece i tanti e cosí celebratianatematismi, che comprendono tutto quello chedall’eretico fu detto, et i concilii d’Africa contra i pela-

332Letteratura italiana Einaudi

Page 371: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

giani, che descendono alla condanna di tutte le proposi-zioni di quella setta.

La prima opinione senza dubio proponeva modo piúfacile et averebbe piacciuto a chi desiderava presto fine delconcilio e lasciava aperta qualche fissura alla concordia,che il tempo futuro potesse portare; la seconda nondime-no fu abbracciata, con dire che era ben essaminare tutte leproposizioni della dottrina luterana, per censurare e dan-nare quello che dopo matura discussione fosse parso ne-cessario e condecente; e furono formati 25 articoli:

1 La fede sola, escluse tutte l’altre opere, basta alla sa-lute e sola giustifica.

2 La fede che giustifica è la fiducia per quale si crede ipeccati esser rimessi per Cristo et i giustificati sono te-nuti a credere certamente che gli siano rimessi i peccati.

3 Per la sola fede possiamo comparir inanzi a Dio, ilqual né cura, né ha bisogno d’opere: la sola fede fa purie degni di ricevere l’eucaristia, credendo di dover inquella ricevere la grazia.

4 Gl’uomini che fanno cose oneste senza lo SpiritoSanto peccano, perché le fanno con cuore empio et èpeccato l’osservare i precetti di Dio senza fede.

5 L’ottima penitenza è la vita nuova, né è necessaria lapenitenza della vita passata e la penitenza de’ peccati at-tuali non dispone a ricever la grazia.

6 Nissuna disposizione è necessaria alla giustificazio-ne, né la fede giustifica perché disponga, ma perché è ilmezo o l’istromento con che s’aprende e si riceve la pro-messa e la grazia divina.

7 Il timor dell’inferno non giova per acquistar la giu-stizia, anzi nuoce et è peccato e fa i peccatori peggiori.

8 La contrizione che nasce dalla discussione, ramme-morazione e detestazione de’ peccati, ponderando lagravità, moltitudine e brutezza di quelli, overo la perditadella beatitudine eterna e l’acquisto della perpetua dan-nazione, fa l’uomo ipocrita e maggiormente peccatore.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

333Letteratura italiana Einaudi

Page 372: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

9 I territori con quali sono spaventati i peccatori in-ternamente da Dio, o esternamente da’ predicatori, so-no peccati sin tanto che siano superati dalla fede.

10 La dottrina delle disposizioni distrugge quella del-la fede e leva la consolazione alla conscienze.

11 La sola fede è necessaria, le altre cose non sono nécommandate, né proibite, né ve è altro peccato se nonl’incredulità.

12 Chi ha la fede è libero da’ precetti della legge enon ha bisogno d’opere per esser salvo; perché la fededona tutto abondantemente e sola adempisce tutti i pre-cetti, e nissun’opera del fedele è tanto cattiva che possiaccusarlo o condannarlo.

13 Il battezato non può perdere la sua salute per qualsi voglia peccato. Salvo che quando non voglia credere enissun peccato separa dalla grazia di Dio se non l’infe-deltà.

14 La fede e le opere sono tra loro contrarie e non sipossono insegnare le opere senza iattura della fede.

15 Le opere esterne della seconda tavola sono ipocri-sia.

16 I giustificati sono liberi da ogni colpa e pena, enon è necessaria satisfazzione in questa vita, né dopo lamorte, e però non vi è purgatorio, né satisfazzione chesia parte di penitenza.

17 I giustificati, ancorché abiano la grazia di Dio, nonpossono adempir la legge, né schivar i peccati, né mancoi soli mortali.

18 L’obendienza alla legge ne’ giustificati è tenue etimmonda per se stessa, non grata a Dio, ma accettataper la fede della persona riconciliata, quale crede che lereliquie de’ peccati gli sono condonate.

19 In ogni opera buona il giusto pecca e nissun’operafa che non sia peccato veniale.

20 Tutte le opere degli uomini, eziandio santissimi,sono peccati. Le opere buone del giusto per la miseri-

334Letteratura italiana Einaudi

Page 373: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cordia di Dio sono veniali, ma secondo il rigore del divi-no giudicio sono mortali.

21 Se ben il giusto debbe dubitare che le opere suesiano peccati, debbe insieme esser certo che non sonoimputati.

22 La grazia e la giustizia altro non sono che la divinavolontà, né i giustificati hanno giustizia inerente in loroet i peccati non gli sono scancellati, ma solamente rimes-si e non imputati.

23 La giustizia nostra non è altro che la imputazionedella giustizia di Cristo, et i giusti hanno bisogno d’unacontinua giustificazione et imputazione della giustizia diCristo.

24 Tutti i giustificati sono ricevuti ad ugual grazia egloria, e tutti i cristiani nella giustizia sono ugualmentegrandi come la Madre di Dio, et ugualmente santi comelei.

25 Le opere del giustificato non sono meriti della bea-titudine, né si può porre alcuna fiducia in loro, ma solonella misericordia di Dio.

[Articoli de’ protestanti non bene intesi per lor novità]

Dati fuori gli articoli, non fu cosí facile ordinare il mo-do di trattare nelle congregazioni, come mentre si disputòdel peccato originale; perché in quella materia trovaronogli articoli già trattati da’ scrittori scolastici, ma l’opinionedi Lutero della fede giustificante, che sia fiducia e certapersuasione della promessa divina, con le consequenzeche da quella seguono della distinzione tra la Legge el’Evangelio, e della qualità delle opere dependentidall’un’ e dall’altra, non fu da alcun scrittore scolasticoimmaginata, perilché né meno confutata o disputata; on-de i teologi avevano da travagliare assai, prima per inten-der il senso delle proposizioni luterane e la differenza loro

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

335Letteratura italiana Einaudi

Page 374: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dalle determinate nelle scole, e poi le raggioni con che di-stinguerle. Certo è che nel principio alcuni di loro, et i pa-dri per la maggior parte, credevano che, negando i prote-stanti il libero arbitrio, tenessero openione che l’uomonelle azzioni esterne fosse come una pietra, e quando at-tribuiscono la giustizia alla fede sola, negando concorrer-vi le opere, tenessero per giusto l’uomo il qual crede sola-mente l’istoria dell’Evangelio, del resto operando quantosi voglia perversamente, et altre tal assurdità, quanto alie-ne dal senso commune, tanto piú difficili da confutare,come avviene a tutte le openioni contrarie alla manifestaapparenza et alla persuasione ricevuta dall’universale.

Fra i teologi, che sin allora erano cresciuti al numerodi 45, la maggior parte era molto tenace nelle openioniricevute generalmente dalle scole, e dove i scolastici era-no concordi, impazienti di sentir a parlar in contrario;dove le sette scolastiche non convengono, si formalizza-vano assai in difesa della propria, e piú degli altri i domi-nicani, soliti a gloriarsi che per 300 anni la Chiesa per lo-ro opera aveva superate le eresie. Non mancavano contutto ciò alcuni d’ingegno destro, atti a suspender il giu-dicio sin che le raggioni fossero pesate. In questo nume-ro era fra Ambrosio Catarino senese, dominicano, chepoi fu creato vescovo di Minori, un francescano spa-gnuolo, Andrea de Vega, un carmelitano, Antonio Mari-nari. Gli eremitani, per esser di quell’ordine d’ondeMartino Lutero uscí, affettavano di mostrarsi piú con-trarii a lui di tutti gli altri, e principlamente il generaleGierolamo Seripando.

[Fede giustificante: openione del Soto, contradetta dalCatarino]

Nell’essaminar gli articoli, i primi de’ teologi, per fa-cilitare l’intelligenza de’ tre primi, si diedero a ricercare

336Letteratura italiana Einaudi

Page 375: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

qual è quella fede che giustifica e quali opere escluda,distinguendole in tre sorti: precedenti la divina grazia,de’ quali parlano i 7 seguenti sino al 10; concorrenti nelmomento stesso con l’infusione di quella, e susseguentidopo la grazia ricevuta, de’ quali sono le altre 11. Che lafede giustifichi, convenne presupporlo per indubitato,come da san Paolo detto e replicato. Per risolvere qualfosse quella fede et inche modo rendesse l’uomo giusto,furono le openioni nel bel principio differenti; impero-ché, attribuendo la Scrittura molte virtú alla fede, chealcuni non sapevano applicare ad una sola, ebbero lavoce per equivoca, e la distinsero in molte significazio-ni, dicendo che ore è presa per la ubligazione a mante-nere le promesse, nel qual senso san Paolo dice che l’in-credulità degli ebrei non rese vana la fede de Dio; allevolte per la virtú di fare miracoli, come quando disse: seaverò tanta fede che possi trasportar i monti; ancora èpresa per conscienza, nel qual senso disse: l’opera chealla fede non si conforma, è peccato; altre volte per unafiducia e confidenza in Dio, che la Maestà sua mante-nerà le promesse: cosí san Giacomo volle che l’orazionesia fatta in fede senza dubitare; finalmente per una per-suasione et assenso fermo, non però evidente alle coseda Dio rivelate. Alcuni aggiongevano altre significazio-ni, chi al numero di 9, chi sino 15.

Ma fra Domenico Soto, opponendosi a tutti, dicevache ciò è un lacerare la fede e dare vittoria a’ luterani, eche non vi erano se non due significazioni: l’una la veritàe realtà di chi asserisce o promette, l’altra l’assenso di chil’ascolta, e la prima esser in Dio, la seconda esser sola lanostra; e di questa intendersi tutti i luoghi della Scritturache della fede nostra parlano, et il pigliar la voce fede peruna fiducia e confidenza essere modo non solo impro-prio, ma abusivo, né mai ricevuto da san Paolo: esser lafiducia niente o poco differente dalla speranza, e peròdoversi aver per indubitato errore, anzi eresia quella di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

337Letteratura italiana Einaudi

Page 376: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Lutero: la fede giustificante esser una fiducia e certezzanella mente del cristiano che gli siano rimessi i peccatiper Cristo. Aggiongeva il Soto, et era seguito dalla mag-gior parte, che quella tal fiducia non poteva giustificare,per esser una temerità e peccato, non potendo l’uomosenza presonzione tener per fermo d’esser in grazia, madovendosi sempre dubitare. Per l’altra parte teneva il Ca-tarino, con assai buon seguito, che la giustificazione daquella fiducia non proveniva; che il giusto nondimenopoteva, anzi doveva tener per fede d’esser in grazia.

Una terza openione portò in campo Andrea Vega: chenon fosse temerità, né meno fede certa, ma si poteva averuna persuasione congietturale senza peccato. E questacontroversia non si poteva tralasciare, perché sopra ciòversava il ponto di censurare l’articolo secondo; perilché,prima leggiermente discussa, poi, riscaldatesi le parti, di-vise e tenne in disputa tutto ’l concilio longamente per leraggioni e cause che si narreranno. Ma essendo tutti con-cordi che la fede giustificante è l’assenso a tutte le cose daDio rivelate o dalla Chiesa determinate per essere credu-te, la qual’ ora essendo insieme con la carità, ora rimanen-do senza lei, la distinsero in due sorti: una, che si ritrovane’ peccatori, la qual chiamano le scole fede informe, soli-taria, ociosa, overo morta; l’altra, che è ne’ soli buoni,operante per carità e per ciò chiamata formata, efficace eviva. E qui un’altra controversia fu, volendo alcuni che lafede a che ascrivono le Scritture la salute, la giustizia e lasantificazione fosse la sola viva, come anco fu tenuto da’catolici di Germania ne’ colloqui, et includesse in sé la co-gnizione delle cose rivelate, le preparazioni della volontà,la carità, nella qual s’include tutto l’adimpimento dellalegge; et in questo senso non potersi dire che la sola fedegiustifica, perché non è sola, poiché è informata dalla ca-rità. Tra questi il Marinaro non lodava il dire: la fede èinformata dalla carità, perché da san Paolo non è usato talmodo di dire, ma solo: la fede opera per la carità.

338Letteratura italiana Einaudi

Page 377: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Altri intendevano che la fede giustificante fosse la fe-de in genere, senza descender a viva o morta, perchél’una e l’altra giustifica in diversi modi: o compitamente,e questa è la viva, overo come principio e fondamento, equesta è la fede istorica, e di questa parlare sempre sanPaolo quando gli attribuisce la giustizia, non altrimenti,che come si dice che nell’alfabeto è tutta la filosofia, cioècome in una base, che è quasi niente, restando il molto,cioè riporvi sopra la statua. Era sostenuta questa secon-da openione da’ dominicani e francescani insieme; l’al-tra era difesa dal Marinari con altri aderenti. Non peròfu toccato il punto dove versa il cardine della difficoltà:cioè se l’uomo prima è giusto e poi opera le cose giuste,overo operandole divien giusto. In un parere erano tutticoncordi, cioè il dire: la fede sola giustifica, essere pro-posizione di molti sensi, tutti assordi; imperoché Dioanco giustifica et i sacramenti giustificano nel genere dicausa a sé conveniente; onde la proposizione patiscequella et altre eccezzioni; cosí la preparazione dell’ani-ma a ricevere la grazia è essa ancora causa nel suo gene-re, onde la fede non può escludere quella sorte di opere.Però quanto s’aspetta agli articoli che parlano delle ope-re precedenti la grazia, che Lutero dannò tutte di pecca-to, i teologi, piú in forma d’invettiva che in altra manie-ra, gli censurarono per eretici tutti, dannando parimented’eresia la sentenzia presa in generale, che tutte le opereumane senza la fede sono peccati; avendo per cosa chia-ra esservi molte azzioni umane indifferenti, né buone nécattive, et essendo anco altre, quali, quantonque nonsiano grate a Dio, sono però moralmente buone, e que-ste sono le opere oneste degli infedeli e cristiani pecca-tori, le quali è repugnanza grandissima chiamar insiemeoneste e peccati, massime che in questo numero sono in-cluse le opere eroiche, tanto lodate dall’antichità.

Ma il Catarino sostenne che, senza aiuto speciale diDio, l’uomo non può far alcuna opera, quale si possi

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

339Letteratura italiana Einaudi

Page 378: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

chiamare veramente buona, eziandio moralmente, masolo peccato. Perilché tutte le opere degli infedeli, che daDio non sono eccitati a venir alla fede, e tutte quelle defedeli peccatori, inanzi che Dio ecciti alla conversione, seben paressero agli uomini oneste, anzi eroiche, sono veripeccati, e chi le loda, le considera in genere e nell’esternaapparenza; ma chi essaminerà le circostanzie di ciascuna,vi troverà la perversità, e quanto a questo non era dacondannare Lutero; ma sí ben dovevano essere censuratigli articoli, in quanto parlano delle opere seguenti la gra-zia preveniente, che sono preparazione alla gisutificazio-ne, quale sono l’abominazione del peccato, il timordell’inferno e gli altri terrori della coscienza. Per confer-mare la sentenzia sua portava la dottrina di san Tomaso,che per far un’opera buona è necessario il concorso ditutte le circostanze, e per farla cattiva basta il mancamen-to d’una sola; onde se ben considerate le opere in genere,alcune sono indifferenti, in individuo però non è mezotra l’aver tutte le circonstanze o mancare di alcuna: peril-ché ciascuna particolar azzione overo è buona, overo ècattiva, né la indifferente si ritrova; e perché tra le circo-stanze uno è il fine, tutte le opere riferite a fine cattivo re-stano infette; ma gli infedeli riferiscono tutto quello chefanno nel fine della loro setta, che è cattivo; perilché, seben paiono eroiche a chi non vede l’intenzione, sononondimeno peccati; né esservi differenza che la relazioneal fine cattivo sia attuale o abituale, poiché anco il giustomerita, se ben non riferisce l’opera sua attualmente aDio, ma solo abitualmente. Diceva di piú, portando l’au-torità di sant’Agostino, che è peccato non solamente rife-rir al mal fine, ma anco il solo non riferir al buono dove sidoverebbe, e perché difendeva che, senza special aiuto diDio preveniente, l’uomo non può riferir in Dio cosa al-cuna, concludeva che non vi potesse esser opera buonamorale inanzi. Allegava per ciò molti luoghi di sant’Ago-stino, mostrando, che fu di questa opinione. Allegava an-

340Letteratura italiana Einaudi

Page 379: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cora luoghi di sant’Ambrosio, di san Prospero, disant’Anselmo e d’altri padri; adduceva Gregorio d’Ari-mini et il cardinal Roffense, che nel libro suo contra Lu-tero sentí apertamente l’istesso; diceva esser meglio se-guir i padri che i scolastici, contrarii l’un all’altro, e checonveniva caminare col fondamento delle Scritture, dallequali s’ha la vera teologia, e non per le arguzie della filo-sofia, per quale le scole hanno caminato; che esso ancoraera stato di quella opinione, ma, studiate le Scritture et ipadri, aveva trovato la verità. Si valeva del passodell’Evangelio: l’arbore cattivo non può far frutti buoni,con l’amplificazione che soggionse nostro Signore dicen-do: overo fate l’arbore buono et i frutti buoni, o l’arborecattivo et i frutti cattivi. Si valeva sopra gli altri argumen-ti con grand’efficacia del luogo di san Paolo che a gl’infe-deli nissuna cosa può esser monda, perché è macchiata lamente e la conscienza loro.

Questa openione era impugnata dal Soto con moltaacrimonia, passando anco al sgridarla per eretica, per-ché inferiva che l’uomo non fosse in libertà di far ben eche non potesse conseguir il suo fine naturale, che eranegar il libero arbitrio co’ luterani. Sosteneva egli poterl’uomo con le forze della natura osservare ogni precettodella legge quanto alla sustanza dell’opera, se ben nonquanto al fine, e questo tanto esser a bastanza per evitaril peccato; diceva essere tre sorti d’opere umane, una latransgressione della legge, che è peccato; l’altra l’osser-vazione d’essa per fine di carità, e questa essere merito-ria et a Dio grata; la terza intermedia, quando la legge èubedita quanto alla sostanza del precetto, e questa èopera buona morale e nel suo genere perfetta e che ac-complisce la legge e fa ogni opera moralmente buonacosí schivando ogni peccato. Moderava però quella tan-ta perfezzione della nostra natura con aggiongere chealtro fosse guardarsi da qualonque peccato, che da tuttii peccati insieme, dicendo che può l’uomo da qualon-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

341Letteratura italiana Einaudi

Page 380: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

que guardarsi, ma non da tutti, con l’essempio di chiavesse un vaso con tre forami, che avendo due mani so-lo non può otturargli tutti, ma ben qualonque d’essivorrà, restandone per necessità uno aperto. Questa dot-trina ad alcuni de’ padri non sodisfaceva; perché, quan-tonque demostrasse chiaro che tutte le opere non sonopeccati, non salvava però intieramente il libero arbitrio,seguendo per consequenza necessaria che non sarà libe-ro al schivare tutti i peccati. Ma dando titolo di buone aqueste opere, il Soto si vedeva angustiato a determinarese erano preparatorie alla giustificazione; gli pareva il sí,considerando la bontà d’esse; gli pareva di no, atten-dendo la dottrina d’Agostino, approvata da san Toma-so e da’ buoni teologi, che il primo principio della salu-te è dalla vocazione divina. Da queste angustie sfuggícon una distinzione: che erano preparatorie di lontanis-simo, non di vicino, quasi che, dando una preparazionedi lontano alle forze della natura, non si levi il primoprincipio alla grazia di Dio.

I francescani non solo tal sorte d’opere volevano chefossero buone e che preparassero alla giustificazione ve-ramente e propriamente, ma ancora che fossero in modoproprio meritorie appresso la Maestà divina, perchéScoto, autore della loro dottrina, inventò una sorte dimerito, che attribuí alle opere fatte per forza della solanatura, dicendo che de congruo meritano la grazia percerta legge et infallibilmente, e che per sola virtú natura-le l’uomo può aver un dolor del peccato, che sia disposi-zione e merito de congruo per scancellarlo; approvandoun volgato detto de’ tempi suoi, che Dio non manca maia chi fa quello dove le sue forze s’estendono. Et alcuni diquell’ordine, passando questi termini, aggiongevano chese Dio non dasse la grazia a chi fa quello che può secon-do le sue forze, sarebbe ingiusto, iniquo, parziale et ac-cettator di persone. Con molto stomaco et indignazioneesclamavano che sarebbe grand’assordità se Dio non fa-

342Letteratura italiana Einaudi

Page 381: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cesse differenza da uno che vive naturalmente con one-stà ad uno immerso in ogni vizio, e non vi sarebbe rag-gione perché dasse la grazia piú ad uno che all’altro. Ad-ducevano che san Tomaso anco fosse stato di questaopinione, e che altrimente dicendo, si metteva l’uomo indisperazione e si faceva negligente a ben operare, e sidava a’ perversi modo di scusar le loro male opere et at-tribuirle al mancamento dell’aiuto divino.

Ma i dominicani confessavano che san Tomaso giova-ne ebbe quell’opinione, e vecchio la retrattò; la ripren-devano, perché nel concilio di Oranges, detto arausica-no, è determinato che nissuna sorte di merito preceda lagrazia e che a Dio si debbe dar il principio; che per quelmerito congruo i luterani hanno fatto tante esclamazionicontra la Chiesa; era necessario abolirlo totalmente, sícome non era mai stato udito negli antichi tempi dellaChiesa in tante controversie co’ pelagiani; che la Scrittu-ra divina attribuisce la nostra conversione a Dio, dallaforma del parlar della quale non conveniva dipartirsi.

[Diversità intorno alle preparazioni, alla grazia, alla vo-ce giustificare, all’imputazione della giustizia di Cristo]

Intorno le preparazioni, nella sostanza della dottrinanon vi fu differenza: tutti tenevano che dopo l’eccitta-mento divino sorge il timore e le altre considerazionidella malignità che è nel peccato; censurarono per ereti-ca l’opinione che fosse cosa cattiva, perché Dio essorta ilpeccatore, anzi lo move a queste considerazioni, e non sidebbe dire che Dio mova a peccato, e di piú l’ufficio delpredicatore non è altro se non con questi mezi atterirl’animo del peccatore, e perché tutti passano per questimezi dallo stato del peccato a quello della grazia, parevamaraviglia che non si poteva passar dal peccato alla giu-stizia se non per il mezo d’un altro peccato; con tutto ciò

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

343Letteratura italiana Einaudi

Page 382: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

non potevano liberarsi dalla difficoltà in contrario, per-ché tutte le opere buone possono stare con la grazia,quel timore e le altre preparazioni non possono restarcon quella, adonque sono cattive. Fra Antonio Marinaroera di parere che la differenza fosse verbale, e diceva chesí come passando da un gran freddo al caldo, si passaper un grado di freddo minore, il qual non è né caldo,né freddo nuovo, ma l’istesso diminuito; cosí dal pecca-to alla giustizia si passa per i terrori et attrizioni, che nonsono né opere buone, né nuovi peccati, ma i peccati vec-chi estenuati: ma in questo avendo tutti gli altri contra-rii, fu costretto ritrattarsi. Delle opere fatte in grazia nonfu tra loro difficoltà, tutti affermando che sono perfettee meritorie della vita eterna, e che l’opinione di Lutero,che siano tutte peccato, è empia e sacrilega; avendo perbiastemma che la beata Vergine abbia commesso un mi-nimo peccato veniale, come poi potrebbono l’orrecchiesostenere d’udire che in ogni azzione peccasse? che do-verebbe la terra e l’inferno aprirsi a tante biastemme.

Nel capo dell’essenzia della divina grazia, per censuradegli articoli 22 e 23, fu commune considerazione che lavoce grazia in prima significazione s’intenda una bene-volenza o bona volontà, la quale quando è in chi abbiapoter, partorisce di necessità anco un buon effetto, che èil dono o beneficio, quale esso ancora è chiamato grazia:i protestanti avere pensato che la maestà divina, comeche non potendo di piú, ci faccia solo parte della sua be-nevolenza; ma la omnipotenza divina ricercava che ciaggiongesse il beneficio in effetto; e perché alcuno ave-rebbe potuto dire che la sola volontà divina, che è Diomedesimo, non può avere cosa maggiore, e che ancol’averci donato il suo figliuolo era un sommo beneficio,e che san Giovanni, volendo mostrar il grand’amore diDio verso il mondo, non allegò altro che aver dato il fi-glio unigenito, soggiongevano che questi sono beneficiicommuni a tutti; conveniva che ci facesse un presente

344Letteratura italiana Einaudi

Page 383: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

proprio a ciascuno. E però i teologi hanno aggionta unagrazia abituale, donata a ciascun giusto la sua, la quale èuna qualità spirituale creata da Dio et infusa nell’anima,per la quale vien fatta grata et accetta alla divina maestà,della quale se ben non si trova espressa parola ne’ padrie meno nella Scrittura, nondimeno si deduce chiara-mente dal verbo giustificare; il qual essendo effettivo,per necessità significa fare giusto con impressione direale giustizia; la qual realtà non potendo esser sostanza,non può esser altro che qualità et abito.

Et in questa occasione fu trattato longamente contrali luterani che non vogliono il verbo giustificare esser ef-fettivo, ma giudiciale e declarativo, fondandosi sopra lavoce ebrea «tzadac» e sopra la greca dicaiouÁn,, che si-gnificano «pronunciare giusto», e per molti luoghi dellascrittura del Nuovo e Vecchio Testamento, che anconella tradizzione latina è usata in tal significazione, e sene allegava sino 15. Ma il Soto escludeva tutti quelli disan Paolo che parlano della nostra giustificazione, et inquelli diceva non potersi intendere, se non in significa-zione effettiva; di che nacque gran disputa tra lui et ilMarinaro, al quale non piaceva che si fondasse in cosacosí leggiera; ma diceva l’articolo della grazia abituale,non poter ricevere dubio, come deciso nel concilio diVienna e sentenzia commune di tutti i teologi; e questoesser un far soldi fondamenti che non possono esser de-strutti, e non voler dir che San Paolo, A’ Romani, quan-do dice che Dio giustifica, non intenda in senso declara-tivo, contra il testo manifesto che mette un processogiudiciale, dicendo che nissun potrà accusar né condan-nar gli eletti da Dio, essendo Dio che gli giustifica; dovei verbi giudiciali «accusare» e «condannar» mostranoche il giustificar sia voce di foro parimente.

Ma i francescani provavano la grazia abituale, perchéla carità essa è un abito; e qui fu disputato acremente traloro et i dominicani, se l’abito della grazia era l’istesso

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

345Letteratura italiana Einaudi

Page 384: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

con quello della carità, come Scoto vuole, o pur distinto,come piacque a san Tomaso; e non cedendo alcuna del-le parti, si passò a cercar se, oltre questa grazia o giusti-zia inerente, viene anco al giustificato imputata la giusti-zia di Cristo come se fosse propria sua, e questo perl’opinione d’Alberto Pighio, il qual, confessandola ine-rente, aggionse che in quella non conviene condidarsi,ma nella giustizia di Cristo imputata come se nostra fos-se. Nissun metteva dubio se Cristo avesse meritato pernoi, ma alcuni biasmavano il vocabolo «imputare» e vo-levano che fosse abolito, non trovandosi usato da’ padri,quali si sono contentati de’ nomi: communicazione, par-ticipazione, diffusione, derivazione, applicazione, com-putazione, congionzione. Altri dissero che, constandodella cosa, non era da far forza sopra una voce, cheogn’uno vede significare precisamente l’istesso che le al-tre, la quale, se ben non da tutti e con frequenza, fu peròalle volte usata; si portava l’Epistola 109 di san Bernardoper questo, et il Vega defendeva che veramente, quan-tonque il vocabolo non si trovi nelle Scritture, nondime-no è propriissimo e latinissimo il dire che la giustizia diCristo è imputata al genere umano in sodisfazzione emerito, e che continuamente è anco imputata a tuttiquelli che sono giustificati e satisfanno per i proprii pec-cati; ma non voleva che si potesse dire che è imputatacome se fosse nostra. A che essendo opposto che sanTomaso usa di dire che al battezato è communicata lapassione di Cristo in remissione, come se esso l’avessesostenuta e fosse morto, sopra le parole di san Tomasovi fu longa e gran contenzione. Il general eremitano ten-ne opinione, che nel sacramento del battesmo la giusti-zia di Cristo sia imputata per esser in tutto e per tuttocommunicata, ma non nella penitenza, dove ci bisogna-no anco le nostre sodisfazzioni. Ma il Soto disse, che laparola «imputazione» era popularissima et aveva moltodel plausibile; perché in primo aspetto altro non signifi-

346Letteratura italiana Einaudi

Page 385: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ca se non che tutto si debbe riconoscer da Cristo, mache egli l’aveva sempre avuta per sospetta, attese le catti-ve consequenze che da quella i luterani cavano; cioè chequesta sola sia sufficiente e non faccia bisogno d’ineren-te, che i sacramenti non donano grazia, che insieme conla colpa si scancella ogni pena, che non resta luogo allasodisfazione, che tutti sono uguali in grazia, giustizia egloria: d’onde deducono anco quella abominevole bia-stema che ogni giusto è ugual alla beata Vergine. Questoavvertimento mise tanto sospetto negli audienti che sividde manifesta una inclinazione a dannar quella vocecome eretica, quantonque fossero replicate efficacemen-te le raggioni in contrario. Le contenzioni tra’ teologinascevano per certo dall’affetto immoderato verso lapropria setta, ma se vi aggiongeva anco fomento da di-versi per varii fini: dagli imperiali, per costringer adabandonar la giustificazione; da’ cortegiani romani, pertrovar modo di separar il concilio e fuggir la riforma im-minente, e da altri per liberarsi da’ disaggi che temevanomaggiori per la carestia o per la guerra imminente, gion-ta la poca speranza di far frutto.

[Giubileo in Roma per la guerra contra i protestanti]

Ma mentre in Trento si fanno queste dispute, il pon-tefice in Roma a 15 di luglio publicò un giubileo colquale levò la fatica a’ prencipi di Germania d’investi-gar o persuader ad altri la vera causa della guerra; per-ché in quella bolla, avendo diffusamente esplicato ilsuo affetto e sollecitudine pastorale per la salute degliuomini, narrata la perdizione della anime che conti-nuamente seguiva per l’accrescimento delle eresie, cheper estirparle era il concilio già comminciato, si dolevasopra modo della pertinacia degli eretici che lo sprez-zavano e ricusavano ubedirlo e sottoporsi alla defini-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

347Letteratura italiana Einaudi

Page 386: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

zione di quello; al che per rimediare, egli aveva conclu-so lega con Cesare per ridur con forza d’arme gli ereti-ci all’ubedienza della Chiesa; e per tanto ogni uno ri-corresse a Dio con preghiere e digiuni, confessioni ecommunioni, acciò la Maestà Sua divina concedessebuon essito a quella guerra presa a gloria sua, essalta-zione della Chiesa e per estirpar l’eresie.

Cesare, seguendo la deliberazione d’ascondere la cau-sa della religione, publicò sotto i 20 dello stesso mese unbando contra il sassone et il lantgravio, imputando lorod’aver impedito sempre i suoi dissegni, non averlo maiubedito, avere fatto congiure contra lui, mosso la guerraad altri prencipi dell’Imperio, aver occupato vescovati etaltre prefetture, privato molti delle loro facoltà, e tuttequeste cose coperte con specioso e dolce nome della re-ligione, della pace e della libertà, avendo però ogni altrofine. Per tanto come perfidi, ribelli, sediziosi, rei di lesamaestà, perturbatori della tranquillità publica gli pro-scrive, commanda che nissun gli dia aiuto e si congiongacon loro, assolve la nobiltà e popolo de’ dominii loro dalgiuramento della fedeltà, includendo nel medesimo ban-do tutti quelli che persevereranno nella loro ubedienza.

Al pontefice fu molto molesta la causa della guerrache Cesare allegava, et a Cesare molto molesta l’allegatadal pontefice, perché ciascuno di loro veniva ad impedirgli fini dell’altro. Imperoché, quantonque il papa preten-desse d’aver fatto questo manifesto acciò fosse dal popo-lo di tutto ’l cristianesimo implorato l’aiuto divino per fa-vorire le arme dell’imperatore, egli nondimeno et ognipersona di giudicio molto bene conobbero questo esserefatto per notificar a tutto ’l mondo et alla Germania chequella era guerra di religione; il che fu anco dagli impru-denti conosciuto poco dopo, perché fu publicata la lette-ra da lui scritta a’ svizzeri, della quale si è sopra parlato,mandando copia de’ capitoli medesimi del contrattatocol Madruccio. Il fine del pontefice, in publicar il contra-

348Letteratura italiana Einaudi

Page 387: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rio di quello che l’imperatore faceva, era perché ben vo-leva la depressione de’ protestanti, ma non con aummen-to delle cose di Cesare; per implicargli con equilibriopensava di necessitare tutti i professori della nuova reli-gione ad unirsi contra lui. Certo è che l’azzione del papafu di qualche impedimento a’ dissegni di Cesare; impero-ché, avendo egli ricercato i medesimi svizzeri a continua-re la lega che avevano con la casa d’Austria e Borgogna enon aiutare i suoi ribelli, gli evangelici risposero voler es-sere prima certi che la guerra non fosse per causa di reli-gione: cosí avvenne che non ancora era principiata laguerra e già erano gettati in campo semi di discordia traquei prencipi nuovamente collegati.

I potentati d’Italia restarono stupefatti e desiderava-no nel papa la solita sua prudenza di tener la guerra lon-tana d’Italia et i prencipi oltramontani in equilibrio diforze, il qual in un punto stesso aveva operato cosa con-traria ad ambidoi questi fini. Imperoché, se l’imperatoreavesse soggiogata la Germania, restava l’Italia a sua de-screzione, senza che la Francia bastasse ad opporsi atanta potenza; se anco l’imperatore soccombeva, era ma-nifesto l’ardore de’ tedeschi di passarsene in Italia. Eforse queste ragioni, passando per mente al papa, lo per-suasero, conclusa la lega, ad assicurarsi, contrapesandola Germania con l’imperatore.

[Cesare vuole che sossista il concilio]

Ma Cesare, oltre il disgusto ricevuto per il giubileo,entrò anco in sospetto che il papa, ottenuto il fine suo dimuover guerra a’ protestanti, non procurasse la dissolu-zione del concilio sotto pretesto di differirlo dopo laguerra finita, e sotto colore di pericoli per le arme che iprotestanti preparavano in Svevia. Sapeva questa esser lamira di tutta la corte negoziata con lui per 25 e piú anni;

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

349Letteratura italiana Einaudi

Page 388: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sapeva la volontà de’ vescovi congregati in Trento, ezian-dio de’ suoi, esser inclinata all’istesso per i patimenti e di-saggi, temeva che, se la separazione fosse seguita, i lute-rani se ne fossero valsi con dire che fosse statocongregato a fine di trovare pretesto di far loro la guerra,et i catolici di Germania pensassero che, deposti gli inte-ressi della religione e della riforma, egli mirasse solo asoggiogare la Germania. Dubitò anco che, seguendosi atrattare le materie controverse, come già s’era fatto delpeccato originale et era avisato che si divisava fare dellagiustificazione, gli potesse esser impedita qualche com-posizione che s’avesse potuto fare, dando speranza allecittà che sarebbono udite le loro raggioni, per separarglida’ prencipi della lega. Vedeva chiaro esser necessarioche il concilio restasse aperto, ma attendesse alla riformasolamente; ma difficile ad ottenerlo, se non avendo il pa-pa congionto in questo. Però spedí in diligenza a certifi-carlo che averebbe posto tutto lo spirito e le forze princi-palmente a far che Trento fosse sicuro, che nondubitasse, quantonque andasse fama d’esserciti prote-stanti in Svevia; che era ben necessario mantener il conci-lio per ovviare alle detrazzioni e calunnie che contra am-bidoi sarebbono disseminate se si dissolvesse; lo pregavaefficacemente ad operare sí che restasse aperto e le cosecontroverse non fossero trattate, essendo sua ferma in-tenzione di costringer i suo aderenti protestanti con l’au-torià, e gli inimici con le arme ad intervenirvi e sottopor-si; ma tra tanto non bisognava metter impedimento aquesto ottimo dissegno, serrando loro la porta con de-creti contrarii fatti in assenza; che questo non poteva an-dar longo, sperava vederne il fine questa state; però sicontentasse operare che si trattasse della riforma per al-lora, o pur, se si trattasse della religione, si toccassero so-lo cose leggieri e che, definite, non offendessero li prote-stanti. Ordinò anco che l’istesso ufficio fosse fattodall’ambasciatore suo in Trento co’ legati; e perché era

350Letteratura italiana Einaudi

Page 389: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

informato che Santa Croce era inclinato alla dissoluzionein qualonque modo, commise all’ambasciatore che conlui facesse passata a dirgli che, se lui avesse operato alcu-na cosa contra la mente di Sua Maestà in questo, l’ave-rebbe fatto gettar nell’Adice; il che fu anco fatto publicoa tutti e scritto dagli istorici di questo tempo.

Il pontefice, se ben averebbe voluto vedersi libero dalconcilio, e da tutta la corte fosse desiderato l’istesso,giudicò necessario compiacer Cesare in tenerlo aperto enon trattare le controversie; ma l’attender alla sola rifor-ma non gli poté piacere né a lui, né a’ cortegiani. Peròscrisse a’ legati che non lasciassero dissolvere l’adunan-za, che non facessero sessione sin che da lui non fosseordinato, ma trattenessero i prelati et i teologi con farecongregazioni, e con quelle occupazioni et essercizii chemeglio fosse loro parso. Ma in Trento a’ 25 fu solenne-mente publicato il giubileo in presenza de’ legati e ditutto ’l concilio; accioché si potesse attendere a’ digiuniet altre opere di penitenza, secono il prescritto della bol-la, fu differita la sessione sino al tempo che fosse intima-ta, e le congregazioni intermesse per 15 giorni.

[La mossa d’armi turba il concilio]

In questo tempo medesimo s’accostò l’essercito de’protestanti al Tirol per occupar i passi alle genti ched’Italia dovevano passare all’aiuto dell’imperatore, e daSebastiano Schertellino fu presa la Chiusa; perilché quelcontado si pose tutto in arme per impedirgli il progres-so, e Francesco Castelalto, che era a guardia del conci-lio, andò esso ancora in Ispruc, e munita quella città perprevenire l’occupazione de’ passi, si pose con la sua gen-te 7 miglia di sopra; il che fece dubitare che la sede dellaguerra non dovesse ridursi in quel paese e disturbar in-tieramente il concilio. I prelati, che desideravano prete-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

351Letteratura italiana Einaudi

Page 390: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sto di poter di là ritrarsi, magnificavano i pericoli et i di-saggi; al che non opponendosi i legati nel principio, die-dero sospetto che la mente del pontefice fosse aliena dalprosegur il concilio. Partirono alquanti prelati de’ piú ti-midi e che non volentieri stavano in Trento, e maggiornumero sarebbe partito, se il cardinale di Trento, torna-to di fresco da Roma, non avesse attestato che il papa neaverebbe sentito dispiacere, et i timidi non fossero staticonfortati da lui e dell’ambasciatore cesareo con sicurar-gli, atteso il numero grande che d’Italia veniva, qual ave-rebbe costretto i protestanti a partirsi; et anco la letterascritta dal papa a’ legati, sopragionta in questi moti, nongli avesse fatto congiongere l’autorità loro e del papaagli ufficii degl’altri.

Ma se ben riuscí vano il tentativo de’ protestanti e lecose del Tirol restarono in sicuro, che da quel canto nonrimanesse dubio, Trento andò in confusione per il nu-mero grande de’ soldati che continuamente d’Italia inGermania passava, quale, secondo le convenzioni dellalega, era in tutto alnumero di 12000 fanti e 500 cavalli,oltra 200 del duca di Toscana e 100 del duca di Ferrara.Erano condotti da tutti i famosi capitani d’Italia, sottoOttavio Farnese, general capitano, et Alessandro Farne-se, cardinale legato, fratelli, ambi al pontefice nepoti difiglio, e 6000 spagnuoli, soldati proprii di Cesare, trattidi Napoli e Lombardia; e mentre durò il passaggio de’soldati, che fu sino a mezo agosto, se ben non s’inter-messero affatto le publiche azzioni conciliari, si feceroperò meno frequenti e meno numerose. Ma accioché ivescovi e teologi avessero trattenimento, il cardinaleSanta Croce teneva in casa propria ridozzione de’ lette-rati, dove si parlava delle cose medesime, ma in modofamigliare e senza ceremonie.

Publicarono in questo tempo i protestanti collegaticontra Cesare una scrittura inviata a’ loro sudditi, pie-na di maledicenze contra il pontefice romano, chia-

352Letteratura italiana Einaudi

Page 391: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mandolo Anticristo, istromento di Satan, imputandoloche per i tempi passati avesse mandato attaccar fuocoin diversi luoghi di Sassonia, che ora fosse autore et in-stigatore della guerra, che avesse mandato in Germaniaper avvenerare i pozzi et acque stagnanti, avvertendotutti a star diligenti per prender e punire quei venefici;la qual cosa però pochissimi riputavano verisimile etera stimata una calonnia.

Arrivata la gente del papa nel campo che si ritrovavain Landisuth il dí 15 agosto, Cesare diede il collar delTosone ad Ottavio, suo genero, che gli aveva donatonella celebrazione dell’assemblea di quell’ordine chetenne il dí di sant’Andrea, e vidde la mostra delle gentidel pontefice con molta approbazione e contento suod’aver il fiore della milizia italiana; e nondimeno li finidel pontefice e imperatore, diversi, producevano occa-sioni di disgusti. Voleva il cardinale Farnese portare lacroce inanzi come legato dell’essercito, e cosí aveva or-dine dal pontefice di fare, publicando anco indulgenzenel modo per i tempi passati solito farsi nelle cruciate,dicchiarando che quella era guerra della Chiesa catolica;nissuna delle qual cose poté ottenere dall’imperatore, ilqual aveva per fine mostrar tutto il contrario, per dartrattenimento a’ prencipi luterani che seco erano, et ac-ciò le città non s’ostinassero contra lui per quella causa.Il cardinale, vedendo non poter star nel campo in altraqualità con degnità del papa e sua, fermatosi in Ratisbo-na fingendosi ammalato, aspettava risposta dall’avo,quale aveva del tutto avisato.

Poste da tutte due le parti le genti e le arme in ponto,quantonque ambidue avessero grosso essercito e siconstringessero l’un l’altro presentandosi anco la batta-glia, ciascuno quando vedeva il vantaggio proprio, etoccorressero all’uno o all’altro molte buone occasionid’acquistar qualche notabil vittoria, nondimeno dalcanto de’ protestanti non furono abbracciate per esser

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

353Letteratura italiana Einaudi

Page 392: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

le genti commandate dall’elettor e dal lantgravio, conpari autorità, governo negli esserciti sempre di pessimariuscita; e Cesare ciò conoscendo, per restar superioresenza sangue e per non dar a’ nemici occasione di rego-lar meglio le cose loro, aspettava che il tempo gli met-tesse in mano la certa vittoria, in luogo di quella chepoteva sperare con altretanto dubio, esponendosi allafortuna d’una giornata; onde non fu fatto fazzione dimomento e consequenza.

[In Trento si passa il tempo in dispute]

I legati in Trento, liberati dalla soldatesca, regolaronosecondo lo stile di prima le congregazioni, ritornandolea’ giorni ordinarii e pensando tra loro come andar por-tando il tempo inanzi, secondo l’intenzione del papa:non trovarono altro modo se non con mostrar che l’im-portanza della materia ricercava essatta discussione, econ allongare le dispute de’ teologi, dando adito, et ag-gregando nuove materie, del che non era da temer man-camento d’occasione, atteso che, o per la connessione, oper intemperanza d’ingegno, sempre i dottori passanofacilmente d’un ad altro soggetto. Consegliarono ancodi fomentar le differenze e varietà d’opinioni, cosa di fa-cil riuscita, cosí per la naturale inclinazione dell’uomo divincere nelle dispute, come perché nelle scole, massimede’ frati, la sovverchia fermezza nell’opinione della pro-pria setta è molto accostumata. Il Monte, come di naturaingenua, teneva il negozio per difficile, né si promettevadi poter servar constanza in cosí longa dissimulazione,de quale si vedeva bisogno. Ma Santa Croce, di naturamelanconica et occolta, si offerí di pigliar in sé il caricodi guidar il negozio.

Adonque nella congregazione de’ 20 agosto, parendoche sopra il 25 articoli fosse tanto parlato che bastasse

354Letteratura italiana Einaudi

Page 393: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

per formare gli anatematismi, si propose di deputare pa-dri a comporgli; e furono nominati 3 vescovi e 3 genera-li, e primo di tutti il Santa Croce, e fatta una modula de’canoni e proposta per discutere nelle congregazioni se-guenti, ritornarono le medesime dispute della certezzadella grazia, delle opere morali de’ infedeli e peccatori,del merito de congruo, dell’imputazione, della distinziondella grazia e carità, e si parlò con maggior efficacia dalliinteressati nelle opinioni, aiutando il cardinale gli effetticon mostrare che le materie erano importanti, che eranecessario ben discuterle, e che senza la risoluzione diquelle era impossibile far buona deliberazione. La solacontroversia della certezza della grazia essercitò moltigiorni i disputanti, et ostinò e divise in due parti non so-lo i teologi, ma anco i prelati. Non però fu resa la que-stione chiara per le dispute, anzi piú oscurata.

Nel principio, come al suo luogo detto abbiamo, unaparte diceva che la certezza d’aver la grazia è presonzio-ne, l’altra che si può averla meritoriamente. I fondamen-ti de’ primi erano che san Tomaso, san Bonaventura et ilcommune de’ scolastici cosí hanno sentito, causa perchéla maggior parte de’ dominicani era nell’istessa openio-ne. Oltre l’autorità de’ dottori, aggiongevano per raggio-ni non aver Dio voluto che fosse l’uomo certo, acciò nonsi levasse in superbia et estimazione di sé medesimo, ac-ciò non si preferisse agli altri, come farebbe a’ manifestipeccatori che si conoscesse giusto; ancora si renderebbeil cristiano sonnolente e trascurato e negligente ad ope-rare bene. Per questi rispetti decevano l’incertezza esserutile, oltre che meritoria perché è una passione d’animoche lo affligge, la qual sopportata cede a merito. Addu-cevano anco luoghi della Scrittura: di Salomone, chel’uomo non sa se sia degno d’odio o amore; della Sa-pienza, che commanda non esser senza timor del pecca-to perdonato; di san Pietro, che s’attendi alla salute contimore e tremore; di san Paolo, che disse di sé medesi-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

355Letteratura italiana Einaudi

Page 394: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

mo: «Quantonque la mia conscienza non m’accusi, nonperò mi tengo giustificato». Queste raggioni e testimo-nii, insieme con molti luoghi de’ padri, erano portati etamplificati, massime dal Seripando, dal Vega e dal Soto.

Ma il Catarino col Marinaro avevano altri luoghi de’medesimi padri in contrario, il che ben mostrava che inquesto particolare avessero parlato per accidente, comele occasioni facevano piú a proposito, ora per sollevar iscrupolosi, ora per reprimer gl’audaci; però si restringe-vano all’autorità della Scrittura. Dicevano che a quantisi legge nell’Evangelio Cristo aver rimesso i peccati, atutti disse: «Confidati che i peccati sono perdonati», esarebbe assordità che Cristo avesse voluto porger occa-sione di temerità e superbia; e se fosse utile o merito,che egli avesse voluto privar tutti di quello. Che la Scrit-tura ci obliga a render a Dio grazie della nostra giustifi-cazione, le quali non si possono rendere se non sapiamod’averla ottenuta, e sarebbe inettissimo et udito comeimpertinente chi ringraziasse di quello che non sa se glisia donato o no. Che san Paolo apertamente asserisce lacertezza, quando raccorda a’ corinti di sentire che Cri-sto è in loro se non sono reprobi; e quando dice che ab-biamo ricevuto da Dio un spirito per saper quello cheda Sua Divina Maestà ci è stato donato; e piú chiara-mente che lo Spirito Santo rende testimonianza allo spi-rito nostro che siamo figli di Dio; et è gran cosa d’accu-sar di temerità quelli che credono allo Spirito Santo cheparla con loro, dicendo sant’Ambrosio che lo SpiritoSanto mai parla a noi, che non ci faccia insieme saperche egli è desso che parla. Appresso questo aggionse leparole di Cristo in san Giovanni; «Che il mondo nonpuò ricever lo Spirito Santo, perché non lo vede, né co-nosce, ma che i discepoli lo conosceranno, perché abi-tarà in loro et in loro sarà». Si fortificava il Catarino allagagliarda con dire esser un’azzione da sognatore il de-fendere che la grazia sia ricevuta volontariamente, non

356Letteratura italiana Einaudi

Page 395: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sapendo d’averla, quasi che a ricever una cosa volonta-riamente non sia necessario che il ricevitor spontaneosappia che gli è data, che realmente la riceve e, dopo ri-cevuta, che la possede.

La forza di queste raggioni fece prima retirar alquan-to quelli che la censuravano di temerità e condescendera conceder che si potesse aver qualche congettura, seben non certezza per ordinario; condescendendo anco adar certezza ne’ martiri, ne’ nuovamente battezati et acerti per special rivelazione, e da congiettura si lasciaro-no anco condur a chiamarla fede morale; et il Vega, chenel principio admetteva sola probabilità, vinto dalle rag-gioni et entrato poi a favorie la certezza, per non parerche alla sentenzia luterana si conformasse, diceva esservitanta certezza che escludi ogni dubio e non può ingan-nare; quella però non essere fede cristiana, ma umana etesperimentale; e sí come chi ha caldo è certo d’averlo esenza senso sarebbe quando ne dubitasse, cosí chi ha lagrazia in sé, la sente e non può dubitarne per il sensodell’anima, non per rivelazione divina. Ma gli altri de-fensori della certezza, costretti dagli avversari a parlarchiaro se tenevano che l’uomo potesse averla o pur ancose fosse a ciò tento e se era fede divina o pur umana, siridussero a dire che essendo una fede prestata al testi-monio dello Spirito Santo, non si poteva dire che fossein libertà, essendo tenuto ciascuno a credere alle rivela-zioni divine, né si poteva chiamare fede se non divina.

Et angustiati dall’obiezzione che, se quella è fede nonugual alla catolica, non esclude ogni dubio; se uguale,adonque tanto debbe il giusto credere d’essere giustifica-to, quanto gli ariticoli della fede, rispondeva il Catarinoche quella era fede divina di ugual certezza et escludenteogni dubio, cosí ben come la catolica, ma non essere cato-lica essa; asseriva esser fede divina et escludere ogni dubi-tazione quella che ciascuno presta alle divine rivelazionifatte a sé proprio; ma quando quelle sono dalla Chiesa ri-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

357Letteratura italiana Einaudi

Page 396: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cevute, allora è fatta fede universale, cioè catolica, e chesola questa risguarda gli ariticoli della fede, la quale perònella certezza e nella esclusione del dubio non è superiorealla privata, ma la eccede solo nell’universalità; cosí tutti iprofeti, delle cose da Dio rivelategli, aver prima avuta fedeprivata, delle quale medesime, dopo ricevute dalla Chiesa,hanno avuto fede catolica. Questa sentenzia alla primaudita parve ardua, et i medesimi aderenti al Catarino, cheerano tutti i carmelitani, perché Giovanni Bacon, loro dot-tore, fu di quell’opinione, et i vescovi di Sinigaglia, Vorce-stre e Salpi, al principio mal volentieri passavano tantoinanzi; ma poi, pensata e discussa la ragione, è maravigliacome da parte notabile de’ prelati fu ricevuta, sgridando ilSoto che fosse troppo a favore de’ luterani, e defendendogli altri che non sarebbe troppo da censurare Lutero, seavesse detto che dopo la giustificazione segue quella fede,me ben perché dice che quella è la fede che giustifica.

Alle raggioni dell’altra parte rispondevano che non sidebbi attendere li scolastici, quali hanno parlato fonda-ti sopra la ragione filosofica, che non può dar giudiciode’ moti divini; che l’autorità di Salomone non era inquel proposito, poiché dicendo: «Nissun potere saperse è degno d’amore o d’odio», applicandola qui, con-cluderebbe che il sceleratissimo peccatore con perser-vanza non sa d’esser in disgrazia di Dio; che il dettodella Sapienza meno si può applicare e la tradozzionerende inganno, perché la voce greca Ülasm’$ non signi-fica peccato perdonato, come è stata tradotta, ma espia-zione o perdono, e le parole del Savio sono un’admoni-zione al peccatore di non aggiongere peccato soprapeccato per troppo confidenza del perdono futuro, nondel passato; che non bisognava sopra un errore dell’in-terprete fondar un articolo della fede (cosí in quel tem-po li medesimi che avevano fatto autentica l’edizionevolgata parlavano di quella; il che anco potrà ogni unoosservare da’ libri stampati da quelli che intervennero

358Letteratura italiana Einaudi

Page 397: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

al decreto dell’approbazione); dicevano che l’operarecon timore e tremore è frase ebrea che non significaambiguità, ma riverenza, perché timor e tremor usano iservi verso i patroni, eziandio quando da essi sono com-mendati e sanno esser in grazia loro; che il luogo di sanPaolo faceva a favore, quando avesse parlato della giu-stificazione, perché dicendo: non sono conscio di man-camento, né per ciò son giustificato, inferirebbe: «mason giustificato per altro», e cosí proverebbe la certez-za; nondimeno il vero senso essere che san Paolo parladel mancamento nell’ufficio del predicare e dice: «lamia conscienza non m’accusa d’aver in cosa alcunamancato, non però ardisco dire d’aver intieramente so-disfatto, ma tutto riservo al divino giudicio».

Chi non avesse veduto le memorie scritte da quei cheebbero parte in queste dispute e quello che mandaronoalla stampa, non crederebbe quanto fosse sopra questoarticolo disputato e con quanto ardore, non solo da’ teo-logi, ma anco da’ vescovi, parendo a tutti intenderla etaver per sé la verità; in modo che Santa Croce si viddeavere piú bisogno di freno che di sproni, e con frequenteprocurare di passar ad altro e divertire quella controver-sia, desiderava metterci fine. Due volte fu proposto incongregazione de’ prelati di tralasciare quella questione,come ambigua, longa e molesta; contutto ciò vi tornava-no, attratti dall’affetto. Pur finalmente il cardinale, colmostrar che si era parlato assai e che conveniva ripensarele cose dette per risolversene piú maturamente, ottenneche si parlasse delle opere preparatorie e della osservan-za della legge; con qual occasione fu introdotta da moltila materia del libero arbitrio, e dal cardinale non fu tra-scurata, ma propose se pareva ben trattare insieme ancoquel particolare, poiché tanto connesso appariva, chenon si sapeva come trattarlo separatamente. Adonquefurono deputati prelati e teologi a raccogliere gli articolidalle opere de luterani per sottoporli alla censura.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

359Letteratura italiana Einaudi

Page 398: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Sono formati gli articoli de’ luterani sopra il libero ar-bitrio]

Gli articoli furono:1. Dio è total causa delle opere nostre, cosí buone, co-

me cattive, et è cosí propria opera di Dio la vocazione diPaolo, come l’adulterio di David e la crudeltà di Manlioet il tradimento di Giuda.

2. Nissun ha potestà di pensare male o bene, ma tuttoavviene di necessità assoluta, et in noi non è libero arbi-trio, ma l’asserirlo è una mera finzione.

3. Il libero arbitrio dopo il peccato d’Adamo è perdu-to, et è cosa di solo titolo, e mentre fa quello che è in suapotestà, pecca mortalmente, anzi è cosa finta e titolosenza cosa soggetta.

4. Il libero arbitrio è solamente nel far il male, ma nonha potestà di far il bene.

5. Il libero arbitrio mosso da Dio non coopera in al-cun conto e segue come un istromento inanimato, overoun animale irrazionale.

6. Che Dio converte quei soli che gli piace, ancorchéessi non voglino e recalcitrino.

Sopra i doi articoli primi si parlò piú in forma tragicache teologica: che la dottrina luterana era una sapienzafrenetica; che la volontà umana, come è formata da lo-ro, sarebbe una mostruosità; che quelle parole «cosa disolo titolo e titolo senza soggetto» sono portentose; chel’openione è empia e blasfema contra Dio; che la Chiesal’ha condannata contra i manichei, priscillianisti et ulti-mamente contra Abailardo e Vigleffo, e che era unapazzia contra il senso commune, esperimentando ogniuomo la propria libertà; che non merita confutazione,ma, come Aristotele dice, o castigo o prova esperimen-tale. Che i medesimi discepoli di Lutero s’erano accortidella pazzia e, moderando l’assordità, dissero poi esser-vi libertà nell’uomo in quello che tocca le azzioni ester-

360Letteratura italiana Einaudi

Page 399: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ne politiche et economiche e quanto ad ogni giustiziacivile, le quali è sciocco chi non conosce venire dal con-seglio et elezzione, restringendosi a negar la libertàquanto alla sola giustizia divina.

Il Marinaro disse che, sí come il dire nissun’azzioneumana esser in nostra potestà è cosa sciocca, cosí non èminor pazzia il dire che ogni una vi sia, esperimentandoogni uno di non aver tutti gli affetti in propria potestà; el’istesso esser il senso delle scole, che dissero: ne’ primimoti non siamo liberi, la qual libertà avendo i beati, per-ché essi hanno dominio anco sopra i primi moti, essercosa certa che qualche libertà è in loro, che non in noi. IlCatarino, seguendo l’openione sua, che senza specialaiuto di Dio non poteva l’uomo operare bene morale,diceva che in questo si poteva dire non essere libertà, eperò il quarto articolo non era da dannarsi cosí facil-mente. Il Vega, dopo aver parlato con tanta ambiguitàche esso stesso non s’intendeva, concluse che tra la sen-tenzia de’ teologi e de’ protestanti non vi era piú diffe-renza veruna, perché concludendo al presente questiuna libertà alla giustizia filosofica e non alla sopranatu-rale et alle opere esterne della legge, non alle interne espirituali, tanto precisamente è come dire con la Chiesache non si può esseguire le opere spirituali spettanti allareligione senza l’aiuto di Dio. Se ben egli diceva che sidebbe metter ogni studio per la concordia, non però eragratamente sentito, parendo in certo modo pregiudicioche alcuna delle differenze si potesse riconciliare, e co-stumavano di dire che questa era cosa da colloquii, voceabominata, come che per quella fosse usurpata da’ laicil’autorità che è propria de’ concilii.

Nacque tra loro una gran disputa se il credere e noncredere sia in potestà umana. I francescani lo negavano,seguendo Scoto, qual vuol che, sí come dalle dimostra-zioni per necessità nasce la scienza, cosí dalle persuasio-ni nasca per necessità la fede, e che essa è nell’intelletto,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

361Letteratura italiana Einaudi

Page 400: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

il quale è agente naturale e mosso naturalmente dall’og-getto. Allegavano l’isperienza che nissun può crederequello che vuol, ma quello che gli par vero, soggiongen-do che nissun mai sentirebbe il dispiacere, se potessecredere di non averlo. I dominicani dicevano che nienteè piú in potestà della volontà che il credere, e per soladeterminazione e risoluzione della volontà l’uomo puòcredere che il numero delle stelle sia pari, se cosí vorrà.

Sopra il terzo articolo, se per il peccato il libero arbi-trio si perdette, essendo addotte molte e molte autoritàdi sant’Agostino che espressamente lo dicono, né po-tendosi in altra maniera sfugire, il Soto inventò il modocon dire che la vera libertà è equivoca, potendo deriva-re overo dal nome libero, overo dal verbo liberare; chenel primo senso s’oppone alla necessità e nel secondos’oppone alla servitú, e che quando disse san’Agostinoche il libero arbitrio è perduto, non altro volte inferirese non che è fatto servo del peccato e del diavolo; diffe-renza che non fu penetrata, perché anzi per ciò il servonon è libero, perché non può la volontà sua, ma è co-stretto di seguire quella del padrone, e, secondo quelsuo parere, non si poteva biasmare Lutero d’aver intito-lato un libro De servo Arbitrio.

Il quarto articolo a molti parve sciocco, quali dicevanoche libertà s’intende una potestà ad ambidoi i contrarii;però non si poteva dire che vi sia la libertà al male, se nonè anco al bene. Ma questi furono fatti riconoscere con av-vertirgli che i santi in cielo e gli angeli beati sono liberi al-la parte solo del ben però non era inconveniente che altripotessero essere liberi alla sola parte del fare male.

Nell’essaminar il quinto e sesto articolo del consensoche il libero arbitrio presta all’inspirazione divina, overograzia preveniente, non solo i francescani e dominicanifurono d’openione diversa, contendendo quelli che, po-tendo la volontà da sé medesima prepararsi, tanto piú èin sua libertà d’accettar o rifiutare la divina prevenzione,

362Letteratura italiana Einaudi

Page 401: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quando Dio gli porge aiuto, inanzi che usi le forze dellanatura, e negando i dominicani che le opere precedentila vocazione siano veramente preparatorie e dando per-ciò sempre il primo luogo a Dio. Fu nondimeno tra essidominicani contrasto, deffendendo il Soto che, se benl’uomo non può acquistar la grazia senza l’aiuto di Diospeciale preveniente, nondimeno in certo modo la vo-lontà sempre può contrastarvi e ricusarlo, e, quando loriceve, è perché presta il suo assenso e cosí vuole; se nonsi volesse il nostro assenso, non vi sarebbe causa perchétutti non fossero convertiti; perché, secondo l’Apocali-psi, Dio sta sempre alla porta e batte, et è detto de’ pa-dri, fatto anco volgare, che Dio dà la grazia ad ogn’unoche la vuole; e perché la Scrittura divina sempre ricercada noi questo consenso, che il dir altrimente è levar la li-bertà della volontà e dire che Dio usi violenza.

In contrario, dicendo fra Aloisio Cataneo che duesorti di grazia preveniente, secondo la dottrina di sanTomaso, dio operava nell’animo: l’una sufficiente, l’altraefficace; alla prima può la volontà e consentire e repu-gnare, ma alla seconda non già, che la contradizzionenon comporta che alla efficacia sia repugnato. Allegavaper pruova luoghi di san Giovanni e di san Paolo etesposizioni di sant’Agostino molto chiare; rispondevache aponto di qua nasce che tutti non sono convertiti,perché non sono efficacemente prevenuti; che il timordi offendere il libero arbitrio è stato da san Tomaso le-vato, il qual disse che sono le cose mosse violentemente,quando da causa contraria, ma dalla causa sua nissuna èmossa per violenza, et essendo Dio causa della volontà,tanto è che sia mossa da Dio, quanto da se stessa; e con-dannava, anzi rideva del modo di parlar de’ luterani, chela volontà segue, come un inanimato o irrazionale, per-ché, essendo razionale di natura, mossa dalla sua causache è Dio, è mossa come razionale, e come razionale se-gue; e similmente che Dio converte, se ben non vogliano

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

363Letteratura italiana Einaudi

Page 402: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

o ricalcitrino; perché è contradizzione che un effetto ri-calcitri alla sua causa; poter avvenire ben che Dio effica-cemente converta uno che altre volte prima alla preven-zione sufficiente abbia ricalcitrato, ma non che recalcitriallora, essendo consequente alla efficacia della mozionedivina una sua vita nella volontà mossa.

Diceva Soto ogni divina inspirazione per sé sola nonessere piú che sufficiente, e quella a cui il libero arbitrioha consentito, da quel consenso acquistare l’efficacia;non prestando consenso, restar inefficace, non per dif-fetto suo, ma per diffetto dell’uomo; la qual opinioneegli difese con gran timidità, perché l’altro gli opponevache la distinzione degli eletti alli reprobi venirebbe dalcanto dell’uomo, contra il perpetuo senso catolico cheper la grazia sono distinti i vasi della misericordia daqualli dell’ira; che l’elezione divina sarebbe per le opereprevedute e non per il divino beneplacito; che la dottri-na de’ padri e de’ concilii africani e francesi contra pela-giani sempre ha predicato che Dio gli fa volere, il chetanto vuol dire quanto Dio ci fa consentire; perilché,mettendo in noi consenso, convien attribuirlo all’effica-cia divina; che non sarebbe piú obligato a Dio quelloche si salva, che quello che resta dannato, se da Dio fos-sero stati ugualmente trattati. Ma con tutte queste rag-gioni la contraria opinione ebbe però l’applauso univer-sale, se ben molti confessavano che le raggioni delCataneo non gli parevano risolute, e dispiaceva loro cheil Soto non parlasse liberamente, né dicesse che la vo-lontà consenta in certo modo, che può in certo modo re-pugnare, quasi che tra l’affermazione e la negazione visia un certo modo intermedio. Gli turbava anco il parlarfranco del Cataneo e d’altri dominicani, che non sapeva-no distinguer quella opinione, che attribuisce la giustifi-cazione al consenso, dalla pelagian, e che s’avvertisse dinon saltar oltra il segno per troppo volontà di condan-nare Lutero, sopra tutto essendo stimato quell’argomen-

364Letteratura italiana Einaudi

Page 403: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

to che la divina elezzione o predestinazione sarebbe peropere prevedute, che nissun teologo admetteva; la qualanco tirò a parlare della predetestinazione.

[Sono estratti articoli da’ libri de’ zuingliani sulla pre-destinazione]

Laonde fu deliberato per la connessione cavar ancogli articoli della dotrrina de’ protestanti in questa mate-ria. Nella opere di Lutero, nella confessione augustana enelle apologie e colloquii non fu trovata cosa da censu-rare, ma ben molte ne’ scritti de zuingliani, da’ quali fu-rono tratti i seguenti articoli:

1. Della predestinazione e reprobazione non vi è alcu-na cosa dal canto dell’uomo, ma la sola divina voluntà;

2. I predestinati non possono dannarsi, né i reprobisalvarsi;

3. I soli eletti e predestinati veramente si giustificano;4. I giustificati sono tenuti per fede a credere d’essere

nel numero de’ predestinati;5. I giustificati non possono perdere la grazia;6. Quelli che sono chiamati e non sono del numero

de’ predestinati, mai ricevono la grazia;7. Il giustificato è tenuto a credere per fede di dover

perseverare sino in fine nella giustizia;8. Il giustificato è tenuto a credere per fermo che, ca-

dendo dalla grazia, ritornerà a riceverla.Nell’essamine degli articoli, nel primo aponto furono

diverse le opinioni: i piú stimati tra i teologi tennero l’ar-ticolo esser catolico, anzi il contrario eretico, perché ibuoni scrittori scolastici, san Tomaso, Scoto e la com-mune cosí sentono, cioè che Dio, inanzi la fabrica delmondo, da tutta la massa del genere umano, per sola emera sua misericordia, ha eletto soli alcuni alla gloria, a’quali ha preparato efficacemente i mezi per ottenerla,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

365Letteratura italiana Einaudi

Page 404: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che si chiama predestinare; che il numero di questi ècerto e determinato, né si può aggiongervi alcuno: gl’al-tri, che non ha predestinato, non possono dolersi, poi-ché a quelli ancora Dio ha preparato un aiuto sufficienteper questo, se ben in fatti altri gli eletti non venirannoall’effetto della salute; per principalissima raggione alle-gavano che san Paolo a’ Romani, avendo fatto esemplareIacob de’ predestinati, Esaú de’ reprobati, produce diciò il decreto divino pronunciato inanzi che nascessero,non per le opere, ma per pur beneplacito. A questo sog-giongevano l’essempio del medesimo apostolo, che sícome il vaselaio di una stessa massa di loto fa un vaso aduso onorevole e l’altro ad infame, cosí Dio della medesi-ma massa degl’uomini elegge chi gli piace, tralasciati glialtri; e che san Paolo per prova di questo portò il luogodove Dio disse a Mosè: «Userò misericordia a chi averòfatto misericordia et userò pietà a chi averò avutopietà»; e concluse esso apostolo che perciò non è di chivuole, né di chi corre, ma di chi Dio ha compassione,soggiongendo dopo che Dio ha misericordia di chi vuo-le et indura chi vuole. Dicevano inoltre che per questorispetto il consiglio della divina predestinazione e repro-bazione è chiamato dal medesimo apostolo altezza eprofondità di sapienza, impenetrabile et incomprensibi-le. Aggiongevano luoghi delle altre epistole, dove diceche niente abbiamo se non ricevuto da Dio, che non sia-mo da noi sufficienti manco a pensar il bene, e dove ren-dendo la causa perché alcuni si rivoltano dalla fede, re-stando altri fermi, quella disse essere, perché sta fermo ilfondamento di Dio, quale ha questo sigillo, cioè il Si-gnore conosce i suoi. Aggiongevano diversi passidell’Evangelio di san Giovanni et autorità di sant’Ango-stino innumerabili, perché quel santo in sua vecchiezzanon scrisse altro che a favore di questa dottrina.

Ma alcun altri, se ben meno stimati, a questa opiniones’opponevano, intitolandola dura, crudele, inumana, or-

366Letteratura italiana Einaudi

Page 405: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ribile et empia, come quella che mostrasse parzialità inDio, se senza alcuna causa motiva eleggesse l’uno, ripu-diando l’altro, et ingiusta se destinasse alla dannazionegli uomini per propria volontà, non per loro colpe etavesse creato una tanta moltitudine per dannarla; dice-vano che distrugge il libero arbitrio, poiché gli eletti nonpotrebbono finalmente far male, né i reprobi bene; chemette gli uomini nell’abisso della desperazione, col du-bio che possono esser reprobati; che dà ansa a’ perversidi sperare sempre male, non curando di penitenzia, colpensare che se sono degli eletti, non periranno, se de’ re-probi, è vano di fare bene, che non gli gioverà; confessa-vano che non solo le opere non sono causa della divinaelezzione, perché quella, come eterna, è inanzi loro, mache né anco le opere prevedute possono mover Dio apredestinare, ma che per sua infinita misericordia vuoleche tutti si salvino et a tutti prepara sufficienti aiuti aquesto fine, i quali ciascuno uomo, essendo di libero ar-bitrio, o riceve o rifiuta, secondo che piú gli piace; e Dionella sua eternità prevede quei che riceveranno gli aiutie se ne valeranno in bene, e quei che gli ricuseranno, equesti reproba, quelli elegge e predestina. Aggiongeva-no che altrimenti non si può veder la causa perché Diosi doglia nella Scrittura de’ peccatori, né perché essortatutti alla penitenza e conversione, se non gli dà efficacimezi per acquistarle; che quell’aiuto sufficiente, dagli al-tri inventato, è insufficiente, poiché non ha mai avuto,secondo loro, né è per aver effetto alcuno.

La prima opinione, sí come ha del misterio et arcano,tenendo la mente umile e rassignata in Dio, senza alcunaconfidenza in se stessa, conoscente la deformità del pec-cato e l’eccellenza della grazia divina, cosí questa secon-da era plausibile, popolare, a fomento della presonzioneumana et accomodata all’apparenza, aggradiva a’ fratiprofessori dell’arte di predicare, piú tosto che di scien-zia di teologia, et a’ cortegiani pareva probabile, come

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

367Letteratura italiana Einaudi

Page 406: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

consenziente alle raggioni politiche: era sostentata dalvescovo di Bitonto e quello di Salpi se ne fece moltoparziale; i defensori di questa, usando le raggioni uma-ne, prevalevano gli altri, ma venendo a’ testimonii dellaScrittura, soccombevano manifestamente.

Il Catarino, tenendo il parer medesimo, per risolvere iluoghi della Scrittura che mettevano tutti in travaglio,inventò una media opinione: che Dio, per sua bontà, haeletto alcuni pochissimi fuor degli altri, quali vuole on-ninamente salvare et a’ quali ha preparato mezi potentis-simi, efficacissimi et infallibili; gli altri tutti, quanto a sé,vuole che siano salvi, et a questo effetto ha apparecchia-to a tutti mezi sufficienti, restando in loro libertà l’accet-targli e salvarsi, overo, rifiutandogli, dannarsi; e di que-sti esser alcuni che gli ricevono, e si salvano, se ben nonsono degli eletti, e di questi il numero è assai grande; glialtri, che ricusano cooperare a Dio, quale gli vuole salvi,restano dannati. La causa della predestinazione de’ pri-mi essere la sola divina volontà; degli altri, l’accettazionee buon uso e cooperazione al divino aiuto preveduta daDio; e della reprobazione degli ultimi causa esser la pre-visione della loro perversa volontà in rifiutarlo o abusar-lo. Che san Giovanni e san Paolo e tutti i luoghi dellaScrittura allegati per l’altra parte, dove tutto è dato aDio e mostrano infallibilità, s’intendono solamente de’primi e singolarmente privilegiati; e quanto agli altri, achi è apparechiata la via commune, si verificano le am-monizioni et assortazioni e generali aiuti; quali chiunquevuol udire e seguire si salva, e chi non vuol per colpapropria perisce. Di quei pochi, oltre il commune privile-giati, esser il numero determinato e certo appresso Dio;di quell’altri, che per via commune si salvano, come de-pendente dalla libertà umana, non esser da Dio determi-nato, se non attesa la previsione delle opere di ciascuno.Diceva il Catarino maravigliarsi molto della stupidità diquelli che dicono esser certo e determinato il numero, e

368Letteratura italiana Einaudi

Page 407: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nondimeno aggiongono che gl’altri possono salvarsi; chetanto è dire esser un numero determinato, il qual peròpuò crescere; e parimente di quelli che dicono i repro-bati aver un aiuto sufficiente per la salute essendo perònecessario a chi si salva averne un maggiore, che è direun sufficiente insufficiente.

Aggiongeva che l’opinione di sant’Agostino sia inau-dita inanzi a lui, che esso medesimo confessa che non sitroverà nelle opere d’alcuno che abbia scritto inanzi itempi suoi, che egli stesso non sempre l’ebbe per vera,anzi ascrisse la causa della divina volontà a’ meriti, di-cendo: Dio compassiona chi gli piace et indura chi eglivuole; ma quella volontà di Dio non può esser ingiusta,imperoché viene da occoltissimi meriti, e che ne’ pecca-tori vi è diversità e ve ne sono di quelli che, quantonquenon giustificati, sono degni della giustificazione; se bendopo, il calore del disputar contra pelagiani lo trasportòa parlare e sentire il contrario; ma però in quei tempistessi, quando fu udita la sua sentenzia, tutti i catolici re-starono scandalizati , come san Prospero gli scrisse. EGenaio Massiliense, 50 anni dopo, nel giudicio che fadelli scrittori illustri, dice essergli avvenuto, secondo ildetto di Salomone, che nel troppo parlare non si puòfuggir il peccato, e che per il fallo suo, essaggerato dagliinimici, non era ancora nata questione che partorisseeresia, quasi accenando quel buon padre il suo timore diquello che ora si vede, cioè che per quell’opinione sorgaqualche setta e divisione.

La censura del secondo articolo fu varia e consequen-te alle tre opinioni narrate. Il Catarino aveva la primaparte per vera, attesa l’efficacia della divina volontà ver-so i singularmente favoriti, ma la seconda falsa, attesa lasufficienza dell’aiuto divino a tutti e la libertà umana incooperarvi; gli altri, che ascrivendo la causa della prede-stinazione intutti al consenso umano, condannavanol’articolo tutto intiero e quanto ad ambedue le parti; ma

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

369Letteratura italiana Einaudi

Page 408: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gli aderenti alla sentenzia di sant’Agostino e communede’ teologi la distinguevano che in senso composito fos-se vera et in senso diviso dannabile; sottilità che confon-deva la mente a’ prelati; e da chi la diceva, se ben essem-plificato è vero, perché s’intende mentre che si move,ma in senso diviso è falsa, cioè in un altro tempo, nonera ben intesa, perché, applicando al proposito, non sipuò dire: il predestinato si può dannare in un tempo chenon sia predestinato, poiché è sempre tale, e general-mente il senso diviso non ha luogo, dove l’accidente èinseparabile dal soggetto. Per tanto credevano altri dic-chiarare meglio dicendo che Dio regge e move ciascunacosa secondo la natura propria, la qual nelle cose con-tingenti è libera e tale che, insieme con l’atto, sta la pote-stà all’opposito, onde insieme con l’atto de predestina-zione, sta la potestà alla reprobazione e dannazione; maquesto era meno intenso che il primo.

Gli altri articoli furono censurati con mirabile con-cordia; per il terzo e sesto asserendo esser stata perpetuaopinione nella Chiesa che molti ricevono e conservanola grazia divina per qualche tempo, i quali poi la perdo-no et in fine si dannano. Era allegato l’essempio di Saul,di Salomone e de Giuda uno de’ 12, caso piú di tutti evi-dente per le parole di Cristo al Padre: «Ho custodito intuo nome quelli che mi hai dato, de’ quali non è peritose non il figlio del perdimento». Aggiongevano a questiNicolò, uno de’ 7 diaconi, et altri nella Scrittura primacommendati e poi biasimati, e per complemento d’ogniraggione il caso di Lutero. Contra il sesto particolar-mente consideravano che quella vocazione sarebbe unaderisione, empia, quando chiamati, e niente mancandodal canto loro, non fossero admessi; che i sacramenti perloro non sarebbono efficaci, cose tutte piene d’assor-dità. Ma per censura del quinto si portava l’autorità delprofeta, apunto contraria in termini, dicendo Dio: «Se ilgiusto abandonerà la giustizia e commetterà iniquita,

370Letteratura italiana Einaudi

Page 409: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non mi raccorderò de’ suoi benefatti». S’aggiongeval’essempio de David che commise l’omicidio et adulte-rio, di Maddalena, e di san Pietro che negò Cristo; si ri-devano delle inezzie de’ zuingliani, che dicessero insie-me il giustificato non poter perder la grazia et in ogniopera peccare. I doi ultimi furono dannati di temeritàconcordemente, con eccezzione di quelli a chi Dio hafatto special rivelazione, come a Moisè et a’ discepoli, aquali fu rivelato come erano scritti nel libro del cielo.

[Si formano gli anatematismi, e sono fatti sì larghi cheservono solo a condannar i luterani, e non a decidere le di-spute de’ catolici]

Finito l’essamine de’ teologi sopra il libero arbitrio epredestinazione e formati anco gli anatematismi in quel-le materie, furono aggregati a quei della giustificazionea’ luoghi opportuni; a’ quali era opposto da chi in unaparte, da chi in una altra, dove pareva che vi fosse qual-che parola che pregiudicasse all’opinione propria. MaGiacomo Cocco, arcivescovo di Corfù, considerò che dateologi erano censurati gli articoli con molte limitazioniet ampliazioni, e quali conveniva inserire negli anatema-tismi, acciò non si dannasse assolutamente proposizio-ne, la quale potesse ricevere buon senso; massime stanteil debito dell’umanità di ricevere sempre l’interpretazio-ne più benigna, e quello della carità di non pensare ma-le. Fu da diversi contradetto, prima per l’uso de’ antichiconcilii, quali hanno dannato le proposizioni eretichesenza limitazione e nude, come sono dagli eretici asseri-te, e massime che in materia di fede, per condannar unarticolo, basta abbia un senso falso che possi indur in er-roro gli incauti. Parevano ambedue le opinioni raggio-nevoli. La prima, perché era giusto che si sapesse chesenso era dannato; la seconda perché non era degnità

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

371Letteratura italiana Einaudi

Page 410: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

del concilio limitare le proposizioni degli eretici. S’ag-giongeva a questo che tutti i canoni erano composti reci-tando l’opinione dannabile e soggiongendo per causedella condanna i luoghi della Scrittura o la dottrina dellaChiesa alla quale s’oppone, pigliata la forma dal conciliod’Oranges et a similitudine di quei del peccato originalenella sessione precedente. Ma riuscendo nella maggiorparte la lezzione longa e tediosa, e la mistura di veritàcon falsità insieme e delle cose reprobate con le appro-bate, non facilmente intelligibile, accordò opportuna-mente il Sinigaglia rimedio ad ambidoi gli inconvenien-ti, che era molto meglio separar la dottrina cattolicadalla contraria e far due decreti: in uno tutto continuata-mente dicchiarar e confermar il senso della Chiesa,nell’altro condannar et anatematizare il contrario. Piac-que a tutti il raccordo e così fu deliberato, e prima for-mati gli anatematismi separatamente, e poi data opera aformar l’altro decreto; e chiamarono questo il decretodella dottrina, e quello i canoni, il qual stile fu poi segui-to anco nella seconda e terza ridozzione del concilio.

S’affaticò sopra ogni credenza il Santa Croce per for-mar quei decreti, con evitare quanto fu possibile d’inse-rirvi alcuna delle cose controverse tra scolastici, e quelleche non poté tralasciare, toccandole in tal maniera cheogni uno restasse contento; in ogni congregazione che sifaceva avvertiva tutto quello che da alcuno non era ap-provato e lo levava, overo racconciava secondo l’aviso, enon solo nelle congregazioni, ma con ciascuno in parti-colare parlava, intendeva i dubii di tutti et i pareri ricer-cava: variò con diversi ordini la materia, mutò ora unaparte, ora un’altra, in tanto che gli ridusse nella formanella quale sono, che a tutti piacque e da tutti fu appro-vata. Certo è che sopra queste materie furono tenutecongregazioni parte de’ teologi, parte de’ prelati al nu-mero di 100, e che dal principio del settembre sino al fi-ne di novembre non passò giorno che il cardinale non

372Letteratura italiana Einaudi

Page 411: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mettesse mani in quello che prima era scritto e non fa-cesse qualche mutazione; ebbe avvertenza anco a coseminime. Resta la memoria delle mutazioni, de’ quali neraccontarò qui 2 come per saggio delle molte che sareb-be noioso rammemorare. Nel primo capo della dottrina,con assenso commune, fu prima scritto che né i gentiliper virtù della natura, né i giudei per la legge di Moisèpotevano liberarsi dal peccato; e perché tenevano moltiche la circoncisione rimettesse i peccati, presero sospet-to che quelle parole potessero pregiudicare all’opinioneloro, quantonque in più d’un luogo san Paolo in terminiformali abbia detto l’istesso. Per sodisfargli il cardinalein luogo che diceva: «Per ipsam etiam legem Moysi»,mutò e disse: «Per ipsam etiam literam legis Moysi», etogni mediocre intendente della teologia può da sé giu-dicare quanto bene quella voce «literam» convenga inquel luogo. E nel principio dell’ottavo capo non si con-tentarono quei della certezza della grazia che si dicesse ipeccati non esser rimessi all’uomo per la certezza dellaremissione e perché si confidi in quella. Et in fine delcapo può ogni uno chiaramente vedere che la causa do-veva esser resa con dire: «perché nissun può saper cer-tamente d’aver acquistata la grazia di Dio»; ma per sod-disfazione d’una parte convenne aggiongere «certezzadi fede»; né bastando questo a’ dominicani, instaronoche s’aggiongesse «catolica». Ma gli aderenti al Catari-no non contentandosi, in luogo di quelle parole «fedecatolica», si disse: «fede, la qual non può sottogiacere afalsità». In qual modo contentò ambe le parti, perché gliuni inferivano: adonque quella certezza di fede che sipuò aver in ciò, può esser falsa e per tanto incerta; gli al-tri inferivano che tal certezza non può aver dubio di fal-sità per quel tempo che si tiene; ma per la mutazioneche può avvenire passando da stato di grazia a quello dipeccato, può diventar falsa, sì come tutte le verità dipresente contingenti, ancorché certissime et indubitatis-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

373Letteratura italiana Einaudi

Page 412: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sime, con la mutazione delle cose sogette diventano fal-se; ma la fede catolica non solo è certa, ma anco immu-tabile, per aver sogette cose necessarie o passate, chenon ricevono mutazione.

E veramente, considerando questi particolari, con-vien non defraudare il cardinale della lode meritata, chesapesse dar sodisfazione anco a’ pertinaci in contrarieopinioni, e quei che vorranno rendersi di ciò maggior-mente certificati, doveranno saper che, immediate dopola sessione, fra Dominico Soto, principale tra’ dominica-ni, si diede a scrivere tre libri, che intitolò De natura etgratia, per commentarii di questa dottrina, e con le sueesposizioni vi trovò dentro tutte le opinioni sue. Et usci-ta quella opera, fra Andrea Vega, più stimato tra’ fran-cescani, diede in luce esso anco 15 gran libri per com-mentarii sopra gli 16 capi di quel decreto, e lo interpretòsecondo l’opinione propria tutto; le qual 2 opinioni nonsolo hanno tra loro gran diversità quasi in tutti gli artico-li, ma, in molti, espressa et evidente contrarietà. Et am-bedue queste opere si viddero stampate l’anno 1548 echi le leggerà, osservando che molto spesso dànno alleparole del concilio sensi alternativi e dubiosi, si marave-glierà come questi doi soggetti, i primi di dottrina e sti-ma, che più degli altri ebbero parte in quello, non fosse-ro conscii dell’unico senso e vero scopo della sinodo: delquale avendo anco parlato diversamente quei pochi de-gli interessati che dopo hanno scritto, non ho mai potu-to penetrare se quell’adunanza convenisse in un sensoopur vi fosse sola unità di parole. Ma tornando al cardi-nale, come il decreto fu approvato da tutti in Trento, lomandò al pontefice, che lo diede a consultare a’ frati etaltri letterati di Roma, e da tutti fu approvato per la me-desima raggione, che ogni uno lo poté intendere secon-do il proprio senso.

374Letteratura italiana Einaudi

Page 413: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[In materia di riforma vanamente si propone l’articolodella qualità de’ prelati; la residenza eccita contese: discor-so dell’origine di questa materia]

Ho narrato tutto insieme quello che fu maneggiato inmateria di fede per non dividere le cose congionte: matra tanto qualche giorni anco fu trattato della riforma, etin quelle congregazioni fu proposto di statuir le qualitàrequisite nella promozione de’ prelati maggiori et altriministri della Chiesa. E furono dette gravissime sentenziecon grand’apparato, ma il modo d’introdurne l’osservan-za non si trovò; perché dove i re hanno la presentazione,non si vedeva con che legami astringergli; dove l’elezzio-ne ha ancora luogo, i capitoli sono di persone grandi epotenti; quanto al rimanente, tutte le prelature sono dicollazione del papa, e gli altri beneficii per più di 2 terzireservati alla Sede apostolica, alla quale non è convenien-te dare legge; onde, dopo molti e lunghi discorsi, si con-cluse meglio esser il tralasciare questa considerazione.

Non furono manco in numero, né più brevi i raggio-namenti in materia della residenza, i quali, se ben nonterminarono in quella risoluzione che era necessaria edesiderata da molti, nondimeno ebbero in questo tempoqualche confusione, e prepararono materia ad altri. Perintelligenza delle qual cose è necessario ripigliare questamateria dal suo principio.

I gradi ecclesiastici non furono nell’origine loro insti-tuiti come dignità, preminenze, premii overo onori, sìcome oggidì e da molti centinara d’anni gli vediamo, macon ministerii, carichi, detti con un altro nome da sanPaolo «opere», e da Cristo nostro Signore, nell’Evange-lio, «operarii»; però non poteva allora entrar in pensieroad alcuno d’assentarsi dall’essequirgli in persona pro-pria; e se pur uno (il che rare volte occorreva) dall’operasi retirava, non vi era raggione che titolo o emolumentoalcuno gli restasse. E quantonque fossero i ministerii di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

375Letteratura italiana Einaudi

Page 414: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

2 sorti, alcuni che anticamente chiamavano del Verbo,et al presente si dice di cura d’anime, et altri delle cosetemporali, per vitto e servizio de’ poveri et infermi, co-me erano le diaconie et altre sobalterne opere, ugual-mente tutti si tenevano ubligati a quel servizio in propriapersona, né mai alcuni averebbe pensato di servir persostituto, salvo che in brevissimo tempo per urgenti im-pedimenti, né meno averebbe preso un altro carico chefosse d’impedimento a quello. Aumentata la Chiesa, do-ve il popolo cristiano era numeroso e libero dalle perse-cuzioni, altra sorte de minsitri fu instituita per servirenelle adunanze ecclesiastiche, così nel leggere le divineScritture, come in altre fonzioni, a fine d’eccitar la divo-zione. Furono anco instituiti collegii de ministri, che incommune attendessero ad alcun carico, et altri, come se-minarii, di onde cavare ministri già instrutti. Questi de’collegii, non avendo carico personale, poiché la congre-gazione tanto amministrava con un più come un meno,alle volte o per causa di studio, o di maggior instruzzio-ne, o per altra, restavano assenti dalla Chiesa, chi perbreve, chi per longo tempo, non però tenendo titolo, nécarico alcuno, né meno ricevendo alcun emolumento;così san Gieronimo, prete antiocheno, ma senza curaparticolare, e Ruffino d’Aquileia, al modo stesso, e sanPaolino, ordinato prete di Barcellona, poco risedettero.Cresciuto poi il numero di questi, degenerò in abuso, egli fu dato nome de clerici vagabondi, perché erano fatticon quel modo di vivere odiosi, de’ quali spesso si parlanelle leggi e Novelle di Giustiniano; non però mai fupensato di tener il titolo d’un ufficio e goderne gli emo-lumenti, non servendo, se non dopo il 700 nella Chiesaoccidentale, quando i ministerii ecclesiastici hanno mu-tato stato, e sono fatti gradi de dignità et onori, et ancopremii per servizii prestati. E sì come già nelle promo-zioni ecclesiastiche, considerato il bisogno della Chiesa,si provedeva di grado, degnità o emolumento che gli

376Letteratura italiana Einaudi

Page 415: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

convenga; dal che è nato l’essercitare l’opera et il mini-sterio per sostituto. Questo abuso introdotto ha tiratoper consequenza un altro seco, cioè riputarsi disubligatonon solo di ministrare, ma anco di stare presente et assi-stere a quello che opera in suo luogo: e veramente, dovenon è eletta l’industria della persona per l’opera, ma èprovisto di luogo e grado alla persona, non è raggioneche sia astretta ad operare per se stessa, né assistereall’operante. Il disordine era tanto inanzi passato, cheaverebbe destrutto l’ordine clericale, se i pontefici ro-mani non avessero in parte ovviato, commandando che iprelati et altri curati, quantonque per sostituti essercitas-sero il carico, fossero nondimeno tenuti all’assistenzadel luogo che chiamarono residenza; al che anco volseroubligare i canonici, non constringendo a questo gl’altrichierici beneficiati, né di loro parlando, ma lasciandoglialla consuetudine, anzi abuso introdotto, dal qual silen-zio nacque che si riputarono disubligati; né a’ potneficidispiacque quel volontario inganno, ben vedendo cheterminerebbe in grandezza della loro corte; e di qui ven-ne la perniziosa e non mai a bastanza detestanda distin-zione de beneficii di residenza e non residenza, la qualeè seguita così nella dottrina, come nell’opera, senza nis-sun rossore dell’assordità che seco apertamente porta,cioè che sia dato titolo e salario senza obligazione; e perpalliarla, anzi più tosto farla apparire più vergognosa,avendo i canonisti una massima che convince l’assordità,cioè ogni beneficio è dato per l’ufficio, [l’]hanno espo-sta intendendo per ufficio le preci orarie del breviario, sìche sia data un’entrata di mille, di dieci mille e più scudiper questo solo, acciò si pigli in mano un breviario e leg-ga con quanta velocità può la lingua in sommessa voce,senza attender anco ad altro che alla prononcia delle pa-role. Ma la distinzione de’ dottori e la provisione de’pontefici romani aummentarono in poco tempo l’abuso,imperoché, senza di quelle, alcuno pur de’ beneficiati

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

377Letteratura italiana Einaudi

Page 416: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

semplici si sarebbe fatto conscienzia, che con quelleogni uno ha giustificato l’abuso per cosa lecita. E quantoa’ curati, introdusse la dispensa ponteficia, non mai ne-gata a chi la ricerca in quel modo, che fa impetrar ognicosa a Roma, onde i soli poveri e quelli che ne ricevonocommodo risedevano, e l’abuso prima in minima parteper leggi ponteficie rimediato, per le dispense non solosalì al colmo, ma si sparse anco fuori infettando la terra.Dopo i moti della Germania nella religione, che diederooccasione di parlare e desiderare riforma, ascrivendoogni uno il male alla negligenza e poca cura de’ prelati, edesiderando vedergli al governo delle chiese, detestandole dispense, cause dell’assenza, furono introdotti discor-si dell’ubligazione loro, et alcuni uomini pii, fra qualifrate Tomaso Gaetano cardinale, affermarono l’obligodella residenza esser de legge divina: et avvenne, comein tutte le cose occorre, che la passione precedente per-suade l’opinione più rigida e l’ubligazione più stretta ela disubligazione più difficile, quest’era dandogli vigordi legge divina. I prelati, vedendo il male, ma desideran-do che fosse iscusabile e di colpa leggiera, si diederoall’opinione che non da Dio, ma dal pontefice eranoubligati, imperoché così la dispensa o la taciturnità delpapa gli salvava. Con queste previe disposizioni di dot-trina fu nel concilio proposta la materia, come si è detto;la quale perché partorì controversia nel principio nonmolto grave, ma in progresso maggiore, e nel fine, che funegl’anni 1562 e 1563, grandissima, non è stato fori diproposito questa recapitolazione, né sarà il raccontarequalche particolari occorsi.

Adunque, se ben gl’articoli primieramente propostinon furono se non di stringer maggiormente i precetti,aggiongerci pene e levare gli impedimenti e facilitare l’es-secuzione, e tutti concordavano, allegando persuasionicavate dalla Scrittura del Nuovo e Vecchio Testamento,e da’ canoni de’ concilii e dottrina de’ padri, et anco da-

378Letteratura italiana Einaudi

Page 417: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

gli inconvenienti che dal non resedere erano nati, passa-rono a determinare che l’ubligazione fosse per legge divi-na. Frate Bartolomeo Caranza e frate Dominico Soto,spagnuoli, erano autori più principali; le raggioni piùfondate che adducevano furono: perché il vescovato erainstituito da Cristo come ministerio et opera, adonque ri-cerca azzione personale, che non può far l’assente; cheCristo, descrivendo le qualità del buon pastore, dice chemetta la vita per il gregge, conosce le pecorelle per nomee camina inanzi loro. Dall’altra parte i canonisti et i pre-lati italiani disputavano che l’obligo fosse per legge eccle-siastica, allegando che mai si troverà degli antichi alcunonon residente ripreso come transgressor della divina leg-ge, ma solo de’ canoni. Che Timoteo, se ben vescovo efe-sino, più tempo fu in viaggio per ordine di san Paolo; chea san Pietro è detto che pasca le agnelle, il che s’intendedi tutte, e pur non può esser per tutto presente: così puòil vescovo adempire il precetto di pascere senza resedere.Rispondevano anco alle raggioni contrarie, dicendo chele condizioni del pastore da Cristo proposte non conven-gono ad altro che a lui proprio.

Fra Ambrosio Catarino, se ben dominicano, era con-trario agli altri; diceva che il vescovato, quale è institu-zione di Cristo, è un solo, quello che ha il papa: degli al-tri l’instituzione è del pontefice, il quale, sì come egliparte la quantità et il numer delle pecorelle da pascere,così egli prescrive anco il modo e la qualità. Perilché alpapa sta ordinare a ciascun vescovo che per se stesso oper sostituto attenda al gregge, sì come glielo può asse-gnare e molto e poco, e privarlo anco della potestà delpascere. Tomaso Campeggio, vescovo di Feltre, rispon-deva in un altro modo: che il vescovo, come san Giero-nimo testifica, è instituzione di Cristo, ma la divisionede’ vescovati fu instituita dopo dalla Chiesa; che Cristo atutti gli apostoli diede cura di pascere, ma non gli legòad un luogo, come anco le azzioni apostoliche e de’ di-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

379Letteratura italiana Einaudi

Page 418: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

scepoli loro mostrano: l’aver assegnato questa porzionedel gregge ad uno e quella ad altro fu instituzione eccle-siastica per meglio governare.

Queste cose furono trattate con assai passione tra ivescovi: i spagnuoli non solo aderivano, ma anco fomen-tavano et incitavano i teologi de iure divino, avendo unarcano, che tra loro soli communicavano, d’aggrandirel’autorità episcopale; imperoché se una volta fosse deci-so che da Cristo avessero la cura di reggere la loro chie-sa, resterebbe anco deciso che da lui hanno l’autoritàperciò necessaria, né il papa potrebbe restringerla. Que-sti dissegni erano subodorati dagli aderenti alla corte,però, attesa l’importanza della cosa, essi ancora faceva-no animo a’ defensori della contraria. I legati giudicava-no meglio ovviare al pericolo, mostrando di non accor-gersi, et a questo fine mirando, per allora dissero che lamateria era difficile et aveva bisogno di maggior essame;perché dove le cose sono controverse tra li stessi catolicinon è da venire a decisione che danni una parte, per nonfar scisma et a fine di non seminare contenzioni, per po-ter unitamente attendere a condannare i luterani: peròad un’altra sessione era meglio differire la dicchiarazio-ne, quo iure sia debita. Ad alcuni pareva che bastasse ri-novare i canoni e decretali vecchi in questa materia, di-cendo che sono assai severi, avendo la pena diprivazione, et anco raggionevoli, admettendo le legitimescuse; restava trovare via che non fossero concesse di-spense, e tanto era bastante. Altri sentivano che era ne-cessario eccitarlo con nuove pene et attendere a levaregli impedimenti, che più importava, poiché, quelli leva-ti, sarebbe la residenza seguita, e poco rilevava di ondel’obligo venisse, purché fosse esseguito; che fatto que-sto, s’averebbe potuto discutere meglio la materia. Allamaggior parte piacque che si facesse l’un e l’altro; a checonsentirono i legati con questo, che delle dispense nonsi parlasse; ma per far sì che non fossero ricchieste, si le-

380Letteratura italiana Einaudi

Page 419: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

vassero gli impedimenti che provengono per le essenzio-ni; nel che non vi fu meno che dire e che contendere traquelli che tenevano ogni essenzione per abuso e quelliche l’avevano per necessaria nella Chiesa, reprobandosolamente gli eccessi.

[Discorso dell’antico governo della Chiesa e dell’intro-duzzion delle dispense]

Testifica san Gieronimo che ne’ primi principii delcristianesimo le chiese erano come in aristocrazia, retteper il commune conseglio del presbiterio, et a fine d’ov-viare alle divisioni che s’introducevano, fu instituito ilgoverno monarchico, dando tutta la sopraintendenza alvescovo, al quale tutti gli ordini della chiesa ubedivano,senza che venisse ad alcuno più pensiero di sottrarsi daquel governo. I vescovi vicini, le chiese de’ quali, per es-ser sotto l’istessa provincia, avevano insieme commer-cio, essi ancora per sinodi si reggevano in commune, eper facilitare più il governo, attribuendo molto a quellodella città principale, gli deferivano come capo di quelcorpo; e per la communione più ampia che tutte le pro-vincie d’una prefettura tenevano insieme, il vescovodella città dove il prefetto risedeva acquistò certa supe-riorità per consuetudine: queste prefetture essendo lacittà imperiale di Roma con le città suburbicarie, e laprefettura d’Alessandria, che reggeva l’Egitto, Libia ePentapoli; d’Antiochia per la Soria et altre provincied’Oriente; et in altre minori prefetture, in greco chia-mate eparchie, l’istesso era servato. Questo governo in-trodotto et approvato dalla sola consuetudine che lotrovò utile, fu stabilito dal I concilio niceno sotto Con-stantino, e per canone ordinato che si continuasse; etanto era lontano ciascuno dall’essimersi fuori dell’ordi-ne che, avendo il vescovo di Gierusalem molte onore-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

381Letteratura italiana Einaudi

Page 420: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

voli preminenze, forse per essere luogo dove Cristo no-stro Signore conversò in carne mortale e fu origine del-la religione, il concilio niceno ordinò che quelle onore-volezze avessero luogo, ma in maniera che non fosseniente detratto della superiorità del metropolitano, cheera il vescovo di Cesarea. Questo governo, che nellechiese orientali sempre è stato servato, nella latina presealterazione con occasione che, essendo fabricati nume-rosi e gran monasterii retti da abbati di gran fama e va-lore, che per le virtù loro conspicue facevano ombra a’vescovi, nacque qualche gara tra questi e quelli, e gliabbati, per liberarsi da quegli incommodi, o reali o fin-ti, per coprire l’ambizione da sottrarsi dalla soggezzio-ne debìta, impetrarono da’ pontefici romani d’essere ri-cevuti sotto la protezzione di san Pietro, et immediatesotto la soggezzione poteficia; il che tornando molto aconto alla corte romana, poiché chi ottiene privilegii,per conservarsegli è ubligato di sostentare l’autorità delconcedente, presto presto tutti i monasterii furono es-sentati. I capitoli ancora delle catedrali, essendo per lamaggior parte regolari, co’ medesimi pretesti impetra-rono essenzione. Finalmente le congregazioni clunia-cense e cisterciense tutte intiere si essentarono, congrand’aumento dell’autorità ponteficia, la qual venivaad aver sudditi proprii in ciascun luogo, diffesi e pro-tetti dal papato, e scambievolmente defensori e protet-tori. Da san Bernardo, che fu in quel tempo et in con-gregazione cisterciense, non fu lodata l’invenzione, anziammonì di ciò Eugenio III pontefice a considerare chetutti erano abusi, né si doveva aver per bene se un ab-bate ricusava soggiacer al vescovo, et il vescovo al me-tropolitano; che la Chiesa militante debbe pigliar es-sempio dalla trionfante, dove mai nissun angelo disse:«Non voglio esser sotto l’arcangelo»; ma più averebbe-ro detto quando fosse vissuto in tempi posteriori. Impe-roché dopo, gli ordini de’ mendicanti passarono più ol-

382Letteratura italiana Einaudi

Page 421: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tre, avendo non solo ottenuto essenzione onnimodadall’autorità episcopale generalmente dovunque fosse-ro, ma anco facoltà di fabricare chiese in qualonqueluogo, et in quelle anco ministar i sacramenti. Ma inquesti ultimi secoli s’era tanto inanzi proceduto, chogni prete privato con poca spesa s’impetrava un’essen-zione dalla superiorità del suo vescovo, non solo nellecause di correzzione, ma anco per poter esser ordinatoda chi gli piaceva, et in somma di non riconoscer il ve-scovo in alcuno conto.

Questo essendo lo stato delle cose e ricchiedendo ivescovi rimedio, alcuni di loro più veementi ritornavanoalle cose dette nelle congregazioni precedenti l’altra ses-sione contra l’essenzione de’ frati; ma i prudenti, avendoper tentativo impossibile d’ottenere, stante il numero egrandezza degli ordini regolari et il favore della corte, sicontentarono di levar quelle de’ capitoli e persone parti-culari, e dimandarono che fossero rivocate tutte. Ma i le-gati con ufficii particolari, considerandogli che non tuttala riforma si poteva per quella sessione ordinare, checonveniva dare principio e lasciar anco la parte sua a’tempi seguenti, gli fecero star contenti di levar essenzio-ne solo nelle cose criminali a’ preti particolari e frati abi-tanti fuori di chiostro, et a’ capitoli, come quelle d’ondevengono inconvenienti maggiori, e le facoltà di daregl’ordini clericali a chi non risiede nella propria diocese,con promissione che si seguirebbe a provedere gl’altriabusi nell’altra sessione.

[Il papa, sdegnato contra Cesare, richiama il suo nepotelegato. Cesare si rende padrone della Germania]

Mentre in Trento queste cose si trattano, il papa, rice-vuto aviso dal cardinale Farnese e considerato conquanto poca sua riputazione un legato apostolico stava

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

383Letteratura italiana Einaudi

Page 422: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

in Ratisbona mentre le sue genti erano in campo, lo ric-chiamò: con lui partì un buon numero de gentiluominiitaliani della gente pontificia. Al mezo d’ottobre i doi es-serciti si ritrovarono a Santhen tanto vicini, che solo unpicciol fiume era in mezo tra loro, e così stando OttavioFarnese, mandato da Cesare con le genti italiane e conaltri tedeschi aggiontigli, prese Donavert, quasi sugl’oc-chi dell’essercito nimico, il quale, non avendo fatto alcu-na impresa mentre s’era trattenuto in Svevia, se non te-nere l’imperatore impedito, al novembre fu costrettod’abandonar quel paese per una gran diversione fattada’ boemi et altri della fazzione imperiale contra la Sas-sonia et Asia, luoghi de’ due capi protestanti, che si reti-rarono alla difesa delle cose proprie, lasciando la Ger-mania superiore a discrezione di Cesare, e fu causa chealcuni prencipi e molte delle città collegate inclinaronoad accommodarsi con lui, avendo onesta cauzione di te-ner la loro religione: ma egli non volle che in scritto sene facesse menzione, a fine che non paresse la guerrafatta per quella causa, che sarebbe stato un offenderquelli de’ soi che lo seguivano, difficoltare la dedizionedegli altri, et insospettire anco gli ecclesiastici di Germa-nia che speravano veder restituito il rito romano in ogniluogo; i ministri suoi nondimeno davano parola a tuttiche non sarebbono molestati nell’uso della religione,scusando il padrone se per molti rispetti non poteva so-disfargli di farne capitulazione, et egli operava in manie-ra che appariva ben chiara la deliberazione sua di con-tentargli con la connivenza. In queste dedizioni acquistòCesare numerosa quantità d’artegliaria e cavò dalle cittàper raggione di condanna molti danari alla somma d’as-sai centenara di migliara, e, quel che più di tutto impor-ta, restò assoluto patrone della Germania superiore.

Questa felicità diede molta gelosia al pontefice e glifece metter pensiero alle cose proprie prima che tuttaGermani fosse posta in obedienza. Le genti sue sotto il

384Letteratura italiana Einaudi

Page 423: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nipote Ottavio erano molto diminuite in numero per igià partiti col cardinale Farnese e per altri sfugiti alla sfi-lata per i dissaggi. Quel rimanente, al mezo di decem-bre, ritrovandosi l’essercito imperiale allogiato vicino al-la villa di Sothen, partì tutto per ordine del pontefice,dal quale ebbe il nipote Ottavio commandamento di ri-tornare in Italia e dire al suocero che, essendo finiti i seimesi, il papa non poteva più sostener tanta spesa; cheera finito il tempo dell’obligazione e ridotto ad effettoquello per che la lega fu contratta, cioè ridotta la Ger-mania in obedienza; con gran querela dlel’imperatoreche fosse abandonato aponto nella opportunità di farbene e quando più l’aiuto gli bisognava; perché nienteera fatto, quando non fossero oppressi i capi, quali nonsi potevano dir vinti per esser retirati alla difesa delliStati proprii; da che, quando fossero liberati, era da te-mere che ritornassero con maggiori forze et ordine cheprima. Ma il papa giustificava la raggione sua di noncontinuare nella lega e la partita de’ suoi con dire chenon era fatto partecipe degli accordi fatti con le città eprencipi, che non si potevano stabilire senza lui; e massi-me che anco erano conclusi in molto pregiudicio dellafede catolica, tolerando l’eresia che si poteva estermina-re; che egli non aveva, secondo i capitoli della confede-razione, participato degli utili della guerra, né de’ danaritratti dalle terre accordate, che l’imperatore si doleva dilui quando egli era l’offeso e vilipeso, con danno ancodella religione. Né contento di questo, negò anco all’im-peratore che potesse continuar a valersi de’ danari dellechiese di Spagna oltre i sei mesi: e quantonque i ministridi Cesare facessero con lui replicati e potenti ufficii, mo-strando che la continuazione della causa per che furonoconcessi ricercasse anco che si continuasse la concessio-ne e che l’opera resterebbe vana e senza frutto, quandonon si conducesse al fine la guerra, non potero moverlodalla risoluzione presa.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

385Letteratura italiana Einaudi

Page 424: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Successe anco che, essendo nata una congiura perico-losa in Genova, che quasi ebbe effetto, dalla famigliaFiesca contra la Doria che seguiva le parti imperiali, eb-be l’imperatore per certo che il duca di Piacenza, figliodel papa, ne fosse stato l’autore e credette che dal papavenisse, e non si astenesse di aggiongere questa querelaalle altre. Il papa teneva per fermo che l’imperatore sa-rebbe occupato in Germania per longo tempo e senzapoterlo offendere con forze temporali, ma temeva che,col far andar i protestanti al concilio, potesse eccitargliqualche travaglio. Il rimedio di separare il concilio glipareva troppo violento e scandaloso, massime essendostato 7 mesi in trattazione non publicata; venne in pare-re di fare publicare le cose già digerite, poiché per quel-la dicchiarazione o i protestanti averebbono ricusato an-darvi, o andando sarebbono costretti accettarla: nellaquale voltandosi il cardine di tutte le controversie, la vit-toria sarebbe stata la sua; e quando non vi fosse altraraggione di farlo, questa sola lo consegliava: che, deside-rando l’imperatore che s’astenesse da decidere le con-troversie, questo bastava per concludere esser utile a luiil farlo, dovendo esser contrarii i consegli di chi ha con-trarii fini. Vedeva ben che l’imperatore l’averebbe rice-vuto per offesa grave, ma già a’ disgusti poco si potevaaggiongere, et era il papa solito, quando nella delibera-zioni si trovava serrato tra le raggioni che lo confortava-no e dissuadevano, ad usar il motto fiorentino: «cosa fat-ta capo ha», e dare mano alla essecuzione della partenecessaria. Però alle feste di Natala scrisse a’ legati chefacessero la sessione e publicassero i decreti già formati.

[Sesta sessione: decreti intorno alla giustificazione]

Il qual commandamento ricevuto, fecero congrega-zione il dì 3 genaro, nella quale, dopo aver deliberato

386Letteratura italiana Einaudi

Page 425: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che s’intimasse la sessione per il 13 con parere e piace-re concorde di tutti, essendo ad ogni uno venuto anoia lo star tanto tempo senza risolver niente, propo-sero i legati di publicare i decreti formati. Quanto aquelli della fede, i prelati imperiali s’opponevano condire che non era ancora opportunità e bastava publi-care la riforma: ma i ponteficii instavano in contrario,allegando esser già noto a tutto il mondo che per settemesi s’aveva assiduamente ventilata la materia dellagrazia e giustificazione, et era anco il decreto stabilito;che sarebbe con detrimento della fede, quando ilmondo vedesse il concilio temere di publicare quellaverità che era decisa. E per esser questi in numeromolto maggiore, l’openione loro, aiutata dall’autoritàde’ legati, superò. Le due seguenti congregazioni furo-no consumate in releggere i decreti così di fede, comede riforma: i quali, accommodate qualche leggieri co-succie, secondo l’avvertimento di quelli che non eranointervenuti prima, piacquero a tutti. Con le solite cere-monie andati alla chiesa i legati co’ prelati il giovedì 13genaro, giorno destinato per il publico consesso, sitenne la sessione; dove cantò la messa Andrea Corna-ro, arcivescovo di Spalato, e fece il sermone TomasoStella, vescovo di Salpi, e furono letti i decreti della fe-de e della riforma.

Il primo conteneva 16 capi con loro proemii e 33 ana-tematismi. In sostanza, dopo d’avere proibito credere opredicare o insegnare altramente di quanto era statuitoet esplicato in quel decreto dicchiarava:

1. Che né gentili per mezi naturali, né giudei per lalettera de Moisè hanno potuto liberarsi dal peccato.

2. Onde Dio mandò il figliuolo per riscuotere gl’uni egl’altri.

3. Il qual se ben è morto per tutti, nondimeno godonoil beneficio quei soli a chi il merito di lui è communicato.

4. Che la giustificazione dell’empio non è altro se non

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

387Letteratura italiana Einaudi

Page 426: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

una traslazione dello stato di figlio di Adamo nello statodi figlio adottivo di Dio per Giesù Cristo, la quale, dopola publicazione dell’Evangelio, non si fa senza il batte-smo o senza il voto di quello.

5. Che il prencipio della giustificazione negli adultiviene dalla grazia preveniente, che gli invita a disporsicon acconsentirgli liberamente o cooperargli, il che fa disua volontà spontanea, potendola anco rifiutare.

6. Il modo della preparazione è credendo prima vo-lontariamente le revelazioni e promesse divine, e cono-scendosi peccatore, dal timor della divina grazia voltan-dosi alla misericordia con sperare il perdono da Dio, eperciò comminciare ad amarlo et odiar il peccato; e fi-nalmente proponendo di ricerver il battesmo, incom-minciare vita nuova e servare i commandamenti divini.

7. Che a questa preparazione seguita la giustificazio-ne, quale non è sola rimissione de’ peccati, ma santifica-zione ancora, et ha cinque cause: la finale, la gloria divi-na e vita eterna; l’efficiente, Dio; la meritoria, Cristo;l’istromentale, il sacramento; e la formale, la giustiziadonata da Dio, ricevuta secondo il beneplacito delloSpirito Santo e secondo la disposizione del recipiente,ricevendo insieme con la remissione de’ peccati, la fede,speranza e carità.

8. Che quando san Paolo dice: l’uomo esser giustifica-to per la fede e gratuitamente, ciò si debbe intendereperché la fede è principio e le cose precedenti la giustifi-cazione non sono meritoria della grazia.

9. Che i peccati non sono perdonati a chi si vanta e siriposa nella sola fiducia e certezza della remissione. Nési debbe dire che quella sola fede giustifichi, anzi ogniuno, sì come non debbe dubitare nella misericordia diDio, meriti di Cristo et efficacia de’ sacramenti, così ri-sguardando la propria indisposizione, può dubitare,non potendo con certezza di fede infallibile saper d’averottenuto la grazia.

388Letteratura italiana Einaudi

Page 427: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

10. Che i giusti con l’osservanza de’ commandamentidi Dio e della Chiesa sono maggiormente giutistificati.

11. Che non si può dire i precetti divini esser impossi-bili al giusto, il qual, se ben cade ne’ peccati veniali, nonresta però d’esser tale; che nissun debbe fermarsi nellasola fede, né dire che il giusto in ogni buona opera fac-cia peccato overo pecchi, se opera per fine di mercede.

12. Che nissun deve presumere d’esser predestinato,con credere che il giustificato non possi più peccare opeccando debbia promettersi la resipiscenza.

13. Parimente, che nissun può promettersi assolutacertezza di perseverare sino al fine, ma metter la speran-za nell’aiuto divino, il quale continuerà non mancandol’uomo.

14. Che li caduti in peccato potranno riaver la grazia,procurando coll’eccitamento divino di ricuperarla permezo della penitenzia, la quale è differente dalla batte-smale, contenendo non solo la contrizione, ma la sacra-mental confessione et assoluzione sacerdotale, almenoin voto; et oltra ciò la satisfazzione per la pena tempora-le, la qual non si rimette sempre tutta insieme, come nelbattesmo.

15. Che la grazia divina si perde non solo per l’infe-deltà, ma per qualonque altro [peccato] mortale, quan-tonque la fede non sia per quello perduta.

16. Propone anco a’ giustificati l’essercizio delle buo-ne opere, per quale s’acquista la vita eterna, come graziapromessa dalla misericordia di Dio e mercede debita al-le buone opere per la divina promessa. E conclude chequesta dottrina non stabilisce una giustizia propria no-stra, repudiata la giustizia di Dio, ma la medesima si di-ce nostra per esser in noi e di Dio, essendo da lui infusaper il merito di Cristo.

Infine, che per fare sapere ad ogni uno non solo ladottrina da seguire, ma anco quella che debbe fugire,soggionge i canoni contra chi dice:

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

389Letteratura italiana Einaudi

Page 428: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

1. Che l’uomo può esser giustificato senza la grazia, per leforze della natura umana e per la dottrina della legge.

2. Che la grazia sia data per vivere bene con maggiorfacilità e meritare la vita eterna, potendo l’istesso il libe-ro arbitrio, ma con difficoltà.

3. Che l’uomo possi credere, amare, sperare, o pentir-si come conviene, senza la prevenzione e l’aiuto delloSpirito Santo.

4. Che il libero arbitrio, eccitato da Dio, non cooperiper disporsi alla grazia, né possi dissentire volendo.

5. Che dopo il peccato d’Adamo il libero arbitrio siaperduto.

6. Che non sia in potestà dell’uomo il far male, ma co-sì le cattive, come le buone opere avvengano non soloper divina permissione, ma per sua operazione propria.

7. Che tutte le opere fatte inanzi la giustificazione sia-no peccati, e tanto più l’uomo pecchi, quanto più sisforza per disponersi alla grazia.

8. Che il timore dell’inferno, che ci fa astenere dalpeccare o ricorrere alla misericordia di Dio, sia peccato.

9. Che l’empio sia giustificato per fede sola, senzapreparazione che venga del moto della sua volontà.

10. Che l’uomo sia giustificato senza la giustizia meri-tata da Cristo overo sia giusto per quella formalmente.

11. Che sia giustificato per sola imputazione della giu-stizia di Cristo, o per sola remissione de’ peccati senza lagrazia e carità inerente, overo che la grazia della giustifi-cazione sia solo il favor divino.

12. Che la fede che giustifica non sia altro che la con-fidenza della divina misericordia, che rimette i peccatiper Cristo.

13. Che per la remissione de’ peccati sia necessario ilcredere che siano rimessi, senza dubitare della propriaindisposizione.

14. Che l’uomo è assoluto e giustificato, perché locrede fermamente.

390Letteratura italiana Einaudi

Page 429: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

15. Che sia tenuto per fede a credere d’essere certa-mente nel numero de’ predestinati.

16. Chi dirà essere certo d’aver il dono della perseve-ranza senza special rivelazione.

17. Che li soli predestinati ottengono la grazia.18. Che i precetti di Dio siano impossibili al giustificato.19. Che non sia altro precetto evangelico che della fede.20. Che il giusto e perfetto non sia obligato ad osser-

vare i commandamenti di Dio e della Chiesa, overo chel’Evangelio sia una promessa senza condizione dell’os-servanzia de’ commandamenti.

21. Che Cristo è dato per redentore, non per legislatore.22. Che il giustificato possi perseverare senza il spe-

cial aiuto di Dio, o non possi con quello.23. Che il giusto non possi peccare, overo possi evita-

re tutti i peccati veniali, se non per privilegio speciale,come la Chiesa tiene della Vergine.

24. Che la giustizia non si conservi et accresca per lebuone opere, ma siano frutti o segni.

25. Che il giusto in ogni opera pecca mortalmente ovenialmente.

26. Che il giusto non debbe sperare mercede per lebuone opere.

27. Non esservi altro peccato mortale che l’infedeltà.28. Che perduta la grazia, se perda la fede, overo la

fede rimanente non esser vera, né di cristiano.29. Che peccando dopo il battesmo, non possi l’uomo

rilevarsi con la grazia di Dio, overo possi ricuperarla conla sola fede, senza il sacramento della penitenzia.

30. Che ad ogni penitente vien rimessa la colpa e lapena intieramente, non restando pena temporale da pa-gare in questa vita o in purgatorio.

31. Che il giusto pecca se opera bene risguardando lamercede eterna.

32. Che le opere buone del giusto sono doni di Diosolamente e non insieme meriti del giustificato.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

391Letteratura italiana Einaudi

Page 430: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

33. Che per questa dottrina sia derogato alla gloria diDio e meriti di Cristo, e non più tosto illustrata la glorialoro.

Dopoi ch’ebbi tessuta questa abbreviata narrazionedel decreto, mi cadé in pensiero che fosse cosa super-flua, poiché tutti li decreti di questo concilio sono in unvolume stampati e nelle mani di tutti, e che potessi anconella composizione delle azzioni seguenti rimettermi aquel libro, e fui per cancellare questo foglio. Poi consi-derai che ad alcuno fosse più piacere in un solo libroleggere tutto continuato e chi averà più caro vederel’originale, potrà tralasciare questa mia abbreviazione;ho deliberato non mutare et anco nelle materie seguentiseguire lo stesso stile. E tanto più, considerando il di-spiacere che sento quando veggo in Senofonte o Tacitotralasciata la narrazion d’alcuna cosa a’ loro tempi notis-sima, che non avendo modo di risaper al presente, miresta incognita; e mi persuade a tener una massima: chemai un libro doverebbe riferirsi ad un altro. Però vengoalla somma del decreto della riforma.

[Decreto della residenza]

Il qual in sostanza conteneva:1. Che volendo la sinodo emendare li depravati costu-

mi del clero e popolo, stimava dover incomminciare da’prefetti delle chiese maggiori; però confidando in Dio enel suo vicario in terra che quel carco sarà dato a perso-ne degne et essercitate dalla puerizia nella disciplina ec-clesiastica, gli ammonì a far il loro officio, qual non sipuò esseguire se non soprastando alla custodia d’esso;nondimento molti, lasciata la mandra e la cura delleagnelle, vagano per le corti et attendono a’ negozii seco-lari. Per tanto la sinodo rinuova tutti i canoni antichicontra i non residenti, et oltra ciò statuisce che qualon-

392Letteratura italiana Einaudi

Page 431: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

que prefetto a chiesa catedrale, con qualonque titolo sivoglia e di qualonque preminenza egli sia, che senza giu-sta e raggionevole causa starà fuori della sua diocese 6mesi continui, perda la quarta parte delle entrate, e seperseverarà stando assente per altri 6 mesi, ne perdiun’altra quarta, e crescendo la contumacia, il metropoli-tano, sotto pena di non poter entrar in chiesa, fra’ 3 me-si debbe denonciarlo al pontefice, il qual per la sua so-prema autorità potrà dare maggior castigo o provederalla chiesa di pastor più utile. E se il metropolitano in-correrà in simil fallo, il suffraganeo più vecchio sia tenu-to denonciarlo.

2. Ma gli altri inferiori ai vescovi, tenuti a resedere oper legge o per consuetudine, siano a ciò costretti da’vescovi, annullando ogni privilegio che essenti in per-petuo dalla residenzia. Restando in vigore le dispenseconcesse per tempo, con causa raggionevole e vera,provata inanzi l’ordinario, dovendo però il vescovo, co-me delegato della Sede apostolica, avere carico che siaatteso alla cura delle anime da vicario idoneo, con por-zione conveniente delle entrate, non ostante qualonqueprivilegio o essenzione.

3. In oltre, che nissun chierico per privilegio persona-le, e regolare abitante fuori del monasterio per privilegiodell’ordine suo, sia assente, sì che non possi esser punitofallando, o visitato e corretto dall’ordinario.

4. Similmente, che i capitoli delle catedrali et altrecollegiate, in virtù d’essenzione o consuetudini o giu-ramenti e patti, non possino liberarsi dalla visita de’suoi vescovi et altri prelati maggiori, sempre che faràbisogno.

5. In fine ordinava che nissun vescovo, con pretestodi privilegio, possi essercitar atti pontificali nella diocesed’un altro, se non con licenzia di quello e sopra i suoisoggetti solamente. E fu deputato il giorno della sessio-ne seguente a 3 di marzo.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

393Letteratura italiana Einaudi

Page 432: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Giudicii sopra questi decreti]

In Roma il decreto della fede non diede materia al-cuna di parlare, non riuscendo nuovo, così perché erastato veduto et essaminato publicamente, come si èdetto, e poiché già a tutti era noto che s’avevano a dan-nare tutte le openioni tedesche, era stato prima vedutoet approvato. Ma i vescovi dimoranti in corte, che era-no stati molto tempo sospesi per l’articolo della resi-denza che si trattava, restarono contenti, tenendo fer-mo che il decreto del concilio non potese far maggioreffetto di quello che le decretali de’ pontefici facevanoprima. Ben i corteggiani minuti furono ripieni di mal-contentezza, vedendo rimesso al vescovo di poterglicostringere; si dolevano della miseria propria, che peracquistare da vivere gli convenisse servire tutta sua vitae, dopo tanta fatica, ricevere per premio d’eser confi-nati in una villa overo con un vil canonicato, sottopostiad un’altra servitù de’ vescovi, maggiore e più abietta;quali non solo gli teneranno ligati come ad un palo, macon le visite e col pretesto de correzzioni, gli condur-ranno overo ad una soggezzione misera, o gli teneran-no in perpetue vessazioni e spese.

Ma altrove, e per la Germania massime, quando idecreti furono visti, più diede da dire quello della fede,qual conveniva leggere e releggere molto attentamente,e specolarci anco sopra, non potendosi intender senzauna perfetta cognizione de’ molti interiori dell’animo esenza saper in quali egli sia attivo et in quali passivo,cose sottilissime e, per la diversa apparenza che fanno,stimati sempre disputabili, versando tutta la dottrinadel concilio sopra questo cardine: se il primo oggettodella volontà operi in lei, o ella in lui, o pur ambidoisiano attivi e passivi. Fu da alcuni faceti detto che se gliastrologi, non sapendo le vere cause de’ moti celesti,per salvare le apparenze, hanno dato in eccentrici et

394Letteratura italiana Einaudi

Page 433: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

epicicli, non era maraviglia se, volendo salvare le appa-renze de’ moti sopracelesti, si dava in eccentricitàd’openioni. I grammatici non cessavano d’ammirare eridere l’artificio di quella proposizione che è nel quin-to capo: «Neque homo ipse aliquid agat», lo potevapur dire chiaramente, come conviene in materia di fe-de, dove la miglior espressione è la più semplice, e sepure volevano usare un’eleganzia, potevano dire:«Etiam homo ipse nihil agat». Ma interponendosi lavoce «omnino», quella orazione esser incongrua e sen-za senso, come sono tutte le orazioni de due negazioni,che non si possono risolvere in un’affermativa; perchévolendo risolvere quella, converrebbe dire: «Etiam ho-mo ipse aliquid omnino agat», che ò incongrua, essen-so inintelligibile quello che possi significare «Aliquidomnino» in questo proposito; poiché direbbe che l’uo-mo abbia azzione in un certo modo, la qual negli altrimodi non sia azzione.

Erano difesi i padri con dire che non conveniva essa-minare la forma del parlare al rigido, che non è altro checavillare. A che replicavano che la benigna interpretazio-ne è debita alle forme di parlar usate, ma di chi, tralascia-te le chiare et usate, ne inventò d’incongrue e che copro-no in sé la contradizzione per cavillare sdrucciolare daambe le parti, è publica utilità che l’arteficio sia scoperto.

Gli intendenti di teologia dicevano che la dottrina dipotere l’uomo sempre rifiutare le divine inspirazioni eramolto contraria alla publica et antica orazione dellaChiesa: «Et ad te nostras etiam rebelles compelle propi-tius voluntates», la qual non convien dire che sia un de-siderio vano e frustratorio, ma sia fatta «ex fide», comesan Giacomo dice, e sia da Dio verso i suoi eletti essau-dita. Aggiongevano che non si poteva più dire con santoPaolo che non venga dall’uomo quello che separa i varidell’ira da quei della misericordia divina, essendo il se-parante quell’umano: «non nihil omnino». Molte sorti

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

395Letteratura italiana Einaudi

Page 434: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

di persone considerarono quel luogo del settimo capo,dove si dice la giustizia essere donata a misura, secondoil beneplacito divino e la disposizione del recipiente,non potendo ambedue queste cose verificarsi: perché sepiacesse a Dio darne più al manco disposto, non sareb-be a misura della disposizione, e se si dà alla misura diquella, vi è sempre il motivo per quale Dio opera e nonusa mai il beneplacito. Si maravigliavano come aveserodannato chi dicesse non essere possibile servare i precet-ti divini poiché il medesimo concilio, nel decreto dellaseconda sessione, essortò i fedeli congregati in Trentoche pentiti, confessati e communicati osservassero i pre-cetti divini, «quantum quisque poterit». La qual modifi-cazione sarebbe empia, se il giustificato potesse servargliassolutamente, e notavano esservi la medesima voce«precepta» per levare ogni forza a’ cavilli.

Gli intedenti dell’ecclesiastica istoria dicevano chetutti i concilii tenuti nella Chiesa, dal tempo degli apo-stoli sino a quell’ora, posti tutti insime, mai erano statidecisi tanti articoli quanti in quella sola sessione; in cheaveva una gran parte Aristotele coll’aver distinto essatta-mente tutti i generi de cause, a che se egli non si fosseadoperato, noi mancavamo di molti articoli di fede.

I politici ancora, se ben non debbono essaminar lecose della religione, ma seguirle semplicemente, trova-rono che dire in questo decreto: vedendo nel capo 10posta l’obligazione d’obedir a’ precetti di Dio e dellaChiesa, e l’istesso replicato nel canone 20, restavano conscandalo, perché non fossero anco poste l’obligazioni a’precetti de prencipi e magistrati; essere più chiara assainella Scrittura divina l’obedienza debita a questi: la leg-ge vecchia esserne piena; nel Testamento Nuovo esserdottrina chiara, da Cristo proprio e da san Pietro e dasan Paolo espressa e trattata al longo. Che quanto allaChiesa, si trova obligo espresso di udirla, ma di ubedirlanon è così chiaro: si obedisce chi commanda di suo, si

396Letteratura italiana Einaudi

Page 435: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ode chi promolga l’alieno. Né si sodisfavecano questesorti d’uomini d’una scusa che era allegata, cioè i pre-cetti de’ prencipi esser inclusi in quelli di Dio, che perciò si debbe a loro obedienza, per aver Dio commanda-to che siano obediti; perché replicavano per tal raggionemaggiormente doversi tralasciare la Chiesa, ma che que-sta era espressa, e quelli trappassati con silenzio perl’antico scopo degli ecclesiastici d’introdur nel popoloquella perniziosa opinione che a loro si sia tenuto obe-dire per coscienza, ma a’ prencipi e magistrati solo perevitare le pene temporali, e del rimanente potersi senzaaltro rispetto trasgredire li loro comandamenti, e perquesta via metter in odio, representare per tirannico esovvertir ogni governo, e depingendo la soggezzione a’preti per via unica e principale d’acquistar il cielo, tiraril sé prima tutta la giurisdizzione, e finalmente in conse-quenza tutto l’imperio.

Del decreto della riforma si diceva esser una pura emera illusione, perché il confidar in Dio e nel papa chesarebbe provisto di persone degne al governo delle chie-se è opera più tosto di chi facesse orazione che di rifor-mazione. L’innovare gli antichi canoni con una parolasola e così generale era confermargli nella introdotta dis-suetudine maggiormente; ché volendo restiturgli da do-vero, bisognava levare le cause che gl’hanno posti inoblivione e dargli vigore con pene e deputazione d’esse-cutori et altre maniere che introducono e conservano leleggi. In fine non aversi altro operato, se non stabilitoche, col perder la metà delle entrate, si possi star assentetutto l’anno, anzi insegnato a starvi per undici mesi e piùsenza pena alcuna, interponendo quei 30 o meno giorninel mezo dell’altro tempo dell’anno, e destrutto anco afatto il decreto con l’eccezione e delle giuste e raggione-voli cause; quali chi sarà così semplice che non sappiafare nascere, dovendo aver per giudici persone a chimette conto che la residenza non si ponga in uso?

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

397Letteratura italiana Einaudi

Page 436: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Discorso del poco consenso e risoluzione che era inconcilio in materia di dogmi]

Questo luogo ricerca che si faccia menzione d’un par-ticolare successo, il quale, incomminciato in questo tem-po, se ben non ebbe fine se non dopo 4 mesi, appartienetutto alla presente sessione, et a penetrare che cosa fosseallora in concilio di Trento e che opinione avessero dilui quelle medesime persone che vi intervenivano. Perintelligenza del quale non resterò di replicare che fraDominico Soto, tante volte di sopra nominato, quale eb-be gran parte, come s’è detto, nella formazione de’ de-creti del peccato originale e della giustificazione, e cheavendo notato tutti i pareri e le raggioni che furono usa-te in quelle discussioni, pensò di communicarle al mon-do e tirare le parole del decreto al suo proprio senso:mandò in stampa un’opera continente tutto intieramen-te, intitolandola De natura et gratia, e quella dedicò conuna epistola alla sinodo, per esser (così egli nella dedica-toria scrisse) un commentario de’ doi decreti sudetti. Inquesto, venendo all’articolo della certezza della grazia,disse in longo discorso la sinodo aver dicchiarato chel’uomo non può sapere d’avere la grazia con tanta cer-tezza, quanta è quella della fede, siché ogni dubitazionesia esclusa. Il Catarino, fatto nuovamente vescovo deMinori, che aveva difeso il contrario e tuttavia perseve-rava nell’opinione sua, stampò un libretto con dedicato-ria alla medesima sinodo, lo scopo del quale era dire edefendere che il concilio non intese di condannare l’opi-nione di chi asseriva il giusto poter credere d’aver la gra-zia tanto certamente, quanto ha per certi gli articolidella fede, anzi il concilio aver deciso che è tenuto a cre-derlo, quando nel canone 26 ha dannato di chi dice che ilgiusto non ebbe sperar at aspettare le mercede, essendoben necessario che chi debbe sperare, come giusto, sap-pia d’essere tale. In questa contrarietà d’opinioni, non

398Letteratura italiana Einaudi

Page 437: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

solo ambidoi affermativamente scrivendo al concilio dis-sero ciascuno che la sua sentenzia era quella della sino-do, ma dopo scrissero anco e stamparono apologie etantipologie, querelando l’un l’altro alla sinodo che gliimponesse quello che ella non aveva detto, et inducendodiversi de’ padri testimonii per comprobare la propriaopenione: quali anco testificavano, chi per uno, chi perl’altro, sì che i padri erano divisi in due parti, eccetto al-cuni buoni prelati che, come neutrali, dicevano non averben intesa la differenza, ma prestato il consenso al de-creto nella forma prolungata, perché ambe le parti era-no convenute. Il legato Santa Croce testificava per il Ca-tarino. Il Monte diceva esser stato del terzo partito.Questo evenimento pare che levi ad ogni uno la speran-za di saper la mente del concilio, poiché in quel tempogli istessi intervenienti et i principali non concordavano.Fa anco nascere difficoltà chi era quella sinodo che deli-berò l’articolo, alla quale scrissero e provocarono il Sotoet il Catarino, stimandola ambidoi aderente a sé; ondenel conoscerla era necessario che o uno di loro, o ambi-doi s’ingannassero. E che sarà degli altri, poiché a questicosì avvenne? Si potrebbe dire che fosse l’aggregato ditutti insieme, al quale lo Spirito Santo assistendo facessedeterminare la verità, eziandio non intesa da chi la de-terminava, come Caifas profetò per essere pontefice sen-za intender la profezia, come il vescovo di Bitonto dissenel suo sermone, quando questa risposta non avesse dueopposizioni: l’una, che a’ reprobi et infedeli Dio fa pro-fetare senza intelligenza, ma a’ fedeli con l’illuminarel’intelletto; l’altre, che i teologi concordemente dicono iconcilii non deliberare della fede per inspirazione divi-na, ma per investigazione e disquisizione umana, allaquale lo Spirito assiste per guardargli dagli errori, tantoche non possono determinare senza intendere la mate-ria. Darebbe forse nel vero chi dicesse che, dibattendosile openioni contrarie nel formar il decreto, ciascuna par-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

399Letteratura italiana Einaudi

Page 438: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

te rifiutasse le parole di senso contrario alla sua, ondetutti si fermassero in quelle che ciascuno pensava poter-si accomodare al senso suo, onde l’espressione riuscissecapace di contrarie esposizioni: se ben questo non servi-rebbe a risolvere la dubitazione proposta et a trovarequale fosse il concilio; poiché sarebbe dargli unità di pa-role e contrarietà d’animi. Ma quello che è narrato inquesto particolare, et avvenne forse in molte materie,non occorreva nel dannare le openioni luterane, dovetutti convenivano con una unità isquisita.

Non è da tralasciare in questo proposito un’avverten-za dell’istesso Catarino, scritta alla sinodo nel medesimolibro, meritando l’autore di non esser defraudato dall’in-venzione sua. Egli considerò esser repugnante il dire chel’uomo riceve volontariamente la grazia e che non è cer-to d’averla; perché nissun può volontariamente riceverecosa che non sa essergli data, e senza esser certo di rice-verla.

[Congregazione per istabilir la materia della seguentesessione. Si risolve di trattar de’ sacramenti, e, per rifor-ma, degli abusi intorno al ministerio d’essi e di alcuni capidella residenza]

Ma tornando alle cose conciliari, il dì seguente la ses-sione si ridusse la congregazione generale per deliberareet ordinare la materia da digerire per la sessione futura,e quanto alla parte spettante alla fede, essendo già deli-berato di seguire l’ordine della confessione augustana, sifaceva inanzi il capo del ministerio ecclesiastico, il qualei luterani dicono esser autorità d’annonciare l’Evangelioe ministrare i sacramenti, et attendendo alcuni la primaparte, proponevano che si trattasse della potestà eccle-siastica, dicchiarando tutte quelle fonzioni spirituali etemporali che Dio gli ha concesso sopra i fedeli, le quali

400Letteratura italiana Einaudi

Page 439: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

da’ luterani erano negate; e questo piaceva all’universalede’ prelati, perché era materia di facil intelligenza, senzaspinosità scolastica, e dove averebbono potuto avere laparte loro. A’ teologi non era grato, non essendo quellematerie trattate da’ scolastici; onde non averebbonoavuto che disputare e sarebbe convenuto rimetterseneper il più a’ canonisti. Dicevano che gli augustani nontrattano di tutta l’autorità ecclesiastica, ma di sola quelladi predicare, della quale nella precedente sessione si eradecretato quanto bastava: ma nella seconda parte eraben materia connessa e conseguente la giustificazione,cioé i sacramenti, che sono i mezi per essere giustificati,e che questi era più conveniente far soggetto della se-guente sessione. A questa aderivano i legati et i depen-denti loro, in apparenza per le medesime raggioni, ma inloro segreto per una altra più potente: perché inquell’altra considerazione s’averebbe trattato dell’auto-rità de’ concilii e del pontefice, e proposte molte materiescabrose e da non movere.

Risoluto di trattare la materia de’ sacramenti, si consi-derò che era molta et ampia, e non potersi comprenderein una sessione, né manco potersi facilmente determinarein quante parti dividerla. Dagli augustani esser fatta bre-ve coll’aver levato 4 sacramenti, de’ quali tanto più essat-tamente si doveva trattare per restabilirgli; per tanto es-ser ben che si desse principio a discutere prima de’sacramenti in universale, e fu dato carico di ordinare gliarticoli tratti dalla dottrina luterana, descendendo ancoa’ sacramenti in particolare, di quanti fosse parso potersifare discussione, et acciò la riforma seguisse la definizio-ne della fede e dogmi, conseguentemente si mettesseroinsieme gli abusi occorrenti nel ministerio de’ sacramen-ti, ordinando una congregazione de’ prelati et altri cano-nisti che discorressero i rimedi e sopra formassero decre-ti, con ordine che, occorrendo nel medesimo giornoambedue, a’ teologi presidesse il cardinale Santa Croce,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

401Letteratura italiana Einaudi

Page 440: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

a’ canonisti quello del Monte, et ambidue insieme nellecongregazioni generali. Ma oltre di questo, attesa la pro-messa di continuare anco la materia della residenza, nonsi tralasciasse di trattarne qualche articolo de’ più princi-pali. In questo non fu così facile convenire, avendo i le-gati co’ loro aderenti fini contrarii agli altri vescovi.

Questi erano entrati in speranza e miravano quasitutti, ma i spagnuoli sopra gli altri, a racquistare l’auto-rità episcopale che anticamente s’essercitava da ciascu-no nella diocese propria, quando erano incognite le re-servazioni de’ beneficii, de’ casi o d’assoluzioni, ledispense et altre tal cose, le quali solevano dire in rag-gionamenti privati e fra poche persone che l’appetito didominare l’avarizia l’avevano fatte proprie alla corte ro-mana sotto finto colore di maneggiarle meglio e più conpublico servizio di Dio e della Chiesa per tutta la cristia-nità, che i vescovi nelle città proprie, attesa qualche im-perfezione et ignoranza loro. Cosa però non vera, poi-ché non entrò nell’ordine episcopale dissoluzione, néignoranzia, se non dopo che furono costretti andare perservitori a Roma. Ma quando bene s’avesse visto un malgoverno allora ne’ vescovi, che avesse costretto levarglil’autorità propria, ora che si vede pessimo nella corteromana, l’istessa raggione maggiormente costringere dilevargli quel maneggio che non è proprio suo e da lei èsommamente abusato.

Ottima medicina era stimata da questi prelati, per ri-medio al mal passato e preservativo all’avvenire, il de-creto che la residenza sia de iure divino. Perché se Dioha commandato a’ vescovi di risedere perpetuamente al-la cura del gregge, per necessaria consequenzia gli haprescritto anco il carico e dato loro la potestà per benessercitarlo; adonque il papa non potrà né chiamargli,né occupargli in altro, né dispensargli, né restringerel’autorità data da Dio. Però facevano instanza che si ve-nisse alla determinazione, dicendo esser necessario risol-

402Letteratura italiana Einaudi

Page 441: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

vere quell’articolo, dopo che era discusso a bastanza. Ilcardinale del Monte, premeditato già, lasciò prima par-lare a più ferventi, acciò essalassero parte del calore, poicon destro modo si oppose, dicendo che era ben neces-sario farlo, poiché il mondo tutto era in quell’espettati-va, ma anco conveniva farlo in tempo opportuno; che ladifficoltà era stata trattata con troppo calore et in moltiaveva più eccitato gli affetti che la raggione; onde eranecessario lasciare sbollire quel fervore et interponer unpoco di tempo, tanto che scordati delle contenzioni, vi-vificata la carità, si dia luogo allo Spirito Santo, senza ilquale non si può decidere la verità. Che la Santità delsommo pontefice, la qual con dispiacere ha inteso lecontenzioni passate, ricerca l’istesso per poter egli anco-ra far discutere la materia in Roma et aiutare la sinodo diconseglio. Concluse in fine con parole più risolute diquello che si doveva inferire da così modesto principio,che non se [ne] parlasse più inanzi la sessione, che cosìera risoluta volontà del papa, ma ben si attendesse allariforma degli inconvenienti che sono stati causa d’intro-dur l’abuso di non risedere. Questa mistura di remon-stranze et imperio fu causa che da alcuni de’ padri, chedopo mandarono trattati in stampa in questa materia,fosse detto e posto in stampa che da’ legati era statoproibito il parlar di tal questione, e da altri fosse negatocon inventtiva contra i primi, dicendo che derogasseroalla libertà del concilio. Fu per fine della congregazionerisoluto di pigliare le cose tralasciate nella precedentesessione e trattare di levare gli impedimenti che costrin-gono a non risedere. Fra’ quali occorrendo come princi-palissimo la pluralità de’ beneficii, essendo impossibilerisedere in più luoghi, si deliberò trattare di quella.

Ma per non confondere le materie, narrerò insiemequello che a’ sacramenti aspetta, dove non occorse se nonconsiderazione per il più speculativa e dottrinale, per noninterromper il filo della materia beneficiale, nella quale oc-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

403Letteratura italiana Einaudi

Page 442: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

corsero cose che aprirono la via ad importanti e pericolosiaccidenti. In materia de’ sacramenti furono formati artico-li da’ deputati e prescritto a’ teologi il modo di parlare so-pra di quelli in un foglio communicato a tutti, con ordineche dicessero se tutti erano eretici overo erronei e se dallasinodo dovevano essere condannati; e quando forse alcu-no non meritasse dannazione, adducessero le raggioni el’autorità; appresso esplicassero qual sia stato in tutti queiil parere de’ concilii e de santi padri e quali degli articoli siritrovino già reprobati e quali restino da condannare; e senella proposta materia ad alcuno occorresse qualche altroarticolo degno di censura, l’avvertissero, et in tutto ciòfuggissero le questioni impertinenti, de’ quali si può di-sputare l’una e l’altra parte senza pregiudicio della fede, etogni altra superfluità o longhezza di parole.

[Articoli estratti da’ protestanti nel capo de’ sacramenti]

De’ sacramenti in universale erano 14 articoli:1. Che i sacramenti della Chiesa non sono sette, ma

sono manco quelli che veramente possono esser chiama-ti sacramenti.

2. Che i sacramenti non sono necessarii e senza lorogl’uomini possono acquistare da Dio la grazia per mezodella fede sola.

3. Nissun sacramento esser più dell’altro degno.4. Che i sacramenti della legge nuova non danno la

grazia a quelli che non vi pongono impedimento.5. Che i sacramenti mai hanno dato la grazia o la re-

missione de’ peccati, ma la sola fede del sacramento.6. Che immediate dopo il peccato d’Adamo da Dio

sono stati instituiti i sacramenti, per mezo de’ quali fudonata la grazia.

7. Per i sacramenti esser data la grazia solamente a chicrede che i peccati gli sono rimessi.

404Letteratura italiana Einaudi

Page 443: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

8. Che la grazia non è data ne’ sacramenti sempre, néa tutti quanto s’aspetta ad esso sacramento, ma soloquando e dove è parso a Dio.

9. Che in nissun sacramento è impresso carattere.10. Che il cattivo ministro non conferisce il sacramento.11. Che tutti i cristiani, di qual si voglia sesso, hanno

ugual potestà nel ministerio della parola di Dio e del sa-cramento.

12. Che ogni pastore ha potestà d’allongar, abbrevia-re, mutar a beneplacito suo le forme de’ sacramenti.

13. Che l’intenzione de’ ministri non è necessaria enon opera cosa alcuna ne’ sacramenti.

14. Che i sacramenti sono stati instituiti solo per nu-trir la fede. Del battesmo erano articoli 17:

1. Che nella Chiesa romana e catolica non vi è verobattesmo.

2. Che il battesmo è libero e non necessario alla salute.3. Che non è vero battesmo quello che è dato dagli

eretici.4. Che il battesmo è penitenzia.5. Che il battesmo è segno esteriore, come la terra

rossa nelle agnelle, e non ha parte nella giustificazione.6. Che il battesmo si debbi rinovare.7. Il vero battesmo esser la fede, qual crede che i pec-

cati sono rimessi a’ penitenti.8. Che nel battesmo non è estirpato il peccato, ma so-

lamente non imputato.9. Esser la medesma virtù del battesmo di Cristo e di

Giovanni.10. Che il battesmo di Cristo non ha evacuato quello

di Giovanni, ma gli ha aggionto la promessa.11. Che nel battesmo la sola immersone è necessaria a

gli altri riti usati in esso esser liberi e potersi tralasciaresenza peccato.

12. Che sia meglio tralasciare il battesmo de’ putti chebattezargli mentre non credono.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

405Letteratura italiana Einaudi

Page 444: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

13. Che i putti non debbino essere rebattezati, perchénon hanno fede propria.

14. Che i battezati in puerizia, arrivati all’età di discre-zione, debbono essere rebattezati per non aver creduto.

15. Che quando i battezati nella infanzia sono venutiin età, si debbono interrogare se vogliono ratificare quelbattesmo, e negandolo, debbono esser lasciati in libertà.

16. Che i peccati commessi dopo il battesmo sono ri-messi per la sola memoria e fede d’esser battezato.

17. Che il voto del battesmo non ha altra condizioneche della fede, anzi annulla tutti gli altri voti.

Della confermazione erano 4 articoli:1. Che la confermazione non è sacramento.2. Che è instituito da’ padri e non ha promessa della

grazia di Dio.3. Che ora è una cerimonia ociosa, e già era una cate-

chesi quando i putti gionti all’età rendevano conto dellasua fede inanzi la Chiesa.

4. Che il ministro della confermazione non è il solovescovo, ma qualonque altro sacerdote.

Nelle congregazioni tutti i teologi convennero in as-serire il settenario numero e dannare per eresia la con-traria sentenzia, atteso il consenso universale delle sco-le, incominciando dal Maestro delle sentenze che primane parlò determinatamente, sino a questo tempo. Aquesto aggiongevano il decreto del concilio fiorentinoper gli armeni che determina quel numero, e per mag-gior confermazione era aggionto l’uso della Chiesa ro-mana, dal quale concludevano che conveniva tenerloper tradizione apostolica et articolo di fede. Ma per laseconda parte dell’articolo non concordavano tutti, di-cendo alcuni che era assai seguire il concilio fiorentino,qual non passò più inanzi; poiché il decidere i sacra-menti proprii non essere né più né meno, presupponeuna decisione qual sia la vera e propria essenza e defini-zione del sacramento, cosa piena di difficoltà per le

406Letteratura italiana Einaudi

Page 445: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

molte e varie definizioni portate non solo da’ scolastici,ma anco da’ padri; delle quali attendendo una, converràdire che sia proprio sacramento quello che, consideran-do l’altra, doverà esser escluso dal numero. Essere ancoquestione tra i scolastici se il sacramento si possi defini-re, se abbia unità, se sia cosa reale overo intenzionale, enon esser cosa raggionevole in tanta ambiguità de’ prin-cipii, fermare con tanto legame le conclusioni. Fu rac-cordato che san Bernardo e san Cipriano ebbero per sa-cramento il lavare de’ piedi, e che sant’Agostino fa ognicosa sacramento, così chiamando tutti i riti con che sionora Dio, et altrove, intendendo la voce più ristretta-mente che la proprietà non comporta, fece sacramentisoli quelli di che espressamente vien parlato nella Scrit-tura del Nuovo Testamento, et in questo significato po-se solamente il battesmo e l’eucaristia, se ben in un luo-go dubitò se alcun altro ve n’era.

Per l’altra parte si diceva essere necessario stabilireper articolo che i sacramenti proprii non sono né più némeno, per reprimere l’audacia, così de’ luterani, che glifanno ora 2, ora 3, ora 4, come anco di quelli che ecce-dono i 7, e se ne’ padri si trova alcune volte numeromaggiore et alcune volte minore, questo esser nato per-ché allora, inanzi la determinazione della Chiesa, era le-cito ricevere la voce ora in più ampio, ora in più strettosignificato. E qui per stabilire il proprio e, come i scola-stici dicono, la sufficienza di questo settenario, cioé chené più, né meno sono, fu usata longhezza noiosa nel rac-conto delle reggioni dedotte da 7 cose naturali, per qua-li s’acquista e conserva la vita, dalle 7 virtù, da’ 7 vizii ca-pitali, da’ sette difetti venuti per il peccato originale, da’sei giorni della creazione del mondo e settimo della re-quie, dalle sette piaghe d’Egitto, et anco da’ sette piane-ti, dalla celebrità del numero settenario e da altre con-gruità usate da’ principali scolastici per prova dellaconclusione; e molte raggioni, perché le consecrazioni

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

407Letteratura italiana Einaudi

Page 446: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

delle chiese, de’ vasi de’ vescovi, abbati et abbadesse emonache non siano sacramenti, né l’acqua benedetta, néil lavar de’ piedi di san Bernardo, né il martirio, né lacreazione de’ cardinali o la coronazione del papa.

Fu raccordato che per raffrenare gli eretici non basta-va condannare l’articolo, chi non nominava anco singo-larmente ogni uno de’ sacramenti, acciò qualche malspirito non escludesse alcuno de’ veri e sostituisse de’falsi. Fu appresso raccordato un altro punto essenzialeall’articolo, cioé il determinar l’institutore di tutti i sa-cramenti, che è Cristo, per condannare l’eresie de’ lute-rani, che ascrivono a Cristo l’ordinazione del solo batte-smo et eucaristia; e che per fede debbia essere Cristotenuto per l’institutore, era allegato sant’Ambrosio esant’Agostino, e sopra ogni altro la tradizione apostoli-ca; dal che nissun discordava. Ma bene altri dicevanoche non conveniva passare tanto inanzi et era assai startra i termini del concilio fiorentino, massime atteso dasan Giacomo; e san Bonaventura, con Alessandro, che laconfermazione avesse principio dopo gli apostoli; el’istesso Bonaventura, con altri teologi, fanno gli aposto-li autori del sacramento della penitenzia. E del matrimo-nio si troverà che da molti vien detto che da Dio nel pa-radiso fu instituito, e Cristo stesso quando di quelloparla, che era il luogo proprio per dirne l’autore, alloranon a sé, ma al Padre nel principio attribuisce l’institu-zione. Per tanti rispetti consegliavano che quel pontonon fosse aggionto, acciò non si condannasse openioneda’ catolici tenuta. I dominicani, in contrario, con qual-che acerbità di parole affermavano che si possono espo-nere quei dottori e salvargli con varie distinzioni, perchéessi si sarebbono sempre rimessi alla Chiesa: ma non erada trappassare senza condanna l’audacia luterana, checon sprezzo della Chiesa ha introdotto quelle falsità, enon essere da tolerar a’ luterani temerarii quello che sicomporta a’ santi padri.

408Letteratura italiana Einaudi

Page 447: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Il secondo articolo della necessità de’ sacramenti vo-levano altri che non fosse dannato così assolutamente,ma fusse distinto, essendo certo che non tutti sono asso-lutamente necessarii; un’altra opinione era che si doves-se dannare chi diceva non essere li sacramenti necessarinella Chiesa, poiché certo è non tutti essere necessarii adogni persona, anzi alcuni esser incompossibili insieme,come l’ordine et il matrimonio. La più commune nondi-meno fu che l’articolo fosse dannato così assolutamenteper due raggioni: l’una, perché basta la necessità di unoa far che l’articolo, come giace, sia falso; l’altra, perchétutti sono in qualche modo necessarii, chi assolutamen-te, chi per supposizione, chi per convenienza, chi perutilità maggiore; con maraviglia di chi giudicava nonconvenire con equivocazione tanto molteplice fermarearticoli di fede; per sodisfare i quali, quando furono i ca-noni composti, si aggionse, condannando chi teneva lisacramenti non necessarii, ma superflui; con questo ulti-mo termine ampliando la significazione del primo.

Dell’altra parte dell’articolo molti erano di parere chesi omettesse, poiché, per quel che tocca alla fede, giànella sessione precedente era definito che sola non ba-stasse, e la distinzione del sacramento in voto, diceva ilMarinaro, è ben cosa vera, ma da’ soi scolastici usata,all’antichità incognita e piena di difficoltà; perché negliAtti degl’apostoli, nell’instruzzione del centurione Cor-nelio, l’angelo disse che le orazioni sue erano grate aDio, prima che sapesse il sacramento del battesmo e glialtri particolari della fede; e tutta la casa sua, intendendola concione di san Pietro, ricevette lo Spirito Santo, pri-ma che fosse instrutta della dottrina de’ sacramenti, edopo ricevuto lo Spirito Santo, fu da san Pietro insegna-ta del battesmo, onde, non avendone notizia alcuna, nonpoté riceverlo in voto; et il ladro in croce moribondo, il-luminato allora solamente della virtù di Cristo, non sa-peva de’ sacramenti per potersi in quelli votare; e molti

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

409Letteratura italiana Einaudi

Page 448: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

santi martiri nel fervore della persecuzione, convertitinel veder la costanza d’altri et immediate rapiti et uccisi,non si può, se non divinando, dire che avessero cogni-zione de’ sacramenti per votarsi. Però essere meglio la-sciare la distinzione alle scole e tralasciare di metterlanegl’articoli di fede. A questo repugnava la communeopenione, con dire che, quantonque le parole della di-stinzione fussero nuove e scolastiche, però si doveva cre-dere il significato esser insegnato da Cristo et aversi pertradizione apostolica; e quanto agl’essempii di Cornelio,del ladro e martiri, doversi sapere che sono due sorti divoto del sacramento: uno esplicato, l’altro implicato, equesto secondo almeno esser necessario; cioé che attual-mente non avevano il voto, ma l’averebbono avuto,s’avessero saputo; le quali cose erano concesse dagl’altriper vere, ma non obligatorie come articoli di fede. Maqueste difficoltà, dove non potevano convenire, si rimet-tevano alla sinodo, cioé alla congregazione generale.

Sì come avvenne anco del terzo articolo; il qualequantonque ognuno avesse per falso, imperoché tuttiaccordavano che, risguardando la necessità et utilità, ilbattesmo precede, ma attendendo la significazione; chila venerazione, l’eucaristia: ma non potendosi dire qualsia più degno senza distinzione, essere meglio tralascia-re afatto l’articolo che non può esser inteso senza sotti-lità. Un’altra openione era che si dovessero esplicaretutti i rispetti della degnità; una media fu che all’articolos’aggiongesse la clausula, cioé: secondo diversi rispetti;la qual era più seguitata, ma con dispiacere di quelli, achi non poteva piacere che la sinodo s’abbassasse a que-ste scolasticarie inette, che così le chiamavano, e volessecredere che Cristo introducesse queste tenuità d’ope-nioni nella sua fede.

Nel quarto tutti furono di parere che l’articolo fossecondannato; anzi aggionsero ch’era necessario amplifi-carlo, condannando specificatamente la dottrina zuin-

410Letteratura italiana Einaudi

Page 449: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

gliana, quale vuole che i sacramenti non siano altro chesegni, per quali i fedeli dagli infedeli si discernono; overoatti et essercizii di professione della fede cristiana, ma al-la grazia non abbiano altra relazione, se non per esseresegni d’averla ricevuta. Appresso ancora raccordaronoche si dannassero così quelli che negano i sacramenticonferire la grazia a chi non pone impedimento, comeancora chi non confessa la grazia essere contenuta ne’ sa-cramenti e conferita, non per virtù della fede, ma «exopere operato». Ma venendo ad esplicare il modo diquella continenza e causalità, ogni uno concordava cheper tutte quelle azzioni che eccitano la devozione s’ac-quista grazia, e ciò non nasce dalla forza dell’opera me-desima, ma dalla virtù della devozione, che è nell’ope-rante, e queste tali nelle scuole si dice che causano lagrazia «ex opere operantis». Altre azzioni sono che cau-sano la grazia non per la devozione di chi opera o di chiriceve l’opera, ma per virtù dell’opera medesima. Cosìsono i sacramenti cristiani, per quali la grazia è ricevuta,purché nel soggetto non vi sia impedimento di peccatomortale che l’escluda, quantonque non vi sia devozionealcuna: e così per l’opera medesima del battesmo, esseredata la grazia ad un fanciullo che non ha moto alcunod’animo verso quello, e parimente ad un nato pazzo, per-ché non vi è impedimento di peccato. L’istesso fa il sa-cramento della cresma e quello dell’estrem’onzione,quando ben l’inferno abbia perduta la cognizione. Mas’un averà peccato mortale, nel quale perseveri attual-mente overo abitualmente, per la contrarietà non rice-verà grazia: non perché il sacramento non abbia virtù diprodurla «ex opere operato», ma perché il recipientenon è capace, per esser occupato d’una qualità contraria.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

411Letteratura italiana Einaudi

Page 450: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Contrasto tra’ domenicani e’ francescani]

Ma convenendo tutti in questo, erano differenti, per-ché i dominicani asserivano che, quantonque la graziasia una qualità spirituale creata immediate da Dio, non-dimeno ne’ sacramenti è una virtù istromentale et effet-tiva, la quale causa nell’anima una disposizione per rice-verla; e per tanto si dice che contengono la grazia; nonche sia in loro come in un vaso, ma come l’effetto è nellasua causa, adducendo un sottil essempio: sì come il scal-pello è attivo non solo nello scagliare la pietra, ma anconel dar forma alla statua. I francescani dicevano non po-tersi capire come Dio, causa spirituale, per un effettospirituale, che è la grazia, adoperi istromento corporeo:assolutamente negavano ogni virtù effettiva o dispositivane’ sacramenti, dicendo che l’efficacia loro d’altro nonviene, se non perché Dio ha promesso che qualonquevolta sarà ministrato il sacramento, egli donerà la grazia:perilché si dice contenerla, come in segno efficace, nonper virtù che sia in lui, ma per la divina promissioned’un’infallibil assistenza a quel ministerio; il quale perciò è causa, perché quello posto, segue l’effetto, non pervirtù che in lui sia, ma per promessa divina di donar lagrazia alcuna, sì come il merito si dice causa del premio,non per attività alcuna. Il che non solo provavano perl’autorità di Scoto e di san Bonaventura, loro teologi, maper quella anco di san Bernardo, qual dice che si ricevela grazia per i sacramenti, sì come il canonico s’investeper il libro et il vescovo per l’anello. La prolissità conche erano esposte le raggioni da ambe le parti era gran-de, e non minore l’acrimonia. Censuravansi fra loro. Idominicani dicevano che l’altro parer era prossimo al lu-terano; e gli altri che il loro, essendo impossibile, davamateria agli eretici di calumniare la Chiesa. Non fu pos-sibile ad alcuni buoni prelati mettere concordia, con di-re che, essendo concordi nella conclusione che i sacra-

412Letteratura italiana Einaudi

Page 451: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

menti contengono e sono causa della grazia, poco im-portasse dirlo più in un modo che nell’altro; anzi, chemeglio fosse, non descendendo ad alcuno d’essi, starenell’altro universale: replicando i frati che non si trattavadi parole, ma dello stabilire o dell’annichilare i sacra-menti. Non si sarebbe fatto fine, se il legato Santa Crocenon avesse ordinato che si passasse al rimanente, e chein fine si sarebbe tornato a questo passo, et essaminatos’era necessario decider il ponto o tralasciarlo.

Da’ legati furono chiamati i generali degli ordini epregati a far ufficio co’ suoi di trattare con modestia ecarità, e non con tanto affetto alla setta propria, mo-strando che non erano chiamati se non per trattare con-tra l’eresie, al che era molto contrario il farne nascere dinuove con le dispute. E fu anco da loro dato conto a Ro-ma, e mostrato quanto fosse necessaria: perché andandofama di quelle dissensioni e delle censure che una parteprononciava contra l’altra, non poteva se non nascerescandalo e poca riputazione del concilio.

Il quinto articolo fu stimato da tralasciare, come de-ciso nella precedente sessione. Ma frate BartolomeoMiranda raccordò che Lutero, per quel suo paradossoche i sacramenti non danno la grazia se non eccitandola fede, cavò anco conclusione che siano d’ugual virtùquei della Legge vecchia e dell’evangelica, la qual opi-nione era da condannare come contraria alla dottrinade’ padri e della Chiesa, avendo tutti detto che i sacra-menti vecchi erano segni solamente della grazia, ma inuovi la contengono e la causano. Alla conclusione nis-sun contradisse; ma i francescani proponevano che nonsi dovesse dire della Legge vecchia, ma della mosaica,atteso che la circoncisione essa ancora causava la grazia,ma non era sacramento mosaico, la qual da Cristo fuanco detto essere non da Moisè, ma da’ padri; et ancoperché altri sacramenti inanzi Abrahamo conferivano ecausavano la grazia. Replicando i dominicani che san

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

413Letteratura italiana Einaudi

Page 452: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Paolo disse chiaro Abrahamo per ricevuto la circonci-sione solo in segno, che essendo egli il primo a chi fudata, tanto vuol dire quanto che in segno solamente èinstituita, e sopra il modo di causar e contenere la gra-zia, tornavano le questioni in campo. Fra Gregorio diPadoa in questo proposito disse essere cosa chiara ap-presso i dialettici che le cose del medesimo genere han-no identità tra loro e differenza. Se i sacramenti vecchie nostri avessero sola differenza, non sarebbono tuttisacramenti, se non con equivocazione; se solo conve-nienza, sarebbono in tutto l’istessa cosa. Però esserd’avvertire di non metter difficoltà in cose chiare perqualche diversità di parole; che sant’Agostino avevadetto questi e quelli essere diversi nel segno, ma parinella cosa significata. Et in un altro luogo esser diversinella specie visibile, ma gli istessi nella intelligibile si-gnificazione; e che altrove pose la differenza, perchéquelli furono promissivi e questi indicativi: il che un al-tro esprime con altro termine, dicendo quelli prenon-ciativi e questi contestativi. Da che appar chiaro chemolte sono le convenienze, e molte le differenze, le qua-li nessun uomo sensato poteva negare; e però con pru-denza quell’articolo non esser stato posto da principio,né esser a proposito toccarlo al decreto presente. Uscìfuori un’altra opinione, qual sentì che senza descendera’ particolari si dovesse dannare l’opinione de luterani ezuingliani. Imperoché essi dicono nissun’altra differen-za trovarsi tra i sacramenti vecchi e nuovi se non ne’ ri-ti. Ma si è mostrato che altre ve ne sono: adonque con-dannargli di questo solo, non metter altra differenza,senza descendere a dire quale ella sia.

Ma il sesto era censurato da’ dominicani, con dire es-sere proprio de’ sacramenti evangelici il dar la grazia, edagli antichi non esser stata ricevuta, se non per virtùdella devozione, essendo tale l’openione di san Tomaso.Per principal fondamento adducevano la determinazio-

414Letteratura italiana Einaudi

Page 453: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ne del concilio fiorentino, che i sacramenti della leggevecchia non causavano la grazia, ma figuravano che do-veva esser data per la passione di Cristo. Ma perché sanBonaventura e Scoto sostennero che la circoncisioneconferiva grazia «ex opere operato», anzi, aggionse Sco-to, che immediate dopo il peccato d’Adamo fu instituitoun sacramento, nel quale a’ fanciulli era data una graziaper virtù di quello, cioè «ex opere operato», i francesca-ni dicevano l’articolo contener il vero e non poter esserecensurato; e facevano gran fondamento che, col dire disan Tomaso i fanciulli inanzi Cristo esser salvati per lafede paterna, non per virtù di sacramenti, si faceva lostato de cristiani di peggior condizione, perché non gio-vando adesso a’ fanciulli la fede paterna senza batte-smo, e dicendo sant’Agostino che si dannò un fanciullo,essendo morto mentre dal padre era portato per esserebattezato, se in quel tempo la sola fede bastava, la con-dizione de’ figli de cristiani era deteriore. In queste dif-ficoltà da molti fu proposto che l’articolo, come proba-bile, fosse ommesso.

Del tralasciar il settimo e l’ottavo fu somma concor-dia. Ma nel nono, del carattere, proponeva fra Domini-co Soto da dicchiarare che ha fondamento nella Scrittu-ra divina et è stato tenuto sempre nella Chiesa pertradizione apostolica; ancorché da tutti i padri non siastato usato il nome, la cosa significata nondimeno esserantichissima. Da altri non gli fu concessa una tanta am-piezza, perché non si vedeva che né Graziano, né ilMaestro delle sentenzie ne avessero fatto menzione; an-zi, Giovanni Scoto disse che per parole della Scrittura ode’ padri non era necessario porlo, ma solo per l’auto-rità della Chiesa, modo consueto a quel dottore di ne-gare le cose con maniera di cortesia. Degno era sentireche cosa intendevano fosse, e dove situato, per le moltee varie openioni de’ scolastici, ponendolo alcuni qua-lità, fra quali erano 4 openioni, secondo le quattro spe-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

415Letteratura italiana Einaudi

Page 454: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cie della qualità. Chi lo disse una potestà spirituale, altriun abito o disposizione, altri una spiritual figura, e nonera senza approbatori l’openione che fosse una qualitàsensibile metaforica. Chi lo volse una real relazione, al-tri una fabrica della mente, restando a questi il dicchia-rare quanto fosse lontano dal niente. Del soggetto dovestia, la stessa varietà era molesta, essendo posto da chinell’essenza dell’anima, da chi nell’intelletto, da altrinella volontà e non mancò chi gli diede luogo nelle ma-ni e nella lingua. Era parer di fra Gieronimo portughesedominicano che si statuisse tutti i sacramenti imprimereuna qualità spirituale inanzi che sopravenga la grazia,quale essere de doi generi: una che mai si può scancella-re, l’altre che può perdersi e racquistarsi; quella chia-marsi carattere, questa esser un certo ornamento. I sa-cramenti che donano la prima, non replicarsi, poiché ilsuo effetto sempre dura; quelli che danno l’ornato, re-plicarsi quando il loro effetto è perduto; cosa di bell’ap-parenza, ma da pochi approvata, per non trovarsi altroautore di quell’ornato che san Tomaso, qual anco, seben lo partorì, non lo giudicò degno d’educazione. Maquantonque tutti concordassero in questo generale, chetre sacramenti hanno il carattere, alcuni usarono mode-stia, dicendo doversi approbare come cosa più probabi-le, non però necessaria; in contrario altri, che era artico-lo di fede, per averne fatto menzione Innocenzio III eper esser poi così definito dal concilio fiorentino.

Che la bontà del ministro non sia necessaria, fu l’ar-ticolo tanto ventilato da sant’Agostino in tanti libricontra i donatisti, che ebbero i teologi materia di parla-re concordemente; et oltre quello, fu per fondamentoprincipale allegato che l’articolo fu condannato dalconcilio di Costanza fra gli errori di Giovanni Wiglef.

L’undecimo, tutti i voti furono per condannarlo, co-me contrario alla Scrittura, alla tradizione et all’uso dellaChiesa universale.

416Letteratura italiana Einaudi

Page 455: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Il duodecimo, delle forme de’ sacramenti, fu distin-to, come quello che doi sensi può ricevere: overo performa intendendo le parole essenziali, secondo che sidice ogni sacramento aver la sua materia, l’elementosensibile, e la forma, la parola; overo per forma inten-dendo tutta la formula o rito del ministerio, che inclu-de molte cose non necessarie, ma condecenti; e peròconsegliarono che se ne facessero due canoni: per ilprimo, fosse dannato per eresia chi dice che la formapossi esser mutata, essendo da Cristo instituita; ma peril secondo senso, se ben le cose accidentali possono ri-cevere mutazione, però quando alcun rito è introdottocon publica autorità, o ricevuto e confermato dall’usocommune, non debbe esser potestà d’ogn’uno, ma so-lamente del pontefice romano, come capo universale ditutta la Chiesa, mutarlo, quando per qualche nuovo ri-spetto convenga.

Per il tredecimo, dell’intenzione del ministro, non po-tevano dissentire dal concilio fiorentino che l’ha per ne-cessaria; ma che intenzione si ricerca era difficile daesplicare, per la varietà de’ sensi umani circa il valore etefficacia de’ sacramenti; perilché non può essere l’istessaintenzione di doi che abbiano diversa opinione. La ri-sposta commune era che basta aver l’intenzione di farequello che fa la Chiesa; la qual esposizione riponendo ledifficoltà medesime, perché per la varia opinionedegl’uomini, qual sia la Chiesa, anco l’intenzione loronel ministrar il sacramento riuscirebbe varia, pareva chesi potesse dire non esser differente, quando tutti hannol’istessa mira di fare quello che da Cristo è stato institui-to e la Chiesa osserva, se ben si avesse per vera Chiesauna falsa, purché il rito di questa e di quella sia l’istesso.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

417Letteratura italiana Einaudi

Page 456: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Dottrina del vescovo di Minori intorno a’ sacramenti]

In questo particolare dal vescovo di Minori fu propo-sto cosa degna d’esser commemorata qui, e da tutti ripu-tata e stimata di gran considerazione. Egli disse che a’luterani, quali non danno altra virtù a’ sacramenti ched’eccitare la fede, la qual però può essere destata in altramaniera, importa poco ricever il vero sacramento; ondeanco dicono che non sia necessario, e pur tuttavia hannoper inconveniente che la malizia dell’empio ministro,che non avesse intenzione di conferire il vero sacramen-to, possi nuocere, convenendo attendere quello che il fe-dele riceve, non quello che gli è dato. Ma a’ catolici, che,secondo la verità, danno al sacramento efficacia per do-nar la grazia a chi non pone impedimento, poiché raris-sime volte occorre che per altro mezo s’ottenga la grazia,i fanciulli certo, e molti di poco senno non hanno la sa-lute per altro mezo. E gl’uomini ordinarii hanno così te-nue disposizione, che senza il sacramento non mai sa-rebbe bastante. E quei pochi, che, come fenici, hannodisposizione perfetta, ricevono però grazia maggiore peril sacramento; onde molto importa al cristiano esser cer-to se lo riceve vero et efficace. Se un sacerdote che tengacura di 4000 overo 5000 anime, fosse un incredulo, masolenne ipocrita, e nel assolvere i penitenti e nel battezari putti, nel consecrare l’aucaristia avesse secreta inten-zione di non far quello che la Chiesa fa, converrebbe di-re che i putti fossero dannati, i penitenti non assoluti, etutti senza il frutto della communione. Né giova dire chela fede supplisce, perché a’ putti certo no: agl’altri, se-condo la dottrina catolica, non può far l’effetto del sa-cramento, e solo può fare nel caso della malizia del mini-stro, che può esser anco ordinata, perché non può farlosempre; e l’attribuire tanta virtù alla fede sarebbe un le-vare la virtù a’ sacramenti, e dare nell’opinione luterana.

Considerava che afflizzione averà un padre di tenero

418Letteratura italiana Einaudi

Page 457: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

amore verso il suo figliuolino moribondo, se dubitaràdell’intenzione del prete battezante; similmente uno chesi senti con imperfetta disposizione e sia per battezarsi,che ansietà doverà avere, che forse il prete non sia unfinto cristiano e se ne burli, e non abbia intenzione dibattezarlo, ma lavarlo o bagnarlo per irrisione; et il me-desimo si consideri nella confessione e nel ricevere l’eu-caristia. Soggiongeva: se alcuno dicesse che questi casisono rari, Dio volesse che così fosse, et in questo corrot-to secolo non vi fosse da dubitare che siano frequenti;ma siano rarissimi, e sia anco uno solo. Sia un tristo pre-te che finga, e non abbia intenzione di ministrare il verobattesmo ad un fanciullo, questo poi, fatto uomo, siacreato vescovo d’una gran città e vivi in quel carico mol-ti anni, sì che abbia ordinato gran parte de’ preti; biso-gna dire che quello, come non battezato, non è ordina-to, né meno sono ordinati i promossi da lui, onde inquella gran città non vi sarà il sacramento dell’eucaristia,né nella confessione, che non può esser senza il vero sa-cramento dell’ordine, né questo senza il vero vescovo,né può ricevere l’ordine chi non è battezato; ecco permalizia d’un ministro in un solo atto milioni di nullitàde’ sacramenti; e chi vorrà che Dio supplisca con la suaonnipotenza in tanta frequenza e vorrà che con rimediestraordinarii provenga alle cose quotidiane, più tostofarà credere che Dio, per sua providenza, abbia provistoche simil accidenti non possino occorrere. Però, dicevail vescovo, ad ogni inconveniente Dio ha proveduto conaver ordinato che sia vero sacramento quello che è am-ministrato col rito instituito da lui, se ben interiormenteil ministro portasse altra intenzione: aggionse però checiò non repugna alla dottrina commune de’ teologi et al-la determinazione del concilio fiorentino, che l’intenzio-ne si ricerca, perché ciò s’intende non dell’interna, madi quella, che per l’opera esteriore si manifesta, se beninteriormente vi fosse una contraria; e così sono levati

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

419Letteratura italiana Einaudi

Page 458: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tutti gli inconvenienti che altrimenti sarebbono innume-rabili. Molte altre raggioni addusse per prova, et in fineportò un essempio scritto da Sozomeno: che essendo ri-dotti i putti d’Alessandria al mare per giocar tra loro, sidiedero ad immitare scherzando le azzioni solite farsi inchiesa, et Atanasio, creato da loro vescovo del gioco,battezò altri fanciulli non prima battezzati; la qual cosaintesa da Alessandro, vescovo alessandrino di celebrememoria, si conturbò e, chiamati i putti, et interrogatoquello che il finto vescovo aveva loro fatto e detto, et es-si risposto, et inteso che tutto ’l rito ecclesiastico fu os-servato, con conseglio d’altri sacerdoti, approvò il batte-smo, la qual approbazione non si potrebbe sostenere,quando si ricercasse una intenzione tale, come gli altridicevano, ma sì ben nel mondo ch’egli esprimeva.

Questa dottrina non fu approvata dagli altri teologi,ma ben restarono storditi tutti dalla raggione, non sa-pendo risolverla, restando nondimeno nella dottrina ap-presa, che l’intenzione vera del ministro sia necessaria, oattuale o virtuale, e che con una intenzione interna con-traria, non ostante qualonque esterna demostrazione, ilsacramento non sia valido. Non debbo restar di narrareanco, se ben questo sarà un anticipar il tempo proprio,che, quantonque la sinodo dopo determinasse assoluta-mente che l’intenzione del ministro è necessaria, comeogni uno può vedere, questo prelato nondimeno restònel suo parere, anzi un anno dopo scrisse un libretto diquesta materia, dove afferma che la sinodo tridentina fudel suo parere e che secondo il senso suo si debbe inten-der la determinazione del concilio. Dell’ultimo articolo,per le cose dette degl’altri, non vi fu difficoltà che datutti non fosse condannato.

420Letteratura italiana Einaudi

Page 459: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Intorno alla materia del battesmo]

La materia del battesmo fu di maggior espedizione;nel terzo articolo, di quello che è dato dagli eretici, tuttifondarono sopra la dottrina delle cose, forma et inten-zione, e che l’acqua è materia; forma, l’espressionedell’atto nel nome del Padre, Figlio e Spirito Santo; l’in-tenzione, di fare quello che la Chiesa fa; onde fermaronola conclusione per indubitata, che hanno vero battesmoquegli eretici che convengono con noi in queste tre cose,e tanto asserivano aversi per tradizione apostolica et es-ser stato già stabilito sino da Stefano I, pontefice roma-no, principiando il terzo secolo, et approvata da tutta laChiesa seguente; se ben gl’intendenti d’antichità bensanno che questo non fu il parere di Stefano, né in queitempi si sapeva forma, materia o intenzione; e quel pon-tefice assolutamente sentì che non si dovevano battezarei conversi da qual si voglia eresia, non facendo eccezzio-ne d’alcuna; anzi che in quei tempi gli eretici, fuori chepochi montanisti, erano gnostici, che usavano stravagan-ti battesmi per le essorbitantissime opinioni che avevanodella divinità e della persona di Cristo; e quei battesmi ècerto che non avevano la forma usata ora, e nondimenoriceveva la Chiesa romana allora a penitenzia ogni sorted’eretico indifferentemente senza battezzarlo. Sì come ivescovi d’Africa con quei di Cappadocia erano per dia-metro opposti, dicendo che conveniva rebattezare tuttigli eretici. Il concilio niceno tenne via di mezo, statuen-do che i cattari non si rebattezassero, ma sì ben i paulia-nisti e montanisti. La sinodo constantinopolitana nu-merò molti eretici che dovessero esser rebattezati et altriche fossero ricevuti con loro al battesmo, in quali sareb-be cosa molto difficile mostrare che usassero la nostraforma: ma quel che più di tutto importa è che san Basi-lio attesa che in Roma non si rebattezavano li novaziani,encratici e saccofori, quali egli rebattezava, non avendo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

421Letteratura italiana Einaudi

Page 460: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

quel santo per assorda questa diversità, solo dicendoche sarebbe stato ben congregare molti vescovi per ri-solver di operare concordamente. Ma a queste cose nonattendendo più che alle favole, si attennero alla correntedottrina che l’eretico veramente batteza, se usa le parolee ha l’intenzione della Chiesa.

Il quarto articolo, che il battesmo sia penitenza, attesala forza del parlare suo, da molti non fu tenuto per falso,allegando che l’Evangelista dicesse san Giovanni averpredicato il battesmo della penitenza, e che Agli ebrei, alsesto, san Paolo chiamasse il battesmo con nome di pe-nitenza. E così abbiano parlato anco molti padri, ondel’articolo non poteva esser condannato, se non quandodicesse il battesmo esser il sacramento della penitenza:ma perché in questo senso pareva il medesimo col deci-mosesto articolo, i più furono di parere di tralasciarlo.

Il nono e decimo, pertinenti al battesmo di Giovanni,molti erano di parere che fossero tralasciati, poiché nonparlandosi di quelli della legge vecchia, meno convenivaparlar di quello che fu intermedio, essendo lo scopo ditrattare de’ sacramenti della nuova legge. Ma dall’altraparte fu detto che la mente degli eretici non è di alzare ilbattesmo di Giovanni al pari di quello di Cristo, ma diabbassare quello di Cristo a quel di Giovanni, inferendoche sì come questo non dava la grazia, ma era pura signi-ficazione, così anco il nostro; il che è formalissima eresia.

Nell’undecimo, de’ riti, volevano alcuni che si distin-guessero i sostanziali dagl’altri, dicendo che quei solinon si possono tralasciare senza peccato. Altri volevanoescludere il caso della necessità solamente, fuor dellaquale non fosse lecito tralasciare manco i non sostanzia-li, poiché avendogli la Chiesa, che è retta dallo SpiritoSanto, instituiti, hanno necessità per il precetto, se bennon per la sostanza del sacramento. Allegarono molticapitoli de’ pontefici e concilii che di alcuni di quei ritiparlano; i quali tutti resterebbono vani, quando fosse

422Letteratura italiana Einaudi

Page 461: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

concessa libertà ad ogni uno di far mutazione. Quellaparte che dell’immersione parla, se ben è più espressafigura della morte, sepoltura e risurrezione di Cristo,era nondimeno da tutti dannata, con allegare molti luo-ghi de’ profeti, dove si parla d’aspersione o effusioned’acqua, quali tutti literalmente dicevano doversi inten-dere del battesmo.

Contra quei tre, che del battesmo de’ putti parlano, fuil parere di tutti con allegare la dottrina degl’antichi pa-dri e delli scolastici, e molte invettive furono fatte contraErasmo, attribuendogli l’invenzione del decimoquinto,qualificandola per empia e perniciosa, e che aprirebbeuna via d’abolir afatto la religione cristiana: aggiongendoche, se i fanciulli degli ebrei circoncisi, venendo all’età,erano debitori di servare tutta la legge et erano puniti perle trasgressioni, molto più era cosa giusta costringer i figlide’ fedeli ad osservare la cristiana, che meritamentel’università di Parigi aveva condannato quell’articolo e lasinodo lo doveva condannare. Il decimosesto conclude-vano essere compreso negli articoli superiori, perché le-verebbe la penitenzia, un altro de’ sacramenti. Ma l’ulti-mo tutti dissero esser contrario al proprio ministerio delbattesmo, nel bel principio del quale vien avvertito il ca-tecumeno che volendo andare alla vita eterna, è necessa-ria l’osservanza di tutti i commandamenti.

Per gli articoli circa la confermazione non vi fu alcunadifferenza, per aver fondamento nel concilio fiorentino,il qual da tutti era allegato, e quello che nel terzo artico-lo si dice, che già i giovani rendessero conto della sua fe-de in presenza della Chiesa, generalmente fu deciso, condire che, non usandosi in questi tempi, si doveva crede-re che mai per il passato fosse stato usato, perché laChiesa non averebbe intermessa quella ceremonia. Fu-rono portati molti luoghi de’ concilii e scrittori antichicon menzione del crisma e di onzione, che non possonoconvenir ad instruzzione, né essame. Perilché concluse-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

423Letteratura italiana Einaudi

Page 462: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ro dovere essere riputata vanissima l’ignoranza di chivuol al presente, contra al commun senso di tutta laChiesa, mutar un sacramento tanto principale in un ritoche forse in qualche particolar luogo fu una volta usato,ma non mai fu universale, come l’onzione del crisma.

Sopra l’ultimo articolo fu molta difficoltà, per il fattodi san Gregorio papa che concesse quel ministerio a’semplici preti; nel che li francescani per la dottrina disan Bonaventura, che, seguito da Giovanni Scoto edall’ordine loro, attribuiva al solo vescovo questo mini-sterio, avendo per nullo l’attentato da un prete (il che fuanco tenuto da papa Adriano VI) rispondevano chequella fu permissione e per quella volta sola, e contra ilvolere del papa per fuggire lo scandalo de quei popoli;overo che quell’onzione da Gregorio permessa non erasacramento della confermazione. La qual risposta nonessendo piacciuta a san Tomaso, perché non libera total-mente il papa dall’aver errato, egli trovò temperamentocon dire che, quantonque il vescovo sia ministro dellaconfermazione, possi nondimeno essere ministrato dalprete con permissione del papa; al che opponendo glialtri la dottrina della romana Chiesa essere assoluta, cheda Cristo sono instituiti i ministri de’ sacramenti, a’ qua-li se ben il papa può commandare quanto all’esserciziodel ministerio, non può però in modo alcuno fare che ilsacramento ministrato da altri sia valido, né che il confe-rito dal ministro instituito da Cristo, eziandio contra ilprecetto di esso papa, sia nullo; e però se Cristo ha insti-tuito il vescovo per ministro, il papa non lo può conce-dere al prete, se Cristo ha concesso che il prete possi,non lo può impedire il papa; parendo gran cosa che ne-gli altri sacramenti, tutti di maggior necessità, Cristoavesse prescritto il ministro senza lasciare nissuna li-bertà agli uomini, et in questo, che si può ad ogni me-glior opportunità differire, avesse usata una singolarità,della quale per 600 anni, che furono sino a Gregorio,

424Letteratura italiana Einaudi

Page 463: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nissuno avesse fatto minima menzione, e far un articolodi fede sopra 4 parole dette per occasione; che se quellaepistola si fosse perduta, mai nissuno averebbe inventa-to quella distinzione insolita in tal materia, né applicabi-le ad altro che a questo luogo di Gregorio.

Non sodisfacendosi altri della risoluzione né dell’una,né dell’altra parte, proposero alcuni che si pigliassero leparole del concilio fiorentino e non si cercasse più oltre;altri pigliarono termine che si condannasse solo chi diràil prete, e non il solo vescovo, essere l’ordinario mini-stro, lasciando che di quella parola ambe le opinioni po-tessero valersi, essendo libero l’inferire: adonque ci è unaltro ministro straordinario, overo dire: adonque non vene può esser altro, perché i sacramenti non hanno mini-stro se non ordinario.

[È formato il decreto della riforma degli abusi nel mini-sterio de’ sacramenti]

Mentre gli articoli sopradetti furono discussi da teo-logi, nella congregazione de’ canonisti, formata per rac-cogliere e rimediare agli abusi concernenti le materiestesse de’ sacramenti in generale, e del batesmo e con-fermazione, fu formato un decreto continente 6 capi[che] in sostanza diceva:

Che la sinodo, volendo levare gli abusi introdotti da-gli uomini o da’ tempi, et insegnare i ministri delle chie-se et altri fedeli come si debbono governare nel custo-dirgli, ministrargli e ricevergli, ordina:

1. Che i sacramenti ecclesiastici siano liberalmenteconferiti, e per il ministrargli nissuna cosa sia riscossa ove-ro addimandata sotto qual si voglia pretesto, né sia postoin mostra cassetta, vaso, drappo o altra tal cosa, per qualetacitamente appaia che si dimandi; né meno sia negato odifferito il sacramento sotto pretesto di qual si voglia lon-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

425Letteratura italiana Einaudi

Page 464: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ga et antica consuetudine di non conferirgli, se non rice-vuta prima determinata mercede, overo anco sodisfazzio-ne di qualche cosa del resto debita; atteso che né il prete-sto di consuetudine, né la longhezza del tempo sminuisce,anzi accresce il peccato, et i contrafacienti sottogiaccionoalle pene statuite dalle leggi contra i simoniaci.

2. Il sacramento del battesmo non sia conferito in luo-ghi profani, ma solo nelle chiese, salvo che per urgentenecessità, et eccettuati i figliuoli de’ re e prencipi, secon-do la constituzione di Clemente V, la qual però non ab-bia luogo in tutti quelli che hanno dominio, ma solo ne’prencipi grandi; né i vescovi diano la cresma, se non ve-stiti con paramenti condecenti, e nelle chiese, luoghi sa-cri o case episcopali.

3. Il sacramento del battesmo sia amministrato da sa-cerdoti periti et idonei nelle chiese matrici solamente, nel-le quali sia il fonte battesmale, eccetto se per le gran diffi-coltà d’andare a quelle, paresse a’ vescovi concederlo ancoin altre chiese, o da immemorabil tempo sia stato conces-so; nelle qual chiese sia custodita l’acqua benedetta presadalla chiesa matrice in un vaso mondo e condecente.

4. Nel battesmo e cresma non sia ammesso più che unoper padrino, il quale non sia infame, né scommunicato,né interdetto, né sotto la pubertà, né monaco o altro chenon possi esseguire quello che promette; e nella cresmanon sia ricevuto per padrino chi non è cresimato esso.

5. Per levare l’abuso in molti luoghi introdotto diportare l’acqua del battesmo in volta, overo condur iputti cresimati con la fronte ligata, a fine di fare molticompadri col lavar delle mani e col scioglier la fronte,atteso che nissuna compaternità con questi modi si con-trae: non permettino i sacerdoti che l’acqua del batte-smo sia portata fuori di chiesa, ma subito sia gettata nelsacrario et il fonte battesmale sia serrato, et i vescovi,quando danno la cresma, facciano star due chierici allaporta della chiesa, quali sleghino e lavino le fronti de’

426Letteratura italiana Einaudi

Page 465: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cresimati, e non lascino uscir della chiesa alcuno ligato.Abbiano ancora i vescovi diligente cura di non confer-mare alcuno scommunicato, né interdetto, né che sia inpeccato mortale.

[Difficoltà della gratuità del sacramento]

E quantonque con maggior facilità i canonisti fosseroconvenuti in questi decreti che i teologi nelle loro di-scussioni, con tutto ciò furono tra loro qualche differen-ze, nella risoluzione de’ quali non potendo convenire,dopo averle longamente disputate, formarono i dubii,rimettendo la decisione di quelli alla congregazione ge-nerale. Era il primo dubio se alle parole del decreto,cioé: nissuna cosa sia riscossa overo addimandata, si do-veva aggiongere ancora: né ricevuta. Il secondo, se si do-veva anco aggiongere: eziandio sotto pretesto di qual sivoglia consuetudine. Il terzo, se era ben aggiongersiqualche parole per significare che la sinodo non proibi-sce le oblazioni volontarie, overo che le proibisce soloquando sono date per risguardo del sacramento, e nonper altri rispetti di pietà, o pur se il decreto si debbe la-sciare nella sua universalità.

Ma nella congregazione generale fu la medesima diffi-coltà, la quale non fu possibile concordare. Quelli chevolevano le aggionte per proibire anco il ricevere et ilpretesto della consuetudine, allegavano l’Evangelio:«Date liberalmente quello che liberalmente avete rice-vuto», e molti canoni con anatemi a chi dà et a chi ricevecosa temporale per la spirituale. Che la consuetudinecontra la legge divina e naturale è una corrottela e nonpuò aver luogo; che nel titolo di simonia è ripresa e dan-nata la consuetudine di dare o di ricevere per il possessode’ beneficii, per le benedizzioni delle nozze, per le se-polture, benedizzione del crisma, overo oglio, et ancora

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

427Letteratura italiana Einaudi

Page 466: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

per la terra della sepoltura: il che tanto maggiormente sidebbe applicare a’ sacramenti; che, non proibendo laconsuetudine, non sarà fatto niente, perché la corrottelaè introdotta per tutto et ogni uno si scuserà con quella;che sì come nel decreto si ha dannato la consuetudine diricever alcuna cosa inanzi, per la medesima raggione sidebbe dannare la consuetudine di ricever dopo; perchéaltrimente, con aver condannato quella sola, si vien adapprovar questa. E quanto alle oblazioni volontarie, vo-levano che generalmente fosse proibito il dar e riceveralcuna cosa poco inanzi o poco dopo per qualcunque ri-spetto si voglia; imperoché per raggione del tempo si hada presumere che sia dato per il sacramento, e per que-sto era allegata la glossa, la qual dice che, quantonque ilmetter danari nella cassetta sia opera di pietà, nondime-no il farlo al tempo del sacramento ricevuto induce so-spizione di simonia: doversi aver rispetto al tempo nelquale la cosa, che del rimanente sarebbe stimata buona,ha specie di malizia; esser precetto divino levar ogni oc-casione di scandalo et astenersi da ogn’apparenza di ma-le, e per fare che i sacramenti siano amministrati con pu-rità, proibir assolutamente le offerte spontanee ne’tempi che i sacramenti sono amministrati, essortando ifedeli a quelle negli altri tempi et occasioni.

Per l’altra parte era detto, che un canone del conciliocartaginese IV concede che sia ricevuto quello che è of-ferto da chi fa battezare i suoi figli; che i teologi, dopoavere determinato che per i sacramenti niente di tempo-rale può esser ricevuto, insieme consentono che si possiricever per la fatica nell’amministrargli. E molto piùquando non è dato o ricevuto per rispetto del sacramen-to, ma per raggione di limosina; che questo sarebbe unlevar a’ laici le occasioni d’essercitare le opere di pietà;che levando le offerte volontarie, i poveri curati nonaverranno di che sostentarsi. Allegavano l’autorità di sanPaolo, che non sia lecito metter la musarola al animal

428Letteratura italiana Einaudi

Page 467: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che batte il grano nell’ara, e che serve all’altare, dell’alta-re debbe vivere. Non doversi confessare mai che vi siaalcuna consuetudine introdotta di dar o ricevere alcunacosa per il ministerio de’ sacramenti; perché essendoquella generale per tutto, sarebbe un dire che nellaChiesa universale sia stato tolerato, anzi approbato unabuso pernizioso; e però non fa bisogno parlare di levaruna consuetudine, la qual non è introdotta: e pensandodi voler porger rimedio a quello che non è male, ma èstimato tale per la fiacchezza della conscienza d’alcuni,far una piaga mortale nella Chiesa. Per raggione princi-palissima dicevano che Innocenzio III nel concilio gene-rale, capitolo Ad apostolicam, De simonia, non solamen-te dicchiara per lodevole la consuetudine in questamateria d’oblazione nel ministerio de’ sacramenti et or-dina che sia osservata, ma ancora che il vescovo debbepunir chi tenta di mutarla. Perilché il determinar adessoil contrario sarebbe con immenso scandalo condannarun pontefice et un concilio generale, come approbatorie defensori d’un error pernizioso.

Era replicato dall’altra parte che lo statuto del conci-lio cartaginese condanna severamente l’essazione, tole-rando l’offerta spontanea; ma è però emendato dal con-cilio eliberitano, il quale proibisce l’uso introdotto che ilbattezato metteva qualche danaro nel vaso. Che l’inven-zione de’ teologi, distinguendo il ministerio del sacra-mento dalla fatica nel ministrarlo e la distinzione di rice-ver per rispetto del sacramento o d’altro, insieme conquell’altra di primaria e secondaria intenzione, eranometafisiche e chimeriche, poiché le parole dell’Evange-lio sono dette in termini assoluti, non soggetti a cavilli,né a glosse che destruggono il testo. Che Dio, per Moisèe san Paolo, nel proibir la musarola, intendono che nonsia negato l’alimento all’animal affamato, ma non che siaconcesso al satollo di riempirsi superfluamente. Chenon si può pretendere povertà dell’ordine clericale,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

429Letteratura italiana Einaudi

Page 468: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

avendo non solo competenti, anzi anco abondanti entra-te; ma l’abuso esser che i rettori delle chiese non fannoresidenza ne’ beneficii e pur vogliono per sé tutti i fruttiet affittano anco gli incerti a poveri pretucci, i quali sonosforzati a vender tutto per viver. Doversi più tosto pro-vedere che tutti risedano nel suo beneficio, che averan-no di che vivere et abondare, e non useranno vendere isacramenti ecclesiastici. E con questa occasione tornava-no a dilatarsi sopra la residenza e sopra i beni che sareb-bono seguiti dicchiarandola de iure divino. Soggiongen-do poi che se pur qualche beneficio curato è tenue, segli provegga con l’unione d’altri beneficii simplici; equando non vi sia altro modo, si procuri che il popologli dia da viver. Esser meglio e grato a Dio il confessarl’error passato e rimediarlo, più tosto che difenderlo eperseverare in quello. Et il cardinal del Monte, che delrimanente pareva a tutti poco inclinato a riformazione,in questo nondimeno sentiva vivamente per questa par-te, et a quelli che allegavano l’autorità d’Innocenzio III[e] del concilio generale, respondeva che facevano grantorto a quel pontefice et a quei padri ad attribuirgli chedifendessero un tanto abuso, e mostravano la loro igno-ranza; imperoché leggendo i 3 capi del medesimo conci-lio, precedenti inanzi, averebbono veduto chiaro l’inten-zione, e come quei padri proibirono ogni essazzione,condannando anco la consuetudine in contrario; et inquel capitolo non si approvano le consuetudini di daralcuna cosa per il ministerio de’ sacramenti, ma le altrelecite et oneste introdotte a favor delle chiese, come ledecime, primizie, oblazioni solite a farsi all’altare, por-zioni canoniche et altre tali lodevoli usanze; allegandoche così era inteso il capitolo da Bartolo e da Romano.

430Letteratura italiana Einaudi

Page 469: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Si formano i canoni de’ sacramenti]

Ancora i padri deputati a formar i decreti in materiadella fede, considerate le sentenzie de’ teologi e le con-clusioni in quali erano convenuti, tralasciati e distintigli articoli secondo il ricordo loro, et ordinatigli ancoin serie più consequente, formarono 14 anatematismisopra i sacramenti in universale, 10 del battesmo, e 3della cresima, esplicati con tal forma, che non restavacensurata alcuna delle opinioni cattoliche, e stando sulcommune, sodisfaceva a tutte le parti. Ma nel compo-ner i capi per esplicare la dottrina, come s’era fatto del-la giustificazione, non fu possibile farlo che, usando itermini d’una delle opinioni, non paresse reprobatal’altra, cosa che né a’ dottori piaceva per affetto allapropria setta, né a’ legati e neutrali, per non seminarecause di nuovi schismi. Ma non essendo possibile espli-care la dottrina così delicatamente che non si pendessepiù d’una delle parti, remisero alla congregazione ge-nerale il definire il modo come i sacramenti contengo-no e causano la grazia.

Nella congregazione non fu minor perplessità di quel-la che i deputati avevano: con tutto ciò una parte de’ pa-dri inclinava più tosto a tralasciar afatto il capo della dot-trina e passare con i soli anatematismi, come s’era fattodel peccato originale. L’altra parte voleva onninamente icapi della dottrina, allegando le raggioni usate, quando sideliberò di trattare così la giustificazione, e che l’essem-pio introdotto allora era necessario seguire; doversi usarogni accuratezza per farlo con sodisfazzione di tutte leparti; ma finalmente esser necessario farlo, e non esservipericolo d’alcuna divisione; perché sì come i teologi pre-senti in concilio, se ben acremente difendono la propriaopinione, si rimettono nondimeno alla sinodo, il che es-sendo certa cosa che faranno anco gli assenti, non si deb-be restar di fare cosa perfetta per convincere gli eretici.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

431Letteratura italiana Einaudi

Page 470: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Averebbe prevalso questa sentenzia, se non se gli fosseopposto vivamente Giovanni Battista Cigala, vescovo diAlbenga et auditore della camera, il qual disse che per lalezzione delle istorie non s’averebbe mai trovato che alcu-no, se non costretto, deponesse l’opinione propria per es-sere condannata: e se ben tutti i catolici dicono di rimet-tersi al giudicio dell Chiesa romana, con tutto ciò, sel’opinione sua fosse reprobata, non la rimetterebbono, mapiù pertinacemente la difenderebbono, maggiormentefortificandosi per l’opposizione; onde di sètte nasconoeresie. Le quali per impedire, il vero modo esser toleraretutte le opinioni et operare che nissuna danni l’altra, ma siviva in pace; né mai esser una tanto repugnante all’altra,che usando questa moderazione possi nascer alcun incon-veniente, dove che senza questa, una differenza verbale,un apice minimo è sufficiente a dividere tutto ’l mondo.Che molte delle opinioni de’ moderni innovatori s’avereb-bono potuto tolerare, se le avessero asserite con modestiae senza dannare la Chiesa romana e la dottrina delle scole.Questo avere costretto Leone a ritorcer contra Luteroquelle saette che egli prima tirò contra la Sede apostolica.In somma diceva e replicava il savio prelato che le soliteprotestazioni de’ dottori di rimettersi alla Chiesa eranotermini di creanza e riverenza, a’ quali necessario era corri-spondere con altretanto di rispetto, conservandosi neutra-le tra le contrarietà; comportar così i termini del vivere cherispetti quello che vuol esser rispettato, e non creder maiche chi dice di rimettersi e sottoporsi abbia animo di farlo,se l’occasione venisse: di che aver dato manifesto indicioLutero, il quale mentre ebbe da far con soli frati questoriin Germania in materia delle indulgenze et anco co’ dotto-ri in Roma, sempre disse che si rimetteva al papa, e subitoche Leone ricevette la promessa per reale, la qual era dettaper pura apparenza, non solo Martino non attese la pro-messa, ma inveì maggiormente contra il pontefice che nonaveva fatto contra li questori in Germania.

432Letteratura italiana Einaudi

Page 471: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Di tutte le cose deliberate e delle difficoltà rimanenti,così nella materia di fede, come di riforma degli abusi, ilegati mandarono copia a Roma, ricchie[de]ndo ordinedi quello che dovevano risolversi, fra tanto non trala-sciando di reessaminare le medesime materie, ma trat-tando però più seriamente la materia della pluralità debenefici, già, come s’è detto, proposta, e parte in questotempo medesimo ventilata; della quale, per narrarlacontinuamente, ho portato il tutto in questo luogo.

[Nella congregazione della riforma si rimettono su lequalità de’ vescovi rispetto alla residenza]

Nella congregazione de’ 15 genaro, quando furonodati fuori gli articoli de’ sacramenti, continuandosi lamateria incomminciata il giorno inanzi, alla pluralitàs’aggionse di trattare le qualità e condizioni de’ vescovi,poiché assai non risiedono per non esser atti ad esserci-tar il carico; e molte cose furono dette, preso principioda quello che san Paolo ricerca ne’ vescovi e diaconi, fa-cendo gran riflesso sopra le parole «irreprensibile», «de-dito all’ospitalità», «non avaro», «non nuovo nella reli-gione» e «stimato anco dagli esteri»; appresso furonoportate altre condizioni requisite da molti canoni, né inquesto occorse alcuna contenzione, declamando tutticoncordamente contro i vizii e defetti de’ prelati edell’ordine ecclesiastico: il che non dispiaceva a’ legati,vedendo volontieri i prelati a trattenersi con questa ima-gine di libertà. Ma nel fervore del parlar Giovanni Sala-zar, vescovo di Lanciano, attribuì l’origine del male allacorte romana, la quale nella distribuzione de’ vescovatiavesse mira non alla sufficienza delle persone, ma a’ ser-vizii ricevuti. A che replicò con molto senso il vescovo diBitonto, che poco dopo lui parlò, dicendo che immerita-mente a quella corte era attribuito quello che veniva per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

433Letteratura italiana Einaudi

Page 472: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

colpa altrui, poiché in Germania anco i vescovati si dan-no per elezzione, in Francia, Spagna et Ongaria per no-minazione regia, in Italia molti sono de iure patronatus,et anco ne’ liberi i prencipi vogliano sodisfazzione e conle raccommandazioni, che sono preghiere a quali non sipuò dare la negativa, levano la libertà al pontefice e chivorrà non correr dietro all’opinione, né lasciarsi traspor-tare da affetti, ma con sincero giudicio risguardare, ve-derà che i vescovi fatti liberamente a Roma sono forse imigliori di tutta Europa. Che la pluralità de’ beneficii,male incognito all’antichità prima, non è stato introdot-to dalla corte di Roma, ma da’ vescovi e prencipi, inanziche i pontefici assonsero il carico di regolare la materiabeneficiale in tutta la cristianità, senza le provisioni de’quali, che si vedono nel corpo canonico, il disordine sa-rebbe gionto al colmo. Fu udita questa contenzione conpiacere e dispiacere, secondo gli affetti, ma ben ogniuno scopriva che tal materia non si poteva maneggiaresenza pericolo; come mostrarono le trattazioni delle se-guenti congregazioni.

[Discorso dell’origine, progresso e pretesti degli abusiriguardo a’ benefici]

Ma perché questo particolare merita esser ben inte-so, sarà cosa giovevole narrar l’origine dell’abuso e co-me sia pervenuto a questo colmo. Tralasciato di parlaredi quei felici tempi, quando il nome di Chiesa era com-mune a tutta l’adunanza de’ fedeli, alla quale ancoraapparteneva l’uso et il dominio de’ beni che si chiama-no ecclesiastichi, quando di una massa commune, erapreso il vitto e vestito de’ poveri e de’ ministri, anzi siprovedeva più principalmente a’ bisogni di quelli chedi questi; né facendo menzione di quando per la imper-fezzione si smontò un grado, e si fece di una massa 4

434Letteratura italiana Einaudi

Page 473: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

parti, ponendo nell’infimo luogo quella de’ poveri, chesecondo l’uso d’inanzi doveva esser nel primo; ma pi-gliando principio dopo che, escluso dal nome di Chiesail popolo di Cristo et appropriatolo a’ soli chierici, perappropriargli insieme l’uso et il dominio de’ beni, fu apochi applicato quello che di tutti era, et agli opulentiquello che prima serviva agli indigenti; nel principio,dico, di quei tempi, avendo i chierici partito tra lorotutte le entrate della Chiesa, i carichi, che prima eranochiamati ministerii et officii della cura spirituale, ebbe-ro per principale il temporale e furono nominati bene-ficii. E per allora, vivendo tuttavia i canoni antichi cheuno non fosse a doi titoli ordinato, nissun poteva averse non un beneficio. Ma succedendo per le guerre oinondazioni la diminuzione delle entrate, sì che non re-stassero sufficienti per il vitto, era quel beneficio confe-rito a chi un altro [ne] teneva; ad un tale, però che po-tesse attendere ad ambidoi. Il che s’introdusse fare nona favor del beneficiato, ma della chiesa, la qual non po-tendo aver un proprio ministro, avesse almeno qualchealtro servizio che gli potesse esser prestato. Sotto prete-sto che un beneficio non fosse sufficiente al vitto e nonsi trovasse chi gli servisse, s’allargò a concerderne piùad uno, quantonque non apparisse necessario per servi-zio delle chiese, e pian piano, levata la maschera, nons’ebbe per vergogna far l’istesso e favor del beneficiato;di che ricevendo il mondo scandalo, convenne modera-re et onestare l’introduzione; laonde, poiché si vedevaaccettata la distinzione di obligati alla residenza e nonobligati, fu aggionta un’altra de’ compatibili et incom-patibili; chiamando incompatibili tra loro quelli di resi-denza, e compatibili gli altri con questi e tra loro: sem-pre però al color dell’onestà, era riservato il primoluogo con la glossa de’ canonisti che più beneficii nonsiano dati, se non quando uno non basta per vivere. Maquesta sufficienza la tagliavano molto larga, proporzio-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

435Letteratura italiana Einaudi

Page 474: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nandola non alla persona, ma anco alla qualità: nonavendo per sufficiente ad un prete dozenale se non fos-se bastante per sé, per la famiglia de’ parenti, per treservitori et un cavallo; ma se fosse nobile overo lettera-to tanto più. Per un vescovo è maraviglia quanto l’allar-gano per il decoro che gli convien tenere. De’ cardinalibasta considerare il volgar detto della corte che s’ugua-gliano a’ re, dal che concludono che nissuna entrata siaeccessiva in loro, se non è soprabondante alla condizio-ne regale. Introdotta la consuetudine, e non potendo ilmondo, né l’equità resistere, i pontefici romani riserva-rono a sé soli il poter dispensare degli incompatibili edell’averne più di doi degl’altri. Ma per trovar modo dimetter in pratica che avesse del colorato, si diede manoalle commende, cosa anticamente ben instituita e poiadoperata solo a questo fine. Già quando per qualcherispetto di guerre, pesti et altre cause tali non si potevacosì presto far l’elezzione o provisione, il superiore rac-comandava la chiesa vacante a qualche persona dibontà e valore, che oltre la cura della propria, gover-nasse anco la vacante, finché fosse provisto di rettoreproprio e titulario: questo allora non aveva facoltà so-pra le entrate, se non di governarle e consegnarle. Inprogresso i commendatarii, sotto varii pretesti di neces-sità et onestà, si valsero de’ frutti e, per goderli più lon-gamente, attraversavano varii impedimenti alla provi-sione; onde per rimedio fu preso ordine che lacommenda non potesse durare più di 6 mesi. Ma i papi,con l’autorità loro di plena potenza, passarono a com-mendare per più longo tempo, e finalmente anco a vitadel commendatario, e con facoltà di usar per sé i fruttioltre le spese necessarie. Questa buona invenzione cosìdegenerata si usò ne’ tempi corrotti per paliare la plu-ralità al possessore d’un beneficio, commendandoneun altro o più, così servando le parole della legge dinon dar ad una persona salvo che uno, ma defraudando

436Letteratura italiana Einaudi

Page 475: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

il senso, poiché il commendatario a vita in essistenza erealtà non è differente dal titolario. Erano commessegravi essorbitanze nel numero de’ beneficii commenda-ti, tanto che in questo secolo, dopo nati i moti luteranie mentre tutto ’l mondo dimandava riforma, non ebberispetto, né vergogna papa Clemente VII, del 1534, dicommendare ad Ippolito cardinale de’ Medici, suo ni-pote, tutti i benefici di tutto ’l mondo, secolari e regola-ri, degnità e personati, semplici e curati vacanti, per 6mesi dal dì che ne avesse presa la possessione, con fa-coltà di disponer e convertir in suo uso tutti i frutti. Laqual essorbitanza, sì come fu il colmo, così ne’ tempiinanzi non ardiva la corte valersi di questo, dando incommenda ad uno numero molto grande.

Però fu inventato di valersi, per paliar la pluralità,d’un altro uso antico trovato per buon fine, che è l’unio-ne. Questa era usata prima, quando una chiesa era de-strutta overo le entrate occupate, che si trasferiva quelpoco rimanente al vicino insieme con il carico, facendotutto un solo beneficio. L’industria del cortegiano trovòche anco fuor di questi rispetti s’unissero più beneficiiad uno, sì che con collazione di quello la pluralità si co-priva afatto, quantonque a favore di qualche cardinale ogran personaggio fossero uniti insieme 30 e 40 beneficiiposti in diversi luoghi di cristanità. Nasceva però un in-conveniente, che si diminuiva il numero de’ beneficii, ela grazia fatta ad uno era poi fatta a molti che succedeva-no, senza che la meritassero et impetrassero, con grandanno della corte e della cancelleria; et in questo fu ri-mediato con sottile et argutissima invenzione di unirequanti beneficii al papa piaceva in una massa, durantesolamente la vita di quello a cui era conferito, per lamorte del quale [l’]unione s’intendesse ipso facto disso-luta et i beneficii ritornati nel suo stato primiero. Conquesta maniera si venne all’apice delle belle trovate, po-tendosi così conferir un solo beneficio in apparenza, che

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

437Letteratura italiana Einaudi

Page 476: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

in essistenza ne tirava molti, e confessarsi come quelloche disse avere rubato una briglia da cavallo, tacendoche fosse con quella imbrigliato l’animale.

[Consulta de’ rimedii a’ detti abusi]

Per rimediare alla pluralità era necessario levare l’usodi questi tre pretesti, il che era molto ben conosciuto da’prelati prudenti, onde alla prima proposta fu uniforme ilparer di tutti, che fosse vietata e nissun, di qualunquecondizione si voglia, potesse ottenere numero maggioreche di tre beneficii. Alcuni anco aggionsero, quando doidi quelli non ascendono alla somma di 400 ducati d’orod’entrata, volendo che qualonque persona, quantonquesublime e graduata, fosse soggetta alla regola di non po-ter aver più che uno, quando ascende a quella somma, odi doi, se quelli vi giongono, in fine non più di tre o arri-vino, o non arrivino: sopra che vi fu assai a disputare.Ma molto più quando Alvise Lipomano, vescovo di Ve-rona, aggionse che questo decreto fosse [esteso] a quelliche di presente allora possedevano numero maggiore, iquali, non accentuato alcuno di qual si voglia grado eteminenzia, fossero costretti, ritenendone tre, renonciaregli altri, essendo in Italia fra 6 mesi, e fuori d’Italia fra 9mesi; il che non facendo fossero senza altra dicchiarazio-ne privati, e questo non ostante che i benefici fosserouniti, overo commendati, o con qualonque altro titolopossessi. Il vescovo di Feltre aderì all’istessa opinione,moderandola però con distinguere le dispense, com-mende et unioni, altre fatte per utilità delle chiese, et al-tre per favore del beneficiato; volendo che le prime, diquanti si voglia beneficii, dovessero restar valide, ma lefatte per privata utilità de’ beneficiati fossero regolate.Non admesse questa distinzione il vescovo di Lanciano,con dire che volendo fare legge durabile convien non

438Letteratura italiana Einaudi

Page 477: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dargli eccezzioni in corpo, atteso che la malizia umanasempre è pronta a trovare finti pretesti di mettersi nelcaso dell’eccezzione e liberarsi dalla regola. Il vescovod’Albenga con longa orazione mostrò che le buone leggidanno forma a futuri negozii solamente, e non risguar-dano i passati, e quelli che uscendo de’ raggionevolitermini vogliono emandare anco il preterito, eccitanosempre tumulti, et in luogo di riformare, disformanomaggiormente: esser una gran cosa volere privare delsuo quelli che l’hanno posseduto per molti anni e crede-re di persuadergli a contentarsene. Soggionse che facen-dosi tal decreto, prevedeva che non sarebbe ricevuto, ese pur lo fosse, da quello ne nascerebbono resignazionipalliate e simoniache et altri mali peggiori che il ritenerpiù beneficii. Quanto anco all’avvenire, parergli la pro-visione supeflua, perché non ricevendo alcuno più bene-ficii se non con dispensa del papa, basta assai che egli sirisolva di non concederla.

In quella congregazione, tra le molte esclamazioni tra-giche che da diversi furono fatte, Bernardo Diaz, vescovodi Calahora, disse che la chiesa di Vicenza, essendo tra-scorsa in molti disordini, come era notissimo a tutti, ri-cercherebbe un apostolo per vescovo; tassando il cardi-nal Ridolfi, che, oltra tanti altri beneficii, godeva quelvescovato, senza averne alcun governo, senza l’ordineepiscopale, senza vederlo mai, non curando, né sapendose non le rendite dell’affitto, e motteggiando ciascuno lagrand’inconvenienza che era, che nobilissime chiese nonvedessero mai il suo vescovo per esser occupato o in altrivescovati, o in degnità più fruttuose. Molti dicevano, cheil solo pontefice potrebbe a questo provedere, et alcunicomminciavano ad entrare nell’opinione di Albenga, cheil pontefice facesse quella riforma da sé; cosa che a’ lega-ti piaceva, così per degnità del papa, come per liberarsida gran travaglio di questa materia, che, dalla varie opi-nioni et interessi, giudicavano di difficile digestione: spe-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

439Letteratura italiana Einaudi

Page 478: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rando anco che quando s’avesse fatto il passo di lasciarequesta riforma al papa, facilmente si ottenesse di lasciar-gli anco il capo della residenza, più duro ancora a smalti-re per esser populare, e tirarsi appresso la ricuperazionedell’autorità e giurisdizzione episcopale. Entrati adon-que i legati in speranza che questo si potesse ottenere,massime se si fosse proposto come cosa fatta e non comeda fare, diedero immediate conto al pontefice, a cui lanuova riuscì molto grata; perché ormai tutta la corte etegli medesimo stava in pensiero dove avessero a termina-re i tentativi e dissegni de’ prelati. E parendogli di nondifferir a batter il ferro mentre era caldo, fece il passo piùlongo della estesa significatagli da’ legati, e spedì unabolla per la quale avvocava a sé tutta la materia dellariforma. Ma, mentre in Trento s’aspettava la risposta daRoma, non fu però intermessa l’incomminciata trattazio-ne; si fece una minuta di decreto che nissun potesse averpiù che un vescovato, e chi più ne aveva, ne ritenesse unsolo; che all’avvenire chi ottenerà più beneficii inferioriincompatibili, sia privato senza altra dicchiarzione, e chigià ne possede più che uno, mostri le sue dispense all’or-dinario, che proceda secondo la decretale d’InnocenzioIV, Ordinarii. Nel dir i voti sopra questi capi, molti fece-ro istanza che si aggiongesse che all’avvenire dispensenon fossero concesse. Et a pochi piacque il mostrare legià concedute e proceder secondo il decreto d’Innocen-zio, dicendo che era un farle approvare tutte e far il malmaggiore, attese le condizioni poste da Innocenzio, dovedice che, trovate le dispense buone, siano admesse e, sevi sarà dubio, s’abbia ricorso a Roma; non potendosi du-bitare che ogni negozio almeno non si risolvesse in du-bio, il quale avesse a Roma dicchiarazione conforme allaconcessione. Che mentre passano così, le persone stava-no con timor della provisione, quando fossero essamina-te; et approbate, che tutte sarebbono senza dubio, l’abu-so sarebbe confermato. Molti erano di parere che si

440Letteratura italiana Einaudi

Page 479: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

vietassero afatto le dispense, repugnando altri con la rag-gione che la dispensa è stata sempre nella Chiesa et è ne-cessaria: il tutto sta in ben usarla.

Marco Vigerio, vescovo di Sinigaglia, uscì con unaopinione che, se fosse stata ricevuta e creduta, averebbefacilmente riformato tutto l’ordine clericale. Diceva eglipotersi ad ogni inconveniente rimediare dalla sinodo confar una dicchiarazione che per la dispensa sia necessariauna legitima causa, e chi senza quella la concede, pecca enon può esser assoluto se non revocandola, e chi l’ottienenon è sicuro in conscienza, se ben ha la dispensa, e sem-pre sta in peccato, sin che non depone i beneficii così ot-tenuti. Ebbe l’opinione contradittori; perché si levaronoalcuni con dire che chi concede licenza di pluralità senzacausa legitima, pecca, ma però la dispensa vale, e chi l’ot-tiene è sicuro in conscienza, se ben conscio dell’illegiti-mità della causa. E più giorni si contese, dicendo questiche era un levare tutta l’autorità al papa, e quelli che l’au-torità ponteficia non s’estendeva a fare che il male nonfosse male. Da questo s’entrò in un altro dubio: se la plu-ralità de benficii fosse vietata per legge divina overoumana; e da quei della residenza de iure divino era dettoche per divina, e però il papa non poteva dispensare; glialtri dicevano che per legge canonica solamente: e condifficoltà fu la contradizzione sopita da’ legati, essendoda loro tenuta per pericolosa, così per metter in campo laresidenza, come perché toccava l’autorità del papa, seben non era nominato, e maggiormente perché quellasottile discussione del valor delle dispense le metteva tut-te in compromesso. Essendo molta confusione, Diego diAlano, vescovo di Astorga, disse che, non potendo con-venire sopra le dispense, proibissero le commende e leunioni, quali sono i pretesti per palliare l’abuso; e contral’un e l’altro parlò assai. Disse le unioni e le commendead vitam esser piene d’assordità, perché apertamente siconfessava con quelle di non aver risgaurdo al beneficio

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

441Letteratura italiana Einaudi

Page 480: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

della chiesa, ma alla persona; che erano di gravissimoscandalo al mondo, inventate già poco tempo per saziarel’avarizia e l’ambizione; che era una grand’indegnità ilmantenere un abuso così pernizioso e tanto notorio.Però i vescovi italiani, che in gran parte erano interessatiin uno di questi, non sentivano volontieri proposizionicosì assolute, lodando che si facesse qualche provisione,ma non tale che le togliesse via a fatto.

In principio di febraro arrivò da Roma la risposta e labolla ponteficia, che fu da’ legati stimata troppo ampla;pur tuttavia, per tentare di valersene, proposero di nuo-vo la materia, facendo replicare da’ suoi la medesimasentenzia che, attese le difficoltà e diverse opinioni, erabene liberarsi e rimetter il tutto al pontefice.

Gli imperiali, anco quelli medesimi che per il passatonon si erano mostrati alieni, replicarono gagliardamente,dicendo che non sarebbe stato onor del concilio; et a que-sto parere s’accostò la maggior parte, ritornando su le me-desime cose dette, anzi confondendo le cose sempre più;sì che viddero i legati non esser occasione di valersi dellabolla mandata e scrissero non potersi sperare che fosse ri-messa tutta la riforma a Sua Santità, ma ben avevano perfattibile dividerla, sì che il pontefice facesse quella parte,che è più propria a lui, come sarebbe la moderazione delledispense e de’ privilegi, aggiongendovi la riformazione de’cardinali; il che quando Sua Santità si risolvesse di fare, sa-rebbe ben valersi della prevenzione, publicando in Romauna bolla sotto nome di riformazione della corte. Perchénissun potrebbe dire che il papa non potesse riformare dasé la corte sua e quello che tocca a lui: la qual bolla non sa-rebbe necessaria publicare in concilio, et alla sinodo si po-trebbe, avendo da trattar il rimanente che alla corte nontocca, dare ogni sodisfazione; avertendo però la SantitàSua che il concilio non si quieterà mai per sola provisioneall’avvenire, ma ricercherà sempre che si proveda alle con-cessioni scandalose anco presenti.

442Letteratura italiana Einaudi

Page 481: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[I prelati spagnuoli formano una censura sopra gli arti-coli della riforma, di che i legati offesi scrivono a Roma]

Finita quella congregazione, i prelati spagnuoli conaltri che gli seguivano, capo di tutti fattosi il cardinalPacceco, ridotti al numero di 20 e raggionato insieme,conclusero che nella maniera introdotta nelle congre-gazioni non si poteva venir mai a risoluzione che va-lesse, perché quel di buono che era detto, era dissimu-lato da chi reggeva le azzioni, overo con le contenzionioscurato; però esser necessario mutar modo e dar inscritto le dimande, che così si venirà a conclusione. Efecero una censura sopra i capi proposti e la posero inscritto, presentandola a legati nella congregazione chesi tenne il 3 febraro.

La censura conteneva 11 articoli.1. Che tra le qualità de’ vescovi e parochi siano poste

tutte le condizioni statuite nel concilio lateranense ulti-mo, parendo che nel modo tenuto si apra troppo la stra-da alle dispensazioni, le quali al tempo d’oggi, per le ere-sie che causano e per li scandali che danno al mondo, ènecessario levar a fatto, facendo una più stretta riforma-zione.

2. Che si specifichi apertamente che i cardinali sianotenuti risedere ne’ loro vescovati almeno sei mesidell’anno, come agli altri vescovi è commandato nellapassata.

3. Che inanzi ogni altra cosa si dicchiari la residenzade’ prelati esser de iure divino.

4. Che si dicchiarasse la pluralità delle chiese catedra-li esser abuso grandissimo, e s’ammonisce ciascuno, spe-cificando etiam i cardinali, a restare con una sola e la-sciare le altre infra certo termine breve, e prima chefinisca il concilio.

5. Che si togliesse la pluralità delle chiese minori, conproibirla non solo per l’avvenire, ma ancora per il passa-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

443Letteratura italiana Einaudi

Page 482: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

to, revocando tutte le dispense concesse, senza eccezzio-ne de’ cardinali o altri, se non per giuste e raggionevolicause, d’esser prodotte e provate inanzi l’ordinario.

6. Che le unioni ad vitam, eziandio le già fatte, si revo-cassero tutte come indottive della pluralità.

7. Che ogn’uno che ha beneficio curato et altri benefi-cii che ricercano residenza, non residendo, incorra nellaprivazione, e nissuna dispensazione abbia da suffragare,se non in casi dalla legge permessi.

8. Che qualonque ha beneficio curato, potesse esseessaminato dal vescovo e, trovato illiterato, vizioso, oper altra causa inabile, fosse privato, et il beneficio datoad un degno per rigoroso essame e non a volontà degliordinarii.

9. Che nell’avvenire i beneficii curati non si dassero,se non con essamine et inquisizione precedente.

10. Che nissun si promovesse a chiesa catedrale senzaprocesso, il qual si facesse in partibus, almeno sopra i na-tali, vita e costumi.

11. Che nissun vescovo potesse ordinare nella diocesedell’altro senza licenza dell’ordinario, e persone di quel-la diocese solamente.

I legati si turbarono, non tanto vedendo posti a cam-po molti articoli, e tutti con mira di ristringere l’auto-rità ponteficia et aggrandire l’episcopale, quanto perl’importanza del principio di dar in scritto le petizioniet unirsi molti insieme in una dimanda; e senza mostra-re qual fosse il pensiero loro, solo allegando l’impor-tanza della proposta, presero tempo a pensarvi sopra,dicendo che tra tanto non si starebbe in ozio, essendoda stabilire altri capi di riforma; e diedero minuto con-tro al pontefice di tutte le cose passate, aggiongendoche i prelati ogni giorno pigliavano libertà maggiore,che non si astenevano di parlare de’ cardinali senza ri-spetto e dir palesemente che è necessario regolargli, edella Santità Sua ancora non poca riverenza parlavano,

444Letteratura italiana Einaudi

Page 483: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che non dà se non parole e che usa il concilio per trat-tener il mondo in speranze e non per fare vera riforma:aggionsero che per l’avvenire sarebbe difficile tenergliin regola, che facevano spesse adunanze e congregazio-ni tra loro. Misero in considerazione che sarebbe benefar qualche riforma in Roma con effetto, e publicarlainanzi la sessione. Mandarono anco le censure de’ spa-gnuoli, ponderando quanto importasse il tentativo loroe dove all’avvenire potesse arrivare, non essendo verisi-mile che tanto ardissero senza l’appoggio e fomento eforse anco incitamento di qualche gran prencipe, fa-cendo instando che sarebbe parer loro di persistere enon cedere in parte alcuna, così per l’importanza dellecose, come per non lasciare aprire questo passo, chepossino i prelati, per sedizione e forza, ottener quelloche non gli è concesso spontaneamente; che sarebbeun dependere dalla mercè loro et incorrer pericolo diqualche sinistro accidente; che per quanto doverà pas-sar nelle disputazioni non erano per lasciarsi superare.Ma in fine dopo le disputazioni, se i contrarii non vor-ranno cedere sarà forza venire al più e manco voti, iquali nel concluder non si ponderano, ma si numerano;però, non convenendo mettersi ad alcun rischio, maben certificarsi di restare superiori nel giorno della ses-sione, sarebbe necessario commandare strettamente aquelli che sono andati a Venezia, sotto pretesto di fareil principio di quaresima nelle loro chiese, ma con in-tenzione forse di non tornar più, che tornassero subitoe senza replica; perché nella sessione seguente staràquasi tutta l’importanza della riforma, massime inquella parte, che è tra ’l pontefice et i vescovi, e secon-do che succederà questa volta agli ammutinati, così opiglieranno animo d’opporsi nelle altre occasioni, o sirenderanno quieti et obedienti.

Ispedito l’aviso a Roma, nelle seguenti congregazioniproposero i legati di riformare diversi abusi. Il primo fu

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

445Letteratura italiana Einaudi

Page 484: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

di quelli che, ricevuto un beneficio e titolo, non piglianol’ordine sacro o la consecrazione rispondente a quello.Tutti detestarono l’abuso, laudarono che si rimediasse.Ma il cardinal Pacceco disse che ogni rimedio sarebbedeluso, se non si levavano le commende et unioni, essen-do chiaro che una catedrale può essere commandata an-co ad un diacono, e chi vorrà una parochiale senza ordi-narsi in sacris, la farà unire ad un beneficio semplice chenon ricerca ordine, e così la tenerà in consequenza diquello senza essere consacrato. Le altre riforme furonosopra diverse essenzioni dalle visite episcopali, dagli es-samini loro, dalla cognizione delle cause civli e dalla re-visione del governo de’ ospitali, nel che credevano i le-gati acquistar la grazia de’ vescovi, allargando la loroautorità: ma, come avviene a chi pretende raggione neltutto, che resta offeso per la restituzione della metà, pa-reva (a spagnuoli massime) che gli fosse fatto torto mag-giore con rimediare ad alcune. Ma crescendo il numerode’ italiani che a’ legati aderivano, i spagnuoli si restrin-sero a parlare più riservatamente, tanto più aspettandorisposta da Roma sopra le proposizioni loro, essendosiscoperto che là erano state rimesse.

[Il papa fortifica la parte sua in concilio con mandarvivescovi italiani, e fa consultar le censure degli spagnuoli]

Il pontefice, ricevuto l’aviso, immediate scrisse a Vene-zia lettere efficacissime, ma insieme amorevolissime alnoncio suo per far ritornar i prelati, quali erano ancoraquasi tutti in quella città; e dal noncio l’officio fu fatto intal modo, che tutti ebbero per favore il far il viaggio, poi-ché si trattava tanto servizio del pontefice. Pose in consul-tazione co’ deputati la censura de’ spagnuoli, et il rima-nente, che più importava, ponendolo insieme con le altrecose prima avisategli, riservò alla deliberazione propria.

446Letteratura italiana Einaudi

Page 485: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

La congregazione de’ deputati, ripensato lo statodelle cose, considerò che il partito proposto da’ legatiera più onorevole e, riuscendo, il più utile; ma se nonfosse riuscito, era il più pernizioso: et in cose di tantomomento non esser prudenza correre sì gran rischi;esser ugualmente pericoloso negare tutto, come tuttocredere. Concludendo che, se i legati non erano piùche certi di superare, potevano concedere o parte, otutte le infrascritte modificazioni, secondo che il nego-zio stesso sul fatto consultasse; le quali erano digestein forma di risposta ad articolo per articolo della cen-sura spagnuola.

Al 1º, d’innovare il concilio lateranense ne’ doi capi,par che si possi sodisfare a prelati, purché nel resto i ca-noni che si faranno siano raggionevoli.

Al 2º, d’obligare i cardinali alla residenza, per quelliche stanno in Roma e che servono actu la Chiesa univer-sale, la dimanda non è conveniente, et agli altri SuaMaestà provederà, come è detto nella lettera.

Al 3º, di statuire che la residenza sia de iure divino,prima, il decreto forse non sarebbe vero, applicato allechiese particolari; dopoi, quanto all’effetto, non può ser-vire, se non a maggiore confusione, repugnando massi-me che il decreto si faccia et insieme si permetta, almenotacitamente, il contrario per la metà dell’anno.

Al 4º, di dicchiarare abuso la pluralità delle chiese,si può dire il medesimo che al 3º, e quanto a’ cardinali,che Sua Santità provederà per se stessa, come è dettodi sopra.

Al 5º, della pluralità delle chiese minori, la provisio-ne proposta da’ legati pare che doverebbe essere ba-stante; e nondimeno quando circa il passato sia giudi-cato bene farla più severamente, Sua Santità se nerimette, avvertendo che il troppo rigore in questa partepuò causare effetto contrario, per la resistenza che siha da presumere che sarà fatta da quelli che possedo-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

447Letteratura italiana Einaudi

Page 486: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

no; e considerando insieme che il lasciare semplice-mente il giudicio nelle dispensazioni agli ordinari puòesser mal usato e senza partorire altro effetto che ac-crescer loro autorità.

Al 6º, di rivocare le unioni a vita, non ostante che laSantità Sua abbia pensiero di farci conveniente provisio-ne, nondimeno, quando si desideri levarle, etiam in tut-to, si può concederlo, purché si dia spacio onesto a chipossiede i beneficii di poter dispor di quelli.

Al 7º, che la non residenza de’ beneficii curati portiseco precisamente la privazione e che nissun si dispensi,se non in casi dalla legge permessi, è troppo rigore e taleche, quando bene si determinasse, mal si potrebbe os-servare.

All’8º, che chi ha beneficio curato e si trova illiteratoo vizioso possa esser privato dall’ordinario, intendendo-si di tal inabilitade che de iure lo meriti, questa pena sipuò concedere, altrimente non è dimanda onesta, per-ché non sarebbe altro che lasciar il tutto all’arbitrio, de-gl’ordinari.

Al 9º, che i benefici curati non si diano se non per di-ligente essamine precedente, essendo necessario lasciaril modo e qualità dell’esame alla conscienza di chi ha daconferire i benefici, pare che l’aggiongere sopra questoaltro decreto sia o superfluo, o inutile.

Al 10º, di far il processo in partibus di quelli che sipromovono alle chiese catedrali, non si vede né il modo,né il frutto di questa diligenza, essendo così facile trovarchi deponga il falso in partibus, come in Roma. Dovequando si possa aver, come quasi si può sempre, tantanotizia che basti, è superfluo cercar altro.

All’11º, che nissun si ordini, se non dal suo vescovo,pare che il rimedio della bolla possi bastare, e tanto piùquanto che per essa si provede per più d’un modoagl’inconvenienti che si pretendono circa questo capo.

Spedì immediate il pontefice la risposta a Trento,

448Letteratura italiana Einaudi

Page 487: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

con rimetter alla prudenza de’ legati, che, ben conse-gliati con gli amorevoli risolvessero come meglio aves-sero giudicato sul fatto di conceder o parte, o tutte lecose richieste, dentro però de’ termini consultati da’deputati in Roma: rimettendo parimente a loro il negarogni cosa, se si fossero veduti in stato di poterlo fare.Gli avisò dell’ufficio fatto con quelli che erano in Vene-zia, soggiongendo che tenessero la sessione al debitotempo, tralasciando a fatto i capi di dottrina de’ sacra-menti, e publicando i soli anatematismi ne’ quali tuttisono convenuti, poiché quella dottrina non si può espli-care senza qualche pericolo; che tralasciassero a fatto ildecreto degli abusi de’ sacramenti del battesmo e con-fermazione, non essendo possibile toccar quella materiasenza offender tutto l’ordine de’ poveri preti e frati edar troppo gran presa agli eretici, confessando d’averapprovato per i passati tempi notabili assordità; aggion-se in fine che del rimanente operassero sì che la sessio-ne riuscisse più quieta che si potesse, ma con degnitàdella Sede apostolica.

[Il papa, temendo del concilio, si risolve a trasferirlo inBologna]

Poi ruminando il papa gli avisi da Trento e dal non-cio suo di Germania fra se stesso con i suoi intimi, re-stò pieno di sospetto che il concilio non dovesse parto-rir qualche gran mostruosità a pregiudicio di lui edell’autorità ponteficia. Considerava le fazzioni tra’teologi, massime dominicani e francescani, antichiemuli e contrarii di dottrina, che in concilio avevanopreso animo di trapassar il segno delle contenzioni, da’prudenti con difficoltà composte; fra quali essendodelle differenze non minori di quelle che si hanno conluterani, et essi assai arditi nel tassarsi l’un l’altro, le

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

449Letteratura italiana Einaudi

Page 488: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

quali, se non si starà sempre nell’accordargli, esservipericolo che non soccedesse qualche grave inconve-niente. Faceva gran riflesso sopra la disputa della resi-denza, se è de iure divino, e sopra l’audacia di fra Bar-tolomeo Carranza, il qual, fomentato da molti, erapassato a chiamare l’opinione contraria dottrina diabo-lica. Vedeva quanto facilmente potesse nascer un altromale simile a quello di Lutero, e che si fosse fatto dellaresidenza un articolo di fede, il papato era ridotto aniente. Considerava che tutte le riforme miravano a ri-stringer l’autorità del papa et ampliare quella de’ ve-scovi; avvertì quanto poco fosse stata l’autorità sua sti-mata, che avendo il concilio dato speranza di rimetter alui la riforma, di che anco aveva formato la bolla, avo-candola tutta a sé, poi, senza rispetto di lui, s’avevatrattato più acremente. Ebbe gran sospetto dello spiri-to et animosità de’ spagnoli; considerava le qualità del-la nazione avveduta e che non opera a caso, mostramaggior riverenza che non porta, sta unita in se stessa,e non fa un passo senza aver la mira a cento più inanzi;gli parve gran cosa l’aver preso a ridursi insieme el’aver formato una censura per commune: gli parevaverisimile che ciò fosse ardito per fomento dell’impera-tore, essendoci un suo ambasciatore che trattava quoti-dianamente con loro. Aveva anco per altro sospettoCesare, considerando la prosperità della fortuna che inquel tempo correva, la qual suol indur gli uomini a nonsaper metter fine a’ dissegni: faceva riflesso sopra ilpermetter la religione per connivenza, attribuendo chefosse a fine d’acquistar la grazia de’ luterani. Conside-rava le querimonie usate non solo dall’imperatore, maanco da’ ministri al partir delle genti italiane, l’aversidoluto d’esser abandonato nel bisogno; dubitava di lui,sapendo che attribuiva al duca di Piacenza, suo figlio,la sedizione di Genova. Sopra tutto ponderava le paro-le dette al noncio, di non aver maggior nimico del pa-

450Letteratura italiana Einaudi

Page 489: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

pa: temeva, che se gli fosse venuto fatto di stabilir difar l’istesso in Italia, adoperando il concilio per oppri-mer il ponteficato. Vedeva che restava come arbitro,attesa l’incurabil indisposizione del re di Francia e laprossima morte che si prevedeva. Del delfino non sa-peva quanto potersi promettere, come di giovane nonancora esperto; teneva per fermo che i prelati, quali so-no allora aderivano alla corte romana, quando l’impe-ratore avesse fatto alla scoperta, s’averebbono dicchia-rato per lui, o per timore della maggior potenza, overoper emulazione che tutti hanno alla grandezza pontefi-cia, la qual scoprirebbono, quando vedessero apertastrada sicura di moderarla.

Questi rispetti lo fecero risolvere a sicurarsi delconcilio in qualche maniera: il finirlo non pareva cosafattibile, attesa le moltiplicità delle cose che restavanoda trattare; la sospensione ricercare qualche gran cau-sa e nondimeno esser una provisione leggiera, perchésarebbe immediate ricercato di levarla; la translazionein luogo dove egli avesse autorità assoluta pareva ilmeglior conseglio; e poiché questo s’aveva a fare, farloin maniera che rimediasse a tutti i pericoli; che nonpoteva avvenire se non celebrandosi nelle terre sue. Aqueste pensando, non giudicò ben trattar di Roma,per non far tanto parlar alla Germania. Bologna gliparve ottima, come la più vicina a chi viene di là da’monti, fertile e capace. Al modo pensando, risolsel’asconder in questo la persona sua et operare che fos-se fatto da’ legati, come da loro, per l’autorità che gliaveva data per la bolla data il 22 febraro e mandataglinell’agosto 1545. Che così facendo, se sopra la transla-zione fosse nata qualche opposizione, sarebbe addos-sata a’ legati, et egli, come non interessato, averebbepiù facilità a mantenerli; e quando per qualche acci-dente occorresse mutar pensiero, lo potrebbe far conintiera sua degnità. Adonque risoluto di tanto, spedì

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

451Letteratura italiana Einaudi

Page 490: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

un privato gentiluomo, famigliare del cardinale delMonte, con lettere di credenza a far ad ambi li legatiquesta ambasciata, ordinandogli che non giongesse inquella città inanzi il tempo della sessione, e gli com-mettesse di trasferire il concilio a Bologna, facendonascer qualche apparente causa, overo valendosi d’al-cuna che fosse in essere; ma venendo all’essecuzionetanto presto che, dopo data la prima mossa all’impre-sa, si venisse al fine, prima che d’altrove potesse essertrasposto alcun impedimento.

[L’arcivescovo di Colonia deposto da Cesare. Il re d’In-ghilterra muore]

Ma in Germania, essendo accommodate con Cesaregran parte delle città attorno il Reno et avendo ancol’elettor palatino fatto desister i ministri da lui introdottidal passar più oltre, vedendo l’imperatore occasione dipoter escludere l’arcivescovo di Colonia, mandò duecommissarii, facendo ridur tutti gli ordini acciochél’abandonassero e ricevessero per vescovo e prencipeAdolfo, coadiutore, e gli rendessero obedienza e giuras-sero fedeltà. Gli ecclesiastici furono pronti a farlo per lecause altre volte dette. La nobiltà e gli ambasciatori del-le città ricusarono, con dire di non poter abbandonare ilprencipe a cui avevano giurato. Il duca di Cleves, aven-do i suoi Stati vicini, si interpose; mandò all’arcivescovoe fece che vi andassero anco i primi della nobiltà, perpregarlo di trovar modo come tutto lo Stato non fussedissoluto, con danno estremo de’ popoli vicini. L’arcive-scovo, mosso a compassione, per non metter guerra inquel dominio et acciò il popolo innocente non patisse,generosamente renonciò lo Stato et assolvè i sudditi dalgiuramento, e così fu ricevuto Adolfo per suo successo-re, il quale egli aveva sempre amato da fratello e partici-

452Letteratura italiana Einaudi

Page 491: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

patogli tutte le cose che faceva per riforma della Chiesa,et ora si vedeva d’altro parer, o perché fosse mutato, oper altra causa.

In Trento nel mezo di febraro andò aviso della mortedel re d’Inghilterra, successa nel mese inanzi, di che ipadri resero grazie a Dio et andarono quasi tutti a visi-tare il vescovo di Vorcestre, congratulandosi con essolui che il regno et egli medesimo fossero (dicevano) li-berati dalla tirannide d’un acerbo persecutore, attri-buendo anco a miracolo che fosse passato di questa vitalasciando un figlio in età di 9 anni, acciò non potesseimmitare le vestigie paterne; e veramente non le immitòin tutto. Perché Enrico, se ben aveva levato afatto l’au-torità del pontefice sopra quel regno et imposto penacapitale a chi gli aderisse, nondimeno ritenne sempreconstantemente nel resto la dottrina della Chiesa roma-na; ma Edoardo (che così era il nome del figlio), gover-nato dal duca di Somerset, suo zio materno, inclinatoalla dottrina de’ protestanti, mutò la religione, come asuo luogo si dirà.

[Diversità di parere fra’ legati, e difficoltà in conciliosopra le dispense, la residenza e la reforma de’ cardinali]

Gionte le lettere del pontefice, il cardinale Santa Cro-ce era di parer che si ammolisse l’animo de’ prelati con-gionti, concedendo alcuna delle petizioni che da Romaerano permesse, che facilmente con quella determina-zione si sarebbono acquietati. In contrario il cardinaledel Monte diceva che il condescendere all’inferiore (etalla moltitudine massime) non era altro che dare preten-sione d’aver sodisfazione maggiore; che voleva primatentar l’animo degli amorevoli, e quando s’avesse trova-to fortificatao di numero maggiore, esser disposto a nonretirarsi pur un passo; quando avesse trovato altremen-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

453Letteratura italiana Einaudi

Page 492: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

te, avrebbe usato la prudenza. Dopo molti discorsi, co-me avviene tra colleghi, Santa Croce cedette a Monte,che caminava con affetto maggiore. Ebbero aviso che iprelati assenti si sarebbono ritrovati in Trento inanzi ilfine di febraro e, tentati gli animi di diversi, si ritrovaro-no aderenti alle cose del pontefice, quali, confermaticon le speranze, e tiratone anco altri con la medesimaesca che il pontefice averebbe riconosciuto il merito diciascuno, fecero formare il decreto con 15 capi e quelloproposero in congregazione.

Sopra che furono maggiori difficoltà di prima: nelproemio, per una eccezione qual diceva: «salva semprein tutte le cose l’autorità apostolica». Da ogni stolido sa-rebbe stato conosciuto dove mirava, ché non inseriva senon una pertinace ostinazione negli abusi, mentre sitrattava rimediargli, conservando le cause. Però nissunardì opporsegli, se non il vescovo Badacoz, il qual disseche aveva bisogno di dicchiarazione, perché il concilionon doveva, né poteva intaccar l’autorità d’alcuno, nonche della Sede apostolica, riconosciuta per capo da tuttili catolici, ma che le parole poste in quel luogo pareva si-gnificassero che in Roma si dovesse procedere in quellematerie al modo di prima e che la regolazione non aves-se vigore sopra le dispense et altri modi, con quali è sta-ta sempre enervata l’autorità de’ canoni vecchi. In difesadell’eccettiva era detto che le leggi de’ concilii non sonocome le naturali, dove il rigore e l’equità sono una me-desima cosa; che elle sono soggette al difetto communedi tutte le leggi, che per l’universalità conviene sianodall’equità regolare ne’ casi non preveduti e dove l’esse-guirle sarebbe ingiusto. Ma non essendovi sempre con-cilio, al quale si possi per questo ricorrere, né menoquando ben vi è, avendo modo d’attender a questo, es-ser necessaria l’autorità ponteficia. Ma si replicava cheavendo tutte le leggi il difetto dell’universalità, nondi-meno tutte si promolgano senza metterci dentro eccez-

454Letteratura italiana Einaudi

Page 493: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

zioni; che così si debbe anco al presente fare, perché ilporvela non è altro, se non un dire che per l’ordinario, enon ne’ casi rarissimi et improveduti, il papa possi di-spensare in contrario.

Questo parer non fu approvato in parole da tuttiquei da chi fu tenuto in conscienza; onde il legatoMonte, fortificatosi, diceva che questa era sottilità pernon deferir alla Sede apostolica quanto erano tenuti, efece tacer tutti. Dimandò il vescovo di Badacoz che inquel proemio si dovesse far menzione che l’articolodella residenza non era tralasciato, ma differito. A cherisposero i legati che ciò era un diffidare delle promes-se loro, anzi del pontefice, et un obligarsi vanamente acosa che sempre è in potestà: con tutto ciò, per daresodisfazione in così intenso desiderio, si sarebbe ag-gionto nel proemio che tutto si decretava proseguendol’incomminciato negozio della residenza, con che simostrarebbe che non fu finito nell’altra sessione e nerimane anco parte da trattare.

Sopra i capi delle qualità de’ vescovi et altri curati,disse l’arcivescovo Torre che quelli non solo non dava-no rimedio alle corrottele introdotte, anzi snervavano irimedii vecchi, perché con termini così universalid’età, costumi, scienzia, abilità e valore, si poteva cano-nizar ogni uno per abile: e l’allegar decreti di Alessan-dro esser un annullar tutti gli altri canoni che prescri-vono altre condizioni; poiché sempre, nominato uno estudiosamente tacciuti gli altri, pare che se gli abbiaderogato; che sarebbe necessario dir una volta chiaroqual è questa gravità di costumi, questa scienzia di let-tere; il che se fosse per l’una e l’altra qualità, sarebbeescluso per sempre ogni cortigiano. I costumi ricercatiesser molto ben raccontati da san Paolo, e tuttavia aquelli non s’attende. La perizia e dottorato che sanPaolo ricerca, esser cognizione della dottrina cristianae delle lettere sacre, e non esser da immitare Onorio

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

455Letteratura italiana Einaudi

Page 494: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

III, quale privò un vescovo della Sassonia inferiore pernon aver imparato grammatica, né letto mai il Donato,perché, dice la glossa, egli non poteva insegnare gram-matica al popolo, quasi che la materia della predicadebbia esser le regole grammaticali e non l’Evangelio.Aggionse a questo il vescovo di Huesca che non gli pia-ceva il rimettersi overo allegare decretali o constituzio-ni: perché o si fa per dar autorità maggiore a quelle, oper riceverla da loro, overo per far un aggregato di for-za maggiore di quelle con questa sinodo; et a tutti imodi esser cosa poco convenevole e diminuire l’auto-rità d’ambedue; essere ben cosa raggionevole farlo do-ve la longhezza d’una constituzione non comportasseche fosse riferita, ma quando non contiene se nonl’istesso, non esserci causa di farlo e dar occasioni di li-ti inestricabili, disputando se quelle constituzioni sianoapprovate come la lettera semplicemente suona, o purcon le limitazioni et ampliazioni dette da’ dottori, econ le varie intelligenze, che è un confonder il mondo.Esservi bisogni di decreti che mettino pace, carità e se-ria riformazione nella Chiesa, non che diano occasionidi litigi e nuovi inconvenienti. A che poteva servire ne’tempi presenti dar agli ordinarii le pene del c[anone]Grave nimis, l’essecuzione de’ quali è commessa a’concilii provinciali, che sono desusati, se prima non èpreso modo come ritornargli in uso? Poi, essendo ilnumero de beneficii conferiti dagli ordinarii, per diver-se riserve, minori d’una decima parte, a che è buonoproveder a questa minima e lasciare correre l’abuso ne’nove decimi che la corte conferisce? Similmente, vo-lendo rimediare la pluralità, l’approvar la constituzio-ne De multa non esser altro che un stabilirla maggior-mente, poiché in quella le dispense sono permesse

Longhissima disputa fu sopra gli articoli, dove i spa-gnuoli instavano che i cardinali fossero specifici, di-cendosi per l’altra parte che non conveniva per la

456Letteratura italiana Einaudi

Page 495: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

grandezza di quell’ordine, primo nella Chiesa, pienod’uomini di singolar merito, mostrare così apertamen-te che in quello vi fossero corrottele degne d’emenda-zione, et essi stessi non emendassero se medesimi. Mabastava ben far l’istesso effetto con parole generali cheincludessero anco loro, come il commandare ad ognipersona di qual si voglia degnità, grado e preminenza.Dicevano in contrario gl’altri che i canonisti hanno giàdicchiarato sotto nissun termine generale comprender-si i cardinali, se non sono nominatamente espressi;però non restar altra via di proveder al cattivo essem-pio che il mondo riceve, se non con riformare loro par-ticolarmente; esserci poco bisogno di riforma nel clerominuto, le corrottele del quale sono leggieri et egli ne-cessitato a seguire i maggiori; doversi nel curar un cor-po infermo attendere a’ ami gravi et alle parti princi-pali; le altre (sanate quelle) o da sé guariscono, o conleggier rimedii. All’abuso delle unioni perpetue dice-vano che ben pareva provisto assai a bastanza col ri-metter a’ vescovi d’essaminarle già fatte, e presumersurrettizie quelle che non si trovassero fondate sopracause raggionevoli: ma tutto era destrutto con la modi-ficazione seguente, cioé se altrimente non sarà giudica-to dalla Sede apostolica, il che era un stabilirle, anzimetter il vescovo in liti e spese. Fu anco di nuovo ric-chiesto che fossero vietate le unioni a vita et annullatele già fatte.

Ma il numero maggiore approvò i decreti come fu-rono proposti, parte per propria inclinazione alle coseromane, e parte per esser stati pratticati, et alcuni buo-ni anco, a’ quali era fatta promessa che il papa con unasua bolla averebbe levato e quelli e molti altri disordi-ni, ma essere dovere, per riputazione di quella SantaSede, lo facesse egli medesimo, e non paresse che la si-nodo l’avesse costretto contra il suo voler ricever leggi.E questi, posti insieme, ascendevano a’ tre quarti di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

457Letteratura italiana Einaudi

Page 496: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tutto ’l numero della sinodo. Instando il tempo dellasessione e reletti gli anatematismi, da qualch’uno fu ri-cercato che si aggiongesse la dottrina, da altri fu ric-chiesto perché non si risolveva il decreto degli abusi:quanto a questo furono fermati con dire che non eraben discusso e che era luogo più opportuno portarglidopo tutti i sacramenti, rimediando insieme agli abusioccorrenti nel ministerio di ciascuno et agli universaliin tutti. Per render raggione dell’ommissione della dot-trina, il più concludente argumento fu che così s’erafatto nella sessione del peccato originale e che la dic-chiarazione per modo di dottrina è necessaria, quando,senza quella, gli anatematismi non possono esser intesi;però nel decreto della giustificazione esser stata di ne-cessità, ma in questo de’ sacramenti gli anatematismida sé esser tanto chiari che servono anco per dottrina.Il tempo instante et il consenso del numero maggiorefece che se risolvesse per questa opinione e fossero co-stretti a tacer quelli che dimandavano la dottrina eriforma degl’abusi sopra detti.

[Si celebra la settima sessione: canoni de’ sacramenti ingenerale e del battesmo in particolare e della confermazione]

Accommodati i decreti, se ben con le difficoltà narra-te, e venuto il 3 marzo, e con solito ordine ridotti i prela-ti in chiesa per celebrar il consesso, fu cantata la messada Giacomo Cocco, arcivescovo di Corfù. Doveva far ilsermone Coriolano Martirano, vescovo di San Marco, ilqual per i disgusti ricevuti nella congregazione, non pa-rendo che fosse decoro d’intervenirvi e non persisterenella medesma opinione, né essendo sicuro il contradirenel publico consesso, elesse di finger indisposizione e ri-manersene, onde si restò per quella mattina senza ser-mone, come se nel numero de’ sessanta vescovi e trenta

458Letteratura italiana Einaudi

Page 497: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

frati teologi, essercitati nel predicare, non vi fosse unoatto a dire quattro parole con premeditazione di quattroore. E negli atti fu notato che non fu fatto sermone peresser rauco il vescovo di San Marco a ciò deputato; e co-sì si mandò anco in stampa: il che, sì come non si debbeattribuire se non ad una maniera dolce del secretarioche scrisse, così è fermo documento che allora non sipensava dovere venire tempo quando si stimasse chetutte le azzioni di quell’adunanza fossero pari a quelledegli apostoli, quando erano congregati aspettando lavenuta dello Spirito Santo.

Ma finita la messa e le altre ceremonie, li due decretifurono letti. Il primo, appartenente alla fede, contenevain sustanza: che per complemento della dottrina definitanella precedente sessione conveniva trattar de’ sacra-menti, et a fine di estirpar l’eresie eccitate, la sinodo perora vuol statuire li seguenti canoni per aggiongere poigli altri al suo tempo.

Erano li canoni, overo anatematismi de’ sacramenti incommune tredici:

1. Contra chi dice che li sacramenti della legge nuovanon siano stati tutti instituiti da Cristo, overo esser più omeno di sette, o alcun di loro non esser vera e propria-mente sacramento.

2. E che non sono differenti da quelli della vecchiaLegge, se non nelle ceremonie e riti.

3. E che alcun di loro in nissun rispetto sia più degnodell’altro.

4. Che non sono necessarii alla salute e che la graziadi Dio si può acquistare per la sola fede senza quelli osenza il proposito di riceverli.

5. Che siano ordinati solo per nudrir la fede.6. Che non contengono in loro la grazia significata o

non la danno a chi non vi fa repugnanza, ma siano segniesterni della giustizia e caratteri della professione cristia-na per discernere i fedeli dagl’infedeli.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

459Letteratura italiana Einaudi

Page 498: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

7. Che non sempre e non a tutti sia data la grazia per isacramenti, quanto s’aspetta dalla parte di Dio, purchésiano legitimamente ricevuti.

8. Che per li sacramenti non è data la grazia in virtùdell’amministrazione di quelli, chiamata opus operatum,ma che basti la sola fede alla divina promessa.

9. Che nel battesmo, confermazione et ordine non siaimpresso nell’anima un carattere spirituale che non sipuò scancellare; per il che non si possono ricever salvoche una volta.

10. Che tutti li cristiani hanno potestà d’amministrarela parola e tutti i sacramenti.

11. Che nel ministrar li sacramenti non sia necessaria nelministro l’intenzione, almeno di far quello che fa la Chiesa.

12. Che il minsitro in peccato mortale non dia il verosacramento, se ben osserva tutte le cose necessarie.

13. Che i riti approvati dalla Chiesa e soliti possinoesser sprezzati o tralasciati da ogni pastor, overo mutatiin altri.

Del battesmo erano anatamatismi quattordici:1. Contra chi dice che il battesmo di Giovanni avesse

la stessa virtù con quello di Cristo.2. Che l’acqua vera e naturale non sia necessaria al

battesmo.3. Che nella Chiesa romana, madre e maestra di tutte

le Chiese, non è la vera dottrina del battesmo4. Che il battesmo dato dagli eretici nel nome del Pa-

dre, Figlio e Spirito Santo, con intenzione di far quelloche la Chiesa fa, non sia vero.

5. Che il battesmo sia libero e non necessario alla sa-lute.

6. Che il battezato non può perder la grazia, se benpecchi, purché non resti di credere.

7. Che li batezzati sono debitori di credere solamentee non di servare la legge di Cristo.

8. Che non sono tenuti a servare li precetti della Chiesa.

460Letteratura italiana Einaudi

Page 499: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

9. Che per la memoria del battesmo tutti li voti dopofatti si conoscono per nulli, come deroganti alla fede eprofessione battesmale.

10. Che i peccati dopo il battesmo commessi, per lafede e memoria di esso, sono rimessi o fatti veniali.

11. Che si debbe rinovare il battesmo in quello cheaverà negata la fede.

12. Che nissun debbe esser battezato, se non nell’etàdi Cristo o nel tempo della morte.

13. Chi non mette in numero de’ fedeli i putti batteza-ti, o dice che convien ribattezarli negl’anni della discre-zione, o che sia meglio tralasciare il battesmo loro.

14. Che i battezati in puerizia venuti in età debbinoesser ricercati di ratificare la promessa per nome lorofatta, e, non volendo, lasciargli nel loro arbitrio, non co-stringendogli alla vita cirstiana, se non con la proibizio-ne degli atlri sacramenti.

Della confermazione i canoni furono tre:1. Contra chi dice che è ceremonia oziosa, non sacra-

mento propriamente, overo che già era, affinché i puttidessero conto in publico della loro fede.

2. Che il dar virtù al cresma sia far ingiuria allo Spiri-to Santo.

3. Che ogni semplice sacerdote sia ministro ordinariodella confermazione, e non il solo vescovo.

[Decreto della riforma]

Fu letto dopo il decreto della riforma, dandogli negl’at-ti il titolo Canone della residenza, e conteneva in sustanza:

1. Che nissun sia creato vescovo, se non di legitimomatrimonio, di età matura, scienza di lettere e gravità dicostumi.

2. Che nissun possi ricever o ritener più vescovati intitolo o commenda, o con qualonque altro nome, e chi al

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

461Letteratura italiana Einaudi

Page 500: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

presente ne ha più, ritenutone uno ad elezione, lascia glialtri fra sei mesi, se sono di libera collazione del papa;altrimenti fra un anno: il che non facendo, s’abbiano pervacanti tutti, eccetto l’ultimo.

3. Che gli altri beneficii, e massime curati, siano dati apersone degne, che possino essercitar la cura delle ani-me; altrimente il collatore ordinario sia punito.

4. Che qualonque per l’avvenire riceverà più beneficiincompatibili, per via di unione a vita, commenda per-petua o altrimente, o ritenerà i ricevuti contra li canoniresti privato di tutto.

5. Che agli ordinarii siano mostrate le dispense diquelli che hanno più benefici curati o incompatibili,provedendo appresso alla cura d’anime et altri oblighi.

6. Che le unioni perpetue fatte da 40 anni in qua pos-sino esser revisti dagl’ordinarii come delegati et annulla-te le indebite e quelle che non sono effettuate o che perl’avvenire s’averanno da fare si presumino surrettizie, senon saranno fatte per cause raggionevoli e con la citazio-ne degli interessati, e dalla Sede apostolica altro nonsarà dichiarato.

7. Che i benefici curati uniti siano visitati ogni annodagl’ordinarii e gli siano assegnati vicarii perpetui otemporali con quella porzione de’ frutti che parerà lorosenza risguardo d’appellazioni o essenzioni.

8. Che gli ordinarii visitino ogni anno con autoritàapostolica le chiese essenti, provedendo alla cura d’ani-me et agl’altri debiti servizii, senza rispetto d’appellazio-ne, privilegii e consuetudini prescritte.

9. Che i vescovi creati siano consecrati nel tempo or-dinato dalla legge e le allongazioni del termine più di seimesi non vagliano.

10. Che i capitoli delle chiese, vacante il vescovato,non possino concedere dimissorie agl’ordini, se non achi sarà ubligato per causa di beneficio.

462Letteratura italiana Einaudi

Page 501: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

11. Che le licenze di poter essere promosso da qual sivoglia vescovo non vagliano, se non sarà espressa la cau-sa legitima per quale non possino esser promossi dalsuo, et in quel caso siano ordinati dal vescovo residentenella sua diocese.

12. Che le facoltà di non ricever li debiti ordini nonservino se non per un anno, salvo ne’ casi dalla leggeespressi.

13. Che i presentati a’ beneficii da qual si voglia per-sone ecclesiastiche non siano instituiti, se non essamina-ti dagli ordinarii, eccetto li nominati dalle università ocollegii de studii generali.

14. Che nelle cause degl’essenti si osservi certa forma,e dove si tratta di mercede e di miserabili persone, ancogli essenti che hanno giudice deputato possino esserconvenuti inanzi l’ordinario; ma quelli che non l’hanno,in tutte le sorti di cause.

15. Che i vescovi abbiano cura sopra gli ospitali pervedere che siano ben governati dagl’amministratori,eziandio essenti, servata certa forma.

I prelati che nelle congregazioni s’erano opposti, fe-cero l’istesso nella sessione, ma con parole più mode-ste, ricercando che fossero espressi i gradi delle perso-ne comprese e che oltre le provisioni a’ mali futuris’aggiongessero i rimedii a’ presenti che sono di mag-gior danno e pericolo. Ma i legati, ascoltate le parolecome voce di chi non poteva far più che essalar l’ani-mo, diedero fine alla sessione con ordinare la seguenteper il 21 aprile.

[Commandamento del papa di trasferire il concilio; i le-gati ne trovano una speziosa ragione per tema di contagio]

L’istesso giorno il messo del pontefice, che si era te-nuto secreto ancora da’ legati, comparve et espose lo-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

463Letteratura italiana Einaudi

Page 502: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ro la sua credenza: e non si fermò in Trento, ma passòimmediate in Ispruc. Il cardinale Santa Croce restòconfuso, ma Monte intrepido disse aver conosciuto ilpontefice per prencipe sempre savio, et allora aver ve-duto in lui il colmo del giudicio; che era necessario co-sì fare, volendo salva l’autorità della Sede apostolica, eperò conveniva servire la Santità Sua con fedeltà, se-cretezza et accuratezza. Erano opportunamente moltidelle famiglie de’ prelati ammalati, o per i disordinidel carnevale, o per l’aria molto umida che per moltigiorni prossimi era stata; sottomise il Monte alcuni de’suoi, che domandassero a’ medici se vi era pericoloche quelle infermità fossero contagiose. I medici, chesempre nel prognostico dicono più mal che possono,perché, succedendo, paiono dotti per avergli previsti,e non riuscendo, molto più, perché abbiano saputo ri-mediargli o prevenirgli, dissero qualche parola ambi-gua, la qual studiosamente disseminata e da leggiericreduta, passò anco alla credulità de’ mediocri e diquelli che, desiderando partire, averebbono volutoche fosse stato vero. Ed opportunamente in quei dìdopo la sessione era morto un vescovo che, funeratocon essequie di tutto ’l concilio, fece la cosa moltoconspicua; onde s’empì Trento che vi era male conta-gioso, e la fama andò anco a’ luoghi circonvicini. Tratanto i legati, mostrando di non aver parte nella famasparsa, il dì dopo la sessione tennero congregazionegenerale per disponere quello che si dovesse discutereintorno il sacramento dell’eucaristia, e la settimana se-guente incomminciarono le congregazioni de’ teologi.E poiché la fama fu aummentata, quando parve, il car-dinale Monte ordinò ad Ercole Severolo, procuratordel concilio, che facesse processo sopra la pestifera in-fermità. Furono essaminati i medici, fra gl’altri Giero-nimo Fracastoro, che aveva titolo di medico del conci-lio, et altre persone. Fu presa relazione che i luoghi

464Letteratura italiana Einaudi

Page 503: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

circonvicini si preparavano per levar il commercio allacittà. Questo moto fu causa che molti de’ prelati di-mandarono licenza di partire, o per timore, o per desi-derio di uscire di là in ogni modo. Il Monte la diedead alcuni, acciò potesse metter tra le cause la partitade’ padri, altri, più seco congionti, confortò ad aspet-tare: in suo secreto, per non privarsi afatto di aderentinel far la proposizione di transferir il concilio, ma inapparenza per non mostrar che lo lasciasse dissolvere;e però disse che nelle congregazioni protestassero ac-ciò si pigliasse ispediente. Si seguì il processo sino aldì 8, quando venne nuova, o vera, o finta, che Veronaera per levar il commercio; cosa che turbò ogn’unoperché sarebbe stato un tenergli tutti pregioni.

Perilché il dì 9 si tenne congregazione generale so-pra questo. In quella fu letto il processo e proposto cherimedio si potesse trovar per non restar là dentro re-stretti col male in casa e privati di socorsi di vettovagliee d’altre cose necessarie. Da molti fu protestato di vo-ler partire e non poter esser tenuti, e molte cose essen-do dette, il Monte propose di transferir il concilio,dicendo aver di ciò già sin dal principio autorità apo-stolica, e fece leggere la bolla del papa diretta a’ 3 lega-ti, Monte, Santa Croce e Polo: dove, narrato d’aver sta-bilito il concilio in Trento e d’avergli mandato perlegati et angeli di pace in quello, acciò così santa operaper l’incommodità del luogo non fosse impedita, dàautorità a doi di loro, in assenza dell’altro, di transfe-rirlo in altra città più commoda, più opportuna e piùsicura, e commandar sotto censure e pene a’ prelati dinon proceder più oltre in Trento, ma continuare ilconcilio nella città a quale lo muteranno, e chiamar inquella i prelati et altre persone del concilio di Trento,sotto pena di pergiurio et altre censure nelle letteredella convocazione, dovendo egli aver rato tutto quelloche faranno, non ostante cosa alcuna in contrario. Fu

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

465Letteratura italiana Einaudi

Page 504: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

da prelati imperiali immediate risposto che il male et ipericoli non erano così grandi, che si poteva licenziarei timidi sin che passasse quell’opinione, e con l’aiuto diDio presto sarebbe svanita; e quando bene si differissela sessione, non era cosa importante, poiché l’annoinanzi per i sospetti di guerra similmente molti partiro-no, e la sessione si differì sei mesi e più; così si facesseanco adesso se fosse bisogno. Et altre tal raggioni furo-no addotte. Si disputò assai sopra questo. Gli imperia-li, partiti di congregazione e conferito tra loro, si die-dero ad investigare sottilmente quello che non avevanocurato di saper più che tanto, et adorarono che nonfosse male, ma pretesto.

Il giorno seguente si fece congregazione sopral’istessa materia: si trovò, che 11 prelati erano partiti, esi passò a parlare del luogo dove andare; dentro inGermania tutti aborrivano; nello Stato d’alcun prenci-pe non si poteva, non avendo prima trattato. Restava ilsolo Stato della Chiesa. Proposero i legati Bologna, epiacque a tutti quelli che sentivano la translazione. Fuin quella congregazione anco contradetto degl’impe-riali, e da alcuni passato a quasi proteste, ma la mag-gior parte acconsentì. Dubitarono ben alcuni che il pa-pa dovesse sentir la translazione in male, facendosisenza sua saputa. Ma, diceva il Monte, i casi repentiniet i pericoli della vita esser essenti da questi rispetti, eche pigliava la carica sopra di sé, che il pontefice senti-rebbe tutto in bene. Si ebbe anco considerazioneall’imperatore et altri prencipi, e concluso che, facendomenzione di loro nel decreto, si sarebbe sodisfatto alladebita riverenza; e per dar anco qualche sodisfazione achi non sentiva la translazione, far qualche menzionedi tornare. Fu formato il decreto concepito in forma dipartito deliberativo: vi piace di dicchiarare che constidi questo morbo, per le predette et altre allegate cose,così notoriamente che i prelati senza pericolo della vita

466Letteratura italiana Einaudi

Page 505: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non possino fermarsi in questa città, né possino essertenuti contra il loro voler, et attesa la partita di molti eprotestazioni d’altri, per la partita de’ quali si dissolve-rebbe il concilio, et altre cause allegate da’ padri noto-riamente vere e legitime? Vi piace a dicchiarare cheper la sicurezza della vita de’ prelati e per proseguir ilconcilio, quello si debba transferir in Bologna e si tran-sferisca di presente, e doversi celebrar là la sessione in-timata a 21 aprile, e proceder inanzi sin che parerà alpapa et ad esso concilio di ridurlo in questo o in altroluogo, con conseglio di Cesare, del Cristianessimo edegl’altri re e prencipi cristiani?

[La translazione è prontamente eseguita, ma non da’cesarei]

Il dì seguente fu fatta sessione e letto il decreto: 35vescovi, e 3 generali assentirono, et il cardinale Pacce-co con altri 17 vescovi diedero il voto in contrario. Nelnumero de’ consenzienti non fu alcuno de’ sudditi im-periali, se non Michel Saraceno, napolitano, arcivesco-vo di Matera. Ma nel numero degli 18 dissenzienti vifu Claudio della Guische, vescovo di Mirpois, et ilMartelli, vescovo di Fiesole, e Marco Viguerio, vesco-vo di Sinigaglia, del quale vi è memoria che, rinfacian-dogli il cardinale del Monte d’ingratitudine, ché, tira-to il zio da infimo stato all’altezza del cardinalato, dache era venuta la grandezza di casa sua et il vescovatoin lui, rendesse tal merito alla Sede apostolica, risposein latino con le parole di san Paolo: «Non si debbeburlar con Dio». Partirono i legati con la croce levataet accompagnati da’ vescovi del loro partito con ceri-monie e preghiere.

Gli imperiali ebbero commandamento dall’amba-sciatore dell’imperator di non partire, sin che Sua

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

467Letteratura italiana Einaudi

Page 506: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Maestà, ragguagliata, non dasse ordine. In Roma lacorte sentì in bene d’esser liberata dalla sospizione,perché ormai vi era gran confusione o nondinazionede’ possessori di pluralità de’ benefici, che trattavanoscaricarsi in modo, però, che non scemasse ponto l’uti-le. Il pontefice diceva che, avendo dato a’ legati suoiautorità di transferir il concilio e promesso d’aver ratoquello che da loro fosse deliberato e di farlo esseguire,et avendo essi giudicata la causa dell’infezzionedell’aria legitima, e tanto più essendoci concorso l’as-senso della maggior parte de’ prelati, non poteva senon approbarla.

Non era però alcun tanto semplice che non credesseil tutto esser fatto per il suo commandamento, essendocerto che nissuna cosa, per minima, si trattava in con-cilio senza aver ordine prima da Roma, al qual effetoogni settimana correndo lettere, et alcune volte duespazzi spedendosi, non si poteva credere che una cosadi tanto somma importanza fosse stata deliberata dicapo de’ legati; oltre che il solo introdur tanto numerodi persone in una città gelosa come Bologna, senza sa-puta del prencipe dominante, pareva cosa che mai i le-gati averebbono tentato. Credevano anco molti che labolla non fosse col vero dato, ma fatta di nuovo sottodato vecchio e col nome del cardinale Polo per darmaggior credito; altramente pareva quella clausola,nella quale è data autorità della translazione a 2 di lo-ro, assente l’altro, una specie di profezia, che Polo do-vesse un anno dopo partire, e quella libertà di transfe-rire a qual città gli fosse piacciuto era tenuta pertroppo ampia et inverisimile, atteso il sospetto semprefisso nell’animo de’ pontefici che concilio non si cele-bri in città diffidente, mostrato più che mai da papaPaolo nel convocarlo. Onde non si poteva credere ches’avesse esposto alla discrezione altrui senza bisognoin cosa di tanto momento. Con tutto ciò, io, seguendo

468Letteratura italiana Einaudi

Page 507: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

le note che ho vedute, che al suo luogo ho detto, tengoper fermo che tu fabricata doi anni e mandata 18 mesiinanzi questo tempo. Ma quello che non si poteva inmodo alcuno ascondere, e che scandalizava ogniuno,era che per quella bolla si vedeva chiara la servitù delconcilio. Perché se 2 legati potevano commandare atutti i prelati insieme di partirsi da Trento e constrin-gergli con pene e censure, dica chi lo sa e lo può che li-bertà era quella che avevano!

L’imperatore, udita la nuova, sentì dispiacer grande,prima perché gli pareva esser sprezzato, e poi perché sivedeva levato di mano un modo, quale maneggiando se-condo l’opportunità, pensava pacificare la religione inGermania e per quel mezo metterla sotto la sua obe-dienza. Al re di Francia la nuova non pervenne, ché egliil 21 dell’istesso mese passò a meglior vita.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

469Letteratura italiana Einaudi

Page 508: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

LIBRO TERZO

[aprile 1547 - aprile 1551]

[Proposito dell’autore]

Io non sono ignaro delle leggi dell’istoria, né in chequella sia differente dagli annali e da’ diarii. So ancorache genera sacietà nello scrittore, e nel lettore tedio lanarrazione di accidenti uniformi, e che raccontare mi-nuzie troppo particolari merita nome d’imprudente sa-centaria; nondimeno osservo di frequenti repliche e mi-nute narrazioni in Omero, e che nell’espedizione diCiro minore Senofonte più rapisce l’animo e più inse-gna raccontando i raggionamenti serii e giocosi de’ sol-dati, che le azzioni e consegli de’ prencipi. E vengo inopinione che a ciascuna materia convenga la propria esingolar forma, e che questa mia non possi esser forma-ta con le ordinarie regole. Tengo per fermo che que-st’opera sarà da pochi letta ed in breve tempo man-cherà di vita, non tanto per difetto di forma, quantoper la natura della materia: di che ne ricevo documentoper quello che veggo avvenuto alle altre simili. Ma ame, senza riguardo a perpetuità né diuturnità, bastache sia per giovare a qualch’uno, a quale, conoscendoio che sia per farne suo profitto, la mostrarò, con cer-tezza che ne’ tempi seguenti gli avvenirà quello che lecongionture porteranno.

[Trattenimento delle due raunanze di Trento e Bolo-gna. Prima sessione di Bologna]

I prelati restati in Trento erano molto sospesi, sinchédall’imperatore non vennero lettere in commendazione

470Letteratura italiana Einaudi

Page 509: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

delle azzioni fatte da loro, contradicendo alla traslazionee rimanendo in Trento, con ordine espresso di fermarvi-si e non partire da quella città. Consultarono tra loro sesi doveva far alcun atto conciliare, e concordamente furisoluto che sarebbe stato causa di scisma e da non ten-tare; solo studiare le materie, aspettando quello chel’opportunità avesse portato. Passavano qualche scrittu-re tra i teologi di Trento e di Bologna. Questi affettata-mente chiamavano la sinodo di Bologna, e quei la santasinodo sia dove si voglia, e ne restano ancora diverse instampa di Bologna. Fecero i legati et altri cardinali diRoma diversi ufficii a parte con alcuni de’ rimasti inTrento per fargli andar in Bologna o almeno partire dilà, e non gli riuscì di guadagnar altri che Galeazio Flori-mante, vescovo dell’Aquila. S’adoperarono anco acciòtutti i suoi partiti da Trento si trovassero alla sessione evenissero anco degli altri di più; il che era facile per ilgran commodo di far viaggio da Roma a quella città. Sifecero diverse congregazioni, nelle quali altro non futrattato, se non come difendere la translazione per legiti-ma, e le raggioni per mostrare che quei di Trento fosse-ro tenuti ad unirsi con loro.

Venuto il 21 aprile, giorno già destinato per la sessio-ne, con celebre concorso di tutto ’l popolo di Bologna econ molta solennità, i legati accompagnati da 34 vescovi,si ridussero al consesso, nel quale altro non fu fatto senon letto un decreto, dove si diceva che essendosi deli-berato in Trento di trasferir la sinodo a Bologna e cele-brar la sessione in quel giorno, publicando canoni inmateria de’ sacramenti e della riforma, nondimeno, con-siderando che molti prelati soliti a rovinarsi nel concilioerano stati occupati nelle loro chiese per le feste di Pa-sca, sperando che presto saranno per venire, per far lecose con degnità e gravità, si differisce a celebrare quellasessione sino al 2 giugno, riservandosi nondimeno di po-ter anco ristringere il termine. Fu anco decretato di scri-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

471Letteratura italiana Einaudi

Page 510: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ver lettere per nome della santa sinodo generale a’ padririmasti in Trento, ortatorie ad andar a Bologna et unirsicol suo corpo, dal quale separati non possono chiamarsicongregazione ecclesiastica, anzi danno molto scandaloal popolo cristiano. Le quali lettere ricevute in Trentofurono giudicate poco prudenti, come quelle che eranoper esasperare, non per ammolire gli animi. E perciò fuconsegliato di non dare risposta, per non introdurrecontenzione, ma lasciare cader il tentativo, quale eraascritto alla troppo libertà di procedere del cardinale delMonte, non alla moderazione dell’universale.

[Cesare rompe il Sassone, e ’l lantgravio s’arrende]

Cesare, che con tutto l’essercito era nelle Sassoniacon potente armata a fronte di quell’elettore, occupatotutto nelle cose della guerra, aveva deposto i pensieridelle cose del concilio. Et il 24 dell’istesso mese, ordina-to l’essercito sopra il fiume Elb, detto da’ latini Albi,venne a giornata; dove il duca elettore restò ferito e pre-so e l’essercito suo disfatto; onde indebolite le forze de’protestanti, il lantgravio fu costretto ad accommodarsi;e pochi dì dopo, essendosi interposti il genero Maurizioe l’elettore di Brandeburg, spontaneamente comparve.Il duca prima fu condannato a morte come rebelle, poiconcessagli la vita con varie condizioni durissime, lequali tutte accettò, fuorché di sottomettersi al concilionella causa di religione: e Cesare si contentò che, ferma-te le altre, questa fosse tralasciata. Al lantgravio anco fu-rono proposte altre condizioni; tra quali questa una, diubedire a’ decreti del concilio di Trento; al che non con-sentendo, sottoscrisse di rimettersi ad un concilio pio elibero, dove fossero riformati il capo e le membra, comefarebbe il duca Mauricio e l’elettor di Brandeburg; e ri-masero ambidoi pregioni, il sassone perpetuo et il lant-

472Letteratura italiana Einaudi

Page 511: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

gravio a beneplacito di Cesare. Per questa vittoria l’im-peratore, fatto patrone della Germania, s’impadronì dinumero grande d’artegliaria e cavò delle città e prencipigran quantità di danari: e per dar forma pacifica alle co-se acquistate con le arme ordinò una dieta in Augusta.

Le quali cose afflissero grandemente il pontefice, checonsiderava l’Italia esser senza aiuto e restar a discrezio-ne dell’imperatore. Si confortava però che sarebbe co-stretto, avendo vinto per forza, mantenersi anco con lamedesima, e però non avrebbe potuto levare l’essercitodi là così presto: tra tanto a lui restava tempo di potertrattare e convenire col nuovo re di Francia, con gli ita-liani, e mettersi in sicuro. Sentiva in tante molestie alle-grezza d’esser liberato dal timore del concilio. Lodavasopra modo la risoluzione del cardinale del Monte, dalquale riconosceva questo bene. Deliberò di mandar inFrancia Gieronimo Boccaferro, romano, cardinale diSan Gregorio, in apparenza per dolersi col re dela mortedel padre e rallegrarsi del principio del suo regno, macon commissione di trattar intelligenza e confederazio-ne. Diede il pontefice al legato amplissima potestà diconceder al re ogni dimanda nella materia beneficiale,senza aver risguardo alcuno a’ decreti del concilio tri-dentino; e per esser pronto a ricever ogni occasione chenascesse in Germania di implicare l’imperatore in diffi-coltà, et accioché in dieta non fosse presa qualche deli-berazione a suo pregiudicio, mandò Francesco, cardina-le Sfondrato per legato, con instruzzione di trattare congl’ecclesiastici e tenergli in devozione, e propor anco di-versi partiti a Cesare per fermar il concilio in Bologna,dal quale, quando fosse stato in luogo non a sé soggetto,temeva più che delle arme, quali Cesare avesse potutomover in Italia.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

473Letteratura italiana Einaudi

Page 512: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Sedizione a Napoli per l’Inquisizione introdotta]

Fu in questo tempo in Napoli una sedizione gravissima,avendo voluto don Pietro di Toledo, vicerè, introdur inquel regno l’Inquisizione secondo il costume di Spagna;repugnando i napolitani, che prima con voci sediziose gri-darono per Napoli: «Viva l’imperatore e muora l’Inquisi-zione»; poi, adunati insieme, avevano eletto un magistratoche gli difendesse, e dicevano essersi resi al re Catolico conespressa convenzione che le cause d’eresia fossero giudica-te da’ giudici ordinarii ecclesiastici, e non fosse introdottospecial ufficio d’Inquisizione. E per questa causa tra spa-gnuoli e napolitani sediziosamente si venne alle arme e vifurono molte uccisioni, con pericolo anco di ribellione.Dopo ordinate le cose e poste 50000 persone in arme, checon segni delle campane si radunavano, e ridottisi i spa-gnuoli ne’ castelli et il popolo a’ luoghi opportuni fortifica-tosi d’artegliaria, si fece quasi una guerra formale tra lacittà et i castelli; essendo durato il tumulto dal fine di mag-gio sino mezo luglio, con uccisione tra l’un e l’altra partedi 300 e più persone; nel quale mentre mandò anco la cittàambasciatori all’imperatore et al pontefice, al quale si offe-rirono di rendersi, quando avesse voluto ricevergli. Ma alui bastava nodrire la sedizione, come faceva con moltadestrezza, non parendogli aver forze per sostenere l’im-presa, se ben il cardinale teatino, arcivescovo di quellacittà, promettendogli aderenza di tutti i parenti suoi, cheerano molti e potenti, insieme con l’opera sua, che aquell’effetto sarebbe andato in persona, efficacementel’essortava a non lasciar passar un’occasione tanto fruttuo-sa per servizio della Chiesa, acquistandogli un tanto regno.Li spagnuoli, chiamati aiuti da diverse parti, si resero piùpotenti e vennero anco lettere dall’imperatore che si con-tentava che non fosse posta Inquisizione, perdonava allacittà, eccettuati 19 che nominava, et uno che averebbe sco-perto a tempo, pagando quella nondimeno 100000 scudi

474Letteratura italiana Einaudi

Page 513: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

per emenda: condizioni che per necessità furono ricevutee fatti morire per giustizia quei pochi che de’ 19 si poteroaver, restò il tumulto quietato.

[Seconda sessione di Bologna con nuova dilazione]

In Bologna i legati non sapevano ancora bene che do-ver fare, et il pontefice gli aveva commandato di nonproceder ad azzione alcuna che potesse esser impugnatae partorisse qualche divisione, ma andassero trattenuticon differire le sessioni, e fra tanto far qualche congre-gazioni per non mostrar di star in ozio. Però non era fa-cile pigliare buona forma di farle per discutere la mate-ria dell’eucaristia, mancando i teologi principali, solititrattare le cose di fede in Trento. Se ne fecero nondime-no alquante e parlarono diversi teologi, non però siformò decreti. Della riforma non occorre dir altro, per-ché fu posta per allora in silenzio profondo.

Venuto il 2 giugno, con le medesime cerimonie si ce-lebrò la sessione, dove altro non si fece che prorogarlacon decreto simile a quello della precedente; narrandoche la sinodo l’aveva differita a quel giorno per l’assen-zia de’ padri che aspettava: onde volendo anco trattarecon benignità verso di loro, aggiongeva una proroga si-no a 15 di settembre, non dovendo tra tanto tralasciarel’essamine de’ dogmi e della riforma, riservandosi di po-ter abbreviare et allongare il termine, eziandio nella con-gregazione privata.

[Il papa in Francia è soddisfatto. In dieta Cesare di-spuone la Germania a sottoporsi al concilio]

In Francia non fu difficile al legato ottenere dal requanto il pontefice poteva desiderare; poiché esso anco-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

475Letteratura italiana Einaudi

Page 514: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ra non aveva minore gelosia della fortuna dell’imperato-re, si trattò buona intelligenza con proposizioni moltosecrette. Tra le publiche vi fu che il re mandasse al con-cilio di Bologna quanto prima il maggior numero de’prelati che si potesse. Fu contratto matrimonio tra Ora-zio Farnese, nepote del papa, e Diana, figlia naturale delre, d’età d’anni 9. Mandò il re 7 cardinali francesi a fer-marsi in corte per dar riputazione al pontefice e nodrirel’amicizia tra ambidoi. Creò il pontefice ad instanza delre, il 26 luglio, cardinal Carlo di Ghisa, arcivescovo diRems, e Carlo di Vandomo del sangue regio.

In fine d’agosto si trasferì Cesare in Augusta per cele-brarvi la dieta, avendo attorno la città tutto l’essercitode spagnuoli et italiani, et in essa città alquante insegnedi fantaria. Si fece il principio al primo di settembre, do-ve Cesare principalmente intento a pacificare la Germa-nia, diede parte di tutto quello che aveva per il passatofatto in diverse diete per conciliarla e come per questacausa aveva operato che fosse convocato e principiato ilconcilio in Trento: ma non avendo tanta sua fatica gio-vato, era stato costretto passar al suo conseglio, riducen-do lo stato di Germania in termini che si poteva avercertezza di riformarla, aveva congregato per l’istesso fi-ne i prencipi. Ma perché la differenza della religione eracausa di tutte le turbulenze, era necessario comminciaredi là. Diversa era l’opinione de’ prencipi in quella dieta,perché, tra gl’elettori, gl’ecclesiastici desideravano et in-stavano che il concilio di Trento si facesse, e non ricer-cavano in ciò condizione alcuna; i secolari aderenti a lu-terani si contentavano con queste condizioni, che fosselibero e pio, che in quello il pontefice né in propria per-sona, né l’intervento d’altri fosse presidente e relassasseil giuramento col quale i vescovi gli sono obligati, et ap-presso che i teologi protestanti avessero voto decisivo eche i decreti già fatti si reesaminassero; gli altri catolicidimandavano che il concilio si continuasse e che i prote-

476Letteratura italiana Einaudi

Page 515: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

stanti avessero publica sicurezza d’andarvi e di parlar li-beramente, ma fossero poi sforzati ad ubedire i decreti.

[Pietro Aloisio, figlio del papa, è ucciso, onde s’inter-rompono tutte le azzioni conciliari in Bologna]

Stava il pontefice con l’animo sollevato, attendendo ilsuccesso della dieta in Germania, mentre il 10 settembrePietro Aloisio, duca di Piacenza, suo figlio, fu da con-giurati nel proprio palazzo trucidato, il cadavero igno-miniosamente esposto e trattato: e poche ore dopo arri-varono genti da Milano, mandate da Ferrando Gonzaga,vice-duca, che s’impadronirono della città. Questa no-vità afflisse il pontefice sopra modo, non per la morteviolenta del figlio, né tanto per l’ignominia, quanto perla perdita della città e perché vedeva chiaramente il tut-to esser successo con participazione di Cesare.

Ma in Bologna i legati pensarono che a tanta afflizzio-ne et occupazione del papa non era tempo d’aggiongeredue lettere alla settimana, che si scrivevano di quello chepassava in concilio, e però conveniva prolongar la ses-sione per longo tempo et intermettere tutti gl’atti conci-liari, se ben ciò s’averebbe con dignità fatto, celebrandola sessione intimata per i 15 e differendo la futura; non-dimeno, ricercando così la mestizia che si doveva tenerper la morte del duca che non si facesse alcuna solen-nità, esser meglio anticipar quella et in una congregazio-ne differirla. Perilché il 14, chiamati i prelati tutti nellacasa dell’abitazione del cardinale del Monte, egli parlòloro in questa sostanza: che il dì de domani era determi-nato per la sessione, ma ogni uno vedeva le angustie diche la sinodo era circondata; non esser ancora giontimolti prelati che sono in viaggio, specialmente francesi,et i venuti già poco tempo non esser informati, anzi queimedesimi che tutta l’està sono stati presenti alle dispute

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

477Letteratura italiana Einaudi

Page 516: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

di questi minuti teologi, non esser ben in ordine: aggion-gersi l’atrocità delle morte del duca, che teneva ogni unsospeso e loro occupati in attender alla sicurezza dellecittà della Chiesa; rallegrarsi d’aversi riservato di poterprorogar la sessione, per liberarsi dal travaglio di doverandar in chiesa a celebrarla; esser suo conseglio, anzi ne-cessità di valersi di quella riserva, allongando la sessioneal presente senza celebrarla domani.

A padri tutti piacque che s’allongasse. Soggionse ilcardinale che, dopo molto pensare, non avevano potutotrovar giorno certo dove fermar il piede; che quandoerano in Trento, pensando di spedir il decreto della giu-stificazione in 15 giorni, furono forzati sudarvi 7 mesicontinui, facendo anco spesse volte due congregazioni algiorno; che dove si tratta della fede e confonder gli ere-tici bisogna caminar col pie’ di piombo e spesso tratte-nersi longo tempo nella discussione d’una paroletta: nonpoter esser certo se vi sarà necessità di celebrar la sessio-ne fra pochi giorni, o differirla anco molti mesi, però es-ser di parer d’allongar la sessione a beneplacito del con-cilio; questo senza dubio esser il miglior partito. É sealcun dicesse che sapendo il tempo prefisso, ordinereb-be meglio i fatti proprii, questi possono ben esser certiche fra pochi giorni si potrà veder che corso e progressosia per aver la sinodo. Piacque a tutti che fosse proroga-to a beneplacito del concilio, e furono licenziati.

[I prelati elemanni richiedono al papa di rimettere ilconcilio a Trento]

Questo giorno istesso i prelati di Germania, congre-gati nella dieta, così volendo Cesare, scrissero al papadimandando che fosse ritornato in Trento il cincilio.Era la lettera mista di preghiere e di minacce: esponevail cattivo stato e pericolo di Germania, al quale s’ave-

478Letteratura italiana Einaudi

Page 517: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rebbe potuto proveder, se il rimedio del concilio fossestato dato a tempo et in Germania, come era stato ric-chiesto; perché avendo essi ample giurisdizzioni, nonpotevano longo tempo star lontani; e per quella stessacausa niuno era andato né a Mantova, né a Vicenza, epochi a Trento, città, che essa ancora appartiene più to-sto all’Italia, specialmente al tempo della guerra. Ora,ridotte le cose in tranquillità, erano entrati in gran spe-ranza che la nave fosse ridotta al porto, quando, fuorid’ogni espettazione, hanno inteso il concilio, nel qualeera posta ogni speranza, esser trasferito altrove o più to-sto diviso; perilché, privati di questo rimedio, non glirestava altro se non il ricorso alla Chiesa apostolica, conpregar Sua Santità per la salute della Germania a resti-tuir il concilio in Trento, il che facendo non esserci os-sequio che da loro non si debbia promettere; altrimentenon restar loro dove ricorrere per aiuto contra gli immi-nenti mali e pericoli; però si degni aver in considerazio-ne la loro dimanda, pensando che, se egli non vi prove-derà, sarà possibil assai che sia pensato ad altri conseglie maniere per metter fine alle difficoltà. Pregando final-mente la Santità Sua a ricever in bene la loro lettera, es-sendo essi costretti a scriver così dall’ufficio proprio edalla condizione de’ tempi.

Fece di più Cesare opera diligentissima accioché tuttisi sottomettessero al concilio, instando, pregando e ric-chiedendo che si rimettessero alla sua fede. Con l’elet-tor palatino le preghiere avevano specie di minacce, ri-spetto alle precedenti offese, perdonate di recente.Verso Maurizio, duca di Sassonia, erano necessità, pertanti beneficii novamente avuti da Cesare e perché desi-derava liberare il lantgravio, suo suocero. Perilché, pro-mettendo loro Cesare d’adoperarsi che in concilio aves-sero la dovuta sodisfazzione e ricercandogli che sifidassero in lui, finalmente consentirono e furono segui-ti dagl’ambasciatori dell’elettore di Brandeburg e da

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

479Letteratura italiana Einaudi

Page 518: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tutti i prencipi. Le città ricusarono, come cosa di granpericolo il sottomettersi indifferentemente a tutti i de-creti del concilio. Il Granvela negoziò con gl’ambascia-tori loro assai e longamente, trattandogli anco da ostina-ti a ricusar quello che i prencipi avevano comprobato,aggiongendo qualche sorte di minacce di condannargliin somma maggiore che la già pagata: perilché finalmen-te furono costrette di condescendere al voler di Cesare,riservata però cauzione per l’osservanza delle promesse.Onde chiamate alla presenza dell’imperatore et interro-gate se si conformavano alla deliberazione de’ prencipi,risposero che sarebbe stato troppo ardire il loro a volercorreggere la risposta de’ prencipi, e tutto insieme die-dero una scrittura contenente le condizioni con che ave-rebbono ricevuto il concilio. La scrittura fu ricevuta, manon letta, e per nome di Cesare dal suo cancellario furo-no lodati che ad essempio degl’altri avessero rimesso iltutto all’imperatore e fidatisi di lui: e l’istesso imperato-re fece dimostrazione d’averlo molto grato; così l’una el’altra parte voleva esser ingannata.

[Il papa preme Cesare di approvar la traslazione; Cesa-re insta al ritorno in Trento]

Il cardinale Sfondrato non aveva mancato del debitoin proporre molti vantaggi per Cesare, quando fossecondesceso a consentir il concilio in Bologna: gli mostròconfusioni in che era l’Inghilterra sotto un re fanciullocon governatori discordi e con i popoli tra loro diffiden-ti per causa della religione; gli scoprì l’intelligenze che ilpapa teneva in quel regno, che tutte sarebbono state asuo favore; propose che il papa l’avrebbe aiutato aquell’impresa con numero di genti e di vaselli, che gliaverebbe concesso di valersi delle rendite ecclesiastichedi tutti i Stati suoi. Era nota all’imperatore la mira del

480Letteratura italiana Einaudi

Page 519: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

papa di volerlo implicare in nuova impresa, per intorbi-dargli quella che già aveva a fine condotta. Però risposeche col pontefice voleva esser unito nelle cose della reli-gione; ma, dove si trattava di guerra, era risoluto far ifatti suoi da se stesso e non esser capitano di chi in l’op-portunità l’abbandonasse, come nella guerra di Germa-nia. E dall’altro canto esso ancora propose diversi van-taggi al papa, quando consentisse il ritorno del concilioa Trento. Sopra che avendo il legato certificato di nonaver commissione alcuna, ispedì Cesare in diligenza ilcardinale di Trento al pontefice per negoziare la restitu-zione del concilio et altri particolari che si diranno. Ilpontefice, dopo averlo più volte ascoltato senza scoprirqual fosse l’animo suo, finalmente rispose che dovesseparlarne in concistorio.

Il cardinale a 9 di dicembre, in presenza di tutto ’lcollegio, dopo aver narrato quante fatiche e pericoliaveva passato Cesare, non per altro che per sostenere ladegnità del concilio, e come finalmente per la sua dili-genza et autorità aveva indotto tutti i prencipi e stati diGermania ad aderirvi e sottomettervisi, pregò Sua San-tità, a nome di Cesare, di Ferdinando e di tutto l’Impe-rio, che per l’amor di Dio volesse far ritornar a Trento ivescovi che erano a Bologna, per finir l’opera necessariaincomminciata, et ancora si contentasse mandar un le-gato o doi in Germania con pienissima autorità pontifi-cale, senza ritenergli facoltà alcuna, accioché con loroconseglio si ordinasse un modo di vivere sino al conci-lio e si riformasse l’ordine ecclesiastico: et appresso diciò avesse considerazione e determinasse se, occorren-do vacanza della Sede durante il concilio, l’elegger ilpontefice toccasse a’ padri d’esso o a’ cardinali: acciò,occorrendo, non nascesse qualche nuovo moto. Questoterzo ponto fu aggionto per avveritre il pontefice dellasua vecchiezza e prossima mortalità, et indurlo più fa-cilmente a condescendere, per non lasciare la sua poste-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

481Letteratura italiana Einaudi

Page 520: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rità erede del dispiacer che sentiva l’imperatore per lasua renitenza. A queste proposte rispose il pontefice,commentando la buona volontà dell’imperatore e leopere fatte in publico servizio della Chiesa, e conclu-dendo d’aver udite le proposizioni, alle quali averebbeavuto la considerazione che meritavano, e risoluto quel-lo che avesse piacciuto a Dio inspirargli. Il cardinale,dopo aver provato in diverse audienze private d’averqualche buona risoluzione dal pontefice, vedendo chealtro non si poteva da lui avere, lasciata la instruzzionea don Diego di Mendozza, quale l’imperatore a questoeffetto aveva fatto andar a Roma da Siena, dove si ritro-vava per accomodare le differenze di quella republica,si partì e tornò in Augusta. Don Diego, nel concistoropublico congregato per dar il capello al cardinale diGhisa, dove ogni qualità di persone può esser presente,si presentò inanzi al papa e gli espose l’istesse cose det-te dal cardinale, aggiongendo aver commissione, se laSantità Sua interponeva dilazione o scusa, di protestareche la sinodo di Bologna non era legitima. Rispose ilpontefice volere prima intendere la mente e le raggionide’ padri del concilio di Bologna, e communicare laproposta co’ re e prencipi cristiani, per far risoluzionematura in servizio di Dio e sodisfazzione commune.

Il cardinale di Ghisa in quello stesso concistoro feceun publico raggionamento per nome del re di Francia, edisse in sostanza: che il re Francesco non aveva mai per-donato a spesa e pericoli per mantenere la libertà ancodegli altri prencipi: in conformità di che Enrico, non de-generando dalla bontà paterna, subito cessato il doloreper la morte del padre, aver voluto dichiarare la sua os-servazione verso la Sede romana; esser illustri i meritide’ re di Francia verso i pontefici e superare tutti quellidelle altre nazioni. Ma sopra tutto esser molto opportu-no questo che fa il re, promettendo tutte le sue forze perconservare la degnità ponteficia, in questo tempo che é

482Letteratura italiana Einaudi

Page 521: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

così vilipesa. Aggionse che pregava il pontefice a riceveril re per figliuolo e promettersi da lui ogni aiuto, e delresto avere mira che la Chiesa non ricevi alcun danno overgogna, essendo ben noto da che deboli principii sononate de’ gran fazzioni, le quali hanno condotto i pontefi-ci in gran calamità. Passò agli essempi di molti papi tri-bulati e da’ re di Francia difesi e sollevati: concludendoche il presente re non vorrà esser inferiore a suoi proge-nitori nel conservare la degnità della Sede apostolica.

[Il papa scrive a’ prelati di Bologna, i quali mantengo-no la traslazione]

Fu opinione di molti che il pontefice fosse autore alGhisa di parlare in quel tenore per dar animo a cardinalisuoi dependenti e per mortificare li spiriti elevati degliimperiali, e far vedere che non potevano pensar a sfor-zarlo; e per esseguire quanto a don Diego aveva detto,scrisse a Bologna al cardinale del Monte la proposizionefattagli e la deliberazione sua, ordinandogli che quantoprima, invocato lo Spirito Santo, esponesse il tutto a’ pa-dri, et inteso il loro parer, rescrivesse qual fosse la mentedel concilio. Il legato, congregati i padri, espose le com-missioni e fu il primo a dire il voto suo; il quale fudagl’altri seguito; perché lo spirito solito a mover li legaticonforme alla mente del papa e li vescovi a quella de’ le-gati operò come altre volte fatto aveva. Perilché raccolti ivoti, il cardinale col parer e per nome commune risposeche avendo la sinodo, quando si fece il legitimo decretodi transferirla da Trento a Bologna, ammonito tutti dimettersi in viaggio e, dopo gionti in Bologna, intendendoche alquanti erano restati in Trento, di nuovo amorevol-mente essortati a partirsi di là et unirsi al corpo del con-cilio, del che non essendo da alcuni d’essi tenuto conto,rimanendo ancora in quella città con sprezzo della sino-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

483Letteratura italiana Einaudi

Page 522: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

do il concilio legitimo o di non esser tenuti d’ubedir aquesto, i padri non sapevano vedere come, salva la de-gnità e reputazione della sinodo, si potesse trattare del ri-torno a Trento, se i rimasti in quella città non andavanoprima a Bologna a congiongersi con gl’altri e riconoscerela potestà del concilio; il che quando fosse fatto, a con-templazione della Germania, s’averebbe potuto trattaredi ritornar in Trento, se però quella nazione avesse datauna idonea sicurtà di sottomettersi a’ decreti così da far-si, come anco già fatti; aggiongendo esser uscita certa fa-ma che, quando il concilio fosse ritornato in Trento, do-verà introdursi in quello un proceder popolare elicenzioso: per la qual causa giudicavano i padri necessa-ria un’altra buona sicurtà, che dovesse esser servato l’or-dine continuato nella celebrazione de’ concilii, dagl’apo-stoli sino quella età, desiderando anco cauzione di starsecuri e di poter partire e transferire ancora il concilio,quando fosse parso alla maggior parte, e di poterlo finirequando giudicassero aver sodisfatto alle cause per cheera stato convocato; supplicando in fine Sua Santità anon constringergli a quello che sarebbe contra l’onor diDio e la libertà della Chiesa.

Il pontefice, ricevute queste lettere, finita la messa delgiorno di san Giovanni Evangelista, ritornato alla came-ra de’ paramenti co’ cardinali, communicò loro la rispo-sta del concilio, la qual essendo dalla maggior parte ap-provata, fatto chiamar il Mendozza, gli rifferì il parerdella sinodo, approvato anco da’ cardinali, et aggionsenon esserci cosa la qual non facesse per causa della Ger-mania, di che poteva Cesare esser buon testimonio; cheteneva anco certo la dimanda fattagli da esso ambascia-tore per nome di Cesare, di Ferdinando e dell’Imperioaver una condizione aggionta, cioè quando sia con pacee commodo dell’altre nazioni e con libertà della Chiesa;la quale, poiché congregata in un concilio generale, ave-va giudicato altrimente, e dell’istesso parer era anco il

484Letteratura italiana Einaudi

Page 523: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

collego de’ cardinali, egli non doveva, né poteva riputar-la se non giuridica e raggionevole et approvarla, comeanco faceva. Che averebbe desiderato, per l’amor pater-no verso Cesare et il re, poter dargli risposta più grata;ma da un pontefice, capo della Chiesa, non si dovevaaspettare se non quello che il buon governo delle cosepubliche lo costringeva deliberare; che conosceva laprudenza dell’imperatore et il filial amor suo, onde con-fidava che averebbe ricevuto quello che da tanti padriera giudicato necessaro, averebbe commandato a’ prela-ti spagnuoli che erano in Trento di ridursi immediate aBologna, e sarebbesi adoperato acciò la Germania rice-vesse le condizioni dal concilio proposte, e quanto pri-ma inviasse i prelati tedeschi, e rendesse cauta la sinodoche sarebbono osservare le proposte condizioni. Il Men-dozza, intesa la risposta, vedendo la risoluzione del pon-tefice, voleva allora allora protestare che l’adunanza diBologna non era legitimo concilio e che, non rimetten-dolo la Santità Sua in Trento, sarebbe stata essa causa detutti i mali evenimenti che fossero occorsi alla cristia-nità, e che in difetto suo Cesare, come protettore dellaChiesa, averebbe proveduto; ma interponendosi il cardi-nale de Trani, decano del collegio, et alcuni altri cardi-nali, si contentò di referir questa risposta a Cesare etaspettare nuovo ordine da lui.

Il pontefice, considerata l’azzione del Mendozza, giu-dicò che questo negozio potesse caminar in qualche di-sparer tra lui e l’imperatore, nel qual caso non gli parevautile per sé aver i prelati di Germania mal disposti. Allaricevuta della loro lettera, di cui s’è parlato, restò offesoper l’ultima particola, del pensar ad altri consegli e rime-dii, avendola per una minaccia aperta, e deliberò di nondargli risposta alcuna, e restò in quel parere tre mesi;ora, meglio consegliato, dubitò che tenendosi sprezzatinon venissero a qualche risoluzione precipitosa, la qualeCesare lasciasse correre per implicarlo in maggiore diffi-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

485Letteratura italiana Einaudi

Page 524: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

coltà: onde, risoluto di prevenir il male con onorargli dirisposta, la ordinò molto modesta et arteficiosa, ancor-ché non senza risentimento conveniente alla dignità sua.Incomminciò la lettera dalla lode della loro pietà, qualeappariva nella sollecitudine usata per rimediare alle ere-sie e sedizioni, affermando che d’altretante egli ancora,per l’uffico suo pastorale, resta assai occupato in manie-ra che mai ha lasciato, né lascia passar tempo senza pen-sar a qualche rimedio, e dal principio del ponteficato ri-corse a quello che da loro è menzionato, cioè al concilio.E qui, narrate le cose successe nella convocazione, e gliimpedimenti, perché non si venne alle essecuzione im-mediate, soggionse che, congregato il concilio, molti de-creti sono stati deliberati, così condannando gran partedelle eresie, come per riformazione della Chiesa; che lapartita del concilio da quella città suppone che sia statocon causa legitima, sin che gli consti in contrario. E seben alcuni pochi non hanno consentito, non però si puòdire che il concilio sia diviso. Soggionse che non è tra-sferito in città molto lontana, né poco sicura, e l’essersuddita della Chiesa la rende più sicura alla Germania,la qual ha ricevuta da lei la religione cristiana e molti al-tri beneficii; poco importar a lui che il concilio sia cele-brato là o altrove, e non impedire che i padri non possi-no elegger altro luogo, purché non siano sforzati; mache cosa gli ritegna dal ritornar a Trento, potranno ve-dere dalle lettere di Bologna, de’ quali manda copia.Che ha differito a risponder alle lettere loro, perché, es-sendo andato a lui per nome di Cesare il cardinale diTrento, e dopo don Diego Mendozza, ha voluto primarisponder all’imperatore. Che dalla copia delle letterede’ padri di Bologna vedranno quello che convenga fareprima che deliberar il ritorno: però gli pregava a venire,o mandar procuratori a Bologna e proseguire il concilio.In fine aggionse non esser restato turbato per il capodelle loro lettere dove accennano che saranno presi nuo-

486Letteratura italiana Einaudi

Page 525: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

vi modi e consegli, essendo conscio di se medesimo dinon aver tralasciato alcuna parte del suo debito e d’averabbracciata la Germania con ogni carità; ben prometter-si di loro e di Cesare che non faranno cosa alcuna senzamaturità; ma se saranno tentati consegli contra l’autoritàdella Sede romana, non lo potrà proibire, avendolo Cri-sto predetto quando la fondò; non però temer che i ten-tativi possino succedere felicemente, essendo fondata inuna fermissima rocca. Più volte altri aver machinato ilmedesimo, ma destrutti i loro tentativi, Dio aver dato es-sempio in quelli di quanto possi sperare chi vorrà en-trarvi: e se le miserie passate non moveranno li presentia desistere esser nondimeno certo che essi resterannocostanti nella pietà e fede sempre prestata, e nelle lorocongregazioni non daranno luogo a consegli contrarii al-la degnità della Chiesa.

[Cesare ordina che si faccia la protesta prima a Bolo-gna, poi a Roma]

Cesare, avisato dall’ambasciatore suo delle condizioniproposte da’ bolognesi e della risoluta risposta del papa,quantonque chiaramente conoscesse che la Santità Suas’era coperta col nome del concilio e padri di Bologna,quali era notissima dipendere in tutto e per tutto e rice-ver ogni moto da lui, per render certo il mondo che nonaveva tralasciato mezo alcuno di ritonar il concilio inpiedi, mandò a Bologna Francesco Vargas e MartinoVelasco; i quali a 16 di genaro, avuta l’audienza dal con-sesso, dove, insieme co’ cardinali del Monte e SantaCroce, legati, erano li padri non in maggior numero chenell’ultima sessione, presentarono lettere dell’imperato-re, quali erano inviate «Conventui Patrum Bononiae».Le quali lette, incomminciando il Vargas a parlare, ilMonte l’interruppe dicendo che, se ben quella Santa Si-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

487Letteratura italiana Einaudi

Page 526: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nodo non era tenuta ascoltarlo, non essendo le lettereindrizzate a lei, come quella, che non era convento, maconcilio, tuttavia non ricusavano udirlo con protestoche fosse senza pregiudicio suo e senza avantaggio d’al-tri, e che restasse libero a’ padri di continuare il concilioe passar inanzi e proceder contra i contumaci e ribellicon le pene delle leggi. Vargas ricercò che della prote-stazione fatta, inanzi che intendere la proposta, fossefatto istromento; poi pregò i padri, per nome di tutta larepublica cristiana, a proceder con equità, perché perse-verando ostinati nel parer da loro non con intiera pru-denza e maturità abbracciato, il fine non poteva riuscirse non con gran calamità publica; ma condescendendo aCesare, tutto avverrebbe felicemente. Egli era per mo-strargli quanto pernicioso error sarebbe il non mutardeliberazione e quanto la volontà di Cesare verso il ser-vizio di Dio e publico della Chiesa era ottima. In questeparole di nuovo fu interrotto dal Monte, qual disse:«Son qua io, presidente di questo sacrosanto concilio elegato di Paolo III, successor di Pietro e vicario di Cri-sto in terra, insieme con questi santissimi padri, per pro-seguire a gloria di Dio il concilio trasferito legitimamen-te da Trento; e preghiamo Cesare di mutar parere e diporgerci aiuto a questo effetto, e raffrenar i perturbatoridel concilio, sapendo Sua Maestà che chi mette impedi-mento a’ sacri concilii, sia di che grado si voglia, incorregravissime pene delle leggi, e siamo così disposti che,succedendo qualonque cosa, non averemo rispetto aqual si voglia minaccie, né saremo per mancar alla li-bertà et onore della Chiesa, de concilio e del nostro».

Allora il Velasco legette la protesta che aveva scrittain mano, la somma della quale era: che essendo la reli-gione sbattuta, i costumi corrotti e la Germania separatadalla Chiesa, l’imperatore aveva dimandato il concilio aLeone, Adriano, Clemente et in fine a Paolo III, e narra-ti gl’impedimenti e difficoltà nell’adunarlo, toccò le cose

488Letteratura italiana Einaudi

Page 527: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

trattate nel concilio, soggiongendo che in quel mentrel’imperatore fece la guerra principalmente per causadella religione e quietò la Germania con la virtù sua, congrandissima speranza che al concilio andassero quelliche sino allora l’avevano ricusato; ma che allora essi re-verendissimi legati, contra l’espettazione di tutti, senzala saputa del papa, fatta nascere e finta una causa leggie-rissima, proposero a’ padri la traslazione del conciliosenza dargli tempo di pensare; al che essendosi oppostialcuni santi vescovi, protestando di volere restar inTrento, essi col solo consenso de’ pochi italiani decreta-rono la traslazione, et il dì seguente partirono e se n’an-darono in Bologna. Che l’imperatore, avuta la vittoria,sollecitò in molti modi il pontefice, pregandolo a fargliritornar in Trento, mostrando li scandali e pericoli im-minenti se il concilio non si finisca in quella città, e fratanto operò nella dieta in Trento, mostrando li scandalie pericoli imminenti se il concilio non si finisca in quellacittà, e fra tanto operò nella dieta d’Augusta che tutti itedeschi si sottomettessero al concilio. Mandò finalmen-te il cardinale di Trento a Sua Beatitudine a significargliquesto e pregarla a far tornar il concilio in Trento. Feceanco andar il Mendozza a Roma per far l’istesso ufficio.Che il pontefice ha interposto tempo per trattare con es-si congregati, quali hanno dato una risposta vana, cap-ziosa, piena d’inganni, degna che il pontefice la dannas-se, il qual però l’ha approvata e seguita, chiamando lacongregazione bolognese, che è illegitima, con nome digenerale concilio, dandogli tanta autorità che essa mede-sima non ha saputo tanta arrogarsene. Certa cosa esserche il concilio congregato in Trento non si poteva trasfe-rire, se non per urgente necessità, diligente discussione econsenso di tutti; che con tutto ciò, essi asseriti legati egl’altri precipitosamente erano usciti di Trento, fintecerte febri et infezzioni d’aria, e testimonii affettati de’medici, quali l’evento ha mostrato che non erano cause

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

489Letteratura italiana Einaudi

Page 528: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

manco di vano timore. Che quando anco vi fosse statanecessità di farlo, conveniva trattare prima col papa econ l’imperatore, che ha la tutela de concilii. Ma tanta fula loro fretta, che non consultarono manco con loro me-desimi. Che era debito ascoltar et essaminar le contradiz-zioni e pareri di quei padri che parlavano per conscienza,i quali, se ben erano manco di numero, dovevano esserpreferiti come più savii. Che quando s’avesse dovutopartire, non conveniva uscire di quella regione, ma, se-guendo i decreti de’ santi concilii, elegger un altro luogoin Germania; non potersi in alcun modo difendered’aver eletto Bologna suddita della Chiesa, dove certoera che germani non sarebbono andati e quale ogni unopoteva per molte cause ricusare; il che non era se nondissolvere il concilio alla sprovista. Perilché l’imperato-re, al qual appartiene difender la Chiesa e proteger iconcilii generali, per componer i dissidii di Germania, etanco per ridur la Spagna, gl’altri regni e Stati suoi allavera vita cristiana, vedendo che la partita da Trento, fat-ta senza raggione, pertorba tutto ’l suo proposito, ricer-ca essi asseriti legati con gl’altri vescovi che partirono diritornar in Trento. Che ciò non possono ricusare, aven-do promesso di farlo, cessate le sospizzioni di peste: ilche se faranno, sarà cosa gratissima a tutto ’l popolo cri-stiano. Ma quando non, essi procuratori, per specialmandato di Cesare, protestano la traslazione overo re-cesso esser illegitimo e nullo, con tutte le cose seguite eche seguiranno, e l’autorità d’essi asseriti legati e de’ ve-scovi là presenti, come pendenti dal nuto del pontefice,non esser tanta che possi dar legge a tutta la republicacristiana nella causa di religione e di riforma de’ costu-mi, e massime a quelle provincie, i costumi et instituitide’ quali non gli sono noti; similmente protestano che larisposta di Sua Santità e la loro non è conveniente, ma il-legitima, piena d’inganni et illusoria, e che tutti i danni,tumulti, rovine et esterminii di popoli che di là sono na-

490Letteratura italiana Einaudi

Page 529: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ti, nascono e possono nascere, non debbono esser impu-tati a Cesare, ma a quella congregazione che chiamanoconcilio, potendo ella facilissimamente e canonicamenterimediarvi. Protestando similmente che l’imperatore,per difetto, colpa e negligenzia loro e del papa, prove-derà con tutte le sue forze, non tralasciando la protez-zione e tutela della Chiesa, che se gli conviene per essereimperatore e re, conforme alle leggi et al consenso de’santi padri e del mondo. Dimandarono in fine istromen-to publico delle cose da loro trattate e che il mandato diCesare e la protestazione loro fosse inserita negl’atti diquella asserta congregazione.

Dopo la protesta il Velasco presentò la scrittura mede-sima che teneva in mano, e replicò l’instanza che fosse re-gistrata. Il cardinale del Monte, con consenso della sino-do, con gravissime parole protestò esser parecchiati piùtosto a morire, che sopportare l’introduzzione d’un talessempio nella Chiesa, che la potestà secolare congreghiconcilio: che Cesare è figlio della Chiesa, non signore omaestro. Che esso et il suo collega sono legati della SantaSede apostolica e che non ricusavano di render conto aDio et al pontefice della loro legazione, e che fra pochigiorni averebbono risposto alla protestazione lettagli.

Il Mendozza in Roma, ricevuta la risposta da Cesareche dovesse proseguir inanzi e protestare al papa inpresenza de’ cardinali et ambasciatori de’ prencipi, e ri-cevuto aviso dell’azzione fatta in Bologna dal Vargas eVelasco, comparve in consistoro, et inginocchiato inan-zi il papa, lesse la protestazione, tenendola in manoscritta. Incomminciò dalla vigilanza e diligenza dell’im-peratore per riunire la republica cristiana divisa in varieopinioni della religione. Narrò gl’officii fatti con Adria-no, Clemente e con l’istesso Paolo per indurgli a convo-car il concilio: al quale poiché gli ribelli di Germania ri-cusavano sottomettersi, indotto dall’istessa pietà, gli hacostretti con le arme all’obedienza; nel che, quanton-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

491Letteratura italiana Einaudi

Page 530: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

que il pontefice, per non mostrare di mancar alla publi-ca causa, abbia contribuito certo leggier aiuto di gente,si può dir però che con le sole forze di Cesare una tantaguerra sia ridotta a fine, nella quale, mentre egli era oc-cupato, ecco che la buona opera principiata in Trentofu interrotta con un pernizioso tentativo di trasferir ilconcilio sotto pretesti non veri, né verisimili, ma solo adeffetto che non sortisse il fine della quiete commune,non ostante che la più pia e sana parte de’ padri s’oppo-nesse e rimanesse nell’istesso luogo; che a questi dove-rebbe esser dato il nome di concilio, e non a quelli chesono ritirati a Bologna, quali la Santità Sua onora diquel nome per esser aderenti a lei, la volontà de’ qualiantepone alle preghiere dell’imperatore, di Ferdinandoe de’ prencipi dell’Imperio, non curando la salute diGermania e la conversione delli sviati, per ridur i quali,poiché si sono contentati di sottomettersi al concilio diTrento, non resterebbe altro che ritornarlo in quellacittà. Del che essendo da esso ambasciatore per i nomisopradetti supplicato, ha dato una risposta piena d’ar-teficii e senza alcun fondamento di raggione: laonde ve-dendo che le requisizioni evangeliche fatte a 14 e 27 de-cembre alla Santità Sua da lui, come ambasciatorecesareo, et a 16 genaro in Bologna da altri procuratoridella medesima Maestà, delle quali né in l’uno, né inl’altro luogo era stato tenuto conto, allor protestava lapartita da Trento e la traslazione del concilio a Bolognaesser nulle et illegitime, che introdurranno contenzionenella Chiesa, metteranno la fede catolica e la religionein pericolo, oltre che il presente danno scandalo allaChiesa e desformano il suo stato; che tutte le rovine,dissidii e scandali che nasceranno, si doveranno impu-tare a Sua Beatitudine, la qual, ancorché obligata sino alsangue a provedervi, favorisce e fomenta gl’autori. Chel’imperatore, per difetto e colpa di Sua Santità, vi pro-vederà con tutte le sue forze per officio suo come impe-

492Letteratura italiana Einaudi

Page 531: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ratore e re, secondo la forma statuita da’ santi padri etosservata col consenso del mondo. Voltato poi a’ cardi-nali, disse che, recusando il papa d’attendere alla pacedella religione, unione della Germania e riformazionede’ costumi, se essi medesimamente saranno negligenti,protestava quel medesimo a loro che alla Santità Sua; elasciata la scrittura che teneva in mano, non essendoglida alcuno fatta risposta, si partì.

[Il pontefice tenta sfuggire la protesta]

Il pontefice, considerata la protestazione del Men-dozza e maturato il negozio co’ cardinali, s’avvidde es-ser ridotto ad un stretto passo, e che era molto contra ladegnità sua l’esser preso per parte e che contra lui sivoltasse la contenzione, né esser rimedio, se non controvar strada di farsi neutrale e giudice tra quelli cheapprovavano la translazione e che l’impugnavano. Perfar questo era necessario declinare al protestazione, sìche paresse non contra lui fatta, ma inanzi lui contra ibolognesi; il che non potendosi fare con dissimulazio-ne, risolvé d’imputare all’ambasciatore la transgrezzio-ne del mandato cesareo, giudicando che l’imperatore,vedendo la destrezza sua nel caricare l’ambasciatore perfuggir di rompere con la Maestà Sua, dovesse imitarlo,e come se fosse stato protestato contra i bolognesi, pro-seguire, riconoscendo il papa per giudice. Perilché ilmercore 1 febraro nel consistoro fatto chiamar il Men-dozza, diede la risposta molto prolissa, dicendo in so-stanza che il protestar era cosa di cattivo essempio, usa-ta da quelli che hanno scossa l’obedienza o vacillano daquella; che duole a lui et al collegio de cardinali diquell’azzione inaspettata per l’amor paterno sempreportato a Cesare e per esser fatto in tempo, quando me-no era aspettato, avendo fatta la guerra et avendo la vit-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

493Letteratura italiana Einaudi

Page 532: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

toria contra i suoi nimici e della Chiesa aiutato dallegenti pontificie, mantenute con immensa spesa, aiutigrandi et opportunissimi, che non meritavano dopo lavittoria un tal frutto, cioé che il fine della guerra fosseprincipio di protestar contra lui. Mitigava bene il suodolore, perché l’ambasciatore aveva eccesso i terminidel mandato cesareo, nel quale ha commandato a’ suoiprocuratori a Bologna che protestino a’ legati, et a luiche, in presenza del pontefice e de’ cardinali, protestas-se contra il concilio di Bologna, ma non contra il ponte-fice. Che Cesare aveva fatto l’officio di modesto prenci-pe, conoscendo che il pontefice è unico e legitimogiudice nella causa della traslazione, la qual causa quan-do ricusasse di conoscere, allora averebbe luogo la pro-testa contra di lui; e però era più conveniente che i pa-dri remasti in Trento, se avevano causa di querelacontra quei di Bologna, ne instituissero giudicio inanzia lui; ma l’ambasciatore aveva pervertito l’ordine, trala-sciando la petizione dhe doveva fare, e ricercando unindebito pregiudicio contra il concilio; onde cadendoda sé l’atto della protestazione, non sarebbe bisognodar risposta. Nondimeno, per sincerar la mente di tutti,voleva anco aggiongere: e prima, per quello che tassalui da negligente e loda Cesare per sollecito, disse nonvoler detraere alla buona mente et azzioni dell’impera-tore, ben precederlo, sì come in età, così in diligenza;mostrò che aveva sempre desiderato il concilio e con ef-fetti mostrato il desiderio: e qui discorse tutte le azzionifatte a questo fine e gli impedimenti attraversati da altrie qualche volta anco da Cesare con diverse guerre. Sog-gionse che, se le cause della traslazione siano legitime ono, si riservava giudicarlo: ma ben diceva che il lodar irimasti in Trento era lodar gl’alienati nel corpo dellaChiesa; non ricusare, né mai aver ricusato che si ritornia Trento, purché si faccia legitimamente e senza offesadelle altre nazioni; che il voler reputar Trento solo atto

494Letteratura italiana Einaudi

Page 533: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

a celebrar il concilio era far ingiuria allo Spirito Santo,che in ogni luogo è adorato et è presente; né si deveaver risguardo che la Germania ha bisogno della medi-cina; poiché per quella raggione bisognerebbe far ancoun concilio generale in Inghilterra et altrove: non si pi-glia il commodo di quelli per chi si fanno le leggi, ma diquelli che le hanno a fare, che sono i vescovi. Spessevolte si sono fatti concilii fuori delle provincie dove era-no le eresie; scoprir ben che cosa gli dispiace nella ri-sposta datagli: cioé che siano ricevuti i decreti fatti e dafarsi, e sia tenuto il modo servato sino dal tempodegl’apostoli. Che egli è per fuggir ogni negligenza nel-la cura della Chiesa e se Cesare vorrà usar diligenza,pur che stia tra i termini prescritti dalle leggi e da’ padriche si convengono a lui, la fonzione dell’un e l’altro, di-stinte, saranno salutifere alla Chiesa; e per quantos’aspettava a conoscere se la traslazione era legitima ono, avvocava a sé la causa e deputava quattro cardinali:Parisi, Burgos, Polo e Crescenzio per conoscerla, com-mandando a ciascuno che, pendente la cognizione, nonattenti alcuna novità e dando termine un mese a’ padridi Bologna e di Trento da produr le loro raggioni. Equesto decreto lo fece ridur in scritto dal secretarioconsistoriale nella forma giudicale solita della corte,con inibizione a’ prelati di Bologna e di Trento di noninnovar alcuna cosa, pendente la lite.

Della risposta del pontefice non bastò agl’imperiali diridersi per la distinzione ivi apportata di protestare noncontra il papa, se ben inanzi il papa, ma ancora Diego re-plicò una nuova protesta, dicendo aver da Cesare specia-le mandato di protestare nella forma che usata aveva. Etin Bologna, ricevuta la inibizione del pontefice, non fa-cendosi più riduzzione de’ vescovi, né congregazione de’teologi, a poco a poco partirono tutti, fuorché i stipen-diati del papa, che non potevano farlo con loro onore.Quei di Trento non si mossero, così volendo Cesare per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

495Letteratura italiana Einaudi

Page 534: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

mantenervi il segno di concilio e tener in speranza i cato-lici di Germania et in officio i protestanti, et acciò nonrestasse caduca la promessa fatta da loro di sottomettersial concilio di Trento, per non esser quello in essistenza.

Il pontefice fece passar a notizia de’ prelati rimasti inTrento la risposta data al Mendozza, et aspettò 15 giornise da lui o da loro fosse fatta qualche apertura che lo fa-cesse giudice, come aveva dissegnato. Ma vedendo cheniente succedeva, scrisse un breve al cardinal Pacceco etagl’arcivescovi e vescovi restati in Trento a similitudined’una citazione; nel quale, dopo aver detto le cause chelo mossero a intimar il concilio e gl’impedimenti e dila-zioni occorsi nel congregarlo, e l’allegrezza che ebbe ve-dendo principiato, la qual s’aumentò per il felice pro-gresso, mettendolo in speranza che in breve dovesseesser proveduto a tutti i mali della Chiesa, soggionse chealtretanta molestia riceveva da’ contrarii incontri: ondequando intese la partita de’ suoi legati e della maggiorparte de’ vescovi da Trento, essendo rimasti essi nel me-desimo luogo, sentì dispiacere come di causa che potevatirar indietro il progresso del concilio e dar scandalo allaChiesa; le qual cose essendo così ben note a loro come alui, si maravigliava perché se la traslazione del concilioera parsa loro giusta, non fossero andati in compagniade gl’altri, se ingiusta, perché non avevano fatto querelaa lui: esser cosa chiara, e loro non poterla ignorare,ch’erano in obligo dell’uno o dell’altro di questi doi: de’quali qual si voglia che fosse abbracciato, averebbe leva-to le occasioni di scandalo. Non poter restar di scriverglicon dolore che in l’uno o in l’altro abbiano mancato eche egli sia stato avisato prima delle loro quereledall’imperatore, che da alcuno di loro, almeno per lette-re o per noncii; e di questo officio tralasciato aver mag-gior causa di dolersi del cardinale, maggiormente obli-gato per la degnità del cardinalato. Ma poiché quelloche egli aspettava che fosse fatto da loro è stato preve-

496Letteratura italiana Einaudi

Page 535: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nuto da Cesare, il qual si é querelato per mezzo dell’am-basciatore suo che la traslazione del concilio sia nulla etillegitima, offerisce a loro prontamente quello che nongli averebbe negato se essi si fossero lamentati: cioé diudire le loro querele e conoscer la causa. E quantonquedovesse presuppor che la traslazione fosse legitima, non-dimeno, per far l’officio di giusto giudice, si offerivapronto ad udir loro e le raggioni che adduranno in con-trario; che in ciò ha voluto anco tener conto della nazio-ne spagnuola e delle loro persone, non volendo che pre-valessero le grandi presonzioni che si dovevano avercontra di loro. Perilché, avendo con conseglio de’ cardi-nali avvocato a sé la causa della traslazione del concilio,e commessa ad alcuni di essi per riferirla in consistorio,e chiamati tutti i pretendenti interessi, et inibito a’ prela-ti di Bologna e di Trento di attener alcuna cosa penden-do la lite, sì come nella scrittura, della quale manda co-pia, si conteneva, desiderando finir la causa quantoprima, gli commanda che, pretendendo la traslazione es-ser invalida, tre di loro almeno, ben informati, debbinoassister nel giudicio et allegare le pretensioni loro e pre-sentarsi perciò quanto prima, volendo che la presenta-zione fatta al cardinale et a doi o tre di loro, con l’affis-sione alle porte della chiesa di Trento, oblighi tutti,come se fosse personalmente intimata. Mandò anco ilpontefice a congregati in Bologna ad intimare l’istessodecreto: i quali mandarono a Roma immediate.

Ma il cardinal Pacceco e gl’altri spagnuoli rimasti inTrento, che si ritrovarono insieme al numer di 13, aven-do prima mandato ad intender la mente dell’imperato-re, risposero alla lettera del pontefice sotto il 23 marzoin questa sostanza: che confidavano nella benignità eprudenza sua, qual facilmente conoscerà essi, nell’avercontradetto alla traslazione, nell’aver taciuto, nell’esserrestati in quella città, niente aver manco pensato ched’offender la Santità Sua; anzi la principal causa del dis-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

497Letteratura italiana Einaudi

Page 536: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sentir dagli altri esser stata il veder che si trattava di co-sa gravissima, senza saputa della Santità Sua: nel cheanco desideravano che non fosse tenuto sì poco contodell’imperatore. Che pareva loro chiaro che la traslazio-ne non dovesse esser ben interpretata, né facilmente ap-provata dalla Santità Sua, la qual pregavano di non cre-dere che l’imperatore abbia prevenuto la querela loro,aspettata dalla Beatitudine Sua, sopra la illigitima tra-slazione del concilio, perché essi glie n’abbiano fattoquerela, ma per proprio moto di Cesare, il quale riputa-va appartenere lui la protezzione della Chiesa; che nonsarebbe mai venuto in mente loro la Santità Sua averpotuto desiderar questo officio d’esser aiutata da essi,la qual riputavano aver avuto intiero conto da’ suoi le-gati, avendo essi parlato in publico e con scrittura denotarii; che pareva loro bastar aver detto il parer loro edel resto tacere. Perilché non credevano che la loro pre-senza fosse necessaria in altro. Che se vi è mancamento,il candor d’animo nondimeno è chiaro; che pensavanoa loro bastar dissentire dalla traslazione proposta, e permodestia et umiltà non interpellar la Santità Sua, qualsperavano non dover mancar a quello che avesse giudi-cato utile alla Chiesa. Non vedere perché dovesseropartir co’ legati, i quali promisero, e nella congregazio-ne generale e nella publica sessione, di dovere tornare aTrento subito che fosse cessato il sospetto del morbo,massime se la Germania s’avesse sottomessa al concilio.Che essi si fermarono nella città, credendo che dovesse-ro tornare, massime quando intesero per grazia di Dio eper virtù dell’imperatore, la Germania essersi al conci-lio sottomessa. Che alcuni abbiano ricevuto scandalo,come dice Sua Santità, dal loro esser rimasti, bastare aloro che non l’hanno dato, e che dall’altra parte la parti-ta degli altri ha turbato molti; che la loro nazione hasempre venerato il sucessor di san Pietro, nel che da lo-ro non è stato commesso mancamento; pregare Sua

498Letteratura italiana Einaudi

Page 537: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Santità che non sia ascritto loro a fraude quello che abuon fine hanno fatto; quale pregano umilmente chenon consenti siano messi in lite: la causa di che si trattanon esser di loro, ma di Dio; quando di loro fosse, esserparecchiati a sostener ogni torto; ma essendo di Dio edi Cristo, come è, a nissun più appartenere che al vica-rio suo. In fine pregarono Sua Santità che rimettesse inpiedi l’interrotto concilio, rendesse a quel luogo i legatiet i padri, et il tutto si facesse per la breve, senza tratta-re di translazione; pregarlo ricever in bene le loro paro-le, non dette per significar qual sia il debito della San-tità Sua, ma quello che essi da lei sperano.

La risposta de’ spagnuoli, dal pontefice ricevuta, fumandata a’ cardinali commissarii della causa, da’ quali fucommunicata a’ procuratori de’ bolognesi, acciò prose-guissero inanzi. Questi risposero essergli grato che i spa-gnuoli riconoscono il giudicio et il giudice, e che non vo-gliono esser parte: con tutto ciò esser necessario ributtarealcune cose dette nella risposta loro, per metter in chiarola verità. Per quel che dicono che doveva esser avisataprima la Santità Sua, questo era superfluo, essendovi unaspecial bolla che allora fu letta. Che l’imperatore sia statonegletto non si può dire, poiché tanto conto è stato tenu-to di Sua Maestà, quanto del pontefice, non comportan-do il fatto dimora, poiché era necessario o dissolver, otrasferir il concilio per il progresso che faceva il morbopestilente nella città e luoghi circonvicini, per la partitadi molti padri successa et imminente, e per la contesta-zione giurata de’ medici, specialmente di Fracastoro, sti-pendiato publico; per il timore che si aveva, che non fos-se levato il commercio delle città vicine; le quali coseconstano tutti negli atti, per commandamento di SuaSantità a Roma trasportati. Che li legati, dopo il decreto,gli essortarono andar a Bologna, e gionti a Bologna gliammonirono per lettere, onde non possono dire di nonaver dovuto seguire i legati, perché non fossero di parere

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

499Letteratura italiana Einaudi

Page 538: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che il concilio si trasferisse, imperoché essendo liberi ivoti di tutti nel concilio, potero con conscienzia dissenti-re dagli altri, ma avendo la maggior parte fatto un decre-to, a quello convien che la minor accommodi la con-scienza sua, altrimente mai cosa alcuna si terminerebbe.Che sia stato promesso il ritorno, si può veder nel decre-to con che forma; ma se sono restati credendo che gl’altridovessero ritornare, perché non responder alle letterede’ legati, che gl’ammonivano di andar a Bologna? Maquando chiamano asserta la sospezzione della pestilen-zia, è verisimile che gli sia caduta quella voce per caso, al-tramente, non avendo causa d’allegare contra la trasla-zione e non mandando, secondo il decreto di SuaSantità, incorrerebbono nelle censure. Né quella divisio-ne vale, se la causa è di loro o di Dio; perché, in quanto aloro appartenga, niuno vuole fargli ingiuria, in quanto siadi Cristo, poiché è question di fatto, è ben necessario di-lucidare quello che in fatto non è chiaro: onde avendol’imperatore chiamato i legati asserti et i padri che sonoin Bologna, non concilio, ma privata adunanza, et aggre-gato molti opprobrii contra la traslazione, fu raggionevo-le che la causa fosse assonta da Sua Santità, non per fo-mentar le liti, anzi per sopirle. Se li scandali siano natiper la traslazione o perché essi siano rimasti, da questosolo si può vedere, perché il loro rimanere è causa chenon si possi tornarvi: e quando pregano la Santità Sua diritornar l’interrotto concilio, se ciò intendono delle solitecongregazioni, quelle mai si sono intermesse; se della pu-blicazione de’ decreti, quella è stata differita in grazia lo-ro, e già tante cose sono discusse in Bologna, così dellafede, come della riforma, che se ne può far una longa ses-sione. Perilché pregano la Sua Santità di dar la sentenza,considerando che nissun concilio, fuor di tempo di schi-sma, è durato tanto quanto questo; onde i vescovi sonodesiderati dalle sue chiese, alle quali è giusto che sianorenduti. Questa scrittura fu in fine d’aprile presentata.

500Letteratura italiana Einaudi

Page 539: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Dopo la quale non fu proceduto più inanzi nella cau-sa, perché i cardinali deputati non sapevano trovar mo-do come venir a fine: il pronunciar la taslazione legitimain assenza di chi la contradiceva, non avendo modo dicostringergli a ricever la sentenza, era fare un scisma;meno si vedeva modo come sforzargli ad assister al giu-dicio. Il pontefice era di ciò molto angustiato, non ve-dendo manco partito alcuno come, senza forma di giu-dicio, si potesse comporre questa difficoltà.

[Il papa preme la restituzione di Piacenza occupata da’cesarei]

Mentre queste cose si trattano, dopo la morte del ducasuo figlio il papa con continue instanze fece dimanda del-la restituzione di Piacenza e d’altri luoghi occupati nelParmeggiano, valendosi degl’interessi della figlia dell’im-peratore, moglie del duca Ottavio, figlio del defonto. MaCesare, che dissegnato aveva di tenere quella città per ilducato di Milano e dar ricompensa al genero in altro,portava il tempo inanzi in varie risposte e partiti, speran-do che il papa, già ottuagenario et adolorato per la mortedel figlio e tanti altri disgusti, dovesse, lasciando la vita,dare luogo e fine a tutte le controversie. Ma il papa, ve-dendosi deluso con le dilazioni e molestato con le instan-ze di far ritornar il concilio in Trento et offeso con la di-mora continuata de’ prelati spagnuoli in quella città, perfar almeno una diversione, fece intendere a Cesare chegl’occupatori di Piacenza, terra della soggezzione dellaSede apostolica, erano incorsi nelle censure, alla dicchia-razione de’ quali egli voleva passare, folminandone ancodi nuove, se fra un dato termine non gli era restituita. Re-scrisse l’imperatore una lettera acerba, avvertendo il papaa non dar fomento a’ fuoriusciti di Napoli, narrando chetutti i machinamenti gli erano passati a notizia, che aveva

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

501Letteratura italiana Einaudi

Page 540: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

inteso le calonnie eccitate contra da lui, che procurassescisma, mentre per unire la cristianità dimanda il concilioin Trento; e quanto a Piacenza, che quella è membro delducato di Milano, occupata indebitamente da’ ponteficigià pochi anni, e se la Chiesa vi ha ragioni sopra, si mo-strino, che non mancherà di far quello che sarà giusto. Ilpapa, vedendo che le arme spirituali senza le temporalinon averebbono fatto effetto, si voltò a restringere una le-ga contra l’imperatore; nel che scontrò molte difficoltàper non poter indurre li veneziani ad entrarvi e chieden-do i francesi, attesa la decrepità del papa, assenso del con-sistoro e deposito de denari, de’ quali il papa non volevaprivarsi per le molte spese che faceva e per il timore didoverle far maggiori; per la qual causa anco aveva gravatoi subditi quanto potevano portare, e venduto et impegna-to quanto poteva, et ordinato che si spedisse ogni sorte didispense e grazie a chi componeva in danari per i bisognidella Sede apostolica. Per conto del concilio, di non farlofuori delle terre sue era risolutissimo, et oltre le urgentiraggioni che aveva, s’aggiongeva anco quella della riputa-zione sua e della Sede apostolica, se l’imperatore l’avessepotuto costringere. Ma come potesse indurre l’imperato-re e la Germania a consentirvi, non sapeva vederlo: il la-sciarlo andar in niente, ora gli pareva bene, ora male: piùvolte ne tenne proposito co’ cardinali, et in consistorio etin privati discorsi. Ma finalmente risolvé di rimetter allabuona ventura quella deliberazione, alla quale si conosce-va insufficiente, non tanto per le sudette cause, come peraltri gravi rispetti che passavano in Germania.

[Cesare fa, a dispetto del papa, formare lo scritto dell’«In-terim»]

Imperoché Cesare, col ritorno in Augusta del cardi-nal di Trento, intesa la mente del pontefice e la risposta

502Letteratura italiana Einaudi

Page 541: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che in fine di decembre diede al Mendozza, sopra laquale diede ordine della protestazione, come s’è detto, estimando che, con ricercare la restituzione di Piacenzafosse posto il pontefice a divertire di parlare di concilio,restò certificato in se stesso che, vivendo quello, o non sifarebbe, overo in ogni modo anderebbe la resoluzionein longo, e giudicò necessario, inanzi che disarmarsi,trovar via per metter pace alla religione in Germania. Diciò fu fatta proposizione in dieta, et ordinato che fosseroelette persone atte a fare questa buona opera. Fu fattascielta de’ riputati migliori, quali non convenendo tra lo-ro, finalmente fu rimesso tutto a Cesare. Egli elesse tre:Giulio Flugio, Michiel Sidonio e Giovanni Islebio. Que-sti, dopo longa consultazione, composero una formuladi religione, la qual anco fu molte volte essaminata, rive-duta e mutata, prima da loro stessi, poi da diverse perso-ne dotte a ’ quali Cesare la diede a vedere, e furono chia-mati alcuni ministri de’ protestanti principali perfargliela approbare. Ma tante volte fu alterata e mutata,aggionta e sminuita, che ben dimostra esser opera dimolte persone che tra loro miravano a fini contrarii. Fi-nalmente si ridusse nella forma che si vede, e ne mandòil legato a Roma una copia, così volendo l’imperatoreper intendere anco la mente del pontefice, consegliandocosì la maggior parte de’ prelati; i quali vedendo le con-troversie tra l’imperatore et il papa, temevano di qual-che divisione e che l’imperatore non levasse l’obedienza,cosa da loro sommamente aborrita per l’innata et invete-rata opinione de’ tedeschi di sostenere la degnità delponteficato, che sola può contrapesare l’autorità degl’im-peratori, a’ quali essi, senza l’appoggio del papa, nonpossono resistere, se, conforme all’uso de’ prencipi cri-stiani antichi, vogliono tenergli in officio e levare gl’abu-si della decantata libertà ecclesiastica.

Il libro conteneva 26 capi: dello stato dell’uomo nellanatura integra; dello stato dell’uomo dopo il peccato;

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

503Letteratura italiana Einaudi

Page 542: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

della redenzione per Cristo; della giustificazione; de’frutti d’essa; del modo come è ricevuta; della carità ebuone opere; della fiducia della remissione de’ peccati;della Chiesa; de’ segni della vera Chiesa; dell’autorità diessa; delli ministri della Chiesa; del sommo pontefice ede’ vescovi; de’ sacramenti; del battesmo; della confer-mazione; della penitenza; dell’eucaristia; dell’estremaonzione; dell’ordine; del matrimonio; del sacrificio dellamessa; della memoria, intercessione et invocazione de’santi; della memoria de morti; della communione; delleceremonie et uso de’ sacramenti. Il recitar qui la sostan-za sarebbe cosa prolissa e tediosa, inutile ancora, poichéper poco tempo durarono le consequenze che di questolibro ebbero origine. Egli acquistò il nome Interim, pre-scrivendo il modo di tener le cose della religione tra tan-to che dal concilio generale fossero stabilite.

Andata la copia a Roma, ogni uno restò stordito, pri-ma per questo generale, che un prencipe temporale inun convento secolare metta mano nella religione, e nonin un solo articolo, ma in tutte le materie. I letterati si ri-cordavano dell’Enotico di Zenone, della Ecthesi di Era-clio e del Tipo di Costante, e di quante divisioni furononella Chiesa per causa di constituzioni imperiali in mate-ria di religione, e dicevano che tre nomi erano sino aquel tempo, sotto pretesto d’unità, infausti nella Chiesaper le divisioni introdotte. A questi si potrà agionger perquarto l’Interim di Carlo V. Dubitarono che questa az-zione dell’imperatore fosse un principio per capitare do-ve era arrivato Enrico VIII d’Inghilterra, di dicchiararsicapo della Chiesa, con tanta maggior ampiezza, quantonon averebbe compreso un’isola, ma Spagna, Italia,Germania et altre regioni adgiacenti; che in apparenzamostrava contenere una dottrina catolica, ma era dallacatolica lontanissima. Descendendo a particolari, ri-prendevano che nelle materie del peccato originale, del-la giustificazione, de’ sacramenti, del battesmo e della

504Letteratura italiana Einaudi

Page 543: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

confermazione non fosse portata la stessa dottrina de-terminata dal concilio, essendo quella raccolta fatta pertenersi sino al concilio: poiché quanto a quei capi il con-cilio era già fatto, che occorreva altro dire, se non cheprecisamente fosse tenuto? Ma l’aver publicata altradottrina esser un annichilar il concilio, e l’arte dell’im-peratore molto sottile dover esser più che mai sospetta,poiché insieme faceva così gagliarda instanza che il con-cilio fosse tornato a Trento, e levava tutta l’autorità allecose già statuite da quello. Dannavano tutto ’l corpo diquella dottrina che contenesse modi di parlare ambigui,che superficialmente considerati ricevevano buon senso,ma internamente erano venerati; che affettatamente inalcune parti stesse sul solo universale, acciò i luteraniavessero modo d’interpretarlo per loro; ma della concu-piscenzia parlava afatto alla luterana, sì come anconell’articolo della giustificazione, riponendola nella fi-ducia sopra le promissioni, et attribuendo troppo, anzi iltutto alla fede. Nel capo delle opere niente parlarsi delmerito de condigno, che è il cardine in quella materia.Nel capo della Chiesa non aver presa l’unità dal capo vi-sibile, che è essenziale, e, quello che è peggio, aver sta-tuito una Chiesa invisibile per la carità, e poi fatta lastessa visibile; esser un’arteficiosa et occolta maniera didestruggere la ierarchia e stabilire l’openione luterana;l’aver posto per note della Chiesa la sana dottrina et illegitimo uso de sacramenti aver dato modo a tutte le set-te di ostinarsi a tenersi per Chiesa, taciuta la vera marca,che è l’obedienza al pontefice romano. Non essere com-portabile d’aver posto il sommo pontefice in remediumschismatis et i vescovi de iure divino. Che il sacramentodella penitenza era fatto luteranissimo, quando si dicevache, credendo di ricevere con questo sacramento quelloche Cristo ha promesso, gli avviene come crede. Del sa-crificio ancora essere taciuto il principale, che egli èespiativo e propiziatorio per i vivi e per i morti. Quel

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

505Letteratura italiana Einaudi

Page 544: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che dicevano poi dell’aver concesso le mogli a’ sacerdotiet il calice nella communione de’ laici, ogni uno lo puòda sé comprendere, che con questi doi abusi era destrut-ta tutta la fede catolica. Era una la voce di tutta la corte,che si trattava de summa rerum: che erano crollati i fon-damenti della Chiesa, che bisognava metterci tutte leforze, eccitare tutti i prencipi, mandar a’ vescovi di tuttele nazioni et urtar in ogni maniera questo principio, dalqual indubitatamente era necessario che ne seguisse,non la destruzzione della Chiesa romana, essendo ciòimpossibile, ma bene una deformazione e deturpazionela maggiore che mai.

[L’«Interim» giudicato dal papa atto a’ suoi dissegni]

Ma il pontefice, vecchio sensatissimo, che più di tuttivedeva con la finezza del suo giudicio, penetrò immedia-te sino al fondo e giudicò l’impresa salutifera per sé e perl’imperatore perniziosa. Si maravigliò molto della pru-denza d’un tanto prencipe e del conseglio suo, che, peruna vittoria avuta, si pensasse esser diventato arbitro delgenere umano e presuppostosi di potere solo contrastarecon ambe le parti. Poter un prencipe, aderendo ad una,opprimere l’altra, ma combattere con tutte due esserecosa ardita e vana. Previdde che quella dottrina più di-spiacerebbe generalmente a catolici che alla corte, e più aprotestanti ancora, e che da ogni uno sarebbe impugna-ta, da nissuno difesa, e non esservi bisogno che egli trava-gliasse: averebbono operato per lui gl’inimici suoi, piùche egli medesimo, che meglio per lui era lasciarla publi-care, che impedirla, e meglio ancora nello stato che sitrovava, che reformata in meglio, acciò più facilmenteprecipitasse. Solo vi era bisogno di tre cose: che all’impe-ratore non fosse aperto questo senso, che si aiutasse a daril moto al negozio quanto prima, e che il primo colpo

506Letteratura italiana Einaudi

Page 545: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

toccasse i protestanti. Per effettuare il primo, convenivaleggiermente e senza molta insistenza opponere ad alcu-ne cose; per il secondo, eccitare gli interessi de’ prelatitedeschi; e per il terzo, con destrezza operare che quelladottrina paresse raccolta non per unire ambe le parti, masolo per metter freno a’ protestanti, che così era guada-gnato un gran punto, cioé che il prencipe non faceva sta-tuti di fede a’ fedeli, ma alli sviati.

Perilché il pontefice mandò instruzzione al cardinaleSfondrato che facesse alcune opposizioni, e per non tro-varsi quando fosse la dottrina publicata, pigliasse licen-zia e si partisse. Il cardinale, esseguendo la commissio-ne, espose per nome del pontefice che la permissione dicontinuare in ricever il calice nella santa communione,eziandio con condizione di non riprendere chi non lo ri-ceve, essendo già abrogata la consuetudine di ricever ilsacramento sotto ambedue le specie, era cosa riservataal pontefice, sì come anco il conceder matrimonio a’preti, tanto più quanto questo non é mai stato in usonella Chiesa, et i greci et altri popoli orientali, che nonobligano al celibato, concedono che i mariti ricevinogl’ordini e, ritenendo le mogli, essercitino il ministerio,ma che gli già ordinati si possino maritare non lo per-mettono, né mai l’hanno permesso. Soggionse non esserdubio alcuno che quando la Maestà Sua concedesse talcose come lecite, offenderebbe gravissimamente laMaestà divina; ma avendole per illecite et illegitime, ledebbe permettere per minor male alli sviati. É cosa tole-rabile, anzi appartiene alla prudenza del prencipe,quando non può impedire tutti i mali, permetter il mi-nore a fine d’estirpar il maggiore: che Sua Santità, vedu-to il libro, ha inteso che non sia se non permissione aquei della setta luterana, acciò non passino d’un error inl’altro in infinito; ma per quello che appartiene a’ catoli-ci, non gli sia concesso né credere, né operare se non ilprescritto della Santa Sede apostolica, che sola maestra

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

507Letteratura italiana Einaudi

Page 546: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

de’ fedeli può far decreti delle cose della religione; et es-sendo certo che così era la mente di Sua Maestà, gli con-siderava che sarebbe necessario farne una dicchiarazio-ne espressa e restringer ancora la briglia a’ luteranialquanto più, massime nella potestà di mutar le ceremo-nie, perché l’ultimo capo pare che dia loro troppo am-pla libertà, dove concede che siano levate le ceremonie,le quali possono dar causa alla superstizione. Aggionsepoi il legato che i luterani si sarebbono fatto lecito rite-ner i beni ecclesiastici usurpati e la giurisdizzione occu-pata, se non gli era commandata la restituzione: né diquesto si doveva aspettar concilio, ma venir all’essecu-zione immediate, e constando notoriamente dello spo-glio, non si dovevano servare pontigli di legge, ma pro-cedere de plano e con la mano regia.

Questa censura fu communicata da Cesare agl’eletto-ri ecclesiastici, i quali l’approvarono, ma particolarmen-te quanto al capo della restituzione de’ beni ecclesiastici,anzi l’affermarono necessaria, et altrimente non potersiricuperare il colto divino, né conservare la religione, nésicurar bene la pace. E perché consta dello spoglio, ilgiusto vuole che si tratti con pochi termini. Al parer de’quali s’accostorono tutti i vescovi. I prencipi secolari,per non offendere Cesare, tacquero, et a loro essempiogli ambasciatori delle città parlarono poco, né di quelpoco fu tenuto conto. Per la remonstranza del legato,ordinò Cesare un proemio al libro di questa sostanza:che mirando esso alla tranquillità di Germania aveva co-nosciuto non esser possibile introdurla, se non compostii dissidii della religione, onde sono nate le guerre e gliodii; e vedendo per ciò unico remedio un concilio gene-rale in Germania, aveva operato che s’incomminciassein Trento, et indotti tutti li stati dell’Imperio ad aderirvie sottoporvisi: ma mentre pensa di non lasciare le cosesospese e confuse sino al celebrar del concilio, da alcunigrandi e zelanti gli fu presentata una formula, la quale

508Letteratura italiana Einaudi

Page 547: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

avendo fatto essaminare a persone catoliche e dotte,l’hanno trovata non aborrente dalla religione catolica in-tendendola in buon senso, eccetto ne’ due articoli dellacommunione del calice e del matrimonio de’ preti; peril-ché ricchiede dalli stati che sino al presente hanno osser-vato li statuti della Chiesa universale che perseverino inquelli, che sì come hanno promesso non mutino alcunacosa, e quelli che hanno innovato, overo ritornino all’an-tico, o si conformino a quella confessione, ritirandosi aquella dove avessero trapassato, e si contentino di quel-la, non impugnandola, non insegnando, né scrivendo,né predicando in contrario, ma aspettando la dicchiara-zione del concilio. E perché nell’ultimo capo si concededi levar le ceremonie superstiziose, riserva a sé la dic-chiarazione di quel capo e di tutte le altre difficoltà chenascessero. Il decimoquinto giorno di maggio fu recitatoil libro nel publico consesso: non si pigliarono i voti ditutti secondo il consueto, ma l’elettor solo si levò e, co-me in nome commune, ringraziò Cesare; il quale pigliòringraziamento per un’approbazione et assenso di tutti.Di nissun fu parlato, ma a parte poi molti de’ prencipiche già seguivano la confessione augustana dissero dinon poterla accettare, et alcune delle città ancora disse-ro parole che significavano l’istesso, se ben per timor diCesare non parlavano apertamente. Fu il libro per ordi-ne dell’imperatore stampato in latino e tedesco, poi an-co tradotto e stampato in italiano e francese.

[Cesare fa publicar una riforma]

Oltra di questo, a 14 di giugno publicò Cesare unariforma dell’ordine ecclesiastico, la qual da’ prelati et al-tre persone dotte e religiose era stata con maturità dige-sta e raccolta. Quella conteneva 22 capi: dell’ordinazio-ne et elezzione de’ ministri; dell’officio degl’ordini

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

509Letteratura italiana Einaudi

Page 548: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ecclesiastici; dell’officio di decani e canonici; delle orecanoniche; de’ monasterii; delle scuole et università; de-gl’ospitali; dell’officio del predicatore; dell’amministra-zione de’ sacramenti; dell’amministrazione del batte-smo; della amministrazione della confermazione; delleceremonie; della messa; dell’amministrazione della peni-tenzia; dell’amministrazione dell’estrema unzione; del-l’amministrazione del matrimonio; delle ceremonie ec-clestiastiche; della disciplina del clero e del popolo;della pluralità de beneficii; della disciplina del popolo;della visita; de’ concilii; della scomunica. In questi capisono da 130 precetti così giusti e pieni d’equità, che sealcuno dicesse non essere mai uscita inanzi quel tempouna formula di riformazione più essatta e meno interes-sata, senza cavilli e trappole per pigliar gl’incauti, nonpotrebbe facilmente esser redarguito; se quella fosse sta-ta da’ soli prelati constituita, non sarebbe dispiacciuta aRoma, eccetto in doi luoghi, dove autorizza il conciliobasileense, in alcuni altri dove mette mano nelle dispen-se et essenzioni imperiale fu stabilita, parve più insop-portabile che il fatto dell’Interim, essendo una massimafondamentale della corte romana che i secolari, di qualsi voglia degnità e bontà di vita, non possino dar leggealcuna al clero, eziandio per buon fine. Non potendoperò altro fare, sopportarono quella tirannide (così dice-vano) alla quale per allora non si potevano opponere.

Pochi giorni dopo ordinò anco Cesare che le sinodidiocesane fossero tenute a san Martino e le provincialiinanzi quaresima. E perché i prelati desideravano che ilpontefice s’accommodase a consentire almeno a quei ca-pi che parevano non esser in diminuzione dell’autoritàpontificia, s’offerì loro l’imperatore per scrittura datasotto 18 di luglio di usar ogni diligenza con Sua Santitàacciò si contentasse di non mancar del suo officio. Fustampata questa rifondazione in molti luoghi catolici diGermania, et anco l’istesso anno in Milano da Innocen-

510Letteratura italiana Einaudi

Page 549: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

zio Ciconiaria. Fu l’ultimo di giugno il fine della dietad’Augusta e si publicò il recesso, nel quale promise Ce-sare che il concilio si sarebbe continuato in Trento e cheegli averebbe operato che presto fosse reassonto; il chequando fusse fatto, commandava che tutti gli ecclesiasti-ci vi intervenissero, e quelli della confessione augustanavi andassero con suo salvocondotto, dove tutto sarebbetrattato secondo le Sacre Lettere e la dottrina de’ padri,et essi sarebbono uditi.

[I prelati germani richieggono l’assistenza de’ ministripontificii. Il papa invia noncii con una bolla]

Il cardinale d’Augusta et altri prelati, gelosi che conquesti principii de confessione e riforme fatte e publica-te in diete non fusse esclusa di Germania l’autorità delpapa, pregarono Cesare che l’invitasse a mandare legatoespresso, quale aiutasse l’essecuzione delle cose decreta-te, allegando che ciò sarebbe un mezo di facilitare gran-demente, perché molti, in quali ancora vive il rispetto alpontefice, s’adopereranno più prontamente vedendo in-ternivere anco l’autorità sua. L’imperatore, avendo con-cepito nell’animo che quietandosi i moti della religione,Germania dovesse restar oppressa sotto il suo servizio,abbracciava ogni proposta di facilità, sicuro che avereb-be poi ridotto il tutto come gli fosse piacciuto. Fece darconto al pontefice di tutte le cose fatte per riformazionee l’invitò a mandar uno o più legati. Il papa mandò im-mediate il vescovo di Fano, prelato grato all’imperatore,per noncio, con pretesto d’intender meglio la volontà diSua Maestà intorno la richiesta sua e per proponere larestituzione di Piacenza et il far partire i spagnuoli daTrento; poi, ricevuta la prima risposta dal Fano e postoil negozio in consultazione co’ cardinali, presto risolvènon esser sua degnità mandare ministro che fosse esse-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

511Letteratura italiana Einaudi

Page 550: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cutore de’ decreti imperiali; ma per la raggione che mos-se il cardinale d’Augusta, prese un termine medio dimandar noncii, non per quello che l’imperatore disse-gnava, ma per conceder grazie et assoluzioni, conside-rando che questo dovesse far effetti mirabili per sostenerl’autorità sua, senza incorrer il pregiudicio d’assentireche altri s’avesse assonto l’autorità che pretendeva nonpoter convenire salvo che a lui.

Adonque destinò appresso il Fano li vescovi di Vero-na e Ferentino suoi noncii in Germania, a quali spedìcon participazione de’ cardinali una bolla sotto l’ultimoagosto, dando loro commissione di dichiarare a quelliche voranno tornar alla verità catolica che egli è prontoad abbraciargli senza rendersi difficile e perdonargli,purché non voglino dar le leggi, ma riceverle; rimetten-do alla conscienza de’ noncii di rilasciare qualche cosadella vecchia disciplina, se giudicheranno potersi faresenza publico scandalo; e per questo dà loro facoltàd’assolvere in utroque foro pienamente qualonque per-sone secolari, eziandio re e prencipi, ecclesiastiche e re-golari, collegii e communità, da tutte le scommunicheet altre censure e dalle pene eziandio temporali incorseper causa d’eresia, ancorché fossero relassi e dispensardalle irregularità contratte per ogni rispetto, eziandioper bigamia, e restituirgli alla fama, onore e degnità,con autorità anco di moderar o rimetter in tutto ogniabgiurazione e penitenza debita, e di liberar le commu-nità e singulari persone da tutti i patti e convenzioni il-leciti contratti con li sviati, assolvendogli da’ giuramen-ti et omagii prestati, e da’ pergiurii che fossero sinallora incorsi per qualche passate inosservanze, et anco-ra assolver i regolari dall’apostasia, dandogli facoltà diportar l’abito regolare coperto sotto quello di prete se-colare, e di conceder licenzia ad ogni persona, eziandioecclesiastica, di poter mangiar carne e cibi proibiti neigiorni di quaresima e di digiuno, col conseglio del me-

512Letteratura italiana Einaudi

Page 551: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dico corporale e spirituale, overo spirituale solo, o ancosenza, se a loro fosse paruto, e di moderar il numerodelle feste, et a quelli che hanno ricevuto la communio-ne del calice, se la dimanderanno umilmente e confesse-ranno che la Chiesa non falla negandola a’ laici, conce-dergliela in vita o per il tempo che a loro parerà, purchésia fatta separatamente quanto al luogo e quanto al tem-po da quella che si fa per decreto della Chiesa. Conces-se anco a loro facoltà di unir i beneficii ecclesiastici allistudii e scuole overo ospitali, et assolvere gli occupatoride’ beni ecclesiastici dopo la restituzione delli stabili,concordando anco per i frutti usurpati e per i mobiliconsumati, con autorità di poter communicare questefacoltà ad altre persone insigni.

Andò questa bolla per tutto, essendo stampata perl’occasione che si dirà, e diede da parlare: prima per ilproemio, nel qual diceva il papa che nelle turbolenzedella Chiesa si era consolato sopra il rimedio lasciato daCristo, che il grano della Chiesa, crivellato da Satana, sa-rebbe stato conservato per la fede di Pietro, e maggior-mente dopo che egli vi ebbe applicato il rimedio delconcilio generale, quasi che non avesse la Chiesa dovefondarsi che sopra lui e 60 persone di Trento. Poi attri-buivano a gran presonzione il restituir agli onori, fama edegnità i re e prencipi. Era anco avvertita la contradiz-zione d’assolvere da’ giuramenti illiciti, perché l’illicitinon hanno bisogno d’assoluzione, et i veri giuramentinissun può assolvergli. Era riputata similmente contra-dizzione il conceder il calice solo a chi crede la Chiesanon errare proibendo il calice a laici. Imperoché comesarebbe possibile aver tal credulità e ricercar di non es-ser compreso nella proibizione? Ma non contenevano lerisa, leggendo la condizione nell’assolver i frati usciti, diportar l’abito coperto, quasi che il regno di Dio fosse inun colore o forma di veste, che non portandola in mo-stra fosse necessario averla almeno in secreto. Ma con

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

513Letteratura italiana Einaudi

Page 552: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tutto che in diligenza fosse fatta la deputazione de’ non-cii, nondimeno l’espedizione si differì sino l’anno futu-ro, perché Cesare non si contentò del modo nel qualenon si faceva menzione d’assistere, né autorizare le pro-visioni da lui fattte, né il pontefice volle mai lasciarsi in-durre che ministro alcuno v’intervenisse per suo nome.

[Cesare procaccia l’ntroduzzione del suo «Interim», evi trova grandi intoppi]

Partito Cesare d’Augusta, fece ogni diligenza acciòl’Interim fosse ricevuto dalle città protestanti, e trovòper tutto resistenza e difficultà, e nissun luogo vi fu dovenon succedesse travaglio, perché li protestanti detesta-vano l’Interim più che i catolici. Dicevano che fosse unstabilimento totale del papismo; biasimavano sopra tut-to la dottrina della giustificazione e che fosse posta indubio la communione del calice et il matrimonio de’preti. Il duca Giovanni Federico di Sassonia, se benpriggione, liberamente disse che Dio e la propria con-scienza, a’ quali era sopra tutto tenuto, non glielo per-mettevano. Dove fu ricevuto, successero infiniti casi, va-rietà e confusioni, sì che fu introdotto in qualonqueluogo diversamente, e con tante limitazioni e condizioni,che più tosto si può dire che da tutte fosse reietto, cheda alcune accettato. Né li catolici si curavano d’aiutarel’introduzione, come quelli che non l’approvavano essiancora. Quello che fermò Cesare assai fu la modesta li-bertà d’una picciola e debole città, la quale lo supplicòche, essendo patrone della roba e della vita di tutti, con-cedesse che la conscienza fosse di Dio; che se la dottrinaproposta a loro fosse ricevuta da esso e tenuta per vera,averebbono un grand’essempio da seguire; ma che SuaMaestà vogli constringere loro ad accettare e credere co-sa che la medesima Maestà Sua non l’ha per vera e non

514Letteratura italiana Einaudi

Page 553: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

la seguita, pareva a loro di non potersi accommodare. Alsettembre andò l’imperatore nell’inferiore Germania,dove ebbe maggiore difficoltà. Perché le città di Sasso-nia si valsero di molte scusazioni per non riceverlo, e lacittà di Maddeburg si oppose con maniere anco disprezzo: perilché fu posta in bando imperiale e sostennela guerra, che fu longhissima, la qual mantenne il fuogovivo in Germania, che tre anni dopo abbruggiò i trofeidell’imperatore, come a suo luogo si dirà.

Per questa confusione e per dar ordine di far giurareil figlio a’ fiamenghi, Cesare finalmente, lasciata la Ger-mania, passò ne’ Stati suoi de Fiandra; e quantonqueavesse severamente proibito che la dottrina dell’Interimnon fosse impugnata da alcuno, né fosse scritto, inse-gnato o predicato in contrario, nondimeno fu scrittocontra da molti protestanti. Et il pontefice, che giudicòcosì esser ispediente per le cose sue, ordinò a FrancescoRomeo, generale di san Dominico, che, congregati i piùdotti del suo ordine, facesse, con loro parere e fatica,una gagliarda e soda confutazione. Fu anco in Franciada diversi scritto in contrario, et in breve vi fu un stuolodi scritture de catolici e protestanti, massime delle cittàansiatiche, in contrario; e seguì quello che ordinaria-mente avviene a chi vuole conciliare opinioni contrarie,che le rende ambedue concordi all’oppugnazione dellamedia e più ostinati ciascuno nella propria. Fu ancocausa di qualche divisione tra i medesimi protestanti;perché quelli che, costretti, avevano ceduto in parte aCesare e restituite le vecchie cerimonie, si scusavano di-cendo che le cose da loro fatte erano indifferenti, e perconseguente alla salute non importava più il reprobarleche il riceverle, e che era lecito, anzi necessario, tolerarqualche servitù, quando l’impietà non è congionta: e pertanto in queste doversi obedire a Cesare. E gl’altri, chela necessità non aveva costretti, dicevano esser vero, chele cose indifferenti non importavano alla salute, ma che

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

515Letteratura italiana Einaudi

Page 554: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

per mezzo delle indifferenti s’introducevano delle perni-ciose, e passando inanzi formarono una general conclu-sione, che le ceremonie e riti, quantonque di natura in-differenti, diventano cattivi allora quando chi le usa haopinione che siano buone o necessarie; e di qua nacque-ro due sette, che passarono poi altre differenze tra loro enon furono mai ben riconciliate.

[Turbolenze e mutazione di religione in Inghilterra]

Non passavano le cose della religione con minor tu-multi in Inghilterra: perché Edoardo, conte d’Exford,zio materno del giovane re Edoardo, acquistata autoritàappresso al nipote, e li grandi del regno, insieme conTomaso Cranmero, arcivescovo di Cantorberi, favoren-do i protestanti et introdotti alcuni dottori di loro e get-tato qualche fondamento della dottrina, tra la nobiltàmassime, congregati li stati del regno, che chiamano ilparlamento, per publico decreto dal re e da quello fuproibita per tutto ’l regno la messa, e poco dopo, levata-si sedizione populare che ricchiedeva la restituzione de-gl’editti di Enrico VIII a favore delal vecchia religione,nacque grandissima confusione e dissensione nel regno.

[Gli ordini ecclesiastici di Cesare eseguiti variamente]

Venuto il san Martino, con tutto che grandi fossero leconfusioni di Germania, i concilii diocesani furono inmolte città celebrati, ricevuta la riforma nuova dell’impe-ratore, mutata sola la forma, secondo che più parevaconvenire al modo di decretare di ciascuna diocese, sen-za però provisione per l’essecuzione, e parevano benestatuite per pura apparenza. Inanzi quaresima non fu te-nuta alcuna sinodo provinciale, secondo il decreto impe-

516Letteratura italiana Einaudi

Page 555: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

riale. Nel principio di quaresima l’elettor di Colonia in-comminciò la sua, e narrato il bisogno d’emendazionedel clero, soggionse tutta la speranza esser stata posta nelconcilio di Trento, che era principato con qualche suc-cesso felice; qual speranza tutta perduta per l’inaspettatadilazione suscitata per le discordie de’ padri nel trasferir-lo, Cesare, per non mancar del suo debito, poiché ebbecon la guerra soggiogati i ribelli, restituì la dottrina e ce-remonie catoliche, rimesse al concilio solamente la deter-minazione di doi articoli et ordinò la riformazione delclero, in essecuzione di che la sinodo, dopo molte tratta-zioni, per la dominica di Passione aveva stabilito una for-ma conveniente alla sua metropoli. Soggionse poi li de-creti, in quali non è trattata alcuna materia di fede, masolo i mezi di riformare, al numero di sei, la disciplina, larestaurazione delli studii, l’essame degl’ordinandi, l’uffi-cio di ciascun ordine, la visita, le sinodi, la restituzionedella giurisdizzion ecclesiastica, con molti decreti in cia-scun capo; sopra ciascun de’ quali, fatto un longo discor-so con molti precetti, cosa bella per speculativa trattazio-ne, finalmente sono aggionti 38 capi per restituzionedelle antiche ceremonie et usi ecclesiastici. I Paesi Bassiereditarii dell’imperatore sono soggetti alla metropoli co-lognese, onde l’imperatore, ricevuto quello concilio e fat-tolo essaminare da’ conseglieri e teologi suoi, lo approvòcon sue lettere de’ 4 luglio, commandò che per tutte leterre sue fosse ricevuto et osservato, imponendo a’ magi-strati che, ricercati, assistano all’essecuzione.

Non servò l’istesso stile Sebastaiano elettore di Ma-gonza, che ridotto nel concilio della provincia sua la ter-za settimana dopo Pasca, fece 48 decreti di dottrina difede e 56 in materia di riforma. In quei capi della dottri-na decisi dal concilio di Trento seguì l’istessa dottrina,negli altri l’opinione più commune de’ scolastici, aste-nendosi da luoghi fra loro controversi. Fra questi i capi41 e 42 sono notabili, dove insegna e replica che le ima-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

517Letteratura italiana Einaudi

Page 556: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gini non sono proposte per adornarle o prestargli coltoalcuno, ma solo per ridur a memoria quello che si debbeadorare; e se in alcun luogo sarà fatto popolar concorsoad alcuna imagine e si vederà che gli uomini gli attribui-scano quasi qualche opinione della divinità, si debbia le-var via o reponerne un’altra differente da quella inquantità, acciò il popolo non si persuada a credere cheDio et i santi s’inducano a far quello che gli è dimandatoper mezo di quell’imagine e non altrimente. Né di minoravvertenza è degno il 55, dove asserisce che i santi deb-bono esser onorati, ma con colto di società e dilezzione,come anco possono esser legitimamente onorati i santiuomini di questa vita, se non che più divotamente si do-veranno onorar i santi beati, come quelli che sono in sta-to più sicuro: le qual esplicazioni ben considerate mo-strano quanto fossero in quei tempi differenti leopinioni de’ prelati di Germania catolici da quelle dellacorte romana e dalla pratica che s’è introdotta dopo ilconcilio di Trento. E ciascun, preso essempio da questoconcilio che ha decretato tanti articoli della religione,potrà certificarsi quanto sia vero quello che tante voltehanno fatto dir i pontefici in Germania: che le cose dellareligione non si possono trattare in un concilio naziona-le. E se ben maggior fondamento si può fare sopra di-versi concilii provinciali celebrati in Africa, Egitto e So-ria et altri luoghi orientali, nondimeno questo, comemoderno, quantonque non così rilevante, provocheràforse più l’avvertenza del lettore. L’elettor di Treviri an-cora celebrò la sinodo sua, e gli altri metropolitani nonpartiti dalla communione del pontefice, tutti publican-do gl’editti imperiali d’Augusta, così per la interreligio-ne, come per la riforma ecclesiastica.

I noncii, che sino l’anno inanzi furono dal papa desti-nati e differiti per le cause dette, si posero in viaggio perGermania, dove, per qual si voglia luogo che passavano,furono sprezzati da’ catolici medesimi: così per i dispare-

518Letteratura italiana Einaudi

Page 557: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ri con Cesare e li modi usati, era venuto esoso il nome delpontefice e l’abito et insegne d’ogni ministro suo; e final-mente, nel fine di maggio, andarono a Cesare ne’ PaesiBassi, dove dopo molta discussione del modo d’esseguirle commissioni del pontefice, trovando difficoltà in qua-lonque de’ proposti, o per l’una o per l’altra parte, in finerisolvé l’imperatore che, essendo loro data la facoltà dalpontefice di sostituire, sostituissero li vescovi, ciascunonella diocese loro, et altri principali prelati in altre giuri-sdizzioni, rimettendo il tutto alla conscienza di quelli.Non molto prontamente fu ricevuto il partito da’ noncii;con tutto ciò, condescendendo essi, si fece stampar unindulto sotto i nomi de’ tre noncii, lasciato in bianco ilnome del prelato a chi si dovesse indrizzare, et insertoprima tutto ’l tenore della bolla papale et allegato percausa del sostituire il non poter esser in ogni luogo, com-municarono la loro autorità, con avvertenza di non con-ceder la communione del calice e l’uso della carne, senon con gran maturità et utilità evidente, proibendo cheper quelle grazie non si facesse pagar cosa alcuna. Cesarepigliò l’assonto di mandarle a chi e dove occorreva, e do-vunque le inviava, faceva intendere che si trattasse conpiacevolezza e destrezza. Leggierissimo fu l’uso di questefacoltà, perché chi perseverava nell’obedienza ponteficia,non ne aveva bisogno, e chi s’era alienato, non solo noncurava la grazia, ma la rifiutava ancora. Pochi giorni do-po partì Ferentino; Fano e Verona restarono appressoCesare, sinché da Giulio III fu mandato l’arcivescovo si-pontino, come a suo luogo si dirà.

[Il re di Francia persegue i riformati]

Il re di Francia in questi medesimi tempi, essendo en-trato in Parigi la prima volta il 4 luglio, fece far una so-lenne processione e publicò un editto, rendendone rag-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

519Letteratura italiana Einaudi

Page 558: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gione al popolo: ciò esser fatto per significare a tutti cheegli riceveva la protezzione della religione catolica e dellaSede apostolica e la tutela dell’ordine ecclesiastico, e cheaborriva le novità della religione e testificava a tutti la suavolontà esser di perseverare nella dottrina della Chiesaromana e d’esterminar da tutto ’l suo regno i nuovi ereti-ci; e questo editto lo fece stampar in lingua francese emandar per tutto ’l regno. Diede anco licenza a’ suoi pre-lati di far un’adunanza provinciale per riformar le chiese;il che saputo a Roma fu tenuto un cattivo essempio, co-me quello che fosse principio di far la Chiesa gallicanaindependente dalla romana. Fece anco il re giustiziar inParigi molti luterani, al qual spettacolo volle esser pre-sente, e nel principio dell’anno seguente replicò ancol’editto contra di loro, imponendo gravissime pene a’ gu-dici che non fossero diligenti in scoprirgli e punirgli.

[Morte di papa Paolo III. Il conclave, diviso in fazzioni,dopo tre mesi elegge Giulio III]

Ma avendo dormito due anni il concilio in Bologna, ildì 7 novembre il pontefice, veduta una lettera del ducaOttavio, suo nipote, che scriveva volersi accordare conFerando Gonzaga per entrar in Parma, qual città il papafaceva tener per nome della Sede apostolica, fu assalitoda tanta perturbazione d’animo et ira che tramortì, e do-po qualche ore, ritornato in sentimento, se gli scoprì lafebre, della quale dopo tre giorni morì. Il che fece partiredi Bologna il Monte per ritrovarsi alla elezzione del nuo-vo pontefice, e ritirare tutto ’l rimanente de’ prelati allecase loro. Il costume porta che 9 giorni i cardinali fannol’essequie al morto pontefice et il decimo entrano in con-clave. Allora per l’assenza di molti si differì l’entrarvi si-no al 28 del mese. Il cardinale Pacceco non partì di Tren-to sin che Cesare, avuto aviso della morte del papa, non

520Letteratura italiana Einaudi

Page 559: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

gli ordinò che andasse a Roma, dove egli gionse assaigiorni dopo che il conclave fu serrato: dove ridottisi icardinali per la creazione del papa e facendosi secondo ilsolito i capitoli che ciascun giura osservare se sarà elettopapa, fu tra i primi quello di far proseguir il concilio.Ogni uno credeva che dovesse esser eletto il nuovo papainanzi il Natale, perché dovendosi nella vigilia di quellafestività aprir la porta santa al giubileo dell’anno seguen-te 1550, a che è necessaria la presenzia del pontefice, etessendo in quell’anno un grandissimo concorso di popo-lo a quella devozione, ogni uno si credeva che questacausa dovesse mover i cardinali a proceder prestoall’elezzione. Erano i cardinali divisi in tre fazzioni: im-periali, francesi e dependenti del morto papa et in conse-guenza de’ nepoti. Gli imperiali portavano il cardinalePolo et i francesi Salviati. Ma non solo nissuna di questeparti era sufficiente d’includere l’elezzione, ma neancopotevano tra loro convenire per i contrarii rispetti de’prencipi loro. La parte de’ Farnesi era per venir all’inclu-siva, sempre che avesse aderito ad una delle altre; si con-tentavano del cardinale Polo per la bontà della sua natu-ra e per li continui ossequii al papa et al cardinaleFarnese; ma oppugnandolo il cardinale teatino che fossemacchiato dalle opinioni luterane, fece ritirar molti. ASalviati il Farnese non aderiva et era risoluto di non con-sentire se non in creatura di suo avo. Gli interessi dellefazzioni erano così grandi che il rispetto dell’anno santoe l’aspettazione di tanto popolo, il qual anco quel giornostette adunato sino a notte intiera, non potero prevalere.

Finalmente la parte del Farnese, aiutata da’ francesi,prevalse e fu creato papa Giovanni Maria di Monte, cheera stato legato al concilio in Trento et in Bologna, nelquale Farnese concorse come in fedele servitore suo edell’avo, et i francesi come in riputato inclinato alle cosedel suo re et alieno dall’imperatore per causa della tran-slazione del concilio. Né gli imperiali furono contrarii,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

521Letteratura italiana Einaudi

Page 560: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

per aver Cosmo, duca di Fiorenza, fatto fede che eglinon era francese, se non per quanto la gratitudine debitaal papa l’aveva costretto, agl’interessi del quale gli pare-va esser suo debito aderire; onde, levata quella causa,s’averebbe portato verso il giusto. Molti ancora amava-no in lui la libertà della natura, aliena dall’ipocrisia e dis-simulazione et aperta a tutti. Egli immediate dopo l’elez-zione, conforme a quello che era capitolato, giurò diproseguire il concilio. Fu eletto di 8 febraro e coronatoa’ 23, et a’ 25 aprì la porta santa.

[Il papa rinuova il trattato di rimetter il concilio inTrento. Umori naturali e politici del papa]

L’imperatore, vedendo le cose della religione in Ger-mania non caminar a modo suo, sperando pure con lapresenza sua sueperare le difficoltà, intimò le dieta perquell’anno in Augusta e mandò Luis d’Avila al pontefi-ce per congratularsi con lui dell’assonzione sua et a ri-cercarlo di rimetter in piedi il concilio. A che corre-spondendo il pontefice con altretanta cortesia, fecegrand’offerte della sua benevolenza; ma al fatto del con-cilio rispose parole generali, non essendo ancora in sestesso risoluto, e di questo medesimo parlò col cardina-le di Ghisa, che doveva tornar in Francia, con la mede-sima irresoluzione, ma ben affermando che non sarebbepassato a farlo se non communicato prima ogni cosa colre di Francia. Et al cardinale Pacceco, che spesso netenne con lui proposito, et agli altri imperiali diceva chesarebbe stato facilmente d’accordo con l’imperatore inquesto particolare tutte le volte che si caminasse consincerità, e che il concilio si dovesse fare per confonderegl’eretici, per favorire le cose dell’imperatore e non perdisfavorire la Sede apostolica, sopra che aveva molteconsiderazioni, che a suo tempo averebbe fatto intender

522Letteratura italiana Einaudi

Page 561: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

a Sua Maestà. Diede presto saggio qual dovesse esser ilsuo governo, consumando i giorni intieri ne’ giardini edessignando fabriche deliziose e mostrandosi più incli-nato a’ diletti che a’ negozii, massime ch’avessero con-giunta qualche difficoltà. Le quali cose avendo accura-tamente osservato don Diego, ambasciatore cesareo,scrisse all’imperatore che sperava dover riuscire facil-mente ogni negoziazione che Sua Maestà avesse intro-dotta col papa, imperoché, come vago de’ diletti, s’ave-rebbe fatto far tutto quello che l’uomo avesse voluto,mettendogli paura. Si confermò maggiormente l’opinio-ne che il papa dovesse riuscir più attento agl’effetti pri-vati che alle publiche essiggenze, per la promozione chefece il dì 31 maggio d’un cardinale, a cui diede, secondoil costume usato, il suo capello.

Essendo Giovanni Maria di Monte ancora vescovo si-pontino al governo della città di Bologna, ricevette nellasua famiglia un putto piacentino di nazione, de’ natalidel quale non è passato notizia al mondo. A questo pre-se tanto affetto, quanto se gli fosse stato figlio. Vi è me-moria che, essendo quello infermato in Trento di morbograve e longo, con opinione de’ medici che doveva con-durlo a morte, per conseglio loro lo mandò in Veronaper mutar aria, dove avendo ricuperato la sanità e ritor-nando in Trento, l’istesso giorno del suo arrivo uscì il le-gato dalla città per diporto, accompagnato da gran nu-mero de prelati, e l’incontrò appresso la città con moltisegni d’allegrezza; che diede da parlar assai, o fosse statoquesto incontro per caso, o fosse il cardinale andato astudio sotto altro colore a questo effetto d’incontrarlo.Egli era solito dire che l’amava e favoriva come arteficedella sua fortuna, atteso che dagli astrologi era predettagran dignità e ricchezze a quel giovine, quali non potevaaver se egli non ascendeva al papato. Subito creato pon-tefice volle che Innocenzio (così era il nome del giovine)fosse adottato per figlio di Baldoino del Monte, suo fra-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

523Letteratura italiana Einaudi

Page 562: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tello, per quale adozzione si chiamò Innocenzio di Mon-te e conferitogli molti benefici, il giorno sopra detto locreò cardinale, dando materia di discorsi e pasquinate a’corteggiani romani, che a gara professavano dire la veracausa d’un azzione tanto insolita per congetture di variiaccidenti passati.

[Cesare stabilisce l’Inquisizione ne’ Paesi Bassi]

Carlo, inanzi che de’ Paesi Bassi partisse, fece publica-re lo stabilimento dell’Inquisizione in quei Stati, per ilquale si commossero di tal maniera i mercanti tedeschi etinglesi, che in grandissimo numero si trovavano in quelleregioni, et ebbero ricorso alla regina Maria et a’ magistra-ti, dimandando mitigazione dell’editto, altramente prote-stando di voler partire. Perilché quelli che dovevano es-seguire l’editto et instituire l’Inquisizione, trovaronoimpedimento quasi per tutto, onde fu sforzata la reginaMaria per questa causa andar a trovar Cesare, che era inAugusta per celebrare la dieta, accioché quella regionefrequentatissima non si disertasse e nascesse qualche no-tabilissima sedizione. Cesare con gran difficoltà si lasciòpersuader; pur in fine si contentò di levar il nome d’In-quisizione, che era odioso, e di revocare tutto quello chetoccava i forestieri nell’editto, restando però fermo quel-lo che apparteneva a’ naturali del luogo. Fece l’imperato-re opera col pontefice, con sue lettere et ufficii dell’am-basciatore, che si riassumesse il concilio di Trento,pregandolo d’una precisa risposta, non come quella chediede al d’Avila, né meno con l’ambiguità usata nel trat-tar col cardinale Pacceco; ma si lasciasse intendere le ca-pitulazioni che ricercava, acciò esso potesse risolvere sedoveva trattar di rimediare a’ mali di Germania con quel-la medicina, overo pensar ad altri rimedii, essendo im-possibile continuare più in quello stato.

524Letteratura italiana Einaudi

Page 563: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Il papa consulta il ritorno del concilio in Trento]

Il pontefice, ritirandosi con i più confidenti suoi, con-siderando che quella era la più importante deliberazioneche potesse occorrere nel suo ponteficato, bilanciò leraggioni che lo potevano persuadere o dissuadere. Con-siderava prima che, rimettendo il concilio in Trento,condannava la translazione fatta a Bologna, principal-mente per opera sua, e che era un’aperta confessioned’aver operato male, o per propria volontà, o per motivod’altri; e se pur altro non fosse passato che la translazio-ne, non esser cosa di tanto momento; ma l’aversi fattoparte a defenderla et anco con acrimonia, non si potevascusare che non fosse malizia, quando si retrattasse contanta facilità. Ma quello che più importava, metteva sé ela Sede apostolica in tutti i pericoli, per liberarsi da’ qua-li Paolo, prencipe prudentissimo, giudicò sicurarsi, e si-no alla morte perseverò in quel parere, che fosse erroremanifesto il rientrarvi. E se ben forse l’animo de moltinon fosse mal disposto contra lui, come nuovo pontefice,nondimeno esser cosa certa che la maggior parte nonpretendono essere gravati dal papa, ma dal ponteficato;et anco, quanto s’aspetta al particolare, nissun esser certoche in progresso non possi occorrer cosa che gli concitas-se odio maggiore, eziandio senza sua colpa. Oltra chenon tutti gli uomini si muovono per l’odio, ma quelli chesono i più nociuti lo fanno per avanzare se stessi con ladepressione d’altri. Però potersi concludere che restinole stesse raggioni che costrinsero Paolo, per necessitaranco Giulio all’istessa risoluzione. Considerava il trava-glio grande sostenuto da Paolo per 26 mesi per questacausa, e le indegnità che gli convenne sopportare, e la de-teriorazione della autorità ponteficia, non tanto in Ger-mania, ma in Italia ancora; e che se a Paolo, fermato nelponteficato tanti anni e stimato da tutti, fu causa di dimi-nuzione, tanto più sarebbe a lui nuovo pontefice, non

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

525Letteratura italiana Einaudi

Page 564: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

avendo ancora fatte le intelligenze et aderenze necessarieper pigliar impresa di contrastare; se a lui avvenisse unaprotestazione adosso overo un decreto come l’Interim,sarebbe la sua autorità vilipesa da tutti. Che non occorre-va metter in conto l’opera da sé fatta nel trasferir il conci-lio e la costanza nel difender la traslazione, perché con lamutazione dela fortuna ha mutato anco tutto ’l conse-guente a quella, e le azzioni di Giovanni Maria di Montecardinale non pertenere a Giulio papa, e quelle cose chedavano riputazione a quello, non esser per darla a que-sto: allora conveniva operar come operò, per mostrarsifedele servitore del patrone, ora essendo senza patrone,cessar afatto il rispetto di mostrar costanza in ben servireet esserne successo un altro che ricerca prudenza in ac-comodarsi. Considerava quanto avesse dello specioso larichiesta di Cesare, poiché si trattava di ridur la Germa-nia: quanto scandalo averebbe dato il non udirla? Lecause che incitavano a far il concilio esser in aperto e no-te a tutti; quelle che dissuadevano esser in occolto e notea pochissimi. Finalmente il giuramento dato e repetitodover essere stimato: e se ben obligava a proseguir il con-cilio senza prescrizzione di luogo, era però certo checontra il voler di Cesare, imperatore, re di Spagna e diNapoli, prencipe de’ Paesi Bassi e con altre aderenze inItalia, era impossibile far concilio generale, tanto chel’istesso era negar di rimetterlo in Trento, come non vo-ler proseguirlo. In questa parte inclinava più, come piùconforme alla natura sua, avida più di fuggire le incom-modità presenti che evitare i pericoli futuri: elegendoquesta, si liberava dalla molestia che l’imperatore gli ave-rebbe dato; quanto a’ pericoli che il concilio apportava,incominciò a stimarli meno; pensava non esser l’istessafortuna di Cesare allora che già doi anni: allora era stima-to, aspettando la vittoria, e poi ottenuta; ora si vede chequella gli é più di peso e difficoltà. Tiene doi prencipipreggioni, come il lupo per le orechie; le città di Germa-

526Letteratura italiana Einaudi

Page 565: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nia hanno aperti spiriti di ribellione; gli ecclesiastici sonosacii di quella dominazione; esservi anco li domestici ma-li per il figlio et il fratello et il nepote che aspirano all’Im-perio, negozio che gli darà forse travaglio sopra le sueforze. In fine fece conclusione secondo il suo naturale:usciamo della difficoltà presente con speranza che la no-stra buona fortuna non ci abandonerà.

E ritenendo in sé la risoluzione, deputò una congre-gazione de cardinali et altri prelati, per la maggior parteimperiali, acciò capitassero alla risoluzione da lui presa,frapostovi pochi suoi confidenti per tener regolato il ne-gozio secondo l’intenzione sua; alla quale propose la ric-chiesta dell’imperatore: ordinando che, senza alcun ri-spetto, ciascun dicesse quello che gli pareva esserservizio di Dio e della Sede apostolica, e quando si ripu-tasse ben condescendervi, pensasse anco la maniera difarlo con degnità, sicurezza e frutto. La congregazione,dopo che ebbe più volte consultato, riferì al ponteficeche giudicava necessario proseguire il concilio, perchécosì era giurato nel conclave e da Sua Santità dopo l’as-sonzione, e per levar lo scandalo dal mondo, che senzadubio sarebbe grandissimo non lo facendo. Il proseguir-lo aver doi modi: uno continuandolo in Bologna, l’altrorimettendolo in Trento; il continuarlo in Bologna non sipoteva fare, avendo Paolo avvocato a sé la cognizionedella traslazione et inibito il proceder più oltre; se SuaSantità non sentenziava prima che la traslazione fossestata valida, non si poteva caminar inanzi in quella città:il che, quando avesse voluto fare, averebbe dato legiti-mo pretesto d’esser allegato per sospetto, essendo notoche fu opera sua, come di primo legato e presidente. Pe-rilché restava solo l’altra via di rimetterlo in Trento, eche si levava anco l’occasione alla Germania di recalci-trare e si sodisfaceva l’imperatore, che era punto assaiessenziale. Questo conseglio, portato al papa, fu da luiapprovato, onde si passò al rimanente.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

527Letteratura italiana Einaudi

Page 566: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

E prima fu concluso che era necessaario aver il con-senso et assistenza del re di Francia e l’intervento de’prelati del suo regno, senza le quali cose sarebbe moltodebole la reputazione del concilio e s’incorrerebbe il pe-ricolo di perder la Francia, che si ha, per acquistare laGermania perduta, e, secondo l’apologo, lasciar cader ilcorpo per acquistar l’ombra. Pareva difficile poter indur-vi quel re e levargli i sospetti, celebrandosi in luogo sog-getto a Cesare e vicino alle sue armi. Ma essaminandoche sospetti potessero esser questi, altro non si trovò senon che il concilio non deliberasse qualche cosa pregiu-diciale al governo di quel regno, o contra i privilegii diquella corona, o contra l’immunità della Chiesa gallica-na; di che, quando fosse assicurato, non si poteva dubita-re che per l’obligo ereditario di protegere e favorire laSede apostolica, non fosse per assistere e mandare i pre-lati suoi. La seconda difficoltà nasceva perché i prelatiitaliani, che sono per il più poveri, aborrisocno quel luo-go, non potendo sostener le spese, e la camera apostoli-ca, essausta, malamente può sovvenirgli quanto fa biso-gno, oltre le spese nel mantener li legati et officiali delconcilio et altri straordinarii. Al che pensato e ripensato,non seppero trovar rimedio di far concilio senza spende-re, et esser necessario bever questo calice: ben si potevatroncar le supefluità, ispedendo il conciclio presto e nondimorandovi se non quanto fosse necessario. La terzadifficoltà nacque se li protestanti avessero voluto rivoca-re in dubio le cose determinate: nel che tutta la congre-gazione prontamente risolse che conveniva farsi chiara-mente intendere che si dovessero aver per indubitate enon permettere che fossero poste in disputa, e di ciò dic-chiararsi inanzi il concilio e non aspettare a farsi intende-re allora. La quarta e più importante di tutte era l’auto-rità della Sede apostolica, così nel concilio come fuori esopra d’esso, la qual certa cosa è che non solo i prote-stanti impugnavano, ma molti prencipi averebbono volu-

528Letteratura italiana Einaudi

Page 567: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

to restingere, e tra i vescovi non mancava buon numeroche pensavano a moderarla: che era stata potissima causaper che i pontefici passati non s’avevano lasciato indurrea concilio, e Paolo, che si vi era trasportato, se n’era avve-duto in fine e con la traslazione aveva rimediato. Questopericolo era da tutti veduto, né alcun sapeva trovar sca-patorio, se non dicendo che Dio, qual aveva fondato laChiesa romana e postala sopra tutte le altre, averebbedissipato ogni conseglio: il che da alcuni creduto persemplicità, da altri per interesse e da alcuni detto soloper non saper che altro dire, non pareva che bastasse.

Ma il cardinale Crescenzio, fatto prima gran fonda-mento sopra questa confidanza, aggionse non esservi al-cun negozio umano dove non convenga correr qualchepericolo; la guerra dimostrarlo, che è l’apice delle uma-ne azzioni, quale mai s’intraprende, sia pur con quantasicurezza della vittoria si vuol, che non resti pericolod’una perdita e destruzzione totale; né alcun negozios’intraprende con tanta certezza di buon essito, che nonpossi per cause incognite o stimate leggieri precipitarein grand’inconvenienti. Ma chi è necessitato per evitaraltri mali a condescender a qualche deliberazione, nondebbe averci risguardo: le cose esser in un stato che, se ilconcilio non si fa, vi è maggior pericolo che il mondo eti prencipi scandalizati s’alienino dal pontefice e faccianopiù de fatto che nel concilio con dispute e con decreti. Ilpericolo si ha da correr in ogni modo; meglio è pigliar ilpartito più onorevole e meno pericoloso. Ma esservi benanco molte provisioni per divertirlo: come contener ipadri in concilio occupati, quanto più sarà possibile inaltre materie et essercitargli sì che non abbiano tempo dipensare a questa; tenersi amorevoli molti, e gl’italianimassime, con gl’ufficii, con le speranze e co’ modi altrevolte usati; tener anco contrapesati i prencipi, nodrendoqualche differenze d’interessi tra loro, acciò non possinofacilmente trattar un’impresa tal in commune, e trattan-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

529Letteratura italiana Einaudi

Page 568: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dola uno, l’altro abbia interesse d’opporsegli; et altri ri-medi occorrono sul fatto all’uomo prudente, con qualiporta inanzi i negozii e gli fa svanire. Fu approvato datutti questo parer e risoluto che non si dovesse mostrard’aver questo timore; solo accennar all’imperatore che siprevede, ma insieme mostrargli che non si dubita, ma siha preparato il rimedio.

[Il papa dà parte a Francia e a Cesare della sua risolu-zione]

Maturata questa consultazione e risoluto di rimetteril concilio in Trento, il papa ne diede conto al cardinaledi Ferrara et all’ambasciatore francese, e spedì ancocorriero espresso al re di Francia a significarli il suopensiero, soggiongendo che gl’averebbe per questomandato un noncio per dargli conto più particolare del-le raggioni che l’avevano mosso. Et in fine di giugnospedì tutt’in un tempo due noncii, Sebastiano Pighino,arcivescovo sipontino, all’imperatore, et il Triulcio, ve-scovo di Tolone, al re di Francia. A quello diede in-struzzioni di parlare conforme alle deliberazioni presenella congregazione; al Triulcio ordinò che andasse perle poste, acciò potesse dar presto aviso della mente delre, la qual voleva aspettar di saper, prima che passar piùinanzi. Gli diede instruzzione di dar conto particolaredelle cause perché deliberava di ritornar il concilio inTrento: l’essersi la Germania sottomessa, il farne instan-za l’imperatore, il non potersi continuare in Bolognaper la causa sopra narrata, et acciò le cose de’ protestan-ti non si fossero accomodate in qualche maniera pregiu-diciale, versando la colpa sopra il papa. Ma che il pri-mo, e precipuo fondamento lo faceva sopra l’assistenzadi Sua Maestà Cristianissima e l’intervento de’ prelatidel suo regno; le quali cose sperava ottener per esser

530Letteratura italiana Einaudi

Page 569: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Sua Maestà protettore della fede et immitator di suoimaggiori, mai discostatisi dal parere e consegli de’ pon-tefici. Che nel concilio s’attenderebbe alla dicchiarazio-ne e purificazione de’ dogmi e riformazione de’ costu-mi, né si tratterebbe di cosa pertinente alli Stati edominii, né a privilegii particolari della corona di Fran-cia. Che alla ricchiesta dell’imperatore di voler intenderse il pontefice era per voler proseguir il concilio inTrento o no, il pontefice aveva risposto di sì, con le con-dizioni discusse nella congregazione, le quali ordinavaal noncio che communicasse tutte alla Maestà Sua: dallaquale desiderava intender quanto prima qual fosse lamente, sperando di doverla trovar conforme alla pietàdi Sua Maestà et all’amore che porta ad esso ponteficeet alla confidenza che ha in lui. Diede anco carico alnoncio di communicar tutta la sua instruzzione col car-dinale di Guisa e, congionto con lui, o come meglio adesso paresse, esporla al re et a chi facesse bisogno.

All’altro noncio diede simile instruzzione, in partico-lar di dir all’imperatore che il pontefice mostrava con ef-fetti l’osservanza di quanto promesse a don Pietro diToledo, cioé di proceder con Sua Maestà puramente,apertamente e senza arteficio, e di rapresentargli laprontezza dell’animo in proseguir il concilio a gloria diDio, per scarico della conscienza propria e per il com-modo che ne può risultare a Sua Maestà et all’Imperio.E per risponder al moto dato dall’imperatore, cioè che silasciasse intender delle capitulazioni che ricerca, gli di-cesse che mai sognò di far patti, né capitolazioni perproseguir il concilio, ma ben di far alcune considerazio-ni necessarie, le quali anco dava carico al noncio d’espo-ner alla Maestà Sua. Et erano 4. La prima, che era neces-saria l’assistenza del re Cristianissimo e l’intervenzionede’ prelati del suo regno, senza le quali cose il concilioaverebbe poca riputazione e si potrebbe temer di far na-scer un concilio nazionale, o perder la Francia; non do-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

531Letteratura italiana Einaudi

Page 570: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

versi ingannar se stessi che, sì come luogo di Trento èmolto confidente a Sua Maestà Cesarea, così è troppodiffidente alla Cristianissima, e però doversi trovar mo-do d’assicurarla. Che communicasse all’imperatore ilmodo trovato, il quale, quando non bastasse, sarebbenecessario che Sua Maestà ci aggiongesse qualch’altracosa. La seconda considerazione, per le spese che con-verrà far alla camera apostolica, essausta e carica de de-biti, per i legati e per altri straordinarii, che porta seco ilconcilio, e parimente per le spese che i prelati italianipoveri non possono sostener in quel luogo: per il checonverrà calcular ben il tempo, così dell’incomminciare,come del proceder inanzi, sì che non si spendi un’ora in-vano; altrimente la Sede apostolica non potrà supplire aldispendio, né si potrà ovviare che i prelati italiani nondiano nell’impazienza, come l’esperienza per il passatoha insegnato. Oltra che non ci è la degnità della Sedeapostolica tener i suoi legati oziosi e su le ancore e senzafrutto. Perilché esser necessario che, inanzi si vengaall’atto, Sua Maestà si assicuri ben dell’intenzione etobedienza così de’ catolici di Germania, come de’ prote-stanti, stabilendo le cose di nuovo nella dieta e facendoespedir li mandati autentici delle terre e de’ prencipi,obligandosi Sua Maestà e tutta la dieta insieme all’esse-cuzione de’ decreti del concilio, acciò la fatica, spesa etopera non riesca vana e derisa, et anco per levar conquesto ogni speranza a chi pensasse dar disturbo. Che interzo luogo consideri Sua Maestà esser necessaria unadechiarazione che li decreti già fatti in Trento in materiadi fede e quelli degl’altri concilii passati non possino es-ser in alcun modo revocati in dubio, né i protestanti so-pra quelli possino dimandar d’essere uditi. Considerassein fine all’imperatore che il pontefice confidava e tenevaper certa la buona volontà di Sua Maestà verso lui esserreciproca, e si come egli prontamente condescendeva afavorir le cose di Sua Maestà e del suo Imperio con met-

532Letteratura italiana Einaudi

Page 571: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ter il concilio in luogo tanto a suo proposito, così elladesidera che la sincerità e realtà di lui non abbiano a ri-portargli carico. Ma se alcun tentasse altrimente, o concavillazioni o con colonnie, Sua Maestà non averà damaravigliarsi se egli userà i rimedii che occorreranno perdifensione dell’autorità data da Dio immediatamente alui et alla Sede apostolica, così in concilio, come fuori.

Stimò il pontefice utile per le cose sue che la risolu-zione presa fosse intieramente saputa in Italia et in Ger-mania, e fece che Giulio Canano, suo secretario, mo-strando di favorire alcuni corteggiani suoi amici,communicasse loro, con obligo di secreto, le instruzzio-ni sopradette; con qual modo furono sparse per tutto.Di Francia ebbe il papa dal nuovo noncio presta rispo-sta, perché quel re, sapendo le cause che il ponteficeaveva di fidarsi poco dell’imperatore per le cose passatee stimando che grande fosse l’inclinazione sua nellaparte francese, fece gran dimostrazione d’aggradire ilnoncio e l’ufficio, offerì al pontefice tutti i suoi favori epromise l’assistenza al concilio e la missione de’ prelatidel suo regno, con promessa d’ogni favor e protezioneper mantenimento dell’autorità ponteficia.

L’imperatore, udita l’esposizione del sipontino e de-liberato maturamente sopra di quella, rispose lodandol’ingenuità e la prudenza del pontefice, che, conoscen-do la publica necessità di far il concilio in Trento, aves-se trovato modo ispediente di rimetterlo, senza far an-dare inanzi la causa della traslazione, cosa aromatica, dimolta difficoltà e di nissun utilità. Aggionse che lequattro considerazioni erano tutte importanti e raggio-nevolmente proposte da Sua Santità. Che quanto allecose di Francia, non solo lodava quanto ella aveva deli-berato, ma s’offeriva ancora di coadiuvare e dar ognipossibil sicurtà a quel re; che era molto raggionevole loscampar le spese superflue e non lasciar il concilioaperto et ozioso; che già l’anno inanzi s’era fatto il de-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

533Letteratura italiana Einaudi

Page 572: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

creto in Augusta, che la Germania tutta, eziandio i pro-testanti, si sottomettessero; che di quello averebbe datocopia al noncio e nella dieta d’allora l’averebbe fattoconfermare; che non gli pareva tempo di trattar al pre-sente che le cose già decise in Trento non siano rivoca-te in dubio, perché ciò s’averebbe fatto più opportuna-mente in quella città, quando il concilio fosse statoridotto. E per quel che tocca l’autorità di Sua Santità edella Sede apostolica, egli, sì come ne’ tempi passatin’era stato protettore, così voleva esser nell’avvenire,deliberava di mantenerla con tutte le sue forze e con lapropria vita, se fosse stato bisogno. Che non potevaprometter a Sua Santità che in concilio non fosse daqualche inquieto detto o trattato: ma gli dava ben paro-la, quando ciò avvenisse, d’opporsi talmente che elladovesse lodarsi dell’opera sua.

[Cesare in dieta s’adopera ch’al concilio si sottometta laGermania]

Era Cesare, come di sopra s’è detto, in Augusta perfar la dieta, la quale, se ben non era circondata da tantearme, come fu la precedente, nondimeno tuttavia eraarmata. Propose di proseguir il concilio di Trento e diservar l’Interim constituito nella dieta precedente, e ditrovar modo alla restituzione de’ beni ecclesiastici et al-la redintegrazione della giurisdizzione. A’ prencipi ca-tolici piacque che il concilio si seguitasse, ma gli amba-sciatori d’alcuni prencipi protestanti non consentirono,se non con queste condizioni: che le cose già determi-nate per inanzi in Trento fossero reesaminate; che i teo-logi della confessione augustana non solo fossero uditi,ma avessero anco voto decisivo; che il pontefice nonfosse presidente, ma si sottomettesse esso ancora alconcilio e rilasciasse il giuramento a’ vescovi, acciò po-

534Letteratura italiana Einaudi

Page 573: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tessero parlar liberamente. Si lamentò l’imperatore co’protestanti che il suo decreto della interreligione nonfosse da loro ubedito, e co’ catolici che la riforma dell’or-dine ecclesiastico non fosse esseguita: si scusarono que-sti, dicendo parte che bisognava caminar lentamenteper fuggire le dissensioni, e parte con dire che gl’essen-ti, pretendendo privilegii, non volevano ubedire. I pro-testanti davano la causa al popolo, il quale, trattandosidella conscienza, si ammutinava e non si poteva sforza-re. Di tutti questi particolari l’imperatore diede conto alnoncio, narrato non solo il consenso de’ catolici e delnumero maggior de’ protestanti, ma anco la limitazioneproposta da quegli altri, acciò, se per altra via gli fosseandato ad orecchie, non facesse cattivo effetto. Sog-giongendo, però, non aver voluto che fosse posta ne-gl’atti, perché da quei prencipi aveva avuto parola chenon si sarebbono scostati dal suo volere: e però potevaaffermare al pontefice che tutta Germania si contentavadel concilio. Trattò poi più strettamente Cesare co’principali ecclesiastici, proponendo che si dasse princi-pio inanzi Pasca e che vi andassero in persona, e avuto-ne promessa dagl’elettori, sollecitò il pontefice di venirall’atto della convocazione per Pasca, o almeno imme-diate dopo, poiché aveva per stabilito il consenso di tut-ta Germania; il qual per fermar meglio ancora, pregavaSua Santità che, formata la bolla, prima che publicarla,mandasse la minuta, acciò con quell’occasione egli po-tesse (fattala veder a tutti nel recesso) ordinar il decretoet operare che fosse da tutti ricevuta.

[Il papa manda la bolla della convocazione in dieta]

Al pontefice pareva che niente fosse concluso dellecose da lui proposte, mentre non era deciso che i decretifatti fossero ricevuti: non voleva che nel bel principio

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

535Letteratura italiana Einaudi

Page 574: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

del concilio si mettesse questo in disputa, perché erachiaro l’essito, cioé che si consummerebbe molto temposenza niente fare, in fine si dissolverebbe senza conclu-sione. Era cosa chiara da veder che la disputa generalese si dovevano ricevere, tirata una particolare di ciascu-no, e che egli non averebbe potuto interporsi, che sareb-be stato allegato per sospetto, come quello che fu presi-dente et autore principale. L’insister maggiormente conl’imperatore che questo ponto fosse deciso, era darglidisgusto grande e metterlo in difficoltà insuperabili. Fuconsegliato che, senza altro dire, avesse il ponto deciso enella bolla sua presupponesse che i decreti fatti fosseroda tutti accettati, perché, andando la bolla alle dieta conquel tenore, o i tedeschi se ne contentaranno, e così egliaverà l’intento, o non l’accettaranno, et in quel caso ladisputa comminciarà nella dieta et egli sarà uscito dipensiero. Gli parve buono il conseglio, il qual seguendoordinò la bolla e, per compiacer l’imperatore in parte, lamandò non in minuta, parendogli esser contra la de-gnità sua, ma formata, datata e bollata, non però publi-cata; il giorno del dato fu sotto il 15 novembre.

In quella diceva che, per levare le discordie della reli-gione di Germania, essendo ispediente et opportuno, co-me anco l’imperatore gli aveva significato, rimetter inTrento in concilio generale, già convocato da Paolo III,principato, ordinato e proseguito da esso, allora cardina-le e presidente, et in quello statuiti e publicati molti de-creti della fede e de’ costumi, perciò egli, al qual s’aspet-ta congregare et indrizzare i concilii generali, a finedell’aummento della religione ortodossa e restituir latranquillità alla Germania, che per i tempi passati non haceduto ad altra provincia in ubedir e riverir i pontefici vi-carii di Cristo, sperando che anco i re e prencipi lo favo-riranno et assisteranno, essorta et ammonisce i patriar-chi, arcivescovi, vescovi, abbati et altri, che per legge,consuetudine o privilegio debbono intervenir ne’ conci-

536Letteratura italiana Einaudi

Page 575: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

lii, che il primo di maggio debbano ritrovarsi in Trento:per il qual giorno ha ordinato per autorità apostolica econ consenso de’ cardinali che il concilio sia reassontonello stato in qual si ritrovava e proseguito; dove egli in-vierà i suoi legati, per li quali presederà al concilio, senon potrà trovarvisi personalmente, non ostante qualon-que traslazione o sospensione o altra cosa che vi fosse incontrario, e specialmente quelle cose che Paolo III nellabolla della convocazione et altre spettanti al concilio or-dinò che non ostassero, le quali bolle egli vuole che resti-no in vigore con tutte le sue clausule e decreti, confer-mandole e rinovandole quanto faccia di bisogno.

I ministri imperiali et altri catolici zelanti, a chi Cesarela communicò, giudicavano che quel tenore dovesse es-sacerbar i protestanti e dargli occasione di non accettarquel concilio, nel quale il papa dicchiarava non tanto divolervi presedere, ma anco di volerlo indrizzare; oltrache il dire di riassumerlo e proseguirlo era mettergli introppo sospezzioni, et il parlar così magnificamentedell’autorità sua era un irritargli. Consegliarono l’impe-ratore di far opera che il pontefice moderasse la bolla e lariducesse in forma che non dasse occasione a’ protestantid’alienarsi maggiormente. Ne trattò l’imperatore colnoncio e scrisse al suo ambasciatore che ne parlasse alpapa, pregando Sua Santità affettuosamente et efficace-mente e per la carità cristiana che indolcisse quelle paro-le che potevano divertir la Germania da accettar il conci-lio. Trattò l’ambasciatore in Roma con la destrezzaspagnuola: proponeva che, sì come le fiere prese a laccioconviene tirarle al passo, mostrando di cedergli, né fargliveder il fuoco o le arme per non irritarle e ponerle in de-sperazione che gli fa accrescer le forze, così bisogna co’protestanti, quali con dolci maniera e con instruirgli etascoltargli conveniva tirargli al concilio, dove quando sa-ranno ridotti sarà tempo di mostrargli la verità. Che ilfargli la sentenza contra inanzi che udirgli, era un essa-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

537Letteratura italiana Einaudi

Page 576: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cerbargli et irritargli maggiormente. Il papa, con la solitalibertà, rispose non voler esser insegnato a combatterecol gatto serrato, ma volerlo in libertà che possi fuggire;che a ponto il ridur i protestanti con belle parole al con-cilio e là non corrisponder co’ fatti, era far che, entrati indesperazione, pigliassero qualche precipitosa risoluzio-ne; che quello che s’ha da fare, se gli dica pur alla chiara.L’ambasciator secondando diceva che lodava ciò quantoalle cose che era necessario et opportuno dire; non ve-dersi opportunità di dire che a lui tocca d’indrizzar i con-cilii: queste cose esser verissime, ma la verità non averquesto privilegio d’esser detta in ogni tempo et in ogniluogo; esser ben tacerne alcuna, quando il dirla sia perfar cattivo effetto; si ricordasse che per il duro parlar diLeone X e del cardinal Gaetano, suo legato, è acceso ilfuogo che vede ardere, il quale con una dolce parola sipoteva estinguere; che li seguenti pontefici, e massimeClemente e Paolo, prencipi savii, molte volte se n’eranodoluti; se adesso con destri modi si può acquistar la Ger-mania, perché con le amarezze separarla maggiormente?

Il papa, quasi sdegnato, diceva che s’ha da predicarsempre apertamente et inculcare quello che Cristo hainsegnato, che Sua divina Maestà l’ha fatto suo vicario,capo della Chiesa e principal lucerna del mondo; chequesta verità era di quelle che bisognava dire, che sem-pre bisognava aver in bocca, in ogni tempo et in ogniluogo, e secondo san Paolo opportunamente et impor-tunamente; che il far altrimente sarebbe, contra il pre-cetto di Cristo, porre sotto il staio la lucerna che si deb-be alzar nel candeliero. Che non era dignità della Sedeapostolica procedere con artificii e dissimulazioni, maparlar all’aperta. L’ambasicator, così in dolcezza di rag-gionamento, disse anzi parergli che l’ascondere la sferzae mostrarsi benigno e condescendere a tutti era il veroufficio apostolico, aver sentito legger in san Paolo che,essendo libero, si era fatto servo di tutti per guadagnar

538Letteratura italiana Einaudi

Page 577: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tutti: co’ giudei, giudeo, co’ gentili, gentile, co’ deboli,debole, per guadagnare anco quelli, e che quella era lavia di piantar l’Evangelio. In fine il pontefice, per nonentrar in disputa, si ritirò a dire che la bolla era formatasecondo lo stile della cancelleria, quale non si poteva al-terare, che egli era alieno dalle novità, che conveniva se-guire le vestigia de’ predecessori: usando la solita forma,nissuno poteva attribuir a lui quello che fosse riuscito; sene avesse inventato una nuova, tutto ’l male sarebbe at-tribuito a lui. L’ambasciator per dargli tempo di megliopensare, concluse di non volere ricever la risposta peruna negativa, ma confidare che Sua Santità averebbecon affetto paterno compatito alla Germania, dissegnan-do di lasciar passare le feste di Natale, perché allora eramezo decembre, e poi di nuovo dargli un altro assalto.

Ma il papa, risoluto di non mutare un iota, dicendospesso: voglio prevenire e non esser prevenuto, e di le-varsi ogni molestia di raggionamento, fece il dì di sanGiovanni un breve, nel quale narrato sommariamente ilcontenuto della bolla sua sopradetta e preso pretestoche, per non esser publicata, alcun potrebbe pretendereignoranza, ordinava che così quel breve, coma la bollafossero lette, publicate et affisse nelle basiliche di SanPietro e San Giovanni Laterano, con intenzione di man-darne essemplar stampato agli arcivescovi, acciò da lorofossero intimate a’ vescovi et altri prelati. Fu levato ilmodo di parlarne più col papa all’ambasciator, il qualeimmediate spedì corrier espresso a significar il tuttoall’imperatore, et egli, vedendo la risoluzione del papa epensato come rimediare, fece legger la bolla nel publicoconsesso; la qual veduta produsse a ponto l’effetto cheegli aveva preveduto, cioè che sarebbe revocata la paroladata da’ protestanti di rimettersi, e da’ catolici d’andaral concilio. A’ catolici dispiacque per il duro modo et in-trattabile, a’ protestanti per le cose dette. Queste erano:partener a lui non solo congregar, ma indrizzar anco e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

539Letteratura italiana Einaudi

Page 578: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

governar i concilii; che avesse risoluto di continuare eproseguire le cose incomminciate, il che levava il reessa-minar le già trattate; che fuor di luogo e senza occasionedicesse la Germania aver riconosciuto i pontefici per vi-carii di Cristo; che si avesse dichiarato presidente delconcilio e che non chiamasse se non ecclesiastici che gliubedivano, e confermasse con tanta ampiezza di paroleaffettatamente la bolla della convocazione di Paolo. Di-cevano i protestanti che vanamente si farebbe il conciliocon quei fondamenti; che il sottomettersi a quelli era farcontra Dio e contra la conscienza. I catolici dicevanoche quando non vi era speranza di ridur i protestanti,vanamente si pigliava la fatica e la spesa. Cesare temperòl’ardire d’ambedue le parti con dire che il concilio eragenerale di tutte le nazioni cristiane, che ubedendo tuttel’altre al pontefice, egli aveva formata la convocazione,come conveniva a quelle; che per quanto s’aspetta allaGermania, rimettessero il tutto alla cura sua, che sapevacome trattare; lasciassero convenire le altre nazioni, cheegli sarebbe andato personalmente, se non là, almeno inluogo prossimo, et averebbe operato non con parole, macon fatti, che le cose passassero per i debiti termini; nonavesero risguardo a quello che il papa diceva, ma a quel-lo che egli prometteva sopra la parola imperiale e regia.

Con questa maniera l’imperatore quietò gl’animi, et a13 febraro si fece il recesso, publicando il decreto, il te-nor del quale fu: che essendo proposto nella precedentedieta non esservi modo di componer le discordie diGermania per causa della religione, se non per mezod’un pio e libero concilio generale, tutti gl’ordinidell’Imperio hanno confermato la proposizione e deli-berato d’accettarlo, approvarlo e sottomettersegli; laqual cosa, non avendosi esseguita ancora, nella presentedieta è stata fatta la medesima proposizione e delibera-zione. Perilché Cesare aveva operato e finalmente impe-trato dal papa che rimettesse il concilio di Trento al pri-

540Letteratura italiana Einaudi

Page 579: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mo di maggio dell’anno futuro; il che avendo il pontefi-ce fatto et essendo la convocazione stata letta e propostanella dieta, è cosa giusta che si resti nella medesima riso-luzione d’aspettare con la debita obedienzia il concilio,et intervenire in quello, al quale tutti i prencipi cristianiassisteranno, et esso Cesare, coma avvocato della santaChiesa e defensor de’ concilii, opererà tutto quello chesi conviene al suo carico d’imperatore, sì come ha pro-messo; e per tanto notifica a tutti esser sua volontà cheper l’autorità e potestà imperiale sia sicuro ciascuno cheanderà al concilio di poter liberamente andare, stare eritornare e proponer tutto quello che in sua conscienzaguidicherà necessario; e per ciò starà ne’ confini dell’Im-perio et in luogo più prossimo che si potrà; et ammoni-sce gl’elettori, prencipi e stati dell’Imperio, massimegl’ecclesiastici e quelli che hanno innovato nella religio-ne, che si preparino per ritrovarsi là ben instrutti, acciònon possino aver alcuna scusa, dovendo egli aver curache tutto passi legitimamente e con ordine et operareche si tratti e definisca ogni cosa pia e cristianamente,conforme alla Sacra Scrittura e dottrina de’ padri. E perquello che s’aspetta alla trasgressione de’ decreti dell’in-terreligione e riforma, fatto certo che era impossibile su-perare le difficoltà, e che quanto più si operava, tanto lecose più peggioravano, acciò maggior confusione nonnascesse, avvocò a sé ogni cognizione delle contraven-zioni passate, incaricando però i prencipi et ordinidell’Imperio all’osservanza in futuro.

Il decreto veduto per il mondo, fu stimato, come era,un contraposto alla bolla del papa, a ponto in tutte leparti. Questo vuol indrizzar i concilii, quello vuol avercura che tutto si faccia con ordine e giuridicamente; que-sto vuol presidere, e quello vuol che si decidi secondo laScrittura e padri; questo vuol continuare, e quello vuolche ogni uno possi propor secondo la conscienza. Insomma la corte non poteva digerir questo affronto e si

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

541Letteratura italiana Einaudi

Page 580: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

doleva che fosse un’altra convocazione del concilio; ma ilpapa, con la solita piacevolezza, diceva: «L’imperatorem’ha reso la publicazione della bolla fatta senza di lui».

[Elezzione de’ presidenti del concilio]

Entrato l’anno 1551, applicando il pontefice l’animoal concilio intimato, ebbe due principal mire: di manda-re persone confidenti a presedervi e di far minor spesache fosse possibile. Al fuggir la spesa consegliava chenon si mandasse più d’un legato; ma era con troppo ca-rico della persona di quello: prima, il non aver appressopersona co’ medesimi interessi, di che potersi confidarepienamente, e di tutto quello che si facesse dover esserstimato unico autore; per tutti i quali rispetti era neces-sario che il carico fosse compartito in più persone.Trovò il papa via di mezo, mandando un legato con doinoncii con autorità pari, pensando anco di dover essermeglio servito, perché le speranze fanno operar con dili-genza maggiore. Voltato l’occhio sopra tutti i cardinali,non trovò il più confidente suo et insieme di valore cheMarcello Crescenzio, cardinale di San Marcello; a que-sto aggionse per noncii Sebastiano Pighino, arcivescovosipontino, et Alovisio Lipomano, vescovo di Verona; inquello elesse una stretta confidenza tenuta con lui inanziil ponteficato, in questo una fama di pietà, bontà e lealtàgrande. Con tutti tre avendo tenuto molti secreti conse-gli et apertogli il sincero del suo core et instruttigli intie-ramente, diede un amplo mandato d’intervenir per no-me suo al concilio: la continenza del quale fu: al padredi famiglia appartiene sostituir altri a far quello checommodamente non può esso medesimo. Perilché,avendo ridotto in Trento il concilio generale, intimatoda Paolo, sperando che i re e prencipi averebbono pre-stato il loro favore et assistenza, citò i prelati, soliti ad in-

542Letteratura italiana Einaudi

Page 581: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tervenirvi, per il primo di maggio, per reassumer il con-cilio nello stato che si ritrovava; ma per la sua grave etàet altri impedimenti non potendo secondo il suo deside-rio trovarvisi personalmente presente, non volendo chela sua assenza porti impedimento, constituisce Marcellocardinale zelante, prudente e saputo, per legato, et il si-pontino e veronese, conspicui in scienza et esperienza,noncii, con special mandato con le clausule opportune;mandandogli come angeli di pace, dando loro autoritàdi reassumer, indrizzar e proseguir il concilio e far tuttele altre cose necessarie et opportune, secondo il tenoredelle lettere di convocazione sue e del predecessore.L’imperatore ancora, a chi maggiormente premeva il ne-gozio del concilio e l’aveva per unico mezo di farsi asso-luto patrone di Germania, mandò a tutti gl’ordinidell’Imperio protestanti il salvocondotto in amplissimaforma per loro medesimi overo per gli ambasciatori loroe per li teologi che inviassero.

[Nuovi intrighi fra ’l papa, Cesare e Francia per Parma]

Ma mentre che si gettano questi fondamenti in Romaet in Augusta per fabricarvi sopra il concilio di Trento,altrove erano ordite tele che poi tessute fecero grand’om-bra alla degnità et autorità di quella sinodo, e fabricatemachine che la conquassarono e disciolsero. Il pontefice,immediate dopo la sua assonzione, per osservanza diquello che aveva promesso in conclavi, restituì Parma adOttavio Farnese, la quale Paolo aveva tirato in mano suaper nome della Chiesa, e gli assegnò anco duemila scudial mese per defenderla. Ottavio per l’inimicizia di Fer-rante Gonzaga, viceduca di Milano, e per molti indiciiche aveva che l’imperatore dissegnasse impadronirsi an-co di Parma, avendogli anco il pontefice levata la provi-sione assegnata di duemila scudi, dubitando di non poter

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

543Letteratura italiana Einaudi

Page 582: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

defender la città con le sue forze, trattò col pontefice permezo del cardinale suo fratello che gli desse aiuto overogli concedesse di provedersi con la protezzione d’altroprencipe sufficiente di sostenerlo contra Cesare. Il pon-tefice, senza più considerarvi, rispose che facesse il fattosuo al meglio che sapeva; perilché Ottavio, adoperandoper mezo Orazio, suo fratello, genero del re di Francia, simise sotto la protezzione di quello e ricevette guarniggio-ne francese nella città; la qual cosa dispiacendo a Cesaresuo suocero, persuase il pontefice che fosse contra la di-gnità di lui, che era di quella città e di quel duca principesopremo. Perilché il papa promulgò contra il duca ungrave editto, citandolo a Roma e dicchiarando rebellequando non comparisse, e dimandando aiuto all’impera-tore contra di lui; il quale si dicchiarò d’approvare lacausa del pontefice e con le arme difenderla; onde fu fat-to apertura a manifesta guerra tra l’imperatore et il re diFrancia, et a’ disgusti grandi dell’istesso re col pontefice.Et in Sassonia, sopra l’Albi, fu tra sassoni e Brandeburgdato principio a ragionamenti d’una lega contra Cesare,per imperdirlo dal soggiogarsi totalmente la Germania,come a suo luogo si dirà. Non ostanti queste et altre se-menze di guerra, che in Italia nel principio d’aprile si ve-devano già pullulare, volle il pontefice che il legato enoncii andassero a Trento e diede loro commissione cheil primo maggio, giorno statuito, aprissero il concilio conquel numero che vi era, et eziandio senza numero alcu-no, con l’essempio de’ noncii di Martino V, che aperseroil concilio di Pavia soli, senza intervento d’alcun prelato.

544Letteratura italiana Einaudi

Page 583: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

545Letteratura italiana Einaudi

LIBRO QUARTO

[maggio 1551 - agosto 1552]

[Prima sessione della seconda ridozzione del concilio inTrento]

Gionti in Trento i legati e noncii con compagnia d’al-cuni prelati che da Roma gli seguirono, et arrivati altriprelati che poco dopoi gionsero sollecitati dal pontefice,nel giorno suddetto, ridottisi al solito tavolato nellachiesa catedrale che restava ancora in piedi, con le soliteceremonie fu cantata la messa dall’arcivescovo di Torree, letta dal secretario la bolla del papa della convocazio-ne et il mandato nelle persone de’ presidenti, il cele-brante lesse il decreto informa interrogativa: «Padri vipiace che secondo la forma delle lettere ponteficie, ilconcilio di Trento si debbia reassumere e proseguire?»E dati i voti da tutti, interrogò di nuovo: «Piacevi che lasessione seguente si tenga al primo settembre prossi-mo?» Al che da tutti fu consentito, et il cardinale primopresidente concluse, coll’assenso e per nome di tutta lasinodo, che adonque il concilio è incomminciato e siproseguirà. Né altra cosa si fece in quel giorno, né menone’ seguenti, [e,] se ben spesse volte si ridussero i prelatiin casa del legato, le congregazioni però non avevanoforma, non vi essendo teologi. Si leggevano solamente lecose disputate in Bologna per maturare la deliberazionedi quello che si doveva trattare, e massime in materia diriforma, che era stimata la parte più importante.

In fine del mese il pontefice mandò in svizzeri Giero-nimo Franco, stato altre volte noncio di papa Paolo aquella nazione, principalmente per impedir che il re diFrancia non avesse soldati da loro e per ottener levataper le cose di Parma; et in quell’occasione scrisse loro,

Page 584: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sotto i 27 maggio, che, sì come aveva preso il nome diGiulio II, tanto affezzionato a loro, così voleva seguirl’essempio suo in amargli e servirsi dell’opera loro: al cheaveva dato principio, pigliando una guardia della sua na-zione per la custodia della persona propria et un’altraper Bologna; ora, essendo stato intimato e comminciatoil concilio in Trento al primo di maggio, gli pregava ope-rare che i suoi prelati dovessero ritrovarvisi per il primodi settembre, quando sarà la seconda sessione.

[Il re di Francia tratta col papa pel fatto di Parma, e ’lpapa minaccia]

Il re di Francia cercò di persuader al pontefice permezo di Termese, suo oratore, che con buone raggioniaveva pigliato la difesa di Parma, pregandolo di conten-tarsene e mostrandogli che, altrimenti facendo et ante-ponendo la guerra alla pace, non solo sarebbe con dan-no d’Italia, ma impedirà anco la prosecuzione delconcilio, overo lo farebbe dissolvere; e se pur ciò nonsuccedesse, non potendovi andar alcun vescovo france-se, non sarà raggionevole che si chiamasse concilio gene-rale. Il papa s’offeriva far per il re tutte le cose, eccettoquello che egli desiderava, et essendo tra lui e l’amba-sciatore passati molti raggionamenti e rapresentantogliche il re non poteva per alcuna cosa ritirarsi e che, quan-do Sua Santità non avesse voluto restar neutrale, ma es-ser ministro delle voglie dell’imperatore, dal quale il reera certo che si lasciava guidare, la Maestà Sua sarebbestata sforzata ad usar quei rimedi di raggione e di fattoche i maggiori suoi avevano usato contra i pontefici di-mostratisi parziali, si mise il papa in colera, o pur finsed’esservi entrato, e rispose che, se il re gli togliesse Par-ma, egli leverebbe a lui la Francia, e se gli levasse l’obe-dienza di Francia, egli leverebbe a lui il commercio di

546Letteratura italiana Einaudi

Page 585: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tutta cristianità; e se trattasse d’usar forze, farebbe ilpeggio che potesse; se editti, proibizioni et altre cose, glifaceva intendere che la sua penna, carta et inchiostronon sarebbono inferiori. Ma se ben il pontefice parlavacosì alto, aveva però qualche timore; onde, per eccitarl’imperatore, gli fece significare per il vescovo d’Imola,suo noncio che aveva mandato in luogo del sipontino,tutti li raggionamenti passati col francese, con dirgli ap-presso che in Roma si stava in dubio d’un altro saccoper tanti romori de’ turchi e francesi, e si dubitava diconcilii nazionali. Perilché era necessaria una buonaprovisione d’arme per prevenir il tentativi e quando lanecessità portasse, per potersi difendere.

[Il re fa vista di voler tenere un concilio nazionale, on-de il papa si rammodera]

Il re, veduto che non era possibile persuader il papa,scrisse una lettera publica e commune a tutti i vescovidel suo regno, così a quelli che erano in Francia, comealtrove, che dovesero andar alle loro chiese fra sei mesi,e là mettersi in ordine per un concilio nazionale, e la let-tera fu anco presentata a quelli che si ritrovavano in Ro-ma; né il papa ebbe ardire d’impedirgli, dubitando difar danno a loro et interressar maggiormente la propriariputazione. Ma prese ispediente di mandar Ascaniodella Corna, suo nipote, in Francia, con istruzzione difar ogni opera per dissuader il re dalla protezzione diParma e farlo capace che, essendo Ottavio Farnese suofeudatario, non poteva in alcun modo comportare d’es-ser sprezzato da lui, che sarebbe stata un’infamia eternaet un essempio a tutti di non riconoscerlo per papa. Es-ser grandissima l’inclinazione sua alla Francia et alla SuaMaestà, e l’animo suo alienissimo dagl’emuli di quello, equesto esser notissimo a tutto ’l mondo. Nondimeno es-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

547Letteratura italiana Einaudi

Page 586: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ser così potente il rispetto sopra detto che, quando SuaMaestà non vi porga rimedio, sarà sufficiente di farlogettar in braccio di chi non vorrebbe. Portava anco l’in-struzzione che, se il re non si lasciasse indur a questo, lopregasse a ben considerare quanti inconvenienti si tira-rebbe appresso un concilio nazionale e che sarebbeprincipio di metter i suoi soggetti in una licenzia dellaquale si pentirebbe, et al presente causerebbe questomal effetto, che impedirebbe il concilio generale, il chesarebbe la maggior offesa che si potesse far a Dio e mag-gior danno alla fede et alla Chiesa. Lo pregasse di man-dar ambasciatore a Trento, certificandolo che da’ presi-denti e da tutti i prelati amorevoli di Sua Santitàriceverebbe ogni onore e rispetto. Al che non conde-scendendo e perseverando in voler che l’editto resti, gliproponesse, per levar ogni scandalo, temperamento difar una decchiarazione che, con quell’editto, non è statosua intenzione d’impedire il concilio generale.

Il re, udita l’ambasciata, esso ancora mostrò comel’onor suo lo costringeva a perseverare nella protezionedel duca et a mantener l’editto, ma con tal forma di paro-le che mostravano sentir dispiacere de’ disgusti e deside-rio di rimediarvi. E per corrisponder al papa, mandò a luimonsignor di Monluc, eletto di Bordeos, non senza qual-che speranza di poter indolcire l’animo del pontefice. Maper ogni officio che si fece quanto alle cose di Parma, re-stò nella medesima durezza e rimandò l’istesso Monluccon commissone di dolersi col re che avesse mandato sinoin Roma l’editto d’un concilio nazionale e lettere a’ prela-ti sudditi suoi ancora in temporale, intendendo del vesco-vo d’Avignone, la qual cosa tutto ’l mondo interpretavache non si facesse se non per impedir il concilio generale.E concluse pregando il re che, poiché l’uno e l’altro è ri-soluto, egli in perseverar nella correzzione d’Ottavio e laMaestà sua nella protezzione, almeno le differenze nonuscissero di Parma, come dal canto di Sua Maestà si è

548Letteratura italiana Einaudi

Page 587: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

uscito con levar i cardinali e prelati da Roma; i quali eglinon ha voluto impedire dal partire, sperando che SuaMaestà, essaltato il primo sdegno, sarebbe illuminata daDio a mutar modo. I scambievoli ufficii et il rispetto delconcilio non potero appresso alcun di questi prencipioperare che rimettessero niente del rigore. Il consensouniversale era favorevole al re, perché, avendo l’imperato-re occupato Piacenza, il lasciargli anco Parma era farlo ar-bitro d’Italia, e pareva indegna cosa che la posterità diPaolo, che per la libertà d’Italia tanto aveva travagliato,fosse da tutti abandonata: e se il papa non si doleva chePiacenza fosse occupata e non faceva alcun’instanza perla restituzione, perché dolersi che il duca s’assicurasse diParma? E questa raggione poteva tanto in alcuni, che te-nevano per fermo esser ben intesa da Giulio, ma per farnascere qualche impedimento al concilio, che da lui nonprocedesse e potesse ad altri esser ascritto, desiderasse laguerra tra ’l re e l’imperatore. É ben cosa certa che piùfrequenti e più efficaci erano le instanze con Cesare acciòmovesse le arme a Parma o alla Mirandola, che gl’ufficiicol re acciò s’accommodasse il negozio. Il re, tentati tuttigl’ufficii per quietar l’animo del papa, passò all’estremo,che fu, per mezo di Termes, suo ambasciatore, protestare,e particolarmente contra il concilio che si adunava, spe-rando che quel rispetto dovesse rimover il papa: dellaqual protesta, perché dopo fu reiterata in Trento, conquell’occasione si dirà il contenuto.

[I protestanti germani si preparano per andar al conci-lio, dal quale chieggono salvocondotto]

Ma in Germania più che mai si parlava del concilio.Perché Maurizio, duca di Sassonia, veduta la risoluzionedi Cesare e per dargli più sicuro indicio di voler seguir lasua volontà di mandar a Trento, commandò a Filippo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

549Letteratura italiana Einaudi

Page 588: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Melanton et alcuni altri teologi suoi di metter insieme licapi della dottrina da proponer in concilio e congregaretutti i dottori e ministri del suo Stato in Lipsia per essa-minarla. E Cristoforo, duca di Vitemberg, poco fa suc-cesso al padre, fece da suoi far un’altra composizione, lequali erano in sostanza una cosa stessa, e l’una parte ap-provò quella dell’altra, avendo eletto di non procederunitamente, acciò l’imperatore non pigliasse sospizzio-ne. Poi scrisse il duca Maurizio a Cesare, dando contod’esser in ordine co’ teologi suoi e della scrittura prepa-rata; ma aggiongendo che non gli pareva il suo salvocon-dotto esser bastante; imperoché nel concilio di Costanzaera stato determinato che si procedesse contra li andatial concilio, ancorché avesser salvocondotto dall’impera-tore, et il decreto fu anco comprobato con l’essecuzionedella morte de Giovanni Hus, andato a quel conciliosotto la fede publica di Sigismondo; perilché non potevamandar alcun suo a Trento, se anco quei del concilionon gli davano salvocondotto, sì come fu fatto nel conci-lio di Basilea, dove il boemi, per l’essempio di Costanza,non volsero andar se non sotto la fede publica di tutto ’lconcilio. Perilché pregava Cesare ad operare che fosseconcesso loro dagl’ecclesiastici di Trento un salvocon-dotto nell’istessa forma che a’ boemi in Basilea, perché lisuoi erano a ponto nella istessa condizione al presenteche i boemi allora. Cesare promise di farlo et a’ suoi am-basciatori, che pur in quel tempo spedì al concilio, die-de ordine di procurarlo.

[Tre ambasciatori di Cesare al concilio e ’l lor mandato]

L’ambasciata era di tre personaggi, per onorar il con-cilio e per aver molti ministri che operassero; et il nume-ro si onestava, essendo uno per l’Imperio, l’altro per laSpagna, et il terzo per gl’altri Stati, e nondimeno tutti in

550Letteratura italiana Einaudi

Page 589: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

solidum per tutti. Il mandato fu segnato sotto il 6 luglioe conteneva che, avendo il pontefice Giulio, per sedarele controversie della religione in Germania, ricchiamatoin Trento per il primo di maggio passato il concilio con-vocato da Paolo, principiato et intermesso, egli, per l’in-disposizione sua non potendo ritrovarvisi personalmen-te, per non mancar del debito, ha voluto mandarvi i suoiprocuratori. Però confidato della fede, bontà, esperien-za e zelo di Ugo, conte de Monfort, don Francesco diToledo e Guglielmo, archidiacono di Campagna, gliconstituisce oratori e mandatarii suoi per conto della de-gnità imperiale e de’ regni e Stato suoi ereditarii; dandoa loro et a ciascuno d’essi facoltà di comparir nel conci-lio, tener il luogo suo, consultar e trattar, consegliar edar voto et interponer decreto per suo nome, e far ognialtra cosa che egli potesse far essendo presente; ponen-dogli in luogo della persona sua e promettendo d’averrato quello che da essi tre overo da uno sarà operato. Ilpontefice, quantonque avesse molto a cuore che il con-cilio fosse aperto, con tutto ciò, dopo fattogli principio,non si diede molto pensiero che i prelati vi andassero, operché fosse tutto intento alla guerra che ardeva alla Mi-randola, o perché poco ne curasse: tutta l’opera fu postadall’imperatore, che vi spinse prima gli elettori di Ma-gonza e Treveri, e poi anco di Colonia insieme con cin-que altri vescovi principali e li procuratori di molti im-pediti. Fece anco venir di Spagna alquanti prelati oltraquelli che s’erano trattenuti in Trento e per Italia sonoallora, e d’Italia di quelli de suoi Stati, che pochi altri in-tervennero; in modo che in tutto il tempo di otto mesiche il concilio durò, computati i presidenti e prencipi,non eccessero mai il numero di sessantaquattro.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

551Letteratura italiana Einaudi

Page 590: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Seconda sessione. Decreto di dilazione]

Venuto il primo settembre, giorno deputato alla ses-sione, con la solita ceremonia s’andò alla chiesa, l’ordi-ne della precedenzia fu: prima il cardinale legato, dopoil cardinale Madruccio, seguivano doi noncii e dopo es-si gli due elettori, non essendo Colonia arrivato; dopoquesti, due ambasciatori imperiali, non gionto l’archi-diacono; seguiva l’ambasciatore del re de Romani e poigli arcivescovi. Cantata la messa e finite le ceremonieecclesiastiche, il secretario del concilio lesse un’essorta-zione per nome de’ presidenti a’ padri del concilio inquesta sentenza: che della presenza de’ 2 prencipi elet-tori essendo entrati in speranza che molti vescovi dellamedesima nazion e d’altre ancora dovessero intervenireal concilio, fra tanto, per il luogo sostenuto da loro, glipareva necessario far un poco d’ammonizione a se me-desimi et a loro (se ben vedevano tutti pronti a far l’uf-ficio di buoni pastori) per esser di gran momento quel-lo che s’ha da trattare, che era estirpar l’eresie, riformarla disciplina ecclesiastica, la corrozzione della quale erastata l’origine delle eresie, e finalmente quietare le di-scordie de’ prencipi. Che il principio dell’essortazionedoveva esser preso dalla cognizione della propria insuf-ficienza e dal refugio all’aiuto divino, il qual non è permancar e già se ne vedono molti indicii, ma specialmen-te la venuta de’ 2 prencipi. Che l’autorità de’ conciliigenerali fu sempre grandissima, presedendo in loro loSpirito Santo, et i loro decreti sono stimati non umani,ma divini; che di ciò è stato lasciato essempio dagl’apo-stoli e da’ padri sussequenti, poiché per mezzo de’ con-cilii sono stati dannati tutti gl’eretici e riformata la vita ecostumi de’ sacerdoti e del popolo e tranquillata laChiesa discordante. Onde essendo congregati al pre-sente per far altretanto, convien svegliarsi per ricupera-re le pecore uscite dall’ovile del Signore e custodir

552Letteratura italiana Einaudi

Page 591: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quelle che per ancora non sono sviate; nel che non sitratta della salute di quelle solamente, ma della propria,dovendone render conto alla Maestà divina, dalla qua-le, facendo il debito, s’ha d’aspettar mercede, oltre chesarà attribuito a gran lode a quel concilio da tutta la po-sterità, se ben a questo non si debbe mirare, ma guardarsolamente il proprio debito e la carità verso la Chiesa, laqual afflitta e lacerata e privata di tanti carissimi figliuo-li alza le mani a Dio et a loro per ricuperargli. Pertantovoglino trattar con ogni mansuetudine e come è degnod’un tanto consesso le cose conciliari senza contenzio-ne, ma con perfetta carità, e consenso d’animi, raccor-dandosi d’aver spettatore e giudice Dio.

Finita l’essortazione, dal vescovo celebrante fu lettoil decreto; la sostanza del quale fu: che la santa sinodo,la quale nella passata sessione aveva determinato cami-nar inanzi, in questa d’oggi, avendo differito farlo sinora per l’assenza della nazione germanica e per pocafrequenza de’ padri, rallegrandosi per la venuta de’ 2prencipi elettori, sperando che molti altri dell’istessanazione e delle altre al loro essempio siano per affrettarla venuta, differisce la sessione per 40 giorni, cioé sinoa’ II ottobre, e proseguendo il concilio nello stato inche si ritrova, avendo trattato già de 7 sacramenti, delbattesmo e confermazione, ordina di trattar dell’eucari-stia, e, quanto alla riforma, delle cose che facilitano laresidenza. Poi dal secretario fu letto il procuratorio im-periale e dal conte di Montfort parlato, con dire cheCesare, dopo impetrata la redozzione del concilio inTrento, non aveva cessato di far opera che i prelati delliStati suoi vi si trasferissero: il che dimostra la presenzadegl’elettori e la frequenza de’ padri; ma per maggiortestimonio del suo animo aveva mandato don France-sco del regno di Spagna et un altro delli Stati patrimo-niali, e di Germania sé, quantonque indegno, pregandod’esser per tale ricevuto. Rispose Giovanni Battista Ca-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

553Letteratura italiana Einaudi

Page 592: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

stello, promotore, per nome del concilio, aver sentito ilmandato di Cesare con piacere, avendo da quello e dal-la qualità de’ procuratori constituiti concepito quantosi può promettere; onde spera aiuto da loro et admettequanto può il mandato cesareo. Fu parimente letto ilprocuratorio del re de’ Romani in persona di PaoloGregoriani, vescovo di Zagabria, e Federico Nausea,vescovo di Vienna, e parlò questo secondo, e gli fu ri-sposto come a quelli dell’imperatore.

[Amiot si presenta pel re di Francia. Dopo longa conte-sa con gli spagnuoli, le lettere del re sono lette]

Dopo di questo comparve Giacomo Amioto, abbatedi Belosana, per nome del re di Francia, con lettere diquella Maestà; le quali presentò al legato, ricercandoche fossero lette et udita la sua credenza. Il legato, rice-vutele, le diede al segretario da leggere. La soprascriz-zione era: «Sanctissimis in Christo patribus conventustridentini», la qual letta, il vescovo d’Orense e dopo luigli altri spagnuoli dissero ad alta voce quelle lettere nonesser inviate a loro, che erano concilio generale legitimo,e non convento, che però non fossero lette né apertenella publica sessione, ma se il messo voleva dir alcunacosa andasse a casa. Molto vi fu che dire sopra il signifi-cato della parola: «conventus», persistendo i spagnuoliche fosse ad ingiuria; tanto che il Magontino fu costrettodirgli, se non volevano ricever una lettera del re di Fran-cia che gli chiamava «sanctissimus conventus», comeaverebbono ascoltati i protestanti che gli chiamavano«conventus malignantium»? Ma seguendo tuttavia i pre-lati spagnuoli, più di tutti gli altri tumultuando, il legatosi ritirò co’ noncii e con gl’ambasciatori dell’imperatorein sagrestia e sopra questo longamente disputarono. Fi-nalmente, ritornati al luogo loro, fecero dir al promoto-

554Letteratura italiana Einaudi

Page 593: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

re che la santa sinodo risolve di legger le lettere senzapregiudicio, stimando che la dizzione conventus nons’intenda in mala parte, che altrimente protesta di nul-lità. Fu adonque aperta e letta la lettera del re, la qualera de’ 13 agosto, e diceva in sostanza: essergli parsoconveniente all’osservanza de’ maggiori verso la Chiesasignificar loro le cause, perché è stato costretto a nonmandar alcun vescovo al convento da Giulio convocatocon nome di publico concilio, essendo certo che essi pa-dri sono alieni dal condannar il fatto d’alcuno prima cheintenderlo e che, intese le cose da lui operate, le com-mendariano; che era stato costretto per servar l’onor suoperserverare nella deliberazione presa di proteger il du-ca di Parma, dalla qual deliberazione non ricuserebbepartirsi, quando lo comportasse la giustizia et equità;che a loro scrive come arbitri onorarii, pregandogli a ri-cever le lettere non come da adversario o persona nonconosciuta, ma come da primo e principal figlio dellaChiesa, per eredità de’ maggiori, quali promette sempreimitare e, mentre propulsa le ingiurie, non depor la ca-rità della Chiesa e ricever sempre quello che da lei saràstatuito, purché sia servato il debito modo nel far i de-creti. Recitate le lettere, l’abbate lesse una protestazionecontenente narrazione della protesta fatta da Termes inRoma, dicendo che il re, dopo presa la difesa di Parma,vedendo che le cose lodevoli da lui fatte erano riprese,usò gran cura acciò Paolo Termes, suo oratore, del tuttodasse conto al pontefice et al collegio de’ cardinali perlevargli ogni sinistra opinione, mostrando che l’aver pre-so la protezzione del duca fu effetto d’animo pio, uma-no e regio, nel che niente d’artificio o di proprio com-modo, ma il solo rispetto della Chiesa interveniva; e simostrava per le proposte d’accordo, che ad altro nonmiravano se non che quella città non fosse rubata allaChiesa et Italia si conservasse in pace e libertà; e se il pa-pa riputava questo causa da metter tutta Europa in

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

555Letteratura italiana Einaudi

Page 594: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

guerra, ne sentiva dispiacere, ma non poteva esser ad es-so imputato, avendo non solo accettato, ma offerto ancotutte le condizioni oneste et opportune. Né meno gli po-teva la dissoluzione del concilio convocato esser ascritta,pregando il papa a considerar mali che dalla guerra se-guirebbono e con la pace prevenirgli. Al che non volen-do la Santità Sua attendere, anzi amando più tosto l’in-cendio d’Europa e l’impedimento del concilio, con daranco sospetto che fosse convocato non per utilità dellaChiea, ma per interessi privati, escludendo da quello unre Cristianissimo, Sua Maestà non aveva potuto far dinon protestar a lui, et insieme al collegio che non potevamandar i suoi vescovi a Trento, dove l’accesso non eralibero e sicuro, e che non poteva stimar concilio genera-le della Chiesa, ma privato, quello dal quale egli eraescluso, e che né egli, né il popolo o prelati di Franciapotevano restar obligati a’ decreti di quello. Anzi prote-stava appresso di voler venir a’ rimedii usati da suoi an-tecessori in simil occorrenze, non per levar l’osservanziadebita alla Sede apostolica, ma riservandola a tempi mi-gliori, quando fossero deposte le arme contra lui presecon poca onestà, ricchiedendo dalla Santità Sua chequella protesta fosse registrata, e datagliene copia da po-ter usare. Le qual cose tutte, già protestate in Roma, vo-leva che parimente fossero protestate in Trento con lamedesima instanza e fossero registrate negl’atti diquell’adunanza e fattone publico istromento per poter-sene valer a tempo e luogo.

Letta la protestazione, il promotore, avendo parlatoil presidente, rispose in sostanza: alla santa sinodo essergrata la modestia usata dal re nella sua lettera; che nonaccetta la persona dell’abbate, se non in quanto sia legi-tima, ma gli intima d’esser nel medesimo luogo a IId’ottobre per ricever la risposta che farà alle lettere re-gie, e proibisce a’ notari di poter far istromento dellapresente azzione, salvo che giontamente col secretario

556Letteratura italiana Einaudi

Page 595: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

del concilio. Né restando altro che fare, fu finita la ses-sione. Dimandò poi l’abbate documento dell’azzione,ma non lo puoté ottenere.

Quando da Termes fu protestato in Roma, quanton-que quell’atto non passasse a notizia de molti, fu credu-to che il pontefice dovesse differir il concilio, il quale ce-lebrato, repugnando una nazione tanto principale, nonpoteva se non partorir nuove divisioni. Il pontefice inquesto ingannò il mondo, non per desiderio di far conci-lio, ma non volendo nella dissoluzione metter del suo,risoluto che se si fosse separato senza di lui, averebbecon bocca aperta risposto a chi l’avesse di nuovo ric-chiesto, d’aver fatto la parte sua e non voler saperne al-tro. Ma la protestazione fatta in Trento, in luogo così co-spicuo, si publicò immediate per tutto con ogniparticolare e porse materia de raggionamenti. Gl’impe-riali l’avevano per una vanità, dicendo riputarsi semprelegitimo l’atto della maggior parte dell’università, quan-do la minor chiamata non ha voluto o potuto interveni-re; che al concilio tutti sono chiamati et i francesi ave-rebbono anco potuto andar senza passar per le terre delpapa; ma quando non, la sua assenza non derogar alconcilio, perché non sono sprezzati, anzi invitati. Si di-ceva in contrario che non era invitare il chiamare in pa-role et escludere in fatti; e quanto alle terre del papa, po-tersi andar a Trento di Francia senza di là passare, manon potersi senza transitare per quelle dell’imperatore; ela maggior parte allora aver forse l’intiera autorità, nonpotendo la minor comparire, quando taccia presuppo-nendosi consenziente, e, se non vuol, avendosi per con-tumace. Ma se protesta, vuol il luogo suo, e massime,quando l’impedimento viene da chi la chiama, non po-ter esser valida l’azzione in assenza sua.

E li conseglieri del parlamento di Parigi dicevano ancoqualche cosa di più: cioé esser vero che si trasferisce l’au-torità di tutta l’università nella maggior parte, quando la

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

557Letteratura italiana Einaudi

Page 596: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

causa è commune di tutti e niente è de’ particolari; maquando il tutto è di tutti e ciascuno ha la sua parte, alloraè necessario l’assenso di ciascuno et prohibentis conditiopotior, e senza il voto degli assenti quelli non possono es-ser obligati. Di questo genere esser le radunanze ecclesia-stiche e sia quanto si vuol numeroso un concilio, quellechiese che non sono intervenute non esser obligate, senon gli par di riceverlo. Così aver sempre servato l’anti-chità, che finiti li concilii si mandassero per le chiese nonintervenute ad esser confermati, altrimente in quelle nonavevano vigore. Il che leggendo Ilario, Atanasio, Teodo-reto e Vittorino, che di questo particolare trattano, ogniuno vederà chiaro. Et occorreva alle volte che in qualchechiesa era ricevuta parte de’ canoni, tralasciati gl’altri, se-condo che giudicava ciascuna convenire alle necessità,costumi et usi proprii. E san Gregorio medesimo così te-stifica che la Chiesa romana non ricevette i canoni delconstantinopolitano secondo e dell’efesino primo.

Gli uomini prudenti, senza considerar le sottilità, di-cevano che il re a quel concilio aveva dato una piaga in-sanabile, poiché non avendo altro fondamento che la ca-rità cristiana e l’assistenza dello Spirito Santo, in nissuntempo sarebbe stato creduto che questo fosse intervenu-to in una redozzione, contra la quale un re Cristianissi-mo e persecutor di tutte le sette, con l’aderenza d’un re-gno niente macchiato nella religione, avesse protestatoin quella forma. Et aggiongevano la medesima esperien-za per comprobazione: che i presidenti si ritirassero aconsultare con gli ambasciatori dell’imperatore diceva-no mostrare chi guidasse il concilio. E quello che piùimporta, che, fatta la consulta tra essi cinque, e noncommunicata con altri, il promotor dicesse: «La santasinodo riceve le lettere». E quale era quella santa sino-do? E similmente che letta l’esposizione dell’abbate, fos-se data risposta per il nome medesimo solamente delibe-rata da’ presidenti. Né potersi levarla difficoltà dicendo

558Letteratura italiana Einaudi

Page 597: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che era cosa di non grand’importanza: prima, perchésarà difficile sostenere che non sia importantissima ma-teria dove si tratta pericolo di divisione nella Chiesa;poi, che sia come si voglia, nissun può arrogarsi di dic-chiarare che importi e che non, salvo colui che è supe-riore, e quella esser una demostrazione che le cose eranoa punto come il papa dice nella bolla et i presidenti nelsermone letto, cioé che essi erano per indrizzar il conci-lio: e veramente l’indrizzavano.

[Il re publica un manifesto contra ’l papa e fa un edittocontra i luterani]

Diede iterata occasione a’ medesimi raggionamentil’aviso che il re licenziò il noncio del pontefice e publicòun manifesto, quale in quei giorni posto alla stampa fuper tutto divulgato, dove longamente espone le causeperché prese la protezzione di Parma, incolpa il papadella guerra intrapresa, l’attribuisce all’arteficio, acciò ilconcilio non si tenesse; concludendo in fine non essercosa giusta che fossero somministrati danari, per farguerra contra di lui, del suo regno, dal quale è cavatasomma grande ordinariamente per vacanza, bolle, gra-zie, dispense et ispedizzioni; e pertanto col conseglio de’suoi prencipi proibiva d’ispedir corrieri a Roma e ri-sponder per via di banco danari o altri ori et argenti nonconiati per materie beneficiali o altre grazie e dispense,sotto pena di confiscazione così agl’ecclesiastici, come a’secolari, et a questi, oltra ciò, d’esser puniti corporal-mente; applicando a’ denunciatori la terza parte dellaconfiscazione. Il qual manifesto fu verificato in parla-mento con proposta del procurator generale del re, nellaquale diceva che non era cosa nuova, ma usata da CarloVI, Luis XI e Luis XII e conforme alla legge commune,che danari non siano portati a’ nimici, e che sarebbe co-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

559Letteratura italiana Einaudi

Page 598: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sa troppo dura che con danari di Francia fosse fattaguerra al re, et esser meglio per i sudditi del regno con-servar i soldi proprii e non curarsi di dispense, le qualinon sono bastanti a sicurar la conscienza, né altro sonoche un colore agli occhi degl’uomini, quale appressoDio non può occultar la verità.

Non potevano sopportar né a Roma, né a Trento cheil re protestasse contra il papa e volesse anco fargli guer-ra, e tuttavia dicesse che conservava la medesima rive-renza verso la Sede apostolica, non essendo la Sede apo-stolica altro che il papa. Al che i francesi rispondevanoche l’antichità non ebbe questa opinione: anzi Vittor III,che fu pur, tra i papi, di quelli che molto si assonsero,disse che la Sede apostolica era sua signora. L’istesso fudetto inanzi lui da Steffano IV e da’ più vecchi Vitalianoe Costantino. Appar chiaro che per Sede apostolica vie-ne intesa la Chiesa romana; altrimente quando fosse unastessa cosa col papa, anco gli errori e difetti del papa sa-rebbono della Sede apostolica.

Il re di Francia, temendo che per la sua dissensione colpontefice i desiderosi di mutazione di religione non faces-sero qualche novità che partorisse sedizione, overo eglinon fosse posto in concetto cattivo del popolo, come cheavesse animo alieno dalla catolica, e forse anco per apriruna porta di potersi conciliare con Roma, fece un severis-simo editto contra i luterani, confermando tutti gli altri dalui publicati per inanzi et aggiongendo maggior pene epiù modi di scoprir i colpevoli e premii a’ denonciatori.

L’imperatore, considerando che il re di Francia, per ilnumero de’ cardinali francesi et altri dependenti daquella corona, non era di minor poter di lui nel collegio,et essendovi gionta la parte de’ Farnesi lo superava digran longa, quantonque avesse dalla sua il pontefice,mandò a Roma don Giovanni Manriquez a persuader ilpontefice di crear nuovi cardinali per avantaggiare ove-ro pareggiare il numero de’ francesi. Al che il pontefice

560Letteratura italiana Einaudi

Page 599: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

inclinava, ma vedeva però la difficoltà che vi era in unpontificato nuovo et essausto et in tempo de solleva-menti, quando è difficile aver il consenso di tutti i cardi-nali, et il creargli senza il consenso esser pericoloso. Sta-va ambiguo se era meglio farne molti in una volta, o pura poco a poco. A questo secondo modo gli pareva chepiù facilmente averebbe ottenuto il consenso et i confi-denti sarebbono restati in speranza, e che ad una nume-rosa promozione si sarebbono maggiormente opposti icardinali e gl’esclusi sarebbono disperati. Restava ancoin ambiguità se doveva creare alcuno de’ prelati del con-cilio. A questo lo persuadeva che molti ve n’erano bene-meriti e che bisognava tener conto de’ tre elettori, emassime del Magontino che vi pensava. Dall’altro cantoil mandar al concilio capelli rossi gli pareva cosa invidio-sa. Risolse in se stesso non aspettare il Natale, quandotutti vengono fuori con la sua pretensione et i banchi so-no pieni di scommesse, ma un giorno sprovistamente ve-nir all’essecuzione, se ben poi non trovò tempo oppor-tuno di creargli se non al Natale.

[Congregazione a Trento, dove sono proposti gli artico-li dell’eucarestia]

Ma ritornando a Trento, il 2 settembre, che seguì lasessione, fu fatta la congregazione generale, et in quelladeputati i padri a formar gli articoli dell’eucarestia perdar a’ teologi e per raccogliere gli abusi introdotti in quel-la materia. Dopo si raggionò della riforma, la qual doven-do esser per levar le cause di non riseder a’ vescovi, moltene furono commemorate, parte per inanzi proposte inTrento et in Bologna, e parte allora di nuovo. Finalmentesi fermarono su la giurisdizzione, dicendo che si ritrovas-sero i vescovi afatto privati di quella, parte con le avoca-zioni di cause, parte per appellazione, e finalmente per le

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

561Letteratura italiana Einaudi

Page 600: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

assenzioni; anzi che più frequentemente da’ sudditi eraessercitata la giurisdizzione sopra e contra di loro, o perspeciale commissione da Roma, o per virtù di conservato-rie, che da loro sopra li sudditi: e sopra questa materia fu-rono eletti padri che dovessero formar gli articoli. Il lega-to e presidenti, attendendo l’instruzzione avuta dalpontefice d’evitar le pericolose contenzioni tra i teologi ele dispute loro inintelligibili, con quali si essacerbavano,et anco le confusioni nel dire, diedero fuori gl’articoli for-mati per dover principiar a trattare sopra di quelli il mar-tedì agli 8, dopo il desinare, e vi aggionsero il moto et or-dine da tenersi nelle congregazioni molto limitato, che glinecessitava a parlar sobriamente. Gli articoli furono 10,tratti dalla dottrina de’ zuingliani e de’ luterani.

1. Che nell’eucaristia non è veramente il corpo e san-gue, né la divinità di Cristo, ma solo come in segno.

2. Che Cristo non è dato a mangiare sacramentalmen-te, ma solo spiritualmente e per fede.

3. Che nell’eucaristia vi è il sangue e corpo di Cristo,ma insieme con la sostanza del pane e del vino, sì chenon è transubstanziazione, ma unione ipostaticadell’umanità e delle sostanzie del pane e vino, in manie-ra che è vero dire: questo pan è il corpo di Cristo e que-sto vino è il sangue di Cristo.

4. Che l’eucaristia è instituita per sola remissione de’peccati.

5. Che Cristo non si debbe adorar nell’eucaristia, néonorar con feste, né portar in processione, né ad infer-mi, e che gl’adoratori sono veri idolatri.

6. Che l’eucaristia non debbe esser salvata, ma con-summata e distribuita immediate, e chi altrimente fa,abusa questo sacramento, e che non è lecito ad alcunocommunicar se stesso.

7. Che nelle particole che avanzano dopo la commu-nione non resta il corpo del Signore, ma solo mentre siriceve, e non inanzi, né dopo.

562Letteratura italiana Einaudi

Page 601: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

8. Che è de iure divino communicar il popolo et i fan-ciulli ancora con l’una e l’altra specie, e che peccanoquelli che constringono il popolo ad usarne una sola.

9. Che tanto non si contiene sotto una, quanto sottotutte due, né tanto riceve chi communica con una, quan-to con tutte due.

10. Che la sola fede è sufficiente preparazione per ri-cever l’eucaristia, né la confessione è necessaria, ma libe-ra, specialmente a’ dotti, né gl’uomini sono tenuti com-municare nella Pasca.

Dopo questi articoli era aggionto un precetto in que-sta forma: che i teologi debbino confermar il parer lorocon la Sacra Scrittura, tradizioni degli apostoli, sacri etapprobati concilii e con le constituzioni et autorità de’santi padri; debbino usar brevità e fuggire le questionisuperflue et inutili e le contenzioni proterve; dovendoesser questo l’ordine di parlar tra loro: che prima dicanoli mandati dal sommo pontefice, dopoi quelli dell’impe-ratore, in terzo luogo i teologi secolari, secondo l’ordinedelle promozioni loro, et in fine li regolari, secondo laprecedenza de’ loro ordini. Et in legato et i presidentiper l’autorità apostolica concessa gli danno facoltà etautorità di tener e legger tutti i libri proibiti a’ teologiche doveranno parlare, ad effetto di trovar la verità econfutar et impugnar le opinioni false. Questa ordina-zione non fu da’ teologi italiani veduta con buon occhio:dicevano che era una novità et un danare la teologia sco-lastica, la quale in tutte le difficoltà si valeva della rag-gione; e perché non era lecito che si trattasse coma sanTomaso, san Bonaventura et altri famosi? L’altra dottri-na, che si dice positiva e sta in raccoglier i detti dellaScrittura e padri, esser una sola facoltà di memoria, ove-ro fatica di scrivere, et esser vecchia, ma conosciuta in-sufficiente e poco utile da’ dottori, che da 350 anni inqua hanno difesa la Chiesa; che questa era un darla vintaa’ luterani, perché quando si tratterà di varia lezzione e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

563Letteratura italiana Einaudi

Page 602: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

di memoria, essi sempre supereranno per la cognizionedelle lingue e varia lezzione d’autori, alle qual cose nonpuò attendere uno che vogli diventar buono teologo, alqual è necessario essercitar l’ingegno e farsi atto a pon-derar le cose, e non a numerarle. Se dolevano che questoanco fosse un vergognaragli appresso i teologi tedeschi,perché essi, soliti contender co’ luterani, s’erano esserci-tati in quel genere di lettere che in Italia non era intro-dotto. Che quando s’avesse a parlar per vera teologia,s’averebbe veduto che niente sapevano; ma i presidentiaver voluto, per compiacer a loro, far questa vergognaalla nazione italiana; e se ben alcuni di loro ne feceroquerimonia, poco giovò, perché all’universale de’ padripiaceva più sentir parlar in quel modo che intendevano,che con termini astrusi, come fecero nella materia dellagiustificazione e nelle altre già trattate. Certo è che l’or-dinazione servì a facilitar l’espedizione.

[Censure de’ detti articoli]

Furono in diverse congregazioni detti i pareri, tutticonformi, quanto al primo articolo, che dovesse essercondannato per eretico, come altre volte anco era statofatto. Nel secondo furono 3 opinioni; alcuni dissero chedovesse esser tralasciato, perché nissun eretico nega lacommunione sacramentale; altri l’avevano solo per so-spetto, et alcuni avrebbero voluto concepirlo con parolepiù chiare. Quanto al terzo fu comune opinione che fosseeretico, ma non esser opportuno condannarlo, né parlar-ne, perché fu opinione inventata da Roberto Tuiciensegià 400 e più anni e non più seguita da alcuno, onde ilparlarne averebbe più tosto, contra il precetto del savio,commosso il male che stava ben quieto. Aggiungevano es-ser congregato il concilio contra le eresie moderne e perònon doversi travagliare sopra le antiche. Sopra il quarto

564Letteratura italiana Einaudi

Page 603: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

articolo furono diversi pareri; dicevano alcuni che, levatoquell’aggettivo “sola” era catolica sentenzia il dire chel’eucaristia è in remissione de’ peccati, e che l’aggiontadell’aggettivo “sola” non era posta da alcuno degli eretici;perilchè riputavano che si dovesse tralasciarlo. Altri incontrario dicevano che egli fosse eretico, ancorachè si le-vasse il termine “sola”, inperochè il sacramento dell’euca-ristia non è instituito in remissione de’ peccati. Nel quintoconvennero tutti, anzi molte amplificazioni furono usate,persuadendo la venerazione molti nuovi modi furono an-co proposti per ampliarla, secondo che la devozione diciascuno aveva escogitato. Nel sesto parimente convenne-ro tutti, fuorché nell’ultima parte, cioè non esser ad alcu-no communicar se stesso. Dicevano alcuni che, intenden-dosi de’ laici era catolico, e però conveniva esprimer chesi condanna solo quanto a sacerdoti. Altri dicevano chemanco quanto a questo conveniva averla per eretica, poi-ché nel sesto concilio, nel capo 101, non era stato condan-nato. Altri volevano che si escludesse anco quanto a’ laiciil caso di necessità. Nel settimo tutti si consumavano ininvettive contro li moderni protestanti, come inventorid’un’opinione empia e non mai più udita nella Chiesa.Sopra l’ottavo furono li discorsi di tutti lunghissimi, seben uniformi. Le principal ragioni loro di condannarloerano perché al 24 di san Luca il nostro Signore a’ doi di-scepoli benedisse solo il pane, e perché nell’orazione do-minicale si domanda il pan quotidiano, e perché negl’Attidegl’apostoli al secondo capo et al ventesimo del pane so-lo si parla. E parimente al ventisettesimo san Paolo nellanave non benedisse se non il solo pane. S’adducevano au-torità de’ dottori antichi e qualche essempii de padri; mail fondamento principale era sopra il concilio di Costanzae sopra la consuetudine della Chiesa. Si fondarono ancosopra diverse figure del Testamento Vecchio et a questosenso tiravano anco molte profezie. E quando a’ fanciulli,tutto concordavano che da qualche particolare fosse stato

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

565Letteratura italiana Einaudi

Page 604: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ciò in altri tempi fatto, ma da tutti gli altri conosciuto pererrore. Nel articolo nono, la parte prima, che tanto nonsia contenuto sotto una specie, quanto sotto tutte due, da’teologi tedeschi era stimata per eretica; gl’italiani diceva-no che conveniva distinguerla prima che condannarla.Perché se era intesa quanto alla virtù della consecrazione,esser cosa chiara che sotto la specie del pane vi è il solocorpo, e sotto la specie del vino vi è il solo sangue; ma perconseguenza, che i teologi dicono “concomitantia”, sottoquella del pane vi è anco il sangue, l’anima e la divinità, esotto quella del vino vi è il corpo e le altre cose: perilchènon è da condannare in termini così generali. Ma quantoalla seconda, cioè che tanto si riceva con una quanto due,vi fu disperare; perché molti sentivano che, se ben non siriceva più del sacramento, si riceveva però più grazia; on-de ci voleva la dicchiarazione. Sopra il decimo ancora,quanto alla prima parte della fede, volevano certi che siesprimesse della fede morta, perché della fede viva non èdubio esser sufficiente. Quanto alla necessità della con-fessione, i dominicano misero in considerazione che molticatolici dottissimi e santissimi avevano tenuto quella opi-nione, il condannar la quale sarebbe condannargli loro.Altri, per temperamento, proponevano che non si con-dannasse come eretica, ma come perniciosa. Volevanoanco alcuni che se vi aggiongesse la condizione: essendovicommodità di confessore. L’ultima parte toccante alla co-munione della Pasca, non essendo quella commandataper legge divina, ma di precetto solo della Chiesa, la co-mune opinione era che non si condannasse per eretica,essendo cosa inaudita che si condanni di eresia, per nonapprovare un precetto umano particolare. Molti teologianco proposero un altro articolo, tratto da scritti di Lute-ro, che era necessario dannare: e questo era che, quantun-que fosse necessario recitar le parole di Cristo, nondime-no quelle non sono causa della presenzia di Cristo nelsacramento, ma la causa è la fede di chi lo riceve.

566Letteratura italiana Einaudi

Page 605: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Si raccolgono gli automatismi, ed risoluto di aggiunge-re i capi di dottrina]

Dopoi che ebbero tutti i teologi parlato, da’ loro pa-reri raccolsero i padri deputati sette anatematismi, eproposti quelli nella congregazione generale, inanzi adogni altra cosa fu messo a campo che non era ben pas-sar quella materia con soli anatematismi; che questoera non un insegnare, ma solo un confutare; che nonavevano così fatto i concilii antichi, quali sempre ave-vano decchiarato la sentenzia catolica e poi dannata lacontraria; l’istesso era ben riuscito a questo concilionella materia della giustificazione, e se ben fu costrettonella sessione de’ sacramenti mutar proposito per ur-genti rispetti esser più da imitare quello che allora fufatto con raggione, che quello che dopo fu mutato pernecessità. Questa opinione era fomentata da’ teologiitaliani, i quali vedevano esser una via di recuperar lariputazione perduta; imperoché sì come volevano i te-deschi e fiamminghi improvar le conclusioni con auto-rità, così per decchiararle e trovar le sue cause esservibisogno della teologia scolastica, nella quale essi vole-vano. Prevalse questa opinione e si diede ordine chefossero formati i capi di dottrina e deputati padri peresseguirlo. Furono ridotti i capi a 8: della real presen-zia, dell’instituzione, della eccellenza, della transub-stanziazione, del culto, della preparazione per ricevereil sacramento, dell’uso del calice nella comunione de’laici e della communione de’ putti. Fu ancora propostodi far raccolta degl’abusi occorrenti e soggionger i ri-medii. Poi passarono i padri in quella congregazione etin alcune delle seguenti a dir il parer loro sopra li 7anatematismi, nel che non fu detta cosa rilevante, senon che nel condannare quei che non confessano lareal presenza del corpo del Signore, molti desiderava-no (così erano le loro parole) che il canone fosse in-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

567Letteratura italiana Einaudi

Page 606: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

grassato e fatto più pregnante con esplicar che nell’eu-caristia vi è il corpo di Gesù Cristo, quello stesso che ènato della Vergine, che ha patito nella croce e fu sepol-to, che risuscitò, ascese in cielo, siede alla destra di Dioe verrà al giudicio. E la maggior parte di loro raccorda-vano che vi mancava un capo molto importante, cioè diesplicare che il ministro di questo sacramento è il sa-cerdote legitimamente ordinato; e questo perché Lute-ro et i seguaci suoi spesso dicono che lo possi far ognicristiano, eziandio una donna.

[Gli ambasciatori cesarei s’interpongono appo i presi-denti per richieder salvocondotto del concilio e far sopras-sedere il trattar le materie]

Ma il conte di Montfort, vedendo trattarsi di materiatanto controversa e massime della comunione del cali-ce, che era la più palpabile e popolare e da tutti intesa,giudicò che se quella fosse determinata, non s’avereb-be potuto indur i protestanti a venir al concilio e tuttal’opera sarebbe riuscita vana; e comunicato il pensierosuo co’ colleghi e con gli ambasciatori di Ferdinando,andarono tutti insieme a’ presidenti, e fatta prima lon-ga narrazione delle fatiche fatte da Cesare et in guerrae col negozio per far sottometter i protestanti al conci-lio, il che non s’averebbe potuto effettuare senza che vifossero intervenuti, mostrò che a questo bisognavaprincipalmente attendere; e perciò Cesare aveva datoloro salvocondotto. Ma di tanto non si contentavano,allegando il concilio di Costanza aver decretato, et infatto anco eseguito, che il concilio non sia obligato persalvocondotto dato per qual si voglia, onde riceveran-no uno della medesima sinodo, quale da Cesare gli erastato promesso e dato carico ad essi ambasciatori d’ot-tenerlo dalla sinodo. Al che avendo il legato dato ri-

568Letteratura italiana Einaudi

Page 607: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sposta con molte parole di complimento, ma rimessosialla sessione che si farebbe, e questo per aver tempo didarne conto a Roma, soggiunse il conte per la medesi-ma causa non gli parer opportuno che inanzi la loro ve-nuta si trattassero le materie controverse dell’eucari-stia; che non mancavano le cose della riforma datrattare overo altre in quali non vi fosse differenza. Ri-spose il legato che già era deliberato di trattare dell’eu-caristia, né s’averebbe potuto far altro, essendo perinanzi concluso che del pari andassero in ogni sessionei decreti della fede e della riforma, e la materia dell’eu-caristia seguire necessariamente dopo quella della con-fermazione, che ultima fu trattata, prima che andar aBologna; ma però quella era più tosto controversa co’svizzeri zuingliani che co’ protestanti, che non eranosacramentarii come quelli. Saltò il conte alla comunio-ne del calice e mostrò che, quando fosse deciso quelpunto contra loro, da tutto il popolo inteso e dove famaggior insistenza, era impossibile trattar più di ridur-gli. Che anco Cesare nel decreto dell’interreligione fucostretto accomodarsi in questo; però essi ancora vo-lessero differirlo alla venuta de’ protestanti. Il legatonon ripugnò, ma la passò con parole generali et incon-cludenti, per intender prima sopra di questo il volerdel pontefice, al quale diede contro di tutte le cosetrattate da’ teologi e delli anatematismi formati, et an-co di quello che si era divisato in materia di riforma, diche di sotto si dirà: e poi avisò, le due ricchiestedegl’ambasciatori imperiali, ricercando risposta.

Il pontefice mise le cose in consulta: quanto al salvo-condotto trovò varietà d’opinioni.Non volevano alcuniche si dasse, allegando che mai era stato fatto, se nondal basileense, che non era bene in cosa alcuna imitare,e che era pregiudicio obligarsi a’ ribelli; e poi quandovi fosse stata speranza di guadagnargli, tutto s’avereb-be potuto comportare, ma niente esservene; anzi più

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

569Letteratura italiana Einaudi

Page 608: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tosto, in luogo di quella, potersi con raggione tener chequalcuno fosse sovvertito, come è avvenuto a Vergerioe, se non in tutto, almeno in qualche parte; dalla qualcontagione prelati principalissimi et obligatissimi allaSanta Sede non sono stati esenti. Dall’altra parte si di-ceva che non per speranza di convertirgli, la qual eraperduta a fatto, ma per non lasciargli luogo di scusa,conveniva dargli ogni sodisfazzione; ma più perchél’imperatore averebbe per gl’interessi suoi fatto mag-gior instanza e sarebbe stato necessario compiacerlo inquel tempo, quando, stante l’alienazione del re diFrancia, bisognava depender totalmente da lui; e quel-lo che si prevedeva dover fare per forza era meglio,prevenendo, farlo di volontà, e quanto a’ pregiudicii sipoteva dar tal forma che fosse di nessuna o di leggierobbligazione; prima non discendendo a nominar pro-testanti, ma in generale ecclesiastici e secolari della na-zione germanica ma in generale ecclesiastici e secolaridella nazione germanica d’ogni condizione, perché co-sì, sotto le parole generali, si potrà dire che sono com-presi e si potrà anco difender che sia inteso de’ soli ca-tolici e non di loro, allegando che per essi sarebbe statanecessaria una specifica et espressa menzione; poi la si-nodo concederà il salvocondotto quanto a lei, e sarà ri-servata l’autorità del papa; e poi si potrà deputar giudi-ci sopra le colpe commesse e per non insospettirglilasciar a loro l’eletta: onde si ritenerebbe il vigor delladisciplina e l’autorità di punire, e non si mostrerà dicedere o rimettere cosa alcuna. Prevalse questa opinio-ne appresso al papa e fece secondo quella forma la mi-nuta del salvocondotto, e fece risponder al legato lo-dando la prudenza nelle risposte e risolvendo che ilsalvocondotto fosse concesso nella forma che gli man-dava e fosse differita la materia del calice ad effettod’aspettargli, ma non oltra 3 mesi o poco più, non stan-do tra tanto oziosi, ma facendo una sessione interme-

570Letteratura italiana Einaudi

Page 609: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dia con trattar della penitenza, la qual non si differisceoltra 40 giorni o poco più. Gli avvertì anco che i cano-ni in materia dell’eucaristia erano troppo pieni e chemeglio sarebbe dividergli.

[In concilio nasce una contenzione sopra la presenza diCristo nell’eucaristia fra domenicani e francescani]

Fra tanto che in Roma si consultava, in Trento si pas-sò inanzi trattando i capi di dottrina, nel che si caminòcon la medesima facilità che per inanzi nel discuter gliarticoli; ma quando si venne ad esprimere il mododell’essistenza, cioè in che maniera Cristo sia nel sacra-mento, e la transubstanziazione, cioè come di pane sifaccia il corpo di Cristo e di vino sangue, non si potètrattare senza contenzione tra le due scole, dominicana efrancescana; la quale fu di molta noia a’ padri per la sot-tilità e per il poco frutto, non sapendo essi medesimiesprimer il proprio senso.Volevano insomma i domini-cani che si dicesse non esser Cristo nell’eucaristia per-ché da altro luogo, dove prima fosse, sia andato in quel-la, ma perché la sostanza del pane sia convertita nel suocorpo, quello esser nel luogo dove il pane era senza es-servi andato; e perché tutta la sostanza del pane si tra-smuta in tutta la sostanza del corpo, cioè la materia delpane nella materia del corpo, e la forma nella forma,chiamarsi propriamente transostanziazione, e però do-versi tener doi modi di essere di Cristo nostro Signore,ambidoi reali, veri e sostanziali: uno, il modo come è incielo, perché egli là su è salito partendo di terra, doveprima conversava; l’altro, come è nel sacramento, nelquale si ritrova per esser dove le sostanze del pane e delvino convertite in lui erano prima. Il primo modo chia-marsi naturale, perché a tutti i corpi conviene: il secon-do, sì come è singolare, così non potersi esprimere con

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

571Letteratura italiana Einaudi

Page 610: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

alcun nome conveniente ad altri e non potersi chiamarsacramentale, che vorrebbe dire esser non realmente,ma come in segno, non essendo altro sacramento che sa-cro segno, eccetto se per sacramentale non si voglia in-tender un modo reale proprio a questo sacramento soloe non agl’altri sacramenti. I francescani desideravanoche si dicesse un corpo, per la divina omnipotenza, po-ter esser veramente e sostanzialmente in più luoghi e,quando di nuovo acquista un luogo, esser in quello per-ché ci va, non però con mutazione successiva, comequando lascia il primo per acquistar il secondo, ma conuna istantanea, per quale acquista il secondo senza per-der il primo; et aver Dio così ordinato che, dove il corpodi Cristo sia, non vi resti la sostanza d’altra cosa, maquella cessi d’esser, non però annichilandosi, perché invece sua succede quella di Cristo, e per tanto veramentechiamarsi transostanziazione, non perché di quella sifaccia questa, come i dominicani dicono, ma perché aquesta quella succede. Il modo come Cristo è nel cielo ecome è nel sacramento non esser differenti quanto allasostanza ma solo per la qualità; esser in cielo, occupan-do la magnitudine esservi sostanzialmente e senza occu-pare. Imperò ambidue i modi esser veri, reali e sostan-ziali, e quanto alla sostanza anco naturali, l’esser nelsacramento miracoloso; differenti in questo solo, che incielo la quantità si trova con effetto di quantità, e nel sa-cramento ha condizione di sostanza.

Ambedue le parti sposavano così la sentenza propria,che l’affermavano piana, chiara et intelligibile a tutti, etall’altra parte opponevano infinità d’assordi che segui-rebbero dalla contraria. L’elettor di Colonia, che insie-me con Giovanni Gropero fu assiduo alle dispute perintender questa materia, in quello che le parti l’una con-tro l’altra opponevano, dava raggione ad ambedue; inquello che ciascuna affermava, averebbe desiderato (co-sì diceva) qualche probabilità che così parlassero inten-

572Letteratura italiana Einaudi

Page 611: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dendo la materia, e non, come mostravano di fare, perconsuetudine et abito di scola. Furono formate diverseminute, con esprimere questi misterii da ambedue leparti, et altre furono composte, preso qualche cosa daambedue. Nissuna fu di sodisfazzione, massime al non-cio Verona, il qual era principale in sopraintendere aquesta materia. Nella congregazione generale fu delibe-rato d’usar manco parole che possibile fosse e far unaespressione così universale, che potesse servir ad ambele parti et esser accomodata a’ sensi di tutte due, e la cu-ra fu data ad alcuni padri e teologi con la soprainten-denza del noncio sudetto.

[Canoni contra gli abusi nella materia de’ sacramenti]

In fin della congregazione si propose di raccogliere gliabusi in questa stessa materia co’ rimedii per estirpargli,e nelle seguenti congregazioni furono raccontati molti;che il santissimo sacramento in alcune chiese particolarinon è conservato et in altre è tenuto con grand’indecen-za; che quando è portato per la strada, molti s’ingenoc-chiano et altri non degnano manco scoprirsi il capo: chein alcune chiese è tenuto per così longo spacio, che vi na-scono delle putredini; che nel ministrar la santa commu-nione è usata da alcuni parochi grand’indecenza, nonavendo pur un panno che il communicante tenga in ma-no; quello che più importa, i communicanti non sannoquello che ricevono, né hanno instruzzione alcuna delladegnità, né del frutto di questo sacramento; che allacommunione sono admessi concubinarii, concubine etaltri enormi peccatori, e molti che non sanno il Pater no-ster, né l’Ave Maria ; che alla communione sono diman-dati danari sotto nome d’elemosina, e, peggio di tutto, inRoma vi è un’usanza che chi ha da communicarsi tiene inmano una candela accesa con qualche danaro infisso

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

573Letteratura italiana Einaudi

Page 612: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dentro, il qual con la candela, dopo la communione, re-sta al sacerdote, e chi non porta la candela, non è admes-so alla communione. Per rimedio di parte di questi et al-tri abusi furono formati cinque canoni con un bellissimoproemio; né quali si statuiva che mostrandosi il sacra-mento nell’altare o portandosi per la via, ogni uno debbiingenocchiarsi e scoprirsi il capo; che in ogni chiesa pa-rochiale si debbe servar il sacramento e rinovarlo ogni 15gironi, e far ardere inanzi a lui giorno e notte una lampa-da; che sia portato agl’infermi dal sacerdote in abito ono-revole e sempre con lume; che i curati insegnino a’ suoipopoli la grazia che si riceve in questo sacramento et es-seguiscano contra loro le pene del capitolo Omnis utriu-sque sexus; che gl’ordinarii debbino aver cura dell’esse-cuzione, castigando i trasgressori con pene arbitrarie,oltra le statuite da Innocenzio III nel capitolo Statuimus,e da Onorio III nel capitolo Sane.

[Trattasi di riforma della giurisdizzione episcopale del-la quale la vera origine e gli abusi sopragiunti sono de-scritti]

Della riforma fu trattato nel medesimo tempo che sidisputava della fede, ma da altre congregazioni nellequali intervenivano canonisti; le qual trattazioni, pernon interromper la materia, ho portato qui tutt’insie-me. E perché il proposito fu di riformar la giurisdizzio-ne episcopale, per intelligenza delle cose che si narre-ranno in questa occasione et in molte altre seguenti,questo luogo ricerca che si parli dell’origine sua e comevenuta a tanta potenza sia resa a’ principi sospetta et a’popoli tremenda.

Avendo Cristo ordinato agli apostoli la predicazionedell’Evangelo e ministerio de’ sacramenti, a loro, ancoin persona di tutti i fedeli, lasciò questo principal pre-

574Letteratura italiana Einaudi

Page 613: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cetto d’amarsi l’un l’altro e rimettersi le ingiurie, incari-cando ciascuno d’intromettersi fra i dissidenti e compo-nergli, e per supremo rimedio dandone la cura al corpodella Chiesa con promessa che sarebbe sciolto e legatoin cielo quello che sciogliesse e legasse in terra, e dal Pa-dre sarebbe conceduto quello che due dimanderannodi commun consenso. In questo caritatevole officio diprocurar sodisfazzione all’offeso e perdono all’offenso-re si esercitò sempre la Chiesa primitiva. Et in conse-guenza di questo san Paolo ordinò che i fratelli, avendoliti civili l’un contra l’altro, non andassero a’ tribunalidegl’infedeli, ma fossero costituite savie persone chegiudicassero le differenze, e questo fu una specie di giu-dicio civile, sì come quell’altro più similitudine ha colcriminale; ma intanto differenti da’ giudicii mondaniche, sì come questi hanno l’essecuzione per la potestàdel giudice che costringe a sottoporsi, così quelli per lasola volontà del reo a ricevergli, quale non volendo egliprestare il giudice ecclesiastico resta senza essecuzione,né altra forza ha se non che è pregiudizio del divino,che seguirà, secondo l’omnipotente beneplacito, o inquesta vita o nella futura.

E veramente il giudicio ecclesiastico meritava il nomedi carità, poiché quella sola induceva il reo a sottoporsi ela Chiesa a giudicarlo con tanta sincerità,del giudice etobedienza dell’errante, che né in quello poteva aver luo-go cattivo affetto, né querimonia in questo,. E l’eccessodella carità nel castigar faceva sentir maggior pena al cor-rettore; sì che nella Chiesa non si passava all’imposizionedella pena senza gran pianto della moltitudine e maggiorde’ più principali; il che fu causa che il castigare allora sichiamasse piangere. Così san Paolo reprendendo i corin-zii di non aver castigato l’incestuoso disse: “Voi non ave-te pianto per separar da voi un tal trasgressore”; e nell’al-tra epistola “Temo che, ritornato a voi, non sii pertrovarvi quali vi desidero, ma in contenzioni e tumulti, e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

575Letteratura italiana Einaudi

Page 614: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che venuto io non pianga molti di quelli che inanzi han-no peccato”.Il giudizio della Chiesa (come è necessarioin ogni moltitudine) conveniva che fosse condotto dauno che preseda e guidi l’azzione, proponga le materie eraccolga i partiti per deliberare. Cura che, dovendosi allapersona più principale e più idonea, senza difficoltà fusempre del vescovo e dove le chiese molto numerose era-no, le proposte e deliberazioni si facevano dal vescovo,prima nel collegio de’ preti e diaconi, che chiamavanopresbiterio, e là si maturavano per ricever poi l’ultima ri-soluzione nella general congregazione della chiesa. Que-sta forma era ancora in piedi del 250, e dalle epistole diCipriano si vede chiaro, il quale nella materia de’ sacrificie libellatici scrive al presbiterio che non pensava a far co-sa senza il loro conseglio e consenso della plebe; et al po-polo scrive che, tornato, essaminerà le cause e meriti inpresenza loro e sotto il loro giudicio; et a quei preti chedi proprio capriccio ne avevano riconciliati alcuni, scris-se che renderanno conto alla plebe.

La bontà e carità de’ vescovi faceva che il loro parerfu per il più seguito et a poco a poco fu causa che laChiesa, raffreddata la carità e poco curandosi del caricoimpostogli da Cristo, lasciò la cura al vescovo, e l’ambi-zione, affetto assai sottile e che penetra in specie divirtù, la fece prontamente abbracciare. Il colmo dellamutazione fu cessate le persecuzioni. Et allora i vescovieressero come un tribunale, il quale divenne frequenta-tissimo. Perché crebbero anco con le commodità tem-porali le cause delle liti. Il giudicio, se ben non era comel’antico quanto alla forma di deliberare il tutto col parerdella Chiesa, restava però della stessa sincerità. OndeCostantino, vedendo quanto era di frutto per terminarle liti e che con l’autorità della religione erano scopertele azioni capziose non penetrate da’ giudici, fece leggeche le sentenzie de’ vescovi fossero inappellabili e fosse-ro eseguite da’ giudici, e se in causa pendente inanzi al

576Letteratura italiana Einaudi

Page 615: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

giudicio secolare, in qualonque stato d’essa, qual si vo-glia delle parti, oziando ripugnate l’altra, dimandasse ilgiudicio episcopale, gli fosse immediate rimesso.

Qui incomminciò il giudicio episcopale ad esser fo-rense, avendo l’essecuzione col ministerio del magistra-to, et acquistar nome di giurisdizzione episcopale, au-dienza episcopale et altri tali. Ampliò ancora quellagiurisdizzione Valente imperatore, che del 365 gli diedecura sopra tutti i prezii delle cose vendibili. Questa ne-goziazione forense a’ buoni vescovi non piacque. Rac-conta Possidonio che, se ben Agostino vi intendeva allevolte sino ad ora di desinare, alle volte sino a sera, erasolito dire che era un’angaria e che lo divertiva dalle co-se proprie a lui; et esso stesso scrive che era un lasciar lecose utili et attender alle tumultuose e perplesse: che sanPaolo non lo prese per sé, come non conveniente a pre-dicatore, ma volse che fosse dato ad altri. Poi, incom-minciando qualche vescovi ad abusar l’autorità dataglidalla legge di Costantino, dopo 70 anni quella legge fuda Arcadio et Onorio rivocata, e statuito che non potes-sero giudicare, se non cause della religione e, nelle civili,se non intervenendo il consenso e compromesso d’ambele parti, e non altrimente, e dicchiarato che non s’inten-dessero aver foro; la qual legge in Roma poco osservan-dosi per la gran potestà del vescovo, Valentiniano, es-sendo in quella città del 452, la rinovò e fece metter inessecuzione. Ma poco dopo fu da seguenti prencipi ri-tornata parte della potestà levata: tanto che Giustinianogli stabilì foro et audienza, e gli assegnò le cause della re-ligione, i delitti ecclesiastici de’ chierici e diverse giuri-sdizzioni volontarie anco sopra i laici. Per questi gradi lacaritativa correzione da Cristo istituita degenerò in unadominazione e fu causa di far perder a’ cristiani l’anticariverenza et ubedienza. Si nega ben in parole che la giu-risdizzione ecclesiastica sia un dominio come quella delsecolare, ma non si sa por tra loro differenza reale. San

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

577Letteratura italiana Einaudi

Page 616: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Paolo ben vi statuì la differenza, mentre a Timoteo scris-se et a Tito replicò che il vescovo non fosse cupido diguadagno, né percotitore: al presente incontrario si fapagar li processi, impreggionar le persone, non altri-mente di quello che al foro secolare si faccia.

Ma separate le provincie occidentali e fatto l’Italia,Francia e Germania un imperio e di Spagna un regno, intutte quattro queste provincie i vescovi per il più eranoassonti per conseglieri del prencipe, che fu, con la mi-stura de’ carichi spirituali e di cure temporali, cagioned’accrescer l’autorità del foro episcopale in immenso.Non passarono 200 anni che pretesero assolutamenteogni giudicio criminale e civile sopra i chierici et in di-verse materie anco sopra i laici, con pretesto che la cau-sa sia ecclesiastica; et oltra questo genere ne inventaronoun altro, chiamato di foro misto, volendo che contra ilsecolare possi procedere così il vescovo, come il magi-strato, dando luogo alla prevenzione con la quale perl’esquisita loro sollecitudine, non lasciando mai luogo alsecolare, s’appropriano tutti; e quelli che restano fuoridi sì gran numero, vengono in fine compresi da una re-gola universale stabilita da loro come fondamento di fe-de, cioè, che ogni causa si devolva al foro ecclesiastico,se il magistrato non vorrà o sarà negligente a far giusti-zia. Ma se le pretensioni del clero fossero tra questi ter-mini fermate, lo stato delle republiche cristiane sarebbetolerabile, I popoli e prencipi, quando si vedessero arri-var a termini insopportabili, potrebbero con leggi et or-dinazioni ridur i giudicii a forma comportabile, comenegl’antichi tempi al bisogno si è fatto. Ma chi ha messoil cristianesimo sotto il giogo, gli ha in fine levato il mo-do di scuoterlo dal collo; imperoché dopo il 1050, essen-do già fatte proprie del foro episcopale tutte le cause de’chierici e tante de’ laici con titolo di spiritualità, e parte-cipate quasi tutte le altre sotto nome di misto foro, e so-pra postosi a’ magistrati secolari con pretesto di denega-

578Letteratura italiana Einaudi

Page 617: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ta giustizia, si passò a dire che quella potestà di giudica-re estesa a tante cause non l’aveva il vescovo, né per con-cessione de’ prencipi, né per connivenza loro, o per vo-lontà de’ popoli, o per consuetudine introdotto, ma cheera essenziale alla dignità episcopale e datagli da Cristo.

E con tutto che rimangano le leggi delli imperatorine’ codici di Teodosio e di Giustiniano, ne’ capitolari diCarlo Magno e Ludovico Pio, et altre de’ principi poste-riori orientali et occidentali, che tutte apertamente mo-strano come, quando e da chi tal potestà è stata conces-sa, e tutte le istorie, così ecclesiastiche, come mondane,concordino un narrare le medesime concessioni e leconsuetudini introdotte, aggiongendovi le raggioni ecause, nondimeno una così notoria verità non è stata ditanto poter la sola affermazione contraria, senza provaalcuna, non abbia superato et i dottori canonisti nonl’abbino sostenuta sino al predicar per eretici quelli chenon sopportano esser trattati da ciechi; non fermandosimanco in questi termini, ma aggiongendo che né il ma-gistrato, né il prencipe medesimo può in alcune di quel-le cause, che il clero s’ha appropriato, intromettersi,perché sono spirituali e delle cose spirituali i laici sonoincapaci. Il lume però della verità non fu così estinto,che in quei primi tempi persone dotte e pie non s’oppo-nessero a questa dottrina, mostrando esser false ambe-due le premesse di quel discorso, e la maggiore, cioè chei laici sono incapaci di cose spirituali, esser assorda etampia, poiché essi sono presi in adozzione dal Padre ce-leste, chiamati figli di Dio, fratelli di Cristo, partecipi delregno celeste fatti degni della grazia divina, del batte-smo, della communione della carne di Cristo. Che altrecose spirituali vi sono oltra queste? E quando ben ve nefossero, come chi partecipa di queste supreme si doveràchiamar assolutamente con termini generali incapacedelle cose spirituali? Ma esser anco falsa la minore, chele cause appropriate a’ giudici episcopali siano spirituali,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

579Letteratura italiana Einaudi

Page 618: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

poiché tutte sono de delitti o de contratti, che conside-rate le qualità assegnate da esser tali che la terra dal cie-lo. Ma l’opposizione della parte migliore non ha potutoottenere che la maggiore non superasse, e così sopra laspiritual potestà data da Cristo alla Chiesa di ligare esciogliere, e sopra l’instituto di san Paolo di componerle liti tra cristiani, senza andar al tribunal de infedeli, inmolto tempo e per molti gradi è stato frabricato un tem-poral tribunale più risguardevole che mai nel mondofosse, e nel mezo di ciascun governo civile, instituitoneun altro independente dal publico, che mai chi scrissede’ governi averebbe saputo imaginare che un tal statodi republica potesse sussistere. Tralascierò di dire comele fatiche di tanti, oltra l’aver ottenuto il disegnato finedi farsi un foro indipendente dal publico, ne abbino sor-tito un altro impreveduto di fabricar un imperio, essen-do nata e con mirabil progresso radicata una nuova opi-nione molto più ardua, che tutto in un tratto dà al solopontefice romano quanto in 1300 anni è stato da tantivescovi in tanti modi admirabili acquistato, rimovendo,dall’esser fondamento della giurisdizzione il ligar e scio-gliere e sostituendo il pascere, e con questo facendo chetutta la giurisdizzione da Cristo sia data al solo papa nel-la persona di Pietro, quando gli disse: “Pasci le mie pe-corelle”: atteso che di ciò si parlerà nella terza ridozzio-ne del concilio, quando per questa opinione furonoeccitati i gran tumulti che allora si racconteranno. Ma daquel che al presente ho narrato ogni un potrà da se stes-so conoscere che rimedii erano necessari per dar formatolerabile ad una materia passata in tante corrozioni, ecomparargli con i proposti.

580Letteratura italiana Einaudi

Page 619: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[In Trento vi sono riconosciuti alcuni difetti, a’ quali siapplicano leggieri rimedii]

In Trento furono conosciuti due difetti, cioè dal can-to de’ superiori la carità era convertita in dominazione, edal canto degl’inferiori l’obedienza voltata in querele esutterfugii e querimonie, e si pensò prima di proveder inqualche parte ad ambedue. Ma nel proseguir, quanto al-la prima, che è la fontana dove la seconda ha origine,non si venne se non ad un rimedio esortatorio a’ prelatidi levar la dominazione e restituir la carità: ma per quel-lo che a’ sudditi tocca, essendo fatta menzione di moltisutterfugii usati per deludere la giustizia, furono pigliatitre capi solamente: le appellazioni.le grazie assolutorie ele querele contra i giudici.

Delle appellazioni parlò con molta dignità GiovanniGropero, che in quel concilio interveniva e per teologo eper iurisconsulto, dicendo che mentre che il fervor dellafede durò ne’ petti de’ cristiani, fu inaudita l’appellazio-ne; ma raffreddata la carità ne’ giudici e dato luogoagl’effetti, sottentrò nella Chiesa, per le stesse raggioniche l’introdussero nel foro del secolo, cioè per solleva-zione degl’oppressi: e sì come i giudicii primi non eranodel solo vescovo, ma di lui col concilio de’ suoi preti, co-sì l’appellazione si devolveva non ad uno, ma ad un’altracongregazione. Ma i vescovi, levate le sinodi, istituironoli fori et ufficiali a guisa de’ secolari. Né il male si fermòin questo grado, anzi passò ad abusi maggiori che nel fo-ro secolare, imperoché in quello l’appellazione non sipuò interporre se non al superiore immediato: il saltaralla prima al supremo non è lecito; né è permessonegl’articoli della causa appellare da’ decreti del giudiceche chiamiamo interlocutorii, ma è necessario aspettar ilfine; dove negl’ecclesiastici s’appella d’ogni atto, che lacause infinite, et immediate al supremo, che porta lecause fuori delle regioni, con dispendii et altri mali into-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

581Letteratura italiana Einaudi

Page 620: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

lerabili. Questo egli diceva aver narrato per concluderche, volendo riformar questa materia, la quale è tuttacorrotta e non solo impedisce la residenza, come nellecongregazioni da tanti valenti dottori e padri era statoconsiderato, ma maggiormente perché corrompe tutta ladisciplina et è di gravame a’ popoli, di spesa e di scanda-lo, conveniva ridurla al suo principio, o quanto piùprossimo fosse possibile, mettersi inanzi gl’occhiun’idea perfetta et, a quella mirando, accostarsi quantola corrozzione della materia comporta. Che le religionimonacali ben instituite hanno proibito ogn’appellazio-ne, e questo è il rimedio vero.

Chi non ha potuto gionger tanto alto, le ha moderate,concedendole tra il loro ordine con proibizione di quel-le fuori: cosa che riuscendo, come si vede, a tener inbuona regola quei governi, farebbe l’istesso effetto ne’publici della Chiesa, quando le appellazioni restasseronella medesima provincia, e per effettuar questo e perraffrenar la malizia de’ litiganti basta ridurle alla formadelle leggi communi, con proibir il salto di poter andaral supremo senza passar per gl’intermedii superiori econ vietare le appellazioni dagli articoli o decreti interlo-cutorii, con le qual provisioni le cause non anderannolontane, non saranno tirate in longo, non interveniràl’eccessiva spesa e gl’innumerevoli gravami; ed acciò igiudicii passino con sincerità, restituire li sinodali, nonsoggetti a tanta corrozzione, levando quei degl’ufficiali,de’ quali il mondo è tanto scandalizato che non è piùpossibile che Germania gli sopporti.

Non fu gratamente udito questo parere, se non da’spagnuoli e tedeschi; ma il cardinale e il noncio siponti-no sentirono sommo dispiacere che così inanzi si passas-se. Questo era un levar adatto non solo l’utile della cor-te; ma la dignità ancora; nessuna causa non solo l’utiledella corte; ma la dignità ancora; nessuna causa ande-rebbe a Roma et a poco a poco ogni uno si scorderebbe

582Letteratura italiana Einaudi

Page 621: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

della superiorità del pontefice, essendo ordinario degliuomini non stimar quello superiore, l’autorità del qualenon si tema o non se ne possi valere. Operarono peròche da Giovanni Battista Castello, bolognese, fosse par-lato nella congregazione seguente nell’istessa materia, inmodo che, senza contradir a Gropero, fosse mortificatal’apparenza delle raggioni da lui allegate. Egli incom-minciò dalle lodi dell’antichità della Chiesa, toccandoperò destrezza che in quei medesimi tempi vi erano lesue imperfezzioni, in qualche parte maggiori delle pre-senti; ringraziato Dio, diceva, che non è oppressa laChiesa, come quando gli ariani a pena la lasciavano ap-parire; non si debba tanto lodare la vecchiezza, che nonsi reputi anco che ne’ secoli posteriori qualche cosa nonsia fatta migliore. Quelli che lodano i giudicii sinodalinon hanno veduto i defetti di quelli, l’infinità, longhezzanelle espedizioni, gl’impedimenti nel diligente essamine,la difficoltà nell’informare tanti, le sedizioni per le faz-zioni; è bene da credere che siano stati intermessi per-ché non bene succedevano; li fori et ufficiali furono in-trodotti per rimediare a quei disordini; non si puònegare che questi non ne portino altri, degni di provisio-ne; questo bisogna fare, ma non rimettere in piedi quel-lo che fu abolito per non potersi tolerare. Nell’appella-zioni si costumava passare per i mezi e non andar alsupremo, e questo si è levato, perché i capi delle provin-cie e regioni erano fatti tiranni delle chiese: s’ha intro-dotto per rimedio il portare tutti i negozii a Roma. Que-sto ha il suo male; la lontananza, la spesa, ma piùtolerabili che l’oppressione: chi ritornasse il modo diprima, si troverebbe, per avere rimediato ad un male,averne causato molti, e ciascuno maggiore. Ma sopratutto doversi considerare che non conviene l’istesso mo-do di governo ad una cosa biblica in tutti i tempi, anzicome quello fa delle mutazioni, così conviene mutare ilgoverno; il modo di regger antico non sarà fruttuoso, se

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

583Letteratura italiana Einaudi

Page 622: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

insieme lo stato della Chiesa non torna l’antico; chi, at-tendendo il modo come i putti si governano e comequella libertà di mangiare e bere ogni cosa in ogni tem-po è causa di sanità e robustezza, pensasse a governarecosì un vecchio, si troverebbe molto ingannato. Le chie-se erano picciole, circondate da pagani, unite tra lorocome vicine al nimico; adesso sono grandi e senza con-trario che le tenga in ufficio, onde le cose communi sononeglette et è necessario che siano da uno curate. Se inciascuna provincia le cause restassero, fra pochi annitanta diversità nascerebbe, che sariano contrarie l’unaall’altra, che non apparirebbono della medesima fede ereligione. I pontefici romani negl’antichi tempi non han-no assonto a loro molte parti del governo, quando vede-vano che caminava ben; l’hanno riservate a sé, quandodagl’altri sono state abusate. Molti sono dopo succedutipontefici di santa vita et ottima intenzione, che le ave-rebbero restituite, quando non avessero veduto che inmateria corrotta non potevano esser bene usate. Conclu-se che per servar l’unità della Chiesa era necessario la-sciar le cose nell’istesso termine.

Ma nè questo piacque manco a’ prelati italiani, quali,se ben volevano conservata l’autorità del papa, desidera-vano esserci per qualche cosa; massime dovendo star al-la residenza: però si venne a temperamenti. Il restituir ligiudicii sinodali fu da quasi tutti escluso, che diminuival’autorità episcopale e teneva del popolare: l’andar pergradi nell’appellazione, se ben sostentato da molti, fuescluso dalla pluralità de voci. L’appellar dalle sole diffi-nitive s’accommodò con limitazione nelle sole cause cri-minali, lasciati i giudicii civili nello stato stesso, se benavevano quelli forse bisogno maggior d’esser riformati;per quel che tocca il giudicio contra le persone de’ ve-scovi, non desiderando alcuno di facilitare i giudiciicontra di sé, non si parlò di restituirgli alle sinodi paro-chiali, de’ quali già erano proprie, ma di provedere che,

584Letteratura italiana Einaudi

Page 623: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

restando in mano del papa, passassero con maggior di-gnità di quell’ordine, moderando le commissioni che daRoma si davano, per quali erano costretti comparire esottomettersi a persone d’ordine inferiore; e questo fucosì ardentemente da tutti desiderato, che fu necessarioal legato condiscendervi, quantunque non gli piacesseesaltazione alcuna de’ vescovi, levandosi al papa tuttoquello che a loro si dava.

[I prelati germani richiedono riforma nelle degradazioni]

I prelati germani proposero che le leggi delle degra-dazioni fossero moderate, come quelle che erano fatteintolerabili e porgevano molta occasione di querimoniain Germania, poiché, essendo una pura cerimonia cheimpedisce la giustizia et avendo chiesta la moderazionesino dal 1522, nel trigesimoprimo delli 100 gravami, ilveder che si perseveri nell’abuso ad altri genera scanda-lo, ad altri è materia di detrazzione. Antico uso dellaChiesa fu che, dovendo ritornare alcuna persona eccle-siastica allo stato secolare accioché non apparisca che idepurati al ministerio della Chiesa servissero a cosemondane, costumavano i vescovi di levargli il grado ec-clesiastico, ad esempio della milizia che, per tenersi inonorevolezza, non concedeva che un soldato ritornassealle fazzioni civili o fosse al giudice civile sottoposto, seprima non era spogliato del grado militare, che per ciòfu detto degradazione, con levargli la cintura et arme,come con quelle era stato creato soldato. Perilché, quan-do alcun chierico, o per propria volontà, o per leggi, do-veva ritornare alle fazzioni secolari, overo per delitti es-ser sottoposto a quel foro, i vescovi gli levavano il gradocon quelle stesse cerimonie con quali era stato investito,spogliandolo degli abiti e levandogli di mano gli istro-menti con l’assignazione de’ quali era deputato al mini-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

585Letteratura italiana Einaudi

Page 624: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sterio: vestitolo prima a ponto, come se fosse in atto diministrare nel suo carico, e spogliandolo con incommin-ciare da quello che fu ultimo nell’ordinazione e con pa-role contrarie a quelle che nella promozione sono usate.E questo era cosa assai quotidiana in quei primi tempidopo Costantino per 300 anni. Ma intorno il 600 fu in-trodotto di non permettere a’ chierici di ordine sacro dipoter tornare al secolo, et agli altri concesso che lo po-tessero fare a suo piacere; onde pian piano la degrada-zione de’ minori andò in total desuetudine e quella de’maggiori si restrinse solo quando dovevano esser sotto-posti al foro. E Giustiniano, regolando i giudicii de chie-rici, dopo aver ordinato che ne’ delitti ecclesiastici fosse-ro dal vescovo castigati, e ne’ delitti secolari,che essochiamò civili, fossero puniti dal giudice publico, aggion-se che però la pena non s’eseguisse prima che il reo fossespogliato del sacerdozio dal vescovo. E dopoi che a’ ve-scovi furono concessi i giudicii criminali sopra i chierici,la degradazione restò solo in caso dove la pena dovesseesser di morte, la qual, per degnità dell’ordine suo,gl’ecclesiastici non averebbero voluto che mai fosse in-serita; ma ne’ casi d’essorbitante sceleratezza non parevache senza scandalo si potesse negare: però, quello chenon si poteva al diretto, trovarono modo di indiretta-mente effettuare, con dire esser ben giusto punir le sce-leratezze de’ chierici con la meritata morte, ma che eranecessaria prima la degradazione, e con farla così diffici-le con circostanze di solennità, che pochissime volte sipotesse metter in pratica, operavano che poche voltefosse effettuata; dovendo anco questo servire a maggiorriverenza dell’ordine clericale nel sangue del quale lagiustizia non poteva metter mano senza tanta solennitàprecedente. Per questa causa non fu concesso che da’vescovi si facesse se non in publico con le vesti sacre, equello che più importava, con assistenza di 12 vescovinella degradazione d’un vescovo, di 6 in quella d’un

586Letteratura italiana Einaudi

Page 625: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

prete, di tre per un diacono, i quali con paramenti pon-tificali fossero presenti; e parendo cosa ardua che al ve-scovo, quale senza compagnia diede il grado, non siaconcesso al solo far mostra di levarlo, papa InnocenzoIII levò la maraviglia con una massima che non ha mag-gior probabilità, dicendo che gli edifici temporali condifficoltà sono fabricati e con facilità destrutti, ma glispirituali, in contrario, con facilità edificati e distrutticon difficoltà. Il volgo teneva la degradazione per unacosa necessaria e, quando accadeva, vi concorreva conindicibile frequenza. Gli uomini dotti conoscono il fon-do, perché avendo statuito che nella collazione dell’or-dine s’imprima un segno, chiamato carattere nell’anima,il quale sia impossibile scancellare e però non levandosicon la degradazione, quella resta una pura cerimoniafatta per reputazione. In Germania, per la rarità de’ ve-scovi, non si poteva fare senza una spesa immensa a ri-dur in un luogo un tanto numero. E quei prelati tede-schi che in concilio erano per la maggior parte prencipi,conoscevano più di tutti quanto fosse necessario per es-sempio castigare nella vita la sceleratezza de’ preti; ondefacevano instanza che se vi provedesse. Fu assai discussoquesto particolare et in fine risoluto di non mutar la ce-rimonia in alcun conto, ma trovar temperamento che ladifficoltà e la spesa fossero moderate.

[Si conchiude in congregazione il salvocondotto e la di-lazione di certi capi della dottrina dell’eucaristia]

Il legato se ben ogni settimana aveva dato conto aRoma di tutte le occorrenze, nondimeno volse stabilirein congregazione le minute de’decreti, per poternemandar copia e ricever la risposta inanzi la sessione;onde ridotta la congregazione generale, non facendomenzione di quello che da Roma gli fosse scritto, fece

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

587Letteratura italiana Einaudi

Page 626: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

relazione di quanto gli era stato dal conte di Montfortrappresentato, soggiungendo parergli ragionevole lapetizione del salvocondotto e la dilazione di quello checon degnità si poteva differire; perché avendo già sta-tuito il primo settembre di parlar dell’eucaristia, nonera possibile restar di farlo, ma lasciar qualche capopiù importante e più controverso era cosa concessibile;e raccogliendosi i voti, tutti furono di parere che il sal-vocondotto si concedesse, ma quanto al differir mate-ria consigliavano alcuni che non era degnità di farlo, senon assicuravano di dover venir a trattarla e sottoporsialla determinazione della sinodo. Altri dissero che eraassai salva la degnità, quando si facesse a loro ricchie-sta, e questa fu la più commune opinione. Allora il le-gato soggionse che s’averebbe potuto riservare la ma-teria del ministrar a’ laici il calice e per mostrar chenon dovessero venir per un solo articolo, aggiongercila communione de’ putti; così si prese ordine di formaril decreto in questo particolare. Il qual letto, parendoad alcuni che fosse poco il riservar doi articoli, però es-ser meglio divider il primo in tre, e così reservarnequattro et aggiungervi il sacrifico della messa. Del qua-le le controversie sono grandi, che così apparirà esserriservate molte cose e le principali, in questo parereconvennero. E quando si fu a dire che i protestantifanno instanza d’esser ascoltati sopra di quelli, si levòun prelato di Germania e dimandò da chi et a chi fossequesta instanza fatta; perché molto importava che que-sto apparisca, altrimenti quando essi dicessero non es-ser vero, restava molto intaccato l’onor del concilio. Manon essendovi altro che quanto il conte di Montfortaveva detto come da sé, e ciò anco non ristretto a queiquattro capi, né alla materia dell’eucaristia, ma in gene-rale di tutte le controversie, ritrovarono molto ben im-pediti come risolvervi. Il mostrar di riservar per propriomoto, oltra l’esser indegnità, tirar adosso un’obiezzio-

588Letteratura italiana Einaudi

Page 627: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ne; che dovevano riservar tutto. Si trovò questo modo,come manco male, di non dire che protestanti fannoinstanza, né che ricchiedono, ma che desiderano esseruditi; il che non si può dubitare esser vero, poiché daloro in diverse occasioni è stato detto, e se ben riferen-dolo a tutte le controversie, nondimeno non falsità af-fermare di una parte quello che è detto del numero in-tiero, senza escluder le altre. A molti parve che fosseun ascondersi dietro ad un filo, ma non sapendo trovarmeglio, questo passò. Dovendosi per tal causa levardalli capi di dottrina e dagl’ anatematismi le materieche si riservavano, furono anco divisi gl’anatematismiche restavano per maggior chiarezza e ridotti ad 11.Volendo stabilir i decreti contra gli abusi, fu difficoltàdove porgli; tra quelli della fede non capivano, essen-do di cerimonie et usi; tra quei della riforma non pare-vano concedenti per la diversità della materia; il porglida sé, come un terzo genere, era novità che alteraval’ordine instituito. Dopo molta disputa fu concluso ditralasciargli per mettergli poi insieme co’ decreti dellamessa. I capi della riforma furono accettati senza diffi-coltà , essendo già stabiliti da quei medesmi. Restava laforma del salvocondotto, che fu rimessa a presidenti,quali, chiamati i prattici di tal formule, la componesse-ro: che aiutò il legato a far passar quella che da Romagli era stata mandata.

[Terza sessione e ’l suo decreto]

Venuto il giorno 11 ottobre, secondo il modo usatos’andò alla chiesa: cantò la messa il vescovo di Maiorca,il sermone fu fatto dall’arcivescovo di Torre, tutto inencomio del sacramento dell’eucaristia, e fatte le altresolite cerimonie, dal vescovo celebrante fu letto il de-creto della dottrina, la sostanza del quale fu; che la si-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

589Letteratura italiana Einaudi

Page 628: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nodo, congregata per espor l’antica fede e rimediar agliincommodi causati dalle sette, sin dal principio ebbedesiderio d’estirpar il loglio seminato in materiadell’eucaristia; perilché, insegnando la dottrina catolicasempre creduta dalla Chiesa, proibisce a tutti i fedeliper l’avvenire di creder, insegnare o predicare altrimen-te di quanto è esplicato. Prima insegna che nell’eucari-stia dopo la consacrazione, si contiene Cristo vero, reale sostanzialmente sotto le apparenze delle cose sensibi-li, non ripugnando che egli sia in cielo, nel modo d’es-ser naturale, e nondimeno presente in sua sostanza inmolti altri luoghi sacramentalmente, con un modo d’es-ser che si crede per fede et a pena si può esprimer conparole; imperochè tutti gl’antichi hanno professato Cri-sto aver instituito questo sacramento nell’ultima cena,quando dopo la benedizione del pane e del vino dissedi dar il suo corpo et il suo sangue con chiare e manife-ste parole, le quali avendo apertissima significazione, ègran sceleratezza torcerle a figure imaginarie, negandola verità della carne e del sangue di Cristo. Insegna ap-presso che Cristo ha instituito questo sacramento inmemoria di sé, ordinando che fosse ricevuto come spi-ritual cibo dell’anima e come medicina per le colpequotidiane e preservativo da’ peccati mortali, pegnodella futura gloria e simbolo del corpo del quale egli ècapo. E se ben questo sacramento ha di commune congl’altri che è segno di cosa sacra, nondimeno questo hadi proprio, che avendo gl’altri la virtù di santificarnell’uso, questo contiene l’autor della santità inanzil’uso: imperoché gl’apostoli non ancora avevano ricevu-to l’eucaristia di mano del Signore, quando egli dicevache era suo corpo, e sempre la Chiesa ha creduto che ilcorpo di Cristo è sotto la specie di pane et il sangue sot-to quella del vino per virtù della consacrazione; ma perconcomitanza ogn’uno sia sotto ciascuna delle specie esotto ciascuna delle parti loro, quanto sotto ambedue;

590Letteratura italiana Einaudi

Page 629: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

decchiarando che per la consecrazione del pane e delvino si fa una conversione di tutta la sostanza d’essi nel-la sostanza del corpo e sangue di Cristo, la qual conver-sione la Chiesa catolica ha chiamato transostanziazione,con termine conveniente e proprio, perilchè i fedelidanno l’onor di latria debito a Dio a quel sacramento, ereligiosamente è stato introdotto di lui far una partico-lar festa ciascun’anno e portarlo in processione per iluoghi publici. Similmente la consuetudine di conser-varlo in luogo sacro è antica, sino dal tempo del conci-lio niceno, et il portarlo agli infermi è cosa costumataantichissimamente, oltra che è raggionevole et in molticoncilii commandata; e se non conviene che sia trattataalcuna cosa santa senza santità, tanto più non si potràandar a questo sacramento senza gran riverenza e fattaprova di se stesso: la qual prova ha da essere che nissun,avendo peccato mortalmente, se ben contrito, lo ricevisenza la confessione sacramentale; il che debbia osser-var eziandio il sacerdote che ha da celebrare, purchéabbia comodità di confessore, e non l’avendo debbiaconfessarsi immediate dopo. Insegna ancora esservi tremodi di ricever l’eucaristia; uno solo sacramentalmente,come fanno i peccatori; l’altro spiritualmente, come diquelli che lo ricevono con fede e desiderio; il terzo intutti doi i modi insieme, come da quelli che, provati nelmodo di sopra detto, vanno a quella mensa. E per tra-dizzione apostolica si ha, e così si debbe servare, che ilaici ricevino la communione da’ sacerdoti, et i sacerdo-ti communichino se medesimi. In fine prega la sinodotutti i cristiani che convengano in questa dottrina.

Dopo finito il decreto furono letti gli 11 anatematismi.1. Contra chi negherà che nell’eucaristia si contenga

vera, real e sostanzialmente il corpo et il sangue, conl’anima e le divinità di Cristo, cioè tutto Cristo intero,ma dirà che sia solamente come in segno o figura o virtù.

2. Che nell’eucaristia resti la sostanza del pane e del

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

591Letteratura italiana Einaudi

Page 630: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vino col corpo e sangue di Cristo, overo negherà quellamirabile conversione di tutta [la] sostanza del pane incorpo, e del vino in sangue, restandovi solamente le spe-cie, qual conversione la Chiesa chiama transostanziazio-ne appositissimamente.

3. Che nel sacramento dell’eucaristia sotto ciascunaspecie e sotto ciascuna parte, fatta la separazione, non sicontenga tutto Cristo.

4. Che fatta la consacrazione,non vi sia se non in uso enon inanzi o dopo, e che non vi rimanga nelle particoleche restano dopo la communione.

5. Che il principal frutto dell’eucaristia sia la remis-sione de’ peccati overo che altro effetto in quella nonnasca.

6. Che Cristo nell’eucaristia non debbia esser adoratod’onor di latria e venerato con una festa particolare, eportato in processione et esposto in luogo publico peresser adorato, overo che gli adoratori siano idolatri.

7. Che non sia lecito servarlo in luogo sacro, ma con-venga distribuirlo a gl’astanti, overo che non sia lecitoportarlo onorevolmente agl’infermi

8. Che Cristo nell’eucaristia sia mangiato solo spriri-tualmente e non sacramentalmente e realmente.

9. Che i fedeli adulti non siano tenuti ogni anno alme-no alla Pasca communicarsi.

10. Che non sia lecito al sacerdote che celebra com-municar se stesso

11. Che la sola fede è sufficiente preparazione per rice-verlo. Dicchiarando in fine che la preparazione debbia es-ser per mezo della confessione sacramentale, avendo perscommunicato chi insegnerà, predicherà, affermerà perti-nacemente o difenderà in publica disputa il contrario.

592Letteratura italiana Einaudi

Page 631: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Decreto di riforma intorno alla giurisdizzion episcopale]

Il decreto della riforma contiene prima una longa am-monizione a’ vescovi di usar la giurisdizzione con mode-razione e carità: poi determina che nelle cause di visita,correzzione et inabilità e nelle criminali non si possi ap-pellare dal vescovo o suo vicario generale inanzi la deffi-nitiva, overo da gravame irreparabile, e quando vi saràluogo d’appellazione e s’averà da commettere per auto-rità apostolica in partibus, non sia commessa ad altri cheal metropolitano e suo vicario, overo, quando egli fossesospetto o troppo lontano, o da lui fosse appellato, nonsia commessa se non ad un vescovo vicino o ad un vicario.Che il reo appellante sia tenuto nella seconda istanza pro-dur gl’atti della prima, dovendogli essere dati in terminidi 30 giorni senza pagamento. Che il vescovo et il suo vi-cario generale possi proceder contra ciascuno alla con-dannazione e deposizione verbale, e possi anco degradarsolennemente con l’assistenza di tanti abbati di mitra epastorali, se ne averà, overo di altre degnità ecclesiastiche,di quanti vescovi la presenza da’ canoni è ricercata. Che ilvescovo, come delegato, possi conoscere dell’assoluzioned’ogni inquisito e della remissione della pena d’ogni con-dannato da lui sommariamente, e costandogli che sia ot-tenuta con narrar il falso o tacer il vero, non fargliela buo-na. Che un vescovo non possi esser citato a comparerpersonalmente, se non per causa per quale meritasse esserdeposto o privato, con qual si voglia forma di giudicio siproceda. Che i testimonii in causa criminale contra il ve-scovo non possino esser ricevuti per informazione, se noncon testi e di buona fama, castigandoli gravemente se ave-ranno deposto per affetto, e le cause criminali de’ vescovinon possino esser terminate se non dal pontefice.

Fu dopo di questo publicato un altro decreto, nelquale la sinodo diceva che, desiderando estirpare tuttigl’errori, aveva trattato accuratamente 4 articoli:

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

593Letteratura italiana Einaudi

Page 632: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

1. Se era necessario alla salute e commandato da Dioche tutti i fedeli ricevessero il sacramento sotto ambe-due le specie

2. Se meno riceva chi communica con una che conambedue.

3. Se la santa Chiesa ha errato communicando con lasola specie del pane i laici et i sacerdoti che non celebrano.

4 Se anco i fanciullini debbono esser communicatiMa perché i protestanti di Germania desiderano

d’esser uditi sopra questi articoli inanzi la definizione eper ciò hanno dimandato salvocondotto di venir, libe-ramente parlar e proponer e partire, la sinodo, speran-do di ridurgli nella concordia d’una fede, speranza e ca-rità, condescendendo loro, gli ha dato fede publica,cioè salvocondotto, quando s’aspetta a lei, dell’infra-scritto tenore, e ha differito a definir questi articoli sinoal 25 genaro del seguente anno, ordinando insieme chein quella sessione si tratti del sacrificio della messa, co-me cosa connessa, e tra tanto nella sessione prossima,che sarà a 25 novembre, si tratti de’ sacramenti dellapenitenza e dell’estrema onzione.

[Tenor del salvacondotto. Gli ambasciatori di Brande-burg]

Il tenore del salvocondotto era: che la santa sinodoconcede publica fede, piena sicurezza, cioè salvocondot-to con tutte le clausule necessarie et opportune, ancor-ché ricercassero special espressione, per quanto s’aspet-ta ad essa, a tutte le persone ecclesiastiche e secolari diGermania, di qualunque grado, stato e qualità siano, lequali vorranno venir a questo general concilio, che pos-sino con ogni libertà conferire, proponere e trattare, ve-nire, stare, presentar articoli, o in scrittura, o in parola,conferire co’ padri deputati dalla sinodo e disputare

594Letteratura italiana Einaudi

Page 633: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

senza ingiuria e villanie, e partirsi quando a loro piacerà.Compiacendosi inoltra essa sinodo che, se per maggiorloro libertà e sicurtà desidereranno che gli siano deputa-ti giudici per i delitti commessi o che commetteranno,ancorché fossero enormi e sentissero d’eresia, possinonominare quelli che averanno per benevoli.

Dopo di questo fu letto il mandato di Gioachin, elet-tore di Brandeburg, nelle persone di Cristoforo Strassen,iurisconsulto, e Giovanni Offmanno, mandati ambascia-tori al concilio. Dal primo fu fatta una longa orazione,mostrando la buona volontà e la riverenza del suo pren-cipe verso i padri, senza decchiararsi più oltre quello chesentisse in materia della religione. Fu risposto dalla sino-do cioè dal promotore per suo nome, aver sentito congran piacer il raggionamento dell’ambasciatore, e massi-me in quella parte dove quel prencipe si sottomette alconcilio e promette d’osservare i decreti, sperando chealla promessa sarà corrisposto anco con fatti. Ma la pro-posta de’ brandeburgici fu notata da molti, perché l’elet-tore era della confessione augustana e si sapeva chiaroche gl’interessi lo movevano ad operare così per bella ap-parenza, acciò da Roma e da’ catolici di Germania fossecessato dagl’impedimenti che mettevano a Federico, suofiglio, eletto arcivescovo di Macdeburg da’ canonici, be-neficio al quale è gionto un principato molto grande ericco. La risposta data dal concilio non fu meno ammira-ta per una bellissima et avvantaggiosissima maniera dicontrattare, stipulando 10 e, per virtù della promessa,pretendendo 10.000, e non minor proporzione è da quelnumero a questo, che dalla riverenza promessa dall’elet-tore alla soggezzione ricevuta dalla sinodo. Si diceva benin difesa che la sinodo non aveva guardato alle cose det-te, ma a quelle che si dovevano dire, e questo esser un so-lito e pio allettamento della santa Chiesa romana, checondescendendo alla debolezza de’ figli, mostra aver in-teso che abbiano complito al loro debito: così avendo i

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

595Letteratura italiana Einaudi

Page 634: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

padri del concilio cartaginese scritto a papa InnocenzioI, dandogli conto d’aver condannato Celestino e Pelagio,ricercandolo che si conformasse alla dicchiarazione loro;egli rispose lodandogli che, come memori dell’antica tra-dizione e dell’ecclesiastica disciplina, avessero riferito iltutto al giudicio suo, dal quale tutti debbono impararechi assolvere e chi condannare. E veramente questo è unmodo grazioso di far dir agl’uomini con silenzio quelloche non vogliono con parole.

Poi, seguendo l’intimazione fatta dall’abbate di Bello-sana di essibirgli in questo tempo la risposta alle letteree protestazione regia, fu da’ cursori proclamato alla por-ta della Chiesa se alcuno era là per il re cristianissimo;ma non comparso alcuno, perché il conseglio regio ave-va giudicato che alcuno non comparisse, per non entrarin contestazione di causa, massime non potendo aspetta-re risposta se non formata in Roma dal papa e da’ spa-gnuoli, fece il promotor instanza che la risposta decreta-ta fosse publicamente letta, e così acconsentendo ipresidenti, si essequì. La sostanza di quella fu che i pa-dri, dopo aver concetto una gran speranza ne’ favori delre, avevano sentito grandissimo dispiacere per le paroledel noncio suo, che gliel’aveva sminuita; però non l’ave-vano perduta a fatto, sapendo di non avergli dato causaalcuna di restar offeso, e quanto a quello che disse, esseril concilio congregato per utilità d’alcuni pochi e per finiprivati, non aver luogo in loro, che non dal papa presen-te solo, ma anco da Paolo III furono congregati perestirpar l’eresie e riformare la disciplina, che non puòesser causa più commune e più pia. Pregavanlo di lasciarandar i suoi vescovi ad aiutare questa sana opera, doveaveranno ogni libertà; e se con pazienza, et attenzione fuudito il suo noncio, con tutto che persona privata e cheportava cose dispiacevoli, quanto maggiormente perso-ne di tanta degnità saranno ben vedute? Soggiungendoperò che anco senza quelli il concilio averà la sua de-

596Letteratura italiana Einaudi

Page 635: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

gnità et autorità, essendo legitimamente convocato e pergiuste cause restituito. E quanto a quello che Sua Mae-stà protestò, di usare i rimedii costumati da’ suoi mag-giori, aver la sinodo buona speranza che non fosse perrimetter in piedi le cose già abrogate con grande benefi-cio di quella corona, ma risguardando a’ suoi maggiori,al nome del re Cristianissimo et al padre Francesco, cheonorò quella sinodo, seguitando quell’essempio, nonvorrà esser ingrato a Dio et alla madre Chiesa, ma piùtosto per le cause publiche condonerà le offese private.

[Giudicii sopra i decreti sudetti]

Furono immediate stampati i decreti della sessione;quali visti in Germania et altrove con curiosità, per quel-lo che aspetta all’eucaristia diede da parlar assai in piùcose. Prima perché, trattando del modo dell’essistenza,dice che a pena si può esprimer con parole, e nondime-no dopo s’afferma che la conversione è chiamata pro-priamente transostanziazione et in un altro luogo che ètermine convenientissimo, il che essendo, non bisognafar dubio di poter esprimerlo propriamente. Si diceva dipiù che, avendo dicchiarato che Cristo, dopo la benediz-zione del pane e vino, disse quello che dava esser il suocorpo et il suo sangue, veniva a determinare contra tuttii teologi e contra l’openione di tutta la Chiesa romanache le parole della consecrazione non fossero quelle,cioè: «Questo è il mio corpo», poiché affermò esser do-po la consecrazione dette. Ma il provare che il corpo delSignore sia nell’eucaristia inanzi l’uso, perché Cristo ladisse suo corpo nel porgerla e prima che da’ discepolifosse ricevuta, mostrava di presupporre che il porgernon partenesse all’uso, cose che appariva in contario.Era anco notato come parlare molto improprio l’usatonel quinto capo della dottrina, dicendo che a quello sa-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

597Letteratura italiana Einaudi

Page 636: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cramento era debito il culto divino, poiché è certo persacramento non intendersi la cosa significata o contenu-ta, ma la significante e continente; e però meglio nel ca-none sesto esser stato corretto con dire che si debbaadorar il figliuol di Dio nel sacramento. Fu anco notataquella parola nell’anatematismo terzo: che tutto Cristosia in ciascuna delle parti dopo fatta la separazione, poi-ché di là par necessario inferire che non sia tutto in cia-scuna delle parti, eziandio inanzi la divisione.

Della riforma si dolevano i preti che l’autorità de’ ve-scovi fosse aggrandita troppo et il clero ridotto in ser-vitù. Ma i protestanti, veduto quel capo dove si dice chericchiedevano d’esser uditi in quattro articoli soli, resta-rono tutti pieni di maraviglia da chi poteva esser statafatta un tal instanza per loro nome, poiché essi avevanotante e tante volte, nelle publiche diete et in altre scrittu-re publiche, detto e replicato che volevano la discussio-ne di tutte le materie controverse, né volevano riceveralcuna cosa delle già determinate in Trento, ma che iltutto fosse reessaminato. La forma del salvocondotto fuanco da loro giudicata molto capziosa, mentre che, cosìnel decreto del concederlo, come nel medesimo tenored’esso, vi era la clausula riservativa: «quanto s’aspetta adessa sinodo»; perché non esservi alcuno che dimandiall’altro se non quello che a lui s’aspetta concedere; maquesta affettata diligenza d’esprimerlo e replicarlo esserindicio che già fosse escogitato un modo come contrave-nire e scusarsi sopra altri: e non dubitavano che la men-te della sinodo avesse mira a lasciar aperta una porta alpapa di poter coll’onor e suo e del concilio operar quel-lo che fosse staato di servizio di ambedue. Oltra chequel trattar di deputar giudici per cose ereticali com-messe overo che si commettessero pareva loro una sortedi rete per prender dentro alcun incauto; sino i pedantise ne ridevano che il verbo principale fosse più di cento-cinquanta parole lontano dal principio. Passò tra’ prote-

598Letteratura italiana Einaudi

Page 637: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

stanti un consenso e voce commune di non contentarse-ne, né fidarse in quello, ma chiedere un altro che fossenel tenor apunto di quello che diede il concilio basileen-se a’ boemi; qual se fosse concesso, ottenevano un granponto, cioè che le controversie fossero decise con la di-vina Scrittura; ma se non fosse dato, avessero come iscu-sarsi appresso l’imperatore.

[Congregazione generale: ordina di formare articolidella penitenza, dell’estrema onzione e della riforma]

Il giorno seguente la sessione fu congregazione gene-rale per disponere di trattar della penitenza et estremaonzione e di continuar la riforma. Fu considerato cheda’ teologi era stato ecceduto il modo prescritto di trat-tar, onde erano nate contenzioni, le quali non potevanoservire a rendergli tutti uniti contra luterani; che peròbisognava rinovar il decreto, non permettendo che siusino raggioni di scole, ma si parli positivamente e ser-vando anco l’ordine, il qual era ben di nuovo fermare,così perché il non averlo osservato aveva partorito con-fusione, come perché i fiaminghi si dolevano che nonfosse tenuto quel conto di loro che meritavano, el’istesso facevano i teologi che erano co’ prelati di Ger-mania. Il trattare della penitenza e dell’estrem’onzioneera già deciso: fu detto qualche parola in materia diriforma e deputati quelli che, col noncio veronese, or-dinassero gli articoli in materia della fede e, col siponti-no, in materia della riforma. In materia di fede furonoformati 12 articoli sopra il sacramento della penitenza,tratti di parola in parola da’ libri di Martino et altri suoidiscepoli, per esser disputati da’ teologi se si dovevanotener per eretici e come tali dannargli; li quali furonotalmente mutati et alterati nel formar gl’anatematismi,dopo uditi i voti de’ teologi, che non restandone vesti-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

599Letteratura italiana Einaudi

Page 638: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gio è superfluo recitargli. A questi articoli furono con-gionti 4 altri dell’estrem’onzione per tutto corrispon-denti a’ 4 anatematismi stabiliti. Nel medesimo fogliodove erano gl’articoli descritti, erano soggionti tre de-creti: che i teologi dovessero dir il parere loro, traendo-lo dalla Sacra Scrittura, tradizioni apostoliche, sacriconcilii, constituzioni et autorità de’ sommi pontefici esanti padri e dal consenso della Chiesa catolica, conbrevità, fugendo le questioni inutili e le contenzionipertinaci; che l’ordine nel parlar fosse prima de’manda-ti dal sommo pontefice, in secondo luogo de’ mandatidall’imperatore, in terzo quei di Lovanio mandati dallaregina, in quarto i teologi venuti con gli elettori, inquinto i chierici secolari, secondo le promozioni loro,in sesto i regolari, secondo i loro ordini; che le congre-gazioni fossero fatte due volte al dì, la matina da 14 oresino a 17, il dopo pranso da 20 sino a 23. Gl’articolidella riforma furono formati 15, i quali corrispondendoa’ capi che poi furono stabiliti, eccetto il decimoquinto,nel quale si proponeva di statuire che non si potesserodar beneficii in commenda se non a persona che avessela medesima età ricercata dalla legge a chi debbe averloin titolo: il qual articolo, quando di lui si parlò, fu facil-mente posto in silenzio, come quello che impedivamolti prelati dal rinonciar i beneficii a’ nepoti.

Il pontefice, il qual (come s’è detto) scrisse lettere a’svizzeri catolici invitandogli al concilio, continuò sem-pre per mezo degl’ufficii di Gieronimo Franco, suo am-basciatore, a far la stessa instanza, nel che anco era aiu-tato da Cesare. In contrario operava il re di Francia permezo di Morleo Musa, suo ambasciatore, aiutato dalVergerio, il quale, come conscio de’ secreti e fini roma-ni, gli somministrò il modo di persuader quella nazione,e scrisse anco un libro in questa materia, sì che nella die-ta di Bada, che allora si tenne, non solo i svizzeri evange-lici, ma i catolici ancora restarono persuasi di non man-

600Letteratura italiana Einaudi

Page 639: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dar alcuno, et i Grisoni, per gl’avvertimenti del Vergerioentrati in sospetto che il pontefice machinasse cosa diloro pregiudicio, richiamarono Tomaso Planta, vescovodi Coira, che già era nel concilio.

[Gli articoli sono discussi d’una nuova maniera]

In Trento furono sollecitate le congregazioni de’ teo-logi, da’ quali, se ben si parlò con l’ordine de’ 12 artico-li proposti, fu nondimeno trattata tutta la materia dellapenitenza, non solo secondo che i scolastici, ma ancocome i canonisti la trattano, seguendo Graziano che nefece una questione, per la longhezza sua divisa poi in 6distinzioni; e l’esser stato da’ presidenti prescritto ilmodo di dedur e provar le conclusioni per i 5 luoghi so-pradetti non fece evitar la prolissità e superfluità e leinutili e vane questioni, anzi diede occasione a maggioriabusi, poiché, parlando scolasticamente, si stava alme-no nella materia et il discorso era tutto serio e severo.Con questo nuovo modo, che chiamavano positivo (vo-ce italiana tratta dal vestir semplice e senza superflui or-namenti) si dava nell’inezzie. Allegando la divina Scrit-tura, furono portati tutti i luoghi de’ profeti e de’ salmi,massime dove si trova il verbo «confiteor» et il suo ver-bale «confessio», che nell’ebreo significa lode o più to-sto religiosa professione, e strassinati al sacramento del-la confessione, e quello che meno era in proposito,tirate dal Vecchio Testamento figure per mostrare cheera presignificata, senza alcun risguardo se si applicava-no con similitudine; e quello si teneva più dotto che piùportava in tavola! Tutti i riti significativi d’umilità, do-lore e pentimento usati da confitenti si chiamavano ar-ditamente tradizioni apostoliche; furono narrati inume-rabili miracoli antichi e moderni, avvenuti in bene a’devoti della confessione et in male a’ negligenti e sprez-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

601Letteratura italiana Einaudi

Page 640: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

zatori. Furono più volte recitate tutte le autorità allega-te da Graziano, con dargli però varii e diversi sensi, se-condo il proposito, et aggiontone anco delle altre; e chisentiva a parlare quei dottori non poteva concludere senon che gli apostoli e gl’antichi vescovi mai facesseroaltro che o star in ginocchia a confessarsi, o sentati aconfessar altri: in somma quello in che tutti terminava-no e che più faceva in proposito era il concilio fiorenti-no. Tra le memorie non si vede cosa degna d’essernefatta particolar menzione, la qual non s’abbia da direrecitando la sostanza della dottrina; ma questo era ne-cessario non tacere. Da questi fasci di varie sorti di pa-glia portati nell’ara, non è maraviglia se fu battuto gra-no di genere diverso, traendone i capi della dottrina, laquale, per la misura, a pochi piacque intieramente; néfu servato in questa materia, come nell’altre, di nondannar alcuna opinione de’ catolici, ma dove varii era-no i pareri tra i teologi, far l’espressiva con tal tempera-mento, che tutte le parti ricevessero sodisfazzione: ilche constringe a non tener l’ordine incomminciato, maesponer prima la sostanza del decreto come fu stabilitoper leggere nella sessione, e soggiongendo quello che lestesse persone del concilio non approvavano.

[Tenor del decreto formato sopra la penitenza]

Era adonque il decreto che, quantonque trattandodella giustificazione si fosse molto parlato del sacramen-to della penitenza, nondimeno per estirpar diversi erroridi questa età conveniva illustrar la verità catolica, la qualla santa sinodo propone da osservare perpetuamente atutti i cristiani; soggiongendo che la penitenza fu semprenecessaria in ogni secolo, e dopo Cristo anco a quelli chehanno da ricever il battesmo, ma questa non è sacramen-to. Ve n’è un’altra, instituita da Cristo, quando soffiando

602Letteratura italiana Einaudi

Page 641: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

verso i discepoli gli diede lo Spirito Santo per rimettere eritener i peccati, cioè riconciliare i fedeli caduti in pecca-to dopo il battesimo; che così ha sempre inteso la Chiesae la santa sinodo approva questo esser il senso delle pa-role del Signore, condannando quelli che le intendonoesser dette per la potestà di predicar l’Evangelio. Questosacramento esser differente dal battesmo, oltre che lamateria e la forma dell’uno e dell’altro sono diverse, per-ché il ministro del battesmo non è giudice, ma il peccato-re, dopo il battesmo, si presenta inanzi al tribunal del sa-cerdote come reo, per esser liberato con la sentenza diquello; e per il battesmo si receve un’intiera remissionede’ peccati, dove per la penitenza non si riceve senzapianti e fatiche. E questo sacramento è così necessario a’peccatori dopo il battesmo, come il battesmo medesimoa chi non l’ha ancora ricevuto. Ma la forma di esso stanelle parole del ministro: «Io ti assolvo», alle quali sonoaggionte altre preghiere lodevolmente, se ben non neces-sarie; e la quasi materia di esso sacramento sono la costri-zione, confessione e sodisfazione, che per ciò sono chia-mate parti della penitenza. La cosa significata e l’effettodel sacramento è la riconciliazione con Dio, dalla qualene nasce qualche volta la pace e serenità di conscienza, eperciò la sinodo condanna quelli che pongono le partidella penitenza li spaventi della conscienza e la fede. Lacontrizione è un dolor d’animo per il peccato commesso,con proposito di non peccar più, e fu sempre necessariain ogni tempo; ma nel peccatore dopo il battesmo è pre-parazione alla remissione de’ peccati, quando sia con-gionto col proposito di far tutto quello resto che si ric-chiede per ricevere legitimamente questo sacramento. Lacontrizione non è il solo cessar dal peccato overo il pro-ponimento o principio di nuova vita, ma anco insiemeodio della passata. E quantonque alle volte la contrizionesi congionga con la carità e reconcili l’uomo a Dio inanziche ricevuto il sacramento, nondimeno non se gli può

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

603Letteratura italiana Einaudi

Page 642: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ascriver questa virtù senza il proposito di riceverlo. Mal’attrizione, che nasce o per la bruttezza del peccato oper il timor della pena con speranza di perdono non èipocrisia, ma dono di Dio, dal quale il penitente aiutatos’incamina a ricever la giustizia, e se ben quella non puòsenza sacramento condur alla giustificazione, disponenondimeno ad impetrar la grazia da Dio nel sacramentodella penitenza. Dalle qual cose la Chiesa ha sempre inte-so che Cristo abbia instituito la confessione intiera de’peccati come necessaria per legge divina a’ caduti dopo ilbattesmo; perché, avendo instituito i sacerdoti suoi vica-rii giudici di tutti i peccati mortali, certa cosa è che nonpossono essercitar il giudicio senza cognizione della cau-sa, né servar l’equità nell’imponere le pene, se i peccatinon gli sono manifestati singolarmente e non in genere;perilché il penitente nella confessione debbe narrar tuttii peccati mortali, eziandio occultissimi, poiché i veniali,se ben si possono confessare, si possono anco tacer senzacolpa. Ma di qua anco nasce che è necessario d’esplicarin confessione le circostanze che mutano specie, non po-tendosi altramente giudicar la gravezza degli eccessi etimponer condegna pena; onde è cosa empia dire chequesta sorte di confessione sia impossibile o che sia unacarnificina della conscienza, perché non si ricerca altro senon che il peccatore, dopo aversi diligentemente essami-nato, confessi quello che si raccorda, poiché i smenticatis’intendono inclusi nella medesima confessione. E se benCristo non ha proibito la publica confessione, non l’haperò comandata, né sarebbe utile il commandare che ipeccati, massime secreti, si confessassero in publico; on-de avendo i padri sempre lodato la confessione sacra-mentale secreta, viene ributtata la vana calonnia di quelliche la chiamano invenzione umana, escogitata dal conci-lio lateranense, il quale non ordinò la confessione, maben che quella fosse esseguita almeno una volta all’anno.Ma quanto al ministro, dicchiara la sinodo esser false

604Letteratura italiana Einaudi

Page 643: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quelle dottrine che estendono a tutti i fedeli il ministeriodelle chiavi e l’autorità data da Cristo di ligare e scioglie-re, rimettere e ritenere i peccati publici con la correzzio-ne et i secreti per confessione spontanea, et insegna che isacerdoti, ancorché peccatori, hanno l’autorità di rimet-ter i peccati, la qual non è un nudo ministerio di dicchia-rar che i peccati sono rimessi, ma un atto ministerio didicchiarar che i peccati sono rimessi, ma un atto giudi-ciale; perilché nissun debbe fondarsi sopra la sua fede, ri-putando che senza contrizione e senza il sacerdote, cheabbia animo d’assolverlo, possi aver la remissione. Maperché la sentenza è nulla pronunciata contra chi non èsuddito,è nulla anco l’assoluzione del sacerdote che nonabbia autorità delegata o ordinaria sopra i penitenti; etanco i maggiori sacerdoti raggionevolmente riservano asé alcuni delitti più gravi e meritamente lo fa il papa, enon è da dubitare che i vescovi non lo possino fare, cia-scuno nella sua diocesi. E questa riserva non è per solapolizia esterna, ma è di vigore anco inanzi a Dio. Però fusempre osservato nella Chiesa che in articolo di mortetutti i sacerdoti possino assolver ogni penitente da qua-lonque caso. Della satisfazzione la sinodo così dicchiara:che, rimessa la colpa, non è condonata tutta la pena, nonessendo conveniente che con tanta faclità sia ricevuto ingrazia chi ha peccato inanzi il battesmo, come dopo, e sialasciato il peccatore senza freno che lo ritiri da gl’altripeccati; anzi convenendo che s’assimigli a Cristo, che pa-tendo pene satisfece per noi, dal quale ricevono anco for-za le satisfazzioni nostre, come da lui offerte al Padre eper sua intercessione ricevute; però debbono i sacerdotiimponer le satisfazioni convenienti, risguardando nonsolo a custodir il penitente da nuovi peccati, ma anco acastigar i passati: dicchiarando nondimeno che si satisfànon solo con le pene spontaneamente ricevute overo im-poste dal sacerdote, ma ancora con sopportar in pazien-za i flagelli mandati alla Maestà divina.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

605Letteratura italiana Einaudi

Page 644: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Anatematismi]

In conformità di questa dottrina furono anco formati15 anatematismi.

1. Contra chi dirà che la penitenza non sia vero e pro-priamente sacramento instituito da Cristo per reconci-liare i peccatori dopo il battesmo.

2. Che il battesmo sia il sacramento della penitenza,overo che esso non sia la seconda tavola dopo il naufragio.

3. Che le parole di Cristo: «Quorum remiseritis pec-cata» non s’intendono del sacramento della penitenza,ma dell’autorità di predicar l’Evangelio.

4. Che non si ricerchi la contrizione, confessione e sa-tisfazzione per quasi materia e come parti della peniten-za, overo dirà che li spaventi della conscienza e la fedesiano parti.

5. Che la contrizione non sia utile, ma faccia ipocrita,e sia dolor sforzato e non libero.

6. Che la confessione sacramentale non sia instituita enecessaria per legge divina, o che il modo di confessarsial sacerdote in secreto sia invenzione umana.

7 .Che non sia necessario confessar tutti i peccati mor-tali, eziandio occolti, e le circonstanze che mutano specie.

8. Che questa sia impossibile, overo che tutti non sia-no obligati a quella una volta l’anno, secondo il precettodel concilio lateranense.

9. Che l’assoluzion sacramentale non sia atto giudi-ciale, ma ministerio di decchiarar la remissione de’ pec-cati a chi crede, overo che un’assoluzione data per gio-co giovi, overo che non si vi ricerchi la confessione delpenitente.

10. Che i sacerdoti in peccato mortale non hanno po-testà di ligare e sciogliere, overo che tutti i fedeli abbia-no queta potestà.

11. Che i vescovi non abbiano autorità di riservar casise non per polizia esterna.

606Letteratura italiana Einaudi

Page 645: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

12. Che tutta la pena sia rimessa insieme con la colpae che altra satisfazzione non si cerchi, se non fede cheCristo abbia satisfatto.

13. Che non si satisfaccia sopportando le afflizzionimandate da Dio, le pene imposte dal sacerdote e lespontaneamente pigliate, e che l’ottima penitenza sia so-lo la vita nuova.

14. Che le satisfazzioni non sono culto divino, ma tra-dizioni umane.

15. Che le chiavi della Chiesa siano solamente persciogliere e non per ligare.

[Gli anatematismi sono contesi da’ teologi di Lovanio edi Colonia e da’ francescani]

I teologi di Lovanio opposero al particolare della ri-servazione de’ casi che non era cosa di tanta chiarezza,perché non s’averebbe trovato che padre alcuno mai diciò avesse parlato; e che Durando, che fu penitenziero, eGerson e Gaetano tutti affermano che non peccati, macensure sono riservate al papa, e per tanto era troppo ri-gida cosa aver per eretico chi sentisse altrimente. Nelche avevano congionti seco i teologi di Colonia, i qualichiaramente dicevano che non s’averebbe trovato alcunantico che parlasse se non di riservazione de’ peccati pu-blici, e che il condannar il cancellario parisiense, tantopio e catolico scrittore, che biasimava le riserve, non eracondecente. Che gli eretici solevano dire queste riserveesser per uccellar danari, come anco disse il cardinalCampeggio nella sua riforma e che se gli dava occasionedi scrivere contra; al che i teologi non averebbono rispo-sto, né potuto rispondere. E pertanto doversi moderarecosì la dottrina, come il canone, in maniera che non siascandalo e non offendi alcun catolico.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

607Letteratura italiana Einaudi

Page 646: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

I medesimi coloniensi dicevano, per quello che toccaall’intelligenza delle parole: «Quaecumque ligaveritis»,la qual è condannata nel decimo canone, che espressa-mente e formalmente Teofilatto così l’intende e che ilcondannarlo sarà dar allegrezza agli avversarii. E perquel che nell’ultimo vien detto, che la potestà di ligares’intende quanto all’imporre le penitenzie, avvertironoche li santi vecchi così non hanno inteso, ma ligare in-tendevano far astener dal ricever i sacramenti sino allacompita satisfazzione. Dimandavano ancora che si do-vesse far menzione della penitenza publica tanto com-mendata da’ padri, da Cipriano massime e da san Gre-gorio papa, che in molte epistole la decchiara necessariade iure divino; la quale, se non si rimette in uso quantoagl’eretici e publici peccatori, mai la Germania si libe-rerà; e con tutto ciò il decreto, così nella dottrina, comene’ canoni, non solo non ne dice parola a favore, ma piùtosto la snerva e gli detrae. Desideravano ancora che sidecchiarasse qualche segno esterno certo per materiadel sacramento, perché altramente non si risponderàmai alla obiezzione degl’avversarii.

A’ teologi francescani due cose sopra modo dispiace-vano: l’una, l’aver dicchiarato per materia del sacramen-to la contrizione, confessione e satisfazzione; non perchénon le avessero per necessarii requisiti alla penitenza, manon per parti essenziali d’essa; dicevano esser cosa chiarache la materia ha da esser cosa che dal ministro è applica-ta al recipiente e non operazione del recipiente medesi-mo; che in tutti i sacramenti questo appare, e però essergrand’inconveniente metter gli atti del penitente per par-te del sacramento. Esser cosa indubitata che la contrizio-ne non si ricerca meno al sacramento del battesmo che aquello delle penitenza; e pur tuttavia non si mette perparte del battesmo. Che gl’antichi inanzi il battesmo ri-cercavano la confessione de’ peccati, come anco san Gio-vanni da quelli che battezava, e facevano anco star i cate-

608Letteratura italiana Einaudi

Page 647: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cumeni in penitenze, e nondimeno nissun disse mai chequeste fossero parti, né materia del battesmo; e però con-dannar questa opinione tenuta dagl’antichi teologi dellareligione francescana et anco al presente da tutta la scoladi Parigi, era un passar i termini. Ancora si lamentavanoche fosse dicchiarato per eresia il dire l’assoluzione sacra-mentale esser declarativa, poiché questo fu il senso aper-to di san Girolamo, et il Maestro delle sentenze e san Bo-naventura e quasi tutti i teologi scolastici hannochiaramente detto che l’assoluzione nel sacramento dellapenitenza è un dichiarar assoluto. A questo ultimo gli eraben risposto che non era dannato per eretico assoluta-mente chi diceva l’assoluzione esser una dichiarazioneche i peccati sono rimessi, ma che i peccati sono rimessi achi crede certamente che rimessi gli siano, perilché viencompreso il solo parer di Lutero. Ma essi non restavanosodisfatti, affermando che dove si tratti d’eresia convienparlar chiaro e che per tutto non vi sarà uno che saràquesta dicchiarazione, e dimandavano che così nel capodella dottrina, come nel’anatematismo fosse bene dichia-rato questo particolare. Ma frate Ambrosio Pellargo, teo-logo dell’elettor de Treviri, considerò, che le parole delSignore: «Quorum remiseritis», forse da nissun padreerano imterpretate per instituzione del sacramento dellapenitenza, e che da alcuni erano intese per il battesmo, eda altri in qualonque modo il perdono de’ peccati sia ri-cevuto; e però che il voler retringerle alla sola instituzio-ne del sacramento della penitenza e dicchiarar ereticiquelli che altramente esponessero sarebbe dar una granpresa agl’avversarii e materia di dire che nel concilio sifosse dannata l’antica dottrina della Chiesa, e però gl’es-sortava che, prima che così gran passo, si dovesse vedertutte le esposizioni de’ padri et, essaminata ciascuna, de-liberar poi quello che si dovesse dire. Molti de’ padri giu-dicarono le remonstranze assai considerabili e desidera-vano che di nuovo fosse consultato da’ deputati e, sì

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

609Letteratura italiana Einaudi

Page 648: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

come s’era fatto nelle occasioni passate, rimover le coseche offendevano alcuno e formar il decreto in manierache da ogni uno fosse approbato.

Ma il cardinale Crescenzio s’oppose a questo con per-petua orazione, mostrando che il snervar i decreti e le-vargli l’anima per satisfar gl’umori de’ particolari non eradegnità della sinodo; che erano maturamente stabiliti ecosì conveniva osservargli; nondimeno, se pur il parersuo non aggradiva tutti, che inanzi ogn’altra cosa si do-vesse trattar questo generale in una congregazione, se eraben far mutazione o no, e poi descender al particolare.Ma egli in questo non scoprì intieramente qual fosse lasua mira, la qual poi manifestò a’ colleghi et a’ confiden-ti: che non bisognava introdur l’uso di contendere e par-lar così liberamente, pericoloso se i protestanti fosserovenuti, perché averebbono essi voluto altretanto, quantoi nostri volevano, a favor delle opinioni proprie; che allalibertà del concilio onesta e raggionevole basta assai ilpoter dir la propria opinione mentre la materia si dispu-ta, ma dopo, quando, sentiti tutti, i decreti sono formatida’ deputati et approbati da’ presidenti, veduti anco etessaminati et approvati a Roma, il rivocargli in dubio e ri-cercarvi mutazione per interessi particolari era cosa li-cenziosa. Vinse finalmente il cardinale, persuasa la mag-gior parte de’ padri che la dottrina stabilita era de’ piùsensati teologi e più opposta alle nuovità luterane.

[Trattazione dell’estrema onzione; suoi capitoli et ana-tematismi]

Ma poiché è detto quasi l’intiero di quello che toccala materia di fede per questa sessione, è ben continuarequel poco che resta dire del sacramento dell’estrema on-zione. Intorno il quale parlarono i teologi con la medesi-ma prolissità, ma senza differenza alcuna tra loro. E so-

610Letteratura italiana Einaudi

Page 649: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

pra i loro pareri furono formati 3 capi di dottrina, e 4anatematismi. La dottrina conteneva in sostanza: chel’onzione degli infermi è vera e propriamente sacramen-to, da Cristo nostro Signore appresso san Marco insi-nuato e da san Giacomo apostolo publicato; dalle paroledel quale la Chiesa per tradizion apostolica imparò chela materia del sacramento è l’oglio benedetto dal vesco-vo, e la forma le parole quali il ministro usa; ma la cosacontenuta e l’effetto del sacramento è la grazia dello Spi-rito Santo che monda le reliquie del peccato e solleval’anima dell’infermo e dona qualche volte le sanità delcorpo, quando è utile per l’anima. I ministri del sacra-mento sono i preti della Chiesa, non intendendosi per ilnome de «presbiteroi» i vecchi, ma i sacerdoti; e questaonzione si debbe dar principalmente a quelli che sono instato per uscire di vita, i quali però, risanandosi, potran-no di nuovo riceverlo, quando saranno nello stesso sta-to. E per tanto si pronuncia l’anatema:

1. Contra chi dirà, che l’estrema onzione non sia verae propriamente sacramento da Cristo instituito.

2. Che non doni la grazia, non rimetti i peccati, nonallevi gl’infermi, ma sia cessata come quella che partene-va già alla grazia della sanità.

3. Che il rito usato dalla Chiesa romana sia contrarioal detto di san Giacomo e possi esser sprezzato senzapeccato.

4. Che il solo sacerdote non sia ministro e che sanGiacomo intendesse de’ vecchi d’età, e non de’ sacerdo-ti ordinati dal vescovo.

Ma se alcuno si maravigliasse perché nel primo capodella dottrina di questo sacramento sia detto che egli èda Cristo nostro Signore in san Marco insinuato et insan Giacomo publicato, dove l’antecedenza e la conse-quenza delle parole portava che non si dicesse insinuato,ma instituito, saprà che così fu primieramente scritto;ma avendo un teologo avvertito che gl’apostoli, de’ qua-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

611Letteratura italiana Einaudi

Page 650: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

li san Marco dice che ongevano gli infermi, in quel tem-po non erano ordinati sacerdoti, tenendo la Chiesa ro-mana che il sacerdozio gli fosse conferito solo nell’ulti-ma cena, pareva cosa ripugnante affermare la onzioneche essi davano esser sacramento e che i soli sacerdotisiano ministri di quello. Al che se ben alcuni, tenendoquella per sacramento e volendo che allora da Cristofosse instituita, rispondevano che, avendogli Cristocommandato di ministrar quell’onzione, gl’aveva fattisacerdoti quanto a quell’atto solamente, sì come se il pa-pa commandasse ad un semplice prete di dar il sacra-mento del cresma, lo farebbe vescovo quanto a quell’at-to, nondimeno parve troppo pericolosa cosa l’affermarquesto assolutamente. Perilché in luogo della parola«institutum» fu presa quell’altra «insinuatum». La qual,che cosa possi significare in tal materia, lo giudicheràogni uno che gli apostoli operarono allora con quelloche da san Giacomo fu commandato, et alla determina-zione fatta da questo concilio.

[ Articoli e decreti di riforma sopra la giurisdizzioneepiscopale]

Ma nella materia della riforma, sì come s’è detto, 14furono gl’articoli proposti, appartenenti tutti alla giuri-sdizzione episcopale; nella trattazione de’ quali, dopoaver inteso il parer de’ canonisti nelle congregazioni et iltutto letto nella generale, si venne alla formazione del de-creto: nel che la mira de’ vescovi non era altra che accre-scer l’autorità propria, recuperando quello che la corteromana s’aveva assonto spettante a loro; et il fine de’ pre-sidenti non era altro che di concedergli quanto mancofosse possibile; ma con destrezza procedevano l’una [e]l’altra parte, mostrando tutti d’aver una stessa mira alservizio di Dio e la restituzione dell’antica disciplina ec-

612Letteratura italiana Einaudi

Page 651: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

clesiastica. Riputavano i vescovi d’esser impediti da far illoro ufficio, perché, quando sospendevano alcuno, perurgenti cause note a loro, dall’essercizio degli ordini, gra-di o degnità ecclesiastiche, overo, per qualche simile ri-spetto, ricusavano concedergli passar maggior gradi, conuna licenzia da Roma o con una dispensa il tutto retratta-to, il che cedeva in diminuzione della riputazione episco-pale, in dannazione delle anime et in total detrimentodella disciplina. Sopra che fu formato il primo capo chesimil licenzie o restituzioni non giovassero. Ma però nonvolsero i presidenti che per riputazione della Sede apo-stolica fosse nominato né il pontefice, né il sommo peni-tenziario, né altri ministri di corte, da chi simil licenziesolevano impetrar. Erano ancora di grand’impedimentoli vescovi titolari, i quali, vedendosi per il decreto publi-cato nella sesta sessione privati di poter essercitar gl’uffi-cii potenficali nelle diocesi senza licenza del proprio ve-scovo, si ritiravano in luogo essente, non suddito adalcun vescovo, admettendo agl’ordini sacri i reietti giàda’ vescovi proprii come inabili, e questo per vigor diprivilegio di poter ordinare ciascuno che se gli presentas-se. Questo fu proibito nel secondo capo, con moderazio-ne, però, che per riverenzia della Sede apostolica non sifacesse menzione di chi ha concesso il privilegio; et inconsequenza di questo, nel terzo capo fu data facoltà da-ta da qual si voglia; le quali cose da’ vescovi avveduti era-no ben conosciute esser di leggier sussistenza, poiché perla dicchiarazione de’ canonisti sotto i nomi generali nonvengono mai comprese le licenze, privilegii e facoltà con-cesse dal pontefice, se non è fatta special menzion di lo-ro; con tutto ciò, non potendo di più aver, si contentava-no di questo tanto, sperando che il tempo potesse aprirstrada di far qualche passo più inanzi.

Era anco nella medesima sesta sessione stato decreta-to che nissun chierico secolare, per virtù di privilegiopersonale, né regolare abitante fuori del monasterio, per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

613Letteratura italiana Einaudi

Page 652: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vigor del privilegio dell’ordine suo, fosse essente dallacorrezzione del vescovo come delegato della Sede apo-stolica; il che riputando alcuni che non comprendesse icanonici delle catedrali o altre degnità delle collegiate, lequali non per privilegii,ma per antichissima consuetudi-ne, overo per sentenzie passate in giudicato, o per con-cordati stabiliti e giurati co’ vescovi si ritrovavano inpossessione di non esser soggetti al giudicio episcopale,et altri anco restringendo alle sole occasioni di visita, funel quarto capo ordinato, quanto a’ chierici secolari, ches’estendesse a tutti i tempi et a tutte le sorti d’eccessi, edicchiarato che nissuna delle sudette cose ostassero.

Non nasceva minor disordine perché dal pontefice, aqualonque così ricercava, con i mezzi usati in corte, eraconcesso giudice ad elezzione del supplicante, con auto-rità di protegerlo, difenderlo e mantenerlo in possessio-ne delle raggioni, levando le molestie che gli fossero da-te, estendendo anco la grazia a’ domestici e famigliari; equesta sorte de giudici chiamavano conservatori; i qualiestendevano l’autorità loro, in luogo di difender il sup-plicante dalle molestie, a sottrarlo dalle giuste correzzio-ni et anco a dare molestie ad altri ad instanzia loro e tra-vagliar ei vescovi et altri superiori ecclesiastici ordinariicon censure. A questo disordine provede il quinto capo,ordinando che non giovino le grazie conservatorie ad al-cuno, ad effetto che non possi esser inquisito, accusato econvenuto inanzi l’ordinario nelle cause criminali e mi-ste. Appresso, che le civili, dove egli sia attore, non pos-sino esser trattate inanzi al conservatore, e nelle altre, sel’attore averà il conservatore per sospetto o nascerà dif-ferenza tra esso e l’ordinario sopra la competenzia di fo-ro, siano eletti arbitri secondo la forma della legge, e chele lettere conservatorie che comprendono anco i fami-gliari, non s’estendano se non al numero di due soli eche vivino a spese di lui, e simili grazie non durino perpiù che 5 anni, né i conservatori possino aver tribunali;

614Letteratura italiana Einaudi

Page 653: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non intendendo però la sinodo di comprender in questodecreto le università, collegii de dottori o scolari, i luo-ghi de’ regolari e gl’ospitali. Sopra la qual eccezione,quando questo capo fu trattato, vi fu grandissima con-tenzione, perché pareva a’ vescovi che, contra ogni do-ver, l’eccezione fosse più ampla che la regola, essendomaggior il numero de’ dottori, scolari, regolari et ospi-talarii che delli altri che abbiano lettere conservatorie, eche ad un particolare è facile provedere, ma i disordiniche nascono per collegii et università esser importan-tissimi. Di questo il legato ne diede conto a Roma, doveessendo già deciso per quello che sotto Palo III fuconsultato, cioè esser necessario per mantenimento del-l’autorità apostolica che i frati et università dependesse-ro totalmente da Roma, non fu bisogno di nuova delibe-razione, ma fu immediate risposto che le conservatoriedi questi non fossero in alcun modo toccate. Onde es-sendo entrati in quel parere i padri della sinodo aderentia Roma, gl’altri, che erano numero minore, aggiontoqualche ufficio e qualche speranza per quietargli, furo-no costretti contentarsi dell’eccezione.

Il sesto capo fu sopra il modo di vestir de’ preti, nelche fu facilmente concluso di ordinare che tutti gl’eccle-siastici di ordine sacro o beneficiali fossero tenuti porta-re l’abito conveniente al grado loro, secondo l’ordina-zione del vescovo, dando a quello potestà di potersuspendere i trasgressori, se ammoniti non ubediranno,e privargli de’ beneficii, se dopo la correzzione non siemenderanno, col rinovare la constituzione del concilioviennense in questo proposito; la qual però era pocoadattata a quei tempi, proibendo le sopravesti vergate edi diversi colori, et i tabbarri più corti della veste, e lecalze scacute, rosse o verdi, cose disusate che non hannopiù bisogno di proibizione.

Fu antichissimo uso di tutte le nazioni cristiane che,ad imitazione della mansuetudine di Cristo nostro Signo-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

615Letteratura italiana Einaudi

Page 654: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

re, tutti i ministri della Chiesa fossero netti e mondi dalsangue umano, non ricevendosi mai ad alcuno ordine ec-clesistico persona macchiata d’omicidio, o fosse quellovolontario o casuale, e se qual si voglia ecclesiastico fosseincorso per volontà in simil eccesso, o per caso ancora,gli era levata immediate ogni fonzione ecclesiastica. Que-sto dalle altre nazioni cristiane, alle quali le dispense con-tra i canoni sono incognite, è stato et è di presente invio-labilmente osservato; ma dalla latina, dove le dispensesono in uso et in facilità, avendo commodo i ricchi di va-lersene, è rimato in osservanzia solo per i poveri. Essen-do proposto nel quarto e quinto articolo di moderarl’abuso, fu nel settimo capo statuito che l’omicida volon-tario resti sempre privo d’ogni ordine, beneficio et uffi-cio ecclesiastico, et il casuale, quando vi sia raggione didispensarlo, la commissione della dispensazione non siadata ad altri che al vescovo, et essendoci causa di noncommetterla a lui, al metropolitano, o ad un altro vesco-vo più vicino: il qual decreto ben si vedeva che non servi-va a moderar gl’abusi, ma più tosto ad incarir le dispen-se, perché quanto all’omicidio volontario non eranoligate le mani al pontefice, e quanto al casuale era servatoil decreto, non commettendo ad altri che al vescovo, manon impedito però il dispensare alla dritta senza com-metter la causa ad altri, facendo prima le prove in Roma,o veramente espedendo la dispensa sotto nome di motuproprio, o con altre clausule delle quali la cancellariaabonda, quando gli vien occasione di valersene.

Pareva che impedisse assai l’autorità episcopale certasorte de prelati, i quali, per conservarsi in qualche ripu-tazione nel luogo dove abitavano, impetravano dal pon-tefice autorità di poter castigar i delitti degl’ecclesiasticiin quel luogo, et alcuni vescovi anco sotto pretesto che ipreti loro ricevessero scandali e mali essempii da quellidelle diocesi vicine, impetravano autorità di potergli ca-stigare. Questo disordine desiderando alcuni che fosse

616Letteratura italiana Einaudi

Page 655: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rimediato con revocar totalmente simili autorità, ma pa-rendo che, se ciò si facesse, sarebbe dato disgusto a mol-ti cardinali e prelati potenti che abusavano tal autorità,fu trovato temperamento di conservargliela senza pre-giudicio del vescovo con ordinare nell’ottavo capo chequesti non potessero procedere se non con l’interventodel vescovo o di persona deputata da lui. Era un altromodo di sottopor le chiese e persone d’una diocese adun altro vescovo, con unirle alle chiese o benefcii diquello; il che, se ben veniva proibito con termini genera-li nella settima sessione, però non essendo tanto chiaro,quanto alcuni averebbono desiderato, ne dimandaronoespressa dicchiarazione; sopra che si venne in risoluzio-ne di proibir ogni unione perpetua di chiese d’una dio-cesi a quelle dell’altra, sotto qualonque pretesto.

I regolari facevano grand’instanzia di conservar i lorobeneficii e di racquistar anco i già perduti con l’inven-zione delle commende perpetue, e molti vescovi per di-versi rispetti desideravano suffragargli: per la qual causaaverebbono volontieri proposto che le commende per-petue fossero a fatto levate, ma dubitando della contra-dizione, si restringevano a moderarle. E dall’altro cantoi presidenti, vedendo il rischio che questa materia peri-colosa per la corte fosse posta a campo, proposero essiun leggier rimedio per impedire che si trattasse del buo-no: e questo fu che i beneficii regolari, soliti esser dati intitolo a religiosi, quando per l’avvenir vacheranno, nonsiano conferiti se non a professi di quell’ordine, overo apersona che debbi ricever l’abito e far la professione.Che fu il capo decimo: il che alla corte romana potevaimportar poco, essendo già commendati tutti quelli chesi potevano commendare, e ne’ prelati non era grand’ar-dore d’ottener maggior cosa, se ben cedeva in onor dellechiese loro aver abbati regolari residenti. Ma per il favo-re fatto al monacato di non usurpargli più di quello chesino allora era usurpato, gli fu congionto un contapeso

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

617Letteratura italiana Einaudi

Page 656: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nel seguente capo, con ordinare che non potessero averbeneficii secolari, eziandio curati. Il quale capitolo, seben parla di quei solamente che sono trasferiti da un’or-dine ad un altro, ordinando che non sia alcun ricevuto,se non con condizione di star nel chiostro, nondimenoper la parità della raggione, anzi per un argomento dimaggior raggione, è stato inteso generalmente di tutti. Eperché si concedevano in corte per grazia le chiese in iu-spatronato e per far anco maggior grazia a petizione dichi l’impetrava, era conceduto che potesero deputarpersona ecclesiastica con facoltà d’intistuir il presentato,nel duodecimo capo fu rimediato al disordine, ordinan-do che il iustpatronato non possi competere se non a chiaverà de nuovo fondato chiesa, overo averà provisto de’beni suoi patrimoniali per dote competente d’una fon-data; e per rimedio del secondo disordine, nel capo de-cimoterzo fu proibito al patrone, eziandio per virtù diprivilegio, di dar la presentazione ad altri che al vescovo.

[Ambasciata di Vittemberga al concilio. Cesare viene aIspruc]

Mentre che si trattavano queste materie, gionsero inTrento Giovanni Teodorico Pleniagoro e GiovanniEclino, mandati ambasciatori dal duca di Vittembergaal concilio con ordine che dovessero presentare publi-camente la confessione della loro dottrina, della qualedi sopra s’è parlato, et insieme dire che sarebbono an-dati teologi per esplicarla più copiosamente e difender-la, purchè gli fosse data sicurezza e salvocondotto, se-condo la forma del concilio basileense. Questi sipresentarono al conte di Montfort, ambasciatore cesa-reo, mostrarono il loro mandato e dissero aver commis-sione di proponer alcune cose in concilio. Il che dalconte riferito al legato, egli rispose che, sì come gl’altri

618Letteratura italiana Einaudi

Page 657: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ambasciatori inanzi ad ogni altra cosa si presentano a’presidenti per nome del pontefice e gli significano lasomma dell’ambasciaria, così dovevano far i vittember-gici; però andassero, che egli gl’averebbe ricevuto conogni umanità. Il conte fece la risposta, della quale nonsi contentarono, dicendo questo esser a punto uno de’capi ricchiesti in Germania, che nel concilio il papa nonpresedesse, al che non volendo contravenire senza ordi-ne del suo prencipe, averebbono scritto et aspettato ri-sposta. Provò il conte con destro modo di sottrar queltutto che il loro carico portava per avisarne il legato.Ma i vittembergici, stando sopra i generali, non usciro-no a specificazione alcuna. Il legato diede immediateaviso a Roma, ricercando il modo di governarsi, massi-me che s’intendeva doverne venir altri ancora.

Ma nel principio di novembre Cesare, per essere piùvicino al concilio et alla guerra di Parma, si trasferì inIspruc, non più distante da Trento di tre giornate e distrada anco assai commoda, in modo che poteva dagliambaasciatori suoi, occorrendo, esser in un giorno avi-sato. Ebbe il pontefice nuova tutt’insieme dell’arrivodell’imperatore e de’ vittembergici; e se ben si fidavadelle promesse di Cesare fattegli inanzi la convocazionedel concilio e replicate tante volte, e ne vedeva effetti,perché gl’ambasciatori imperiali raffrenavano i spa-gnuoli quando mostravano troppo ardire in sostentarl’autorità episcopale, e gl’interessi communi contra il redi Francia persuadevano a credere che dovesse persevera-re; nondimeno essendogli alle orecchie penetrato qualchecosa trattata in Germania, aveva anco qualche gelosiache, o per necessità, o per qualche grand’opportunitàche gl’affari potessero portare, non mutasse opinione.Prese però in se medesimo confidenza, considerandoche, se la Germania passava a guerra, non si sarebbe te-nuto conto di concilio, durante la pace, che egli avevagli ecclesiastici tedeschi dalla parte sua et i prelati italia-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

619Letteratura italiana Einaudi

Page 658: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ni, il numero de’ quali gli era facile aumentare, spinegn-do là tutti quelli che erano in corte, et il legato ben riso-luto e che, pieno di speranza di papato, opererebbe co-me per se medesimo, et il noncio sipontinoaffezzionatissimo alla persona sua, e finalmente essersempre aperto l’adito di riconciliarsi con Francia, cosada quel re desiderata; con mezo del quale e de’ prelatidel suo regno poteva ovviar ad ogni tentativo che con-tra l’aurotià sua fosse fatto.

Rispose al legato che poca instruzzione poteva dar dipiù a lui che era stato non solo consapevole, ma anco au-tor principale delle trattazioni passate nel formar la bolladella convocazione; raccordassesi che studiosamente fu-rono approvate in quella le cose decretate sotto Paolo;che fu detto al pontefice appartenere non solo il convo-care, ma l’indirizzare i concilii e presedervi col mezo de’ministri suoi; non lasciasse fare alcun foro pregiudicialead alcuna di queste; del rimanente si governasse sul fatto;raccordogli di fuggir i consegli medii et i temperamenticome la peste, quando d’alcuna d’esse si tratterà, ma im-mediate che la difficoltà nasca, debbia romper afatto,senza aspettar che gl’avversarii abbiano adito di penetra-re. Che non voleva caricarlo di adossarsi translazione odissoluzione del concilio, ma quando avesse veduto il bi-sogno, avisasse in diligenza. Del rimanente mettesse sem-pre a campo più materia che fosse possibile de’ dogmi,per far più buoni effetti: l’uno disperar i luterani di potertrovar modo di concordia, se non sottomettendosi afatto,et interressar anco i prelati maggiormente contra di loro;far che questi occupati non avessero tempo di pensar allamateria di riforma e dar anco presta espedizione al con-cilio, capo importantissimo, essendo sempre in pericolidi qualche inconveniente mentre dura; e quando si ve-desse costretto a dar loro qualche sodisfazione per am-pliar l’autorità episcopale condescendesse, stando peròindietro quanto fosse possibile; perché, quando ben si

620Letteratura italiana Einaudi

Page 659: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

concedesse qualche cosa pregiudiciale alla corte, comealquante erano concesse sin allora, restando l’autoritàpontificale intiera, restava insieme modo di ritonar facil-mente le cose allo stato di prima.

[Quarta sessione. Giudicii sopra i decreti d’essa]

Essendo le cose in questi termini, venne il 25 novem-bre, giorno destinato per la sessione. In quello si con-gregarono i padri e col solito ordine s’incaminarono al-la chiesa, dove, compite le ceremonie, dal vescovocelebrante fu letta la dottrina della fede, gli anatemati-smi et il decreto della riforma, de’ quali, avendo giè re-citato il tenore, altro non resta dire. E finalmente fu let-to l’ultimo decreto per dar ordine alla sessione futura;nel quale si diceva che, essendo quella già stabilita per il25 genaro, in essa si doverà insieme con la materia delsacrificio della messa, trattar ancora del sacramentodell’ordine; così volle che fosse pronunciato il legato,seguendo il parer del papa, che fosse ben metter in ta-vola assai materie de dogmi. Finita la sessione, usò dili-genza il legato che i decreti d’essa non fossero stampatie fu osservato il suo ordine a Ripa, dove era la stampa egl’altri si solevano stampare; ma non si poté tener chemolte copie non uscissero di Trento, onde furono stam-pati in Germania, e la difficoltà e la dilazione di uscir inluce eccitò maggiormente la curiosità e la diligenza decritici di far essamine più essatto per indagar la causadella procurata secretezza.

Gran materia di discorso diede quello che nel primocapo della dottrina e nel sesto canone era deciso, cioèche Cristo, quando soffiò verso i discepoli e diede lorolo Spirito Santo, dicendo che saranno rimessi i peccati aquelli a chi essi gli rimetteranno e ritenuti a quelli a chigli riteneranno. Era considerato che il battesmo prima

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

621Letteratura italiana Einaudi

Page 660: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

era usato da’ giudei per mondizia legale, poi da san Gio-vanni applicato per preparazione d’andar al messia ven-turo, e finalmente da Cristo con espresse parole e chiareinstituito sacramento per remissione de’ peccati et in-gresso nella Chiesa, ma ordinando che si ministrasse innome del Padre, Figlio e Spirito Santo. Parimente esserstato un postcenio instituito dagl’ebrei nella cattività ba-bilonica con pane e vino per ringraziamento e memoriadell’uscita d’Egitto, mentre che per esser fuori della ter-ra di promissione non potevano mangiare l’agnello dellaPasca: il qual rito imitando Cristo, nostro Signore, insti-tuì una eucarista per render a Dio grazie della universaleliberazione del genere umano et in memoria di lui chene fu l’autore con lo spargimento del sangue. E con tut-to che fossero simili riti già in uso, se ben per altri fini,come è detto, nondimeno la Scrittura esprime tutte lesingularità di quelli; ora che Cristo volesse introdur unrito di confessar ad un uomo i peccati suoi in singolarecon tanta essattezza, di che non era uso alcuno simile, evolesse esser inteso con parole, da’ quali per sola moltoinconnessa consequenza si potesse cavare, anzi non sen-za molte lontanissime consequenze, come si faceva dalconcilio, pareva cosa maravigliosa. Et era anco in mara-viglia perché, stante l’instituzioine per il verbo di «ri-metter», non fosse usata per forma: «ti rimetto i pecca-ti», più tosto che «ti assolvo». Aggiongevano altri che, seper quelle parole è instituito o un altro, o quello stessoper chi è ligato, nel quale sia parimente questa forma:«ligo te», non potendosi capire come la medesima auto-rità d’assolvere la prononcia delle parole: «absolvo te», equella di ligare non ricchieda la prononcia delle parole«ligo te». E con che raggione per esseguir quello cheCristo ha detto: «Quorum retinueritis», etc. e «quaecun-que ligaveritis», etc. non è necessario dir «ligo te», maper esseguir «Quorum remiseritis» e «quacumque solve-ritis» è necessario dire: «absolvo te».

622Letteratura italiana Einaudi

Page 661: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Similmente era criticata la dottrina inferita nel quintocapo, dove si dice che Cristo con le medesime paroleconstituì i sacerdoti giudici de’ peccati, e però sia neces-sario confessargli tutti intieramente in specie e singolar-mente, insieme con le circostanze che mutano specie;imperochè chiaramente appar dalle parole di nostro Si-gnore che egli non ha distinto due sorti di peccati, unada rimetter e l’altra da ritenere, che per ciò convengasaper de’ quali il delinquente sia reo, ma una sola chegli comprende tutti; e però non è detto se non «pecca-ta» in genere; ma ben ha distinto due sorti de peccatori,dicendo: «quorum» e «quorum»: una de’ penitenti, aquali si concede la remissione, l’altra de’ impenitenti, aquali si nega. Però più tosto hanno da conoscere lo sta-to del delinquente, che la natura et il numero de’ pecca-ti. Ma poi quello che s’aggionge delle circonstanze chemutano specie, si diceva che ogni uomo da ben potevacon buona conscienza giurare che i santi apostoli e lorodiscepoli dottissimi delle cose celesti, non curando lesottilità umane, mai seppero che vi fossero circonstanzemutanti specie, e forse, se Aristotele non avesse intro-dotta questa speculazione, il mondo a quest’ora ne sa-rebbe ignaro; e tuttavia se n’è fatto un articolo di fede,necessario alla salute. Ma sì come veniva approbato che«absolvo» è verbo giudiciale e riputata buona conse-quenza che, se i sacerdoti assolvono, sono giudici, cosìpareva un’inconstanza il condannar quelli che dicevanoesser un ministerio nudo di prononciare, essendo cosachiara che l’officio del giudice non è se non pronunciarinnocente quello che è tale, e colpevole il trasgressore.Ma il far di delinquente giusto, come s’ascrive al sacer-dote, non sostiene la metafora del giudice. Fa il prenci-pe grazia a’ delinquenti della pena, restituisce alla fama:a questo è più simile chi fa de empio giusto, e non algiudice, che trasgredisce il suo officio sempre che altroprononcia, salvo che quello che ritrova esser prima ve-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

623Letteratura italiana Einaudi

Page 662: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ro. Ma più stupivano che d’ogni altra cosa nel legger ilcapo dove si prova la specifica e singolare confessionede’ peccati con le circostanze, perché il giudicio non sipuò essercitar senza cognizione della causa, né servarl’equità nell’imponer le pene, sapendogli solo in genere;e più sotto, che Cristo ha commandato questa confes-sione, acciò potessero imponer la condegna pena. Dice-vano che questo era ben un ridersi palesamente delmondo e stimare tutti per sciocchi e persuadersi doveresser creduta loro ogni assordità senza pensar più oltra.Imperochè chi è quello che non sa e non vede quotidia-namente che i confessori danno le penitenze non solosenza ponderare il merito delle colpe, ma anco senzaaverci sopra alcuna minima considerazione. Parerebbe,ben considerato il parlare del concilio, che i confessoriavessero una bilancia che trasse sino agl’atomi; e purcon tutto ciò ben spesso il recitar 5 Pater sarà dato inpenitenza per molti omicidii, adulterii e furti: et i piùletterati tra i confessori, anzi l’universale d’essi, nel darla penitenza, dicono a tutti che impongono solo partedella penitenza. Adonque non è necessario impor quel-la essatta penitenza che le colpe meritano: onde né me-no la specifica numerazione de’ peccati e circostanze.Ma a che andar tanto lontano, se l’istesso concilio, nelnono capo della dottrina e nel decimoterzo anatemati-smo statuisce che si sodisfa anco per le pene volontariee pe rle toleranze delle aversità? Adonque non fa biso-gno, anzi non è cosa giusta impor in confessione la cor-rispondente pena; perilchè né meno far la specifica nu-merazione che per queta causa si dice ordinata. Etaggiongevano che senza considerar ad alcuna delle cosesudette il confessore, quantonque dottissimo, attentissi-mo e prudentissimo, avendo ascoltata la confessioned’un anno di persona mediocre, non che di più annid’un gran peccatore, è impossibile che dia giudicio del-la pena, eziandio che avesse canoni di ciascuna debita a

624Letteratura italiana Einaudi

Page 663: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

qual si voglia peccato, senza pericolo di fallare dellametà per dir poco. Poiché né anco un tal confessore, ve-dendo in scritto e considerando più giorni, potrebbe farun bilancio che dasse nel segno, non che ascoltando erisolvendosi immediate, come si fa. Sarebbe pur giusto,dicevano, che non fossimo così disprezzati, con tenercitanto insensati che dovessimo creder tante assordità.Della riservazione de’ casi fu troppo detto quello cheda’ teologi di Lovanio e Colonia era stato predetto, etera attribuita a dominazione et avarizia.

[In congregazione si ordina di trattar della messa e delcalice. Difficoltà sopra le proposte de’ vittembergici]

Ma nel concilio, il dì seguente si fece la generale con-gregazione, per metter ordine alla discussione della ma-teria del sacrificio della messa e della communione delcalice e de’ fanciulli; e con tutto che già i decreti eranoformati per la sessione de 11 ottobre e differiti, nondime-no come se niente fosse trattato, di nuovo fu discorso, eteletti i padri a raccogliere gl’articoli per disputar, e poieletti i padri a formar il decreto: e perché le cose s’affret-tavano, subito furono formati al numero di 7, sopra qua-li fu disputato 2 volte al giorno: nel qual numero fu postol’ambasciatore di Ferdinando e Giulio Plugio, vescovo diNamburgo e per maggior onore anco l’elettor di Colo-nia, acciò tutta quella dottrina paresse venir di Germaniae non da Roma. Furono formati 13 anatematismi, con-dannando per eretici quelli che non la tengono per veroe proprio sacrificio o che asseriscono non giovare a’ viviet a’ morti, overo non ricevono il canone della messa odannano le messe private overo le ceremonie che la Chie-sa romana usa, e poi formati 4 capi di dottrina: che nellamessa si offerisce vero e proprio sacrificio instituito daCristo; dalle necessità del sacrificio della messa e della

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

625Letteratura italiana Einaudi

Page 664: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

convenienza con quello della croce; de’ frutti di quel sa-crificio e dell’applicazione d’esso; de’ riti e ceremoniedella messa. Le qual cose tutte furono stabilite per le fe-ste di Natale e non son narrate qui più particolarmentepoiché nella sessione seguente non furono publicate.

Ma mentre che i padri si trattengono nelle azzioniconciliari, ricevettero gl’ambasciatori di Vittemberg ri-sposta dal suo prencipe che dovessero caminar inanzi epresentar la loro dottrina nel miglior modo che poteva-no; perilchè essi, essendo assente il conte di Montfort,fecero officio col cardinale di Trento che operasse co’presidenti di far ricever le lettere e poi congregar i padriet ascoltargli. Il cardinale promesse ogni buon officio,ma disse esser necessario riferir prima al legato quelloche dovevano trattare, esendo così statuito da’ padri,mossi da’ rumori, che nacquero per l’abbate di Bellosa-na. Essi gli communicarono la loro instruzzione, dicen-do che erano mandati per ottener un salvocondotto co-me fu dato in Basilea a’ boemi per i teologi loro, e cheavevano commissione di presentar la loro dottrina, acciòtra tanto fosse da’ padri essaminata, per esser in ordine aconferire co’ teologi, quando fossero arrivati: della qualeavendo il cardinale fatta relazione al legato, egli gli com-municò quanto al papa gli era stato scritto e gli consi-derò che non era da permettere che né essi né altri pro-testanti presentassero la loro dottrina, né meno fosseroadmessi a difenderla, perché non si vederebbe il finedelle contenzioni: esser officio de’ padre, il quale ancoera sino a quell’ora esseguito e s’averebbe così continua-to, d’essaminar la dottrina loro tratta da’ libri e condan-nar quella che meritava; se essi protestanti avesseroqualche difficoltà e la proponessero umilmente e mo-strandosi pronti a ricever instruzzione, gli sarebbe datasecondo l’aviso del concilio; e però che negava assoluta-mente di voler che si congregassero i padri per ricever ladottrina loro, e da questo parer non poter dipartirsi,

626Letteratura italiana Einaudi

Page 665: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quando ben dovesse metterci la vita. Per quello che toc-cava al dar salvocondotto in altra forma, che era con es-sorbitante indegnità della sinodo che non si fidasserodel conceduto, e che il trattarne era ingiuria alla Chiesadi Dio insopportabile e degna che ogni fedele vi mettes-se la vita per propulsarla.

Il cardinale di Trento non volse dar risposta cosìaspera agl’ambasciatori, ma disse che il legato aveva sen-tito con sdegno la proposizione loro di voler prescriver-la agl’altri con tanto indecoro et assordità. Perilchè gliconsegliava trapassar qualche giorno sin che lo sdegnodel legato fosse rimesso e poi principiar la proposta daqualch’altro capo, per capitar poi a quelli del presentarla dottrina e chieder il salvocondotto. Ricevettero il con-seglio e, dopo qualche giorni, essendo partito il cardina-le di Trento, fecero far officio per l’ambasciatore cesa-reo, acciò dal legato fosse ricevuto il loro mandato etascoltata la proposizione, per dover essi, intesa la mentedi lui, deliberare secondo che dal loro prencipe avevanoinstruzzione. L’ambasciatore trattò col legato, dal qualeebbe l’istessa risposta data al Trento, perché non sde-gno, ma deliberata volontà l’aveva somministrata allora.L’ambasciatore, intesa la mente del cardinale, giudicòche per allora il negozio non potesse aver luogo, e cono-scendo che il riferir la risposta era contra la degnità diCesare, quale aveva così largamente promesso cheogn’un sarebbe stato udito et averebbe potuto libera-mente proporre e conferire, in luogo di dar risposta pre-cisa a’ vittembergici, trovò diverse scuse a fine di portarla cosa inanzi; né lo seppe far con tanta arte, quanton-que fosse spagnuolo, che non scoprissero esser pretestiper non dar una negativa aperta.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

627Letteratura italiana Einaudi

Page 666: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Argentina et altre città mandano al concilio. Massimi-liano, passando per Trento, ode le querele de’ protestanti]

Andarono in questo tempo a Trento ambasciatori dellacittà d’Argentina, e di 5 altre insieme, con instruzzione dipresentar la loro dottrina. Questi adoperarono VielmoPittavio, terzo ambasciatore cesareo, il quale per non in-contrar nelle difficoltà occorse al collega, pigliò il loromandato e gli confortò ad aspettar pochi giorni, sin che lomandasse a Cesare e ricevesse da lui risposta, perché inquesta guisa si caminerebbe con piede fermo. Questo fucausa che anco i vittembergici si fermarono, e l’ambascia-tore scrisse a Cesare dando conto della risoluzione del le-gato e mostrando quanto fosse contra la degnità dellaMaestà Sua che non si tenesse conto d’una così onesta egiusta parola data da lei. Ma Cesare, volendo rimediareall’indegnità che riceveva e cavar anco frutto dal conciliocon destro modo, aspettando gl’ambasciatori dell’elettordi Sassonia in breve, scrisse che gl’altri fossero trattenutisino al loro arrivo, certificandogli che allora sarebbonostati uditi e conferito con essi loro con ogni carità.

Al 13 di decembre passò per Trento Massimiliano, fi-gliuolo di Ferdinando, con la moglie e figliuoli, e fu in-contrato dal legato e da’ prelati italiani e spagnuoli e daalcuni germani ancora. I prencipi elettori non l’incontra-rono, ma lo visitarono all’alloggiamento. Con lui ancoragl’ambasciatori protestanti fecero condoglienza che contante promesse fatte loro da Cesare, però non potevanomanco aver udienza, e lo pregarono ad aver pietà diGermania, perché quei preti, come forestieri, per mini-mi rispetti loro non curano, se ben la vedono ardere, an-zi col loro precipitar le determinazioni e gl’anatemi, fan-no le controversie ogni giorno più difficili. Massimilianogli confortò ad usar pazienza e gli promise di far officiocol zio, che le azzioni del concilio passassero secondoche nella dieta aveva promesso.

628Letteratura italiana Einaudi

Page 667: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Il papa crea molti cardinali. In congregazione si ordinadi trattar del sacramento dell’ordine]

Al Natale creò il pontefice 14 cardinali italiani: 13 nepublicò allora et uno si riservò in petto per publicarlo alsuo tempo. E per onestar una creazione così numerosanel principio di ponteficato, massime essendoci 48 car-dinali nel collegio, che era stimato in quei tempi numeromolto grande, prese occasione dalle azzioni del re diFrancia. Del quale si querelò, così per la guerra che fa-ceva contra la Sede apostolica, come per gl’editti publi-cati, aggiongendo una nuova, arrivata allora da Lione eda Genoa, che minacciasse anco far un patriarca inFrancia, la quale quando si fosse verificata, diceva essernecessario proceder contra lui per via giudiciaria, nelche averebbe riscontrato in molte difficoltà per il grannumero de’ cardinali francesi, a quali bisognava mettercontrapeso creandone di nuovi, e persone di valore, de’quali la Sede apostolica nelle occasioni importanti si po-tesse valere. Fu dal collegio corrisposto, et i nuovi cardi-nali ricevuti. Dopo questo spedì in diligenza il vescovodi Montefiascone a Trento con lettere credenziali al car-dinal Crescenzio et a’ tre elettori. A questi mandò perrallegrarsi della loro venuta e ringraziargli del zelo e ri-verenza verso la Sede apostolica, essortandogli alla per-severanza. Ordinò che dalle loro conto della creazionede’ cardinali fatta per aver ministri dependenti da sé,poiché i vecchi erano dependenti tutti da qualche pren-cipe; e gli diede anco commissione di scusarlo dellaguerra di Parma, dicendo che egli non faceva guerra, maera fatta a lui, che contra il voler era necessitato difen-dersi. Al cardinal Crescenzio mandò a dar conto de’ car-dinali fatti, con prometter che averebbe fatto intender atutti loro la mente sua come dovessero in ogni tempodeportarsi verso un suo amico al quale teneva tanti obli-ghi; fece anco dir al noncio sipontino molto in secreto

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

629Letteratura italiana Einaudi

Page 668: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che di lui aveva disposto come l’amicizia comportava:non si curasse di saper in che, ma attendesse a servir co-me per il passato era stato solito di fare.

Fatte le feste di Natale si fece congregazione generaleper dar forma alla trattazione del sacramento dell’ordine.Fu raggionato degl’abusi che in quello sono nella Chiesaentrati, dicendo il noncio veronese che in tutti certamentequalche abuso era degno di correzzione, ma in questo eral’oceano degl’abusi. E dopo che da molti furono fatteesclamazioni assai tragiche, si pensò che era ben primapropor, secondo il costume, gli articoli tratti dalla dottrinaluterana, poi discuter quali si dovevano dannar per ereticie formar gli anatematismi et i capi di dottrina, et in fineparlar degl’abusi. Furono dati a’ teologi 12 articoli, sopraquali sollecitamente si parlava mattina e sera; da’ voti de’teologi, i padri deputati formarono prima 8 anatematismi,dannando per eresia il dire che l’ordine non è vero e pro-prio sacramento, et un solo che tende per molti mezi al sa-cerdozio; il negare la ierarchia; il dir che ci vogli il consen-so del popolo; il dir che non vi sia un sacerdozio visibile;che l’onzione non sia necessaria; che non si dia lo SpiritoSanto; che i vescovi non siano de iure divino e superiori a’preti. Sopra questi anco furono formati quattro capi didottrina: della necessità et instituzione del sacramentodell’ordine; del visibile et esterno sacerdozio della Chiesa;della ierarchia ecclesiastica, e della differenza del prete dalvescovo. La qual dottrina e canoni essendo approvati dallacongregazione generale, furono posti tutti in un decretosotto l’istesso contesto con quello del sacrificio, per publi-cargli nella sessione; se ben ciò non fu fatto per le raggioniche si diranno: perilchè anco non si fa più particolar men-zione delle cose che in quelle congregazioni di decembre egenaro passarono, essendo le stesse materie ventilate dinovo sotto Pio IV nella terza ridozzione; alla quale quandosaremo gionti, narrerò le differenze tra questi decreti for-mati ora e quelli che furono stabiliti dopo, sotto Pio.

630Letteratura italiana Einaudi

Page 669: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Rumori di guerra a Trento. Ambasciatori del Sassone,e difficoltà nella lor recezzione]

Ma andando a Trento da molte parti nuova che si fa-cevano soldati per tutta Germania e temendosi di guer-ra, i tre elettori, che vedevano le cose loro in pericolo,mandate lettere e messi all’imperatore, ricchiedevano dipoter tornar alli Stati loro per conservazione delle coseproprie. Cesare, che desiderava la continuazione delconcilio, gli rispose nel principio del 1552 che i romorinon erano tanto grandi quanto la fama portava; che egliaveva mandato a veder la verità e s’erano trovati sola-mente alcuni pochi sollevati, ma che le città erano in of-ficio e che Maurizio, del quale era rumore che fosse inmoto, doveva andarlo a trovare et aveva anco già desti-nato ambasciatori, i quali tuttavia si trovavano in Isprucper inviarsi immediate a Trento; che quei pochi soldatialloggiati nella Turingia, quali trascorsi avevano fattodanno nelle terre del Magontino, erano mossi per solomancamento de stipendii; che egli aveva mandato per-sona espressa acciò fossero pagati e licenziati; che egliera consapevole di tutto quello che si diceva e temeva,né trascurava cosa alcuna; aveva in ogni luogo chi l’avi-sava, né perdonava a spesa; perilché gli confortava anon abandonar il concilio, che portarebbe pericolo edisciogliersi con la loro partenza, con danno notabiledella religione: e se i loro Stati hanno bisogno di qual-che provisione, commandino a’ loro ministri et avisinolui, che gli darà ogni aiuto.

Al 7 di gennaro gionsero a Trento Volgio Colero eLeonardo Badehorno, ambasciatori di Maurizio, elettordi Sassonia, che diede grand’allegrezza agl’elettori e pre-lati germani, assicurati di questo che Maurizio non ten-tasse novità. Trattarono prima con gl’ambasciatori diCesare, dicendo che il suo prencipe, come desiderosodella concordia, aveva deliberato mandar al concilio al-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

631Letteratura italiana Einaudi

Page 670: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cuni teologi, uomini pii et amatori della pace, il che ave-rebbono anco fatto gli altri prencipi protestanti: ma eranecessario prima un salvocondotto nella forma del basi-leense, e che tra tanto in concilio si fermasse ogni tratta-zione, e che gionti quelli che reessaminassero le cose giàtrattate, non essendo concilio generale se non vi inter-vengono tutte le nazioni. Che il pontefice non vi abbiaautorità di presedere, ma si sottoponga al concilio e re-lassi il giuramento a’ vescovi, acciò i voti siano liberi.Aggionsero gl’ambasciatori che nella congregazione de’padri averebbono esposto le cose piu abondantemente,la qual desideravano che si adunasse presto, perché iteologi erano 40 miglia lontani et aspettavano solo d’es-ser chiamati. Gl’ambasciatori cesarei risposero buoneparole, perché Cesare, per trattener Maurizio, avevacommandato che fossero ben trattati. Questi ambascia-tori fecero i medesimi officii co’ prencipi elettori e colcardinale di Trento, ma ricusarono di trattare col cardi-nale Crescenzio e co’ suoi colleghi per non parer che gliriconoscessero. Instavano d’esser admessi in publico perpresentare le patenti loro et esser ricevuti come eranostati accettati quelli dell’elettor di Brandeburg; di che icesarei gli davano speranza, anzi promessa, per tratte-nergli. Ma dall’altra parte il legato et i nonci apertamen-te ricusavano d’alterare la formula del salvocondotto,dicendo esser troppo indegnità della sinodo, che rap-presenta tutta la Chiesa catolica, che 4 settarii debbianometter difficoltà di fidarsi in lei; né meno volevano fer-mar il corso de’ decreti già maturamente ordinati: e chesperanza vi potrà esser della conversione di Germania,quando vengono con questa dimande? E quandoall’udirgli in publico, essendogli stato promesso, era giu-sto; ma essendo mandati a quel concilio, del quale han-no veduto e sanno che il legato e noncci apostolici sonopresidenti, è necessario che gli riconoscano per tali, esenza questo non poter admettergli, cosí tenendo com-

632Letteratura italiana Einaudi

Page 671: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

missione speciale dal papa, data loro quando gionseroquei di Vittemberg; che di rilasciare giuramenti et altretal impietà e biasteme contra la Sede apostolica non di-cevano altro, disposti a morire piú tosto che tolerarle;che sarebbono partiti e disciolto il concilio e comman-dato a’ prelati di non intervenir ad atto alcuno. Fu diquesto avisato Cesare, al quale il negozio era molto acuore, e restò offeso per la pertinacia de’ ponteficii, chevolessero per pontiglio metter un negozio di tanto rilevoin conquasso e far nascer una guerra, la qual potesse infine esser anco il loro esterminio, e rimandò ordineagl’ambasciatori suoi et al cardinale Madruccio che fa-cessero opera di quietare il legato et usassero l’autoritàsua, prima con preghiere, poi anco con parole alte, senon trovavano temperamento che sodisfacesse ad ambele parti e costringessero con modi civili il legato et i non-cii a condescender al giusto.

Gl’ambasciatori cesarei et il Madruccio, preso conse-glio, risolsero di non tentar co’ pontificii tutt’insieme,ma per principio solo trattar del ricever gl’ambasciatori.Dopo longhe persuasioni, le quali miravano a mostrareche quando fossero i sassoni introdotti nel consesso, do-ve essi erano presidenti, si poteva dir che la presidenzaera assai riconosciuta, quantonque non fosse con lorocomplito inanzi a parte, alle persuasioni aggionsero lepreghiere per nome di Cesare, miste con qualche parolasignificante che conveniva non abusar la sua clemenza,né costringerlo a pigliar altri rimedii: la necessità esserun potente incitamento a chi ha la forza in mano. In fineil Crescenzio si lasciò condurre che fossero ricevuti, nonin sessione, ma in publica congregazione generale in ca-sa di lui, parendogli con questo esser riconosciuto percapo. Spontato questo, vennero al soprasedere le mate-rie. Diceva il Toledo aver sentite tante volte predicareesser cosí cara a Cristo la salute d’un’anima sola, che de-scenderebbe di nuovo ad esser crocifisso per acquistar-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

633Letteratura italiana Einaudi

Page 672: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la, et ora con differire si recusava per salvar tutta Ger-mania: dove era l’imitazione di Cristo? Si scusava il lega-to co’ commandamenti del papa assoluti, a’ quali nonpoteva contravenire, ma replicando l’ambasciatore cheal ministro si dà l’instruzzione in scritto e la discrezzionesi rimette alla prudenza, disse il legato che vedeva moltoben quello esser un grado per incaminarsi a dimandarretrattazione delle cose decise. Gli diede parola l’amba-sciatore che di ciò non averebbe trattato mai, anzi ave-rebbono fatto efficaci officii co’ sassoni per fargli desi-stere da questa instanza; in fine il legato, persuaso dalnoncio veronese, che prima s’era lasciato superare (dice-va egli) per non adossar al papa et al concilio un tantocarico, che fosse precipitato un negozio tanto importan-te per la negazione d’una poca dilazione, condescese adire che si contentava, purché da’ prelati nella congrega-zione generale fosse prestato assenso; a quali anco si ri-metteva intorno il salvocondotto che ricchiedevano.

Fu fatta la congregazione per consultar sopra questiparticolari e fu facile risolvere la dilazione per gl’officiifatti dagl’imperiali. Del salvocondotto non fu cosí facile laconsultazione, non solo per la raggion allegata dal legato,ma anco perché era aborrito il nome del concilio basi-leense et il rimettersi a quello; e quello che piú importava,stimando che alcune cose potevano convenire a quei tem-pi e non a questi, perché i boemi avevano dottrina nontanto contraria alla Chiesa romana. Con tutte queste op-posizioni l’autorità de’ tre elettori, del cardinale Madruc-cio e l’officio degl’ambasciatori cesarei prevalse.

Ma da Pietro Tagliavia, arcivescovo di Palermo, fu ag-gionto che si lasciava di consultare un ponto molto prin-cipale: come s’averebbe trattato con gl’ambasciatori, neldar loro luogo da sedere o no, nell’usar verso loro et iprencipi loro termine d’onore; perché non lo facendo,era romper il negozio, e facendolo era gran pregiudicioonorar eretici manifesti o tenergli in altro conto che de

634Letteratura italiana Einaudi

Page 673: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rei. La stessa e maggior considerazione si doveva aver delmodo di governarsi co’ teologi venturi. Quali pretendo-no aver voto et al sicuro vorranno esser a parte nelle di-spute e consulte, né permetteranno esser tenuti nello sta-to che la Chiesa debbe, e nonpuò tenergli altrimenti, cioèdi eretici, scommunicati e dannati, con quali non è lecitotrattare, se non per instruirgli, se umilmente lo ricchiedo-no, e perdonargli per grazia. Sopra questa proposizionefu assai detto della varietà de’ tempi, a quali convienech’ogni legge s’accommodi; che i medesimi pontefici chestatuirono quelle decretali non le farebbono in questeoccasioni: nissuna cosa piú facilmente rompersi che lapiú dura. Le qual raggioni, se ben persuadevano la mag-gior parte, con tutto ciò non sapevano che risolvere. Pa-reva che il determinare qual rigor delle leggi si dovesseritenere e qual rilasciare fosse cosa di molta e longa con-sultazione e da non risolver senza il pontefice romano etil collegio de’ cardinali, ma l’angustia del tempo noncomportarlo. Questo rese tutti ambigui, quando oppor-tunamente il vescovo di Namburg, preso per fondamen-to che la necessità iscusava ogni trasgressione e che inGermania, ne’ colloquii e diete, queste considerazionisono state maturate e cosí deciso; ma per sicurar meglioil tutto, era ben fare una protestazione inanzi: che tuttofosse fatto per carità e pietà, quali sono sopra ogni legge,e per ridur gli sviati, e s’intendesse fatto sempre senzapregiudicio, con quelle clausule che i iurisperiti saprannotrovare. Questo parer fu abbracciato prontamente da’primi, da’ prelati tedeschi, da’ spagnuoli poi, e dagl’ita-liani in fine, con qualche tepidezza; stando sempre im-mobile il legato e mostrando ben chiaramente che stavaquieto, costretto dalla necessità. Fermate queste risolu-zioni fu deliberato che il giorno 24 del mese si facessecongregazione generale, dove gl’ambasciatori sassonifussero ricevuti et uditi; che il 25, giorno perciò destina-to, si tenesse la sessione, nella quale si publicasse la dila-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

635Letteratura italiana Einaudi

Page 674: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

zione sino alla venuta de teologi protestanti; che fosseroeletti padri, che insieme col noncio sipontino formasseroil decreto, la protestazione et il salvocondotto. Gl’amba-sciatori cesarei chiesero d’aver la minuta del salvocon-dotto prima che si publicasse, per farlo veder a’ prote-stanti, acciò che non satisfacendo loro, si potessecompire in maniera che non avessero occasione di rifiu-tarlo, come dell’altro avevano fatto.

S’attese ne’ giorni seguenti alle sudette cose, le qualicompite, gl’ambasciatori cesarei chiamarono a loro iprotestanti; et avendo l’ambasciatore Pittavio fatto uneloquente encomio della bontà e carità de’ padri, et es-sortato essi protestanti a dar qualche particella di sodi-sfazzione al concilio, sí come essi ne davano molta a lo-ro, gli disse che era concluso di ricever i mandati e lepersone et udir le proposte loro in publico, differire laconclusione delle cose, ancorché discusse e maturate,per aspettar i teologi et ascoltargli prima, che averebbo-no avuto il salvocondotto amplissimo, come ricercava-no, del quale era fatta la minuta; e si estese molto inmostrar che erano favori e grazie memorabili, passandopoi a dire esser necessario conceder alcuna cosa al tem-po e non voler tutto in un momento. Quando si sarànella trattazion, l’occasione gli farà ottener molte coseche inanzi parono difficili; che i padri desiderano la ve-nuta de’ teologi, e che essi medesimi ambasciatori cesa-rei hanno cose di gran momento da proponere e stannosolo aspettando che sia dato principio da’ protestanti,per comparer fuori poi essi. Per questo rispetto, nelladimanda che il pontefice si sottometta al concilio glipregavano andar lentamente, perché anco i padri cono-scevano che vi era qualche cosa da corregere nella gran-dezza ponteficia, ma che bisognava caminar con sottildesterità; che essi medesimi esperimentavano tutto ’l díla singolare destrezza et arte che bisognava usare trat-tando con ministri pontificii. Parimente che il reessami-

636Letteratura italiana Einaudi

Page 675: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nar le cose già concluse non era da proponer cosí nelbel principio, che sarebbe con troppo infamia e deso-nore del concilio: però i teologi andassero, che sarebbo-no uditi in tutte le cose opportunamente, e non glimancherà mai, se si vederanno gravati in alcuna cosa, ilpartir liberamente.

I protestanti, ritirati tra loro, veduta la minuta del sal-vocondotto, non si contentarono, per non esser confor-me alla basileense, nella quale a’ boemi 4 cose furonoconcesse di piú:

1. che essi ancora avessero voto decisivo;2. che fosse giudice nel concilio la Sacra Scrittura, la

prattica della Chiesa vecchia, li concilii et interpreticonformi alla Scrittura;

3. che potessero far essercizio della sua religione incasa loro;

4. che non fosse fatta alcuna cosa in vituperio o sprez-zo della loro dottrina; delle quali la seconda era moltodiversa dalla formula data loro, le altre tre erano trala-sciate totalmente. Ebbero anco suspizione, perché quelconcilio non prometteva la sicurezza per nome del pon-tefice e del collegio de’ cardinali, come dal basileenseera stato fatto: risolsero nondimeno di non far menzionedi questo, ma ben ricercare che le altre quattro particoleommesse fossero inserte; e ritornati agli ambasciatori ce-sarei, apertamente si dicchiaravano che in quella formanon potevano riceverlo, avendo nelle loro instruzzioniquesta espressa commissione. Il Toledo mostrò sdegnar-si che non si contentassero di quello che egli et i suoicolleghi avevano ottenuto con gran fatica, che l’impor-tanza stava nella sicurezza dell’andar e del partir, et il re-sto apparteneva al modo di trattare; che meglio s’ave-rebbe potuto concludere con la presenza de’ teologi;esser cosa troppo ardua il non voler rendersi in parte al-cuna e soli voler dar le leggi a tutta la Chiesa; né poten-do con quelle raggioni movergli dalla determinazione

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

637Letteratura italiana Einaudi

Page 676: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

loro, dissero in fine che averebbono riferito a’ padri, etessi gli resero la minuta del salvocondotto con le aggion-te che ricercavano.

Il legato et i presedenti intendendo la ricchiesta e lafermezza de’ protestanti mostrarono agl’ambasciatoricesarei quanto fossero le loro dimande aliene dal giustoe conveniente; imperoché nella forma del basileense nontrovarono mai a’ boemi esser stato concesso che nel con-cilio avessero voto decisivo, ma che la Scrittura e pratti-ca della Chiesa e concilii e dottori che si fondano inquella siano giudici è detto, quantonque con parole al-quanto differenti, perché la prattica della Chiesa è chia-mata sotto il nome di tradizione apostolica, e quando sidice santi padri, s’intende ben che si fondano nellaScrittura, perché essi non fanno altri fondamenti. Il ter-zo, di celebrar gl’officii nelle case loro, s’intende, purchélo facciano che non sia saputo e senza scandalo. La proi-bizion che non sia fatta cosa in loro vituperio esserespressiva, quando si promette che non saranno in con-to alcuno offesi. Però vedersi chiaro che, per trovar que-rele e cavillare, si lamentano senza causa, né essendovisperanza di contentargli, non restar altro se non dargli ilsalvocondotto secondo la minuta formata e lasciar al lo-ro arbitrio il valersene o non usarlo. Il conte di Montfortreplicò niente potersi far piú in servizio della publicacausa che levargli li pretesti e cavilli e mostrargli al mon-do inescusabili: onde, poiché in sostanza non era diffe-renza della minuta alla forma di Basilea, per serrargli labocca, si poteva copiar quella di parola in parola, mutatisolo i nomi delle persone, luoghi e tempi. I presidenti dauna risposta sottile e tanto stretta commossi, si guarda-rono l’un l’altro et il legato, preso immediate partito, ri-spose che tanto sarebbe stato riferito a’ padri nella con-gregazione e risoluto secondo la loro deliberazione.Raccomandarono poi i presidenti, ciascuno a’ piú fami-gliari suoi, la causa di Dio e della Chiesa: agl’italiani e

638Letteratura italiana Einaudi

Page 677: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

spagnuoli dicevano che era una grand’ingiuria che do-vessero seguir una mano de scismatici, che hanno incau-tamente parlato e contra la dottrina cristiana obligato aseguir la Scrittura sola. Ma a tutti in generale dicevanoche sarebbe stata una grand’indegnità, quando la sinodoparlasse in modo che immediate nascesse una disputainestricabile sopra; perché a veder quali siano i dottoriche fondano nella Scrittura, mai si sarebbe d’accordo;appartenere alla degnità della sinodo parlar chiaro, el’espressione fatta esser la vera dicchiarazione del basi-leense. Et altre tal persuasioni usarono che quasi tuttivennero in risoluzione di non mutar la minuta, con spe-ranza che, se ben i protestanti cercavano avantaggiarsi,quando poi la cosa fosse fatta si contentarebbono.

Le cose tutte poste in punto, il dí 24 fu la generalecongregazione. In quella convennero in casa del legatogli elettori, i padri tutti e gl’ambasciatori di Cesare e diFerdinando, che non erano soliti intervenire in tal sortidi congregazione. Il legato fece l’ingresso con brevi pa-role, dicendo che erano adunati per dar principio aduna azzione la piú ancipite che in piú secoli fosse occor-sa alla santa Chiesa; perilché conveniva con maggior af-fetto del solito pregar Dio per il buon successo et invo-cato il nome dello Spirito Santo secondo il costumedelle congregazioni, fu dal secretario letta la protestazio-ne, alla quale avendo tutti i padri dato il placet, dal pro-motore fu fatta instanza che negli atti fosse registrata efattone anco publico instromento. Il tenor di quella insostanza fu: che la santa sinodo, per non ritardare il pro-gresso del concilio, che riceverebbe impedimento per ledispute che nascerebbono quando s’avesse da essamina-re co’ debiti termini qual sorte di persone possono com-parere nella sinodo e qual sorte di mandati e scritturepossono essere presentati e per i luoghi del seder, dic-chiara che se fosse admesso in persona o per sostituto al-cuno che non dovesse esser ricevuto per disposizone

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

639Letteratura italiana Einaudi

Page 678: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

della legge o uso de’ concilii, o non sedesse in debitoluogo che se gli conviene, overo se fossero admessi man-dati, instrumenti, proteste o altre scritture che offendes-sero o potessero offender l’onore, l’autorità o potestàdel concilio, perciò non sia, né s’intendi esser pregiudi-cato al presente concilio o agli altri futuri generali inperpetuo, essendo intenzione di questa sinodo che si ri-metti la pace e la concordia nella Chiesa in qualonquemodo, purché sia lecito e conveniente.

Dopo furono introdotti gl’ambasciatori sassoni, doveentrati e fatta riverenza al consesso, parlò il Badehorno,usando titoli «reverendissimi et amplissimi padri e si-gnori». La sostanza del suo parlar fu: che Mauricio, elet-tor di Sassonia, dopo aver pregato a loro l’assistenza del-lo Spirito Santo e l’essito salutare della azzione, glifaceva saper aver già molto tempo deliberato, se mai sicelebrava concilio generale libero e cristiano, dove lecontroversie della religione fossero giudicate secondo laScrittura e tutti potessero sicuramente parlare e fosse in-stituita riforma nel capo e ne’ membri, mandarvi i suoiteologi. Ora pensando che essi siano congregati per que-sto fine, convocati i suoi teologi, gli ha commandato difar scielta d’alcuni d’essi che debbino portar la loro con-fessione a quel consesso, il che sino adesso non è esse-guito per rispetto di certa constituzione del concilio diCostanza, che agl’eretici e sospetti non sia servata la fe-de o salvocondotto dall’imperatore, da re o altri, e peressempio de’ boemi, che non volsero andar a Basilea, senon con una sicurezza datagli dal concilio. Per il chel’elettor ricercò che un tal salvocondotto fosse dato a’suoi teologi e conseglieri e loro famigliari, ma già pochigiorni, gli fu presentata una certa forma di salvocondot-to molto differente dal basileense, perilché fu giudicatopericoloso di venir qui con quello, apparendo da alcunidecreti tridentini già stampati, ne’ quali sono trattati pereretici e scismatici, quantonque non siano stati, né chia-

640Letteratura italiana Einaudi

Page 679: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mati, né uditi. Perilché dimanda il prencipe che i suoisiano tenuti per iscusati et il salvocondotto concesso nel-la forma basileense. Oltra di ciò, che avendo il prencipeinteso che vogliono procedere alla conclusione degli ar-ticoli controversi, gli è parsa cosa pregiudiciale e contra-ria a ogni legge divina et umana, essendo i suoi legitima-mente impediti per mancamento di salvocondotto.Perilché prega che il tutto si differisca sin che siano udi-ti i teologi, che non sono lontani piú de 60 miglia tede-schi. Appresso di ciò, essendogli stato referto che non sivuol udir i protestanti sopra gli articoli controversi difi-niti gli anni passati, la maggior parte de’ quali contienegravi errori, prega il prencipe che questi siano reessami-nati et uditi i suoi teologi sopra di essi, e determinatoquello che sia conforme alla parola di Dio e creduto datutte le nazioni del mondo cristiano. Imperoché le cosedeterminate sono state trattate da pochissimi di quelliche doverebbono intervenire al concilio universale, co-me dal catalogo stampato appare. E pur è cosa essenzia-le ad un general concilio che tutte le nazioni siano ad-messe e liberamente udite. Raccorda ancora il prencipeche molti articoli controversi concernono il papa etavendo determinato i concilii di Costanza e Basilea chenelle cause di fede e nelle spettanti ad esso pontefice eglisia soggetto al concilio, è cosa conveniente servar l’istes-so in questo luogo, et inanzi ogni altra cosa far quelloche fu constituito nella terza sessione del basileense,cioè che tutte le persone del concilio siano assolute da’giuramenti d’obligazione al papa, quanto s’aspetta allecause del concilio; anzi il prencipe è di questa opinione,che anco senza altra dicchiarazione, per virtú delle con-stituzioni di quei concilii, tutti debbiano esser liberi daquei legami; perilché prega quel consesso di voler inanziogni altra cosa repetir, approvar e ratificar l’articolo del-la superiorità del concilio al papa, massime che avendobisogno l’ordine ecclesiastico di riforma, la qual è stata

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

641Letteratura italiana Einaudi

Page 680: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

impedita per opera de’ pontefici, gl’abusi non si posso-no emendare, se le persone del concilio dependino dalcenno del papa e siano tenute per virtú di giuramento aconservar l’onor, stato e potenzia sua; e se dal ponteficesi potesse impetrar che egli spontaneamente emettesse ilgiuramento, sarebbe cosa degna di gran lode e che con-cilierebbe gran favore, fede et autorità al concilio et a’suoi decreti, che nascerebbono da uomini liberi, a qualisarebbe lecito trattar e giudicar secondo la parola di Cri-sto. Che il prencipe per fine prega che le sue propostesiano ricevute in buona parte, essendo stato spinto arappresentarle per zelo della salute propria, per caritàdella patria e tranquillità di tutto ’l popolo cristiano.Questo raggionamento avendo in scritto, lo presentò efu dal secretario ricevuto, et il promotore per nome pu-blico disse che la sinodo averebbe avuta considerazioneet opportunamente dato risposta.

Dopo questi, furono uditi i vittembergici, quali pre-sentarono il mandato dell’ambasciata loro; il qual letto,con poche parole dissero che erano per presentare laconfessione della loro dottrina, dovendo venir poi i teo-logi per difenderla e trattar piú abondantemente le stes-se cose, con condizione che di commun concertodell’una e dell’altra parte siano eletti giudici che cono-scano sopra le controversie. Perché essendo la loro dot-trina repugnante a quella del pontefice romano e de’ ve-scovi suoi aderenti, era cosa ingiusta che l’attor, overo ilreo, fusse giudice; facendo per tanto instanza che le cosefatte gl’anni inanzi nel concilio non avessero forza dilegge, ma si dasse nuovo principio alla discussioned’ogni cosa trattata; non essendo giusto, quando doi liti-gano, che quello che è fatto da uno, assente legitima-mente l’altro, sia di valore; e tanto maggiormente, quan-to si può chiaramente mostrare che così nelle prossimeazzioni, come in quelle degl’anni inanzi sono publicatidecreti alla divina Scrittura contrarii. E presentarono la

642Letteratura italiana Einaudi

Page 681: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dottrina et il raggionamento loro in scritto, e dal secreta-rio fu il tutto ricevuto, non però la dottrina letta. Fu ri-sposto dal promotore per nome de’ padri che al suotempo averebbono dato risposta.

Queste cose fatte, partirono gl’elettori et ambasciato-ri, e co’ presidenti restarono i prelati per dar ordine allasessione. Fu prima stabilito il decreto, e poi proposto ilsalvocondotto, aggiongendo le cause perché i protestan-ti non se ne contentavano; e posto in deliberazione se aquella forma si doveva aggiongere quanto ricercavano,né vi fu difficoltà che tutti non convenissero in parereche altro non se vi aggiongesse, per evitar i pericoli d’en-trar in dispute inestricabili et in pregiudicii inevitabili.

[Quinta sessione. I presidenti dispongono le cose a unabreve conclusione del concilio]

Il giorno seguente, 25 di genaro, deputato già alla ses-sione, col solito apparato e comitiva s’andò alla chiesa,anzi con numero maggiore de soldati fatti venir da’ presi-denti per ostentazione della grandezza del concilio, e congran numero de forestieri concorsi per opinione che iprotestanti dovessero esser ricevuti publicamente e consingolar ceremonie. Cantò la messa il vescovo di Cataneae fece il sermone Giovanni Battista Campeggio, vescovodi Maiorica, e servati i consueti riti, dal vescovo celebran-te fu letto il decreto; la sostanza del quale era: che avendola sinodo, in essecuzione delle cose inanzi decretate, trat-tato con accuratezza quello che appartiene al sacrificiodella messa et al sacramento dell’ordine per publicar inquella sessione i decreti sopra quelli, e li 4 articoli differitiin materia del sacramento dell’eucaristia, pensando che inquesto tempo dovessero esser gionti i protestanti, a qualiaveva concesso il salvocondotto, nondimeno, non essen-do quelli venuti, anzi avendo fatto supplicare che il tutto

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

643Letteratura italiana Einaudi

Page 682: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

fosse differito ad un’altra sessione, dando speranza di do-ver giongere molti inanzi di quella, ricevuto un salvocon-dotto in piú ampla forma, la medesima sinodo, desiderosadella quiete e pace, confidando che verranno non percontradir alla fede catolica, ma per conoscer la verità eche si quieteranno a’ decreti della santa madre Chiesa, hadifferito sino al 19 marzo la seguente sessione per metterin luce e publicar le cose sopradette, concedendogli, perlevar ogni causa di maggior dimora, il salvocondotto deltenor che si reciterà, determinando che tra tanto si trattidel sacramento del matrimonio e si proseguisca la rifor-ma, per dover publicar le definizioni anco di questo insie-me con le altre di sopra nominate.

La sostanza del salvocondotto era che la sinodo, ine-rendo al salvocondotto già dato et ampliandolo, fa fedeche concede a tutti i sacerdoti, prencipi, nobili e perso-ne di qualonque condizione della nazione germanicache veniranno o sono già venuti al concilio, salvocon-dotto di venirci, starci, proponer e parlar con la sinodo,trattar et essaminar quello che gli parerà, dar articoli econfermargli, rispondere alle obiezzioni del concilio edisputar con gl’eletti di quello, con decchiarazione chele controversie in questo concilio siano trattate secondola Scrittura Sacra, tradizioni degli apostoli, approvaticoncilii, consenso della Chiesa catolica et autorità de’santi padri, con aggionta anco che non siano puniti sot-to pretesto di religione o de’ delitti commessi o che fos-sero per commetter circa quello, et in maniera che perla loro presenza in viaggio o in qualonque luogo, né inla città di Trento si cessi da’ divini ufficii, e che possinotornare quando gli parerà senza impedimento, salve lerobbe, onor e persone loro, con saputa però de’ depu-tati dalla sinodo, acciò sia provisto alla loro sicurezza;volendo che in questo salvocondotto s’abbiano per in-cluse tutte le clausule che fossero necessarie per effica-ce e piena sicurezza. Aggiongendo che se alcun d’essi, o

644Letteratura italiana Einaudi

Page 683: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nel viaggio, o in Trento, o nel ritorno commettesse al-cun’enormità che potesse annullar il beneficio di questafede publica, in tal caso siano puniti da’ suoi medesimidi emenda che satisfaccia alla sinodo; e dall’altra parte,se alcuno nel viaggio, nel star o nel ritorno commettessecosa che violasse questo salvocondotto, debbia esserpunito da essa sinodo di emenda, con approbazione diessi signori germani, che saranno in Trento presenti, re-stando in vigor sempre la forma dell’assicurazione, con-cedendo agli ambasciatori loro di poter uscir di Trentoa pigliar aria e ritornare, di poter mandar e ricever avisie messi, sempre che gli parerà, accompagnati però da’deputati per loro sicurezza; il qual salvocondotto duriper il tempo che staranno sotto la tutela della sinodo inviaggio per Trento e che dimoreranno nella città, e 20giorni dopo che essi domanderanno o che gli sarà ordi-nato di partir, dovendogli restituir in luogo sicuro a lo-ro elezzione; le quali cose promette con buona fede anome di tutti i fedeli di Cristo e di tutti i prencipi eccle-siastici e secolari e di tutte le altre persone ecclesiasti-che e secolari parimenti d’ogni condizione. Prometten-do insieme in buona fede che la sinodo non cercheràoccasione publica, né occolta che sia tentata cosa alcu-na in pregiudicio di questo salvocondotto, né si valerà opermetterà che alcun si vaglia di qual si voglia autorità,potenzia, raggione, statuto, privilegio di leggi, de cano-ni, de concilii e specialmente del costanziense e senese.Alle qual tutte cose in questa parte e per questa voltaderoga. E se la santa sinodo o alcun di quella o de’ suoiviolasse la forma di questo salvocondotto in qual si vo-glia punto e clausula e non ne seguisse l’emenda conapprobazione di loro, stimino la sinodo incorsa in tuttele pene che possino incorrer i violatori di tal salvicon-dotti, per legge divina et umana o per consuetudine,senza admetter scusa o contradizzione. Le qual cose let-te fu la sessione finita.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

645Letteratura italiana Einaudi

Page 684: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

E’ cosa certa che i presidenti, dubiosi dove le cose po-tessero capitare, volevano esser preparati, se il vento segli mostrava prospero, di decidere tutt’in una sessione lamateria de’ sacramenti, e per tanto, avendo già in pron-to le cose spettanti alla communione, alla messa et al sa-cramento dell’ordine, volevano aver digeste et ordinatequelle del matrimonio, per metterle in un fascio, et inun’altra sessione trattar succintamente del purgatorio,indulgenzie, imagini, reliquie et altre tal cose minute,che cosí le chiamavano, metter fine al concilio, e se alcu-na cosa se fosse opposta a questo dissegno, poter mo-strar che da loro non era mancato.

Io veggo molti, leggendo questi successi, maravigliarsinon vedendo nominato il papa, dal quale in cose di mol-to minor momento tutte le deliberazioni erano solitespiccarsi. Ma cesserà la maraviglia sapendo che il ponte-fice fu, secondo il solito, avisato di punto in punto ditutti i successi e dissegni, et al primo arrivo de’ vittem-bergici, et alla nuova che altri s’aspettavano avisato, ri-spose a’ suoi legati e noncii che i protestanti fossero trat-tati con maggior umanità che fosse possibile, che sapevabene esser necessario in simili avvenimenti sopportarqualche indegnità per condescendere; però in questousassero prudenza, accommodandosi alla necessità, per-ché in fine cede in onore l’aver sofferito alcuna cosa.S’astenessero bene d’ogni publico colloquio, o in scrit-tura, o in voce, in materia di religione. Procurassero congli ufficii e con le speranze di guadagnar alcuno de’ dot-tori protestanti e non perdonassero a qualche spesa. Fuil papa avisato dal legato di passo in passo che si andavafacendo, non però gli parve occorrer cosa che dovessefargli mutar proposito. Et alle cose del concilio dopoquesta sessione non pensava molto, perché, avendo pre-so qualche ombra dell’imperatore, ascoltava le proposted’alcuni francesi. Ma quando intese che gl’ambasciatoriimperiali avevano dato a’ protestanti speranza di mode-

646Letteratura italiana Einaudi

Page 685: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rar la potestà ponteficia e detto che aspettavano di vederla porta aperta con la negoziazione loro per dover poisecondare et introdur le cose che avevano dissegnato, eche molti de’ padri riputavano necessario restringerl’autorità papale avendo altri riscontri che di tal mentefossero tutti i spagnuoli e che Cesare dissegnava alzarsipiú coll’abbassar il pontificato, e pensava di fomentare iprotestanti a questo, per mostrare che da sé non proce-desse, alienato l’animo da lui per voltarlo al re di Fran-cia, porgeva orrecchie alla trattazione per nome del redal cardinale Tornone, dall’essecuzione della quale neseguiva senza sua opera la dissoluzione del concilio esenza che esso si mostrasse desiderarla.

[Nuove querele de’ protestanti pel salvocondotto]

Fatta la sessione, i protestanti, se ben penetraronoche il salvocondotto non era ampliato come l’avevanochiesto, dissimulando di saperlo, l’adimandarono, e glifu dagl’ambasciatori imperiali, congregati per questo,consegnato un essemplare autentico per ciascuna amba-sciaria. Essi, ritiratisi e letto il tenore, ritornati si lamen-tarono che fosse loro mancato, ricercarono anco la ri-sposta della sinodo alle esposizioni loro et alle instanzefatte sopra il modo di procedere in concilio. Gl’imperia-li gli confortarono a procedere con desterità, usando imedesimi concetti in mostrare che col tempo averebbo-no ottenuto tutto, ma ricercando le cose acerbe et inanzil’opportunità, averebbono difficoltato ogni cosa; che nelsalvocondotto non era necessario esprimere che potes-sero essercitar la loro religione nelle case, poiché, nonessendo proibito, s’intende concesso; che nissuna cosasia fatta in vituperio loro esser chiaramente espressoquando se gli promette buono e real trattamento, et ol-tra questo si faranno anco publiche proibizioni a tutti,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

647Letteratura italiana Einaudi

Page 686: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che faranno maggior effetto; quanto alle raggioni d’alle-gar in concilio, in sostanza esser detto l’istesso che laScrittura sia il fondamento, ma esser ben necessario,quando vi sarà controversia dell’intelligenza della Scrit-tura, che sia giudice il concilio: la Scrittura esser muta esenza anima e, sí come le leggi civili, aver bisogno di giu-dice che la inanimi, e nella materia della religione questoesser il concilio, come dal tempo degli apostoli sin ora èstato servato. I protestanti ricevettero il salvocondotto,ma con decchiarazione che non lo pigliariano, se non afine di mandarlo a’ loro prencipi.

[Congregazione per trattar del matrimonio. Lamentide’ protestanti della precipitazione del concilio]

Ma i presidenti, per esseguir quanto era decretato diessaminar la materia del matrimonio, fatta congregazio-ne generale et eletti deputati, diedero fuori 33 articoli inquella materia, per esser discussi da’ teologi, et ordina-rono anco che i deputati formassero i canoni, secondoche i particolari s’andavano ventilando; si fecero alquan-te congregazioni e furono anco formati sino 6 canoni.Ma avendo i protestanti fatto indoglienza con gl’amba-sciatori imperiali, dicendo che ben gli davano speranzache col tempo potessro ottener revisione delle cose deci-se, ma tuttavia quella co’ fatti gli era levata, perché contutto ciò si caminava inanzi a nuove decisioni, mentreche i suoi erano aspettati, gl’ambasciatori imperiali nonpotero ottener da’ presidenti che si fermassero le azzio-ni, le quali essi affrettavano con ogni sollecitudine a fineche overo i protestanti restassero d’andar a Trento, ove-ro, andando, ritrovassero tutto deciso; che quanto alladimanda di reessaminar le cose, erano già risoluti il pa-pa, tutta la corte e tutti i prelati di negarla constante-mente. Pensavano anco che piú apparentemente si nega-

648Letteratura italiana Einaudi

Page 687: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rebbe la revisione di molte cose che di poche. Ma l’im-peratore, a’ fini del quale molto importava ridur i prote-stanti in Trento e niente gli toccava il reessaminar o no,avisato dagl’ambasciatori delle querele de’ protestanti edell’impedimento che si opponeva alla loro andata alconcilio, mandò persona a Trento con commissione dipassar anco a Roma, per far ufficio che si differisca ogniazzione per pochi giorni, mostrando che quella frettaprecipitava le materie, rendeva sospetto a’ protestanti edifficoltava la ridozzione loro; et ordinò che a’ suoi fossecommandato di fermar le trattazioni et a’ ponteficii,quando le persuasioni non giovassero, si passasse alleprotestazioni. Questa risoluzione dell’imperatore signi-ficata in Trento fu causa che si fece una congregazionegenerale e, proposta questa considerazione, fu delibera-to sopraseder da ogni azzione conciliare, a beneplacitoperò della sinodo.

[Assassinamento del cardinal Martinuccio, di che ilprocesso è sepolto e l’atto resta impunito]

Ma il pontefice sentí dispiacere di quello che s’era fat-to, e sdegnato con l’imperatore anco per altri rispetti,scrisse a Trento che continuando a tener sospese le az-zioni quanto manco giorni potessero, per riputazionedella sinodo riassumessero le azzioni senza rispetto. Lacausa che oltra questo aveva irritato il papa et i cardinalifu perché, desiderando Ferdinando occupare la Transil-vania, che dall’altra parte era da’ turchi assalita, sottopretesto di mantenerla per il picciolo figlio di Giovannivaivoda, Giorgio Martinuccio, vescovo di Varadino, uo-mo di eccellente prudenza e di gran credito in quella re-gione, desiderava conservarla in libertà, e per ovviare almaggior pericolo, non potendo contrastare con turchi etaustriaci insieme, elesse congiongersi con questi, con

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

649Letteratura italiana Einaudi

Page 688: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che, fatto contrapeso a’ turchi, teneva le cose in gran bi-lancia. Gl’austriaci conoscendo che col guadagnar que-sto prelato, totalmente ottenevano la loro intenzione, ol-tra le altre cose che fecero a fine di restringerlomaggiormente ne’ loro interessi, Ferdinando gli promes-se una pensione di 80000 scudi, et ottenne l’imperatorecon grand’instanza dal papa che lo creasse cardinale, e(cosa rare volte costumata) gli mandasse il capello et an-co gli concedesse di portar l’abito rosso, che non gli eralecito per esser monaco di san Basilio; cose che furonoesseguite in Roma nel mezo d’ottobre. Ma non essendostata dal vescovo stimata questa apparenza d’onore, névolendo anteporre gli interessi austriaci a quei della suapatria, da’ ministri di Ferdinando fu a’ 18 decembre pro-ditoriamente e crudelmente trucidato, sotto pretesto cheavesse intelligenza con turchi. Questo successo commos-se maravigliosamente tutti i cardinali, che si reputano sa-crosanti et inviolabili: consideravano quanto importassel’essempio che potesse esser ucciso un cardinale con fin-te calonnie overo anco per sospetti, et al papa, a cui da semedesimo dispiaceva l’istesso, aggionsero stimolo, met-tendogli anco inanzi che quel cardinale era possessord’un gran tesoro che aggiongeva ad un millione, e chequello doveva esser della camera, come di cardinale mor-to senza testamento. Per tutti questi rispetti il papa de-putò cardinali sopra la cognizione dell’eccesso e furonostimati incorsi nelle censure Ferdinando e tutti i suoi mi-nistri di Transilvania: furono mandati commissarii perfar inquisizione a Vienna e, per non tornar piú a parlar diquesto, dirò qui anticipatamente che, raffreddandosi, co-me è di costume, i fervori, poiché non si poteva disfarquello che fatto era, per non metter a campo maggiormoto, si processe con molta connivenza, e con tutto chefosse fatto il processo come a Ferdinando metteva conto,non si provò cosa alcuna delle opposte al defonto, et ilpensiero di tirar la eredità alla camera si mortificò, per-

650Letteratura italiana Einaudi

Page 689: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ché poco fu ritrovato a quello che si pensava, avendo ilMartinuccio, che era uomo liberale, sempre speso in pu-blico servizio tutto quanto aveva, e quello che s’era tro-vato essendo diviso tra i soldati; il papa decchiarò Ferdi-nando e tutti gl’altri, che non erano stati presenti allamorte, assoluti, con aggionta: se le cose dedotte in pro-cesso erano vere. Di che dolendosi i ministri cesarei, co-me che fosse metter in dubio la bontà di Ferdinando, ilpapa fece la sentenzia assoluta e quei soli che furono au-tori della morte andarono a Roma per l’assoluzione, seben con tal modo, come se fossero stati autori di operalodevole, con tutto che cosí in Ongaria, come in Roma sitenesse per certo che fosse l’assassinamento produtto damandato di chi ne aveva interesse, secondo il celebre det-to che d’ogni conseglio occolto quell’è l’autore che ne ri-ceve giovamento. Ma questo eccesso non fu di beneficioalle cose di Ferdinando; anzi che per questa e per altrecause poco dopo egli fu totalmente di Transilvania esclu-so. Ma poiché non partiene al proposito mio parlar diquesto, ritorno alle cose che passavano.

[Sermone in Trento d’ombra a’ protestanti. Rumori diguerra]

Il giorno 7 di febraro, in dominica precedente la set-tuagesima, leggendosi l’Evangelio della zizania, fece ilsermone Ambrosio Cigogna (e cosí è interpretato il suocognome tedesco, Pelargo) dominicano, teologodell’arcivescovo di Treveri; il quale, applicando il nomedi zizania agli eretici, disse che conveniva tolerargliquando non si poteva senza pericolo di maggior maleestirpargli. Questo fu riferito a’ protestanti come seavesse detto che si poteva mancargli della fede data, eperò nacque gran tumulto. Egli si difendeva dicendoch’aveva parlato de eretici in genere, e non detto cosa

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

651Letteratura italiana Einaudi

Page 690: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

di piú di quello che l’Evangelio medesimo propone; maquando avesse anco detto che bisognasse estirparglicon fuoco, ferro, laccio et in qualonque altro modo,averebbe fatto quello che commandò il concilio nellasessione seconda: aver parlato modestissimamente, népotersi far sermone sopra quell’Evangelio senza direquel tanto che da lui fu detto. Il rumore, per opera delcardinal di Trento e dell’ambasciatore cesareo fu quie-tato, se ben con difficoltà, con tutto che constasse nonaver il frate parlato di non servar la fede, né aver dettocosa che toccasse protestanti in speciale, ma eretici inuniversale. Questo però fu occasione che quell’elettore,già risoluto di partire, per qualche secreta intelligenzache teneva col re di Francia, trovato questo pretesto dipartire et aggionto il bisogno di ricuperar la sanità,partí a mezo febraro, lasciata fama che era con benepla-cito di Cesare, e promesso di presto ritornare; però nonpassò per Ispruc, né s’abboccò con l’imperatore.

Il primo giorno di quaresima furono per affissionepublicate in Trento le stazioni al medesimo modo che inRoma, per concessione del papa, a chi visitasse le chiese,che fu trattenimento a’ padri e teologi restati per l’inter-missione delle congregazioni senza negozio; e quasioziosi, s’erano ben anco trattenuti per l’inanzi riducen-dosi a congregazioni private, discorrendo variamente,ora della dissoluzione, ora della continuazione del con-cilio, secondo le nuove che erano portate.

Nel principio di marzo arrivarono lettere dall’elettordi Sassonia agl’ambasciatori suoi, dove gli commettevaproseguir le instanze in concilio et avisava che si mettevain punto per andar in persona a Cesare; il che serenòl’animo di tutti. Ma pochi giorni dopo si sparse romorper tutto che fosse fatta confederazione del re di Franciaco’ prencipi protestanti per far la guerra a Cesare, egl’elettori di Magonza e di Cologna a’ 11 di marzo parti-rono e, passati per Ispruc, furono con Cesare a strettissi-

652Letteratura italiana Einaudi

Page 691: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ma trattazione; e gl’ambasciatori di Mauricio, dubitan-do di se stessi, occoltamente uscirono di Trento e per di-verse vie ritornarono a casa. Con tutto ciò, dopo questecose, arrivarono 4 teologi di Vittemberg e doi d’Argenti-na, e gl’ambasciatori di quel duca insieme con loro im-mediate fecero instanza con gli ambasciatori cesarei chedalla sinodo fosse data risposta alla proposizione già fat-ta e si dasse principio alla conferenza o trattazione; alche il legato rispose che, instando il 19 marzo, giornodestinato per la sessione, era necessario metter ordine aquella e trattar molte altre cose, de’ quali una sarebbestata trovar forma di trattare; imperò quel giorno si fececongregazione in casa del legato e fu deliberato di pro-longar la sessione sino al primo di maggio. In questacongregazione fu ricevuto l’ambasciatore di Portugallo,il quale presentò il suo mandato e fece un raggionamen-to, e gli fu risposto in forma solita con lodi e ringrazia-menti al re e con parole di complemento all’ambasciato-re. Ma quelli di Vittemberg, vedendo che non si davarisposta alle proposte loro et ancora che il legato tenevasegreta la confessione da essi presentata, la qual da mol-ti era ricercata, né si poteva aver, avendone essi portatealcune copie stampate già, le distribuirono a diversi, diche vi fu gran strepito e da alcuni si diceva che meritava-no castigo: perché quelli a chi vien concesso salvocon-dotto sono in obligo di fuggir ogni offesa di chi glieloconcede, e questa era stimata un’offesa publica; pur fi-nalmente il tutto si quietò.

[Il concilio si rompe per la mossa d’armi di Maurizio diSassonia, e ’l papa lo sospende]

Fecero piú vote i protestanti instanza con gl’amba-sciatori cesarei che si dasse principio all’azzione, la qualtuttavia si differiva, ora sotto pretesto che il legato era

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

653Letteratura italiana Einaudi

Page 692: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

indisposto, ora sotto diversi altri. Gl’ambasciatori cesa-rei facevano ogni ufficio per dar principio: operaronoche i protestanti si contentassero di tralasciare la ricchie-sta della risposta alle dimande loro presentate, poi ancodi non ricercar che fosse essaminata la dottrina da loroessibita; ma essendo sempre, sedata una difficoltà da’protestanti, eccitate delle altre dalla parte de’ presidenti,ora sopra il modo di trattare, ora sopra la materia doveincomminciare, in fine si contentavano i protestanti, co-sí persuasi dal Pittavio, d’incomminciare dove gl’altrivolevano. Non per questo fu fatto ingresso. Il legato, seben gravissimamente infermo per le gran passioni d’ani-mo, era stimato cosí fingere per trovar pretesto di nondar principio. I noncii erano irresoluti et i vescovi nonerano tra loro d’accordo. Perché quelli che dependeva-no da Cesare, spagnuoli et altri, mossi dagl’ambasciatoriimperiali, volevano che si caminasse inanzi; ma quelliche dipendevano dal pontefice, insospettiti che il finede’ cesarei fusse di far capitar presto la trattazione allariforma della corte romana, abbracciavano ogni occasio-ne d’impedimento. E perché già li vescovi tedeschi era-no partiti per i moti di guerra, aspettavano l’istessa occa-sione anco loro, e massime che continuavano gli avisidelle arme del re di Francia e de’ confederati di Germa-nia contra Cesare, delle quali erano già usciti protesti emanifesti, i quali portavano per causa la difesa della reli-gione e la libertà di Germania. Il primo giorno d’aprilel’elettor di Sassonia messe l’assedio ad Augusta, la qualeil terzo giorno si rese, et il sesto la nuova gionse a Tren-to, e che tutto ’l Tirolo si metteva in arme per andar inIspruc, essendo opinione che l’essercito de’ collegatidissegnasse occupar i passi delle Alpi per impedir lagente fuorastiera d’entrar in Germania. Perilché granparte de’ vescovi italiani si messero in barca a secondadel fiume Adice per ridursi a Verona, et i protestanti de-terminarono di partire.

654Letteratura italiana Einaudi

Page 693: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Essendo restati pochi vescovi et il legato, per la gra-vezza dell’infermità spesso vaneggiando, non potendoaver risoluzione consistente, i noncii, temendo, se siaspettava il primo di maggio secondo l’ordine dato, chedovessero trovarsi in Trento senza prelati, scrissero a Ro-ma, ricercando quello che in tanta angostia si dovesse fa-re. Il pontefice, che già aveva col re di Francia concluso,né stimava piú quello che l’imperatore potesse fare quan-do ben avesse superato le difficoltà che lo circondavano,fatta congregazione de’ cardinali, propose l’aviso de non-cii in consulta; né vi fu difficoltà al concorrere la maggiorparte che si sospendesse il concilio. Fu formata la bolla emandata a Trento, scrivendo appresso a’ noncii che se glimandava l’autorità per la sospensione. Però, quando ve-dessero urgente necessità, cedessero a quella e non met-tessero in pericolo la dignità del concilio, il quale ad altrotempo quieto si sarebbe redintegrato: però non lo discio-gliessero intieramente, a fine di tener in mano quel capoper valersene alle occasioni, ma lo sospendessero perqualche tempo. La qual risposta avuta, tenendola secre-ta, consultarono con gl’ambasciatori e con i principaliprelati, quali proponevano d’aspettar ordine da Cesare etestenuavano il timore quanto potevano: però i prelati, seben la maggior parte spagnuoli, temendo delle personeloro per l’odio de’ protestanti e non sperando che Cesareavesse tempo in tanta strettezza di pensar al concilio,consentirono ad una sospensione. Perilché i noncii inti-marono la publica sessione per il 28 d’aprile, tanto eraurgente il timore che non gli concesse aspettare 2 giorniil destinato al concilio.

[Decreto dell’ultima sessione, censurato a Roma]

Alla qual convennero quei pochi rimasti, e dopo leceremonie ecclesiastiche, perché quanto alle pompe

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

655Letteratura italiana Einaudi

Page 694: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

quella volta furono tralasciate, fu dal noncio sipontinofatto legger un decreto per il secretario, la sostanza delquale era: che la sinodo, presidenti i doi noncii, per no-me proprio e del cardinale Crescenzio legato, gravemen-te infermo, è certa esser noto a tutti i cristiani che il con-cilio di Trento, prima congregato da Paolo e dopoirestituito da Giulio, a petizione di Carlo imperatore, perrestituir la religione, massime in Germania, e per emen-dazione de’ costumi; e che in quella essendo convenutimolti padri di diverse regioni, non perdonando a fatichee pericoli, il negozio era incaminato felicemente, consperanza che i germani novatori dovessero andar al con-cilio disposti d’acquietarsi alle raggioni della Chiesa, maper astuzia del nemico repentinamente sono eccitati tu-multi che hanno costretto ad interromper il corso, levataogni speranza di progresso, anzi con timore che la sino-do fosse piú tosto per irritare le menti di molti che pla-carle; perilché essi vedendo ogni luogo, e specialmenteGermania, ardere di discordie e che i vescovi tedeschi,specialmente gl’elettori, erano partiti per proveder alleloro chiese, ha deliberato non opporsi alle necessità, matacer sino a tempi migliori; e per tanto sospendere ilprogresso del concilio per 2 anni, con condizione che, sele cose saranno prima pacificate inanzi il fine di queltempo, s’intenda che il concilio ripigli il suo vigore e fer-mezza, e se gl’impedimenti non saranno cessati in capodi 2 anni, s’intenda che la sospensione sia levata, subitolevati gli impedimenti, senza nuova convocazione delconcilio, intervenendo a questo decreto il consenso el’autorità di Sua Santità e della Santa Sede apostolica. Etra tanto la sinodo essorta tutti i prencipi cristiani e tuttii prelati, per quanto a ciascuno s’aspetta, che faccianoosservare ne’ loro dominii e chiese tutte le cose del con-cilio sino a quell’ora decretate. Il qual decreto letto fudagl’italiani approbato. I spagnuoli, che erano al nume-ro di 12, dissero che i pericoli non erano sí grandi come

656Letteratura italiana Einaudi

Page 695: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

si facevano, che già 5 anni fu da’ protestanti presa laChiusa, e pur il concilio non si disciolse, con tutto che adifesa del Tirolo altri non vi fosse che il Castellalto; oraesser la persona di Cesare in Ispruc, per la virtú del qua-le quel motivo presto cessarebbe; che si licenziasse i ti-midi come allora si fece, restando quelli che volevanosin tanto che fusse avisato l’imperatore, che, essendo tregiornate vicino, poteva dar presta risposta. Ma oppo-nendosi gl’altri popolarmente, i spagnuoli protestaronocontra la sospensione cosí assoluta; non ostante la qualprotesta, il noncio sipontino, benedetti i padri, gli licen-ziò d’andar al viaggio loro. Partiti i noncii et i prelati ita-liani, finalmente partirono i spagnuoli et anco gl’amba-scitori dell’imperatore, et il cardinal Crescenzio fuportato a Verona, dove morí.

In Roma per l’ultima parte del decreto fu imputato a’2 noncii a gran carico che la sinodo avesse decretata l’es-secuzione delle cose constituite, senza averne prima chie-sto conferma dalla Sede apostolica, allegando che essen-do ciò stato da tutti i concilii passati esquisitamenteservato, questa era una grande usurpazione e lesionedell’autorità pontificia. Alcuni anco facevano scrupoloche tutti gl’intervenuti in quella sessione fossero incorsinella censura del canone Omnes, Dist. XXII, avendopregiudicato ad un privilegio della Sede apostolica conpretendere che i decreti conciliari fossero d’alcun valoreinanzi la conferma. Dicevano in sua difesa non averecommandato, ma essortato all’osservanza; ma la rispostanon sodisfaceva, perché osservare come legge presuppo-ne obligazione, e nel decreto l’essortazione non si riferi-sce salvo che a’ prencipi e prelati essortati far osservare;che quanto agl’osservatori si presuppone obligo prece-dente, e poi quanto alla materia della fede, la risposta(dicevano) non poter aver luogo alcuno. Si potevano scu-sare con dire che ogni cosa era fatta dal papa et approva-ta prima che nelle sessioni fosse publicata; né questo ave-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

657Letteratura italiana Einaudi

Page 696: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rebbe sodisfatto, poiché, quantonque fosse il vero, nonperò appariva. Questo diede occasione di maravigliarsicome tanta contenzione fusse passata tra la sinodo e pro-testanti per le cose già statuite, che questi volevano rees-saminare e quelli avere per concluse; poiché se non ebbe-ro la perfezzione e stabilimento inanzi la conferma,adonque potevano esser reessaminate; et a discorrer so-damente, over il pontefice che doveva confermarle avevada farlo con cognizione delle cause o senza: se senza, laconferma è una vanità e sarebbe secondo il proverbioche uno pigliasse la medicina e l’altro si purgasse; se pre-cedendo la cognizione, adonque, et esso pontefice dopodoveva essaminarle, e lo poteva anco far ogni uno per ri-ferirsi a lui. In somma, se la forza de’ decreti conciliaripende dalla conferma del papa, inanzi quella sono pen-denti e possono esser rivocati in dubio e posti in maggiordiscussione, contra quello che sempre s’era negato a’protestanti. La conclusione d’alcuni era che il decretofosse una dicchiarazione di non aver bisogno di confer-ma. I protestanti non pensarono a queste raggioni, qualiquanto sono piú valide nella dottrina della Sede romana,tanto piú il valersene sarebbe di detrimento alle preten-sioni loro. Ma perché della validità di questo decreto fumaggiormente parlato l’anno 1564 quando il concilio sifiní, sarà differito parlar del rimanente sino a quel tempo.

[Maurizio tratta con Cesare e lo sforza con l’armeall’accordo di religione e della libertà di Germania]

Ma con tutto che i protestanti fossero superiori nelmaneggio della guerra, non restava Maurizio di trattareamichevolmente con Ferdinando, anzi, per questo anco-ra andare ne’ Stati suoi a ritrovarlo, non ricchiedendo al-tro che la liberazione del lantgravio suocero, la libertà diGermania e la pace della religione; e nondimeno, facen-

658Letteratura italiana Einaudi

Page 697: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

do continuo progresso le armi de’ protestanti, l’impera-tore, quantonque non fosse in ordine di resistere, paren-dogli nondimeno d’aver ancora la Germania sotto il gio-go, non si poteva accommodare a cedere in parte ladominazione assonta; se ben Ferdinando, dopo avermolto con Maurizio trattato, s’era trasferito in Ispruc apersuader il fratello. Ma accostandosi a quella città le ar-mi nimiche, l’imperatore fu costretto fuggire di notte contutta la sua corte, e caminato alquanto per i monti diTrento, voltatosi, si ridusse a Villaco, città di Carinzia a’confini de’ veneziani, con tanto spavento che prese ancotimore, perché quel senato, per sicurezza de’ confinisuoi, spinse numero de soldati verso quel luogo, quan-tonque dall’ambasciatore veneto fosse assicurato chequelle arme erano per suo servizio, se fosse stato biso-gno. Inanzi la partita, liberò Giovanni Federico, duca diSassonia, della preggione, per levar la gloria a Maurizioche da lui fosse stato liberato; il che fu anco di molto pia-cere a quel prencipe, al quale metteva piú conto aver lagrazia dal nemico superiore che dal nemico pari et emu-lo. Poche ore dopo la partita d’Ispruc, Maurizio arrivò lamedesima notte, dove, non toccate le cose di Ferdinan-do, né di quei cittadini, solo s’impadroní di quelle del-l’imperatore e della corte sua. Da quella fuga vedendo iprotestanti il vantaggio loro, mandarono fuori un altromanifesto, con significare in sostanza, che avendo presole arme per la religione e libertà di Germania, sí comegl’inimici della verità nissun’altra mira ebbero se nonche, oppressi i dottori pii, si restituissero gl’errori ponte-ficii e la gioventú in quelli s’educasse, avendone parteposti preggione et agli altri fatto giurare di partirsi e nontornare piú, il qual giuramento, se ben essendo empionon è obligatorio, con tutto ciò gli richiamavano tutti, glicommandavano di reassumer l’ufficio d’insegnare secon-do la confessione augustana e, per levar ogni luogo allecalonnie, gli assolvevano anco dal giuramento prestato.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

659Letteratura italiana Einaudi

Page 698: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Continuando tuttavia il trattato della pace, final-mente si fece l’accordo in Passau nel principio d’ago-sto sopra tutte le differenze, et in quello che s’aspettaalla religione fu cosí ordinato: che fra sei mesi si con-gregasse una dieta, nella quale si dovesse trattar qualfosse il piú facile e commodo modo di compor le diffe-renze della religione: per un concilio generale, o per unnazionale, o per un colloquio, o per un’universale dietadell’Imperio; che in questa dieta si dovesse pigliar unuguale numero di persone pie, placide e prudentidell’una e dell’altra religione, dando loro cura di pen-sare e proponer i modi convenienti, e che tra tanto néCesare, né alcun altro potesse sforzar alcuno contra lasua conscienza o volontà, né de fatto, né con forma diraggione per causa di religione, né far cosa alcuna invituperio e gravame d’alcuno per tal causa, ma lasciarviver ciascuno in quiete e pace e che similmente i pren-cipi della confessione augustana non potessero mole-star gl’ecclesiastici o secolari della vecchia religione,ma lasciargli goder le loro facoltà, signorie, superiorità,giurisdizzioni e ceremonie; che nella camera fosse aciascuno amministrata giustizia, senza aver risguardodi che religione fosse e senza escluder quelli della con-fessione augustana dall’aver la porzione spettante loronel numero degli assessori, e fosse lasciata libera la for-mula di giurare agli assessori et alle parti, per Dio e peri santi, overo per Dio e per gl’Evangelii. E quando be-ne non si trovasse modo di composizione nella religio-ne, questa pace, nondimeno, e concordia ritenga il suovigore in perpetuo. E cosí restò annullato l’Interim, ilquale però in fatti ebbe in pochi luoghi essecuzione.Ma accordate tutte le differenze, seguí la liberazione diFilippo lantgravio d’Assia per virtú della concordia,onde tutte le difficoltà con Cesare furono composte,non però si cessò dalla guerra tra diversi prencipi ecittà dell’Imperio in molte parti per un anno intiero.

660Letteratura italiana Einaudi

Page 699: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Con tutto ciò le città ricchiamarono i predicatori e dot-tori della confessione augustana, e restituirono le chie-se, le scole e l’essercizio della religione: e se ben si cre-deva che, attesi i bandi e persecuzione passata contra idottori e predicatori, fossero esterminati, né vi rima-nessero se non alcuni pochi, occoltati sotto la protez-zione de’ prencipi, nondimeno, quasi come una rina-scenza, non mancò da proveder a tutti i luoghi. Laguerra impedí l’adunanza della dieta dissegnata e la fe-ce differire d’un anno in altro sino al febraro del 1555,della quale al suo tempo si dirà.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

661Letteratura italiana Einaudi

Page 700: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

LIBRO QUINTO

[settembre 1552 - dicembre 1561]

[Il pontefice, per prevenire ogni nuovo proposito diconcilio, imprende una vana riforma a Roma, e ’l concilioresta sospeso per dieci anni]

Il pontefice, per la dissoluzione del concilio liberatoda molti pensieri, riputò bene prevenire le occasioni chepotessero farlo ricader di nuovo, e propose in concisto-rio la necessità di riformare la Chiesa: che per questo ef-fetto aveva ridotto il concilio a Trento, il quale non aven-do portato il fine da lui desiderato per gl’accidenti dellaguerra, prima d’Italia, e poi anco di Germania, giusta co-sa era far in Roma quello che in Trento non s’era potuto.Ordinò per tanto una congregazione numerosa de cardi-nali e prelati che attendessero all’opera. Dell’averne elet-to molti, egli allegava la causa, acciò le risoluzioni passas-sero con maturità et avessero riputazione maggiore; contutto ciò era stimato communemente il fine esser acciòper la moltitudine piú impedimenti fossero interposti etil tutto a niente si risolvesse. L’evento fu giudice delleopinioni, perché la riforma nel principio fu trattata conardore, poi per gl’impedimenti caminò per molti mesifrigidamente, et in fine andò in silenzio, e gl’anni inter-conciliari in luogo di due furono dieci, verificandosi inquesto la massima de’ filosofi, che cessando le cause, ces-sano gl’effetti. Il concilio la prima volta ebbe per cause legrand’instanze della Germania e la speranza concepitadal mondo che quello dovesse medicar tutti i morbi dellacristianità; gli effetti vedutisi sotto Paolo III estinsero lesperanze degl’uomini e mostrarono alla Germania checoncilio tale, quale desideravano, era impossibile avere.La seconda ridozzione ebbe un’altra causa: quella fu

662Letteratura italiana Einaudi

Page 701: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

estremo desiderio di Carlo imperatore di mettere, colmezo della religione, Germania sotto il giogo e far l’Im-perio ereditario, facendosi succeder il figlio, et in tal gui-sa constituir una monarchia, in cristianità, maggiore diqualonque altra dopo la romana, eziandio di quella diCarlo Magno. A che la sola vittoria avuta non era bastan-te, né meno si poteva confidar di supplire con mezo dinuove arme solamente, ma ben sottomettendo i popolicon la religione e li prencipi con le prattiche, aveva con-cepita vasta speranza d’immortalar il suo nome. Questafu la causa della grand’istanza che fece con Giulio per laseconda ridozzione e delle persuasioni efficaci, per nondir sforzate, a’ tre elettori d’andarvi in persona et a’ pro-testanti con quali piú poteva di mandar i loro teologi.

[Rifiuto di Ferdianando e di Massimiliano a consentirealla successione di Filippo all’Imperio]

Ma mentre quello si celebra, Carlo, avendo con queldissegno posto in gelosia tutti i prencipi cristiani, trovò iprimi incontri in casa propria; poiché Ferdinando, seben altre volte pareva che avesse consentito di far l’Im-perio commune ad ambidue, come già fu tra Marco eLucio con ugual autorità, essempio che fu seguito daDiocleziano e piú volte dopo, e poi far opera che Filippofosse eletto re de’ Romani per succeder ad ambidue,avendosi per questo affaticato efficacemente la reginad’Ongaria, sorella loro, a perduaderlo al fratello Ferdi-nando per grandezza della casa, nondimeno, consegliatomeglio da Massimiliano suo figlio, incomminciò a sentiraltrimenti, e dandosi principio alla negoziazione, per ef-fettuare la quale Filippo fu chiamato dal padre, acciò fos-se conosciuto dagl’elettori nella dieta d’Augusta del1551, ritiratosi Ferdinando, la regina sudetta per risarcirla concordia tra i fratelli era andata alla dieta; e Massimi-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

663Letteratura italiana Einaudi

Page 702: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

liano, temendo che la bontà del padre potesse soccombe-re, lasciato il governo de’ regni di Spagna, a’ quali l’impe-ratore l’aveva preposto, in mano della moglie, figlia diCesare, repentinamente se ne tornò in Germania; pergl’ufficii del quale restò Ferdinando costante in dissenti-re, e dagl’elettori Carlo non ebbe se non buone parole.Rimesse per questa opposizione l’animo l’imperatore erimandò il figlio in Spagna, non sperando di poter otte-ner mai consenso da Massimiliano. Ma poi successa laguerra (della quale s’è detto), costretto ad accettar l’ac-cordo, deposta la speranza della successione del figlio,depose insieme il pensiero di restituir la religione anticain Germania: et in consequenza non ebbe piú alcun pen-siero al concilio, quantonque restasse molti anni in go-verno. Né la corte pensò a restituirlo, poiché nissunogliene faceva instanza. Ma ben in quel tempo occorserodiversi accidenti, quali, se ben pareva che preparasseroperpetuità alla sospensione, nondimeno nell’occolto del-la providenza superiore somministravano altre cause perla terza ridozzione, quali il filo dell’istoria ricerca chenon si passino sotto silenzio, servendo molto la cognizio-ne delle cause a ben penetrare gl’effetti che successerodopo che il concilio fu reassonto.

[Vana pompa di ubedienza renduta al papa da un pa-triarca d’Oriente]

Vedendo il pontefice che per l’alienazione della Ger-mania la riputazione della sua Sede si diminuiva appressoa’ popoli della sua obedienza, immitando Eugenio IV,che sostentò la riputazione che gli levava il concilio di Ba-silea con un’apparenza de’ greci et un’ombra d’armeni, etil fresco essempio di Paolo III suo precessore, il quale neltempo che bollivano le contenzioni tra lui e l’imperatoreper la traslazione del concilio a Bologna, che gli davano

664Letteratura italiana Einaudi

Page 703: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

molto carico appresso a’ popoli, con molte ceremonie ri-cevette un certo Stefano con nome di patriarca dell’Ar-menia Maggiore, con un arcivescovo e 2 vescovi venuti ariconoscerlo per vicario di Cristo, universale maestro del-la Chiesa, e rendergli obedienza, con questi essempii Giu-lio, con molta solennità publica, ricevette un certo SimonSultakam, eletto patriarca de tutti i popoli che sono tral’Eufrate e l’India, e mandato da quelle chiese per esserconfermato dal papa, successore di Pietro e vicario di Cri-sto. Lo fece ordinar vescovo, e con le sue mani in consi-storio gli diede il pallio patriarcale, e lo rimandò a casa,acciò la chiesa non patisse nella sua assenza, accompagna-to da alcuni religiosi intendenti della lingua siriaca. Dache nacque che non solo per Roma, ma per tutta Italianon si parlava se non dell’immenso numero de cristianiche in quelle parti sono, e dell’aummento grande che laSede apostolica fatto aveva. Particolarmente si discorrevadi gran numero di chiese nella città di Muzal, che diceva-no esser l’antica Assur sopra il fiume Tigri, oltra il qualepoco distante ponevano de là dal fiume l’antica Ninive,celebre per la predica di Iona. Sotto la giurisdizione po-nevano Babilonia, Tauris et Arbela, famosa per il conflit-to tra Dario et Alessandro, con molte regioni della Assiriae Persia. Trovavano anco le antiche città nominate nellaScittura, et Ecbatana, dagl’altri autori Seleucia, e Nisibi.Narravasi come questo, eletto da tutti i vescovi, fu man-dato al pontefice per la conferma, accompagnato da 70 si-no in Gierusalem, e de là in oltra da tre di loro, uno dequali era morto e l’altro restato in viaggio infermo, et ilterzo, per nome Calesi, con lui gionto a Roma. Le qualcose tutte poste in stampa erano lette con gran curiosità.Ricevette anco il papa un altro Marderio, assirio iacobita,mandato dal patriarca antiocheno a riconoscer la Sedeapostolica e dargli obedienza e far la professione della fe-de romana; ma il mondo, saziato di quel primo, poco sicurò saper le cose di questo secondo.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

665Letteratura italiana Einaudi

Page 704: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il re Edoardo muore in Inghilterra; a cui succede Ma-ria; le leggi di Edoardo in fatto di religione annullate; Ma-ria sceglie Filippo di Spagna]

Ma dopo queste ombratili ubedienze che la Sede ro-mana acquistò, ne successe una reale e molto importan-te, che ricompensò abondantemente quanto in Germa-nia s’era perduto. L’anno 1553, a’ 6 di luglio, moríEdoardo re d’Inghilterra, d’età d’anni 16, avendo 15giorni prima, con l’approbazione del suo conseglio, fat-to testamento, nel quale, decchiarato che a lui s’apperte-nesse nominar la legitima successione secondo le leggidel regno, escluse Maria et Elizabeth, sue sorelle, comequelle i natali de’ quali erano posti in dubio, e tutta ladescendenza di Margarita, maggiore sorella di suo pa-dre, come di forestieri, non nati nel regno, nominò in re-gina quella che per ordine seguiva, cioè Giovanna diSuffolch, nipote per figlia di Maria, già regina di Fran-cia, e minore sorella di Enrico VIII, suo padre, nonostante che questo nel suo testamento avesse sostituitoMaria et Elizabeth, la qual sostituzione egli diceva esserstata pupillare e non obbligar lui dopo che era fattomaggiore. E se ben Gioanna fu publicata regina in Lon-dra, con tutto ciò Maria, ritiratasi in Norfolch per com-modità di passar in Francia, se fosse stato bisogno, si no-minò regina e fu accettata finalmente da tutto ’l regno,allegando a suo favore il testamento di Enrico, e che damatrimonio contratto con buona fede, eziandio che sianullo, la prole nasce legitima. Fu impreggionata Gioan-na et i suoi seguaci, e Maria, entrata in Londra e ricevu-ta con universal applauso, fu publicata regina d’Anglia eFrancia, con titolo anco del primato ecclesiastico. Li-berò immediate i pregioni che si trovarono nella Torreper ordine del padre, parte per la religione, parte per al-tre cause. Poco dopo il suo ingresso nacque sedizione inLondra per un predicatore che prese animo di predicar

666Letteratura italiana Einaudi

Page 705: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

alla catolica, e per un altro che celebrò messa: per ac-quietare il qual rumore, che era assai considerabile, laregina fece publicar un editto che ella voleva viver nellareligione de’ suoi maggiori, non però permetteva che alpopolo fosse predicato, salvo che secondo il consueto.Fu poi a’ 11 ottobre consecrata con le solite ceremonie.Queste cose, andate a notizia del pontefice, il qual atten-dendo che la regina era allevata nella religione catolica einteressata ne’ rispetti della madre e cugina carnaledell’imperatore, sperò di poter aver qualche ingresso nelregno e creò immediate legato il cardinale Polo, consperanza che, per esser della casa regia e di costumi es-semplari, fosse unico instromento d’inviare una ridoz-zione del regno alla Chiesa romana. Il cardinale, che perpublico decreto era bandito dal regno e privato dellanobiltà, non giudicò conveniente mettersi alla impresaprima che s’intendesse intieramente lo stato delle cose,essendo certo che la maggior parte era ancora devota al-la memoria d’Enrico. Ma fece passar segreto in Inghil-terra Giovanni Francesco Comendone per informarsipienamente, scrivendo anco una lettera alla regina, do-ve, commandata la perseveranza nella religione in tempiturbulenti, l’essortava continuare ne’ felici, gli racco-mandava la salute delle anime di quei popoli e la redin-tegrazione del vero colto divino. Il Commendone, esplo-rato ogni particolare et avendo trovato modo di parlaralla regina, se ben da ogni canto circondata e guardata,ritrovò l’animo di lei non mai alienato dalla fede roma-na, e da lei ebbe promessa di far ogni opera per resti-tuirla in tutto ’l regno, et il cardinale, intesa la mentedella regina, si messe in viaggio.

Ma in Inghilterra, dopo la coronazione, si tenne par-lamento, nel quale fu dechiarato illicito il repudio diCatarina d’Arragona, madre della regina, e dicchiaratoil matrimonio e la prole nata di quello legitima; il che fuobliquamente un restiuir il primato pontificio, non po-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

667Letteratura italiana Einaudi

Page 706: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tendo quel matrimonio esser valido senza la validitàdella dispensa di Giulio II, e per consequente senza lasopranità della Sede romana. Fu anco statuito che tuttele ordinazioni in materia di religione fatte da Edoardofossero annullate e si seguitasse la religione che era altempo della morte d’Enrico. In questo parlamento futrattato anco di maritare la regina, se ben già eccedeval’anno quadragesimo, al qual matrimonio erano nomi-nati 3: il Polo, che se ben cardinale, non aveva però al-cun ordine sacro, et il Cortineo, ambedue del sangueregio et in pari grado primi cugini d’Enrico VIII, que-sto della Rosa bianca, nipote per figlia d’Edoardo IV,quello della Rosa rossa, nipote per sorella d’Enrico VII,ambidoi grati alla nobiltà anglica, il Polo per la pruden-za e santità di vita, il Cortineo per l’amabilità de’ costu-mi. Ma a questi la regina anteponeva Filippo, prencipedi Spagna, cosí per le prattiche tenute da Carlo impera-tore, suo cugino, inclinando assai piú l’affetto al mater-no, che al paterno sangue; come anco perché credevadover assicurar piú con quel matrimonio la sua quiete edel regno. E l’imperatore, che sommamente desideravaeffettuar questo matrimonio, dubitando che dal Polopotesse esser disturbato con la presenza sua in Inghil-terra, inteso che era deputato legato, per mezo del car-dinale Dandino, ministro ponteficio appresso di sé,operò che non partisse cosí tosto d’Italia, dicendo nonesser tempo ancora ch’un legato apostolico potesse an-dar con degnità in Inghilterra. Né avendo fatto effettola lettera del Dandino, ma essendosi il Polo messo inviaggio et arrivato sino in Palatinato, gli mandò DiegoMendoza incontra per fermarlo con l’autorità. Al cardi-nale parve cosa grave e si lamentò che la legazione pon-teficia fosse trattenuta con danno della cristianità, delregno d’Inghilterra e con allegrezza della Germania.Per il che l’imperatore, per non dar tanta materia diparlar, lo fece andar a Brusselles e lo trattenne in Bra-

668Letteratura italiana Einaudi

Page 707: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

banzia sin che si finisse il matrimonio e tutte le cose fos-sero accomodate a gusto suo, e per colore l’implicò atrattar la pace tra sé et il re di Francia.

[Maria ristabilisce la dottrina, il rito e ’l dominio ro-mano]

Nel principio dell’anno 1554 mandò l’imperatoreambasciatori in Inghilterra per far la conclusione, e laregina, caminando inanzi a favore della religione antica,sotto li 4 marzo publicò altre leggi, restituendo la lingualatina nelle chiese e poibendo che maritati potessero es-sercitare le fonzioni sacre et ordinando a’ vescovi di nonfar piú giurare a quelli che si ricevevano nel clero, se-condo che Enrico determinato l’aveva, che il re fosse su-premo capo della Chiesa anglicana e che il pontefice ro-mano non avesse superiorità alcuna in quella, ma fossesolo vescovo della città di Roma. Ordinò anco che fossescancellata da tutti i rituali e proibita ogni stampa dellaformula d’orazione instituita da Enrico, dove tra le altrecose era pregato Dio di liberar quel regno dalla sedizio-ne, conspirazione e tirannide del vescovo romano.All’aprile un altro parlamento fu tenuto, dove fu datol’assenso al contratto matrimoniale; et in quel medesi-mo parlamento, avendo la regina proposto di restituir ilprimato al pontefice romano, ebbe tanta resistenza dallanobiltà, che non poté ottenerlo, e quella nobiltà nons’avvidde, come vanamente negava questa dimanda, chevirtualmente era contenuta nell’assenso al matrimonio.Arrivò Filippo, prencipe di Spagna, in Inghilterra a’ 18di luglio, et il dí di san Giacomo si fecero le nozze e ri-cevette il titolo di re di Napoli e consummò il matrimo-nio. Et al novembre si ridusse di nuovo il parlamento,nel quale fu restituita la nobiltà e la patria al cardinalePolo, e mandati due che l’invitassero et accompagnasse-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

669Letteratura italiana Einaudi

Page 708: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ro; con quali egli passò nell’isola e gionse a Londra a’ 23novembre, portando inanzi la croce d’argento. Intro-dotto la prima volta in parlamento inanzi il re e la reginaet ordini del regno, fece un raggionamento in lingua in-glese; ringraziò con molte et affettuose parole d’esserstato restituito alla patria e corte celeste, della quales’erano privati, partendosi dalla Chiesa; gl’essortò a ri-conoscer l’errore e ricever il beneficio che gli mandavaDio per mezo del suo vicario. Fu longhissimo il raggio-namento e pieno d’arte, in fine del quale concluse chegli aveva le chiavi per introdurgli nella Chiesa, la qualeessi s’avevano chiusa con le leggi fatte contra la Sedeapostolica, le quali, quando fossero rivocate, egli ave-rebbe aperto loro le porte. Fu aggradita le persona delcardinale et alla proposizione fu prestato apparente as-senso, se ben nel secreto la maggior parte aborriva laqualità di ministro, ponteficio e sentiva dispiacere di ri-tornar sotto il giogo. Ma s’avevano lasciato condur trop-po oltre, che potessero pensar a ritornar indietro.

Il giorno seguente fu deliberata in parlamento la reu-nione con la Chiesa romama: il modo fu cosí ordinatocon decreto publico, che si formasse una supplica pernome del parlamento, nella quale si decchiarasse d’essergrandemente pentiti d’aver negato l’ubedienza alla Sedeapostolica e d’aver consentito a’ decreti fatti contra diquella, promettendo per l’avvenire di operare che tuttequelle leggi e decreti fossero aboliti, e supplicando il re ela regina che intercedessero per loro, acciò fossero asso-luti da’ delitti e censure, e restituiti al grembo dellaChiesa come figli penitenti, a servir Dio nell’ubedienzadel pontefice e Sede romana. L’ultimo novembre, gior-no di sant’Andrea, ridotte ambedue le Maestà, il cardi-nale e tutto ’l parlamento, il cancellario interrogò l’uni-vesità del detto parlamento se gli piaceva che sidomandasse perdono al legato e si ritornasse all’unitàdella Chiesa et all’ubedienza del pontefice, supremo ca-

670Letteratura italiana Einaudi

Page 709: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

po di quella, gridando alcuni «sí», et altri tacendo, pernome del parlamento fu presentata ai re la supplica, laqual publicamente letta, i re si levarono per pregarne illegato, et egli, andato loro incontra, si mostrò pronto acompiacergli, e fatta legger l’autorità datagli dal papa,discorse quanto a Dio fosse grata la penitenza e l’alle-grezza che gli angeli allora avevano della conversionedel regno; et essendo tutti inginocchiati, implorata lamisericordia divina, gli assolvé, e, questo fatto, con tuttala moltitudine andò in chiesa a render grazie a Dio. Il díseguente fu destinata legazione al pontefice per render-gli e prestargli ubedienza; alla quale furono nominatiAntonio Brovano, visconte di Montacuto, e ThomaTurlbeio, vescovo d’Eli, et Edoardo Cerno’ che era altrevolte stato in Roma ambasciatore per Enrico VIII, dan-do anco ordine a quest’ultimo che si fermasse in Romain diligenza, per il qual si fecero molte processioni, nonsolamente in quella città, ma per tutta Italia, in rendi-mento di grazie a Dio; et il pontefice approvò le cose dalsuo legato fatte, et a 24 decembre mandò un giubileo,allegando nella bolla per causa che, come padre di fami-glia per aver ricuperato il figlio prodigo, conveniva chenon solo facesse domestica allegrezza, ma ancora convi-tasse tutti universalmente all’istesso giubilo. Lodò e ma-gnificò le azzioni del re e della regina e di tutto ’l popoloanglico. Continuò il parlamento in Inghilterra sino amezo gennaro 1555 e furono rinovati tutti gl’antichieditti de’ re di punir gl’eretici e della giurisdizzione de’vescovi, fu restituito il primato e tutte le preminenze alpontefice romano, furono aboliti tutti i decreti contrariifatti ne’ 20 anni passati, cosí da Enrico, come da Edoar-do, e rinovati i decreti penali contra gl’eretici, e con l’es-secuzione anco proceduto alla pena di fuogo contramolti, massime de’ vescovi che si mostrarono perseve-ranti nelle renovazioni abolite. Certo è che furono ab-brugiati in quell’anno per causa di religione 176 persone

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

671Letteratura italiana Einaudi

Page 710: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

di qualità, oltra gran numero di plebe; il che riuscí conpoco gusto di quei popoli, a’quali anco diede materiad’indegnazione che Martino Bucero e Paolo Fagio, mor-ti già 4 anni, furono, come vivi, citati, condannati, disso-terrati i cadaveri et abbruggiati; azzione da alcuni com-mendata come vendicativa di quanto Enrico VIII avevacontra san Tomaso operato; da altri comparata a quelloche fu da Steffano VI e Sergio III pontefici contra il ca-davero di Formoso esseguito.

[I riformati perseguiti anche in Francia; Serveto arso inGeneva; re Ferdinando fa un editto contro a’ protestanti]

Ne’ medesimi tempi in Francia ancora furono abbrug-giati molti per causa di religione, non senza indignazionedelle persone sincere, quali sapevano che la diligenza erausata contra quei miseri non per pietà o religione de’ giu-dici, ma per saziare la cupidità di Diana Valentina, don-na del re, alla quale egli aveva donato tutte le confiscazio-ni de’ beni che si facevano nel regno per causa d’eresia.Fu anco udito con gran maraviglia che quei della nuovariforma mettessero mano nel sangue per causa di religio-ne, imperoché Michel Serveto di Tarragona, di medicofatto teologo e rinovatore dell’antica openione di PaoloSamosateno e Marcello Ancirano, che il Verbo divinonon fosse cosa sussistente e però che Cristo fusse purouomo, per consegli de’ ministri di Zuric, Berna e Schiaf-fusa, fu in Geneva fatto per ciò morire e Giovanni Calvi-no, che di ciò era da molti incaricato, scrisse un libro de-fendendo che il magistrato può punir gl’eretici in la vita;la qual dottrina, tirata a varii sensi, secondo che è piú ri-stretto o piú allargato o variamente preso il nome eretico,può una volta nuocer a chi una altra abbia giovato.

In quei tempi anco Ferdinando, re de’ Romani, pu-blicò un editto a tutti i popoli soggetti a lui, che nelle

672Letteratura italiana Einaudi

Page 711: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cose della religione e ne’ riti non potessero far novità al-cuna, ma seguissero le antiche consuetudini, et in parti-colare nella santa communione si contassero di riceveril solo sacramento del pane; al che, se ben i principali ela nobiltà e molte delle città piú volte lo supplicasseroalmeno per l’uso del calice, con dire che cosí era insti-tuito da Cristo, la qual instituzione non era lecito agliuomini mutare e che tal fu l’uso della Chiesa vecchia,cosa anco dal concilio di Costanza confessata, pregan-dolo non gravar la loro conscienza, ma accomodar ilsuo commandamento agl’ordini degl’apostoli e dellaChiesa vecchia, e promettendogli nel rimanente ognisommissione et ubedienza, perserverò con tutti ciò Fer-dinando nella sua deliberazione, e rispose loro che ilsuo commandamento non era nuovo, ma instituzioneantica usata da’ maggiori suoi, imperatori, re e duchid’Austria, ma ben che era cosa nuova l’uso del calice,introdotto per curiosità o per superbia, contra la leggedella Chiesa e la volontà del suo prencipe. Moderò non-dimeno il rigore della risposta, concedendo che, trat-tandosi della salute, averebbe piú diligentemente pen-sato per rispondergli al suo tempo; ma tra tantoaspettava da loro l’obedienza et osservazione dell’edit-to. Publicò anco sotto il 14 d’agosto un catechismo, fat-to componer con l’autorità sua da alquanti teologi dottie pii, commandando a tutti i magistrati di quelle regioniche non permettessero a’ maestri di scola, né in publi-co, né in privato, legger altro catechismo che quello;poiché per diverse tal operette che andavano attorno,era stata depravata assai la religione in quei paesi: riuscíquesta ordinazione con molto disgusto della corte ro-mana, che non fosse stato mandato al pontefice per es-ser approvato con l’autorità sua, overo almeno non fos-se uscito sotto nome de’ vescovi della regione, ma che ilprencipe secolare si assumesse ufficio di far componere di autorizar libri in materia di religione, e massime

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

673Letteratura italiana Einaudi

Page 712: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

con nome di catechismo, che altro non mostrava se nonche all’autorità secolare appartenesse il deliberare qualreligione il popolo dovesse tener e qual ripudiare.

Finiti i 2 anni della sospensione del concilio si trattòin concistoro quello che si doveva fare; perché quanton-que nel decreto vi fosse la condizione che ritornasse ilconcilio in vigore, se gl’impedimenti fossero levati, iquali durando per le guerre in Siena, Piemonte et altretra Cesare et il re Francia, nondimeno pareva che restas-se una porta aperta ad ogni inquieto di poter dire chequelli non fossero bastanti impedimenti, ch’il concilios’intendesse rimesso in piedi, onde fosse ben far unanuova dicchiarazione e levarsi di quei pericoli. Ma altripiú prudenti consegliarono che non si movesse il malequando è in quiete: mentre che il mondo taceva, mentreche nissun prencipe, né popolo dimandava concilio, nonera ben col farne motivo, o col mostrar di temerne, ecci-tar alcuno a ricchiederlo; e questo conseglio prevalse efece risolver il pontefice a non parlarne mai piú.

[Dieta in Angusta per comporre la religione]

Ma nel 1555 si fece dieta in Augusta, intimata da Ce-sare, principalmente per sedar le controversie della reli-gione, per esser questo il fonte di tutte le perturbazioni ecalamità di Germania, con perdita non solo della vita dimolte migliaia d’uomini, ma dell’anime ancora. Feceprincipio della dieta Ferdinando per nome dell’impera-tore al 5 di febraro, dove con una longa proposizionemostrò il lamentevole spettacolo della Germania, dovegl’uomini d’un istesso battesmo, d’una stessa lingua,d’uno stesso imperio si vedevano distrutti in tanta va-rietà di professione di fede, nascendo ogni giorno nuovesette; il che non solo era con grand’irreverenza divina eperturbazioni delle menti umane, ma causava ancora

674Letteratura italiana Einaudi

Page 713: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che la moltitudine non sapesse che credere, e molti dellaprincipal nobiltà e degl’altri stati formavano l’animo lo-ro senza fede alcuna, non tenendo conto d’onestà, né diconscienza nelle azzioni, il che levava ogni commercio,in maniera che al presente la Germania non si poteva di-re migliore de’ turchi et altri popoli barbari; per le qualcause Dio l’aveva afflitta di tante calamità. Perilché essernecessario di pigliar in mano il negozio della religione.Per il passato era parso unico rimedio il concilio genera-le, libero e pio, perché essendo la causa della fede com-mune a tutti i popoli cristiani, da tutti doveva esser trat-tata; e Cesare con tutte le sue forze s’era dato a questo,et aveva operato piú d’una volta che fosse convocato,ma non era tempo né luogo di dir che causa da questorimedio non s’era cavato frutto, essendo molto ben notoche si sapeva da quelli che vi erano intervenuti; ma ora,se gli piaceva di provar di nuovo il medesimo rimedio,bisognava trattar con levar gl’impediemnti che per ilpassato avevano deviato dal desiderato fine. Ma se ancoper gl’accidenti occorrenti gli pareva di differir questoad altro tempo, si poteva trattare d’usar gl’altri mezi.Quanto al concilio nazionale, per non esser a questitempi il modo e la forma et il nome in uso, non si potevaveder come valersi. La via de’ colloqui molte volte tenta-va non aver fatto frutto, perché ambe le parti hanno mi-rato piú al commodo privato ch’alla pietà et utilità pu-blica. Con tutto ciò non è da sprezzar adesso, se si vorràdeponer l’ostinazione degl’affetti privati, la qual via egliconsegliava di tentar un’altra volta, quando la dieta nonavesse proposto qualche altra migliore.

Questa proposizione, insieme con le altre pertinentialla pace e guerra de’ turchi, fatta da Ferdinando fustampata, acciò andasse per Germania e servisse per invi-to alla dieta, dove pochissimi erano andati: ma fu inter-pretata sinistramente per l’editto da lui medesimo publi-cato nelli Stati suoi, molto contrario a questa proposta, e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

675Letteratura italiana Einaudi

Page 714: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

piú per l’essecuzione, per quale erano stati scacciati piúdi 200 predicatori di Boemia; et andò a Roma ancora,dove il pontefice maledicendo, secondo il solito suo, icolloquii e gl’inventori, si doleva di non poter trovar essi-to a queste difficoltà e dovere stare sempre o con un con-cilio, o con un colloquio, o con una dieta adosso; maledi-ceva i suoi tempi pieni di tante angustie, lodando questide’ secoli passati, quando i pontefici potevano vivere conl’animo quieto, senza star sempre in dubio dell’autoritàsua. Riceveva nondimeno consolazione per gli avisi d’In-ghilterra della perfetta soggezzione di quel regno alla suaobedienza e de decreti fatti a suo favore, e per le letteredi ringraziamento ricevute, con promessa che presto an-derebbe solenne ambasciaria per ringraziarlo personal-mente della paterna clemenzia e benignità e prometterl’ubedienza; di che allegro non si conteneva di motteg-giare che godeva pur parte della felicità, sentendosi rin-graziare da chi meritava esser ringraziato.

[Giulio III muore, et è eletto Marcello II, il quale vuoleconcilio e riforma]

Ma delle cose di Germania, quantonque avesse il papapoca speranza, per non trascurarle nondimeno et esser at-tento a tutte le aperture che potessero farsi di proponermodi per ridur gli sviati alla Chiesa, mandò alla dieta im-periale il cardinale Morone per legato, con instruzzione dimetter sempre inanzi l’essempio d’Inghilterra, e con quel-lo essortar la Germania a conoscer il suo fallo et a riceverla medesima medicina; e sopra il tutto divertire ogni col-loquio e trattazione di religione. Non fu cosí presto gion-to il cardinale in Augusta, che Giulio pontefice morí; diche l’aviso gli sopragionse 8 giorni dopo arrivato: si partíegli perciò l’ultimo di marzo insieme col cardinale d’Au-gusta per ritrovarsi all’elezzione del nuovo papa.

676Letteratura italiana Einaudi

Page 715: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Fu creato inanzi l’arrivo loro in Roma pontefice, a 9d’aprile, Marcello Cervino, cardinale di Santa Croce,uomo di natura grave e severa, d’animo costante, qualvolle dimostrare nella prima azzione del pontificato, conritener il nome medesimo e significar al mondo di nonesser fatto un altro per la degnità ricevuta, cosa a pontoopposita a quello che da tanti suoi precessori fu fatto;imperoché dopo quel tempo, quando si diede principioalla mutazione di nome per esser assonti al pontificatotedeschi, nominati con vocaboli all’orecchie romane in-soliti, i seguenti servarono l’uso di mutar il nome, per si-gnificar con quello d’aver mutato gl’affetti privati inpensieri publici e divini: dove questo pontefice, per di-mostrar di aver anco in stato privato avuto pensieri de-gni del pontificato, con ritener l’istesso nome volle mo-strar immutabilità. Un’altra simile santa, che allora sicelebrava, e le instanti feste di Pasca furono causa che ilpontefice, per l’assiduità alle ceremonie ecclesiastiche,contraesse grave indisposizione; con tutto ciò ebbe ipensieri fissi alle cose che inanzi il pontificato (al qualesempre s’era augurato dover ascendere) dissegnato ave-va. Con molti cardinali, con quello di Mantova partico-larmente, conferí il suo dissegno di componer le diffe-renze della religione con un concilio, cosa che dicevanon esser riuscita già, per la via impropria tenuta. Cheera necessario prima far una intiera riforma, per qualeresterebbono accordate le differenze reali: il che fatto, leverbali parte da se stesse cesserebbono, parte con leg-gier opera del concilio si concorderebbono. Che i pre-cessori suoi, per 5 successioni, avevano aborrito ezian-dio il nome di riforma, non per fine cattivo, ma persuasiche fosse posta inanzi con mira d’abbassar l’autoritàponteficia; ma esso aver contraria opinione: che nissunacosa possi conservarla, se non quella; anzi esser ancomezo di aummentarla; et osservando le cose passate,ogni uno poter vedere che quei soli de’ pontefici romani

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

677Letteratura italiana Einaudi

Page 716: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che si sono dati alla riforma, hanno inalzata et accresciu-ta l’autorità; che la riforma non levava se non cose appa-renti e vane, non solo di nissun momento, ma ancora dispesa e gravezza: i lussi, le pompe, le numerose comitivede prelati, le spese eccessive e superflue et inutili, chenon fanno il pontificato venerando, ma contennendo;che troncate queste vanità crescerà la vera potenza, la ri-putazione e credito appresso il mondo, il danaro e gl’al-tri nervi del governo, e sopra ogni altra cosa la protezio-ne divina, che debbe tenere per sicuro ogni uno cheopera conforme al proprio debito.

Si publicarono per la corte questi dissegni, i quali da’benevoli erano ornati con titoli di pietà et amore dellapace e della religione, non mancando però gl’emuli d’in-terpretar in sinistro, con dire che il fine non era buono;che il papa fondava sopra predizzioni astrologiche, a’quali era tutto dato, seguendo le vestigie del padre, cheper quella professione fu aggrandito; che sí come allevolte, o per caso, o per altra causa riescono, cosí per ilpiú sono occasioni di precipitar molti. Tra le cose chedissegnava il pontefice in particolare era d’instituire unareligione di 100, a guisa di una cavalaria, de’ quale vole-va esser capo e far la scielta, estraendogli di qualsivogliareligione o stato di persone, quali tutti avessero 500 scu-di per uno dalla camera ponteficia, facessero uno solen-ne e molto stretto giuramento di fedeltà al pontefice, enon potessero esser assonti ad altro grado, né meno ac-crescer in entrata maggiore, solo potessero esser per me-riti creati cardinali, non uscendo però dalla compagnia.Di questi soli voleva valersi per noncii, per ministri de’negozii e per governatori delle sue città, per legati et adogni altro bisogno della Sede apostolica: e già erano no-minati molti litterati abitanti in Roma da lui conosciuti,et altri si avanzavano per aver questo onore. Di moltenuovità la corte era piena, che si aspettavano, ma tuttefurono poste in silenzio, perché Marcello, già indebolito

678Letteratura italiana Einaudi

Page 717: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

per le fatiche corporali delle longhe e gravi ceremonie,come s’è detto, soprafatto d’un accidente d’appoplessia,morí l’ultimo dí del mese, non verificate le altre prediz-zioni astrologiche del padre e sue, che si estendevanoper qualche anno oltra quel giorno.

[Nuovo conclave, il qual crea papa Paolo IV]

Onde congregati di nuovo i cardinali in conclavi, fa-cendo molta instanza il cardinale d’Augusta, aiutato ancodal Morone, che tra i capitoli soliti formarsi e giurarsi da’cardinali vi fosse porto che il futuro pontefice, con con-seglio del collegio, per dar fine alla riforma incommincia-ta, per determinar le rimanenti controversie della religio-ne e per trovar modo come far ricever il conciliocelebrato in Trento alla Germania, fra termine di 2 annine convocherebbe un altro, et essendo il collegio de’ car-dinali numeroso molto, fu anco capitolato che per 2 anninon potesse il nuovo pontefice creare più di 4 cardinali.Et a 23 del seguente fu creato Giovanni Pietro Caraffa,che si chiamò Paolo IV, ripugnando quanto potero i car-dinali imperiali, perché era stimato poco amico di quellaMaestà per antichi disgusti ricevuti essendo in Spagna al-la corte regia, dove servì 8 anni, vivendo ancora il re Fer-dinando Catolico, e per il possesso negatogli pochi anniinanzi dell’arcivescovato di Napoli per la commune incli-nazione de’ baroni napolitani. A questo s’aggiongeva laseverità de’ costumi suoi, che rese ancora tutta la cortemolto mesta, e la pose in maggior timore di riforma chetutto il passato sostenuto nelle trattazioni del concilio. Laseverità del viver, quanto alla persona a casa sua, la depo-se immediate creato; ché interrogato dal maestro di casacome voleva che gli fosse apparecchiato, disse: «Comead un gran prencipe conviene». E volle esser coronatocon maggior pompa del solito, che tale non era in memo-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

679Letteratura italiana Einaudi

Page 718: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ria: et in tutte l’azzioni affettava di tener magnificamenteil grado et apparir pomposo e sontuoso; e co’ nipoti e pa-renti si mostrò così indulgente, come qual pontefice fos-se preceduto; la severità verso gl’altri affettò d’asconder-la, mostrando grandissima umanità; però in poco temporitornò a mostrar il suo naturale.

Ricevette a grande sua gloria che il primo giorno delsuo pontificato entrarono in Roma li 3 ambasciatori in-glesi spediti sotto Giulio, come s’è detto, et il primo con-cistoro dopo la coronazione fu publico: in quello furonointrodotti, dove prostrati a’ suoi piedi, a nome del regnoaccusarono i falli passati, narratigli tutti ad uno ad uno,che così il papa volle, confessandosi ingrati de infinti be-neficii dalla Chiesa ricevuti e chiedendone umil perdono.Il pontefice gli perdonò, gli levò di terra et abbracciò, etin onor di quei re diede titolo di corona regale all’Iber-nia, concedendogli tali degnità per l’autorità che il pon-tefice ha da Dio, posto sopra tutti i regni, per spiantar licontumaci et edificarne de nuovi. Dagl’uomini di giudi-cio, che allora non seppero la vera causa di tal azzione, furiputata una vanità, non vedendosi che profitto, né dipotestà, né di onorevolezza sia ad un re l’aver più titolinel paese che possede, e vedendosi più onorato il re Cri-stianissimo per il solo titolo di re di Francia, che se fosseil suo Stato diviso in tanti titoli regii, quante provinciepossede. Né pareva molto opportuno in quei tempi il di-re d’aver da Dio autorità d’edificar e spiantar regni. Iconsapevoli della vera causa non l’ebbero per vanità, an-zi per arcano solito da molto tempo usarsi. Enrico VIII,dopo separato dal pontefice, eresse l’Ibernia in regno e sichiamò re d’Anglia, Francia et Ibernia. Questo titolo,continuato da Edoardo, fu assonto anco da Maria e dalmarito. Il papa, subito creato, entrò in risoluzione ch’iltitolo d’Ibernia fosse da quei re deposto, affermandoconstantemente non appartener ad altri che a lui dare ti-tolo regio. Ma difficil cosa pareva poter indur l’Inghilter-

680Letteratura italiana Einaudi

Page 719: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ra a deponer un titolo che già da 2 re era usato e dalla re-gina, senza altro pensare, continuato; trovò temperamen-to, dissimulando di saper il fatto da Enrico, d’eriger essoquell’isola in regno, che in quella maniera poteva il mon-do creder il titolo esser usato dalla regina come donatodal papa, non come decretato dal padre. Così spesso ipapi hanno donato quello che non hanno potuto levarea’ possessori, e questi, per fuggire le contenzioni, partehanno ricevuto le cose proprie in dono, e parte hannodissimulato di saper il dono e la pretensione del donato-re. Ma ne’ raggionamenti che passarono tra il papa egl’ambasciatori in privato, riprese che non fossero statiintieramente restituiti tutti i beni della Chiesa, dicendoche ciò non era da tolerarsi in modo alcuno, e che in ognimaniera era necessario ricuperargli tutti sino al valored’un minimo quadrante; perché le cose di Dio non pos-sono mai ritornar ad uso umano, e chi teneva qualsivo-glia minima parte di quei beni era in continuo stato didannazione: e se egli avesse facoltà di concedergli, lo fa-rebbe prontissimamente per pietà paterna e per averesperimentato la loro filial ubedienza; ma la sua autoritànon estendersi a poter profanare le cose dedicate a Dio, edover Inghilterra esser certa che quello sarebbe un ana-tema et una contagione, che averebbe per divina vendet-ta tenuto sempre quel regno in perpetua infelicità. Inca-ricò gl’ambasciatori di scriverne immediate; né contentod’averne una volta parlato, con ogni occasione replicaval’istesso. Gli disse anco chiaramente che quanto prima simettesse ordine di ritornar in uso l’essazzione del danarodi san Pietro, per qual causa egli, secondo il costume,averebbe mandato un essattore; che quel carico d’essat-tore era stato essercitato 3 anni da lui, mandato a questoeffetto in Inghilterra con molta sua edificazione, veden-do la prontezza nel popolo e ne’ plebei maggiormente;gli inculcava che non potevano sperare che da san Pietrofosse loro aperto il cielo, mentre che usurpassero le cose

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

681Letteratura italiana Einaudi

Page 720: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

proprie di quel santo in terra. Questa relazione, fatta allaregina con molti altri ufficii che successivamente eranoda Roma continuati, fecero che ella s’adoperò con tuttigli spiriti a questo. Ma perché molti della nobiltà, e mas-sime de’ più grandi, avevano incorporato diverse entratenella case loro, non si poté esseguire. Essa ben restituìtutte le decime e qualonque cosa ecclesiastica applicataal fisco regio dal fratello e dal padre. Gl’ambasciatoripartirono da Roma molto lodati e favoriti dal papa per lasommissione da loro usata, modo col quale facilmentes’acquistava la sua grazia.

Immediate dopo la creazione del nuovo pontefice,gl’imperiali et i francesi a gara usarono ogni arte per ac-quistarselo. Ma il cardinale di Lorena, che molto benpenetrava l’umore, lo confermò nell’affezzione francese,dicendogli in consistoro, oltre diversi ufficii fatti in pri-vato, che il re conosceva la Chiesa gallicana aver bisognodi riforma et essere parato d’aiutar Sua Santità, o man-dando i prelati al concilio, se ella giudicava ben, o inqualunque altro modo gli fosse parso più opportuno.

[La dieta d’Augusta, dopo molte contese, fa il decretodella pace di religione]

Fra tanto si proseguì la dieta in Germania, non senzacontenzioni, le quali maggiori sarebbono state, se il car-dinale Morone fosse restato presente, così per gl’ufficiiche averebbe fatto, come per le sospizzioni già concettenell’animo de’ protestanti, che fosse mandato solo perfine d’opporsi a’ commodi loro; e già era per tutto pu-blicato che Roma si trovava piena di speranza di riceverpresto sotto il giogo la Germania come l’Inghilterra.Partito il cardinal, fu prima difficoltà se si doveva trattarinanzi ad ogni altra delle cose della religione; e se bennel principio gl’ecclesiastici contradicevano, fu risoluto

682Letteratura italiana Einaudi

Page 721: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

finalmente di commun consenso che da quella si dasseprincipio; e due furono le proposizioni contrarie: l’unache si dovesse trattare de’ mezi di riformarla, l’altra chesi dovesse lasciarla in libertà di ciascuno; sopra che fugrandissima controversia. Ma finalmente parve che tuttiinclinassero alla seconda, non sapendo trovar medicinabastante a sradicare il male che ancora era in moto, maben sperando che, quietati gl’umori e levate le differen-ze e sospetti, si potessero aprir molte facili e commodevie: al che fare era necessario stabilire una buona pace eche per causa di religione non si facesse più guerra, efosse lecito ad ogni uno de’ prencipi et altri ordinidell’Imperio seguir e far osservar ne’ Stati suoi quelloche più gli piacesse. La qual risoluzione quando si fu perstabilire, le controversie si eccitarono maggiori; perchéquelli della confessione augustana pretendevano che atutti fosse lecito accettar la loro dottrina, ritenendogl’onori, a tutti fosse lecito accettar la loro dottrina, rite-nendo gl’onori, stati e grandi che possedevano. Per ilcontrario i catolici non volevano che fosse permessoagl’ecclesiastici mutar religione, ritenendo il grado; mase un vescovo o abbate abbracciasse l’altra, dovesse per-der la degnità. Né meno alle città, che avevano già 7 an-ni ricevuto il decreto d’Augusta dell’Interim, fosse per-messo di tornar alla confessione augustana.

Passarono da una parte e dall’altra scritture sopra ciòe finalmente l’una parte e l’altra rallentò il rigore. Gl’ec-clesiastici si contentarono che le città facessero a modoloro, et i protestanti cessero la pretensione quantoagl’ecclesiastici, et a 25 di settembre fu fatto il recesso:che essendo necessario per ultimar legitimamente le co-se della religione un concilio generale o nazionale, népotendosi congregar per molte difficoltà, tra tanto che siapriva strada ad un’amicabile concordia di religione, pertutta Germania Cesare, Ferdinando et i prencipi e Staticatolici non potessero sforzar i prencipi, ordini e Stati

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

683Letteratura italiana Einaudi

Page 722: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

della confessione augustana a lasciar la loro religione eceremonie già instituite o da instituirsi ne’ loro dominii;che non potessero operar alcuna cosa in sprezzo o vili-pendio, né impedirgli il libero uso di quella religione; esimilmente quelli della confessione augustana dovesseroportarsi verso Cesare e Ferdinando e gl’altri prencipi eStati della religione antica, così ecclesiastici come seco-lari, potendo ciascuno nello Stato suo stabilir qual reli-gione gli piacerà e proibir l’altra. E se alcun ecclesiasticoabandonerà la vecchia, non gli sia d’alcuna infamia, maperda subito i beneficii, e da chi tocca sia provedutod’un altro, e quanto a’ beneficii già applicati da’ prote-stanti alle scole o a’ ministerii della Chiesa, restino nelmedesimo stato. Che non si esserciti più giurisdizzioneeccclesiastica contra quei della confessione augustana;del rimanente quella sia essercitata secondo l’antico co-stume. Formato il recesso, un’altra difficoltà nacque,per rimover la quale Ferdinando, usando l’assoluta po-testà imperiale del fratello, decchiarò, consentendo l’or-dine ecclesiastico, che i titolati e le città e communitàsottoposte a prencipi ecclesiastici, i quali da molti anniavevano aderito alla confessione augustana e già ricevu-to i riti e ceremonie di quella, osservandole anco tutta-via, non potessero da’ prencipi loro ecclesiastici essercostretti a mutargli, ma possino continuare sino alla ge-nerale concordia di religione che sarà conclusa.

Il pontefice Paolo, udito il recesso d’Augusta, si al-terò gravissimamente; ne fece gran querela coll’amba-sciatore imperiale e col cardinale d’Augusta, reprenden-do che, senza saputa della Sede apostolica si fosse daFerdinando introdotto trattazione in materia della reli-gione, e minacciando che a suo tempo averebbe fattoconoscere et all’imperatore et a quel re, con molto loropentimento, l’offesa fatta alla Sede apostolica; essortavaa prevenire con revocar et annullar le cose concesse, perlevar a lui l’occasione di proceder, come era per fare,

684Letteratura italiana Einaudi

Page 723: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non solo contra i luterani, ma anco contra loro, comefautori; offerendosi anco di aiutare, quando a ciò si di-sponessero, con l’autorità e con le armi, e commandarea tutti i prencipi cristiani, sotto pene e censure, che gliassistessero con tutte le loro forze. Non si quietò per larisposta dell’ambasciatore, che allegava la forza de’ pro-testanti, la guerra contra Cesare, dove ebbe a restarpreggione in Ispruc, et i giuramenti prestati: perché a’giuramenti rispondeva che egli gli liberava et assolveva,anzi gli commandava che non gli risguardassero; al rima-nente diceva che nelle cause di Dio non si procede co’rispetti umani; che l’imperatore è stato in pericolo perdivina permissione, non avendo egli fatto tutto quelloche poteva e doveva a fin di ridur la Germania all’ube-dienza della Sede apostolica; che per questo gli ha datosegno dell’ira sua, il che all’avvenire, se non gli sarà do-cumento, doverà aspettar da Dio maggior punizione; sìcome, diportandosi da vero soldato di Cristo, intrepida-mente e senza rispetti mondani, ottenerà ogni vittoria,come gl’essempli de’ tempi passati dimostrano.

[Altiera natura di Paolo IV. Crea nuovi cardinali]

Era fama che il papa così trattasse non solo per pro-pria mente, ma eccitato dal cardinale d’Augusta, al qua-le non poteva piacer la libertà concessa a’ confessionisti.É ben cosa certa che Paolo, come quello che era d’ani-mo grande e vasti pensieri, teneva per sicuro di poter ri-mediare a tutti i disordini con la sola sua autorità ponti-ficale, né riputava aver bisogno in ciò di prencipealcuno, solito di non parlar mai con ambasciatori, senon intonandogli nelle orecchie che egli era sopra tuttigli prencipi, che non voleva che alcuno d’essi si domesti-casse seco, che poteva mutar i regni, che era successor dichi ha deposto re et imperatori, e spesso rammemorava

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

685Letteratura italiana Einaudi

Page 724: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

per principio dell’autorità essercitata la lui che avevaeretto un regno agl’iberni, e passava tanto inanzi, che inconsistoro et anco alla mensa, in publico, in presenza dimolte persone, diceva di non voler alcun prencipe percompagno, ma tutti per sudditi sotto questo piede (cosìdiceva percotendo la terra), come è conveniente comeha voluto chi ha edificato questa Chiesa e ci ha posto inquesto grado. Et usava qualche volta d’aggiongere: piùtosto che far una viltà, vorressimo morire, rovinar ognicosa et appizzar fuogo in tutte 4 le parti del mondo.

Il naturale di Paolo IV era di grand’animo et ardire,confidava molto nel suo saper e nella buona fortuna chegli era stata compagna in tutte le imprese, alla quale, ag-gionto il potere e la fortuna del pontificato, riputavaogni cosa facile. Ma in lui fluttuavano a vicenda 2 umo-ri: uno che per la consuetudine sempre usata di valersiin ogni azzione della religione, l’induceva adoperare lasola autorità spirituale; l’altro gli era eccitato da CarloCaraffa, suo nipote, che, soldato di valore et essercitatonella guerra, fatto di soldato cardinale, riteneva li spiritimarziali, lo persuadeva a valersi della temporale, dicen-do che quella senza questa è disprezzata, ma congiontepossono esser istromenti di gran cose. Ma all’avvedutovecchio era molto ben noto che anco s’indebolisce laspirituale, quando si mostra aver bisogno del temporale.Ma stando sempre fisso a voler farsi gran nome, ora da-va orrecchie al nipote, ora credendo più a se medesimo.In fine pensò di trattar il temporale in secreto et il spiri-tuale in palese, per poter poi, continuando questo, o ag-giongervi le imprese temporali già ordite, o tralasciarle,come dagl’evenimenti fosse stato consegliato: perilché,insieme col nipote, trattò secretissimamente col cardi-nale di Lorena una lega col re di Francia. La quale, co-me fu quasi digesta, per levar tutti i sospetti Lorenapartì da Roma e vi andò il cardinale di Tornon, col qua-le fu con la stessa secretezza conclusa. Il capo principale

686Letteratura italiana Einaudi

Page 725: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

della quale era l’acquisto del regno di Napoli per un fi-glio cadetto del re, ma con grand’amplificazione delloStato ecclesiastico, al quale si davano per confini SanGermano et il Garigliano, e, de là dall’Apennino, il fiu-me Pescara oltra Benevento: e quello che di più s’eraconvenuto per i rispetti del papa.

Giudicò anco il pontefice necessario, per farsi appog-gio così per l’una, come per l’altra impresa, far una pro-mozione de cardinali dependenti da sé e persone di ar-dire, che non si retirassero dal seguir i suoi dissegni etimplicarsi in ogni ardua impresa. Di questa promozionesi comminciò a parlar qualche giorni inanzi che si met-tesse in effetto; onde i cardinali si gravavano che si disse-gnasse contravenir al capitolo giurato; e, sopra tutti,gl’imperiali, attesa la qualità delle persone che eranoproposte, pensavano di volersi opporre. Il dì 20 decem-bre, essendo entrato il pontefice in concistoro, subitosentato disse non voler quella matina dar audienza ad al-cuno, avendo a propor cose maggiori; dal che intenden-do ogn’uno che la materia doveva esser di crear nuovicardinali, il cardinale di San Giacomo se gli fece alla se-dia per parlare, e ricusando il pontefice, né desistendo ilcardinale, gli diede una mano nel patto e se lo scacciòd’appresso. Sentati tutti, incomminciò il papa a lamen-tarsi di quelli che disseminavano lui non poter fare piùdi 4 cardinali per le cose giurate in conclavi, e diceva cheera un voler legare l’autorità ponteficia, quale è assoluta;esser un articolo di fede che il papa non può esser obli-gato, né meno può obligar se stesso: il dir altramente es-ser eresia manifesta, del delitto della quale assolvevaquelli che erano incorsi, giudicando che non avesseroparlato con pertinacia; ma se alcuno all’avvenire diràquelle o simil cose contra l’autorità datagli da Dio, ordi-nerà che l’Inquisizione proceda. Aggionse che voleva farcardinali e non voleva replica, perché aveva bisogno dipersone da servirsi, cosa che non poteva far di loro,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

687Letteratura italiana Einaudi

Page 726: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

avendo tutti essi la propria fazzione; che conveniva pro-mover persone di dottrina e vita essemplare, a fined’adoperargli per riforma della Chiesa, e massime nelconcilio, del quale era tempo che ormai si trattasse seria-mente; del quale averebbe con la prima occasione fattala proposta; ma per allora, come cosa da non differirepiù longamente, proporrebbe loro i soggetti da promo-ver al cardinalato, acciò, avendo voto consultivo, potes-sero considerargli quello che fosse in beneficio dellaChiesa, nel che gli averebbe uditi: ma non si credesserod’aver il decisivo, perché questo a lui solo aspetta. Pro-pose 7 soggetti, nel qual numero uno solo era parentesuo et un altro della congregazione sua teatina; gli altri,uomini di molta fama, o per lettere, o in maneggio dellacorte. Tra questi fu Giovanni Cropero di Colonia, di cuidi sopra si è parlato più volte, il quale conoscendosi dipoca vita e riputando dover onorar molto più la sua me-moria con ricusar una degnità, universalmente anco daprencipi grandi ambita, e, con tenerla pochi giorni, darmolta materia agl’emuli suoi di parlare, rimandò moltegrazie al pontefice insieme con l’essecuzione, e ricusatel’insegne, non volse né il nome, né il titolo. Furono i car-dinali creati, essendo la dominica precedente, che fu a’15, stipulata la lega con Francia.

In questo tempo il cardinale Polo, che per molti ri-spetti di successione e per non mostrarsi tanto ristrettocol pontificato non aveva voluto ricever gli ordini eccle-siastici, cessate queste cause, uscì dal numero de’ diaco-ni cardinali e si ordinò prete, e 4 mesi dopo, essendo sta-to abbrugiato con molte ceremonie di degradazionel’arcivescovo di Cantorberi, fu instituito in quel grado,in luogo di quello.

688Letteratura italiana Einaudi

Page 727: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[I popoli d’Austria chieggono libertà di religione. Fer-dinando consente loro l’uso del calice, come fa anco il Ba-varo a’ suoi]

I popoli d’Austria, per il recesso fatto in dieta e piùper la dicchiarazione aggionta da Ferdinando a favoredelle città e nobili sudditi de’ prencipi ecclesiastici, en-trarono in speranza di poter ritener essi ancora libertà direligione; et avendo Ferdinando chiamato dieta de’ sud-diti suoi in Vienna per aver contribuzione contra i tur-chi che gli movevano guerra, gli dimandarono che glifosse permesso sino ad un concilio generale e libero diviver in purità di religione e goder il beneficio concessoa quelli della confessione augustana; esponendo al reche i flagelli de’ turchi sono visite di Dio per invitarall’emenda di vita; che invano si pigliano le arme contrail nemico, non pacificata prima l’ira di Dio, quale vuolesser onorato secondo il suo prescritto, non a capricciumani. Supplicavano di non esser di peggior condizionedegl’altri germani e che i ministri della Chiesa potesseroinsegnar e distribuir i sacramenti secondo la dottrinaevangelica et apostolica, e che i maestri di scola non fos-sero sbanditi, se non conosciuta la causa per giustizia;con questo offerendosi di far tutto quello che gli fossestato in piacere con la vita e robba.

Al che Ferdinando rispose che a lui non era lecitoconcedergli quanto dimandavano, non per mancamen-to di volontà di gratificargli, ma perché era obligatoobedir alla Chiesa; che egli e Cesare sempre avevanodetestato le discordie della religione, per rimediar a cheavevano anco instituito molti colloqui e finalmente pro-curato il concilio di Trento; il quale, se non ha sortitoessito felice, non dover esser a loro imputato, sapendo-si con che consegli et arteficii sia stato da altri impedi-to; essersi dopoi fatto l’editto a favore della confessioneaugustana, del quale essi erano molto ben partecipi,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

689Letteratura italiana Einaudi

Page 728: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

perché in quello si diceva che ogni prencipe non eccle-siastico potesse elegger qual delle due religione gli pia-cesse, et il popolo dovesse seguitar quella del suo pren-cipe, della quale, se alcuno non si contenta, ha libertàdi vender i suoi beni et andar dove gli piace; perilché illoro debito esser di rimaner nella vecchia religione ca-tolica che egli professa, ma per condescender a’ lorodesiderii per quanto poteva, si contentava di sospenderquella parte del suo editto toccante la communione delcalice, con tal condizione però, che non mutassero al-cun’altra cosa nelle leggi e ceremonie della Chiesa, sinoal decreto della futura dieta; e non desiderando nientedi più, contentarsi di concorrer prontamente alle con-tribuzioni contra il nemico.

I bavari ancora ricercarono il suo duca di libertà direligione, dimandando la libera predicazione dell’Evan-gelio, il matrimonio de’ preti, la communione sub utra-que et il mangiar carne ogni giorno, protestando che al-tramente non pagarebbono gravezze, né contribuzionicontra turchi. Il qual, vedendo che Ferdinando, suosuocero, aveva concesso a’ suoi la communione del cali-ce, per aver esso ancora aiuto de danari da loro, gliconcesse che potessero usar la communione del calicee mangiar carne per necessità ne’ giorni proibiti, finchéle cose della religone fossero accordate con publica au-torità, restando nondimeno in vigore gl’editti fatti dalui in materia della religione; protestando con molte etampie parole di non voler partirsi dalla Chiesa e dallareligione de’ suoi maggiori, né mutar nelle cerimoniecosa alcuna senza la volontà del pontefice e dell’impe-ratore promettendo di far opera che il metropolitano evescovi suoi approvino questa concessione e non dianomolestia ad alcuno per queste cose. Il Palatinato tuttoabbracciò la confessione augustana per esser mortol’elettore e successo il nipote, il quale era dicchiaratodi quella confessione già molti anni, per quale anco

690Letteratura italiana Einaudi

Page 729: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

aveva molte persecuzioni patito. Egli, gionto al princi-pato, immediate proibì le messe e ceremonie romaneper tutto ’l suo prencipato.

[Il papa imprende una riforma, ma non vuol concilio senon a Roma]

Ma il pontefice fatti i fondamenti di sopra narrati, vol-tato alle cose spirituali, giudicò che era necessario acqui-star credito appresso il mondo, il che non si poteva, seprima non si fosse veduta in fatti e non in parole riforma-ta la corte di Roma. Perilché tutto intento a questo, nelfine di genaro del 1556 eresse una congregazione, doveerano 24 cardinali, 45 prelati et altre persone, le più lette-rate della corte, al numero di 159; e gli divise in 3 classi,in ciascuna de’ quali erano 8 cardinali, 15 prelati et altrial numero di 50. A questi diede a discuter dubii tutti nel-la materia della simonia, i quali mise in stampa e mandòcopia a tutti i prencipi, e diceva avergli publicati così, ac-ciò pervenissero a notizia di tutte le università e studii ge-nerali e d’ogni uomo letterato, et avessero occasione tuttidi far saper il parer loro, quale egli non aveva voluto ric-chiedere apertamente, per non esser degnità di quella se-de, che è maestra di tutti, d’andar mendicando il parerd’altri. Diceva ancora che per se medesimo non aveva bi-sogno d’instruzzione di nissuno, perché sapeva quelloche Cristo commandava; ma aveva eretto la congregazio-ne, acciò in una cosa dove tutti erano interessati non sidicesse che volesse far di suo capo. Aggiongeva chequando avesse nettato sé e la sua corte, che non gli potes-se esser detto: «Medico guarisci te stesso», mostrerà aprencipi che nelle loro corti è maggior simonia e vorrà le-varla, essendo così superior a prencipi come a ’ prelati.

Nella prima congregazione della prima classe, la qualfu tenuta a’ 26 marzo inanzi il cardinale Bellai, decano

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

691Letteratura italiana Einaudi

Page 730: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

del collegio, parlarono 12 e furono 3 opinioni: una delvescovo di Feltre, il qual difese che per l’uso della pote-stà spirituale non era inconveniente il pigliar danari,quando non sia per preggio, ma per altro rispetto; l’al-tra del vescovo di Sessa, che ciò non fosse lecito in nis-sun modo e con nissuna condizione, e che assolutamen-te fosse simonia detestabile così il dar, come il ricever,non potendo scusar pretesto di qualsivoglia sorte; laterza del vescovo di Sinigaglia, media tra queste due,che fosse lecito, ma in certo tempo solamente e con cer-te condizioni. Finiti i voti di quella classe ne’ giorni se-guenti e portati al pontefice fatte le feste di Pasca, egli,vedendo la diversità delle opinioni, fu quasi in resolu-zione di publicar una bolla secondo il suo senso: chenon fosse lecito ricever premio o presente o elemosina,non solo dimandata, ma né meno spontaneamente of-ferta per qual si voglia grazia spirituale; e quanto alledispensazioni matrimoniali, che non voleva più conce-derne, et ancora era d’animo di rimediare, quanto si po-teva senza scandalo, alle concesse per il passato. Matante furono le dilazioni e gl’impedimenti interposti dadiversi, che non seppe venir a risoluzione.

Gli proponevano alcuni che era necessario trattar unatal cosa in concilio generale; il che sentendo egli con ec-cessiva escandescenza, diceva non avere bisogno di con-cilio, essendo sopra tutti. Ma al cardinale Bellai, qualsoggionse non esser necessario concilio per aggiongerautorità al pontefice, ma ricercarsi per trovar modod’essecuzione, la qual non può esser uniforme in tutti iluoghi, concluse che, se bisognerà, farà concilio in Romae che non è necessario andar altrove, e che per tanto eglimai aveva voluto dar il suo voto che il concilio si facessein Trento, come era notorio che era un farlo in mezo iluterani: perché il concilio si ha da far da’ vescovi sola-mente; che si possono ben admetter per conseglio altrepersone, ma catoliche solamente, altrimenti bisognereb-

692Letteratura italiana Einaudi

Page 731: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

be admetter anco il Turco; e che era stata una gran va-nità mandar nelle montagne 60 vescovi de’ manco abili e40 dottori de’ meno sufficienti, come già due volte s’erafatto, e creder che da quelli potesse esser regolato ilmondo meglio che dal vicario di Cristo col collegio ditutti i cardinali, che sono le colonne di tutta la cristia-nità, scielti per i più eccellenti di tutte le nazioni cristia-ne, e con conseglio de’ prelati e dottori che sono in Ro-ma, i più letterati del mondo, e numero molto maggioredi quello che con ogni diligenza si può ridurre a Trento.

Ma quando andò nuova a Roma della concessione delcalice dal duca di Baviera fatta a’ suoi sudditi, entrò ingrandissima escandescenza contra di lui: pur mise questaappresso le altre cose, a’ quali dissegnava proveder tut-t’insieme, pieno di speranza che ogni cosa gli dovese es-ser facile, riformata la corte, e non turbandosi, quanton-que vedesse il numero crescere. Imperoché pochi giornidopo l’ambasciatore di Polonia, andato espresso percongratularsi con Sua Santità per la sua assonzione alpontificato, gli fece per nome del re e del regno 5 diman-de: di celebrar la messa nella lingua pollaca; diusar lacommunione sub utraque specie; il matrimonio de’ preti;che il pagamento delle annate fosse levato, e che potesse-ro far un concilio nazionale per riformare i proprii abusidel regno e concordar la varietà delle opinioni. Le qualdimande ascoltò con indicibile impazienza e si pose a de-testarle acerrimamente ad una per una con eccessiva vee-menzia. E per conclusione disse che un concilio generalein Roma farebbe conoscer le eresie e le male opinioni dimolti, alludendo alle cose fatte in Germania, in Austriaet in Baviera. Et essendo il pontefice per queste raggioniquasi risoluto in se stesso, o volendo mostrar di esserne,che fosse necessario far il concilio, disse a tutti gl’amba-sciatori che scrivessero a suoi prencipi la deliberazione difar un concilio lateranense, simile a quell’altro così cele-bre. E destinò noncii all’imperatore et al re di Francia

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

693Letteratura italiana Einaudi

Page 732: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

per essortargli alla pace tra loro, se ben in Francia avevanegoziazione più secreta. Diede commissione di raggio-nargli del concilio: e nel concistoro con longo raggiona-mento, come egli era molto abondante, disse esser neces-sario celebrarlo presto, poiché oltra la Boemia, Prussia eGermania, quali erano grandemente infette (tal furono leformali parole), la Polonia ancora stava in pericolo; né laFrancia e la Spagna stavano ben, dove il clero era maltrattato. Quanto alla Francia, quello che egli principal-mente riprendeva era l’essazzione delle decime, che il reriscuoteva dal clero ordinariamente. Ma contra Spagnaera maggiormente irritato, perché, essendo stato conces-so da Paolo III e Giulio all’imperatore Carlo, per sussi-dio delle guerre di Germania, i mezi frutti e quarte, egli,non sodisfatto del recesso d’Augusta, revocò la conces-sione. Ma in Spagna si perseverava, riscuotendo anco perforza di sequestri e carceri.

Non s’asteneva di dir che l’imperatore era un eretico,che ne’ principii favorì gl’innovatori di Germania per ab-bassar quella Santa Sede, a fine di farsi patrone di Romae di tutta Italia; che tenne Paolo III in perpetui travagli,ma non gli riuscirebbe l’istesso verso lui. Aggiongevache, se bene a questi inconvenienti tutti egli aveva auto-rità di rmediare, non voleva però farlo senza un concilio,per non pigliar tanto carico sopra sé solo; che l’averebbeconvocato in Roma e chiamato lateranense; et aveva datocommissione di significarlo all’imperatore et al re diFrancia per urbanità, ma non per aver da loro consensoo conseglio, perché vuole che obediscano. Che era bencerto non dover piacer a nissun de’ 2 prencipi, per nonesser a loro proposito, vivendo come fanno, e che diran-no molte cose in contrario per disturbarlo; ma lo convo-cherà contra il loro volere e farà conoscer quanto puòquella Sede, quando ha un pontefice animoso. Il 26 delmese di maggio, anniversario della sua coronazione, desi-nando con lui, secondo il solito, tutti i cardinali et amba-

694Letteratura italiana Einaudi

Page 733: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sciatori, dopo il desinar entrò in reggionamento del con-cilio e disse la sua deliberazione esser di celebrarlo onni-namente in Roma e che per urbanità lo faceva intender a’prencipi, et accioché i prelati avessero le strade sicure.Però, quantonque non vi fossero andati altri prelati,l’averebbe fatto con quelli soli che si ritrovavano in corte,perché sapeva ben lui quanta autorità aveva.

Mentre il papa è attento alla riforma, andò aviso a Ro-ma esser stata conclusa per mezo del cardinale Polo, cheper nome della regina d’Inghilterra s’interpose, la treguatra l’imperatore et il re di Francia a’ 5 febraro; le qualcose resero attonito il pontefice e maggiormente il cardi-nale Caraffa, essendo trattata e conclusa senza loro. Alpapa principalmente dispiaceva per la diminuzione del-la riputazione e per il pericolo che portava, se quei pren-cipi si fossero congionti, a discrezione de’ quali gli sa-rebbe convenuto stare. Al cardinale, impaziente dellaquiete, pareva che 5 anni nella decrepita età del zio glilevavano totalmente le occasioni di adoperarsi a scacciardal regno i spagnuoli, tanto da lui odiati; con tutto ciò,non perduto d’animo, mostrò il papa sentir allegrezzadella tregua, non però contentarsene intieramente. Poi-ché per il concilio che dissegnava fare diceva esser ne-cessaria una pace, la qual egli era risoluto trattare, et aquesto fine mandar legati all’un e l’altro prencipe, essen-do certo di doverla concludere, perché voleva adoperarl’autorità. Non voleva esser per le loro guerre impeditodal governo della Chiesa, commessogli da Cristo. De-stinò legati, all’imperatore Scipion Rebiba, cardinale diPisa, et al re di Francia il cardinale Caraffa, nipote. Que-sto andò in diligenza, all’altro fu dato ordine di caminarlentamente. Al Rebiba diede instruzzione d’essortarl’imperatore all’emendazione di Germania, la quale nons’aveva sin ora effettuato, perché nissun aveva inquell’impresa caminato di buono piede. Conosceva imancamenti de’ suoi precessori, i quali per impedir la

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

695Letteratura italiana Einaudi

Page 734: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

riforma della corte, impedirono ogni buon progresso delconcilio. Tutt’incontrario egli deliberava esser il promo-tor della riforma e deliberava di celebrar un concilioinanzi sé e da questo capo incomminciare, con certezzache, quando i protestanti avessero veduto tolti quegliabusi per quali si sono separati dalla Chiesa e restanotuttavia contumaci, desidereranno e concorreranno a ri-cever i decreti et ordinazioni e si farà un concilio, dovesi riformerà non in parole, ma in fatti, il capo, i membri,l’ordine ecclesiastico e laicale, i prencipi et i privati. Maper far così buon’opera non esser bastante una tregua di5 anni, imperoché nelle tregue i sospetti non sono mino-ri che nella guerra, e sempre si sta sul prepararsi perquando finiranno: esser necessaria una pace perpetua,che levi tutti i rancori e sospizzioni, acciò unitamentetutti possino senza fini mondani render a quello checoncerne l’unione e riforma della Chiesa. Dell’istesso te-nore fu l’instruzzione che diede al Caraffa et ebbe gustoche queste si publicassero e ne uscisse qualche copia.

Credeva la corte universalmente che il papa facessecosì frequente et efficace menzione di concilio, acciò altrinon lo proponesse a lui e con quello minacciasse prenci-pi e tutto ’l mondo, a fine di far che l’aborrissero; ma siconobbe dopo che per altra via egli dissegnava liberarsidalla molestia data a’ suoi precessori. Imperoché quandosi proponeva la sola riforma del pontefice e della corte, edegl’essenti e privilegiati dependenti dal pontificato, sigiocava solo sopra il suo, et ogni un, così prencipe, comepopolo e privato, non trattandosi di poter perder per lo-ro, insisteva in sollecitar concilio; ma proponendo egliriforma dell’ordine ecclesiastico tutto e laicale ancora, ede’ prencipi massime, con una inquisizione severissimache dissegnava instituire, metteva le cose al pari, sì chenon s’averebbe trattato di lui solo, ma degli altri piùprincipalmente; e questo era l’arcano col quale dissegna-va tener tutti in timore e sé in riputazione di bontà e va-

696Letteratura italiana Einaudi

Page 735: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

lore: e quanto al concilio governarsi secondo le congion-ture; tenendo però fermo il ponto di farlo in Roma.

Ma tornando a’ legati: al nipote diede instruzzione li-bera di tentar l’animo del re, e quando lo vedesse risolu-to a servar la tregua, intonargli l’istesso canto del conci-lio, et al Rebiba ordinò di governarsi nel più e nel menodella via conforme a quello che il nipote gli avesse avisa-to. Il Caraffa portò al re la spada et il capello benedettodal papa la notte del Natale, secondo l’uso. Della pacenon fece alcuna menzione, ma rappresentò al re che perla tregua de 5 anni, se ben non era violata la lega, eranondimeno resa vana, con gran pericolo del zio e di tuttala casa sua, poiché già per le operazioni de’ spagnuoli neavevano sentito qualche odore. Gli raccomandò congrand’efficacia di parole la religione et il pontificato, de’quali i suoi maggiori avevano tenuto unica e singularprotezzione, et il pontefice stesso e la casa tanto devota aSua Maestà; il che non era alieno dalla mente del re, solorestava ambiguo per la decrepità del papa, temendo chepotesse mancar a ponto quando fosse maggior bisogno.Caraffa, penetrato questo, trovò rimedio, promettendoche il papa farebbe tal numero de cardinali parziali diFrancia e nimici de’ spagnuoli, che averebbe sempre unpontefice della sua. Le persuasioni del cardinale con lapromessa della promozione e l’assoluzione che gli diedeper nome del papa dal giuramento delle tregue, congion-te con gl’officii del cardinale di Lorena e fratello, fecerorisolver il re a muover la guerra, con tutto che i prencipidel suo sangue e tutti i grandi della corte aborrissero l’in-famia di romper la tregua e ricever assoluzione dal giura-mento. Fatta la conclusione, il Caraffa ricchiamò il legatodestinato all’imperatore, che era gionto a Mastric, e lo fe-ce divertir dall’andar a Cesare, dal quale era lontano duesole giornate, e voltar in Francia. Il che diede indicio ma-nifesto all’imperatore et al re suo figlio che in Franciafosse stata conclusa cosa contra di loro.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

697Letteratura italiana Einaudi

Page 736: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Nuovi disgusti del papa e di Cesare per il Colonnesi. Ilpapa si prepara alla guerra]

Crescevano ogni giorno maggiormente li disgusti delpontefice contra l’imperatore et il re suo figlio. Aveva ilpontefice formato un severissimo processo contra Asca-nio Colonna e Marco Antonio, suo figlio, per molte of-fese che pretendeva fatte alla Sede apostolica da Asca-nio, sino quando Clemente fu assediato, e poi contraPaolo III e Giulio, e da Marco Antonio contra sé e loStato della Chiesa; e narrate in concistoro tutte le ingiu-rie fatte ne’ tempi vecchi da’ colonnesi contra la Sedeapostolica, aveva scommunicato Ascanio e Marco Anto-nio, privato d’ogni degnità e feudo, con censure contrachi gli prestasse aiuto o favore; e confiscato tutte le loroterre nello Stato della Chiesa, datele al conte di Monto-rio, suo nipote, con titolo di duca di Pagliano. MarcoAntonio, ritirato nel regno, fu ricevuto, et alle volte conqualche numero di gente scorreva ne’ luoghi già suoi; ilche irritava l’animo del papa sommamente: il quale sti-mando che i suoi cenni dovessero esser a tutti comman-damenti e di poter metter terrore ad ognu’un, non pote-va comportar che a Napoli, sua patria, dove averebbevoluto esser tenuto per onnipotente, fosse così poco sti-mato. Riputava nel principio, col straparlare del re edell’imperatore, intimorirgli e fargli desister dal prestarfavori a’ colonnesi, e perciò frequentissimamente parla-va a parole piene di vituperio in presenza d’ogni sorte dipersone, e ritrovandosi alcun cardinale spagnuolo pre-sente, le diceva più volentieri, e poi in fine commandavache gli fossero scritte.

Non facendo alcuna di queste prove effetto, passòpiù inanzi, et il 23 luglio fece comparir in concistoro ilfiscale con Silvestro Aldobrandino, avvocato concisto-riale, quali esposero che, avendo la Santità Sua per de-litti scommunicato e privato Marco Antonio Colonna e

698Letteratura italiana Einaudi

Page 737: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

proibito sotto le medesime censure ad ogni sorte dipersone l’aiutarlo o favorirlo, et essendo notorio chel’imperatore et il re Filippo, suo figlio, l’avevano sovve-nuto di cavalli, fanti e danari, erano incorsi nella penadella sentenzia, e caduti da’ feudi. Perilché facevano in-stanza che Sua Santità venisse alla declaratoria e met-tesse ordine all’essecuzione. Il pontefice rispose che colconseglio de’ cardinali aviserebbe, e licenziatigli, pro-pose in concistorio quello che in caso di tanta impor-tanza fosse da fare. I cardinali francesi parlarono conmolto onore dell’imperatore e del re Filippo, ma in mo-do che il pontefice veniva grandemente eccitato; gl’im-periali con parole d’ambiguo senso et indirizzate a por-tar tempo inanzi. I teatini, proprii cardinali del papa,dissero cose molto magnifiche dell’autorità ponteficia edel valor e prudenza di Sua Santità, sola atta a trovar ri-medio a quel male, lodando tutte le cose fatte e rimet-tendosi quanto al rimanente. Licenziato il concistorosenza che risoluzione fosse presa, il papa conobbe chebisognava o ceder, o venir alla guerra: dalla quale nonaborrendo per il natural suo pieno d’ardire e di speran-ze, opportunamente gli vennero avisi dal nipote dellecose concluse in Francia: onde cessarono pertando iraggionamenti di riforma e di concilii, e si mutarono indiscorsi di danari, soldati et intelligenze, delle qual co-se, come non partinenti al proposito mio, dirò soloquel che può mostrare qual fosse l’animo del papa equanto dedito alla riforma vera della Chiesa, o almenoalla colorata. Il papa in Roma armò i cittadini et abita-tori, distribuendogli sotto i capi de’ rioni, che così chia-mano, e gli rassegnò in numero di 5000, per la maggiorparte artigiani e forestieri; fece fortificar molte dellesue terre e vi pose soldati dentro, sollecitò che gli an-dassero 3000 guasconi, che il re di Francia inviava permare, mentre si preparava l’essercito reale per passarein Italia, acciò il pontefice potesse sostenersi.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

699Letteratura italiana Einaudi

Page 738: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il duca d’Alva apre la guerra]

In questi maneggi e preparazioni di guerra il pontefi-ce ebbe di molti sospetti, per quali serrò in Castello assaicardinali e baroni et altri personaggi. Impreggionò ancoGarcillasso di Vega, ambasciatore del re d’Inghilterra,cioé del re Filippo, e Giovanni Antonio Tassis, maestrode le poste imperiali. Et al duce d’Alva, che mandò aprotestargli del tener in Roma i fuorusciti del regno,dell’aver posto mano e ritener in carcere senza raggionele persone publiche e d’aver aperto lettere del re e fatto-gli altri oltraggi (ché questi accidenti erano avvenuti),soggiongendo che il re, per conservazione della propriariputazione e della raggione delle genti, non poteva re-star, quando Sua Santità avesse perseverato in azzionicosì offensive, di propulsar l’ingiuria; il papa rimandò ri-sposta che era prencipe libero et a tutti gl’altri superio-re, non obligato a render conto ad alcuno, ma con pote-stà di dimandar conto ad ogni prencipe; che avevapotuto trattener e veder le lettere di qual si voglia, aven-do indicii che fossero a danno della Chiesa; che se Car-cillasso avesse fatto l’officio dell’ambasciatore, non glisarebbe avvenuto cosa sinistra; ma avendo tenuto manoa trattati, mosse sedizioni, machinato contra il principe acui era mandato, aveva mal operato come privato, e co-me tale voleva punirlo; che egli, per quel si voglia peri-colo, non mancherebbe mai alla degnità della Chiesa etalla difesa di quella Sede, rimettendo tutto a Dio, dalquale era posto guardiano del gregge di Cristo. E conti-nuando tuttavia il papa di provedersi, il duca d’Alva ri-soluto che meglio fosse assaltare che d’esser assaltato,mandò di nuovo a protestargli che, avendo il re sostenu-to tante ingiurie e conoscendo la mente di Sua Santità divolergli levar il regno di Napoli, e tenendo certo che haperciò fatto lega con suoi nemici, non poteva il re conti-nuar con esso lui in quella maniera; però, se Sua Santità

700Letteratura italiana Einaudi

Page 739: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

voleva la guerra, gliel’annonciava e presto l’averebbemossa, protestando de danni e voltando sopra il pontefi-ce la colpa. Ma se anco voleva una buona pace, gliel’of-feriva con ogni prontezza. Ma mostrando il papa di vo-ler pace, non rispondendo però, se non parole generaliet interponendo tempo, il 4 settembre diede il duca allaguerra principio, nella quale in quell’anno 1556 presequasi tutta la Campagna, tenendola per nome del futuropontefice, e si accostò a Roma così vicino, che pose interrore tutta quella città, e si diedero tutti a munirla efortificarla. Et il pontefice, per insegnar a’ governatoride’ luoghi quello che debbono fare in tal casi, constrinsetutti i religiosi, di qual stato e qualità si fosse, a portarterreno con la zerla in spalla per edificar i balloardi. Tragl’altri luoghi che avevano bisogno di terrapieno uno eraappresso la Porta del Popolo, che termina la via di Fla-minia, dove è una chiesa della Madonna di molta divo-zione; la qual volendo spianare, il duca d’Alva mandò apregar il papa che si lasciasse in piedi, dando parola egiuramento che per nissun rispetto si sarebbe mai valutodell’opportunità di quel luogo. Ma la grandezza dellacittà et altri rispetti e pericoli consegliarono il duca, nontentata Roma, d’attendere ad altre imprese minori.

[Carlo V si riduce in monasterio]

Diede molta materia a’ raggionamenti che in questoanno Carlo imperatore si partì di Fiandra e passò inSpagna per ridursi a vita privata in luogo solitario; ondesi facea parallelo d’un prencipe versato dalla fanciullez-za ne’ maggior negozii et imprese del mondo, che, quin-quagenario, avesse risoluto d’abbandonar il secolo et at-tender solo a servir Dio, mutato di potentissimoprencipe in umilissimo religioso, con uno che altre volteaveva abbandonato la cura episcopale per ritirarsi in

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

701Letteratura italiana Einaudi

Page 740: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

monastero, et ora, ottuagenario, fatto papa, si fosse tuttoabbandonato alle pompe, alla superbia et avesse concet-to di far ardere tutta Europa di guerra.

[Il duca di Ghisa passa in Italia a favor del papa, il qua-le incarcera il Morone, dipuone il Polo e lo cita]

Nel principio del 1557 il duca di Ghisa passò con learmi in Italia a favore del pontefice, il qual, per servar lapromessa del nipote al re di Francia, fece una promozio-ne di 10 cardinali, la quale non corrispondendo néquanto al numero, né per la qualità de’ soggetti alla in-tenzione data et al fine concertato, fece sua scusa con di-re d’esser così strettamente congionto con Sua Maestà,che i suoi dependenti non cedevano a’ proprii francesinella servitù del re e doveva tener per certo che eranotutti per lui; quanto al numero, che per allora non pote-va promoverne di più, poiché il numero era eccessivo,arrivando a 70, ma presto quel numero sarebbe diminui-to col mancamento d’alquanti ribelli, e supplito con per-sone da bene: il che diceva per quelli che già erano inCastello e per altri contra quali aveva dissegno, così percause di Stato, come per cause di religione. Imperochéegli non era così attento alla guerra, che abbandonasse ilnegozio dell’Inquisizione, quale diceva esser il principalnervo et arcano del ponteficato. Ebbe alcuni indicii con-tra il cardinale Morone, che in Germania avesse qualcheintelligenza, e lo fece preggione in Castello, e deputò 4cardinali ad essaminarlo rigidamente, e per la complicitàimpreggionò Egidio Foscararo, vescovo di Modena.

Privò anco della legazione d’Inghilterra il cardinalePolo e lo citò a presentarsi a Roma nell’Inquisizione,avendo già impreggionato Tomaso San Felice, vescovodella Cava, suo amico intrinseco, come complice; et ac-ciò dal cardinale non fosse presto pretesto di dimorar

702Letteratura italiana Einaudi

Page 741: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

in Inghilterra sotto colore della legazione e de’ bisognidi quelle chiese, creò cardinale a’ tempori della Pente-coste Gulielmo Poito, vescovo di Salsberi, e lo constituìlegato in luogo del Polo. E se ben la regina et il re, testi-ficando il servizio che quel cardinale prestava alla fedecatolica, fecero efficaci officii per lui, il papa non volsemai rimetter un ponto della rigidezza. Ubedì il cardina-le Polo, deponendo l’amministrazione e le insegne di le-gato e mandando a Roma Ormaneto per dar conto del-la legazione, ma egli non partì d’Inghilterra, allegandocommandamento della regina, perché così essa come ilre, tenendo per fermo che il pontefice vi avesse qualchepassione, non volsero consentire alla partita. In Inghil-terra fu preso gran scandalo e molti catolici s’alienaro-no per questo, et in Roma non pochi avevano per calon-nia inventata a fine di vendicarsi per la tregua trattatada lui tra i due re, essendo cardinale e legato, senza par-ticipazione d’esso pontefice, sì come anco già era stima-ta calonnia l’opposizione che nel conclavi gli fece perimpedirlo dal papato. Il nuovo legato, persona di granbontà, ebbe i concetti medesimi, e se ben assonse il no-me di legato, per non irritar il papa, non essercitò peròmai il carico in nove mesi che visse dopo avuta la crocedella legazione, anzi si portò con la stessa riverenza ver-so il Polo come per inanzi.

Ma il duca di Ghisa, passato in Italia, mosse le armiin Piemonte et era d’animo di fermar la guerra in Lom-bardia e divertir in quel modo le armi prese contra ilpapa. Ma non glielo permise l’ardor grande del pontefi-ce ch’il regno di Napoli fosse assalito. Da’ francesi era-no le difficoltà conosciute, et il duca di Ghisa co’ prin-cipali capitani andò in poste a Roma per far intender alpapa quello che le buone raggioni di guerra portavano;in presenza del quale posto il tutto in consultazione,non lasciando la risoluzione del papa luogo a prenderaltra deliberazione, fu necessario sodisfarlo, né altro si

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

703Letteratura italiana Einaudi

Page 742: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

fece che assaltar Civitella, luogo posto al primo ingressodella provincia d’Abruzzo, dove l’essercito ebbe la re-pulsa, con grave querela di Ghisa che i Caraffi avesseromancato delle provisioni promosse e necessarie. Insomma le armi ecclesiastiche, così proprie, come ausi-liari, furono poco da Dio favorite. Ma nel mezo d’ago-sto, accostando l’essercito del duca d’Alva sempre più aRoma, non temendo del francese che in Abbruzzo eratrattenuto, et intesa dal papa la presa di Signia con sac-co e morte di molti, et il pericolo in che era il Pagliano,riferì il tutto in concistoro con molte lacrime, soggion-gendo che aspettava intrepidamente il martirio, maravi-gliandosi i cardinali con quanta libertà depingesse a lo-ro, conscii della verità, quella causa come di Cristo, enon profana et ambiziosa, quale egli diceva esser ilprincipal nervo et arcano del pontificato.

[Accordo tra il papa e spagnuoli]

Quando aponto le cose del papa erano nelle maggiorangustie ebbe l’essercito del re di Francia appresso SanQuintino così gran rotta, che per salute del regno fu ilre costretto ricchiamar il duca di Ghisa d’Italia con legenti che aveva, facendo intender al pontefice la suainevitabile necessità, concedendogli libertà di pigliarqual conseglio gli paresse più utile per sé, e rimandan-dogli gl’ostaggi. Il pontefice negò la licenza di ritornaral Ghisa, sopra che essendosi tra loro gravemente con-teso, il papa, non potendo ritenerlo, gli disse che andas-se, poiché aveva fatto poco servizio al re, meno allaChiesa e niente all’onor proprio. Nel fine dell’istessomese, essendosi accostato il duca d’Alva a Roma, quellasarebbe stata presa, se il duca avesse avuto animo mag-giore. Fu ascritta la sua ritirata a bassezza d’animo; eglidiceva in publico aver temuto che, saccheggiata Roma,

704Letteratura italiana Einaudi

Page 743: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

l’essercito fosse dissipato e restato il regno esposto sen-za forze, né difesa; ma in secreto, che ritrovandosi inservizio d’un re, che egli non sapeva se per soverchia ri-verenza avesse approvato l’azzione, se n’astenne. Suc-cesse finalmente l’accordo tra l’Alva e li Caraffi a 14 set-tembre, essendo la guerra durata un anno. Nelleconvenzioni il papa non volle che fosse compreso né ’lColonna, né alcuno de’ sudditi suoi, né meno che vi fos-se parola per quale si mostrasse che egli avesse eccessonella preggionia de’ ministri imperiali, anzi costantissi-mamente stette fermo che il duca d’Alva dovesse andarpersonalmente a Roma a dimandargli perdono e riceverl’assoluzione, dicendo chiaramente più tosto che partir-si un filo da questo debito, che così lo chiamava, volevavedere tutto ’l mondo in rovina; che si trattava dell’onornon suo, ma di Cristo, al quale egli non poteva né farpregiudicio, né renonciarlo: con questa condizione econ la restituzione delle terre prese si finì la controver-sia. Fu stimato prodigio che il medesimo giorno dellapace il Tevere inondò sì fattamente, che allagò tutto ’lpiano di Roma e destrusse gran parte delle fortificazionifatte al Castel Sant’Angelo. Il duca d’Alva andò perso-nalmente a Roma a sottomettersi al pontefice e riceverl’assoluzione per nome del re e proprio; e successe cheil vittorioso ebbe a portar l’indegnità et il vinto a trion-fare maggiormente che se vittorioso fosse stato; e non fupoca grazia che dal papa umanamente fosse raccolto, seben con la solita grandezza fastosa.

[Movimenti per la religione in Francia]

Non ben tosto la guerra fu finita, che nuovi travaglivennero al pontefice, perché di Francia fu avisato che lanotte de’ 5 settembre in Parigi s’erano ridotti a celebrarla cena in una casa da 200 persone; il che scopertosi dal-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

705Letteratura italiana Einaudi

Page 744: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la plebe, la casa fu assalita, et essendone alquanti fuggiti,le donne et i più deboli furono presi, de’ quali essendo-ne stati 7 abbruggiati, et il maggior numero riservato perl’istesso supplicio, dopo che fossero ben indagati tutti icomplici, i svizzeri mandarono ad interceder per gli al-tri, et il re, che per la guerra col re di Spagna (così sichiamò Filippo dopo la renoncia fatta dal padre) avevadi loro bisogno, ordinò che si procedesse con modera-zione. Il papa di questo s’alterò fuor di modo, ne fecequerimonia in concistoro, disse non esser maraviglia sele cose quel re succedevano male, perché stimava piùgl’aiuti degl’eretici, che il favor divino. Si era già scorda-to il pontefice che durante la guerra sua, dolendosi i car-dinali dell’Inquisizione che li grisoni protestanti, con-dotti al suo soldo per la difesa di Roma, usassero moltivilipendii contra le chiese e le imagini, la Santità Sua glirispose dicendo che quelli erano angeli mandati da Dioper custodia di quella città e sua, e teneva ferma speran-za che Dio gl’averebbe convertiti: così gl’uomini giudi-cano diversamente negl’interessi proprii e ne’ fatti altrui.Prese anco di qui occasione il papa di rammemoraredue ordinazioni quell’istesso anno fatte da quel re, di-cendo esser contra la libertà ecclesiastica, quali egli erarisoluto che fossero annullate. L’una fu publicata il pri-mo marzo, che i matrimonii fatti da figli inanzi il trigesi-mo anno finito, e dalle figlie inanzi il vigesimoquinto,senza consenso del padre o di chi gli ha in potestà, sianoper se medesimi nulli. L’altro, del primo maggio, chetutti i vescovi e curati risedessero, in pena di perdita del-le entrate, con imposizione d’un sussidio estraordinario,oltre le decime ordinarie, per pagare 5000 fanti. Il pon-tefice a queste cose non pensò quando ne ebbe nuova,essendo la guerra se posta mano sino ne’ sacramenti egravato il clero insopportabilmente. Perciò diceva essernecessario con un concilio proveder a tanti disordini,che erano molto maggiori abusi, che quanti si sapevano

706Letteratura italiana Einaudi

Page 745: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

oppor all’ordine ecclesiastico; che bisognava di qua in-comminciare la riforma; che i prelati francesi non ardi-vano parlare stando in Francia, ma quando fossero inconcilio in Italia, liberi dal timore del re, si sarebberoben uditi i lamenti e le querele. In questi disgusti, parted’allegrezza fu al pontefice che un colloquio incommin-ciato in Germania per componer le differenze della reli-gione, il qual dava molta molestia al papa et alla corte,come sempre quei colloquii dato avevano, era risoluto inniente. L’origine, progresso e fine del quale, per intelli-genza delle cose seguenti, mi par necessario raccontare.

[Colloquio in Germania]

Ferdinando nella dieta di Ratisbona avendo conferma-to la pace della religione sino alla concordia, e per trovarmodo d’introdurla, fu nel recesso de’ 13 marzo delibera-to che si tenesse un colloquio in Vormes di 12 dotoridell’antica religione e 12 de’ protestanti, nel quale le dif-ferenze fossero discusse per ridur le parti a concordia. Aquesto colloquio deputò Ferdinando presidente il tantonominato vescovo di Namburg. Convenute ambe le partia’ 14 agosto al luogo, li 12 protestanti non furono in tuttoconcordi, perché alcuni di loro, desiderando una perfet-ta unione della Chiesa, volevano far opera di conciliar in-sieme la dottrina degl’elvezii, la quale era differente nellamateria dell’eucaristia; et a questo effetto i ministri diGeneva avvano formata una confessione in questa mate-ria, che a Filippo Melatone et a 6 altri degl’augustani nondispiacque, né satisfece agl’altri 5. Questo penetrato dalvescovo, uomo accorto e fazzioso, il cui fine era che ilcolloquio si dissolvesse senza frutto, fu autore di catolicidi proponer che, essendosi instituito il colloquio sola-mente tra loro e gl’augustani, per tanto era necessarioprima concordamente dannar tutte le sette de’ zuingliani

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

707Letteratura italiana Einaudi

Page 746: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

et altri; perché dannati di commun concordia gl’errori,facil cosa sarà che rimanga chiara la verità. I 5 soprano-minati, non pensando più oltre, consentirono che così sifacesse. Melantone, qual s’accorse dell’arteficio, che eraper seminar divisione tra loro e per mettergli al ponto co’svizzeri, con quei di Prussia et altri, diceva che prima bi-sognava concordar della verità e poi con quella regoladannar gl’errori. Il vescovo mostrando a 5 che dagl’altri7 erano sprezzati, gl’indusse a partirsi dal colloquio, escrisse a Ferdinando il successo, concludendo che non sipoteva proceder più inanzi per la partita di quelli e pernon voler li rimasti dannar prima le sette. Rispose Ferdi-nando esser suo desiderio che si continui e che gl’augu-stani ricchiamino i 5 partiti, e che i catolici si contentinotra tanto di comminciare e discutere gl’articoli contro-versi. Il vescovo, vedutosi perso il suo ponto, fu autore a’collocutori catolici di rescriver al re che non era giustoincomminciar trattazione se non erano tutti i protestatniuniti, perché averebbe bisognato di nuovo trattar congl’assenti quello che fosse concluso co’ presenti, e far unadoppia fatica: e senza aspettar altra risposta tutti si ritira-rono; e della separazione del colloquio l’una parte diedela colpa all’altra, ciascuna sopra le sudette raggioni.

[Il papa dipuone i suoi scelerati nipoti]

Il papa, vedutosi per la guerra passata privato del cre-dito col quale riputava poter spaventar tutto ’l mondo,con un atto eroico pensò racquistarlo, e sprovistamente il26 genaro in consistoro privò il cardinale Caraffa dellalegazione di Bologna e del governo tutto, e lo relegò a Ci-vita Lavinia; e levò a Giovanni Caraffa, fratello di quello,il capitanato e la cura dell’armata, relegatolo a Galessi.L’altro nipote privò di governatore di Borgo e lo relegòin Montebello, commandando che le donne e figli e le fa-

708Letteratura italiana Einaudi

Page 747: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

miglie partissero da Roma, et essi non si discostasserodalla relegazione, sotto pena di ribellione. Privò anco de-gli offici tutti quelli a chi ne aveva dato a contemplazioneloro: consumò più di 6 ore in querelarsi et inveir contrala opere loro mal fatte, con tanta escandescenza, che sisdegnava contra i cardinali che, per mitigarlo, mettevanoqualche buona parola; et al cardinale Sant’Angelo, che,lodata la giustizia, gli raccordò un detto usato da PaoloIII frequentemente, che il pontefice non debbe mai levarad alcuno la speranza di grazia, rispose al cardinale chemeglio averebbe fatto Paolo III, suo avo, se così avesseproceduto contra il padre di lui e castigato le sceleratezzedi quello. Instituì nuovo governo in Roma e nello Statodella Chiesa, dando cura d’espedir tutti i negozii a Ca-millo Orsino, al quale aggionse i cardinali di Trani e diSpoleto, affettando in queste azzioni fama di giustizia, erivoltando le colpe de’ gravami patiti da’ popoli sorpa inipoti. Così scaricato dal governo, si diede tutto a pensarall’officio dell’Inquisizione, dicendo che quello era il ve-ro ariete contra l’eresia e per difesa della Sede apostolica;risguardando poco quello che convenisse al tempo, pu-blicò una nuova constituzione sotto il 15 febraro, qualevolse fosse sottoscritta da tutti i cardinali. In questa ri-novò qualonque censura e pene prononciate da’ suoiprecessori, qualonque statuto de canoni, concilii e padriin qualsivoglia tempo publicati contra eretici; ordinandoche fossero rimessi in uso gl’andati in desuetudine; dic-chiarò che tutti i prelati e prencipi, eziandio re et impera-tori, caduti in eresia fossero e s’intendessero privati de’beneficii, Santi, regni et imperii, senza altra decchiarazio-ne, et inabili a poter esser restituiti a quelli, eziandio dal-la Sede apostolica; e beni, Stati, regni et Imperio s’inten-dano publicati, e siano de’ catolici che gl’occuperanno.Cosa che diede molto che dire, e se non fosse stata dalmondo immediate tenuta in poca stima, averebbe accesoil fuogo in tutta cristianità.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

709Letteratura italiana Einaudi

Page 748: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il papa non concede a Ferdinando la successioneall’Imperio]

Ma un’altra occorrenza fece apparir al mondo che nonaveva moderato l’alterezza dell’animo. Carlo imperatoresino del 1556, per sue lettere scritte agl’elettori e prenci-pi, diede a Ferdinando assolutamente tutta l’amministra-zione dell’Imperio, senza che communicasse altro seco,commandando che da tutti fosse ubedito. Dopo destinòambasciatori in Germania alla dieta Gulielmo, prenciped’Oranges, con due altri colleghi per transferir in Ferdi-nando il nome, titolo, degnità e corona, come se egli fos-se morto: il che non parendo agl’elttori opportuno, fudifferito sino questo 1558, nel quale a’ 24 febraro, giornodella natività, della coronazione e d’altre felicità di Carlo,dagl’ambasciatori suoi in Francfort, in presenza de’prencipi elettori, fatte le ceremonie della ressignazione,Ferdinando fu inaugurato co’ soliti riti. Il pontefice, udi-to questo, diede in una eccessiva escandescenza: preteseche sì come la conferma ponteficia è quella che fa l’impe-ratore, così la renoncia non si potesse far se non in manosua, et in quel caso a lui appartenesse far imperatore chigli fosse piacciuto, allegando che gl’elettori hanno facoltàconcessagli per grazia ponteficia d’eleger imperatore inluogo del defonto, ma non essergli communicata potestàd’elegerlo in caso di resignazione, ma restasse nell’arbi-trio della Sede apostolica, sì come alla disposizione diquella sono affette tutte le degnità a quella resignate. Pe-rilché esser nulla la resignazione di Carlo, e la total auto-rità di proveder d’imperatore esser divoluta a lui, e fu ri-soluto di non riconoscer il re de’ Romani per imperatore.

Ma Ferdinando, se ben conscio di ciò, destinò Marti-no Gusmanno suo ambasciatore per dargli conto dellarenoncia del fratello e dell’assonzione sua, per testificar-gli la riverenza, promettendogli obedienza e significan-dogli che averebbe mandato ambasicatoria solenne per

710Letteratura italiana Einaudi

Page 749: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

trattar la coronazione. Il papa ricusò ascoltarlo e rimes-se a’ cardinali di discuter la materia; i quali, così volen-do e disponendo lui, riferirono che l’ambasciatore nonsi poteva admetter se prima non constava che la resigna-zione di Carlo fosse legitima e che Ferdinando fossegiuridicamente successo. Perché, se ben egli fu eletto rede’ Romani, e l’elezzione confermata da Clemente persucceder morto l’imperatore, esser necessario che l’Im-perio restasse vacante per morte. Oltre di ciò, tutti gliatti di Francforto esser nulli, come fatti da eretici chehanno perduto ogni autorità e potestà; onde bisognavache Ferdinando mandasse un procuratore e rinonciassetutte le cose fatte in quella dieta, e supplicasse il papache per grazia convalidasse la renoncia di Carlo et assu-messe Ferdinando all’Imperio per virtù della sua pienapotestà, dal quale poteva sperar benigna grazia paterna-le. Secondo questo conseglio deliberò il papa, e fece in-tender al Gusmanno, dandogli tempo tre mesi per esse-guir questo, oltra i quali era risoluto non voler sentirnepiù parlare, ma dover crear esso un imperatore, né fupossibile rimoverlo, se ben il re Filippo, per favorir ilzio, mandò Francesco Vargas espresso, e dopo lui Gio-vanni Figaroa per pregarlo. Ferdinando, intese questecose, ordinò al Gusmanno, che, se in termine di 3 giornidalla ricevuta, non era admesso dal papa, dovesse parti-re, avendo protestato che Ferdinando con gl’elettoriaverebbe determinato quello che fosse stato di degnitàdell’Imperio. Ricercò il Gusmanno di nuovo audienza,la qual di papa gli concesse in privato e non come adambasciatore cesareo; et uditolo narrare quanto avevain instruzzione e quello che gl’era scritto dall’imperato-re, rispose che le cose considerate da’ cardinali eranomolto importanti e che non poteva risolversene cosìpresto: che averebbe mandato un noncio alla MaestàCesarea di Carlo V; tra tanto, se egli aveva commissionedal suo patrone di partire, partisse e protestasse tutto

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

711Letteratura italiana Einaudi

Page 750: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

quello che gli pareva. Per il che l’ambasciatore, fatta laprotesta, si partì, e se ben l’istesso anno morì Carlo, il21 settembre, non fu possibile che il papa si rimovessedalla deliberazione fatta.

[Accidente de’ riformati in Francia. Maria muore in In-ghilterra e li succede Elizabetta]

Essendo cresciuto in questo tempo nella Francia il nu-mero di quelli che riformati si chiamavano, crebbe ancoin loro l’animo, et accostumandosi nella città di Parigiche la sera della state il popolo in gran moltitudine escedal borgo San Germano in una campagna a pigliar il fre-sco e diportarsi con diverse sorti di giochi, quei dellanuova religione si diedero, in vece di giochi, a cantar isalmi di David in versi francesi; di che la moltitudine perla nuovità prima rise, poi, anco lasciati i giochi, s’aggion-se a quei che cantavano. E caminò così inanzi [la novitàche, levato afatto il giuoco, tutto il solazzo fu convertitoin quel canto; anzi] il numero di quelli che s’addunavanoa quel luogo incomminciò ad accrescer più del solito. Ilnoncio del pontefice portò all’orecchie del re la nuovitàcome cosa perniziosa e pericolosa, poiché i ministeriidella religione, soliti celebrarsi nella Chiesa in lingua lati-na da soli religiosi, si mettevano in bocca alle plebe inlingua volgare, che era invenzione de’ luterani; raccor-dando che quando non s’avesse a’ primi tentativi rime-diato, s’averebbe trovato in breve tutto Parigi luterano. Ilre ordinò che fosse proceduto contra gl’autori principali;nel che non si caminò molto inanzi, avendo ritrovato inquel numero Antonio, re di Navarra e la moglie. Ma fuproibita l’azzione per l’avvenire in pena capitale.

Gran mutazione fece anco questo anno la religione inInghilterra: morì a 17 novembre seguente la regina, el’istesso giorno anco il cardinal Polo, il che fu causa d’ec-

712Letteratura italiana Einaudi

Page 751: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

citar pensieri in quelli che non si satisfacevano del gover-no passato, a restituire la riforma d’Edoardo e separarsitotalmente da spagnuoli; e questo perché il re Filippo,per tener un piede in quel regno, aveva trattato di darIsabella, sorella e successora di quello, a Carlo, suo figlio,e dopo che poca speranza vi fu della vita di Maria, avevaanco gettato diverse parole di pigliarla esso in matrimo-nio. Ma la nuova regina prudente, come in tutto ’l suogoverno mostrò, assicurò prima il regno con giuramentodi non maritarsi in forestiero e si coronò per mano delvescovo de Carleil, aderente alla romana Chiesa, sena faraperta dicchiarazione quale religione fosse per seguire,dissegnando, quanto prima fosse nel governo, fermarla,col conseglio del parlamento e d’uomini dotti e pii rifor-mare stabilmente lo stato della religione. Perilché ancoconfortò i principali della nobiltà, che desideravano mu-tazione, a proceder senza tumulto, assicurando che nonaverebbe violentato alcuno. Fece dar conto immediate alpontefice della sua assonzione con lettere di credenzascritte ad Edoardo Cerno, che anco si ritrovava in Romaambasciatore della sorella. Ma il papa, procedendo colsuo rigore, rispose che quel regno era feudo della Sedeapostolica; che ella non poteva succeder come illegitima;che egli non poteva contravenire alle dicchiarazioni diClemente VII e Paolo III; che era stata una grand’auda-cia dell’aver assonto il nome et il governo senza lui; cheperciò ella meritava che non ascoltasse alcuna cosa: mapur volendo proceder paternamente, se rinonciarà lepretensioni sue e si rimetterà liberamente nell’arbitrio dilui, farà tutto quello che con degnità della Sede apostoli-ca si potrà fare. Fu da molti creduto che alla inclinazionedel papa si fossero aggionti gl’ufficii del re di Francia, ilquale, temendo non seguisse matrimonio tra lei et il re diSpagna con dispensazione ponteficia, stimò ben assicu-rarsene, se fossero troncate le prattiche al bel principio.Ma la nuova regina, intesa la risposta del papa e stupen-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

713Letteratura italiana Einaudi

Page 752: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dosi della precipitata natura dell’uomo, giudicò che iltrattar con lui non fosse utile né per lei, né per il regno.Onde cessata la causa per quale aveva deliberato far lecose con sodisfazzione anco di Roma per quanto fossepossibile, lasciò libertà alla nobiltà di metter in delibera-zione quel che fosse da fare per servizio divino e quietedel regno; da che ne seguì che, fattasi disputa in West-monster in presenza di tutti i stati, incomminciata l’ulti-mo marzo sino al 3 aprile, tra gl’eletti da ambe le parti, aquesto effetto congregato il parlamento, furono abolititutti gl’editti della religione fatti da Maria, restituiti quel-li del fratello Edoardo, levata l’ubedienza al papa et allaregina dato il titolo del capo della Chiesa anglicana, con-fiscate le entrate de’ monasterii et assignate parte alla no-biltà, parte alla corona, levate le imagini de’ tempii dalpopolo e bandita la religione romana.

[Pace di religione confermata in Germania. Il papa af-flitto per la pace di Cambrai, per la quale il concilio era dinuovo procurato]

Un altro accidente occorse: che nella dieta in Augustacelebrata, veduti gl’atti del colloquio l’anno inanzi di-sciolto senza frutto, e non lasciata speranza che perquella via si potesse far cosa buona, Ferdinando propo-se di procurar che il concilio generale fosse rimesso inpiedi, essortando tutti a sottoporsi a’ decreti di quello,come rimedio unico di rimover le differenze; al che iprotestanti risposero che consentirebbono in un conci-lio convocato non dal papa, ma dall’imperatore in Ger-mania, dove il papa non preseda, ma stia sottomesso algiudicio, e relasci il giuramento a’ vescovi e teologi, etabbiano in quello voto anco li protestanti e tutto sia re-golato secondo la Scrittura Santa e siano reessaminate lecose fatte in Trento: il che, se dal papa non si possi otte-

714Letteratura italiana Einaudi

Page 753: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ner, si confermi la pace della religione secondo la con-venzione di Possau, avendo con esperienza troppo ma-nifesta conosciuto che da alcun concilio ponteficio nonsi può cavar alcun bene. Ma l’imperatore, conoscendo ladifficoltà d’ottener dal papa le proposte, et essergli leva-to il modo di negoziar con lui per la controversia dellarenoncia di Carlo e sua successione, confermò l’accordodi Possau e li recessi delle diete fatte dopo.

Il pontefice, avendo troncato il modo di trattar conFerdinando e con la Germania, non seppe che dir a que-sto; avendo però dispiacere maggiore del raggionamentotenuto del concilio che della libertà concessa per il reces-so, risoluto di non voler concilio fuori di Roma per qua-lonque causa potesse avvenire. Per il qual rispetto ancoun terzo successo non fu men grave: cioé la pace fatta inCambrai a’ 3 aprile tra re di Francia e di Spagna, moltoben stabilita co’ matrimonii della figlia di Enrico nel re diSpagna e della sorella nel duca di Savoia; nella qual pacetra gl’altri capitoli era convenuto che ambidue i re si das-sero la fede d’adoperarsi concordemente, acciò fosse cele-brato il concilio e riformata la Chiesa e composte le diffe-renze della religione. Considerava il pontefice quantofosse speciosa quel titolo di riforma et il nome di concilio;come era perduta l’Inghilterra e la Germania tutta, parteper i protestanti, e parte per la discordia sua con Ferdi-nando; questi 2 re uniti, e ciascuno d’essi offeso grava-mente da lui: lo spagnuolo di fatti e di parole, et il france-se di parole almeno; non restargli alcuno a chi potesseaver rifugio. Considerava i cardinali esser tutti sazii delgoverno suo, i popoli suoi poco ben affetti per l’incom-modità della guerra e delle gravezze. Questi pensieri af-flissero il vecchio pontefice in maniera che era poco attoall’essercizio del suo carico: non poteva tener li concistoricon la solita frequenza e, quando gli teneva, consumava ilpiù del tempo in parlar dell’Inquisizione et in essortar afavorirla, per esser unica via d’estinguer le eresie.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

715Letteratura italiana Einaudi

Page 754: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Ma i 2 re non convennero insieme nell’accordo diprocurar il concilio per alcuna mala volontà, o per inte-ressi d’alcuno d’essi contra il pontefice, né contra il pon-teficato, ma per trovar rimedio alle nuove dottrine, lequali nelli Stati loro facevano grandissimi progressi eterano prontamente udite e ricevute dagl’uomini con-scienziati; e, quel che più a’ re importava, i malcontentie desiderosi di nuovità s’appigliavano a quella parte, esotto pretesto di religione intraprendevano quotidiana-mente qualche tentativi, così ne’ Paesi Bassi, come nellaFrancia, essendo i popoli molto amatori della libertà etavendo per la prossimità di Germania gran commerciocon quella. Per le qual cause ne’ principii de’ moti passòanco qualche semenza, la qual per proibir che non pren-desse radice, e l’imperatore Carlo V ne’ paesi suoi, et ilre di Francia nel suo regno fecero molti editti, e com-mandarono diverse essecuzioni, come di sopra a’ tempisuoi è stato detto. Ma poiché il numero de’ protestanticrebbe in Germania e gl’evangelici moltiplicarono ne’svizzeri a la separazione prese piede in Inghilterra, per leguerre più volte eccitate tra l’imperatore et il re, l’una el’altra parte fu constretta condur soldati tedeschi, sviz-zeri et inglesi, i quali ne’ loro quartieri predicando eprofessando publicamente la rinovata religone, con l’es-sempio et altre maniera furono causa che s’appigliasseanco in molti del popolo. É ben certa cosa che constrin-se l’imperatore Carlo a tentar d’introdur l’Inquisizonespagnuola, vedendo che gl’altri rimedii non profitavano,se ben per le cause già narrate fu anco costretto in partedesistere. Et il re Enrico di Francia concesse anco a’ ve-scovi l’autorità di punire gl’eretici, cosa in quel regnonon accostumata. E con tutto che il numero ne’ PaesiBassi, tra impiccati, decapitati, sepolti vivi et abbruggia-ti dal primo editto di Carlo sino a questo tempo dellapace aggiongesse a 50000, et in Francia fosse fatto mori-re qualche notabil summa, con tutto ciò in questo tem-

716Letteratura italiana Einaudi

Page 755: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

po le cose si trovavano nell’un e l’altro luogo in peggiorstato che mai; sì che constrinsero i re a pensar concorda-mente a trovarci rimedio, facendone massime grand’in-stanza dal canto de’ francesi il cardinale di Lorena, e dalcanto de’ spagnuoli il Granvela, vescovo d’Arras, i quali,essendo stati in Cambrai a trattar la pace dall’ottobre si-no all’aprile insieme con gl’altri deputati da’ re, negozia-rono particolarmente tra loro i modi come quella dottri-na si potesse estirpare, e furono poi anco grandiistromenti di tutto quello che seguì nell’uno e l’altro Sta-to. Allegavano essi l’aver contrattato e promessosi insie-me scambievole assistenza in quest’opera, il zelo dellareligione et il servizio de’ loro prencipi; ma l’universalvoleva che la vera causa fosse ambizione e dissegno d’ar-richir delle spoglie de’ condannati.

Il re di Spagna, fatta la pace, per incomminciar a darqualche ordine, non potendo introdur apertamente l’In-quisizione, pensò di farlo obliquamente per mezo de’ ve-scovi. Ma ritrovandosi tutti i Paesi Bassi con doi soli ve-scovati, Cambrai et Utrech, e del rimanente il clerosoggetto a’ vescovi di Germania e Francia, e quei 2 ve-scovati ancora sudditi ad arcivescovi forestieri, a’ qualinon si potevano negare le appellazioni, onde era impossi-bile che per mezzo di questi potesse esseguir la sua inten-zione, giudicò ben levar tutti i suoi dalle soggezzioni de’vescovi non sudditi a sé et instituir in quelle regioni trearcivescovati, Malines, Cambrai et Utrech; et erigere invescovato Anversa, Bosseduc, Gand, Bruges, Ipre,Sant’Umar, Namur, Harlme, Middleburg, Levarda, Gro-ninga, Roremonda e Deventer, applicando a questi perentrate alcune ricche abbazie; e tutto ciò fece approvarper una bolla del papa, data il medesimo anno sotto il 19maggio. Il che quando fu risaputo, se ben presto pretestoche per il passato la infrequenza degl’abitatori in quei[luoghi] non ricercava maggior numero de vescovi, maora la moltitudine degl’uomini e la degnità delle città ric-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

717Letteratura italiana Einaudi

Page 756: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

chiedere che siano onorati con titoli ecclesiastici, nondi-meno s’accorse la nobiltà et il popolo che questa eraun’arte d’introdur l’Inquisizione, e si confermarono ve-duta la bolla del papa: il qual secondo l’uso romano distipular sempre la sua potenza overo utilità, portava percausa della nuova instituzione che quel paese era tuttocircondato et assediato da schismatici inubedienti a lui,capo della Chiesa, onde eravi gran pericolo della fedeper le fraudi et insidie degl’eretici, quando non vi fosseroposti nuovi e buoni guardiani. Questa occorrenza fecerestringer insieme quei nobili, e pensar ad ovviare primache la forza prendesse piede. Perilché deliberarono dinon pagar il tributo, se non erano levati dal paese i solda-ti spagnuoli, e comminciarono ad inclinar maggiormentealla nuova opinione e favorirla: il che fu poi causadegl’altri avvenimenti turbulenti che si diranno.

[Mercuriale in Francia contro a’ riformati, i quali nonlasciano di dar regula al lor governo ecclesiastico]

Ma il re di Francia, desideroso di proveder che la set-ta luterana non facesse maggior progressi nel regno,avendo inteso che tra i conseglieri del parlamento ven’erano alquanti di quella macchiati, per reprimergli,tenendosi a’ 15 giugno in Parigi una mercuriale (cosìchiamano il giudicio insituito per essaminar e corregge-re le azzioni de’ conseglieri del parlamento e giudici re-gii), dovendosi parlar della religione, dopo principata lacongregazione, entrò il re. Disse d’aver stabilito la pacedel mondo con le nozze della sorella e della figlia a finedi proveder agl’inconvenienti nati nel suo regno intor-no la religione, la qual debbe esser principal cura de’prencipi. Però, avendo inteso che di questa materia sidoveva trattare, gl’essortava a maneggiar la causa diDio con sincerità: et avendo commandato che prose-

718Letteratura italiana Einaudi

Page 757: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

guissero le cose incomminciate, Claudio Viola, unod’essi, molte cose disse contra i costumi della corte ro-mana e le cattive consuetudini passate in errori perni-ziosi, i quali hanno dato causa alle sette nascenti. Peril-ché era necessario mitigar le pene e raffrenar la severità,sinché con l’autorità d’un concilio generale si levasseroi dissidii della religione e s’emendasse la disciplina ec-clesiastica, unico rimedio a questi mali, sì come i conci-lii di Costanza e Basilea avevano giudicato, comman-dando perciò che ogni 10 anni si celebrasse il conciliogenerale. Il parer di costui fu anco seguitato da Ludovi-co Fabro et alcun altri; al che Anna Borgo aggionse es-ser molte sceleratezze dannate dalle leggi, per pena del-le quali non basterebbono la corda et il fuogo:frequentissime le biasteme contra Dio, i pergiurii, gliadulterii, non solo dissimulati, ma ancora con vergo-gnosa licenzia fomentati; facendo conoscer assai chiara-mente che parlava non solo de’ grandi della corte, madel re ancora; con soggiongere che, mentre così dissolu-tamente si vive, sono preparati varii supplicii contraquelli che d’altro non sono colpevoli se non d’aver ma-nifestato al mondo i vizii della corte romana e dimanda-tone l’emenda. In contrario di che, Egidio Magistro,primo presidente, parlò contra le nuove sette, conclu-dendo con esservi altro rimedio che il già usato contragl’albigesi, che Filippo Augusto ne fece morire 600 inun giorgno, e contra i valdesi, soffocati nelle cavernedove si erano retirati per ascondersi. Finiti di dir i voti,il re soggionse aver udito con le orecchie proprie quelloche gli era andato a notizia, il male del regno nascereperché nel medesimo parlamento vi è chi sprezza l’au-torità del pontefice e sua; ben saper che sono pochi, macausa de molti mali. Però essortava i boni a continuarefacendo il loro debito; ordinò che immediate fosserofatti preggioni Fabro e Borgo, e dopo ne fece prendernelle case loro 4 altri; il che pose gran spavento in quel-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

719Letteratura italiana Einaudi

Page 758: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

li che abbracciavano la nuova dottrina, perché essendoi conseglieri del parlamento in Francia riputati sacro-santi et inviolabili, e vedendogli impregionati per lasentenza detta nella publica assemblea, si poteva farconclusione che a nissuno il re averebbe perdonato.

Ma non occorrono mai essempii de timori che insie-me non avvengano altri di pari ardire; imperoché in quelmedesimo tempo, come se non vi fosse pericolo alcuno,i ministri de’ riformati (che così si chiamavano i prote-stanti in Francia) si radunarono in Parigi nel borgo SanGermano, dove fecero una sinodo, presedendovi Fran-cesco Morello, principal tra loro, con diverse constitu-zioni del modo di tener concilii, di levar la dominazionenella Chiesa, dell’elezzione et ufficio de’ ministri, dellecensure, de’ matrimonii, de’ divorzii e de’ gradi di con-sanguinità et affinità, a fine che per tutta Francia non so-lo avessero la fede, ma ancora la disciplina uniforme.S’accrebbe anco l’animo, perché andato in Germania lafama della severità che in Francia si usava, i tre elettoriet altri prencipi protestanti di Germania mandaronoambasciatori al re, a pregarlo di commandare che fossepreceduto con pietà e carità cristiana verso i professoridella loro religione, non colpevoli d’altro che d’accusar icostumi corrotti e la disciplina pervertita della corte ro-mana; cosa fatta per inanzi già più di 100 anni da altridottori francesi, uomini pii. Poiché essendo la Franciaquieta et in pace, facilmente si possono comporre le dis-sensioni nate per quella causa, con disputazione d’uomi-ni sufficienti e desiderosi della pace, che essaminino laconfessione loro alla norma della Santa Scrittura e de’padri vecchi, tra tanto sospendendolo la severità de’ giu-dicii, il che essi riceverebbono per cosa gratisima, re-standogli perciò molto obligati. Diede il re benigna ri-sposta con parole generali e promessa di darglisodisfazione, come gli averebbe significato per personaespressa, che gli manderebbe. Nondimeno non ralentò

720Letteratura italiana Einaudi

Page 759: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

niente della severità, ma dopo la partita degl’ambascia-tori fece deputar giudici nelle cause de’ preggioni, quat-tro del corpo del parlamento col vescovo di Parigi e conl’inquisitore Antonio Democares, e procedesseroall’espedizione quanto prima.

[Il re de’ francesi muore, con dispiacer del papa, il qua-le tosto lo segue. Tumulto popolare in Roma contra i Ca-raffa]

Tutte queste cose erano al papa note, e sì come senti-va dispiacer grande per il progresso della dottrina no-vamente introdotta ne’ Stati dell’un e l’altro re, così glipiaceva che quei prencipi vi pensassero, e ne facevacon loro instanza per suoi noncii e per ufficii congl’ambasciatori appresso a sé residenti, ma non avereb-be voluto altro rimedio che quello dell’Inquisizione, laquale era stimata da lui unico rimedio, sì come in ognioccasione diceva, riputando che quello del concilionon fosse per far maggior frutto di quello che ne’ pros-simi anni s’aveva veduto seguire, cioè ridur in peggiorstato le cose. Mentre sta in questi pensieri, ritrovandosianco molto indisposto del corpo, ecco la morte del redi Francia, successa a 2 luglio per una ferita ricevutanell’occhio correndo alla giostra; della quale fece dimo-strazione grandissima di duolo, et in vero se ne doleva.Perché, se ben sospettò e con raggione, per l’intelligen-za tra i due re, nondimeno pur restava qualche speran-za di separargli; ma morto questo, si vedeva a discrezio-ne di quel solo, e più temeva, così per esser più offeso,come per esser di natura occolta e difficile da penetra-re. Temeva anco che nel regno di Francia non s’allar-gasse afatto la porta per introdur le sette e che non sistabilissero inanzi che il nuovo re acquistasse tanta pru-denza e riputazione, quanta si vedeva necessaria per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

721Letteratura italiana Einaudi

Page 760: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

opporsi a tante difficoltà. In queste angostie visse pochigiorni afflitto e deposte tutte le speranze che l’avevanosino allora sostenuto, morì il 18 agosto, non raccoman-dando altro a’ cardinali salvo che l’ufficio dell’Inquisi-zione, unico mezo, come diceva, di conservar la Chiesa;essortando tutti a metter i loro spiriti per stabilirlo benin Italia e dovunque si potesse.

Morto il pontefice, anzi spirante ancora, per l’odioconcepito del popolo e plebe romana contra lui e tuttala casa sua, nacquero così gran tumulti in Roma, che icardinali ebbero molto più a pensare a quelli, comeprossimi et urgenti, che a’ communi a tutta la cristianità.Andò la città in sedizione; fu troncata la testa alla statuadel papa e tirata per la città; furono rotte le preggionipubliche e liberati più di quattrocento incarcerati rite-nuti in quelle, e nel luogo dell’Inquisizione, che a Ripetaera, andati, non solo estrassero li preggioni, ma poserofuogo in quello et abbruggiarono tutti i processi e scrit-ture che si vi guardavano, e poco mancò che il conventodella Minerva, dove i frati soprastanti a quell’ufficio abi-tavano, non fosse dal popolo abbruggiato. Già ancoravivendo il papa, il collegio de’ cardinali aveva ricchiama-to il Caraffa, e dopo la morte, nella prima congregazioneche i cardinali tennero, fu liberato dal Castello il cardi-nale Morone, impreggionato, che era stato vicino ad es-ser sentenziato per eretico. Vi fu gran difficoltà se pote-va aver voto nell’elezione, opponendosi quelli che lotenevano per contrario; ma in fine fu decchiarato che in-tervenisse. Furono i cardinali costretti a consentire chele insegne di casa Caraffa per tutta Roma fossero strac-ciate le mobili e demolite le stabili.

Ridotti poi nel conclavi il 5 settembre, ottavo giornodopo il legitimo tempo, trattenuti dagl’inconvenienti,composero i capitoli che secondo il costume da tutti sonogiurati a fine di dar qualche ordine al governo, tutto scon-certato per i modi troppo severi tenuti da Paolo. Due ne

722Letteratura italiana Einaudi

Page 761: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

furono spettanti alla materia di che trattiamo: l’uno, chela differenza con l’imperatore, come pericolosa di far per-dere quel rimanente di Germania che restava, fosse sopitaet egli riconosciuto per imperatore; l’altro, che per la ne-cessità della Francia e della Fiandra il concilio, come uni-co rimedio contra le eresie, fosse restituito.

[Filippo in Spagna procede con ogni rigore contra i lu-terani, et in Francia il Borgo è arso per la medesimacausa]

La vacanza del ponteficato fu più longa di quello chele necessità del tempo comportavano, e causata piùdall’interesse de’ prencipi, che se vi interposero oltra ilconsueto, che per proprie discordie de’ cardinali; i qualimentre erano nel conclavi serrati, il re Filippo da’ PaesiBassi partendo per mare, passò in Spagna, avendo patitouna gran fortuna et a pena riuscitone salvo, perdutaquasi tutta l’armata con una supellettile di grandissimopreggio che seco portava, risoluto di fermarsi in Spagnasenza più vagare; diceva d’esser liberato per singolarprovidenza divina, acciò si adoperasse ad estirpar il lute-ranismo, al che diede presto principio. Imperoché im-mediate gionto et arrivato in Siviglia a’ 24 settembre, perdar un grand’essempio ne gl’auspicii del suo governo elevare ad ogni uno la speranza, fece abbruggiar per lute-rani Giovanni Ponzio, conte di Baileno, insieme con unpredicatore e molti altri del collegio di Sant’Isidoro, do-ve la nuova religione era entrata, et alcune donne nobilial numero di 13, e finalmente la statua di ConstantinoPonzio, il quale, confessor di Carlo V nella solitudinesua, lo servì in quel ministerio sino al fine e raccolse nel-le sue braccia l’imperatore moriente. Questo pochi gior-ni inanzi era morto [in] preggione, nella quale per im-putazione d’eresia fu posto immediate dopo la morte

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

723Letteratura italiana Einaudi

Page 762: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dell’imperatore; la qual essecuzione, se ben contra unastatua inanimata, pose terrore molto maggiore, conclu-dendo ogn’uno non potersi sperare né connivenza, némisericordia da chi non riputava degno di rispetto quel-lo che, infamato, disonorava la memoria dell’imperatoremaggiormente. Passò poi il re in Vagliadolid, dove pari-mente in sua presenzia fece abbruggiar 218 della princi-pal nobiltà del paese, e ritener preggione fra BartolomeoCaranza, del quale s’è fatta frequente menzione nellaprima ridozzione del concilio a Trento, fatto poi arcive-scovo di Toledo, principal prelato di Spagna, toltoglitutte le entrate. E non si può negare che queste essecu-zioni, con altre che poi alla giornata successero, se bennon tanto essemplari, fossero causa di mantener quelliregni in quiete, mentre altrove tutto era pieno di sedizio-ni; perché quantonque in molti, nella nobiltà massime,fossero seminate delle nuove opinioni, restarono peròdentro degl’animi ascosti per la cauta natura de’ spa-gnuoli d’aborrir i pericoli e non esporsi ad imprese ardi-te, ma solo mirar ad operar sicuramente.

Ma in Francia, mancato il re Enrico, la cui morte linuovi riformati ascrivevano a miracolo, s’accrebbe lorol’animo, se ben in Parigi non ardivano mostrarsi manife-stamente; perché Francesco, suo figlio, nuovo re, dopoil sacro suo celebrato a Remis, 20 settembre, ordinò chefosse proseguito il processo contra i conseglieri preggio-ni, e deputò il presidente Sant’Andrea et Antonio De-mocares inquisitore per scoprir i luterani. Questi giudi-ci, avendo guadagnato alcuni plebei già professori diquella religione, ebbero notizia de’ luoghi dove occolta-mente si congregavano; perilché molti uomini e donnefurono impreggionati e molti fuggirono, i beni de’ qualierano confiscati dopo una citazione per tre editti. E conl’essempio di Parigi, il medesimo si fece in Poitu, Tolosaet in Ahis di Provenza, faticandosi Giorgio, cardinale ar-meniaco, il quale, per non abandonar quell’impresa,

724Letteratura italiana Einaudi

Page 763: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non si curò d’andar in Roma per l’elezzione del pontefi-ce, usando ogni diligenza acciò i scoperti fossero presi.Dalle qual cose irritati i professori di quella religione e,scoperto il gran numero, fatti più audaci, mandavano at-torno molte scritture contra il re e la regina e quei di Lo-rena, ad arbitrio de’ quali il re si governava, autori dellapersecuzione; mischiandovi dentro delle cose della reli-gione; le quali scritture essendo da tutti volontieri lettecome cose composte per publica libertà, insinuavanonell’animo di molti la nuova religione.

In fine del giudicio constituito contra i conseglieri,dopo longa contestazione, fu una assoluzione di tutti,eccetto d’Anna Borgo, il quale a’ 18 decembre fu ab-bruggiato, non tanto per inclinazione de’ giudici, quan-to per risoluta volontà della regina, irritata perché i lute-rani disseminarono in molte scritture e libelli mandatiattorno che per divina providenza il re era stato nell’oc-chio ferito, in pena delle parole dette al Borgo, che vole-va vederlo abbruggiare. Ma la morte e costanza d’un uo-mo così conspicuo eccitò negl’animi de molti la curiositàdi saper che dottrina era quella, per quale sì animosa-mente aveva sostenuto il supplicio, e fu causa di far cre-scer molto il numero; il quale anco per altre cause anda-va aummentandosi ogni giorno, onde gli interessati nelladestruzzione loro, o per amor della vecchia religione, ocome ecclesiastici e per esser autori delle passate perse-cuzioni, reputando necessario scoprirgli prima che il nu-mero fosse così grande che non si potesse poi opprimer,a questo fine in tutta Francia, et in Parigi massime, fece-ro metter imagini della beata Vergine e de’ santi in ognicantone, accendendogli inanzi candele e facendo canta-re a’ fachini et altre persone plebee le solite preci dellaChiesa, posti anco uomini con cassellette che dimanda-vano limosine di comprar candele, e chi passando nononorava le imagini, o non stava con riverenza a quei can-ti, e non dava le limosine richieste, gli avevano per so-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

725Letteratura italiana Einaudi

Page 764: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

spetti, et il manco male che gli potesse avvenire era d’es-ser maltrattati dalla plebe con pugni e calci, perché ancogran parte erano impregionati e processati. Questo irritòi reformati e fu gran causa della congiura di GoffredoRenaudio, del quale si dirà.

[Pio IV, eletto papa, si pacifica con Ferdinando, e pensaal concilio]

Ma in Roma, dopo varie contenzioni e prattiche percrear papa Mantova, Ferrara, Carpi e Puteo, finalmentela notte seguente il 24 decembre fu creato ponteficeGiovanni Angelo cardinale de’ Medici, che si chiamòPio IV, il quale, quietati i tumulti della città et assicuratigl’animi di tutti con un general perdono delle cose com-messe in sedizione, voltò l’animo subito a’ due capi giu-rati, concernenti le cose più communi, et il 30 del stessomese, congregati 13 cardinali e con loro consultato so-pra le reizzione dell’ambasciata di Ferdinando e la deli-berazione di Paolo di non riconoscerlo per imperatore,fu commun parere che gli fosse stato fatto tutto. Matrattando longamente come rimediare all’inconvenientee, dopo molte cose proposte e discusse, non trovandocome introdur negozio senza pericolo di maggior incon-tri, quando gl’elettori fossero intromessi in questa me-schia, come sarebbe stato impossibile tenergli fuori, fucommun parer che ogni negoziazione fusse da fuggire,come quella che terminerebbe con qualche indegnitàdel pontefice, e che meglio era non aspettar che l’impe-ratore facesse alcuna ricchiesta. Fu approvato il pareredal pontefice, parendogli che era prudenza donarequello che non si poteva né vender, né ritenere, emandò immediate a chiamar Francesco della Torre, mi-nistro dell’imperatore che era in Roma, e gli disse cheegli approvava la rinoncia di Carlo e la successione di

726Letteratura italiana Einaudi

Page 765: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Ferdinando all’Imperio, e che gl’averebbe scritto co’ ti-toli consueti e che di ciò dovesse avisare.

Applicò l’animo dopo questo al concilio, certo in sestesso che gliene sarebbe fatto instnza da diverse parti.Molte difficoltà gl’andavano per l’animo, sì come essodiceva, conferendo col cardinale Morone, in che confi-dava per la prudenza et amicizia, se era ben per la Sedeapostolica far il concilio o no, e se non, quello che fossemeglio: negarlo assolutamente et opporsi alla libera achi lo chiedeva, o mostrar di volerlo mettendogli impe-dimento oltra quelli che il negozio da sé porterebbe; e seil celebrarlo era utile, quello che fosse meglio: aspettard’esser ricchiesto, o pur prevenire e ricchiedere. Se glirapresentavano alla mente le cause perché Paolo III sot-to colore di traslazione lo disciolse, et i pericoli scorsi daGiulio, se la buona ventura non l’avesse aiutato; non es-servi già un Carlo imperatore al presente, del quale sipossi tanto temere, ma quanto i prencipi sono più debo-li, tanto i vescovi esser più gagliardi e doversi aver mag-gior avvertenza a questi, che non possono alzarsi se nonsopra le rovine del ponteficato. L’opporsi a chi doman-derà concilio all’aperta esser cosa piena di scandalo, peril nome preciso e per l’openione che il mondo ha, se benvana, che ne debbia seguir frutto, e perché ogni uno èpersuaso che per l’aborrimento della riforma venga ricu-sato il concilio, esser cosa di tanto maggior scandalo, ese poi per necessità si venga a conceder quello che asso-lutamente sia negato, esser una total perdita della ripu-tazione, oltre che incita il mondo a procurar l’abbassa-mento di chi s’è opposto. In queste perplessità teneva ilpontefice per cosa chiara non potersi far concilio confrutto alcuno della Chiesa e de’ regni divisi e senza met-tere in pericolo l’autorità ponteficia, e che di questa ve-rità il mondo era incapace; perilché non poteva opporsiall’aperta. Ma restava incerto se, ricercandolo i re o i re-gni, le congionture delle cose future potessero divenir

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

727Letteratura italiana Einaudi

Page 766: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tali che gl’impedimenti occolti avessero effetto. Tuttopensato, concluse in ogni evento, per prevenir i desideriidegl’altri [per restar più nascosto] nell’attraversarli eper aver maggior credito in rapresentare le difficoltàcontrarie, rimettendo alle cause superiori quella delibe-razione alla quale il giudicio umano non può giongere.

Così risoluto di queste tanto, e non più oltre, fatta lacoronazione all’Epifania, il dì 11 del mese tenne una nu-merosa congregazione de cardinali, nella quale con lon-ghe parole manifestò l’animo suo esser di riformar lacorte e di congregar il concilio generale, imponendo atutti che pensassero le cose degne di riforma et il luogo,tempo et altri preparatorii per congregar una sinodo,che non riuscisse con frutto di quella che già due voltefu congregata; e dopo questo, ne’ privati raggionamenticosì con cardinali, come con ambasciatori,in ogni occa-sione parlava di questa sua intenzione; non però opera-va cosa che la dimostrasse più chiaramente.

Andò l’aviso all’imperatore a Vienna di quello che ilpapa aveva al suo ministro intimato; il qual immediatedeputò ambasciatore, et inanzi la partita di quello scris-se al pontefice, rallegrandosi dell’assonzione sua e rin-graziando che paternamente e saviamente aveva postofine alla difficoltà promossagli da Paolo IV contra rag-gione et equità, dandogli conto dell’ambasciatore desti-nato. Questo fu Scipione conte di Arco, che a’ 10 febra-ro gionse in Roma, e nel principio riscontrò in grandifficoltà, avendo commissione dall’imperatore di ren-der al papa solo riverenza, et essendo il papa risolutoche gli rendesse ubedienza, mostrando che gl’altri am-basciatori cesarei così avevano usato verso i precessorisuoi, parlando risolutamente che in altra maniera nonera per admeterlo. L’ambasciatore di Spagna et il cardi-nal Pacceco lo consegliavano a non trapassar le commis-sioni avute, in contrario lo inducevano il cardinale Mo-rone e Trento: il parer de’ quali fu seguito dal conte,

728Letteratura italiana Einaudi

Page 767: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

perché l’imperatore gli aveva commesso che con queicardinali consegliasse tutte le cose sue. Spedita in consi-storo la ceremonia con sodisfazzione del papa, nella pri-ma audienza privata, dovendo l’ambasciatore per nomedi Cesare pregarlo a convocar il concilio per componer idissidii di Germania, fu dal papa prevenuto con moltocontento dell’ambasciatore, quale, credendo dover trat-tar col papa di cosa dispiacevole, s’era preparato di ra-presentarla con molta dolcezza per farla ascoltare più fa-cilmente. Gli disse il papa che, essendo in conclavi, tra icardinali s’era trattato di rimetter il concilio, nel che egliera stato parte molto principale e fatto pontefice eramaggiormente confermato nella stessa deliberazione;non volendo però caminar in questo alla cieca, ma inmodo che non s’incontri difficoltà, come le altre volte èavvenuto. Ma prima siano premesse le disposizioni ne-cessarie, acciò se succeda il frutto desiderato. Trattòl’istesso dopo con gl’ambasciatori di Francia e di Spa-gna, e scrisse a’ noncii suoi di rappresentar l’istesso a lo-ro re. Ne parlò anco con gl’ambasciatori di Portogallo ede’ prencipi italiani che erano in Roma.

[Il duca di Savoia chiede permissione d’una conferenzadi religione]

Dopoi questi ufficii il duca di Savoia mandò personaespressa a ricercar il pontefice di far con sua buona gra-zia un colloquio di religione per instruir i popoli dellesue valli, che generalmente tutti erano alienati dalla reli-gione antica. L’occasione fu perché di quelli che già cir-ca 400 anni si retirarono dalla Chiesa romana, chiamativaldensi, e per le persecuzioni passarono in Polonia,Germania, in Puglia et in Provenza, una parte anco si ri-coverò nelle valli del Moncenis, Luscerna, Angrogna,Perosa e San Martino. Questi, avendosi sempre conser-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

729Letteratura italiana Einaudi

Page 768: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vati separati con certi loro ministri, che adimandavanopastori, quando la dottrina di Zuinglio si piantò in Ge-nova si unirono immediate con quelli, come conformine’ dogmi e riti principali, e mentre che il Piemonte fusotto francesi, quantonque dal senato di Turino fosseroproibiti d’essercitar la religione elvetica sotto pena capi-tale, nondimeno pian piano [la] introdussero publica, inmaniera che quando il paese fu restituito al duca di Sa-voia, l’essercizio era come libero. Il duca si deliberò difargli ricever la religione catolica, onde molti ne furonoabbruggiati et in altro modo fatti morire, e maggior nu-mero condannato alla gallera, adoperandosi massime fraTomaso Giacomello, dominicano inquisitore. Il che fucausa di fargli metter in disputa se fosse lecito difender-si con le armi; nel che i loro ministri non erano d’accor-do. Dicevano alcuni che non era lecito opponersi con learmi al suo prencipe, manco per difesa della vita pro-pria, ma che portando via il suo aver che potevano, reti-rarsi ne’ monti vicini. Altri dicevano che era lecito intanta disperazione valersi della forza, massime che nonsi usava contra il prencipe, ma contra il papa che abusa-va dell’autorità del prencipe. Una gran parte d’essi seguìil primo parer, l’altra si mise su la difesa; laonde il duca,conoscendo che veramente non erano mossi da pensieridi ribellione e che instrutti sarebbe facil guadagnargli,ricevette il consiglio datogli d’instituire a questo effettoun colloquio. Ma non volendo alienarsi il pontefice, giu-dicò necessario non far cosa senza di lui; mandò a dargliconto del tutto e chiederne il suo consenso.

Il pontefice sentì molestia grande della dimanda, laqual altro non inferiva se non che in Italia e sotto gl’occhisuoi fosse posta in difficoltà e si dovesse metter in dispu-ta l’autorità sua. Rispose che non era per consentir inmodo alcuno, ma se quei popoli avevano bisogno d’in-truzzione, egli manderebbe un legato con autorità d’as-solver quelli che volessero convertirsi, accompagnato da

730Letteratura italiana Einaudi

Page 769: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

teologi che gl’insegnassero la verità. Soggionse però chepoca speranza aveva di conversione, perché gl’eretici so-no pertinaci, e quello che si fa per essortargli a ricono-scenza, interpretano che sia mancamento di forza perconstringergli. Che mai ci era memoria di profitto fattocon questa moderazione, ma ben l’esperienza passataaver insegnato che, quanto prima si viene contra loro alrimedio della giustizia e, quando quella non basti, allaforza delle armi, tanto meglio riesce. Che quando si risol-vesse di far questo gli presterebbe aiuto. Ma se non gliparesse opportuno, si poteva differir sino al concilio ge-nerale, che era per convocar presto. Al duca non piacqueil partito della legazione, come quello che averebbe ina-sprito maggiormente et averebbe posto lui in necessità diproceder secondo gl’interessi d’altri e non i proprii: me-glio esser la via delle armi, la quale anco il papa lodavapiù e si offeriva dar aiuto. Seguì per questo una guerra inquelle valli tutto questo anno e parte del seguente, dellaquale si parlerà al tempo che quella ebbe fine.

[Congiura di religione e di Stato in Francia. Il consiglioregio pensa a un concilio nazionale]

Ma in Francia, in molte parti del regno fu eccitata unagran congiura, nella quale entrarono molti, e la maggiorparte per causa di religione, sdegnati che tutto ’l giornosi vedesse per ogni parte lacerare et abbruggiare i miseri,che di nissuna altra cosa erano colpevoli, se non che dazelo dell’onor divino e salute dell’anima propria. A que-sti s’aggionsero altri che, riputando i Ghisi esser causadi tutti i desordini del regno, avevano per opera eroicaliberarlo dalla oppressione, con levar a quelli l’ammini-strazione delle cose publiche; vi erano anco degl’ambi-ziosi e desiderosi di novità, i quali non potevano far i fat-ti loro, se non in mezo delle turbe. Ma così questi mal

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

731Letteratura italiana Einaudi

Page 770: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

intenzionati, come quegl’altri desiderosi del bene del re-gno, per aver il seguito si coprivano col manto della reli-gione, e per fermar meglio gl’animi, fecero metter inscritto il parer a principali giurisconsulti di Germania eFrancia, et a’ teologi protestanti più nominati che, salvala conscienza e senza violar la Maestà del re e la degnitàdel legitimo magistrato, era lecito prender le armi peropporsi alla violenta dominazione di quelli di Ghisa, of-fensori della vera religione e della legitima giustizia, chetenevano il re come preggione. Prepararono i congiuratiuna gran moltitudine, che disarmati comparissero inanzial re a dimandar che la severità de’ giudicii fosse mitiga-ta e concessa libertà per la conscienza, con dissegno chefossero seguiti da gentiluomini che supplicassero contral’amministrazione de’ Ghisi. La congiura fu scoperta e lacorte regia per sicurezza si ritirò da Bles, luogo aperto etopportuno ad una tal essecuzione, ad Ambuosa, fortez-za ristretta; e perciò i concerti furono turbati. E mentreche i congiurati trattano nuovo modo, di essi molti furo-no trovati in armi, e combattuti e morti; altri ancora pre-si e giustiziati; e per quietar il tumulto [a’] 18 marzo, pereditto regio, fu concessa venia a quelli che per sempli-cità, mossi da zelo di religione, s’erano conspirati, pur-ché fra 24 ore deponessero le armi. E poi fece anco il reun editto di perdono a tutti i riformati, mentre che tor-nassero alla Chiesa; proibì tutte le radunanze di religio-ne e diede la cognizione delle cause di eresia a’ vescovi,la qual cosa al cancellier non piaceva, ma acconsentì, pertimore che non s’introducesse l’Inquisizione alla spa-gnuola, come i Ghisi procuravano.

Per il supplicio preso di congiurati e per i perdoni pu-blicati non si acquietarono gl’umori mossi, né furono de-poste le speranze concepite d’aver libertà di religione.Anzi, furono eccitati maggiori tumulti populari in Pro-venza, Linguadocca e Poitù: nelle qual provincie furonochiamati e concorsero anco da sé predicatori da Genova,

732Letteratura italiana Einaudi

Page 771: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

per le concioni de’ quali cresceva anco il numero de’ se-guaci della nuova riforma. Il qual concerto tanto univer-sale e repentino fece venir in risoluzione quelli che ave-vano il governo del regno che vi fosse bisogno di rimedioecclesiastico, e ben presto; e da tutto ’l conseglio era pro-posto un concilio nazionale. Il cardinale d’Armagnac di-ceva che niente era da farsi senza il papa, che egli solobastava per far ogni provisione, che si scrivesse a Romaet aspettasse di là risposta. Al quale parere alcuni pochiprelati aderivano. Ma il vescovo di Valenza in contrariodiceva che non si poteva aspettar dal papa rimedio pre-sto per la lontananza; né appropriato, per non esserinformato delle particolar necessità del regno; né caritati-vo, per esser lui occupato nell’aggrandire i nipoti suoi;che Dio aveva a tutti i regni dato rimedii necessarii pergovernar lo stato proprio; che la Francia aveva i propriiprelati per regolar le cose della religione; che essi megliosanno i bisogni del regno; che sarebbe una grand’assor-dità veder abbruggiar Parigi, avendo la Sena e la Marnapiene d’acqua, e creder che bisognasse aspettar a con-durne dal Tevere per estinguer l’incendio. La risoluzionedel conseglio fu che, edendosi bisogno d’un presto e ga-gliardo rimedio, si facesse un’adunanza de’ prelati del re-gno per ritrovar modo di fermar il corso a tanti mali, et ildì 11 aprile fu intimata per i 10 settembre prossimo.

Ma acciò non fosse ricevuta in male dal pontefice, fuspedito un corriero a Roma per dargli conto della deli-berazione e significargli il bisogno di quel rimedio e pre-garlo di ricever la deliberazione in bene. E l’ambasciatorrappresentò al papa il male et i pericoli, con la speranzache il re aveva di qualche buon rimedio con una generalconvocazione de’ prelati, senza la quale non si vedevamezo di provisione efficace. Perilché era stato constret-to, non differendo più longamente, né aspettando rime-dii da luoghi lontani e per tempi incerti e per necessitàlonghi, valersi di quello che era in sua mano, prossimo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

733Letteratura italiana Einaudi

Page 772: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

di luogo e di tempo; soggiongendo che nissuna risolu-zione di quel convento sarebbe esseguita, né tenuta pervalida, se non fosse prima da Sua Santità approvata. Ilpapa per converso si dolse gravemente che il re avessepublicato perdono degl’errori commessi contra la reli-gione, eziandio a quelli che non lo dimandavano: cosa inche nissun ha potestà, salvo che il pontefice romano. «Echi è il re, diceva, che pensa di poter perdonare i delitticontra Dio?» Che non è maraviglia se per giusta ira divi-na tanti tumulti sono in quel regno, dove i sacri canonisono vilipesi et usurpata l’autorità ponteficia. Passò poia dire che l’adunanza de’ prelati non averebbe fatto al-cun buon effetto, anzi causato maggior divisione; cheaveva già proposto il concilio generale, unico rimedio; ildifetto che sin allora non fosse ridotto, da loro nasceva,che non lo volevano; con tutto ciò egli era risoluto cele-brarlo, se ben da niuno era richiesto, ma all’adunanzade’ prelati non voleva acconsentire in modo alcuno, néin Francia, né in altra parte; che mai ciò era stato sop-portato dalla Sede apostolica; che se ogni prencipe cele-brasse concilii da sé, seguirebbe una confusione e sepa-razione della Chiesa. Si querelò poi gravissimamente cheprima il convento fosse intimato e poi fosse ricercato ilsuo consenso, cosa che non si poteva interpretar se noncon poco rispetto al capo della Chiesa, al quale convieneriferire tutte le cose ecclesiastiche, non per dargli contodel fatto, ma per ricever da lui l’autorità di farle; chegl’editti publicati introducevano una manifesta aposta-sia dalla Sede apostolica in quel regno; alla quale volen-do ovviare, averebbe per un noncio espresso fatto inten-der la sua volontà al re.

734Letteratura italiana Einaudi

Page 773: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Il papa propuone il concilio generale e per ciò mandanoncio in Francia]

Destinò per tanto in Francia il vescovo di Viterbo coninstruzzione di mostrar al re che il concilio nazionale diquel regno sarebbe una specie di scisma dalla Chiesa uni-versale, darebbe attivo essempio all’altre nazioni, farebbeinsuperbir i prelati del regno et assumersi maggior auto-rità con diminuzione della regia; esser noto a tutti conquanto ardore desiderino la restituzione della Pragmati-ca, la quale al primo principio vorrebbono introdurre,onde il re perderebbe tutta la collazione de’ regali e lapresentazione de’ vescovati et abbazie; da che poi ne se-guirebbe che i prelati, non riconoscendo alcuna suagrandezza dal re, gli sarebbono contumaci; e con tuttiquesti mali non si provederebbe a quelli che sono urgen-ti. Perché già gl’eretici professano d’aver i prelati in nis-sun conto; et ogni cosa che da loro fosse operata, sareb-be, se non per altro, per questo solo, da’ ministriprotestanti oppugnata; che il vero rimedio è fare che iprelati et altri curati vadino alla residenze e custodiscanoi greggi loro, opponendosi alla rabbia de’ lupi, e che lagiustizia proceda contra quelli che da’ giudici della fedesono giudicati eretici; e dove la moltitudine non lo com-porta, inanzi che il male si faccia maggiore, usar la forza ele armi per rimetter tutti in ufficio; che facendo al pre-sente tutte queste cose si poteva sperar compimento nel-la celebrazione del concilio generale, il qual era per inti-mar immediate; che se il re fosse venuto in risoluzione diridur all’ubedienza i contumaci, prima che crescesseromaggiormente in numero e forze, si offeriva assisterlocon tutto il suo poter, et operar che dal re di Spagna eda’ prencipi d’Italia gli fossero somministrati potenti aiu-ti. E quando il re non condescendesse a constringer isudditi suoi con le armi, gli proponesse che di Genovaesce tutto ’l male qual turba la Francia, e tutto ’l veleno

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

735Letteratura italiana Einaudi

Page 774: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che infetta e quel regno et i luoghi vicini; che l’estirparquella radice sarebbe levar un gran fomento al male, ol-tra che, facendo una guerra fuori del regno, evacuerebbequei mali umori che lo perturbano; però essortasse il reconcorrere con lui a questa santa opera, che egli indur-rebbe il re di Spagna et il duca di Savoia all’istesso.

Diede anco il papa commissione al vescovo che nelpassar trattasse l’istesso col duca di Savoia. Et al re diSpagna scrisse, e per mezo del suo noncio residente feceinstanza, che operasse col cognato per divertirlo dalconcilio nazionale, che, dannoso alla Francia, sarebberiuscito in cattivo essempio alla Spagna e peggior a’ Pae-si Bassi. Il duca di Savoia udì la proposta della guerra diGeneva e s’offerì ad impiegarsi tutto, mentre che l’uno el’altro re si contentasse d’aiutarlo e che la guerra fussefatta da lui e per lui, poiché, appartenendo quella città aldominio suo, non era giusto che, acquistandosi, fosse danissun di loro ritenuta. Però che volendo Sua Santità ve-nir all’effetto, bisognava far una lega e capitolar moltochiaro, acciò da questo bene proposto non ne riuscissequalche gran male, quando overo i re non fossero con-cordi od egli restasse abandonato, dopo aversi concitatocontra i svizzeri, quali senza dubio si dicchiarerebbonodifensori di quella città.

Il re di Spagna, quanto a Geneva, considerò che laFrancia non permetterebbe che Geneva andasse in altramano che in poter de’ francesi, e non compliva al suoservizio che entrasse per la vicinità alla Francia Contea;però rispose che non gli pareva tempo di far tal tentati-vo. Ma quanto al concilio nazionale di Francia, pensòmolto ben quanto fosse per le cose de’ Stati suoi di peri-coloso essempio; perilché immediate spedì a quel re An-tonio di Toledo, prior di Lione, per significargli che tro-vava molto dannosa la celebrazione di quel concilio, perla divisione che potrebbe nascere, essendo il regno infet-to, e però lo pregava di non lasciar venir all’essecuzione,

736Letteratura italiana Einaudi

Page 775: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

non muovendolo a questo nissun’altra cosa, se non il ve-ro amore verso di lui et il buon zelo della gloria di Dio.Gli metteva in considerazione, oltra le contenzioni chepotevano nascer nel regno suo, il pernizioso essempioche piglierebbono le altre provincie et il pregiudicio chefarebbe al concilio generale, qual si trattava di fare, ilqual è unico rimedio per i mali e divisioni della cristia-nità, e mostrerebbe che non vi fosse quella buona intelli-genza tra l’imperatore et essi doi re, la qual è necessariodimostrare, e farebbe insuperbir i protestanti in pregiu-dicio della causa publica. Aggionse che non gli mancanoforze per reprimer le insolenze de’ suoi sudditi, e pure,quando vogli valersi delle forze di esso re di Spagna, lespenderà di buona voglia in questo caso e vi aggiongeràanco la propria persona, se farà bisogno, a fine che lisudditi suoi non possino gloriarsi d’averlo fatto veniread alcuna indegnità; il che debbe molto pensare in que-sto principio di regno. Commisse anco all’ambasciatorche quando questo non potesse ottener, procurasse perle stesse et altre raggioni di fare che si sospendesse perpiù longo tempo, commettendo appresso che trattassecol cardinale di Lorena, il qual s’intendeva tener la ma-no a questo concilio, che egli, come prencipe della Chie-sa e che ha tanta parte nel governo di quel regno, haobligo di considerare il danno che potrebbe risultar alregno et a tutta la cristianità, usando le medesime rag-gioni. Fece far anco l’istesso ufficio col duca di Ghisa econ la regina madre e col contestabile e col marescial diSant’Andrea. Gli diede appresso commissione di tenerdel tutto avisato la duchessa di Parma ne’ Paesi Bassi etil Vargas, suo ambasciatore a Roma. Avisò anco il pon-tefice dell’efficace ufficio, che mandava a fare per perso-na espressa et il bisogno che giudicava dover aver quelre d’aiuto. A questo aggionse la necessità in che si ritro-vava egli medesimo, [avendo] l’anno inanzi perduto 20galere e 25 navi, andate in mano de’ turchi, e la fortezza

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

737Letteratura italiana Einaudi

Page 776: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

delle Gerbe, da loro presa per forza; accidenti che con-stringevano ad accrescer l’armata. E però ricchiedevaSua Santità che gli concedesse sussidio gagliardo soprale chiese e beneficii de’ suoi regni.

Ma in Francia la proposta d’assaltar Genova non fuben sentita, parendo che fosse un insospettir gl’ugonotti(così chiamavano i riformati) e provocargli ad unirsi; ol-tre che a quella guerra non sarebbono andati se non ca-tolici e s’averebbe lasciato più aperto il regno a’ contra-rii. Il provocar anco i svizzeri, protettori di quella città,non pareva sicuro per ogni occorrenza di bisogno chepotesse venir alla corona; però al noncio non risposerocon altre considerazioni, se non che, mentre tante con-fusioni affligevano il regno internamente, non era possi-bile attendere alle cose di fuori. Ma quanto al concilionazionale, fu l’istessa risposta al Toledo et al noncio: cheil re era deliberato conservar sé et il suo regno nell’unio-ne catolica; che non disponeva di far concilio nazionaleper separarsi, anzi per unir i sviati alla Chiesa; che moltopiù gli piacerebbe e sperarebbe maggior profitto dalconcilio generale, quando i bisogni suoi urgenti permet-tessero che s’aspettasse il tempo per necessità molto lon-go; che il concilio nazionale, qual ricerca, lo vuol depen-dente dalla Sede apostolica e dal pontefice, e se in quelmentre il generale si congregherà, il suo cesserà e s’in-corporerà con quello. E per corrisponder alle parole coneffetti, ricercò il pontefice che mandasse in Francia unlegato con facoltà di congregar i vescovi del regno pertrovar modo di assettar le cose della religione.

Aveva il pontefice gettata la proposta di far guerra aGeneva, non tanto per l’odio di quella città, come semi-nario di onde uscivano i predicatori zuingliani per Fran-cia, né per timore di qualche nuovità in Italia, quantoanco per allongar la trattazione di concilio generale; per-ché, se la guerra fosse accesa, sarebbe qualche anno du-rata e tra tanto s’averebbe posto in silenzio overo trova-

738Letteratura italiana Einaudi

Page 777: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

to buona forma al concilio. Ora vedendo che la propo-sta non aveva fatto presa e che tuttavia i francesi perse-veravano nella deliberazione del concilio nazionale, pen-sò che fosse necessario non differire la risoluzione delgenerale, e fermar li francesi con questo e con qualcheconcessione di quello che ricchiedevano: ne conferì co’cardinali più intimi, particolarmente intorno al luogo,cosa che sopra il tutto pareva importare, producendo infine il concilio effetti, secondo la mente di quello che è ilpiù forte nel luogo dove si celebra. Volontieri averebbeproposta Bologna o altre delle sue terre, con offerird’andarvi in persona, ma in questo non si fermò, ben ve-dendo che sarebbe dal mondo interpretato troppo in si-nistro. Città alcuna de là da monti era risoluto non ac-cettare, né manco ascoltarne la proposta. Il cardinalePacceco gli nominò Milano, et egli condescese; con que-sto però, che avesse il castello in mano mentre il conciliosi celebrava, che era un rimettersi a condizione impossi-bile. Applicò anco l’animo ad alcuna delle città venezia-ne, ma quella republica si scusava per non dar ombra a’turchi, delle forze de’ quali allora si temeva. Tutto pen-sato, non trovò più opportuno luogo che Trento; poichéessendovi già due volte tenuto in quel luogo, ogni unoaveva con esperienza veduto quello che vi era di buonoe di contrario, e perciò esser più facile che tutti conve-nissero in questo che in altro luogo. Vi era anco l’appa-renza di raggione. Perché il celebrato sotto Giulio nonera finito, ma restava sospeso. A’ francesi consultò di so-disfare, mandando in Francia il cardinale Tornone, nonin qualità di legato, ma con facoltà che quando fossequivi e vedesse il bisogno, potesse congregar alcuni de’prelati del regno, quelli che fosse parso al re et a lui, manon tutti, acciò non vi fosse apparenza di concilio, e conquesti trattare, non venendo a risoluzione.

Si aggionsero due altri accidenti di non minor consi-derazione, che spinsero il papa a parlar più chiaro di

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

739Letteratura italiana Einaudi

Page 778: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

concilio: uno lontano sì, ma che importava la perditad’un regno; l’altro toccante una sola persona, ma di granconsequenza. In Scozia, i nobili, che longamente aveva-no fatta la guerra per scacciar di quel regno i francesi ele-var il governo di mano della regina regente et avevano in-contrato sempre molte difficoltà per i potenti aiuti che ilre di Francia, suo genero, gli somministrava, per mante-ner il regno alla moglie, finalmente, per liberarsi a fatto,si risolverono congiongersi con gli inglesi et eccitar il po-polo contra la regente. Per questo effetto aprirono laporta alla libertà della religione, alla quale il popolo erainclinato; col qual mezo ridussero i francesi a molto ri-stretto e la religione antica restò poco in prezzo: di que-sto veniva attribuito la causa al papa, parendo al mondoche col concilio incomminciato s’avessero fermati tutti i[tumulti] popolari. L’altro accidente era che il re di Boe-mia da molto tempo teneva qualche intelligenza e pratti-ca con gl’elettori et altri protestanti di Germania, e giàperciò fu anco in sospetto di Paolo IV, che non si potécontenere di non oppor all’imperatore, nel raggionamen-to privato che ebbe con Martino Gusmano, ambasciatorsuo, che avesse il figlio fautor dell’eresia. Continuando ilmedesimo sospetto nella corte anco dopo la morte diPaolo, il pontefice gli fece dire per il conte d’Arco che, senon fosse vissuto catolico, non l’averebbe confermato rede’ Romani, anzi l’averebbe privato d’ogni dominio. Contutto ciò, dopo ancora era andato a Roma certo aviso cheegli tratteneva un predicatore, spesso ascoltato da lui, ilqual aveva introdotto la communione del calice in diver-si luoghi, non però nella città, et il re medesimo si lascia-va intendere di non poterla ricever altrimente: nel che, seben non era passato all’essecuzione, nondimeno quelleparole davano al papa gran sospetto, massime che inquasi tutti i luoghi di Germania usavano la communionedel calice tutti quelli che volevano, e non vi era chi impe-disse i preti nel ministrarlo.

740Letteratura italiana Einaudi

Page 779: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Il papa dichiara la sua risoluzione agli ambasciatori]

Risoluto donque il pontefice per tutti i sudetti rispettidi far quel gran passo, a’ 3 di giugno chiamò gl’ambascia-tori dell’imperatore, di Spagna, Portogallo, Polonia, Ve-nezia e Fiorenza, quali ridotti tutti inanzi a Sua Santità,eccetto quel di Polonia per esser infermo, si dolse prima ilpontefice di non aver potuto chiamar il francese per timo-re che in sua presenza non nascessero contenzioni di pre-cedenza, la qual era causa d’impedir il beneficio publico,di consegliar le cose communi della cristianità; ma che es-sendo quei due re parenti, bisognava bene che si risolves-sero d’accomodarla e quietarsi per bene della republicacristiana e de’ regni loro specialmente. Passò poi a dire lacausa perché gli aveva congregati essere la congregazionedel concilio, la qual egli certo voleva metter ad effetto, le-vando tutte le difficoltà che potriano metter a campo iprencipi per loro interessi; che lo voleva in Trento, il qualluogo essendo piaciuto due volte, non potrà essere al pre-sente negato da alcuno, non essendo nuovo luogo, né fini-to il concilio celebrato in quella città da Paolo e Giulio,ma sospeso; perilché, levando via la sospensione, il conci-lio è aperto come era prima, massime che essendo fatte inquel luogo molte buone determinazioni, saria mal metter-le in disputa con l’apparenza di far un nuovo concilio.Aggionse che bisognava far presto, poiché ogni dì si an-dava peggiorando, come si vedeva in Francia, dove tratta-no di far un concilio nazionale; il che egli non vuol, népuò comportare, perché l’istesso vorrebbe far Germaniaet ogni provincia; che di cò darebbe ordine a’ noncii suoiall’imperatore, in Francia et al re Catolico, che ne trattas-sero con quelle Maestà. Ma aveva giudicato far l’istessaintimazione a tutti essi, acciò spedissero ciascuno a’ loroprencipi: perché, se ben poteva da sé venir a questa riso-luzione et essecuzione, nondimeno gli pareva convenientefarlo con saputa de’ prencipi, acciò potessero raccordare

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

741Letteratura italiana Einaudi

Page 780: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

qualche cosa di commun beneficio e per riforma dellaChiesa, e mandar al concilio ambasciatori e favorirlo conufficii appresso i protestanti. Soggionse credere che ci an-derebbono in persona de’ prencipi d’Alemagna, che ilmarchese di Brandeburg ci anderà certo.

L’ambasciator Vargas fece una longhissima risposta,introducendo narrazione delle cose fatte ne’ conciliipassati; discorse del modo di celebrar i concilii, poi di-scese al luogo e parlò delle cose fatte in Trento, doveegli si trovò: distinse i concilii generali da’ nazionali,dannando assai l’intimato in Francia. Quello di Porto-gallo lodò l’instituto del pontefice et offerì l’ubedienzadel suo re. Il veneto disse che per l’eresie ne’ tempi pas-sati non s’era trovato meglior rimedio che de’ concilii,che ringraziava Dio dell’aver inspirato Sua Santità a cosìpia opera, che era per conservazione della vera religionee per beneficio de’ prencipi, quali non potevano goderpacificamente li Stati in mutazione di religione. L’amba-sciator di Fiorenza parlò in conformità, offerendo loStato e le forse di quel duca. Scrisse il pontefice a nonciiin Germania, Francia e Spagna in conformità di quantoaveva parlato con gl’ambasciatori. Non però mai parlavadi concilio senza gettar qualche seme di erba contraria,che potesse overo impedir il nascimento, o, dopo nato,suffocarlo; essendo molto ben certo che, quando le con-gionture avessero portato che la vita di quello gli fossetornata in servizio, in potestà sua sarebbe stato estirparil sopra seminato. Si lasciò intender a parte co’ stessiambasciatori, con chi più chiaramente e con chi motteg-giando, che volendo far il concilio con frutto, era neces-sario pensar più al fine che al principio, et all’essecuzio-ne che alla convocazione, né prosecuzione. Che laconvocazione aspettava a lui solo, la prosecuzione a luiet a’ prelati, l’essecuzione a’ prencipi; e però inanzi ognialtra cosa era giusto che essi si obligassero a questo e sifacesse una lega con un capitanio generale che vadi con-

742Letteratura italiana Einaudi

Page 781: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tra gli inobedienti per esseguire le deliberazioni del con-cilio, considerando che senza di questo sarebbe di nis-sun frutto e con indegnità della Sede apostolica e di tut-ti quei prencipi che vi avessero mandato ambasciatori eprestato favore et assistenza.

Ebbe il pontefice risposta da’ noncii suoi non confor-me. Il re di Spagna lodava il concilio, approvando ancoil luogo di Trento e promettendo di mandarvi i suoiprelati e fare ogni altra opera per favorirlo; aggiongendoperò che non conveniva far cosa alcuna senza la volontàdell’imperatore e del re di Francia; la risposta del qualre era che lodava la celebrazione del concilio, ma nonapprovava il luogo di Trento, allegando per raggioniche i suoi non averebbono potuto andarvi, e proponevaper luoghi opportuni Costanza, Treveri, Spira, Vorma-zia o Aganoa. Accennava ancora che non si dovesserocontinuare le cose già comminciate in Trento, ma aban-donandole a fatto, far un concilio tutto nuovo: la qualcosa dava molta molestia al pontefice, al qual parevache questa non fosse risposta di proprio moto del re, mache venisse dagl’ugonotti.

Ma l’imperatore mandò una longa scrittura, nella qua-le diceva non potersi prometter della volontà de’ principidi Germania se prima non intendeva l’openione loro, co-sa che non si poteva far senza una dieta; la qual volendocongregare, era necessario tralasciare di nominar conci-lio, perché i prencipi non vi sarebbono andati, ma con-gregandola sotto altro pretesto, s’averebbe potuto parla-re poi del concilio con occasione. Aggionse che quanto a’Stati suoi patrimoniali, non sperava potergli indurre alconcilio, se non se gli concedeva la communione del cali-ce et il matrimonio de’ preti e se non si faceva una buonariforma, e sopra tutto che non si trattasse di continuare lecose incomminciate in Trento, perché a ciò mai i luteraniconsentirebbono; anzi, il solo nome di Trento gli avereb-be fatto repugnare, e propose egli Costanza o Ratisbona.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

743Letteratura italiana Einaudi

Page 782: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Vedeva chiaramente il pontefice che la proposta di dietaportava un anno e forse due di tempo, e di questo sentivapiacere, ricevendo però molestia perché i successi diFrancia ricercavano accelerazione. Diceva a ciascuno,per mostrar la sua prontezza, non importare a lui più unluogo che un altro e che piglierebbe Spira, Colonia equal altra città volesse l’imperatore, purché i vescovi po-tessero andarvi e tornar sicuri, non essendo convenienteassicurar quelli che non hanno voto in concilio, lasciandosenza sicurezza quelli de’ quali consta; ma di revocarequello che era fatto in Trento non occorreva parlarne,anzi voleva metter il sangue et i spiriti per mantenerlo,essendo cosa di fede; che bene quanto a quello che è diconsitituzione umana, sì come la communione del calicee matrimonio de’ preti, essendo quelli instituiti per buonfine et approvati da’ concilii, sì come egli non voleva ri-movergli da se stesso, se ben poteva farlo, così voleva iltutto rimetter al concilio, se ben vedeva che con tutta laconcessione delle cose che dimandano, non si rimove-rebbono dall’openione loro; si lamentava della debolezzadell’imperatore che temesse il proprio figliuolo non man-co che gl’altri, e poi ricercasse che i prelati si mandasseroin Germania, dove si dicchiarava non aver potestà d’assi-curargli; che egli sarebbe andato anco a Constantinopoli,purché vi fosse sicurezza, la quale non si poteva aspettardall’imperatore; che gl’alemanni erano quasi tutti ereticiet il re di Boemia più potente che il padre; che a lui nonimportava più un luogo che un altro, purché fosse in Ita-lia, che sola è sicura per i catolici.

Rispose però al re di Francia et all’imperatore in termi-ni generali: contentarsi d’ogni luogo pur che fosse sicuro,ponderando quanto la sicurezza de’ concilii fosse stata inogni tempo riputata necessaria e fosse allora più che maidi bisogno di quella, senza descendere a far opposizionea’ luoghi nominati da loro. Ma al re Catolico rispose lo-dando la sua buona mente e confermandolo nel suo buon

744Letteratura italiana Einaudi

Page 783: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

proposito; e quanto al sussidio ricchiesto, interponendovarie difficoltà, così per sostener quanto più poteva lecommodità del clero, come per non offenderlo et averlocontrario, quando si fosse venuto a far il concilio.

[La religione riformata fa progressi]

Andavano sempre le cose de’ catolici facendosi piùdifficili; perché in Francia la parte ugonotta sempre ac-quistava, et in Scozia ancora fu concessa per publicodecreto a tutti la libertà di credere, et in Fiandragl’umori erano preparati per mettersi in moto alla pri-ma occasione, la quale il re con molta flemma andava ri-tardando e concedendo, più tosto con danno et inde-gnità propria, a quei popoli quello che volevano. Eranostati sempre ostinati in non voler prestar alcuna contri-buzione al re, se non levava i soldati spagnuoli dal pae-se. In fine constretto gli levò; né per questo vollero con-tribuire, ma solo pagare gente del paese per guardia de’luoghi, independente da’ ministri regii. Il re ogni cosasopportava, essendo certo che ad ogni minimo rissenti-mento averebbono preso il pretesto della religione, etegli dissegnava di sopportar, aspettando che quell’ar-dor prima si estinguesse, e massime che si scoprì inquesti tempi che anco in Spagna non erano ben estintele semenze delle oppenioni nuove, che restavano coper-te per timore, e che in Savoia similmente erano suscitatidegl’alteri eretici oltre i vecchi valdesi.

Ma sopra tutte le cose dava grandissima molestia allacorte romana che, avendo il pontefice fatto parlare al redi Boemia per Marco d’Altems, suo nipote, che fu poicardinale, persuadendolo per nome di Sua Santità ad es-ser buon catolico, con molte promissioni d’onori e com-modi, accennandogli la successione dell’Imperio, la qualse gli difficolterebbe, quando altrimente facesse, ebbe

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

745Letteratura italiana Einaudi

Page 784: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

risposta dal re che ringraziava Sua Santità, ma che egliaveva più cara la salute dell’anima sua, che tutte le cosedel mondo: la qual risposta in Roma dicevano esser for-mula di parlar da luterano e veniva intesa per un’aliena-zione dall’ubedienza di quella Sede, e discorrevano so-pra quello che sarebbe seguito, morto l’imperatore.

Mentre questi accidenti travagliano l’animo del pontefi-ce, gli sopravvenne nuova che gl’ugonotti suoi sudditi nel-le terre d’Avignone s’erano congregati e messo in disputase potevano pigliare le armi contra il pontefice, essendo lo-ro patrone in temporale; e risoluto che potessero farlo, pernon esser egli legitimo signore, sì perché quel contado nonera stato giuridicamente levato a Rimondo, conte di Tolo-sa, come anco perché gl’ecclesiastici, per precetto di Cri-sto, non possono aver dominio temporale, e risoluta la ri-bellione per mezo d’Alessandro Guilotimo,giurisconsulto, si posero sotto la protezzione di Carlo diMombrun, che aveva preso le armi per la religione et eradi gran seguito in Delfinato; il quale entrò nel contado con3000 fanti e s’impadronì di tutto ’l paese con grand’alle-grezza degl’abitanti. A questi s’oppose Giacomo Maria,vescovo di Viviers, vicelegato d’Avignone, e difficilmenteconservò la città; onde il papa restava molto afflitto, nonpiù per la perdita delle terre che per la causa che, presa inessempio, toccava la radice del ponteficato. Per provisionevoleva che il cardinale Farnese, essendo legato, andasse inpersona alla difesa di quella città; ma il male si moderò,perché il cardinal di Tornon, che aponto allora andandoalla corte non era molto lontano di là, del quale Mombrunaveva una nipote in matrimonio, con promettergli la resti-tuzione de’ beni confiscati per la ribellione e la grazia delre, se uscisse di Francia, con speranza che lo farebbe ancoin breve richiamare con libertà di conscienza, lo fece desi-stere e passar a Geneva; onde le terre del pontefice, priva-te di quella protezzione, restaron soggette, ma piene di so-spezzioni e pronte ad ogni altra novità.

746Letteratura italiana Einaudi

Page 785: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Assemblea in Francia pel fatto della religione]

In Francia crescendo ogni giorno maggiormente il nu-mero de’ protestanti e, quel che più importava, le dissen-sioni e sospetti tra i grandi, 1560, 21 agosto, il re convocòuna numerosa assemblea a Fontanableò; la qual convoca-ta, essortati gl’intervenienti in poche parole a dir quelloche giudicassero esser di servizio, dal cancelliero furonoesposti i bisogni del regno, comparato da lui ad un infer-mo del quale il male sia incognito, e dopo qualche cosedette, Gasparo Colignì, accostatosi al re, gli porse alcunesuppliche, dicendo essergli state date da moltitudined’uomini quando era in Normandia, a’ quali non potevanegar questa grazia di presentarle alla Maestà Sua. Quellelette, la somma era: che i fedeli cristiani, dispersi per tutto’l regno, pregavano Sua Maestà di guardargli con occhiobenigno; essi non desiderar altro se non moderazione del-le crudeli pene, sin che la causa loro sia conosciuta; di-mandar facoltà di professare la sua religione in publico,per non dar alcuna sospizzione con le congregazioni pri-vate. Allora Gioan Monluc, vescovo di Valenza, avendonarrato le infermità del regno e lodato l’essempio d’avercastigato i sediziosi, soggionse che rimaneva la causa delmale, anzi si faceva pretesto; che a questo bisognava pro-vedere, il che per il passato non era stato ben incaminato,perché i papi non avevano avuto altro fine che tener iprencipi in guerra, et i prencipi, pensato di raffrenar ilmale con le pene, non aver sortito il fine desiderato, né imagistrati in proceder con equità, né i vescovi con far ilsuo debito hanno corrisposto. Il rimedio principale esseril ricorrer a Dio, congregar di tutto ’l regno uomini pii pertrovar via d’estirpar i vizii degl’ecclesiastici, proibir lecanzoni infami et impudiche, et in luogo di quelle insti-tuir i salmi et inni sacri in volgare, e se quell’interpretazio-ne che va attorno non par sincera, levar gl’errori e lasciarcorrer per mano di tutti le parti buone. Un altro rimedio

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

747Letteratura italiana Einaudi

Page 786: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

esser il concilio generale, sempre usato per compor simildifferenze; non saper veder come la conscienza del ponte-fice possa quietarsi pur per un momento, vedendo ognigiorno perir tante anime; e se non si può ottener il conci-lio generale, coll’essempio di Carlo Magno e LudovicoPio, congregar il nazionale. Esser grave error di quelli cheturbano la quiete publica con le armi sotto pretesto di re-ligione, cosa sempre aborrita dall’antichità; ma non esserminor error di quelli che condannano a morte gl’aderentialla nuova dottrina per sola opinione di pietà; perché an-dando constantemente alla morte e sprezzando la iatturade’ beni loro, irritano l’animo della moltitudine e fannovenir volontà di saper che fede è quella per quale sono vo-lontariamente tolerati tanti mali.

In conformità parlò anco, dopo lui, Carlo Marillaco,vescovo di Vienna, lodando il rimedio del concilio gene-rale, ma soggiongendo che si può più desiderare chesperare, avendosi veduto le difficoltà solite nascere in talnegozio, e quante fatiche Carlo V per ciò ha preso e co-me sia stato deluso da’ pontefici; oltre che il male diFrancia è tanto acuto che non vi è tempo di chiamar me-dico da lontano. Però doversi ricorrer al concilio nazio-nale, solito usarsi altre volte nel regno, essendo chiaroche da Clodoveo sino a Carlo Magno, e poi anco sino aCarlo VII sempre sono stati celebrati concilii in Francia,ora di tutto ’l regno, ora di parte; però, essendo urgenteil male, non doversi aspettare, né tener alcun conto de-gl’impedimenti che il pontefice fraponesse; et in tantofar andar i prelati alla residenza e non comportar che gliitaliani, che hanno la terza parte de’ beneficii, godino ifrutti in assenza; estirpar ogni simonia e mercanzia spiri-tuale et ordinar come nel concilio ancirano che al tempodel ministerio de’ sacramenti non si faccia elemosina.Che i cardinali e prelati deputati da Paolo III diedero ilmedesimo conseglio. Che Paolo IV lo giudicò necessa-rio, se ben poi si voltò alle pompe et alla guerra; e non

748Letteratura italiana Einaudi

Page 787: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

facendosi, esser pericolo di veder vera la profezia di Ber-nardo, che Cristo descenda dal cielo a scacciar dal tem-pio i sacerdoti, come già i mercanti. Passò poi a dire de’rimedii agl’altri mali del regno. Colignì, quando toccò alui parlare, disse che avendo egli ricercato quelli che gliporsero le suppliche di sottoscriversi, gli fu risposto che5000 uomini si sottoscriverebbono, bisognando.

Francesco di Ghisa alla sua volta, quanto al punto del-la religione, disse che si rimetteva al giudicio de’ dotti,protestava però che appresso lui nissun concilio sarebbemai di tanta autorità che lo facesse declinar un pontodall’antica religione. Il cardinale di Lorena, dopo averparlato d’altri particolari, descendendo a quello della reli-gione, disse: le suppliche presentate esser superbissime ese agl’oratori fosse concesso publico essercizio, altro nonsarebbe che approvar la loro dottrina; esser cosa chiarache la maggior parte la piglia per pretesto, perilché esserdi parer che contra questi si proceda con maggior seve-rità, mitigando le pene contra quelli che si congreganosenza arme, per sola causa di religione, et attendendo adinsegnargli et ammonirgli; et a questo effetto mandar iprelati alla residenza, sperando che senza concilio, né ge-nerale, né nazionale, con questi rimedii si provederà altutto. Non essendo i pareri ben concordi, a’ 27 del mesefu fatto il decreto che a’ 10 di decembre si dovessero te-ner i stati in Meaus, e quanto al concilio generale, avendoil pontefice dato speranza che presto si congregherà, seciò non sarà effettuato, i vescovi debbino congregarsi a’13 di genaro per trattar di celebrar un nazionale; tra tantosi sospendessero i supplicii per causa di religione, fuorchécontra quelli che movessero turbe con le armi.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

749Letteratura italiana Einaudi

Page 788: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il papa, temendo il concilio nazionale, propuone agliambasciatori il generale, e si risolve a convocarlo]

Il papa, avuto aviso della risoluzione del convento diFontanableò, scrisse al cardinale di Tornon che facesseogni opera per impedir la ridozzione de’ vescovi; il che,quando non potesse effettuare, se ne tornasse a Roma.Et a’ 23 di settembre chiamò a sé gl’ambasciatori, a’quali narrò prima il bisogno che in vi era di presta cele-brazione del concilio generale, attesa la deliberazionede’ francesi di far il nazionale: il qual se ben aveva datoordine al cardinale Tornone che procurasse d’impedire,però non sperava che l’impedimento succedesse. Maegli si vedeva ben in necessità di celebrar l’universale,acciò non fosse detto che i nazionali si facevano per nonaver voluto egli far il generale; però era forza aprir que-sto concilio di Trento e levar la sospensione; che il luogoera opportunissimo tra la Germania e l’Italia, se bene al-tri gli prepongono Spira e Treveri et altri luoghi, qualiriceverebbe se fossero sicuri, pronto anco d’andar aConstantinopoli, quando potesse con sicurezza. Che fe-de si può aver in quelli che non hanno fede? Che nissuncatolico sarebbe sicuro in quei luoghi, manco l’impera-tore stesso. Che se non vorranno Trento, non manche-ranno luoghi nello Stato di Milano, nel regno di Napoli,nello Stato di Venezia, del duca di Savoia o di Fiorenza.Ma quanto al revocar le cose determinate, già non era daparlarne; egli non voleva né revocarle, né confermarle,ma rimetter tutto al concilio, il qual con l’assistenza del-lo Spirito Santo determinerà quello che a Dio piacerà.Ponderò molto la cosa del concilio nazionale di Francia,aggiongendo che sarà un cattivo essempio e che Germa-nia vorrà seguitarlo, et anco in Italia succederà qualchemoto, se non si farà provisione; che vorranno sottomet-ter il concilio et il ponteficato a tutte le cose sue; ma cheegli «pro fide et religione volumus mori». Invitò gl’am-

750Letteratura italiana Einaudi

Page 789: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

basciatori a dir il loro parere; onde quello dell’imperato-re disse che era meglio interponer tempo, poiché lo sta-to delle cose di Germania non concedeva che l’imperto-re potesse consentirvi. A che il pontefice mostratosialterato, soggionse l’ambascitor che era utile guadagnarprima gl’animi de’ prencipi di Germania; onde il papapiù alteratamente disse che non vi era tempo; e dicendol’ambasciator che con questo moto dubitava non si inci-tassero gl’eretici contra l’Italia, il papa alzò la voce, di-cendo che Dio non abandoneria la causa sua et egli sariaaiutato co’ prencipi catolici, che averebbe avuto gente edanari per difesa. Quello di Spagna lodò la mente di SuaSantità e disse che il suo re non averebbe mancato di fa-vorirla, sì come per questo effetto aveva già mandatoAntonio di Toledo in Francia. Offerirono parimentegl’ambasciatori di Portogallo, di Venezia e gl’altri il fa-vore e l’assistenza de’ suoi prencipi, et in fine il papa or-dinò loro che scrivessero l’intenzione sua e gli licenziò.

Ebbe poi risposta dal cardinale Tornon che, fatto ognitentativo, non aveva potuto rimover il re, né alcuno delsuo conseglio, né meno sperava che l’avvenire potesseportar congiontura megliore, anzi vedeva chiaro lo statodelle cose impeggiorare. Il re di Spagna ancora, mandataal papa la risposta finale fatta al Toledo, scrisse appressoche il re di Francia si scusava di non poter se non colconcilio nazionale rimediare a’ desordini del suo regno,al che è ubligato, e che non dovesse maravegliarsi se, perovviare agl’inconvenienti, convegono i re far soli quelloche doverebbe esser fatto in compagnia col papa: la quallettera travagliò molto il pontefice, intendendo che voles-se inferire di far il medesimo esso ancora in Fiandra. Siscoprì dopo che il pontefice aveva in animo, e non pote-va fuggir a fatto il concilio, differirlo almeno sino cheavesse accomodato le cose di casa sua; perché, facendoconcilio, era necessario dar buon essempio di sé in quelmentre e far spese eccessive per la sinodo, che assorbiria-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

751Letteratura italiana Einaudi

Page 790: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

no tutte le entrate. Il negozio anco da per sé solo doveroccuparlo intieramente, onde non averebbe potuto at-tender alla casa: però con molto malanimo si risolvé dinon differir più la convocazione. Onde a’ 20 d’ottobretenne una congregazione de’ cardinali, dove diede contodella risposta data dal re di Francia a don Antonio di To-ledo, di quello che il re a lui scriveva e del negozio delcardinale di Tornon; aggiongendo un altro nuovo avisodi Francia, che quantonque il concilio generale si apri,non sono per andarvi, se i protestanti non consentirannoessi ancora di riceverlo: le qual cose misero grandissimaconfusione, temendo tutti che, se ben s’apriva il conciliogenerale, la Francia nondimeno fosse per far il nazionale,dal che in consequenza ne nascesse alienazione dall’obe-dienza della Sede apostolica et essempio al rimanentedelle nazioni cristiane d’alienarsi similmente, o con vo-lontà, o senza volontà de’ loro prencipi.

Da alcuni anco era molto stimato che era stato prote-stato al cardinal di Trento che non dovesse allargarsi inofferir quella città, ma raccordarsi che l’imperatore ne èpatrone, senza la volontà del quale non può, né deve di-sponer della città in tal affare: il qual imperatore s’eradecchiarato di voler onninamente far la dieta prima.Dava ancora gran pensiero quello che scriveva don An-tonio di Toledo che tutti i grandi et i vescovi stessi fo-mentavano le opinioni nuove per assettare et aummen-tare le cose loro. Con tutto questo, nondimeno,l’opinione de’ cardinali tutti, eccetto che quello di Fer-rara, fu che il concilio s’aprisse, levando la sospensione;et il pontefice disse di volerlo fare per san Martino: econsiderando bene i pericoli imminenti e le speranze disuperarli, risolse in se medesimo e consolò anco conquesto i cardinali et altri dependenti suoi, che il male sa-rebbe stato ben grande alla Francia, ma poco alla Sedeapostolica, la qual finalmente averebbe perso poco, noncavandosi dall’espedizione di quel regno più di 25000

752Letteratura italiana Einaudi

Page 791: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

scudi all’anno, essendo dall’altro canto grandissimal’autorità del re nel distribuir i beneficii, concessagli da’pontefici, la qual egli perderebbe, poiché, levata l’auto-rità ponteficia, entrerebbe la Prammatica et i vescovi sa-riano eletti da’ canonici e gl’abbati da’ monasterii, et ilre spogliato d’una tanta distribuzione. Perilché e luinon rincresceva se non la perdita di quelle anime. Ma seDio voleva castigarli de’ loro delitti e della loro infi-deltà, egli non poteva fargli altro.

Gionsero in Roma al principio di novembre altre let-tere dalla corte cesarea, dove l’imperatore, se ben conparole generali, diceva che intorno al concilio, quantoalla persona sua, voleva far quello che al papa piaceva;nondimeno ci aggiongeva che il tener il concilio fuori diGermania, overo il continuare il concilio di Trento, le-vando le sospensioni, non farebbe frutto, anzi eccitereb-be ne’ protestanti maggior odio, con pericolo anco cheprocurassero d’impedirlo con le armi, di che gli eranopervenute alle orrecchie diverse trattazioni, sì come fa-cendo un nuovo concilio vi era speranza d’indur moltidi loro ad andarvi. Il che era causa di varie opinioni ne’cardinali, vedendosi chiaramente che, non continuando-si il concilio di Trento, tutte le cose già determinate sipotrebbono chiamar vane e di nessun valore, non essen-do state approvate da nissun pontefice. Propose il papala materia in congregazione, dove si consultò e se neparlò longamente, senza che fossero dati i voti; e conun’altra congregazione, dimandati li voti, Carpi con lon-go discorso mostrò che bisognava al tutto continuar ilconcilio, levando sola la sospensione, il che fu conferma-to da Cesis e Pisano; ma Trento, che seguiva, disse chein materia dove si tratta de summa rerum, piena di tantedifficoltà, era meglio pensarvi un poco più. E questaopinione fu seguita da tutti gl’altri cardinali. Et oppor-tunamente la sera seguente gionse un corrier di Franciain diligenza, con protesti che, non facendosi il concilio

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

753Letteratura italiana Einaudi

Page 792: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

generale, il re non poteva impedir più il nazionale: peròche non bisognava pensar a Trento o ad altro luogod’Italia, perché, essendo già tanti anni ricercato il conci-lio per i bisogni di Germania, et ora aggionto il pericolodi Francia, conveniva farlo in luogo commodo ad ambele nazioni; altrimente sarebbe vano, se tedeschi e france-si non vi andassero. Proposero Costanza, o Besanzone,aggiongendo che se si eleggesse alcun luogo in Francia,promette il re che sarà sicurissimo.

In fine non parve al pontefice di differire più oltre,ma a’ 15 di novembre in concistoro deliberò di far la do-menica seguente una processione in cenere e cilicio,dando un giubileo e cantando una messa dello SpiritoSanto per deliberazione fatta di celebrar il concilio inTrento; concludendo che se dopo congregato parerà piùcommodo trasferirlo altrove, lo trasferirà e vi anderà an-co in persona, purché sia luogo sicuro; aggiongendo chetroverà anco arme per impedire se alcun volesse infrin-gere le cose determinate; e si diede a pensare il tenoredella bolla. Perilché ogni dì si faceva congregazione perrisolvere se si doveva apertamente dicchiarare la conti-nuazione, rimovendo la sospensione, come egli deside-rava, acciò non si mettessero in disputa o in essamine lecose determinate. S’affaticavano molto gl’imperiali et ifrancesi appresso il papa et i deputati che fosse chiama-to un nuovo concilio, dicendo che così vi sarebbono an-dati tedeschi e francesi, e là poi s’averebbe potuto risol-vere che le cose determinate non fossero retrattate;altrimente era vano il parlar di concilio per ridur i prote-stanti, dando loro occasione sul primo passo di rifiutar-lo, con dire di non poter sottoporsi a chi gl’ha condan-nati senza udirgli; in contrario i spagnuoli et insieme conloro il duca di Fiorenza, che si ritrovava in Roma, face-vano opera che solo si levasse la sospensione e si chia-masse continuazione del già incomminciato. Fu elettodal papa e da’ deputati un conseglio medio, sperando

754Letteratura italiana Einaudi

Page 793: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che dovesse sodisfar ad ambe le parti. Publicò il pontefi-ce un giubileo e lo mandò in tutti i luoghi, et a’ 24 egli apiedi, con solenne processione, andò col collegio de’cardinali e con tutta la corte da San Pietro alla Minerva,la qual incaminata non processe senza confusione, per-ché gl’ambasciatori, assueti a caminar inanzi la croce,vedendo che dopo quella seguivano i vescovi e dopo es-si il duca di Fiorenza in mezo di doi cardinali minori,volsero quel luogo essi ancora. Onde nacque disordine:per compor il quale, dopo qualche contrasto, il papadiede loro luogo tra sé et i cardinali che lo precedevano.

[Il papa publica la bolla]

Il 29 fu publicata in concistoro la convocazione delconcilio, la bolla della quale era intitolata Dell’intimazio-ne del concilio tridentino; il vocabolo latino fu «indictio-nis», et in questa forma fu stampata in molti luoghi, seben dopo, quando si stampò il corpo del concilio tuttointiero, si mutò la voce, e fu detto «celebrationis». Il te-nor della bolla era: che il pontefice, dal principio dellasua assonzione, applicò l’animo all’estirpazione dell’ere-sie, all’estinzioni delle divisioni et emenda de’ costumi,per rimedio de’ qual mali deliberò celebrar un conciliogenerale; che Paolo III e Giulio per inanzi l’avevanocongregato, ma non potuto finire, e narrata la serie dellecose successe sotto quei pontefici, ne ascrive la riuscita avarii impedimenti promossi dall’inimico del genereumano, almeno per differire un tanto gran commododella Chiesa, che non poteva a fatto impedire. Soggion-gendo che tra tanto erano moltiplicate e le eresie e le di-visioni. Ma essendo piacciuto a Dio di onorar concordiaa’ re e prencipi cristiani, per occasione di quella egli eraentrato in gran speranza d’impor fine a tanti mali dellaChiesa con la via del concilio, la qual non ha voluto più

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

755Letteratura italiana Einaudi

Page 794: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

differire, per levar il schisma e le eresie, riformar i costu-mi e servar la pace tra i cristiani. Laonde, non consegliode’ cardinali et aviso di Ferdinando imperatore eletto etaltri re e prencipi, i quali ha trovato apparecchiati adaiutarne la celebrazione per l’autorità di Dio e de’ santiapostoli Pietro e Paolo, intima un generale concilio nellacittà di Trento e per il dì di Pasca, levata qualonque so-spensione; essortando e commandando sotto le pene ca-noniche a tutti i patriarchi, arcivescovi, vescovi, abbatiet altri che hanno voto deliberativo per legge, privilegioo antica consuetudine che, non essendo impediti legiti-mamente, si ritrovino inanzi quel giorno, ammonendo aritrovarsi anco quelli che vi hanno o sono per aver inte-resse. Pregando l’imperatore, re et altri prencipi che,non potendo intervenire personalmente, mandino loroprocuratori et operino che i prelati de’ loro domini sen-za scusa e dimora esseguiscano il loro debito et abbianolibero e sicuro viaggio per loro e per la compagnia, sì co-me farà egli in quello che potrà, non avendo altro finenel celebrar quel concilio che l’onor di Dio, la ridozzio-ne delle pecorelle disperse e la tranquillità perpetua del-la republica cristiana; ordinando che la bolla sia publi-cata in Roma e con quella publicazione, dopo il terminedi 2 mesi, oblighi tutti i compresi, come se fosse loropresenzialmente intimata.

Reputò il pontefice d’aver satisfatto a se stesso, aquelli che volevano intimazione di nuovo concilio et aquelli che ricercavano continuazione del vecchio; ma co-me avviene ne’ consegli medii, che sogliono dispiaceread ambe le parti, il pontefice a nissuno sodisfece, comesi dirà. Immediate dopo la publicazione delle bolla il pa-pa spedì il Nicheto in Francia con quella e con commis-sione che, se non fosse piacciuta la forma, dicesse chenon si guardasse alla voce «continuare», perché quellanon impediva che non si potesse di nuovo parlare soprale cose già proposte. La mandò anco all’imperatore et in

756Letteratura italiana Einaudi

Page 795: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Spagna. Destinò oltre di ciò Zaccaria Delfino, vescovodi Liesina, noncio a’ prencipi della Germania superioree Giovanni Francesco Comendone, vescovo del Zante, aquelli dell’inferiore, con lettere a tutti e con ordine di ri-cever prima instruzzione da Cesare come trattar con lo-ro, e poi esseguir l’ambasciata. Destinò anco l’abbateMartinengo alla regina d’Inghilterra, invitando lei et ivescovi del regno al concilio: così persuaso da EdoardoCerno, di sopra nominato, che gli promise il noncio do-ver esser, anco col voler della regina, ricevuto dalla metàdel regno. E quantonque fosse posto al papa in conside-razione che il mandar noncii in Inghilterra et altrove a’prencipi che professavano aperta separazione dalla Sederomana, non era con riputazione, rispondeva voler ancoumiliarsi all’eresia, poiché tutto era condecente a quellaSede, quel che si faceva per acquistar le anime a Cristo.Per la qual raggione ancora mandò il Conobio in Polo-nia con dissegno di farlo passar anco in Moscovia et in-vitar al concilio quel prencipe e quella nazione, quan-tonque mai abbia riconosciuto il pontefice romano.

Tornò poi a parlar del concilio in concistoro, ricer-cando d’esser informato degl’uomini litterati di buonavita et opinione di diverse provincie, atti a disputare epersuader la verità, affermando aver animo di mandarnea chiamar molti; promettendo che, dopo aver usata tuttala diligenza possibile per farvi venir tutti i cristiani etunirgli nella religione, quando bene alcuni o molti nonvolessero venire, non era per restar di farlo. Gli davaperò gran pensiero che i protestanti di Germania, a’quali era unita gran parte della Francia, averebbono ne-gato di venire, overo dimandato cose tanto essorbitanti,che non averebbe potuto conceder loro, e dubitava ancoche avessero potuto sturbar il concilio con le armi. Néconfidava di poter aver aiuto dall’imperatore per impe-dirgli, attese le sue poche forze. Confessava che i perico-li erano grandi et i rimedii scarsi, onde stava perplesso

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

757Letteratura italiana Einaudi

Page 796: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

nell’animo e travagliato. Andando la bolla del concilioper Germania, capitò in mano de’ protestanti congrega-ti alle nozze del duca di Lauemburg, quali intimaronouna dieta di Neumburgh per i 20 genaro.

Contra quella bolla il Vergerio scrisse un libello, dovedopo grand’invettiva contra le pompe, il lusso e l’ambi-zione della corte, soggiongeva che il concilio era dal pa-pa convocato non per stabilir la dottrina di Cristo, ma laservitù et oppressione delle misere anime; che in quellonon erano chiamati se non gl’obligati al papa per giura-mento, onde erano esclusi non solo li separati dallaChiesa romana, ma anco i più intendenti che in quellaerano, levata ogni libertà, nella qual sola vi poteva essersperanza di concordia.

[Confusioni in Francia. Morte del re Francesco. Statitenuti in Orliens]

Arrivò a Roma in questo tempo nuova che il re diFrancia aveva impreggionato il prencipe di Condé e po-sto guardie al re di Navarra; il che piacque molto al pon-tefice come cosa che riputava poter disturbar afatto ilconcilio nazionale. E tanto più entrò in aviso di gravissi-ma indisposizione del re con pericolo della vita; le qualcose furono causa che non si tennero i stati in Meaus.Ma terminarono le cose a fine che portò grand’alterazio-ne. Imperoché, essendo passato di questa vita France-sco, re di Francia, il 5 del mese di decembre, e successonel regno Carolo IX, suo fratello d’età d’anni 10, il go-verno, per la minorità del re, secondo le leggi regie, cadéprincipalmente nel re di Navarra, come primo del san-gue regio; al quale aderì la regina madre per sostener econtinuar l’autorità presa nel governo nella vita dell’al-tro figlio, et il Navarra si contentò di participar con leiper mantener più facilmente l’autorità propria. Navarra

758Letteratura italiana Einaudi

Page 797: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

favoriva quasi apertamente la nuova religione e si gover-nava in tutto col conseglio di Gasparo Coligni ammira-glio, che la professava apertamente. Onde tanto più iprotestanti presero animo di poter ottener la libertà direligione che ricchiedevano. Si diedero a congregarsiquasi publicamente e senza alcun risguardo, con moltodispiacere et indegnazione della plebe, e pericoli di no-vità sediziose. Per questo la madre del re et i principalidel suo conseglio vennero in risoluzione di tener i statiin Orliens, e gli diedero principio il 13 decembre.

In quelli, tra le altre cose proposte per il beneficio delregno, fu dal cancellier considerato che la religione è po-tentissima arma, che supera tutti gl’effetti e carità, e legacon più stretto nodo che tutti gl’altri legami della societàumana; che i regni si contengono più con la religioneche co’ confini, anzi per la religione più si dividono cheper i confini medesimi; e chi si move dalla religionesprezza moglie, figliuoli et ogni parentato. Se in una me-desima casa vi sia differenza della religione, non s’accor-da il padre co’ figli, né un fratello con l’altro, né il mari-to con la moglie. Per ovviare a questi disordini esservibisogno del concilio, del quale il papa dà speranza; matra tanto non doversi permetter che ciascuno finga chereligione gli piace, né introduca nuovi riti a beneplacito,con turbazione della publica tranquillità. Se mancherà ilrimedio del concilio dal canto del papa, il re per altra viaprovederà; ma esser necessario prima medicar se stesso,perché la buona vita è un’efficace orazione da persua-der; doversi levar i vocaboli di luterani, ugonotti e papi-sti, che non sono meno faziosi che quelli de guelfi e ghi-bellini, et adoperar le armi contra quelli che copronol’avarizia, l’ambizione e lo studio di cose nuove con no-me di religione. Giovanni Angelo, avvocato nel parla-mento di Bordeos, parlò per il terzo stato: molte cosedisse contra costumi corrotti e la disciplina degl’eccle-siastici; notò in loro l’ignoranzia, avarizia e lusso come

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

759Letteratura italiana Einaudi

Page 798: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cause di tutti i mali, e sopra questi discorse assai; et in fi-ne dimandò che al tutto si rimediasse con una presta ce-lebrazione di concilio. Per la nobiltà, Giacomo conte diRoccaforte tra le altre cose disse tutto ’l male esser natoper le immense donazioni che i re et altri grandi hannofatto alle chiese, e massime con attribuirgli anco giuri-sdizzioni, cosa molto inconveniente che chi debbe atten-der alle orazioni e predicazioni esserciti ius nella vita enelle fortune de’ sudditi del re; che a questi inconve-nienti era necessario rimediare. Et in fine porse una sup-plica, dimandando per nome della nobiltà che fosse leci-to aver publiche chiese per essercizio della religione. Peril clero parlò Giovanni Quintino Borgognone. Disse chei stati si congregano per proveder alle necessità del re-gno, non per emendar la Chiesa, che non può fallare,che è senza macchia e ruga, et eternamente resterà in-corrotta, se ben la disciplina in qualche particella ha bi-sogno di riforma. Però non doversi ascoltar quelli che,rinovando le sette sepolte, dimandano chiese separateda’ catolici, ma dovergli punir per eretici et esser cosagiusta che il re non gl’ascolti, ma costringa tutti i suoisudditi a creder e viver secondo la forma prescritta dallaChiesa; che non sia concesso ritorno a quelli che sonousciti del regno per causa di religione; che si procedicon pena capitale contra gl’infetti d’eresia; che la disci-plina ecclesiastica sarà facilmente riformata, se siano le-vate le decime al clero e restituita l’elezzione a’ capitoli,essendo stato osservato che nel medesimo anno 1517,quando fu per il concordato data nominazione delleprelature al re, incomminciarono anco le eresie di Lute-ro, che fu poi seguito da Zuinglio et altri. In fine di-mandò che fossero confermate tutte le immunità e privi-legii all’ordine ecclesiastico e levatogli tutte le gravezze.

Il re ordinò che i prelati si mettessero in ordine perandar al concilio che era intimato a Trento; commandòche tutti i preggioni per causa di religione fossero libera-

760Letteratura italiana Einaudi

Page 799: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ti, annullati i processi contra loro formati, e perdonate letransgressioni sino allora commesse, e restituiti i beni.Statuì pena capitale a quelli che si offendessero in fatti oin parole per causa di religione; Ammonì tutti a doverseguitar li riti usitati nella Chiesa, senza introdur alcunanovità. E si differì il rimanente de’ stati sino al maggioprossimo, quando anco s’avesse a trattar della supplicapresentata dal Roccaforte.

Ma udita la morte del re Francesco, insieme con l’avisodel cardinale di Tornon che la regina s’era congionta conNavarra, fu travagliato il pontefice nell’animo, temendoche non rilasciassero maggiormente la briglia a’ prote-stanti. Perilché mandò Lorenzo Lenzio, vescovo di Fer-mo, e fu autore che il re di Spagna fosse mandato Giovan-ni Manriques per consolar la regina della morte del figlio,e far officii, pregandola d’aver per raccomandata la reli-gione nella quale era nata et educata. Si raccordasse de’grandi e supremi beneficii ricevuti dalla Sede apostolicaper mezo di Clemente, e non permettesse tanta licenzache nascesse scisma, né cercasse rimedii a’ mali presentiet imminenti altrove che dalla Chiesa romana; che perciòera intimato il concilio; ma fra tanto ella provedesse che ilregno non s’allontanasse dalla pietà e non fosse fatto pre-giudicio alcuno al concilio legitimo intimato.

In questo stato di cose finì l’anno 1560, lasciate le di-sposizioni, d’onde ne dovessero seguir molto maggiori.L’anno seguente il Manriques gionto in Francia et espostala sua credenza, et avuta dalla regina in materia della reli-gione e del concilio pia e favorevole risposta, e del mede-simo soggetto, secondo che gl’accidenti porgevano occa-sione, di nuovo parlando, essortava continuamente laregina di proceder con supplicii contra gl’ugonotti, ag-giongendo anco alle essortazioni, minaccie. A questos’opponeva Navarra, contrario a tutti li dissegni spagnuo-li per le pretensioni di racquistar il suo regno di Navarra.Convenne il Manriques con la casa di Ghisa et altri, che

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

761Letteratura italiana Einaudi

Page 800: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

avevano i dissegni medesimi di renderlo favorevole a’ ca-tolici, al pontefice et al concilio, proponendogli che pi-gliasse il patrocinio della religione catolica in Francia, ri-pudiasse la moglie Gioanna d’Alibret, regina ereditaria diNavarra, come eretica, ritenute con l’autorità ponteficiale raggioni sopra quel regno, da’ quali ella sarebbe statadal pontefice dicchiarata decaduta per l’eresia, e pigliasseper moglie Maria, regina di Scozia, col qual mezo avereb-be avuto anco il regno d’Inghilterra, spogliata che fossecon l’autorità ponteficia Elisabetta; alle qual cose quei diGhisa gli promettevano l’autorità del pontefice e le forzedel re di Spagna, aggionto che in luogo della Navarra quelre gli averebbe dato in ricompensa il regno di Sardegna.Le qual cose andarono rappresentando con somma arte aquel prencipe in diverse forme e con quel mezo lo tenne-ro in essercizio sino alla morte.

[I prencipi protestanti cercano di concordare insieme,ma invano. Risolvono intorno al concilio]

Ma in Germania i prencipi della confessione augusta-na ridotti in Neumburg principalmente per la causa delconcilio, sentendo vergogna che per la varietà delle dot-trine fosse riputata la loro religione una confusione, pro-posero inanzi ogni altra cosa di convenire in una, e di de-liberare se dovevano ricusar o consentir al concilio.Sopra il primo ponto dicevano molti che non vi era diffe-renza essenziale e che le sette de’ papisti erano molto piùdifferenti et in punti assai più sostanziali, spettanti a’ fon-damenti della religione; e però che si dovesse aver perfondamento della dottrina commune la confessione au-gustana, e se qualche differenza fosse fuori di quella, po-co sarebbe importato; ma essendone di quella confessio-ne più essemplari, avendo i posteriori aggionta qualchecosa e diversa in diversi, et approvando chi uno, chi l’al-

762Letteratura italiana Einaudi

Page 801: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tro, parve ad alcuni che si dovesse pigliar quella propriache fu presentata a Carlo del 1530: a che non consentiva-no i palatini, se non se gli faceva un proemio, nel quale sidicesse che anco l’altra edizzione si concorda con quella.Ma il duca di Sassonia diceva non potersi otturar gl’oc-chi e l’orecchie al mondo, che non vedesse et udisse le lo-ro differenze, e che volendo mostrare unione dove vi eradissidio, sarebbe un farsi convincer di vanità e mendacio;e dopo molte contenzioni, si restò senza convenir in quelcapo. Quanto al concilio, altri proponevano di ricusarloassolutamente, altri erano d’opinione che si dovesseromandar ambasciatori per offerirsi d’andar ad un conciliolibero e cristiano, e proponer le eccezzioni della sospiz-zione de’ giudici, dell’incommodità del luogo et altre,spesse volte proposte, acciò questo servisse per mostrareche non fugivano l’autorità d’un concilio legitimo e cheda loro non era impedita l’unione della Chiesa, madall’ambizione della corte romana, cosa che gli rendereb-be più favorevole l’animo de’ catolici germani. Et in que-sta forma fu concluso di supplicare l’imperatore.

I 2 noncii, gionti in Austria insieme, trovarono l’impe-ratore a Vienna, dal qual furono consegliati andar ambi-due immediate a Neumburg in Sassonia, dove i prote-stanti erano congregati alla dieta, e trattar con loromodestamente quanto fosse possibile, guardandosidall’esasperargli o offendergli; perché andando da cia-scuno nello Stato proprio sarebbono da uno rimessiall’altro, senza aver mai certa risposta, e che, quandoavessero fatto questo officio ambidue insieme, averebbo-no potuto dividersi et andar ciascuno particolarmente achi erano mandati. Gli raccordò le condizioni con chegià i protestanti erano condescesi a consentire al conci-lio, acciò, se di nuovo ne facessero menzione, essi fosseropremeditati per replicar a nome del pontefice quello chegiudicassero bene. Vi aggionse Cesare in compagnia de’noncii tre suoi ambasciatori al medesimo convento, et il

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

763Letteratura italiana Einaudi

Page 802: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

re di Boemia gli raccomandò al duca di Sassonia, acciòpotessero andar sicuri. Gl’ambasciatori imperiali giontialla dieta, avuta l’udienza, essortarono i prencipi ad in-tervenire nel concilio per metter fine alle calamità diGermania. Da’ prencipi, dopo la deliberazione, fu rispo-sto ringraziando Cesare: e quanto al concilio, dicendoche non lo ricusarebbono, dove vi sia giudice la parola diDio et a’ vescovi sia relasciato il giuramento fatto al papaet alla Sede romana, e con essi avessero voto anco i teolo-gi protestanti: ma vedendo che il pontefice non admettenel suo concilio se non i vescovi giurati, contra che sem-pre hanno protestato, aver per cosa difficile che possinoaccordarsi; aver voluto rapresentar riverentemente que-sto tanto a Cesare, differendo l’intiera risposta quandociò sarà notificato anco a’ prencipi assenti. Dopoi furonointrodotti i noncii del papa; i quali, avendo lodato lapietà e religione del pontefice, il qual avendo preso con-seglio di rinovar il concilio per estirpar le sette, poiché visono quasi tante religioni et evangelii quanti dottori, ave-va mandato per invitargli ad aiutar così lodevole impresa,promettendo che tutto sarà trattato con carità cristiana, eche i pareri saranno liberi, presentarono anco brevi delpontefice scritti a ciascun d’essi. Il giorno seguente gli fu-rono rimandati tutti i brevi pontefici così serrati comeerano e chiamati per ricever la risposta, la qual fu di que-sto tenore: che non riconoscevano alcuna giurisdizzionenel pontefice romano; che non era bisogno d’aprir a luiqual fosse la loro mente o volontà nel fatto del concilio,non vendo egli potestà alcuna né di convocarlo, né tener-lo; che hanno ben dicchiarato la loro mente e conseglioall’imperatore loro signore; che ad essi noncii, nobilid’una amicissima republica et ornati di degne qualità, of-ferivano ogni officio, e maggior cose farebbono, quandonon venissero dal papa. Finirono con questo il convento,intimatone uno all’aprile per dar compimento al trattatodi adunarsi tra loro.

764Letteratura italiana Einaudi

Page 803: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Il noncio Delfino nel ritorno espose il suo carico in di-verse città; dal senato di Norimberg ebbe risposta chenon era per partirsi dalla confessione augustana, e chenon accetterà il concilio, come quello che non aveva lecondizioni ricercate da’ protestanti. Simili risposte gli fe-cero li senati d’Argentina e di Francfort. Il senato d’Au-gusta e quello d’Olma risposero che non potevano sepa-rarsi dagli altri che quello d’Olma risposero che nonpotevano separarsi dagli altri che tengono la loro confes-sione. Il Comendone, partito dalla dieta, andò a Lubecae da quella città mandò a dimandar salvocondotto a Fe-derico, re di Dania, per fargli l’ambasciata per nome delpontefice et invitarlo a favorir il concilio. Il qual risposeche né il padre suo, Cristiano, né egli aveva avuto a trat-tar cosa alcune col pontefice e però non si curava di rice-ver da lui ambasciata. Ambidue questi noncii ebbero ri-sposta favorevole da’ prelati, prencipi e città catoliche,con offerta di divozione al papa; e che quanto al concilio,si trattasse con l’imperatore, essendovi bisogno di con-sultar insieme per timor de luterani. Girolamo Margi-nengo, mandato alla regina d’Inghilterra per la medesi-ma causa, ricevette commandamento da lei, essendo inFiandra, di non passar il mare. E quantonque il re diSpagna et il duca d’Alva facessero efficaci officii che fos-se admesso et udito, commendando la causa di quella le-gazione, cioé l’unione di tutta la Chiesa cristiana in unconcilio generale, perseverò la regina nella prima delibe-razione, rispondendo non poter trattar nissuna cosa colvescovo di Roma, la cui autorità, col consenso del parla-mento, era esclusa d’Inghilterra. Il Canobio, dopo fattal’ambasciata al re di Polonia, dove fu ben raccolto, nonpoté penetrar in Moscovia per la guerra che quel prenci-pe faceva col re; ma andato in Prussia, da quel duca ebberisposta che era della confessione augustana e non eraper acconsentire a concilio ponteficio. I svizzeri, ridottiin dieta a Bada, ascoltarono il noncio del pontefice, e ri-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

765Letteratura italiana Einaudi

Page 804: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cevuto il breve uno de’ burgomastri di Zurich lo basciò;di che avuto il papa aviso, non si poté contenere di nondarne conto con molta allegrezza a tutti gl’ambasciatoriresidenti appresso di sé. Ma consultato il negozio, quan-to al concilio, risposero i catolici che mandariano, e glievangelici che non l’accettariano.

Publicatosi per Roma il negoziato de’ noncii inNaumburg, fu sussurrato contra il pontefice perché fos-sero mandati da lui noncii alla dieta de’ protestanti: diche egli si scusò che non era di suo ordine, ma ben chegl’aveva ordinato che facessero quanto l’imperatore va-leva, et egli aveva così voluto; di che non lo biasimava,non curando pontigli, ma avendo solo animo di far be-ne. L’imperatore, fatta veder da suoi teologi e conseglia-ta la bolla del concilio, scrisse al pontefice che, comeFerdinando, egli voleva totalmente aderire alla volontàdi Sua Santità, contentandosi di qualonque forma dibolla e facendo ogni sorte d’officii acciò tutta la Germa-nia se gli accommodasse; ma come imperatore non pote-va parlare sin che non avesse risposta di quanto fossetrattato da’ noncii apostolici e da’ suoi ambasciatori cheerano andati alla dieta che i protestanti riducevano inNaumburg. Era ben quasi sicuro che, se il papa nonavesse dicchiarato la convocazione del concilio non es-ser continuazione, ma nuova indizzione, overo che lematerie già decise potessero esser rivedute e ritrattate, labolla [non] sarebbe stata accettata.

Il re di Francia l’ultimo genaro scrisse al suo amba-sciatore a Roma che nella bolla vi erano alcune cose dariformare prima che egli la potesse ricevere; imperochéquantonque portasse il titolo «Indictionis», nel corponondimeno erano poste certe parole che mostravano es-ser fatta per levar le sospensioni del concilio già incom-minciato, le quali essendo sospette alla Germania, senzadubio sarebbe da loro cercata la dicchiarazione, che eraun mandar il concilio in longo, e quando non si volesse

766Letteratura italiana Einaudi

Page 805: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sodisfar l’imperatore e loro, sarebbe un far nascer tantedivisioni nella cristianità e tante difficoltà, che non sa-rebbe se non un concilio in apparenza, senza frutto, néutilità. Che quanto a lui, si contenta del luogo di Trento,né mette difficoltà se sia nuova indizzione o continua-zione, atteso che Sua Santità è di volontà, come gli hafatto dire per il Nicheto, di consentire che le determina-zioni fatte possino esser di nuovo disputate et essamina-te; il che, come esseguendosi con fatti, ogni uno resteràsodisfatto, così il farne dicchiarazione precedente essernecessario per levar le ombre et assicurar ogni uno, pro-curando in ogni maniera che l’imperatore sia sodisfatto,né sperando altrimente buon successo del concilio: ilquale quando gli mancherà, ricorrerà al rimedio propo-sto da suo fratello d’un concilio nazionale, che solo puòproveder alle necessità del suo regno. Ordinò ancoall’ambasciatore che si dolesse con Sua Santità che aven-do il nondimeno nella bolla non si facesse menzione al-cuna particolare onorevole di lui; il che ogni uno vedevaesser stato per non nominar il re di Francia immediatedopo l’imperatore. Non restò per questi rispetti il re, afine di promover il negozio della religione, di scriver nelmedesimo tempo una lettera a’ prelati del regno che sidovessero preparare per incaminarsi al concilio e trovar-visi al tempo della convocazone, della qual letteramandò anco copia a Roma.

[Il re di Francia vuole la bolla riformata]

Fu avisato il pontefice dal suo noncio che da gl’officiidel cardinale di Lorena veniva il motivo del re contra labolla, perché mostrava il concilio dover esser una conti-nuazione, et udita l’esposizione dell’ambasciatore, ri-spose maravigliarsi che il re, il quale si tiene di non rico-noscere superiore, s’assoggettisca alla discrezione d’un

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

767Letteratura italiana Einaudi

Page 806: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

altro prencipe, a cui non tocca impedirsi in tal affari, marapportarsi al vicario di Cristo, al quale appartiene lamoderazione di tutto quello che concerne la religione; eche la bolla fatta da lui era approvata da tutti gl’altri enon aveva alcun bisogno di riformazione, et egli era ri-soluto che restasse così fatta come era. Che quanto alnominare nella bolla il re di Francia, egli non ci avevapensato, et i cardinali, a’ quali egli aveva dato il caricodi farla, avevano creduto bastare che fosse nominatol’imperatore e tutti i re in generale; altrimenti sarebbestato bisogno, nominandone uno, nominargli tutti; cheegli non aveva avuto cura, salvo che del sostanziale dellabolla, lasciando il sopra più a’ cardinali. Questa rispostanon satisfacendo a’ francesi, a’ quali pareva che la loropreminenza non dovesse esser passata con termini gene-rali, così per la loro grandezza, come per i meriti versola Sede apostolica, in fine il papa gli contentò, dicendoche non sempre si può aver l’occhio a tutte le cose, mache per l’avvenire sarebbe diligente in avvertire che nonfosse fatto alcun errore, non facendo però gran capitaldi quel regno, vedendo che, senza alcun rispetto dellaautorità sua, metteva mano nelle cose proprie a lui, neldar perdono agl’eretici e metter regole nelle cose eccle-siastiche, eziandio a lui riservate: imperoché ne’ stati,che abbiamo detto esser adunati in Orliens il mese digenaro, era statuito che i vescovi fossero eletti dal clerocon intervento de’ iusdicenti regii, da 12 nobili e 12 delpopolo, e che non fossero mandati più danari a Romaper conto delle annate; che tutti i vescovi e curati rise-dessero personalmente sotto pena di perder i frutti de’beneficii; che in ogni catedrale si riservasse una preben-da per un lettore di teologia et un’altra per un precetto-re de’ putti; che tutti gl’abbati, abbadesse, priori, prio-resse fossero soggetti a’ vescovi, non ostante qualonqueessenzione; che non si potese essiger cosa alcuna perministero de’ sacramenti, sepulture, o altre fonzioni spi-

768Letteratura italiana Einaudi

Page 807: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rituali; che i prelati non possino usar censure, se nonper delitti e scandali publici; che i religiosi non possinofar professione, i maschi prima di 25 anni, le femine pri-ma de’ 20, et inanzi quel tempo possino disponer de’beni loro a favore di chi gli parerà, eccetto che del mo-nasterio; che gl’ecclesiastici non possino ricever testa-menti o disposizioni di ultma volontà, dove alcuna cosagli sia lasciata o donata; et altre cose ancora furono or-dinate per maggior riforma delle chiese e persone eccle-siastiche; le quali ordinazioni, se bene non furono pu-blicate allora, il noncio le mandò al pontefice; et a queiche regevano la Francia bastò aver dato quella sodisfa-zione apparente all’universale che ricchiedeva riforma,non curando alcuno di vederla esseguita.

[La bolla non piace in Spagna]

Ma in Spagna tutt’in contrario i teologi del re non lo-davano la bolla, perché non diceva apertamente che fos-se una continuazione del concilio già incomminciato;anzi come avviene a chi censura le cose altrui, quanton-que fosse manifesta l’affettata ambiguità, pareva loroche la nuova intimazione apparisse più chiara, et alcunidi essi tenevano dalle parole potersi cavar chiaramenteconsequenza che le determinazioni fatte già in Trentopotessero esser reessaminate, il che dicevano esser cosapiena di pericolo e che al sicuro renderebbe i protestan-ti arditi, anzi potrebbe anco causar qualche divisionenuova tra catolici. Il re soprasedette dal ricever e publi-car la bolla, sotto colore che non gli piacesse l’ambiguitàdelle parole e d’aver per necessario che fosse senza nis-suna coperta espresso quella esser continuazione delconcilio e che le cose determinate non si dovevano rivo-care in dubio; ma in realtà per esser restato molto offesoche, avendo il re di Navarra mandato il vescovo di Co-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

769Letteratura italiana Einaudi

Page 808: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

minges ad offerirgli obedienza secondo il solito, il papal’avesse ricevuto nella sala regia e come ambasciatore dire di Navarra, riputando cosa pregiudicabile alla posses-sione sua in quel regno, sopra quale non ha altro titolo ofondamento di raggione che la scommunica di Giulio II,e di più perché ascoltasse monsignor di Cars, mandato-gli dall’istesso, acciò s’adoperasse che gli fosse restituitala Navarra o datagli giusta ricompensa, e promettesse difarne officio efficace col re. Mandò il papa in Spagnaespresso il vescovo di Terracina per giustificare et escu-sare le cose fatte in favore del re di Navarra e renderequasi per occasione la raggione della bolla. A quelli che,per la contrarietà d’opinione in prencipi così grandi, te-mevano, rispondeva che per pietà paterna ha invitatotutti, se ben ha li protestanti per perduti, et i catolici diGermania non possono aderir al concilio senza separarsidagl’altri e far nascere una guerra; se anco qualch’altroprencipe catolico non vorrà aderire, procederà di suaautorità, come fece Giulio III senza il re di Francia.Nondimeno co’ confidenti si scopriva il pontefice diprender tutte queste fluttuazioni per indifferenti, poichénon sapendo l’essito, poteva così temer che riuscisseroin male, come sperar che in bene. Vedeva fra tanto di ri-cever qualche beneficio da questo incerto concilio, ilqual non solo serviva per freno a’ prencipi e prelati dinon tentar cose nuove, ma a sé ancora serviva di coloreper negar con fondamento le ricchieste non di suo gu-sto, scusando che, essendo aperto il concilio, convenivache procedesse accuratamente e con rispetto, e non fos-se prodigo in grazie e concessioni; e nascendo qualchedifficoltà inestricabile o difficile, la rimetteva al concilio.

Restava solamente in timore che la mala disposizionede’ protestanti verso la Chiesa romana potesse causarqualche incorsione in Italia, che tutta sarebbe derivatasopra lui, e vedeva far bene apertura per una disputa diprecedenza tra i duchi di Fiorenza e Ferrara, la qual

770Letteratura italiana Einaudi

Page 809: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

usciva fuori di termini civili. Cosmo, duca di Fiorenza,pretendeva preeminenza, come tenendo il luogo dellarepublica fiorentina, che in tutti i tempi è stata preferitaa duchi di Ferrara. Alfonso, duca di Ferrara, la preten-deva per esser la degnità ducale in casa de’ progenitorisuoi da molte successioni, dove Cosmo era allora primoduca di Fiorenza; al quale non poteva suffragare la rag-gione della republica che più non era in piedi. Questoera favorito dalla Francia come cugino d’Enrico II e co-gnato di quei di Ghisa, l’altro si fondava sopra una sen-tenzia di Carlo V a suo favore. Alfonso faceva instanzain Germania che l’imperatore in una dieta con gl’elettorifosse giudice; che pareva al papa cosa pericolosa, quan-do la dieta di Germania facesse sentenzie sopra l’Italia,che tirava in consequenza essecuzione e dubio d’armi.Per rimediar questo, scrisse un breve ad ambidue i du-chi: esser proprio della Sede apostolica e del vicario diCristo sentenziare in sì fatte cause, commandando adambidue di presentar a lui, come solo legitimo giudice,le loro raggioni et aspettarne sentenzia. E per esser pre-parato ad ogni evento, deliberò di fortificar il Castello diRoma, la Città Leonina, detta volgarmente Borgo, et iluoghi opportuni dello Stato suo, et impose gravezza perallora di 3 giulii per rubio di grano in tutto lo Stato ec-clesiastico. E per non dar gelosia a’ prencipi, chiamògl’ambasciatori dell’imperatore, Spagna, Portogallo eVenezia, a’ quali diede parte della deliberazione e delleraggioni, commandando che avisassero i loro prencipi;che il tutto sarebbe fatto con leggier gravame de’ suddi-ti, essendo la gravezza da lui ordinata minore dell’impo-sta da Paolo IV con far celebrar la catedra di san Pietro:perché per la sua il povero non pagava più che 3 giulii intutto l’anno, che per la festa di Paolo IV ne perdeva 5col restar di lavorar quel giorno.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

771Letteratura italiana Einaudi

Page 810: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il papa deputa legati al concilio]

Instando il tempo prefisso al principio del concilio, ilpapa, per non mancar di quello che dal canto suo si do-veva fare, deputò legati per presedervi Ercole Gonzaga,cardinale di Mantova molto conspicuo per la grandezzadi casa sua, per il nome del fratello Ferando e per lavirtù propria, avendo adoperato il mezo dell’imperatoree persuaderlo che accettasse il carico, confidando moltonel valore e destrezza sua; e Giacomo Puteo da Nizza,eccellente giurisconsulto, longamente versato prima nel-la rota e poi nella signatura; dicendo aver intenzione difarne 3 altri, che se nel collegio non ne troverà a propo-sito, crearà nuovi cardinali teologi e legisti da bene perquesto effetto. E fece una congregazione per dar princi-pio in Trento al tempo statuito. Et opportunamente eb-be lettere dal re di Francia sotto i 3 marzo, et in confor-mità gl’espose monsignor d’Angolem, suo ambasciatore,che si contentava del concilio in qualonque modo, desi-deroso alla fine di vedere succederne l’effetto e fruttodesiderato da tutta la cristianità; e gli mandò anco quelre espresso monsignor de Rambogliet a far l’istesso offi-cio, rapresentando i bisogni di Francia e l’instanza chedi ciò gli era stata fatta da’ stati tenuti in Orliens, con si-gnificargli che, quando questo rimedio fosse ritardato,sarebbe stato in necessità di ricevere la medicina nelproprio regno con la congregazione de’ suoi prelati, nonvedendosi che vi sia altro rimedio per regolare le cosedella religione, se non un concilio generale, libero, ove-ro, in mancamento di quello, un nazionale. Alla qualambasciata rispose il papa che nissuno desiderava il con-cilio più di lui, dal quale non veniva la longhezza e dila-zione, ma dalle diverse opinioni de’ prencipi; per satisfa-re tutti quali, aveva dato alla bolla della convocazionequella forma che gli pareva più propria per contenerglitutti. La causa per la quale in Francia mutarono opinio-

772Letteratura italiana Einaudi

Page 811: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ne fu perché, vedendo quel regno in stato pessimo, ripu-tarono che ogni mutazione fatta altrove non potesse senon megliorare la condizione loro.

Di Spagna ancora scrisse il Terracina che dal re furo-no udite con approbazione le sue esposizioni, e quantoal negozio del concilio, dopo qualche consultazione conconseglio de’ prelati suoi, si era risoluto finalmented’accettar la bolla, senza moverci sopra alcuna diffi-coltà, e d’inviarvi i vescovi a’ primi tempi commodi perviaggiare, et insieme deputare onorevole ambasciata perassistervi. Avisò ancora che i prelati di Portogallo eranopartiti dalle case loro e quel re aveva destinato amba-sciatore, ma aver penetrato alcuni di quei prelati averintenzione che nella sinodo fosse definita la superioritàdel concilio al papa, sopra il qual punto studiavano e fa-cevano studiare molti teologi. L’aviso fu stimato dalpontefice, il qual ponderava quello che potesse aspetta-re quando fossero ridotti i vescovi in concilio e trattas-sero tutti insieme, poiché prima che partire concepiva-no così altri pensieri, et aveva qualche dubio che il re etil suo conseglio potessero averci dentro qualche parte;nondimeno, come prudente, giudicò che, tenendosi ilconcilio, non quella sola, ma molte altre novità poteva-no esser proposte e tentate, non solo a sua diminuzione,ma ancora contra altri. Però esservi anco ad ogni peso ilcontrapeso suo, e delle cose tentate e temute non riusci-re mai la parte millesima.

Più era attento a’ tentativi de’ francesi per esser immi-nenti e di persone che facilmente si risolvono, né usanola flemma spagnuola; e però ad ogni aviso pigliava occa-sione di dar parte all’ambasciatore francese e conside-rargli in varii propositi che non pensassero a’ concilii na-zionali, conventi o colloqui in materia di religione,perché gl’avrebbe avuti tutti per schismatici; che prega-va il re di non valersi di quei mezi, che al certo avereb-bono ridotto la Francia non solo in peggiore, ma in pes-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

773Letteratura italiana Einaudi

Page 812: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

simo stato; che essendo levate le difficoltà di Spagna,s’averebbe certamente celebrato il concilio, perchéquanto a quelle che continuano in Germania, non sonod’aver in considerazione; che i prencipi e vescovi catoli-ci consentiranno e forse anco il duca di Sassonia, comeha dimostrato nell’aversi separato dagl’altri congregatiin Neumburg; sperava che l’imperatore fosse per pre-starci la sua personal assistenza, quando vi fosse biso-gno, sì come esso medesimo pontefice prometteval’istesso della persona sua propria, quando egli stessol’avesse giudicato necessario, non volendo in questo es-ser soggetto ad altri che al giudicio suo proprio.

Avicinandosi la Pasca, tempo destinato per il princi-pio del concilio, e ritrovandosi il cardinale Puteo grava-mente infermo, in luogo di quello destinò al concilio fraGirolamo cardinale Seripando, teologo di molta fama, elo fece partir immediate con ordine di passar per Man-tova e levar l’altro legato, et andar ambidue al tempo de-stinato a Trento; il che però non fu esseguito con tutta lasollecitudine commandata, né essi arrivarono a Trentoche la terza festa di Resurrezzione, dove ritrovarono 9vescovi gionti prima di loro. Usò il papa diligenza che ivescovi d’Italia si mettessero in ponto; scrisse perciò ef-ficaci lettere al vicerè di Napoli et al suo noncio in quelregno, et a Milano fece far officii da’ suoi co’ vescovi diquello Stato. Ricercò la republica di Venezia che facessemetter in viaggio i suoi d’Italia e che commandasse aquei di Dalmazia, Candia e Cipro d’inviarsi quanto pri-ma, e creasse ambasciatori che per nome della republicaintervenissero. Non si movevano però i prelati italianicon molta facilità, sapendo certo che non si poteva darprincipio prima che venisse l’assenso dell’imperatore,che tuttavia s’allongava; aspettandosi spagnuoli e fran-cesi, avevano per superfluo andar a Trento prima chequelli fossero gionti in Italia, e gran parte d’essi, i corte-giani massime, non potevano credere che le azzioni del

774Letteratura italiana Einaudi

Page 813: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

papa non fossero simulazioni. Ma la verità era che il pa-pa, certo di non poter fugir al concilio, desiderava ve-derlo presto; diceva che era certo il male quale pativaper la prolongazione, et incerto di quello che potesse in-contrare nel celebrarlo; che gl’inimici suoi e di quellaSede più gli nocevano nell’aspettativa, che non avesseropotuto nuocergli nella celebrazione. E come era di natu-ra risoluto, era solito usar il proverbio latino: esser me-glio una volta provar il male, che sempre temerlo.

[Trattato del duca di Savoia co’ suoi sudditi valdesi]

Ma mentre queste dilazioni s’interpongono, si prepa-rava una convenzione che il duca di Savoia fece co’ val-desi delle valli del Moncenis. Imperoché, avendo egli giàpiù d’un anno tentato di ridurgli per mezo de castighi edopo che si misero in difesa, come s’è detto, mantenutogenti in armi contra di loro, per il che fare il ponteficepiù volte lo sovvenne de’ denari, e se ben per l’asprezzadel paese più tosto si procedeva con scaramuccie che conguerra formata, successe finalmente quasi una formalgiornata, dove le genti del duca ebbero una gran rotta,nella quale essendo morti 14 soli de’ valdesi, gli altri, cheerano da 7000 soldati, furono disfatti, e quantonque ilduca rinovasse l’essercito, restarono sempre i suoi infe-riori. Perilché, vedendo che non faceva altro se nonaguerrire li suoi ribelli, consummar il suo paese e spen-der il denaro, si risolse di ricevergli in grazia, e fu fatta laconvenzione a’ 5 giugno, nella quale perdonò le cosecommesse, concedendo la libertà di conscienza, assegna-ti certi luoghi solamente, dove potessero fare le congre-gazioni, negl’altri non potessero predicare, ma solo con-solare gli infermi e far altri ufficii di religione, gl’assentatipotessero ritornare et i banditi ricuperassero i loro beni;che il duca potesse mandar via i pastori che gli piacesse,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

775Letteratura italiana Einaudi

Page 814: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

potendo essi provedersi d’altri; che in ogni luogo si po-tesse essercitar la religione romana, non potendo però al-cuno esser sforzato a quella. Il pontefice sentì grandissi-mo disgusto che un prencipe italiano, et aiutato da lui, enon così potente che di lui non avesse sempre bisogno,permettesse viver eretici liberamente nello Stato suo; so-pra tutto gli premeva l’essempio che gli potrebbe essersempre rinfaciato da’ prencipi maggiori che volesseropermetter altra religione. Ne fece querela in concistorocon acerbità, facendo comparazione de’ ministri del reCatolico in Regno con quel duca, i quali in quei giornimedesimi, avendo scoperto una massa di luterani, che innumero di 3000 erano usciti di Cossenza e ritiratisi almonte per viver secondo la loro dottrina, gl’avevano di-strutti, con averne parte impiccati, parte abbruggiati etaltri posti in galera, et essortando tutti i cardinali a con-sultarne il rimedio. Ma gran differenza era opprimere unpoco numero disarmato e lontano da ogni aiuto, e com-batter con gran numero d’armati in sito per loro avantag-gioso e con aiuti potenti alle spalle. Mandò il duca a giu-stificare la causa sua et il pontefice, udite le ragioni e nonpotento ben risponder, si quietò.

[Assemblea di prelati in Francia]

In Francia ancora, se ben la regina et i prelati desidera-vano satisfar il pontefice rimettendo al concilio le causedella religione, si metteva però in ordine una congrega-zione de prelati; e quantonque l’ambasciatore assicurasseil pontefice che non si sarebbe parlato di dottrina, né d’al-tra cosa pregiudiciale all’autorità ponteficia, ma solo pertrovar come pagare i debiti del re e per proveder a qual-che abuso e consultare le cose da trattar in concilio gene-rale, non sodisfaceva alla sicurezza, anzi teneva che quelproveder alli abusi si riferiva ad impedir gl’emolumenti

776Letteratura italiana Einaudi

Page 815: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

della corte; et il consultare per concilio, interpretava quel-lo di che aveva avuto sentore, cioé che s’intendessero conspagnuoli in materia della suprema potestà del concilio,eziandio sopra il pontefice. S’aggiongeva che per le dis-sensioni, che erano tra i grandi nella corte diffuse, anconelle provincie, mentre ciascuno procura maggior nume-ro de parziali, essendo una libertà grande di parlare, iprofessori della nuova religione si scoprivano apertamen-te et erano protetti da’ più principali appresso il re, conmolta indignazione de’ catolici; onde per tutto ’l regnoerano contenzioni e discordie, usandosi per villaniadall’una contra l’altra parte i nomi de papisti et ugonotti,eccitando li predicatori la plebe a tumulti e caminandotutti con fini diversi. Vedeva chiaro che se la parte catoli-ca non era tutta indrizzata da alcuno all’istesso fine, do-vesse nascere qualche mostruosità, per evitar la quale e afine d’ovviare o attraversare quei dissegni, giudicò esservibisogno di ministro apostolico d’autorità, e non francese,interessato più nel regno che nel servizio della Sede apo-stolica, e deliberò mandarvi un legato; e voltato l’occhiosopra tutti i cardinali, si fermò in Ferrara, concorrendo inquel cardinale tutte le qualità requisite: una singolar pru-denza e destrezza nel negoziare, nobiltà congionta con lacasa regia di Francia, essendo cognato della gran zia delre, figlia di Luigi XII, et un stretto parentato co’ Ghisa,che averebbe costretto per raggioni di sangue di favorirlo,avendo il duca di Ghisa una nipote di quel cardinale inmatrimonio. A questo diede quattro particolari commis-sioni: di favorir la parte catolica et oppugnare i protestan-ti, di divertir ogni sinodo nazionale e congregazione deprelati, di sollecitare l’andata de’ prelati al concilio, e difar retrattare le ordinazioni fatte in materie ecclesiastiche.

Ma mentre il legato s’invia, successe accidente che fecetemer i più intimi del re non meno da’ catolici che dagl’al-tri, avendo scoperto pessimi pensieri, con occasione che a’14 luglio fu preso appresso Orliens Arturo Desiderio, il

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

777Letteratura italiana Einaudi

Page 816: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

quale con una supplica s’inviava in Spagna, scritta per no-me del clero di Francia, nella quale dimandava aiuto diquel re contra i protestanti, che non potevano esser re-pressi con gagliardi rimedii da un putto et una donna, econ altre instruzzioni in cifra più secrete da trattare conquella Maestà. Questo impreggionato et interrogato de’complici e manifestato alquanti, quali era cosa pericolosascoprire, si deliberò che, quanto a’ complici, non fosse dapassar più inanzi, fu condannato a far in publico emendaonorevole e stracciar la supplica, et a preggion perpetuanel monasterio de’ certosini. E riscontrato molti degl’indi-cii dal reo manifestati, il conseglio regio giudicò necessariodar qualche sodisfazione all’altra parte. Onde fece il re uneditto, proibendo li nomi d’ugonotti e papisti, ordinandoche, sotto pretesto di scoprir le congregazioni proibite percausa di religione, nissun potesse entrar né con pochi, nécon molti in casa d’altri; che i preggioni per causa di reli-gione fossero liberati, e fuorusciti sino al tempo di France-sco I potessero ritornare e racquistar i suoi beni, vivendocatolicamente, e non volendo così vivere, potessero ven-der i loro beni et andar altrove. A questo il parlamento diParigi s’oppose, con dire che pareva concessa una libertàdi religione, cosa in Francia insolita; che il tornar de’ fuo-rusciti sarebbe caggione di gran turbe e che la facoltà divender i beni et andar altrove era contra gl’instituti del re-gno, che non concede portar fuori danari in quantità.

[I riformati in Francia s’accrescono; onde si fa l’edittodi luglio moderato, ed è assegnata assemblea a Poisí]

Ma con tutte queste opposizioni l’editto fu messo inessecuzione, votate le preggioni e tornati gl’essuli, on-de cresciuto in numero e facendosi più ridozzioni e piùnumerose del solito, per rimediarvi con maturo conse-glio d’uomini periti di Stato e di giustizia, il re con la

778Letteratura italiana Einaudi

Page 817: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

regina et i prencipi andarono in parlamento. Propose ilcancellario che non s’aveva da parlar della religione,ma solo di rimedii per ovviare a’ quotidiani tumulti chenascevano per quella, accioché, coll’uso di tumultuarefatti licenziosi, non deponessero anco l’ossequio al re.Furono 3 pareri: il primo, che si sospendessero tutte lepene contra i protestanti sino alla decisione del conci-lio; il secondo, che si procedesse a pena capitale contradi loro; il terzo, che si rimettesse il punirgli al foro ec-clesiastico, proibendo le congregazioni publiche o oc-culte e la libertà di predicare o amministrare i sacra-menti, salvo che alla romana. Per risoluzione fu presotemperamento e formato l’editto, che si chiamò di lu-glio: che tutti s’astenessero dalle ingiurie e vivessero inpace; che i predicatori non eccitassero tumulti in penacapitale; che non si predicasse né amministrasse sacra-menti, salvo che al rito romano; che la cognizionedell’eresia appartenesse all’ecclesiastico, ma se il reofosse dato al braccio secolare, non gli fosse impostamaggior pena che di bando, e questo sino ad altra de-terminazione del concilio universale o nazionale; chefosse fatta grazia a tutti quelli che per causa di religio-ne avessero mosso tumulti, vivendo per l’avvenire inpace e catolicamente. Poi, trattandosi d’accommodarle controversie, fu ordinato che i vescovi dovesseroconvenire per i 10 agosto in Poisì et a’ ministri de’ pro-testanti fosse dato salvocondotto per ritrovarvisi, con-tradicendo a ciò molti de’ catolici, a’ quali pareva cosastrana, indegna e pericolosa che si mettesse in compro-messo la dottrina sino allora ricevuta et in pericolo lareligione de’ maggiori. Ma cessero finalmente, perché ilcardinale di Lorena prometteva ampiamente di doverconfutar gli eretici e ricevere sopra di sé ogni carico;aiutandolo anco a questo la regina, la qual, conosciutoil desiderio del cardinale d’ostentar il suo ingegno, ave-va caro sodisfarlo.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

779Letteratura italiana Einaudi

Page 818: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Al papa andò nuova di questi doi editti insieme, dovetrovò che lodare e che biasimare: commendava il parla-mento che avesse sostenuto la causa della religione; biasi-mava che, contra le decretali ponteficie, non si dovesseproceder a maggior pena che al bando. Per conclusionediceva che, quando i mali superano le forze de’ rimedii,altro non si può fare se non alleggierirgli con la toleranza.Ma il pericolo imminente della ridozzione de’ prelati, emassime insieme co’ protestanti, esser intolerabile; cheegli averebbe fatto il possibile per ovviare, e non giovan-do la opera sua, sarebbe senza colpa. Adonque trattò conl’ambasciatore efficacemente et in conformità fece permezo del suo noncio instanza al re, acciò, poiché non sipoteva pretermetter la ridozzione, almeno fosse aspetta-to l’arrivo del cardinale di Ferrara, che allora, in presen-za d’un legato apostolico con pienissima autorità, la ri-dozzione sarebbe stata legitima. Scrisse ancora a’ prelatiche la loro potestà non s’estendeva a far decreti in mate-ria di religione, né meno nella disciplina spettante a tuttala Chiesa, e che se essi avessero trasgressi i loro termini,egli, oltre l’annullazione, procederebbe contra loro conogni severità. L’officio del noncio e dell’ambasciator nonfecero frutto, opponendosi non solo i contrarii al ponte-fice, ma il medesimo di Lorena con gl’aderenti suoi, eper nome regio fu al noncio detto che il pontefice potevastar sicuro della ridozzione, perché nissuna cosa sarebberisoluta se non col parere de’ cardinali.

Andavano con tutto ciò precipitando le cose ecclesia-stiche et in Roma fu stimata una gran caduta che ne’ sta-ti continuati in Ponteisa, essendo nata controversia diprecedenza tra i cardinali et i prencipi del sangue regio,il conseglio terminò contra i cardinali, e Sciatiglion etArminiago cedettero, se ben Tornon, Lorena e Ghisa sipartirono con sdegno e mormorazione contra i colleghi.E fu udito con applauso il deputato del terzo stato, qua-le parlò contra l’ordine ecclesiastico, opponendo l’igno-

780Letteratura italiana Einaudi

Page 819: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ranza et il lusso e dimandando che gli fosse levata ognigiurisdizzione e levate le entrate, e fatto un concilio na-zionale, al quale il re o i prencipi del sangue presedino, etra tanto sia concesso il poter radunarsi e predicare aquelli che non ricevono le ceremonie romane, facendoviintervenir alcun publico ministro del re, accioché chia-ramente si vegga se alcuna cosa sia trattata contra il re.Fu trattato d’applicar al publico parte delle entrate ec-clesiastiche e molte altre cose contra quell’ordine, ag-giongendosi sempre maggior numero de fautori a’ pro-testanti. Et il clero, per liberarsi, fu costretto prometteredi pagar al re per 6 anni 4 decime all’anno, e così quietòli rumori eccitati contra loro; e per colmo del precipiziosotto i 4 agosto scrisse la regina una longa lettera al pa-pa, narrando i pericoli imminenti per i dissidii della reli-gione, essortandolo al rimedio; diceva esser tanta la mol-titudine de’ separati dalla Chiesa romana, che la legge ela forza non gli poteva più ridurre; che molti di essi,principali del regno, col suo essempio tiravano degli al-tri; che non essendovi nissuno che neghi gl’articoli dellafede et i 6 concilii, molti consegliavano che si potesseroricever in communione. Ma se questo non piaceva e pa-resse meglio aspettar l’aiuto del concilio generale, tratanto per la necessità urgente e per il pericolo nella tar-danza esser necessario usar qualche particolar rimedio,con introdur colloqui dall’una e l’altra parte; ammonirdi guardarsi dalle ingiurie e contenzioni e dalle offese diparole d’una parte contra l’altra; levar li scrupoli a quel-li che non sono ancora alienati, levando dal luogodell’adorazione le imagini proibite da Dio e dannate dasan Gregorio; dal battesmo lo sputo e gl’essorcismi e lealtre cose non instituite per la parola divina; restituirl’uso della communione del calice e le preghiere nellalingua populare: che ogni prima dominica del mese, opiù spesso, i curati convochino quelli che vogliono com-municare e, cantati i salmi in volgar lingua, nelle medesi-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

781Letteratura italiana Einaudi

Page 820: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ma siano fatte publiche preghiere per il prencipe, per imagistrati, per la salubrità dell’aria e frutti della terra;poi, esplicati i luoghi degl’evangelisti e san Paolodell’eucaristia, si venga alla communione; che sia levatala festa del corpo del Signore, che non è instituita se nonper pompa; che se nelle preghiere si vuol usar la lingualatina, se vi aggionga la volgare per utilità di tutti; chenon si levi niente della autorità ponteficia, né della dot-trina, non essendo giusto, se i ministri hanno fallato, le-var il ministerio. Queste cose scrisse, come fu opinione,a persuasione di Giovanni Monlù, vescovo di Valenza,con soverchia libertà francese. Commossero molto ilpontefice, atteso il tempo pieno di sospizzioni, mentreche si parlava di concilio nazionale et era intimato il col-loquio a Poisì; e ben consultato, risolvé di proceder condissimulazione e non dar altra risposta se non che, es-sendo in concilio imminente, in quello s’averebbe potu-to proponer tutto quello che fosse giudicato necessario,con certa speranza che là non si farebbe risoluzione senon secondo l’essigenza del servizio di Dio e della tran-quillità della Chiesa.

[Il papa rimette le sue speranze nel concilio]

Per queste occorrenze si confermò il papa nell’opi-nione concetta che fosse utile per sé e per la corte il con-cilio, e necessario il celebrarlo per difesa sua contra lepreparazioni che vedeva farsi e suspicava maggiori: e diquesto ne diede segno l’allegrezza che mostrò il 24 ago-sto, avendo ricevuto lettere dall’imperatore, dove dicevad’acconsentire in tutto e per tutto al concilio e che la di-lazione usata da lui a decchiararsi sino a quel tempo nonera stata se non per tirar i prencipi di Germania: ora chevedeva non poter far frutto d’avantaggio, lo pregava acontinuar gl’ufficii et opere per accelerare la celebrazio-

782Letteratura italiana Einaudi

Page 821: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ne. La qual lettera, congregati tutti gl’ambasciatori de’prencipi e la maggior parte de’ cardinali, sì che fu comeun concistoro, mostrò a tutti, dicendo che era degnad’esser scritta in lettere d’oro, aggiongendo che quelconcilio sarebbe fruttuosissimo e che non era da differi-re; che sarebbe stato così universal concilio, che la cittàdi Trento non ne sarebbe stata capace e che averebbebisognato pensar di trasferirlo altrove in luogo più com-modo per ampiezza di città e fertilità di regione. Fu con-fermato dall’assistenza il raggionamento tenuto dal pa-pa, se ben ad alcuno parve che fosse pericoloso ilnominar traslazione nel principio, quando ogni minimasospizzione poteva apportar molto impedimento, overoalmeno dilazione; pensando anco altri che ciò non sa-rebbe stato discaro al papa e che per ciò gettato avesse ilmotto, per aprir porta dove potesse entrare la difficoltà.

Essendo già non solo risoluto, ma fatto noto a tutti chede’ prelati tedeschi nissun sarebbe intervenuto al conci-lio; dubitandosi anco, atteso il colloquio instituito, che [i]francesi averebbono trattato tra loro soli, e che il conciliosarebbe composto di soli italiani e spagnuoli, di questinon dovendo esser molto il numero, gl’italiani ancoravennero in pensiero che pochi di loro dovessero esser asufficienza, onde molti s’adoperavano appresso il pontefi-ce con ufficii e favori per esser degl’eccettuati. Il papa,per il contrario, parlava chiaro: che era certificato tuttigl’oltramontani venir con pensieri di sottopor il pontifica-to al concilio; che questo era interesse commune d’Italia,che alle altre regioni era preferita per la preminenza delpontificato, onde tutti dovevano andar per la difesa; cheegli non voleva essentarne alcuno, anzi levar tutte le spe-ranze, e dovessero certificarsene vedendo quanto egli eradiligente in mandarvi legati; imperoché, oltra Mantova eSeripando, vi aveva anco fatto andar Stanislao Osio, car-dinale varmiense. Il dì dopo publicata la lettera dell’impe-ratore, se ben era dominica, chiamò congregazione gene-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

783Letteratura italiana Einaudi

Page 822: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rale di tutti i cardinali; trattò di molti particolari concer-nenti il principio e progresso del concilio; in speciale pro-mise che averebbe sovvenuto tutti i prelati poveri, ma vo-leva che vi andassero, e per ultimo termine non gliconcedeva più che 8 giorni. Mostrò quanto il concilio fos-se necessario, poiché ogni giorno la religione era sbanditao posta in pericolo in qualche luogo.

E diceva il vero: imperoché già in Scozia, nel conven-to di tutta la nobiltà del regno fu ordinato che non vifosse alcun essercizio della religione catolica romana.[E volendo la regina, che ritornò in Scozia all’agosto,far celebrar in una privata capella del suo palazzo, fu achi bastò l’animo di romper le candelle et altri apparati;di che essendo ella mal contenta e ricchiedendo in gra-zia questa satisfazione di poter aver una messa per sésola in luoco secreto, et inclinando una parte a darlicontento, fu proposto nel publico convento un edittodi permetterglieli una messa per la sua sola persona. Alquale Giacomo Amilton conte di Arranea ebbe ardiredi contradire, et Arcimbaldo Duglas propose et ottenneche tutti li catolici che erano con la regina partissero delregno, e quietarono la regina applicando due terzi dellerendite ecclesiastiche a lei et un terzo alli ministri dellareligione introdotta].

[Colloquio in Poisì]

Nel mese d’agosto furono i prelati congregati in Poisì,dove trattarono di riformar la vita degl’ecclesiastici; mail tutto senza conclusione alcuna. Poi ridotti i ministride’ protestanti che erano stati chiamati et assicurati innumero 14, tra’ quali erano principali Pietro Martire fio-rentino, andato da Zurich, e Teodoro Beza da Geneva,questi porsero una supplica al re con 4 capi: che i vesco-vi in quell’azzione non fossero giudici; che il re co’ suoi

784Letteratura italiana Einaudi

Page 823: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

conseglieri vi presedesse; che le controversie si decides-sero per la parola di Dio; che quello che fosse convenu-to e decretato si scrivesse da notari eletti da ambedue leparti. La regina volle che uno de’ 4 secretari regii faces-sero l’ufficio di scrivere, concesse che il re presedesse,ma non che ciò fosse posto in scritto, allegando che nonera ispediente per loro, né utile per le cose del re, attesi ipresenti tempi. Il cardinale di Lorena desiderava la pre-senza del re al publico congresso, aciò fosse più nume-roso e decorato, per ostentar il suo valore, promettendo-si certo il trionfo. Molti teologi persuadevano la reginache il re non intervenisse al colloquio, acciò (dicevano)quelle tenere orecchie non fossero avenenate di pestife-ra dottrina. Inanzi che le parti fossero chiamate al con-gresso, i prelati fecero una processione e si communica-rono tutti, eccetto il cardinale Sciatiglione e 5 vescovi;gl’altri si protestarono l’un all’altro che non intendevanotrattar de’ dogmi, né disputar delle cose della fede.

A 9 settembre si diede principio: era presente il re conla regina, i prencipi del sangue et i conseglieri regii; inter-vennero 6 cardinali e 40 vescovi. Il re, così instrutto, feceun’essortazione: che essendo congregati per trovar mododi rimediare a’ tumulti del regno e corregger le cose de-gne d’emendazione, desiderava che non si partissero pri-ma che fossero composte tutte le differenze. Il cancellie-ro più longamente parlò per nome regio nella sentenzamedesima; particolarmente disse ricercar il mal urgenterimedio preso e vicino; quel che si potrebbe aspettar dalconcilio generale, oltra la tardità, venir anco da uomini,che, come forestieri, non sanno i bisogni di Francia e so-no tenuti seguir il voler del pontefice: li prelati presenti,come periti de’ bisogni del regno e congionti del sangue,esser più atti ad esseguir questa buona opera; e se ben ilconcilio intimato dal pontefice si facesse, esser anco altrevolte occorso, e non esser senza essempio, e sotto CarloMagno esser avvenuto che più concilii in un tempo sono

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

785Letteratura italiana Einaudi

Page 824: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

stati celebrati; che molte volte l’error d’un concilio gene-rale è stato corretto da un nazionale: esserne essempioche l’arianismo, stabilito dal concilio generale d’Arimini,fu dannato in Francia dal concilio congregato dasant’Ilario. Essortò tutti ad aver il medesimo fine et i piùdotti a non sprezzar gl’inferiori, né questi invidiar a quel-li, tralasciar le dispute curiose, non aver l’animo tantoalieno da’ protestanti che sono fratelli regenerati nel me-desimo battesmo, cultori del medesimo Cristo. Essortò ivescovi a trattar con loro con piacevolezza, cercando diridurgli, ma senza severità, considerando che ad essi ve-scovi s’attribuiva molto, lasciandogli esser giudici nellacausa propria; il che gli constringeva a trattar con since-rità, e così facendo, serrerebbono la bocca agli avversarii;ma trasgredendo l’ufficio de giudici giusti, il tutto sareb-be irrito e nullo. Si levò il cardinale di Tornone e, dopoaver ringraziato il re, la regina et i prencipi dell’assistenzache prestavano a quel concesso, disse le cose propostedal cancelliero esser molto importanti e da non trattar,né rispondergli alla sprovista, e però ricchieder che fos-sero messe in scritto per deliberarvi sopra; ricusando ilcancelliero et instando anco il cardinale di Lorena che simettessero in scritto.

Accortasi la regina che ciò si faceva per metter il nego-zio in longo, ordinò a Beza che parlasse; il qual ingenoc-chiato e fatta orazione e recitata la professione della suafede, e lamentatosi che fossero riputati turbulenti e sedi-ziosi e perturbatori della tranquillità publica, non aven-do altro fine che la gloria di Dio, né cercando libera fa-coltà di congregarsi, se non per servir Dio con quiete diconscienza et ubedir a’ magistrati da Dio constituiti, pas-sò ad esplicar le cose in che convengono con la Chiesaromana et in che dissentono. Parlò dalla fede, delle buo-ne opere, dell’autorità de’ concilii, de’ peccati, della di-sciplina ecclesiastica, dell’ubedienza debita a’ magistrati,e de’ sacramenti; et entrato nella materia dell’eucaristia,

786Letteratura italiana Einaudi

Page 825: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

parlò con tanto calore che era di mala sodisfazzione ancoa’ suoi proprii, onde fu sforzato a fermarsi. E presentatala confessione delle chiese sue, dimandò che i capi diquella fossero essaminati e fece fine. Il cardinale di Tur-none, levatosi pieno di sdegno, si voltò e disse che i ve-scovi, avendo fatto forza alle sue conscienze, avevanoconsentito d’udir quei nuovi evengelisti, prevedendo chedovevano dir molte cose ingiuriose contra Dio; e se nonavessero portato rispetto alla Maestà regia, si sarebbonolevati e disturbato il consesso. Però pregava la MaestàSua non dar fede alle cose dette da loro, perché da’ pre-lati gli sarebbe mostrato tutto ’l contrario, sì che vede-rebbe la differenza tra la verità e la bugia; e dimandò ungiorno di tempo a risponder, replicando tuttavia che sa-rebbe stata giusta cosa che si fossero levati tutti di là pernon udir quelle biasteme. Di questo la regina, parendogliesser toccata, rispose non essersi fatto cosa se non delibe-rata da’ prencipi, dal conseglio regio e dal parlamento diParigi, non per mutar o innovar alcuna cosa nella religio-ne, ma per componer la differenza e ridur al dritto cami-no li sviati; il che era anco ufficio della prudenza de’ ve-scovi di procurare con ogni buono modo.

Licenziato il consesso, si trattò tra i vescovi e teologiquello che si dovesse fare. Volevano alcuni di loro che siscrivesse una formula della fede, la quale se li protestan-ti non volessero sottoscrivere, fossero senza altra disputacondannati per eretici; il qual parere essendo giudicatotroppo arduo, dopo molte dispute si venne a conclusio-ne di risponder a 2 capi soli de’ proposti da Beza, cioédella Chiesa e dell’eucaristia. Congregato donque dinuovo il consesso a’ 16 del mese, in presenza del re, del-la regina e prencipi, il cardinale di Lorena fece una lon-ga orazione. Disse prima che il re era membro e non ca-po della Chiesa; che la sua cura era ben difenderla, main quello che toccava la dottrina esser soggetto a’ mini-stri ecclesiastici; soggionse che la Chiesa non conteneva i

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

787Letteratura italiana Einaudi

Page 826: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

soli eletti, e con tutto ciò non poteva fallare; ma quandoalcuna particolare fosse in errore, conveniva aver ricorsoalla romana, a’ decreti di concilii generali et al consensodegl’antichi padri, e sopra tutto alla Scrittura esposta nelsenso della Chiesa; per aver di ciò mancato esser incorsitutti gl’eretici in errori inestricabili, come i moderni nelcapo pertinente all’eucaristia, dove, per prurito insana-bile di curiose questioni, quello che da Cristo era insti-tuito per vincolo d’unione, avevano adoperato persquarciare la Chiesa irreconciliabilmente; e qui passò atrattar questa materia, concludendo che, se i protestantinon vorranno mutar sentenza in questo, non vi era viaalcuna di composizione.

Finito il parlar, tutti i vescovi si levarono e dissero divoler viver e morir in quella fede; pregavano il re di per-severar in essa, soggiongendo che se i protestanti vor-ranno sottoscriver a questo articolo, non ricusavano didisputar gl’altri; ma quando no, non se gli doveva dar al-tra audienza, ma scacciargli di tutto ’l regno. Beza di-mandò di risponder allora; ma non parendo giusto ditrattar del pari un ministro privato ad un così gran pren-cipe cardinale, fu licenziato il congresso. Li prelati ave-rebbono voluto che con questo il colloquio fosse finito;ma il vescovo di Valenza mostrò che non sarebbe statocon onore; perilché fu un altra volta congregato a’ 24 inpresenza della regina e de’ prencipi. Parlò Beza dellaChiesa e delle condizioni et autorità di quella, de’ conci-lii, mostrando che possono fallare e della dignità dellaScrittura. Gli rispose Claudio Espenseo, dicendo aversempre desiderato che s’introducesse colloquio in mate-ria della religione et aborrito da supplicii che per quellacausa si davano a’ miseri, ma aversi ben maravigliatocon che autorità e da chi chiamati, i protestanti si fosse-ro introdotti nel ministerio ecclesiastico, da chi gli fosse-ro state imposte le mani per esser fatti ordinarii ministri,e, se pretendevano vocazione estraordinaria, dove erano

788Letteratura italiana Einaudi

Page 827: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

i miracoli che sono necessarii a demostrarlo. Passò atrattar delle tradizioni. Mostrò che essendovi controver-sia del senso della Scrittura, si debbe ricorrer a’ padri;che molte cose si credono per sola tradizione, come laconsubstanzialità del Figlio, il battesmo de’ fanciulli, lavirginità della madre di Dio dopo il parto. Soggionseche nissun concilio generale, in quello che appartiene al-la dottrina, era stato corretto dall’altro. Passarono diver-se repliche e dispute dall’una e l’altra parte tra i teologiche erano presenti, e riducendosi la cosa a contenzione,il cardinale di Lorena, fatto silenzio, propose la materiadell’eucaristia, con dire che erano risoluti i vescovi dinon andar più inanzi se non si accordava prima quell’ar-ticolo; et allora dimandò a ministri se erano preparati asottoscriver in quello articolo la confessione augustana.Al qual Beza rispose dimandando se egli proponeva ciòper nome commune di tutti e se esso et altri prelati era-no per sottoscriver agl’altri capi della confessione: népotendosi aver risposta né dall’una, né dall’altra parte,finalmente Beza disse che gli fosse dato in scritto per de-liberar quello a che si proponeva che sottoscrivesse, e furimesso il colloquio al giorno seguente.

Nel quale Beza comminciando a parlare, irritò molto ivescovi, perché, come giustificando la vocazione sua alministerio, entrò a parlare della vocazione et ordinazio-ne de’ vescovi, e narrò le mercanzie che vi intervengono,ricercando come quelle si possino aver per legitime. Poipassato all’articolo dell’eucaristia et al capo della confes-sione augustana propostogli, disse che fosse prima sot-toscritto da quelli che lo proponevano; né potendosi ac-cordare, un giesuita spagnuolo, che era col cardinale diFerrara, arrivato in quei medesimi giorni che il collo-quio era in piedi, levatosi e dette molte villanie a’ prote-stanti, riprese la regina che s’intromettesse in cose chenon s’aspettavano a lei, ma al papa, a’ cardinali et a’ ve-scovi. La qual arroganza fu impazientemente sentita dal-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

789Letteratura italiana Einaudi

Page 828: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

la regina, ma per rispetto del pontefice e del legato ladissimulò. Finalmente, non potendosi concluder cosaalcuna in quel modo di trattar, fu ordinato che due ve-scovi, tre teologi i più moderati, con cinque ministri siriducessero insieme, per veder se si poteva trovar mododi concordia. Fu tentato da loro di formar un articolodell’eucaristia con parole generali cavate da’ padri, chepotessero all’una parte et all’altra satisfare; né potendoconvenire, fu messo fine al colloquio: del quale vi fumolto che parlare, dicendo alcuni esser un cattivo es-sempio metter in trattazione gl’errori una volta condan-nati; che non si hanno da ascoltare le persone che nega-no i fondamenti della religione, massime tanto tempodurata e tanto confermata, specialmente in presenza dipersone idiote; e benché nel colloquio contra la vera re-ligione alcuna cosa non sia risoluta, nondimeno ha datobaldanza agl’eretici et ha attristato i buoni; dicendo altriche publico servizio sarebbe spesso trattare quelle con-troversie, perché così le parti si familia[rizza]rebbonoinsieme, cesserebbono gl’odii e gl’altri cattivi affetti es’aprirebbono molte congionture per trovar modo diconcordia, non vi essendo altra via di rimediare al malradicato; perché, divisa la corte et adoperata la religioneper pretesto, non era possibile per altra via rimediareche, deposte le ostinazioni, tolerando gl’uni gl’altri, le-var di mano agl’inquieti e turbatori quel mantello nonche coprono le male operazioni.

Il pontefice, ricevuto aviso che il colloquio era dissolu-to senza effetto, sentì molto piacere e commendò il cardi-nale di Lorena e maggiormente quello di Tornon. Glipiacque molto il zelo del giesuita; diceva potersi compara-re agli antichi santi, avendo senza rispetto del re e prenci-pi sostenuta la causa di Dio e rinfaciata la regina in pro-pria presenza; per il contrario riprendeva l’arrenga delcancellario come eretica in molte parti, minacciando ancodi farlo citar nell’Inquisizione. La corte ancora, appresso

790Letteratura italiana Einaudi

Page 829: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quale l’arrenga sudetta s’era divolgata, parlava molto maldi quel soggetto e congetturava che tutto ’l governo diquel regno avesse l’istessa disposizione verso Roma, el’ambasciatore francese aveva che fare a difendersi.

Non è da tralasciare quello che al cardinale di Ferra-ra avvenne, come cosa molto connessa alla materia diche scrivo. Quel prelato ne’ primi congressi fu raccoltodal re e dalla regina con molto onore, e presentate lelettere ponteficie di credenza, fu riconosciuto per lega-to della Sede apostolica dalla Maestà regia e da’ prelatie clero. Ma il parlamento, avendo presentito che tra lecommissioni dategli dal pontefice una era di far instan-za che fossero rivocati o moderati almanco i capitoli ac-cordati ne’ stati d’Orliens il genaro precedente, spettan-ti alla distribuzione de’ beneficii, ma particolarmentequello dove era proibito di pagar le annate a Roma, némandar danari fuori del regno per impetrare beneficii oaltre grazie a Roma, il che penetrato dal parlamento,che fino a quel tempo non aveva publicato i decreti su-detti, acciò il cardinale non ottenesse quello che dise-gnava, gli publicò sotto il 13 settembre, e fece anco riso-luzione di non conceder al legato che potesse usare lefacoltà dategli dal pontefice: imperoché è costume diquel regno che un legato non può essercitare l’ufficio,se le facoltà sue non sono prima presentate et essamina-te in parlamento, e per arresto di quello regolate e mo-derate, et in quella forma confermate per un breve delre: laonde, quando la bolla delle facoltà della legazionefu presentata, a fine d’esser, come dicono, approbata,fu negato apertamente dal cancellario e dal parlamentoche la potesse usare, allegando che già era deliberato dinon usare più dispense contra le regole de’ padri, nécollazioni de’ beneficii contra i canoni. Sostenne anco ilcardinale un maggior affronto, che furono composte etaffisse in publico e disseminate per tutta la corte e lacittà di Parigi pasquinate sopra gl’amori di Lucrezia

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

791Letteratura italiana Einaudi

Page 830: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Borgia, sua madre e d’Allessandro VI pontefice, suoavo materno, con repetizioni delle obscenità divolgateper tutta Italia ne’ tempi di quel pontificato, che poseroil cardinale in deriso delle plebe.

La prima impresa di negozio che il cardinale tentò fud’impedire le prediche de’ riformati (datisi, dopo il col-loquio, a predicare più liberamente) con ufficii e persua-sioni e secrete promesse a’ ministri; e perché non avevacredito con loro per esser parente de’ Ghisi, per la qualcausa anco era in sospetto appresso tutta la parte contra-ria a quella casa, per rendersi confidente, pratticava ancoco’ nobili della fazzione ugonotta e si trovava a’ loro con-viti, et alcuna volta in abito di gentiluomo intervenne alleprediche, il che portò nocumento, stimando molti checome legato lo facesse di volontà del pontefice; e la corteromana sentì molto male le azzioni del cardinale.

La regina di Francia, intendendo che il re di Spagnasentiva male del colloquio, mandò espresso GiacomoMomberone a quel re, il qual con longo raggionamentoscusò che il tutto era stato fatto per necessità e non perfavorire i protestanti, e che il re e la regina, senza piùparlare del concilio nazionale, erano risoluti di mandarquanto prima i vescovi a Trento. Il re gli rispose parolegenerali e lo rimise al duca d’Alva; il qual, udita l’amba-sciata, rispose dolersi il re che in un regno così vicino econgionto seco in tanta strettezza di parentado, la reli-gione fosse così mal trattata; esservi bisogno di quella se-verità che usò Enrico nella congregazione mercuriale, epoco fa Francesco in Ambuosa; pregava la regina di pro-vederci, perché toccando il pericolo di Francia anco lui,aveva per consultazione del suo conseglio deliberato dimettervi tutto ’l suo potere e la vita medesima per estin-guere la commune peste, al che era sollecitato da’ grandie da’ popoli di Francia. L’accortezza spagnuola disse-gnava con medicina della Francia guarrire le infermitàdi Fiandra, le quali non erano minori, se non per esser

792Letteratura italiana Einaudi

Page 831: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

meno apparenti e tumultuose. Non aveva ancora il re diSpagna potuto mai far radunare li stati per ottenere unacontribuzione o donativo. In questi medesimi tempi inCambrai e Valenzia si facevano scopertamente adunan-ze, et in Tornai, avendogli il magistrato proibito et esse-guendo con l’incarcerazione d’alcuni, si scoperse con-tradizzione armata con gravissimo pericolo di ribellione,e pareva che il prencipe d’Orange et [il] conte di Eg-mont si mostrassero apertamente fautori loro, e massimedopo che il prencipe pigliò in matrimonio Anna, figliadel già Mauricio, duca di Sassonia, con molto dispiaceredel re, che vedeva dove fosse per terminare un matri-moio contratto da un suo suddito con protestante ditanta aderenza. Parlavano nondimeno i spagnuoli in ma-niera come se la Fiandra fosse stata sana e temessero in-fezzione dalla Francia, e volevano purgarla con la guer-ra. Et oltre la risposta data alla regina, avendo ancol’ambasciatore avuto carico di trattar il negozio del re diNavarra, gli fu risposto che non meritava, per la pocacura che aveva della religione, e volendo esser favoritonella dimanda sua, dovesse prima mover la guerra con-tra gl’ugonotti in Francia.

Fece anco la regina scusare per mezo dell’ambasciato-re regio al pontefice con la Santità Sua il medesimo col-loquio, facendogli considerare che, per far tacere gl’ugo-notti, quali dicevano esser perseguitati senza esser uditi,e per ritardare i moti loro, il re era stato costretto a con-cedergli publica udienza alla presenza de’ prencipi et uf-ficiali del regno, con deliberazione che, se non potevanoesser convinti con raggione, si potesse, avendo avutotempo di mettersi in ordine, vincergli con le forze. Fecedi più trattar col cardinale Farnese, legato d’Avignone,che cedesse quella legazione al cardinale di Borbone,promettendogli ricompensa, et avendo Farnese consen-tito, l’ambasciatore ne parlò al papa per nome di lui edel re di Navarra, proponendo che questo averebbe li-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

793Letteratura italiana Einaudi

Page 832: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

berato Sua Santità dalla spesa et assicurata quella cittàdagl’ugonotti, quali l’averebbono rispettato, quandofosse nella protezzione d’un prencipe del sangue regio.Ogni persona di mediocre giudicio, non che uno versatone’ maneggi, si sarebbe avveduto che quella era un’aper-tura per levare con facilità da Roma il dominio di quellacittà et unirla alla Francia. Però il papa negò assoluta-mente d’acconsentirvi e riferì questo tentativo in conci-storo, come che avesse sotto coperta qualche gran pre-giudicio che non appariva alla prima vista, e fecegrand’indoglienza contra la regina e contra il re di Na-varra, che avendogli promesso più fiate che in Francianon si sarebbe fatto cosa di pregiudicio all’autorità pon-teficia, nondimeno favorivano l’eresia, erano autori dicongregazioni de’ prelati, di colloquio et altre cose pre-giudiciali; che egli, procedendo con mansuetudine, eramal corrisposto: però subito dato principio al concilio,voleva con quel mezo far conoscer la riverenza che iprencipi secolari debbono portare alla Chiesa. Fecel’istessa indoglienza e minaccia all’ambasciatore, il qualedopoi d’aver esplicato che la dimanda della legazioneera a buon fine e che tutte le opere della regina eranofatte con maturità e giustizia, soggionse che il concilioera più desiderato dal re che da Sua Santità, con speran-za che averebbe proceduto con la medesima equità e ri-spetto verso tutti i prencipi senza differenziargli. Questodisse, motteggiando il papa, che aveva poco inanzi con-cesso un gravissimo sussidio da esser pagato dal clero alre di Spagna, dopo aver ottenuto le semplici annate alsuo re. Ma il papa, insospettito per la petizione d’Avi-gnone e considerando che i vassalli di quella città eranotutti protestanti, temendo che la terra non fosse occupa-ta dal re di Navarra, spedì immediate Fabricio Sorbello-ne con 2000 fanti et alquanti cavalli per custodia dellacittà, e diede il governo a Lorenzo Lenci, vescovo diFermo, come vicelegato.

794Letteratura italiana Einaudi

Page 833: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Dopo il colloquio, licenziati i protestanti, restavano iprelati per trattar de’ sussidii da dar al re; della qual di-mora giudicando la regina che il papa dovesse prendersospezzione per le frequenti indoglienze fatte, assicurò aRoma che non rimanevano se non per trattar de’ debitidel regno, con aggiongere che, finita la congregazione alconcilio. Con tutto ciò fu trattato ancora della commu-nione del calice, proponendo il vescovo di Valenza, conparticipazione del cardinale di Lorena, che quandoquella si concedesse, s’interromperebbe il corso così fe-lice d’aummento a’ protestanti, atteso che gran parte diquelli che gl’aderiscono, incomminciano a credergli daquesto capo; perilché, quando avessero la communioneintiera dalla Chiesa, non gli porgerebbono orecchie. Egl’intendenti de’ maneggi consideravano che per quellavia sarebbe posta dissensione tra i medesimi professoridi riformata religione. Alcuni pochi de’ vescovi erano diparer che ciò fosse statuito per editto regio et esseguitoimmediate, dicendo che l’intiera comunione non fu le-vata per decreto alcuno della Chiesa, ma per sola con-suetudine; né esservi alcun decreto ecclesiastico cheproibisca a’ vescovi di ritornare l’antico uso. Ma la mag-gior parte non consentì che si facesse se non per conces-sione, o almeno con buona grazia del papa. Furono al-cuni pochi a’ quali non piaceva che si facesse novità, mafurono costretti ceder alla maggior e più potente parte,facendo grand’ufficii Lorena, il qual per ottener il con-senso del papa, giudicando necessario aver il favore delcardinale Ferrara e per tirarlo nell’opinione medesima,fu autore della regina che desse orecchie alle proposizio-ni sue, e concedendogli qualche cosa, l’acquistasse perquesta et altre occasioni. Aveva il cardinale procedutocon ciascuno anco della contraria religione con tantadolcezza e placidezza, che s’era acquistata la benevolen-za de molti che gli facevano da principio opposizione;onde essaminati i negozii e col parer de più intimi del

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

795Letteratura italiana Einaudi

Page 834: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

conseglio, fu concesso per un brevetto del re che i capi-toli d’Orliens, spettanti alle cose beneficiali, restasserosospesi et il legato potesse essercitare la facoltà, avendoperò egli a parte per scrittura di sua mano promessoch’egli non l’userebbe e che il papa averebbe provedutoa tutti gli abusi e disordini che si commettono nella col-locazione de beneficii e nell’espedizione delle bolle inRoma. Con tutto ciò ricusò il cancelliero di sottoscrivere sigillar il breve secondo lo stile del regno; né essendopossibile di rimoverlo dalla sua risoluzione, convenneche fosse sottoscritto della mano della regina, del Navar-ra e de’ principali ufficiali della corona in supplimento,e restò contentissimo il legato, più intento alla conserva-zione dell’onor suo che al vero servizio di chi lo mandò;e per questo favore ottenuto si lasciò condur a lodar ilconseglio della communione, e scriverne a Roma. Il cheperò fece con tal temperamento, che né il papa, né lacorte potessero restar di lui disgustati. Il fine della radu-nanza di Poisì fu che i prelati concessero al re di valerside’ stabili delle chiese, vendendone per 100 000 scudi,purché v’intervenisse il consenso del papa.

[I prelati rimasi a Poisì trattano del calice, e ne è fattadomanda al papa, il quale di suo moto l’approva, ma ri-mette la deliberazione al concistoro]

Commise il re all’ambasciatore suo in Roma di farneinstanza, mostrando la necessità et utilità; il che l’amba-sciatore esseguì a ponto il giorno inanzi che aveva il pon-tefice ricevuto lettere dal cardinale di Ferrara che davanoconto delle difficoltà superate, avendo ottenuto la su-spensione de’ capitoli d’Orliens contra la libertà ecclesia-stica e licenza d’usare le facoltà di legato; cose tanto piùardue da ottenere, quanto dal medesimo cardinale di Lo-rena, da chi aspettava favore, gli fosse da principio fatta

796Letteratura italiana Einaudi

Page 835: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

opposizione. E dava intiera relazione dello stato di reli-gione in Francia e del pericolo che si estinguesse a fatto,e de’ rimedii per preservarla, che doi solo erano: uno darsodisfazzione al re di Navarra et interessarlo alla difesa,l’altro conceder al popolo universalmente la communio-ne sub utraque specie, affermando certamente che conquesto guadagnerebbe duecentomila anime. Alla propo-sta donque dell’ambasciator, che lo supplicò per nomedel re, della Chiesa gallicana e de’ prelati che fossero di-spensati di poter amministrar al popolo il sacramentodell’eucaristia sotto le due specie, come preparazioneutile e necessaria al popolo di quel regno, per disporlo aricever prontamente le determinazioni del concilio, sen-za la quale preparazione si poteva dubitar assai che il ri-medio dovesse trovar gli umori troppo crudi e causarequalche mal maggiore, il papa, sprovistamente e senzaaverne consegliato, né deliberato, ma secondo l’inclina-zione sua, rispose che egli aveva sempre stimato la com-munione delle due specie et il matrimonio de’ preti de iu-re positivo, delle quali cose non è minor l’autorità delpapa che quella della Chiesa universale per disponerne, eche perciò nell’ultimo conclave fu stimato luterano. Chel’imperatore aveva già fatto l’istessa ricchiesta per il re diBoemia, suo figlio, quale la propria conscienza inducevaa questa opinione, e poi anco aveva fatta l’istessa diman-da per i popoli del suo patrimonio, ma che i cardinalimai hanno voluto accommodarvisi: però non voleva ri-solvere cosa veruna senza proporlo in concistoro e pro-mise che nel prossimo ne averebbe trattato; il qual essen-do intimato a’ 10 decembre, l’ambasciatore, secondo ilcostume di quelli per cui instanza si trattano i negozii,andò la mattina, mentre i cardinali sono congregatiaspettando il papa, per far con loro ufficii. I più discretidi loro risposero che la dimanda era degna di gran deli-berazione, alla quale non ardivano rispondere senza pen-sarci ben sopra; altri si turbarono come a nuova non più

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

797Letteratura italiana Einaudi

Page 836: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

udita. Il cardinale della Cueva disse che non sarebbe maistato per dar il voto suo a favor d’una tal dimanda e chequando ben fosse stato così risoluto con l’autorità di SuaSantità e col consenso degli altri, sarebbe andato sopra iscalini di San Pietro ad esclamar ad alta voce e cridar mi-sericordia, non restando di dire che i prelati di Franciaerano infetti d’eresia. Il cardinale Sant’Angelo risposeche non darebbe mai un calice pien di sì gran veneno alpopolo di Francia in luogo di medicina, e che era megliolasciarlo morire che venir a rimedii mossi con buoni fon-damenti e raggioni teologiche, non meritevoli di censuracosì contumeliosa; come dall’altra parte non era degno ildar nome di veneno al sangue di Cristo e trattar da vene-fici i santi apostoli e tutti i padri della Chiesa primitiva edella sequente per molti centenara d’anni, che hanno consommo profitto spirituale ministrato il calice di quel san-gue a tutti i popoli.

Il pontefice, entrato in concistoro, per raggionamentiavuti con qualche cardinale e per aver meglio pensato,averebbe voluto poter rivocar la parola data; nondime-no propose la materia, riferì l’instanza dell’ambasciatore fece legger la lettera del legato, e ricercò il parer. Fra icardinali dependenti di Francia, con diverse forme diparole lodata la buona intenzione del re, quanto alla ric-chiesta si rimisero a Sua Santità. I spagnuoli furono tutticontrarii, usando anco grand’ardire e trattando i prelatidi Francia chi da eretici, chi da scismatici e chi da igno-ranti, non allegata altra raggione se non che tutto Cristoè in ciascuna delle specie. Il cardinale Pacceco consi-derò che ogni diversità de’ riti nella religione, massimenelle ceremonie più principali, in fine capitano a scismaet anco ad inimicizia: al presente i spagnuoli in Franciavanno alle chiese francesi, i francesi in Spagna alle spa-gnuole; quando communicaranno così diversamente,non ricevendo gl’uni la communione degl’altri, sarannocostretti far chiese separate, et ecco nata la divisione.

798Letteratura italiana Einaudi

Page 837: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Fra Michael, cardinale alessandrino, disse non potersiin alcun modo conceder dal papa de plenitudine potesta-tis, non per difetto d’autorità in lui sopra tutto quello cheè de iure positivo, nel qual numero è anco questo, ma perincapacità di chi dimanda la grazia: perché non può ilpapa dar facoltà di far male, ma è male ereticale il riceveril calice pensando che sia necessario; però il papa non lopuò conceder a tal persone; e non potersi dubitare chesia giudicato necessario da chi lo dimanda, perché di ce-remonie indifferenti nissun fa capitale. «O questi — di-ceva — hanno il calice per necessario, o no: se no, a chevolere dar scaldalo agl’altri col farsi differenti? Se sì,adonque sono eretici et incapaci di grazia». Il cardinaleRodolfo Pio di Carpi, che fu degl’ultimi a parlare, essen-dosi dagl’inferiori comminciato, conformandosi congl’altri, nella conclusione disse che non solo la preserva-zione di 200 000 uomini, ma d’un solo ancora è sufficien-te causa di dispensare le leggi positive con prudenza ematurità; ma in quella proposta conveniva ben conside-rare che, credendo d’acquistar 200 000, non si perdese200 milioni. Esser cosa chiara che questa dimanda otte-nuta non sarà fine delle ricchieste de’ francesi in materiadi religione, ma grado per proponer un’altra; chiederan-no dopoi il matrimonio de’ preti, la lingua volgare delministerio de’ sacramenti, averanno l’istesso fondamentoche sono de iure positivo e che convien concedergli perpreservazione de’ molti. Dal matrimonio de’ preti ne se-guirà che, avendo casa, moglie e figli, non dependerannodal papa, ma dal suo prencipe, e la carità delle parole glifarà condescender ad ogni pregiudicio della Chiesa; cer-cheranno anco di far i beneficii ereditarii et in brevissimospacio la Sede apostolica si ristringerà a Roma. Inanziche fosse instituito il celibato non cavava frutto alcuno laSede romana dalle altre città e regioni; per quello è fattapatrona de tanti beneficii, de’ quali il matrimonio la pri-verebbe in breve tempo. Dalla lingua volgare ne segui-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

799Letteratura italiana Einaudi

Page 838: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

rebbe che tutti si stimerebbono teologi, l’autorità de’prelati sarebbe vilipesa e l’eresia intrerebbe in tutti. In fi-ne, quando la communione del calice si concedesse inmodo che fosse salva la fede, in se stessa poco importe-rebbe, ma aprirebbe porta a ricchieder che fossero levatetutte le introduzzioni che sono de iure positivo, con lequal sole è conservata la prerogativa data da Cristo allaChiesa romana; che da quelle de iure divino non vieneutilità, se non spirituale; e per queste raggioni esser savioconseglio opporsi alla prima dimanda, per non mettersiin obligo di conceder la seconda e tutte le altre.

[Il papa conclude alla negativa, rimettendo il tutto alconcilio]

Il papa fu mosso da queste raggioni principalmente arisolversi alla negativa; e per farla sentir meno grave, fe-ce prima far ufficio coll’ambasciator che da se stesso de-sistesse dall’instanza; a che non consentendo egli, lo fecericercar che almeno lo proseguisse lentamente, perchéera impossibile concederla per non alienarsi tutti i cato-lici; seguì nondimeno l’ambasciator, al qual il papa ri-spose prima interponendo dilazione, finalmente risol-vette che, quantonque egli potesse, non però dovevafarlo, poiché il concilio era prossimo, e sì come a quelloera stata rimessa la petizione dell’imperatore, così rimet-teva quella di Francia al medesimo; dove s’averebbe po-tuto, per sodisfar al re, trattar quell’articolo di primo; ilche poco più tempo portava di quanto egli averebbe dibisogno per conceder la grazia con maturità; né desi-stendo l’ambasciatore di replicare in ogni audienza, ilpapa aggionse esser ben certo che tutti i prelati non fan-no tal petizione, avendo la maggior parte nella congre-gazione risoluto di non parlarne; ma essergli portato sot-to nome de’ prelati di Francia il motivo d’alcuni pochi, e

800Letteratura italiana Einaudi

Page 839: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quelli anco incitati da altri, accennando la regina, con laquale in suo secreto conservava lo sdegno per la letterade’ 4 agosto da lei scrittagli.

Publicata per Roma questa petizione de’ prelati fran-cesi, nel tempo medesimo arrivò nuova da Germaniache i medesimi avevano mandato a’ protestanti per ecci-targli di perseverare nella loro dottrina, promettendo difavorirla nel concilio e di tirarvi dentro altri prelati; ilqual aviso si divolgò anco in Trento e messe i francesi incattivo credito della corte romana et anco degl’italianiche si ritrovavano in Trento; et in ambidoi i luoghi siparlava di loro come d’inquieti et innovatori, dicendosianco, come sempre le sospezzioni fanno aggionger qual-che cosa a quello che è udito, che, attese le dispute, qua-li ne’ tempi passati quella nazione aveva avuto semprecon la corte di Roma in articoli assai principali et impor-tanti, e considerati gl’accidenti presenti, non si potevacreder che andassero al concilio se non con animo diturbar et innovare molte cose. L’ambasciator, per nonlasciar che il rumor populare facesse impressionenell’animo del papa contra la nazione sua, volle sicurar-lo; ma egli ironicamente lo confortò a non faticarsi, per-ché non era verisimil cosa, né da lui creduta che un sìpoco numero, come i francesi sono, potesse pensar a co-sì gran tentativi, a’ quali quando avessero mira, trove-rebbono un gran numero d’italiani che se gli opporreb-bono; ma ben dispiacergli che essendo il concilioconvocato per il solo bisogno di Francia, essi lo faccianoritardare; che mostrano la poca buona volontà di vederrimediato quel male di che si lamentano; ma che egli erarisoluto, o con la loro presenza o senza d’essa, aprir ilconcilio e continuarlo et ispedirlo. Che già tanti mesierano in Trento i suoi legati et un numero grande di ve-scovi stavano con incommodo e spesa, aspettando senzaniente operare, mentre che i prelati di Francia con tantadelicatezza provedono il loro bell’aggio.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

801Letteratura italiana Einaudi

Page 840: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Il papa preme l’apertura del concilio]

In conformità di questo, tenendo concistoro, recapi-tulò le instanze e cause per quali già un anno a pontocon consegli loro aveva intimato il concilio, le difficoltàscontrate e superate in ridur i prencipi contrarii tra lo-ro di opinioni ad accettar la bolla, la diligenza usatamandandovi immediate i legati e quelli prelati che, conessortazioni e precetti, aveva potuto costringer, che già7 mesi tutto dal suo canto è preparato e si continua congrandissima spesa, sì che tra mercede degl’ufficiali esovvenzione de’ prelati poveri, la Sede apostolica spen-de più di tremila scudi al mese, e l’esperienza mostrache il differir maggiormente non è se non dannoso. Itedeschi ogni giorno fanno qualche nuovo trattato traloro per machinare opposizione a questa santa e neces-saria opera, le eresie in Francia fanno progresso e s’èveduto una quasi ribellione d’alcuni vescovi francesicon le assurde petizioni del calice, con tanta violenzache il maggior numero, che è de buoni catolici, ha con-venuto succombere. Già tutti i prencipi hanno destina-to ambasciatori; il numero de prelati che si trova inTrento non solo è sufficiente per comminciare la sino-do, ma nelle due volte che già è stata tenuta, ma il nu-mero gionse a quello che è di presente; però niente re-sta che non si debbia dar principio senza più aspettare.E consentendo tutti i cardinali, anzi lodando la delibe-razione, deputò oltre i 3 legati, due altri: Ludovico Si-moneta, gran canonista e passato per i gradi degl’ufficiidella corte, e Marco di Altemps, nipote suo di sorella.Al primo commandò che immediate partisse, né inviaggio si fermasse, e gionto, si facessero le solite cere-monie e si cantasse la messa dello Spirito Santo perprincipio del concilio. Soggionse poi il papa che nondoveva perpetuamente star al sinodo in piedi, né ter-minare in sospensioni o traslazioni, come già s’era fatto

802Letteratura italiana Einaudi

Page 841: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

con pregiudicii e pericoli notabili, ma metterci fine.Per il che fare non saranno bisogno molti mesi, poichégià le più importanti cose sono state risolute, e quelche resta è anco tutto digesto e posto in ordine per ledispute et essamini fatti nel fine sotto Giulio, quandole cose erano appontate; sì che non restava altro che lapublicazione; onde, poco rimanendo, il tutto sarà ispe-dito anco in pochi mesi.

Simoneta si mise in viaggio et a’ 9 decembre gionse inTrento, e si vidde nel suo entrar levarsi un gran fuocodalla terra, che passò sopra la città, come suol il vaporeignito che stella cadente chiamano, solo differente ingrandezza; il che fece far diversi pronostichi agl’oziosi,che molti erano, da chi in presagio di bene, da chi dimale, che vanità sarebbe raccontare. Trovò il cardinalelettere del pontefice, dopo la sua partita scritte, ches’aspettasse per aprir il concilio nuova commissione. Colcardinale fecero il viaggio in compagnia alquanti vescoviche alla partita sua di Roma erano alla corte, quali il pa-pa costrinse a seguir il legato, e si ritrovarono in queltempo 92 in numero, oltre i cardinali.

Nel principio di decembre fu di ritorno a Roma ilnoncio che risedeva in Francia; il quale avendo riferitolo stato delle cose di quel regno, scrisse il pontefice allegato che, representando al conseglio regio non esser-vi altra causa di celebrar il concilio se non il bisogno diFrancia, non avendone bisogno né Italia, né Spagna, ri-cusandolo Germania, perilché a loro toccherebbe ilsollecitarlo, cosa che da loro negletta, facendola il pon-tefice per la pietà paterna et essendo in Trento li legatie numero grande de prelati italiani, et i spagnuoli lamaggior parte gionti et il rimanente in viaggio, anco daessi immediate fosse mandato ambasciatore et i prelati.Commandò inoltre al legato che usasse ogni opera ac-ciò le prediche e congregazioni de’ protestanti fosseroimpedite, e dasse cuore a’ teologi, gli communicasse

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

803Letteratura italiana Einaudi

Page 842: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

indulgenze e grazie spirituali e gli promettesse ancoaiuti temporali; che egli per alcun modo non si ritro-vasse a loro prediche e fugisse anco i conviti dove al-cun di loro intervenisse.

In questo tempo stesso gionsero in Trento 2 prelatipolacchi, i quali, visitati i legati e mostrata la devozionedi quella Chiesa alla Sede apostolica, narrarono i moltitentativi de’ luterani per introdur la dottrina loro in quelregno et i fondamenti già in qualche parte gettati; contrale machinazioni de’ quali conveniva che i vescovi fosserosempre intenti per ovviare; che erano molto desiderosid’intervenire tutti nel concilio e coadiuvare nella causacommune: il che non potendo fare per rispetto così im-portante e necessario, desideravano intervenire con au-torità per mezo de procuratori che rendessero voto co-me li prelati presenti. E dimandarono che essi potesseroaver tanti voti, quante commissioni avessero da’ vescovi,che per legitima causa non possono venir dal regno. Da’legati fu risposto con parole generali, rimettendosi a ri-solver dopo deliberazione matura, e della ricchiesta datoaviso al pontefice, dal quale fu in concistoro riferita; névi fu difficoltà che tutti non concorressero in la negativa,essendo già deliberato che le risoluzioni si facessero, co-me già anco s’era fatto per l’inanzi, per pluralità de’ votie non per nazioni. Il che tanto più era giudicato necessa-rio, quanto la fama portava che i francesi, se ben catoli-ci, venissero con quelli suoi pensieri sorbonici e parla-mentarii, tutti rivolti a voler riconoscer il papa solotanto quanto loro piacesse; e già s’era inteso qualcheumor de’ spagnuoli di voler sottopor il pontefice al con-cilio, et i legati da Trento avevano più volte avisato chesi scoprivano qualche mali umori ambiziosi di estenderel’autorità episcopale; et in particolar [i] spagnuoli artifi-ciosamente proponevano esser necessario restringerl’autorità ponteficia, almeno tanto che non possi dero-gar a’ decreti di questo concilio; altrimente vana sarebbe

804Letteratura italiana Einaudi

Page 843: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

la fatica e la spesa per far un concilio che il papa potessederogare con la facilità che quotidianamente, per leggie-rissime cause e senza quelle anco, deroga a tutti i canoni;a’ quali tentativi consideravano i cardinali altro rimedionon vi esser, se non opponer il numero grande de’ prela-ti italiani, quali superaranno, se ben s’unissero insiemetutti gl’oltramontani. E questo rimedio resterebbe inef-ficace, quando s’admettesse il voto degl’assenti; che ispagnuoli si farebbono mandar da tutti procure, il similefarebbono [i] francesi, e sarebbe tanto quanto dar i votinon per capi, ma per nazioni.

Fu adonque rescritto a Trento di fare a’ polacchi ognilarghezza di parole, con conclusione che quel concilioera una continuazione e tutt’uno incomminciato sottoPaolo III, onde conveniva servare gl’ordini allora messiin prattica e continuamente servati con buon frutto, co-me s’era veduto, fra’ quali uno fu che i voti degli assentinon fossero computati; il qual ordine non si poteva di-spensar in loro senza eccitar l’istessa pretensione in tuttele nazioni, con molta confusione; che qualonque cosafosse dalla Polonia ricchiesta, così propria a lei che nonpotesse metter le altre regioni in moto, per i meriti diquella nobilissima nazione sarebbe conceduta. Della ri-sposta mostrarono i polacchi restar contenti, e nondime-no pochi giorni dopo, sotto pretesto d’aver negozii a Ve-nezia partirono, né più ritornarono.

Diede a tutta Roma grand’allegrezza una lettera dimano propria del re di Spagna scritta al pontefice, conaviso del negoziato di Momberon, mandatogli dalla re-gina di Francia, e risposta datagli, con oblazione allaSantità Sua d’assistenza per purgar la cristianità dall’ere-sia con tutte le forze de’ regni e stati suoi, aiutando po-tentemente e prontamente qualonque prencipe vorrànettar lo stato proprio da quella contagione. Ma in que-sto stesso tempo, al cattivo concetto formato contrafrancesi dalla corte s’aggionse nuovo fomento per aviso

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

805Letteratura italiana Einaudi

Page 844: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

venuto da Parigi che con gran solennità avesse il parla-mento condannato a retrattarsi e disdirsi un certo GioanTancherello, baccilier di teologia, perché con intelligen-za d’alquanti teologi propose conclusioni publiche che ilpapa, vicario di Cristo e monarca della Chiesa, può pri-var de’ regni, stati e degnità i re e prencipi disobedientia’ precetti suoi; e le difese. Et essendo egli per tal causafatto reo e chiamato in giudicio, confessato il fatto e te-mendo di qualche gran male, fuggì, et i giudici, come inuna comedia, fecero che dal bidello dell’università fosserepresentata la sua persona e facesse l’emenda e retratta-zione in publico, e proibirono che i teologi non potesse-ro più disputare simili questioni, e li fecero andar inanzial re a dimandar perdono d’aver permesso che materiacosì importante fosse posta in disputa, con promessad’opporsi sempre a quella dottrina. Si parlava de’ fran-cesi come d’eretici perduti e che negavano l’autorità da-ta da Cristo a san Pietro di pascere tutto ’l suo gregge, disciogliere ogni cosa e ligare, il che principalmente consi-ste in punire i delitti di scandalo e danno alla Chiesa incommune, senza differenza di prencipe, né privato; siportavano gl’essempii d’Enrico IV e V imperatori, diFederico I e II, di Ludovico Bavaro, di Filippo Augustoe del Bello, re di Francia; s’allegavano i celebri detti de’canonisti in questa materia; si diceva che doveva il pon-tefice citar tutto quel parlamento a Roma; che la conclu-sione di quel teologo doveva esser mandata a Trento,per metterla in essamine la prima cosa che si facesse, etapprovarla, dannando la contraria. Il pontefice si dolsedi questo successo moderatamente, e pensò che fossemeglio dissimulare, poiché, come diceva, il mal maggio-re di Francia rendeva questo insensibile.

806Letteratura italiana Einaudi

Page 845: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Il papa prefigge giorno all’apertura del concilio]

Teneva per fermo la corte che al concilio non dovevatrovarsi né ambasciator, né vescovi francesi, e discorrevaquello che averebbe convenuto alla degnità ponteficiafare per sottomettergli per forza alle determinazioni delconcilio, quale il papa era deliberato che fosse apertoonninamente al principio dell’anno nuovo; questa riso-luzione communicò a’ cardinali, essortandogli a consi-derar non esser dignità della Sede apostolica, né di quelcollegio l’admetter di ricever regole e riforme da altri, ela condizione de’ tempi, quando tutti gridano riforma,senza intender che cosa sia, ricercare che, attesa la spe-ciosità del nome, non sia rifiutata; ottimo temperamentotra queste contrarietà di raggioni esser, prevenendo, ilfar la riforma di sé medesimo, il che anco servirà non so-lo a questo tanto, ma ancora ad acquistar lode coll’esseressempio agl’altri. Che per questa cosa egli voleva rifor-mare la penitenziaria e dataria, principali membri dellacorte, et attender poi alle parti più minute ancora. De-putò per questo cardinali all’uno et all’altro carico. Di-scorse le cause per che non si poteva differir più in lon-go l’apertura del concilio; perché, scoprendosi semprepiù negl’oltramontani cattivi fini e dissegni d’abbassarl’assoluta potestà che Dio ha data al pontefice romano,quanto più spacio si dà loro di pensarci, tanto più lemacchinazioni crescono, et esser in pericolo che degl’ita-liani, col tempo, alcuni siano guadagnati; per tanto con-sister la salute nella celerità, senza che le spese che fa insostentargli sono immense, a’ quali, se non si mette fine,non potrà la Sede apostolica supplire. Diede poi la crocedella legazione al cardinale Altemps, con ordine che simettesse in pronto e partisse per esser in Trentoall’apertura del concilio, se fosse possibile. La causa per-ché revocò l’ordine dato alla partita del cardinal Simo-neta d’aprir il concilio al suo arrivo, fu l’instanza fatta

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

807Letteratura italiana Einaudi

Page 846: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dall’ambasciatore imperiale in Roma che a quell’azzionefossero aspettati gl’ambasciatori del suo prencipe. Maavendo poi avvertita Sua Santità che si sarebbono ritro-vati in Trento inanzi il mezo di genaro, fece efficace in-stanza al marchese di Pescara, destinato dal re di Spagnaambasciatore al concilio, che per quello istesso tempo siritrovasse in Trento all’apertura, per assistere egli ad es-sa; e sollecitò i veneziani a mandar la loro ambasciata,stimando molto che quella ceremonia passasse con ripu-tazione. Scrisse nondimeno a’ legati che aprissero il con-cilio immediate arrivati gl’ambasciatori dell’imperatoree de’ prencipi sopra nominati: ma quando a mezo il me-se fussero gionti, non si differisse più. Con questo statodi cose finì l’anno 1561.

808Letteratura italiana Einaudi

Page 847: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

809Letteratura italiana Einaudi

LIBRO SESTO

[1° gennaio - 17 settembre 1562]

[Congregazione in Trento preparatoria al concilio. Dif-ficoltà per le precedenze]

I legati, conforme a quello che il pontefice ultimamen-te commandato aveva, a’ 15 di genaro fecero una congre-gazione generale, nella quale il cardinale di Mantova, co-me primo legato, ebbe un conveniente raggionamentodella necessità et opportunità d’aprire il concilio, essortòtutti i prelati ad aiutare cosí santa e pia opera con digiu-ni, limosine e frequenti celebrazioni di messe. Dopo fuletta la bolla della legazione, data sotto il dí 10 marzoprecedente, la qual era in termini generali con le soliteclausule, che gli mandava come angeli di pace per prese-der al concilio convocato e che doveva aver principio allefeste di risurrezione. A questa fu aggionta la lettura di trealtri brevi: il primo, de’ 5 marzo, et era facoltà a’ legati didar licenza a’ prelati e teologi che durante il concilio po-tessero legger libri proibiti; il secondo, de’ 23 maggio,che i legati avessero facoltà d’assolver quelli che secreta-mente abiurassero per causa d’eresia; il terzo era dell’ul-timo decembre, dove il pontefice, per levar ogni materiadi controversia nata o che potesse nascere tra i prelaticongregati in concilio sopra la precedenza, commandache i patriarchi prima, poi gl’arcivescovi, in terzo luogo ivescovi precedino, non atteso alcun ordine della degnitàdella sede, ma secondo la promozione, né tenendo contodelle degnità primaziali, o vere o pretese che siano.

Questo letto, reclamò acremente fra Bartolomeo de’Martiri, arcivescovo di Braga in Portogallo, che si doves-se principiar il concilio da pregiudicii contra le chieseprincipali di cristianità, che la sua sede, avendo il prima-

Page 848: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

to di Spagna, ricevesse una sentenzia di dover esser sot-toposta non solo alle altre arcivescovali sue suddite, maanco ad un arcivescovo di Rosano, che è senza suffraga-neo alcuno, et a quelli di Nissia et Antivari, che sonosenza residenza e quasi senza popolo cristiano; esser co-sa di poca equità voler una legge per sé et una per gl’al-tri, pretendere di conservare l’autorità propria e privargl’altri della loro legitima. Parlò con tacita efficacia che ilegati si viddero assai ben impediti, e con difficoltà loquietarono con far scrivere una decchiarazione, dicendola mente del papa e loro esser che per il decreto lettonon s’acquisti ius, né si faccia pregiudicio ad alcuno, nésia offesa la raggione di qual si voglia, né in proprietà, néin possessione, ma ogni primate, o vero o preteso, dopoil concilio debba restar nello stato che era per inanzi.

Con questo modo quietato a pena l’arcivescovo, gl’al-tri spagnuoli fecero instanza che l’apertura del conciliosi facesse come continuazione del già principiato sottoPaolo e proseguito sotto Giulio, e se ne facesse espressadecchiarazione, sí che nissuno potesse cavillar che fosseun nuovo. A questo il vescovo del Zante, che era statononcio in Germania e sapeva quanto una tal azzione sa-rebbe stata calunniata e quanta displicenzia n’averebbericevuto l’imperatore, replicò che sí come non si dovevametter dubio alcuno sopra le cose decise già, ma tenerleper determinate, cosí il farne adesso decchiarazione erasenza necessità et averebbe tagliata tutta la speranza chel’imperatore et il re di Francia avevano di poter far na-scer congiontura che i protestanti si sottomettessero alconcilio et alcun di loro vi intervenisse. Li legati, massi-me Mantova e Varmiense, favorirono con molti discorsiil parer del vescovo, e molte cose furono dette dall’unaparte e l’altra con parole assai acerbe, dicendo li spa-gnuoli di voler protestare e tornar in Spagna. Ma final-mente, dopo molte consultazioni, questi convennero didesistere dalla loro instanza per non opporsi all’impera-

810Letteratura italiana Einaudi

Page 849: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tore, al re di Francia, a’ tedeschi e francesi, e per nondar fomento alle querele de’ protestanti, pur che nonfossero dette parole che significassero nuovo concilio oportassero pregiudizio alla continuazione; promettendoli cardinali a nome del papa che la Santità Sua confer-merebbe tutto quello che era stato fatto in Trento ne’doi precedenti concilii, eziandio in caso che il presentesi dissolvesse e non si potesse finire: con che si contenta-rono e dopo longhi discorsi fu concluso che si dovesseusar forma di parole significanti che si dava principio acelebrar il concilio, levata qualonque sospensione; lequali se ben ambigue e che potevano esser tirate a con-trarii sensi, nondimeno bastando per concordar la pre-sente differenza, furono ricevute e concluso d’aprir ilconcilio la dominica seguente de’ 18. Propose in fine ilcardinale che, principiato il concilio, sarà condecentefrequentare le publiche capelle ogni festa con interventode’ prelati alla messa e col sermone latino, quale doven-do esser recitato alle volte da persone che non sanno in-tieramente quello che convenga al tempo et al luogo etal decoro degl’audienti, sarà ben deputar un prelatoche, sí come il maestro di sacro palazzo a Roma, rivedaquello che doverà esser detto, e secondo la sua censuras’abbia da recitare. Piacque a tutti la proposta e fu de-putato Egidio Foscararo, vescovo di Modena, con cari-co di veder ogni sermone, predica et altra cosa che do-verà esser in publico pronunciata.

[Nel decreto per la sessione è inserto cautamente che isoli presidenti propongano. Prima sessione]

Licenziata la congregazione, i legati co’ confidenti lo-ro si diedero a formar il decreto, e lo concepirono nellaforma concordata; et attendendo molte trattazioni pas-sate tra i prelati in tanto tempo che erano stati oziosi in

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

811Letteratura italiana Einaudi

Page 850: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Trento, di proponer chi questa e chi quell’altra previsio-ne, tutte inviate ad ampliar l’autorità episcopale e de-struggere la romana, pensarono di rimediar al tutto nelprincipio, inanzi che il male si mettesse in moto, con de-cretare che nissun potesse propor materia in delibera-zione, se non i legati. Vedevano l’arduità della propostae prevedevano la contradizzione, e però il bisognod’usar molta arte per farlo ricever dolcemente et inave-dutamente. Quella negativa, che nissun proponga, pare-va dura et aspra; piacque piú l’affermativa: che i legatiproponessero, non dandosi esclusiva chiara agl’altri, masolo virtuale, tutto coprendo con pretesto di servar ordi-ne – dare la deliberazione alla sinodo. Fu formato il de-creto con tanta arte, che sino al presente anco convienesser molto attento per scoprir il senso, non che inten-derlo alla prima udita; e lo riferirò in italiano con chiareparole: legga in latino chi vorrà veder l’arteficio.

Adonque conforme alla presa deliberazione, venuto ilgiorno 18, si fece la processione di tutto ’l clero dellacittà, de’ teologi e prelati, che, oltre i cardinali, erano112 mitrati, accompagnati dalle famiglie loro e guardatida molti paesani armati, caminando dalla chiesa di SanPietro alla catedrale; dove il cardinale di Mantova cantòla messa dello Spirito Santo e Gasparo dal Fosso, arcive-scovo di Reggio, fece l’orazione. Ebbe per soggetto trat-tar dell’autorità della Chiesa, del primato del papa e del-la potestà de’ concilii; disse l’autorità della Chiesa nonesser minore di quella della parola di Dio; che la Chiesaha mutato il sabbato, da Dio già ordinato, nella domeni-ca e levata la circoncisione, già strettamente dalla Mae-stà divina commandata; che questi precetti, non per lapredicazione di Cristo, ma per autorità della Chiesa so-no mutati. Rivoltosi anco a’ padri, gli confortò ad ado-perarsi constantemente contra i protestanti, con certez-za che, sí come lo Spirito Santo non può errare, cosíeglino non possono ingannarsi. Si cantò il Veni creator

812Letteratura italiana Einaudi

Page 851: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Spiritus. Il secretario, che era il vescovo di Tilesi, lesse labolla della convocazione di sopra portata, e l’arcivesco-vo sopradetto interrogò il decreto dell’aprir il concilio,dicendo: «Padri, vi piace che dal giorno d’oggi si celebriil concilio generale di Trento, levata qual si voglia so-spensione, per trattar col debito ordine, proponendo ilegati e presidenti quello che parerà alla sinodo a propo-sito, per levare le controversie della religione, correggeri costumi e conciliar la pace cristiana della Chiesa?» Furisposto: «Placet»; ma contradissero 4 prelati a quellaparte’ «proponentibus legatis», le quali io scrivo cosí inlatino, dovendone piú volte parlare per le gran contro-versie e dispute che seguirono dopo. I contradittori fu-rono Pietro Guerero, arcivescovo di Granata, FrancescoBianco, vescovo di Orense, Andrea della Questa, vesco-vo di Leon, Antonio Colormero, vescovo d’Almeria.Dissero che non potevano acconsentire per esser parolenuove, non usate in altri concilii e che ristringevano la li-bertà del proporre, e dimandarono che i loro voti fosse-ro registrati negl’atti del concilio. Furono lasciati senzaalcuna risposta e fu intimata la sessione per il 26 di fe-braro. Il promotore del concilio ricchiese tutti li notari eprotonotari a far delle cose sopradette uno e piú instru-menti, e con questo finí la sessione.

I legati avisarono il pontefice del successo nella con-gregazione e nella sessione, et egli ne diede parte al con-cistoro. Molti ebbero openione, considerate le difficoltàdel principio, che il concilio dovesse far poco buon pro-gresso, attesa l’ostinata contradizzione che si vidde ne’vescovi spagnuoli, poco propria per componer difficoltàdi religione; se ben dall’altro canto li legati et i vescoviitaliani si mostrarono molto destri et uniti a temporeg-giarle e vincerle. Il papa lodò la prudenza de’ legati, cheavessero prevenuto (cosí diceva) la temerità degl’inno-vatori; non sentí dispiacere che 4 si fossero opposti, per-ché temeva d’aver maggior numero de contrarii; essortò

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

813Letteratura italiana Einaudi

Page 852: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

i cardinali a riformarsi, poiché si vedeva necessità ditrattar con persone irrespettive; diede ordine che fosse-ro sollecitati gl’altri vescovi italiani a partire, e scrisse aTrento che tenessero il decreto fermo e lo esseguisserosenza rallentar un ponto.

[Progressi de’ riformati in Francia. Assemblea in SanGermano, onde esce l’editto di gennaro]

Ma in Francia, avendo per piú mesi la regina di Na-varra, il prencipe di Condé e l’ammiraglio, e la duches-sa di Ferrara fatto instanza che si concedessero a quellidella nuova religione luoghi da congregarsi alle predi-che e cerimonie loro, e tutti questi et altri ancora de’grandi facendo professione, eziandio nella corte stessa,di quella dottrina, gl’altri riformati di minor grado, pre-so perciò ardire, separatamente si congregavano; il chenon potendo sopportar il popolo catolico, in molti luo-ghi del regno furono eccitati moti popolari pericolosis-simi, con uccisioni ancora dell’una e l’altra parte; qualianco erano fomentati da’ grandi catolici, che per inte-resse d’ambizione non potevano sopportare che i pren-cipi e capi ugonotti, acquistando seguito popolare, fos-sero per avanzargli, e davano fomento alle sedizioni.Furono due tumulti causati dalle prediche, uno in Di-giun e l’altro in Parigi, notabilissimi non solo per l’ucci-sione de molti, ma anco per la ribellione a’ magistrati,che fece risolver il conseglio regio di pigliarci rimedio;il quale, acciò fosse appropriato a tutto ’l regno, furonochiamati da tutti li parlamenti i presidenti et un numerode conseglieri eletti per deliberare con maturità quelloche si potesse fare. Et [a’] 17 genaro fu redotto in SanGermano, dove congregati tutti, espose il cancellier pernome regio che erano chiamati per consultar de’ rime-dii a’ moti eccitati nel regno: fece una recapitulazione

814Letteratura italiana Einaudi

Page 853: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

di tutte le cose occorse, soggiongendo che, quanto allecose della religione, si doveva lasciar la cognizione a’prelati, ma dove si tratta della tranquillità del regno e dicontener li sudditi nell’ossequio del re, ciò non poterpertenere agl’ecclesiastici, ma a’ regii consultori. Cheaveva sempre lodato Cicerone, solito di biasmare Cato-ne che, vivendo in un secolo corrottissimo, nelle delibe-razioni era cosí severo e rigido, come un senatore dellarepublica di Platone. Che le leggi si doveva cercar d’ac-commodarle al tempo et alle persone, sí come la calza alpiede. Che si metteva in deliberazione allora questoparticolare: se era servizio del re permetter o proibire lecongregazioni de’ protestanti; nel che non s’aveva dadisputar qual religione fosse migliore, non trattandosidi formar una religione, ma di ordinar una republica;non esser cosa assorda che molti siano buoni cittadini enon buoni cristiani e che si possi viver in pace anco traquelli che non hanno le cose sacre communi.

Andando attorno la consulta, furono varii i pareri;ma superò quello che giudicava doversi relasciar in par-te l’editto di luglio e conceder a’ protestanti libertà dipredicare. Fu formato un editto, al che intervennero an-co il cardinale di Borbon, di Tornon e di Sciatiglion, et ivescovi d’Orliens e di Valenza, con molti capi: che iprotestanti restituissero le chiese, possessioni et altri be-ni ecclesiastici occupati; che s’astenessero dall’abbattercroci, imagini e chiese, sotto pena della vita; che nonpossino congregarsi a prediche o preghiere, o ammini-strar i sacramenti in publico o in secreto, di dí o di nottenella città; che si soprasedi e restino sospese le proibi-zioni e pene dell’editto di luglio e qualonque altre pre-cedenti; che al far le prediche fuori della città non sianomolestati, né i magistrati possino inquietargli o impedir-gli, ma debbiano in questo difendergli da ogni ingiuria,castigando i sediziosi dell’una e l’altra religione; che nis-suno provochi l’altro per causa di religione o usi le con-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

815Letteratura italiana Einaudi

Page 854: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tumeliose parole di fazzione; che i magistrati et officialipossino esser presenti alle prediche e congregazioni;che non possino far sinodi o colloquii o concistori, senon con licenza e presente il magistrato; osservino leleggi civili delle ferie e de’ gradi proibiti ne’ matrimonii;i ministri siano tenuti giurar nelle mani degl’officiali pu-blici di non contravenir a quell’editto, né predicar dot-trina contra il simbolo niceno et i libri del Nuovo e Vec-chio Testamento. Il parlamento di Parigi fece molterepugnanze nell’accettar l’editto; perilché il re di nuovocommandò che fosse publicato, aggiongendoci una con-dizione: che s’intendesse esser per maniera di provisio-ne, aspettando le determinazioni del concilio generaleovero sinché dal re fosse altrimente ordinato, non inten-dendo d’approvar due religioni nel suo regno, ma quel-la sola della santa madre Chiesa, nella quale esso e lisuoi precessori sono vissuti. Sopra che non restando ilparlamento ben d’accordo, il re commandò che trala-sciate tutte le longhezze e difficoltà, l’ordinazione fossepublicata; onde a 6 di marzo cosí fu esseguito, con que-sta clausula: che il parlamento verificava le lettere regieper obedir al re, considerato lo stato de’ tempi, senzaperò approvar la nuova religione, e per modo di provi-sione, sin che dal re fosse altramente ordinato.

[Congregazione in Trento. Libri proibiti]

Ma ritornando a Trento, il dí 27 genaro si fece congre-gazione, dove da’ legati furono fatte 3 proposizioni: laprima, d’essaminar li libri scritti da diversi autori doponate le eresie, insieme con le censure de’ catolici contradi quelli, a fine di determinare quello che la sinodo deb-bia decretare sopra di essi; la seconda, che fossero citatiper decreto della sinodo tutti gl’interessati in quella ma-teria, acciò non possino dolersi di non esser stati uditi; la

816Letteratura italiana Einaudi

Page 855: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

terza, se si dovevano invitar a penitenza con salvocondot-to et ampla concessione e promessa di grande e singolarclemenza i caduti in eresia, purché vogliano pentirsi e ri-conoscer la potestà della Chiesa catolica, con ordine chei padri, considerate le proposte, nella congregazione se-guente dicessero il loro parere, cosí sopra il modod’espedirsi facilmente nell’essamine de’ libri e censure,come sopra il rimanente. E si deputorno prelati a riceveret essaminar i mandati et essecuzioni di quelli che pre-tendevano impedimenti per non andar al concilio.

Questo luogo ricerca che dell’origine del proibir librisi raggioni, e con che progresso sia gionto allo stato inche si trovava in questo tempo, e che nuovo ordine fosseallora preso. Nella Chiesa de’ martiri non fu proibizioneecclesiastica; benché alcune persone pie si facevano con-scienza del legger libri cattivi, per non contravenire aduno di 3 capi della legge divina: di fuggire la contagionedel male, di non esporsi a’ tentativi senza necessità etutilità, e di non occupar il tempo in cosa vana. Questeleggi, come naturali, restano sempre et obligherebbononoi a guardarsi dal legger libri non buoni, quantonquenissuna legge ecclesiastica vi fosse. Ma cessando questirispetti, succedé l’essempio di Dionisio, vescovo ales-sandrino, celebre dottore, quale, circa l’anno del Signo-re 240, per queste cause essendo da’ preti suoi ripreso, eper gli stessi rispetti titubando, ebbe visione che legges-se ogni libro, perché era capace di discernergli. Maggiorpericolo nondimeno stimavano esser ne’ libri de’ gentiliche d’eretici, quali piú erano aborriti e tanto piú ripresala lezzione loro, quanto era frequentata da molti dottoricristiani per vanità d’imparare l’eloquenza; per questacausa san Girolamo, o in visione o in sogno, fu battutodal diavolo, onde in quei medesimi tempi, circa il 400,un concilio in Cartagine vietò a’ vescovi di poter leggerlibri de’ gentili, ma concesse loro legger quelli degl’ereti-ci; il decreto del quale è posto tra i canoni raccolti da

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

817Letteratura italiana Einaudi

Page 856: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Graziano. E questa è la prima proibizione per forma dicanone. Ché per conseglio altre ve ne sono ne’ padri, daregolare secondo la legge divina di sopra citata. I libridegl’eretici, di dottrina da’ concilii dannata, erano spes-so per causa di buon governo dagli imperatori proibiti.Cosí Constantino proibí i libri d’Ario, Arcadio quelli dieunomiani e di manichei; Teodosio quelli di Nestorio, eMarziano gli scritti degl’eutichiani, et in Spagna il re Ri-caredo quei degl’ariani. A’ concilii e vescovi bastava mo-strare quali libri erano di dannata o di apocrifa dottrina:cosí fece Gelasio del 494, e non piú oltre passavano, la-sciando alla conscienza di ciascuno il schifargli o legger-gli per bene. Dopo l’anno 800 i romani pontefici, sí co-me assonsero molta parte del governo politico, cosí ancofecero abbruggiare e proibirono il legger libri, gl’autoride’ quali dannavano; con tutto ciò sino a questo secolosi troverà pochissimo numero de libri cosí fattamenteproibiti. Il divieto universale in pena di scommunica esenza altra sentenza a chi leggesse libri continenti la dot-trina degl’eretici o per sospizzione d’eresia non si costu-mava. Martino V nella sua bolla scommunica tutte lesette d’eretici, viglefisti, massime, et ussiti, né fa altramenzione di quelli che leggessero i libri loro, se benmolti ne andavano attorno. Leone X, condannando Lu-tero, insieme proibí, sotto pena di scommunica, tutti i li-bri suoi. Gl’altri pontefici seguenti, nella bolla chiamataIn cœna [Domini] dannati et escommunicati tutti gl’ere-tici, insieme escommunicarono anco quelli che leggesse-ro i libri loro, et in altre bolle contra eretici in generalefolminarono l’istesse censure contra li lettori de’ libri.Questo partoriva piú tosto confusione; perché non es-sendo gl’eretici dannati nominatamente, conveniva co-noscer i libri piú tosto dalla qualità della dottrina, chedal nome degl’autori; e parendo a diversi diversamente,nascevano scrupuli di conscienza innumerabili. Gl’in-quisitori piú diligenti si facevano cataloghi di quelli che

818Letteratura italiana Einaudi

Page 857: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

a loro notizia pervenivano, i quali non confrontando,non bastavano a levar la difficoltà. Il re Filippo di Spa-gna fu primo dar forma piú conveniente, facendo del1558 una legge che il catalogo de’ libri proibiti dall’In-quisizione di Spagna si stampasse.

Al qual essempio anco Paolo IV in Roma ordinò cheda quell’officio fosse composto e stampato un Indice, co-me fu esseguito del 1559, nel quale furono fatti moltipassi piú inanzi che per lo passato, e gettati fondamentiper mantener et aggrandir l’autorità della corte romanamolto maggiormente, col privar gl’uomini di quella co-gnizione che è necessaria per difendergli dalle usurpazio-ni. Sino a quel tempo si stava tra i termini de’ libri de ere-tici, né era libro vietato, se non di autore dannato.Questo indice fu diviso in tre parti: la prima contiene inomi di quelli, l’opere de’ quali tutte, di qualonque argo-mento siano (eziandio profano), sono vietate; et in que-sto numero sono riposti non solo quelli che hanno pro-fessato dottrina contraria alla romana, ma molti ancorasempre vissuti e morti nella communione di quella. Nellaseconda parte si contengono nomi de’ libri che partico-larmente sono dannati, non proibiti gl’altri degli stessiautori. Nella terza, alcuni scritti senza nome, oltra che,con una regola generale, sono vietati tutti quelli che nonportano il nome degli autori scritti dopo il 1519 e sonodannati molti autori e libri che per 300, 200 e 100 annierano stati per mano di tutti i letterati della romana Chie-sa, sapendo e non contradicendo i pontefici romani pertanto tempo, e de’ moderni ancora furono proibiti diquelli che erano stampati in Italia, eziandio in Roma conapprobazione dell’Inquisizione, et anco approbati dalpapa medesimo per i suoi brevi, come le annotazionid’Erasmo sopra il Testamento Nuovo, che da Leon X,dopo averle lette, furono approbate con uno suo breve,sotto il dato in Roma 1518, 10 settembre. Soprattutto co-sa considerabile è che, sotto colore di fede e religione,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

819Letteratura italiana Einaudi

Page 858: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sono vietati con la medesima severità e dannati gl’autoride’ libri, da’ quali l’autorità del prencipe e magistratitemporali è difesa dalle usurpazioni ecclesiastiche, dovel’autorità de’ concilii e de’ vescovi è difesa dalle usurpa-zioni della corte romana, dove le ipocrisie o tirannidi,con quali, sotto pretesto di religione, il popolo è ingan-nato o violentato, sono manifestate. In somma non fumai trovato il piú bell’arcano per adoperare la religione afar gl’uomini insensati. Passò anco quell’Inquisizionetanto oltra, che fece un catalogo di 62 stampatori, eproibí tutti i libri da quelli stampati di qualonque autore,arte o idioma fossero, con un’aggionta piú ponderosa,cioè e li stampati da altri simili stampatori che abbianostampato libri de eretici; in maniera che non restava piúlibro da legger. E per colmo di rigore, la proibizione diqualonque libro contenuto in quel catalogo era in penadi scommunica latæ sententiæ, riservata al papa, priva-zione et inabilità ad officii e beneficii, infamia perpetuaet altre pene arbitrarie. Di questa severità fu fatto ric-chiamo a questo papa Pio, che successe, il quale rimisel’Indice e tutta questa materia al concilio, come s’è detto.

Furono sopra i proposti articoli varii pareri. LudovicoBecatelli, arcivescovo di Ragusi, e fra Agostino Selvago,arcivescovo di Genova, ebbero opinione che nissunbuon effetto può nascere dal trattar in concilio materiade libri, anzi che potesse piú tosto nascer impedimentoalla conclusione di quello per che il concilio è congrega-to principalmente. Poiché, avendo Paolo IV, con conse-glio di tutti gl’inquisitori e de molti principali; da’ qualiebbe avisi da tutte le parti, fatto un catalogo compitissi-mo, non vi può esser altro d’aggiongervi, se non qualchelibro uscito ne’ 2 anni seguenti, cosa che non merital’opera della sinodo: ma chi volesse conceder de’ proibi-ti in quella raccolta, sarebbe un dicchiarar che in Romasia stato imprudentemente operato, e cosí levare la ripu-tazione et all’Indice già publicato et a quel decreto che

820Letteratura italiana Einaudi

Page 859: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

si facesse, essendo vulgata massima che le nuove leggi le-vano la stima piú a se stesse che alle vecchie; senza che(diceva il Becatelli) nissun bisogno vi è de libri: purtroppo il mondo ne ha, massime dopo trovate le stampe,e meglio è che mille libri siano proibiti senza demerito,che permesso uno, meritevole di proibizione. Neancosarrebbe utile che la sinodo s’affaticasse per render lecause delle proibizioni, facendo censure o approbandole già fatte in diversi luoghi da catolici, perché questo sa-rebbe un chiamarsi contradizzione. È cosa da dottorerender raggione del suo detto; il legislatore che lo fa, di-minuisce l’autorità sua, perché il suddito s’attacca allaraggione addotta e quando crede averla risoluta, pensad’aver anco levato la virtú al precetto. Né meno esserben corregger et espurgar alcun libro, per le stesse causedi non eccitar gl’umori delle persone a dire che sia trala-sciata cosa che meritasse, o mutata quella che non meri-tasse correzzione. Poi la sinodo conciterebbe contra séla mala disposizione di tutti gl’affezzionati a’ libri che sivietassero, che gl’indurrebbe a non ricever gl’altri decre-ti necessarii che si faranno. Concluse che, bastando l’In-dice di Paolo, non lodava l’occuparsi vanamente per fardi nuovo cosa fatta, o per disfar cosa ben fatta. Molte al-tre raggioni furono allegate in confermazione di questoparere da piú vescovi, creature di Paolo IV et admirato-ri della sua prudenza nel maneggio della disciplina ec-clesiastica, li quali tenevano che fosse necessario conser-vare, anzi aummentare il rigore da lui instituito, volendoconservar la purità della religione.

Giovanni Tomaso San Felicio fu d’opinione al tuttocontraria, che in concilio si dovesse trattar de’ libri tuttodi nuovo, come se non vi fosse precedente proibizione;perché quella, come fatta dall’Inquisizione di Roma, peril nome è odiosa ad oltramontani, e del resto è anco tantorigida, che è inosservabile, e nissuna cosa manda piú fa-cilmente una legge in desuetudine, quanto l’impossibilità

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

821Letteratura italiana Einaudi

Page 860: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

o gran difficoltà in osservarla et il gran rigore nel punir letransgressioni; esser ben necessario conservar la riputa-zione di quell’officio, ma questo potersi far assai apposi-tamente con non farne menzione; del rimanente facendole sole previsioni necessarie e con pene moderate. E pertanto parergli che il tutto stia nel consultar il modo: e dis-se egli quello che giudicava ottimo, cioè che i libri sin al-lora non censurati fossero compartiti a’ padri e teologipresenti in concilio, et anco agl’assenti; quali, essaminati-gli, facessero la censura, e dalla sinodo fosse deputatauna congregazione non molto numerosa, che fosse comegiudice tra la censura et il libro; il che parimente fosseservato con i già censurati, e questo fatto, si proponessein congregazione generale per decretare in universalequello che paresse beneficio publico. Quanto al citare ono gl’interessati, disse che 2 sorti d’autori erano: altri se-parati dalla Chiesa et altri incorporati in essa; de’ priminon esser di tener conto, poiché con la sola alienazionedalla Chiesa hanno essi medesimi, come san Paolo dice,condannato se stessi e le opere proprie, sí che non è biso-gno piú udir altro; ma degl’incorporati con la Chiesa es-serne de morti e de vivi; questi esser necessario citare etascoltare, né, trattandosi della loro fama et onore, potersicontra le opere loro procedere, se non ascoltate le rag-gioni loro; de’ morti, poiché non vi è l’interesse privato,potersi far quello che ricerca il publico ben, senza peri-colo d’offender alcuno. A questa opinione fu aggionto daun altro vescovo che l’istessa forma di giustizia si dovesseusare verso gl’autori catolici defonti, perché restano liparenti e discepoli, che come posteri participano la famao infamia del morto, e però restano interessati, e quandoben alcun tale non vi fosse, la sola memoria del defontonon può esser giudicata se non è difesa.

Fu anco chi ebbe opinione non esser giusta cosa con-dannar le opere de’ protestanti senza udirgli, perché,quantonque le persone siano da se stesse dannate, non si

822Letteratura italiana Einaudi

Page 861: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

può per le leggi far la declaratoria senza citazione, quan-tonque in fatto notorio; adonque né meno si può far con-tra il libro, se ben notoriamente contenga eresia. FraGregorio, general degl’eremitani, disse non parergli ne-cessario osservare tante sottilità; la proibizione de’ libriesser precisamente come la proibizione medicinale d’uncibo, che non è una sentenzia contra di esso, né contrachi l’ha preparato, che però convenga ascoltarlo, ma unprecetto verso di chi l’ha da usare, fatto da chi ha cura diregger la sanità di quello; però non trattarsi del pregiudi-cio del vivandiero, ma del solo beneficio dell’indisposto;e con ottima raggione un cibo, se ben in sé buono, si vie-ta per non esser utile all’indisposto usarlo: cosí la sinodo,che è il medico, debbe guardar quello solo che è utile a’fedeli legger o no, et il dannoso e pericoloso vietarlo, chenon farà torto ad alcuno, se ben il libro in se stesso fossebuono, quando all’infermità delle menti di questo secolonon convenga. Altre varie considerazioni passarono, chesi risolvevano finalmente in una di queste.

[Perdono generale e salvocondotto]

Ma intorno al terzo articolo d’invitar a penitenzia conpromessa di clemenzia e con cessione di salvocondotto,varie opinioni erano anco tra i legati medesimi. Il Man-tova sentiva un perdono generale, dicendo che con quel-lo s’averebbe guadagnato gran numero di persone, et es-ser rimedio usato da tutti i prencipi nelle sedizioni oribellioni che non hanno forza di opprimere, concederperdono a chi depone le armi, che cosí li meno colpevo-li si ritirano e gl’altri restano piú deboli; e quando ben vifosse speranza d’acquistarne pochi, doversi far anco perun solo, e se ben non s’acquistasse alcuno, però essergran guadagno l’aver usato e mostrato la clemenza. Perl’altra parte il legato Simoneta diceva che era un metter

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

823Letteratura italiana Einaudi

Page 862: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

in pericolo di rovinar degl’altri, perché molti s’induconoa trascorrere dove veggono il perdono facile; che d’altrocanto il rigore, se ben è duro a chi lo sente, tiene innu-merabili in officio. Per mostrar la clemenza, esser assaiusarla con chi la ricchiede; il trarla dietro a chi non la di-manda et a chi la ricusa rallenta la custodia che ciascuntiene di se stesso: sarà stimato un leggier delitto l’eresia,quando si vegga d’averne cosí facilmente perdono. Inqueste 2 opinioni erano i prelati divisi, e da quelli chenon lodavano il salvocondotto era detto che nel primoconcilio non fu dato ad alcuno, e sarebbe stato fatto,quando fosse necessario o conveniente; che pur quelloconcilio fu retto da un papa prudentissimo e da legatiprincipali del collegio; nel secondo per ciò fu dato, per-ché fu ricchiesto da Maurizio, duca di Sassonia, e da al-tri protestanti, e l’imperatore l’addimandò per loro;però con raggione fu concesso: adesso che nissun l’addi-manda, anzi che la Germania ad alta voce dice e prote-sta che non conosce questo concilio per legitimo, a chedargli salvocondotto, se non per dar loro materia diqualche sinistra interpretazione? I prelati spagnuoli nonconsentivano in modo alcuno ad un salvocondotto gene-rale, per il pregiudicio che si sarebbe fatto all’Inquisizio-ne di Spagna, poiché, stante quello, averebbe ciascunopotuto dicchiararsi per protestante e mettersi in puntoper il viaggio, senza poter esser arrestato dall’Inquisizio-ne. L’istesso consideravano i legati che avvenir potrebbeall’Inquisizione di Roma e d’Italia. Tutte le cose consi-derate, pareva, quanto all’Indice, che bastasse al presen-te far deputati, e con una particola del decreto, far in-tender agl’interessati che sarebbono ascoltati, et invitaral concilio tutti; e quanto al salvocondotto, per le diffi-coltà che s’attraversano, rimetter a pensarvi meglio.

824Letteratura italiana Einaudi

Page 863: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Arrivano a Trento il legato Altemps, gl’ambasciatoridi Cesare e quel di Portogallo]

Mentre queste cose si trattano, a’ 5 di febraro arrivòin Trento il cardinale Altemps, nipote del papa, quintolegato, et insieme la nuova dell’editto di Francia di so-pra recitato, che confuse molto ogni uno: poiché, men-tre il concilio è in piede per condannare le novità, quel-le da’ prencipi siano permesse con publico decreto. Ildí seguente fu ricevuto in congregazione generale Anto-nio Miglicio, arcivescovo di Praga, ambasciator dell’im-peratore; fu letto il mandato di Sua Maestà Cesarea,l’arcivescovo fece una breve orazione e riservò il rima-nente al signor Sigismondo Tonn, secondo ambasciato-re di Sua Maestà, che non era ancora gionto. La sinodorispose che con molta allegrezza vedeva gl’ambasciatoridell’imperatore e che ammetteva il mandato imperiale.Tentò l’ambasciator di preceder il cardinale Madruc-cio, vescovo di Trento, allegando le raggioni e preten-sioni di don Diego nel primo concilio, e con la rispostadi quello che successe, non di quello che fu preteso,s’acquietò e sedette di sotto.

A 9 fu accettato Ferdinando Martinez Mascarenio,ambasciator di Portogallo, letta la lettera di credenza delre et il mandato: fu fatta una orazione assai longa da undottore che con lui era, dove narrò il frutto che la Chie-sa cava da’ concilii, la necessità di questo presente, gl’at-traversamenti che ha sostenuto ne’ passati tempi e comela prudenza di Pio pontefice gli ha superati in questotempo; disse l’autorità de’ concilii esser cosí grande che idecreti loro sono ricevuti per oracoli divini. Il re aversperanza che da quel concilio sarebbono decise le diffe-renze nella religione et indrizzati i costumi de’ sacerdotiall’evangelica sincerità; perilché gli prometteva ogni os-sequio, di che potevano render testimonio i vescovi giàarrivati e quelli che arriveranno; narrò la pietà, religione

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

825Letteratura italiana Einaudi

Page 864: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

et impresa degl’antichi e piissimi re, e di questi le faticheper sottopor tante provincie dell’Oriente all’imperiodella Sede apostolica: delle qual eroiche pietà debbonoaspettar immitazione in Sebastiano re. Lodò in pocheparole la nobiltà e virtú dell’ambasciator, et in finepregò i padri ad ascoltarlo, quando sarà bisogno per lechiese del suo regno. Il promotore in poche parole ri-spose: la sinodo aver sentito piacere leggendosi il man-dato del re et udendo l’orazione con narrativa della suapietà e religione, cosa non però nuova, ma a tutti nota,essendo conspicua la gloria debita a lui et a suoi maggio-ri, per aver conservato in questi tempi turbolenti la reli-gione catolica nel suo regno et averla portata in luoghilontani; che di ciò la sinodo rende grazie a Dio e riceve ilmandato del re, come debbe.

Ma nella congregazione delli 11 si presentò l’altro am-basciatore dell’imperatore, il qual fu senza molta cerimo-nia ricevuto, essendo stato già letto il mandato; onde vifu tempo di trattare delle cose conciliari, e detto alquan-to nelle medesime materie, fu data libertà a’ legati d’eleg-ger padri per formar una congregazione sopra l’Indice etaltri a formar il decreto per la futura sessione. Furononominati da’ legati per attender al negozio de’ libri, cen-sure et Indice, l’ambasciator d’Ongaria, il patriarca diVenezia, 4 arcivescovi, 9 vescovi, un abbate e 2 generali.

Alli 13 gl’ambasciatori dell’imperatore comparvero a’legati e fecero una esposizione con 5 ricchieste, che la-sciarono anco in scritto, acciò potessero deliberar sopra:che si fuggisse il nome di continuazione del concilio,perché da ciò li protestanti pigliavano occasione di ricu-sarlo; che si differisse la futura sessione, o almeno si trat-tassero cose leggieri; che non si essasperassero quellidella confessione augustana in questo principio del con-cilio col condannare i loro libri; che si desse a’ prote-stanti amplissimo salvocondotto; che quanto si trattassenelle congregazioni fosse tenuto secreto, perché il tutto

826Letteratura italiana Einaudi

Page 865: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

si publicava sino a’ plebei. Poi, avendo offerto tutti i fa-vori et assistenze per nome dell’imperatore, soggionseroaver ordine dalla Maestà Sua, essendo chiamati da SueSignorie reverendissime, di consegliare le cose del con-cilio et adoperar l’autorità imperiale per favorirle.

Alli 17 risposero i legati che, essendo necessario sodi-sfar tutti, sì come a loro instanza non si nominare conti-nuazione, cosí, per non irritar li spagnuoli era necessarioastenersi anco dal contrario; che nella prossima sessionesi passerebbe con cose generali e leggieri, et all’altri sidaria longo tempo; che non si era pensato di dannar perallora la confessione augustana. Quanto a’ libri de’ con-fessionisti non si parlerebbe allora, ma l’Indice de’ librisi farebbe nel fine del concilio; che si daria salvocondot-to amplissimo alla nazione germanica, quando fosse bendeciso se si dovesse darglielo separatamente o metterlocon le altre; che si provederebbe alla secretezza conbuona maniera, e tutto quello che tratteranno lo com-municheranno con loro, essendo certi della buona vo-lontà dell’imperatore e che gl’ambasciatori suoi corri-spondono alla pietà e religione del patrone.

Giorgio Drascovizio, vescovo di Cinquechiese, terzoambasciator dell’imperatore, che era gionto in Trentosino il mese passato, il 24 febraro presentò in congre-gazione generale il suo mandato et allora fece un’ora-zione nella quale si estese nelle lodi dell’imperatore, di-cendo che Dio l’ha donato in questi tempi persollevamento di tante miserie; lo comparò a Constanti-no nel favorir le chiese; narrò li molti officii fatti per laconvocazione del concilio et avendolo ottenuto, primodi tutti i prencipi volle mandar ambasciatori, doi perl’Imperio, regno di Boemia et Austria, e sé separata-mente per il regno di Ongaria; presentò il mandato eringraziò la sinodo che anco inanzi di veder il docu-mento della legazione, gli dasse il luogo convenientealla qualità d’ambasciatore. Fu letto il decreto formato

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

827Letteratura italiana Einaudi

Page 866: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

da’ deputati in termini generali, il che fu fatto cosí persodisfar alla ricchiesta degl’imperiali, come perché nonera ben digesta la materia.

Il che fatto, il legato Mantova fece una modesta e gra-ve ammonizione a’ padri di tener secrete le cose che sitrattavano nelle congregazioni; cosí, acciò publicandosinon fosse opposto qualche attraversamento, come ancoperché, quando ben non vi fossero simil pericoli, le cosehanno riputazione maggiore e sono in maggior riverenzatenute, quando non sono da tutti sapute; poi ancora per-ché, non usando molte volte ogni uno tutta la circon-spezzione conveniente, o non servando il decoro, è conindegnità di tutto ’l consesso se si publica. Aggionse an-co non esservi collegio o conseglio, cosí secolare, comeecclesiastico, né ristretto, né numeroso, che non abbia lasua secretezza; la quale è imposta con legami o di giura-menti o di pene. Ma quella sinodo esser di persone cosíprudenti, che non debbono esser ligati salvo che dalproprio giudicio. Che esso cosí dicendo non parlava piúa’ padri, che a’ colleghi et a se stesso principalmente, es-sendo ogni uno soggetto d’ammonir se stesso ad ognicosa condecente. Dopo passò a raccordar la difficoltàche s’era scoperta nella materia del salvocondotto, eperò essortò ogni uno a pensarvi con accuratezza, sog-giongendo in caso che inanzi la sessione non si potesserisolver, si aggiongerà al decreto che il salvocondotto sipossi conceder in congregazione. Questo fu risoluto trali legati; perché avendo scoperto la difficoltà, massimeper l’Inquisizione di Roma e di Spagna, avevano scrittotutto quello che era stato detto, cosí sopra quel ponto,come intorno l’Indice, et aspettavano risposta da Roma.

828Letteratura italiana Einaudi

Page 867: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Il papa ha sdegno contra i francesi ed ombra con glispagnuoli]

Dove il pontefice stava con sdegno per l’editto diFrancia e con impazienza che in concilio si passasse sen-za niente fare; diceva non esser ben che i vescovi stianomolto tempo fuori della residenza, e massime per trattarsuperfluamente de’ dogmi decisi in altri concilii; aveva insospetto i prelati spagnuoli, et allora maggiormente, ri-putandogli fatti piú mal affetti, dopo che aveva concessoal re delle entrate ecclesiastiche 400 000 scudi l’anno per10 anni fermi, e facoltà di vender 30 000 scudi d’entratade vassallatici della Chiesa: che pareva una diminuzionemolto notabile della grandezza della Chiesa in Spagna.

Gionse a Roma Luigi San Gelasio, signor di Lansac,mandato di Francia espresso per dar conto al ponteficedello stato del regno. Questo prima disse che, vedendoil re la gran sollecitudine con che il papa procedeva nelfatto del concilio, aveva dissegnato monsignore di Can-dalla ambasciatore a quella volta, e fatto partir 24 vesco-vi, de’ quali gli diede la lista; gli narrò tutto il successo inFrancia dopo la morte di Francesco, e la necessità diproceder con temperamento, cosí perché le forze nonerano bastanti per caminar con rigore, come anco per-ché, quando fossero state tali, bisognava metter mano alsangue de’ piú nobili, che averebbe alienato tutto ’l re-gno e ridotto le cose a peggior stato; che il re non avevasperanza se non nel concilio, quando tutte le nazioni,eziandio gl’alemani vi intervenissero. Perché, fermata lareligione in Germania, non dubitava di far l’istesso inFrancia; ma trattar dell’impossibile che si possi far con-descender ad accettar i decreti del concilio a quelli chenon saranno intervenuti; che i protestanti francesi nonpotranno separarsi da’ tedeschi; però supplicava SuaSantità che, quando per sodisfarli non si trattasse altroche del luogo, della sicurezza e della forma di proceder,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

829Letteratura italiana Einaudi

Page 868: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gli piacesse condescender al voler loro per il gran benche ne seguirebbe. Rispose il papa: prima, quanto alconcilio, che egli dal principio del pontificato fu risolutodi congregarlo; che la difficoltà è stata interposta dalcanto dell’imperatore e re di Spagna; con tutto ciò am-bidue v’hanno al presente ambasciatori e prelati; chenon restano se non i francesi, che piú di tutti hanno bi-sogno del concilio; che non ha tralasciato alcuna cosaper invitar i tedeschi protestanti, eziandio con qualcheindegnità di quella Sede; che continuerà, e sicurezzanon mancherà loro quanta e quale sapranno ricchiedere.Non gli pare già onesto sottoporre il concilio alla discre-zione de’ protestanti, ma ricusando essi di venirci, nondoversi restar di caminar inanzi, massime essendo giàben inviati. Ma quanto alle cose fatte in Francia, in po-che parole rispose non poterle lodare, e pregar Dio cheperdoni a chi causa tanti inconvenienti.

Et averebbe il pontefice passato quei termini, quandoavesse saputo quello che in Francia si faceva, mentre Lan-sac gli rappresentava le cose fatte; imperoché a’ 14 di fe-braro in San Germano la regina diede ordine che i vescovidi Valenza e di Seez, et i teologi Butiglier, Espenzeo e Pi-corello consultassero insieme che cose si potessero far perprincipio di concordia. I quali proposero gl’infrascritti ca-pi: che fosse in tutto e per tutto proibito far effigie dellaSanta Trinità e di persona non nominata ne’ martirologiiaccettati dalla Chiesa; che alle imagini non siano poste co-rone, vesti, né voti overo oblazioni, né portate in proces-sione, eccetto il segno della santa croce, di che anco parevache restassero sodisfatti i protestanti, se ben quanto al se-gno della santa croce facevano qualche repugnanza condire che Constantino fu il primo che lo propose da adora-re contra l’uso della antica Chiesa. Ma Nicolò Magliardo,decano della Sorbona, insieme con altri teologi si oppose-ro, defendendo l’adorazione delle imagini, se ben confes-sava che dentro vi fossero molti abusi. L’istesso mese Na-

830Letteratura italiana Einaudi

Page 869: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

varra scrisse all’elettor palatino, duca di Vittembergo e Fi-lippo di Assia, avisando che, quantonque non s’avesse po-tuto convenire nel colloquio di Poisí, né in quest’ultimo inmateria delle imagini, egli però era per adoperarsi sempreper la riforma della religione, ma introducendola a poco apoco, per non turbar la publica quiete del regno.

In quel tempo istesso il duca di Ghisa et il cardinale diLorena andarono alle Taverne, castello del vescovo d’Ar-gentina, e vi convennero Cristofero, duca di Vittemberg,co’ ministri confessionisti; per 3 giorni furono insieme, etesplicarono al duca il favor fatto alla confessione augusta-na nel colloquio di Poisí e la repugnanza de’ riformatifrancesi in accettarla, ricercando che la Germania s’unissea loro per impedir la dottrina di Zuinglio, non per impe-dir la emendazione della religione, la qual desiderano, masolamente acciò non pigli radice un veneno pestifero, nonsolo in Francia, ma anco in Germania; il che fu fatto daloro, acciò, instando la guerra, potessero aver facilmenteaiuti, o almeno quelli fossero negati alla parte contraria.Questo aboccamento generò gravissimi sospetti in Roma,in Trento et anco in Francia. Il cardinale e gl’aderentisuoi si giustificavano che fosse per beneficio della cristia-nità, per aver favore anco de’ protestanti di Germaniacontra gl’ugonotti di Francia. È anco fama che il cardina-le desiderasse veramente qualche unione nella religionecon Germania e che, sí come aborriva dalla confessionedi Geneva, cosí inclinasse all’augustana e desiderasse ve-derla piantata in Francia. È ben cosa certa che, dopo fini-to il concilio tridentino, egli diceva aver altre volte sentitocon quella confessione, ma dopo la determinazione delconcilio essersi acquietato a quella, convenendo ad ognicristiano cosí fare. Per le prediche che publicamente si fa-cevano in Francia, con tutto che nascessero sedizioni indiversi luoghi che impedivano l’aummento de’ riformati,nondimeno si trovò che in questo tempo erano constitui-te 2150 radunanze, che dimandavano chiese.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

831Letteratura italiana Einaudi

Page 870: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Seconda sessione: decreto sopra i libri dannati]

In Trento, venuto il 26 febraro, congregati nella chie-sa li padri, si tenne la sessione. Cantò la messa AntonioElio, patriarca di Ierusalem, fece l’orazione AntonioCocco, arcivescovo di Corfú. Finita la messa, dovendosilegger i mandati de’ prencipi, che se ben letti in congre-gazione era stile leggerli anco in sessione, nacque diffi-coltà tra gl’ambasciatori d’Ongaria e Portogallo, preten-dendo ciascuno d’essi che il suo fosse letto inanzi, comedi re piú eminente; la precedenza tra le persone non po-teva far nascer difficoltà, sedendo il portogallo, come se-colare, alla destra del tempio, e l’ongaro, come ecclesia-stico, alla sinistra. I legati, dopo aver consultato,publicarono che i mandati si leggerebbono per ordineche erano stati presentati e non secondo la degnità de’prencipi. Fu anco letto un breve del pontefice, che ri-metteva al concilio la materia dell’Indice; il quale fu inRoma fabricato, perché, essendo già da Paolo IV, comeè stato narrato, stabilito un Indice, quando in quelloavesse il concilio posto mano, s’averebbe potuto argo-mentare superiorità; però giudicarono che dal papa glie-ne dovesse spontaneamente esser data facoltà per preve-nire quel pregiudicio. Il patriarca celebrante lesse ildecreto, la sostanza del qual era: che la sinodo pensandodi restituir la dottrina catolica alla sua purità e ridur licostumi a miglior forma, essendo accresciuto il numerode’ libri perniziosi e sospetti, né avendo giovato il rime-dio di molte censure fatte in varie provincie et in Roma,ha deliberato che alcuni padri deputati sopra ciò consi-derino et a suo tempo riferiscano alla sinodo quello chesia bisogno far di piú, a fine di separare et estirpare il lo-glio dalla buona dottrina, levar li scrupuli dalle menti etogliere le cause di querimonie di molti; ordinando checiò sia con quel decreto publicato alla notizia di tutti,acciò se alcun pensarà aver interesse cosí nel negozio de’

832Letteratura italiana Einaudi

Page 871: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

libri e censure, come in ogni altro che si averà da tratta-re in concilio, sia certo che sarà udito benignamente. Eperché la sinodo di cuore desidera la pace della Chiesa,che tutti conoscano la commune madre, invita tuttiquelli che non communicano con lei alla reconciliazionee concordia et a venir alla sinodo, da quale saranno ab-bracciati con ogni officii di carità, sí come co’ medesimisono invitati; e di piú ha decretato che nella congrega-zione generale si possi conceder salvocondotto del me-desimo vigore e forza, come se fosse dato nella publicasessione. Finito di legger il decreto, il quale portava pertitolo della sinodo «santa ecumenica e generale, nelloSpirito Santo legitimamente congregata», l’arcivescovodi Granata ricercò che si vi aggiongesse «rappresentantela Chiesa universale», secondo che da’ concilii ultima-mente celebrati fu servato l’istesso. Dopo lui ricercò An-tonio Paragues, arcivescovo di Caglieri, e furono seguitida quasi tutti i prelati spagnuoli, i quali fecero instanzache la loro ricchiesta fosse notata negl’atti; né a questogli fu contradetto o pur risposto, ma per fine si ordinò laseguente sessione per il 14 maggio.

Il decreto fu posto in stampa, non solo per esser giàcostume, come perché era fatto per andar a notizia ditutti, e fu generalmente da ogni sorte di persone censura-to. Si ricercava come la sinodo chiamava gl’interessatinelle cose che in concilio si dovevano trattare, se quellenon erano sapute e per lo passato tutto s’era trattato fuo-ri dell’espettazione; chi voleva indovinare che cosa fosse-ro i legati per proporre, poiché essi medesimi non lo sa-pevano, aspettando le commissioni da Roma. Similmentegl’interessati nella conservazione di qualche libro comepotevano saper che si trattasse cosa contra di quello? Lageneralità della citazione e la incertezza della causa dove-vano constringer ogni persona ad andar a Trento, nonessendovi alcuno senza interesse in qualche particolare,del quale era possibile assai che se ne trattasse. General-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

833Letteratura italiana Einaudi

Page 872: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

mente era concluso che fosse un chiamar in apparenza etescluder in essistenza. Tra queste cose non lodate, trova-vano da commendare la ingenua confessione della sino-do che le passate proibizioni avevano partorito scrupolinegl’animi e dato cause di querele. Oltra questo in Ger-mania fu presa in sospetto quella parte dove la sinodo insessione concede a se stessa in congregazione generaleautorità di dar salvocondotto: non era intesa la differen-za, convenendo le medesime persone in ambidoi li con-gressi, se non fosse perché in sessioni fossero con le mi-tre, in congregazioni con le berette; e per qual causa, se ilsalvocondotto non si poteva spedir allora, non far unasessione espressamente per questo. Riputavano in som-ma che qui sotto fosse coperto qualche gran misterio, seben li piú sensati tenevano fermo la sinodo esser certache nissun protestante, con ogni sorte di salvocondotto,sarebbe andato a Trento, salvo che con forza, come av-venne del 1552 per la risoluta volontà di Carlo, cosa chenon si poteva piú metter in prattica.

[Risposta del papa a’ legati, per la quale si tiene congre-gazione per le sicurità e salvicondotti]

Rescrisse il pontefice all’aviso de’ legati che non fosse-ro invitati a penitenza con provisione di perdono gl’ereti-ci; imperoché, essendo stato ciò fatto una volta da Giulioe l’altra da Paolo IV, non se n’era veduto buon essito.Degl’eretici che sono in luogo di libertà nissun l’accetta;quelli che sono in luoghi dove l’Inquisizione ha vigore, setemono poter esser scoperti, ricevono il perdono finta-mente per assicurarsi del passato, con animo di far peg-gio piú cautamente. Quanto al salvocondotto, lodava chesi dasse a tutti quelli che non sono sotto Inquisizione, mache questa eccezzione non si esprimesse, atteso che,quando Giulio concesse il suo perdono, eccetto a’ sog-

834Letteratura italiana Einaudi

Page 873: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

getti all’Inquisizione di Spagna e di Portogallo, vi fu mol-to che dire, e passò con poca riputazione, quasi che il pa-pa non avesse ugual potestà sopra quell’Inquisizione co-me sopra le altre; ma il modo d’esprimerlo lo rimetteva aquello che fosse piú piacciuto alla sinodo. Quanto allaforma, lodava quella che fece il concilio del 1552 allaGermania, poiché era già veduta, e sotto quella fede tan-ti protestanti erano andati in quell’anno a Trento. Intornoall’Indice, ordinò che si seguitasse da’ deputati, operandofinché si offerisse occasione di decretare publicamente,senza opposizione d’alcun prencipe.

Venuta la risposta il 2 marzo, col seguente giorno futenuta congregazione per risolver se il perdono generalesi dovesse publicare e conceder il salvocondotto, e soprala forma dell’un e l’altro, et il dí 4, dopo longhe dispute,fu concluso, avendo i legati, senza interessar l’autoritàdel papa, fatto cader la deliberazione dove egli mirava.Fu tralasciato d’invitar a penitenza, per le raggioni a Ro-ma portate. Molto fu disputato se si doveva dar salvo-condotto nominatamente a’ francesi, inglesi e scozzesi;fu anco chi mise a campo i greci et altre nazioni orienta-li. Di questi presto si vidde che i poveri uomini, afflitti inservitú, non potevano senza pericolo e senza esser sov-venuti di danari pensar a concilii; e poi alcun anco dice-va che, essendo nata la divisione de’ protestanti, era benlasciar dormir quell’altra e non la nominare, allegando ilpericolo di muover in un corpo gl’umori cattivi che sonoin quiete. Il dar salvocondotto ad inglesi, non lo ricchie-dendo né essi, né altri per loro, era con grand’indegnità.Degli scocesi piaceva, perché la regina l’averebbe di-mandato, ma era ben far prima venir la dimanda. DiFrancia si metteva dubio se il conseglio regio dovesseaverlo per bene o no, parendo che fosse una dicchiara-zione che il re avesse ribelli. Della Germania non si po-teva dubitar, essendogli altre volte concesso; ma quandoa’ quella sola si dasse, pareva che s’avessero gl’altri per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

835Letteratura italiana Einaudi

Page 874: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

abandonati. Ad una gran parte piaceva che si concedes-se assolutamente a tutte le nazioni, ma gli spagnuolis’opponevano et erano da’ legati favoriti e d’altri, con-scii della volontà del papa, con grand’indegnazione diquelli a quali pareva farsi illazione che il concilio nonfosse superiore all’Inquisizione di Spagna. Tutte le diffi-coltà in fine furono superate, e formato il decreto con 3parti. Nella prima, è dato salvocondotto alla nazionegermanica in quella forma a punto di parola in parolache del 1552. Nella seconda si dice che la sinodo dà sal-vocondotto nella medesima forma e parole, come è datoa’ tedeschi, a ciascun di quelli che non hanno commu-nione di fede con lei, di qualonque nazione, provincia,città e luoghi dove si predica, insegna e crede il contra-rio di quello che sente la Chiesa romana. Nella terza,che quantonque non paiano comprese tutte le nazioni inquella estensione, il che per certi rispetti è stato fatto,però non s’ha da pensare esclusi quelli che, da qualon-que nazione, vorranno pentirsi e ritornar al grembo del-la Chiesa; il che la sinodo desidera esser fatto a tutti no-to; ma per esserci bisogno di deliberare con maggiordiligenza in che forma se gli debbe dar il salvocondotto,gli è parso differir ciò ad altro tempo, per considerarcipiú accuramente, avendo per ora stimato bastare chefosse provisto alla sicurezza di quelli che publicamentehanno abandonato la dottrina della Chiesa. Fu il decretoimmediate stampato, come conveniva a cosa fatta peresser dedutta in notizia di tutti; però il concilio nonservò la promessa di trattare o pensare la forma di darsalvocondotto a quelli del terzo genere; anzi, nello stam-par tutto ’l corpo del concilio insieme, questa terza partefu tralasciata fuori, lasciando alla speculazione del mon-do perché prometter di proveder a quelli ancora e far-glielo noto in stampa con desiderio che fosse da tutti sa-puto, e poi non l’esseguire, anzi procurar d’asconderequel dissegno che allora affettavano manifestare.

836Letteratura italiana Einaudi

Page 875: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Gli ambasciatori cesarei sollecitano la riforma, dellaquale i legati propongono dodici articoli]

Gl’ambasciatori dell’imperatore sollecitarono i lega-ti a far la riforma e scriver a’ protestanti, essortandoglia venir al concilio, come fu fatto al tempo del basileen-se co’ boemi. Risposero i legati che già 40 anni tutti iprencipi e popoli sempre hanno chiesto riforma, némai s’è trattato capo alcuno di quella che essi medesi-mi non abbino attraversato et opposto impedimenti,che hanno anco constretto abandonar l’opera; al pre-sente s’attenderà alla riforma per quello che toccal’universale delle nazioni cristiane, ma per quello ches’aspetta al clero di Germania, che ne ha piú di tutti bi-sogno, la riforma del quale anco l’imperatore princi-palmente aspetta, non vedevano come poterla fare,poiché i prelati tedeschi non erano venuti al concilio; eche quanto allo scriver a’ protestanti, avendo essi ri-sposto a’ noncii del papa con indecenza tanto essorbi-tante, non si poteva aspettar se non che rispondesseroalle lettere della sinodo in modo peggiore.

A’ 11 marzo proposero i legati in congregazione gene-rale 12 articoli per dover esser studiati e discussi nelleseguenti congregazioni.

1. Che provisione si potrebbe fare accioché i vescoviet altri curati risedino nelle chiese loro, né si assentinoda quelle, se non per cause giuste, oneste, necessarie etutili alla Chiesa catolica.

2. Se sia ispediente proveder che nissun sia ordinatose non a certo titolo d’alcun beneficio, essendosi scoper-ti molti inganni che nascono dall’ordinare a titolo delpatrimonio.

3. Che per l’ordinazione non sia ricevuta alcuna cosa,né dagl’ordinatori, né da loro ministri o notarii.

4. Se si debbe conceder a’ prelati che nelle chiese do-ve non sono distribuzioni quotidiane, overo per la loro

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

837Letteratura italiana Einaudi

Page 876: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tenuità non sono stimate, possino convertir in distribu-zioni alcuna delle prebende.

5. Se le parochie grandi, ch’hanno bisogno di piú sa-cerdoti, debbino aver anco piú titoli.

6. Se i beneficii curati piccioli, che non hanno suffi-ciente entrata per il viver del sacerdote, si debbianoriformare, facendo di piú uno.

7. Che provisione s’ha a fare circa i curati ignoranti oviziosi: se sia ispediente dargli coadiutori o vicarii idoneicon assegnazione di parte delle entrate del beneficio.

8. Se si deve conceder all’ordinario di trasferir nellechiese matrici le capelle rovinate, che per povertà nonpossono reedificare.

9. Se si deve conceder all’ordinario che visiti i benefi-cii andati in comenda, se ben sono regolari.

10. Se si devono irritare i matrimonii clandestini cheall’avvenire saranno contratti.

11. Che condizioni si debbino assignare, acciò il ma-trimonio non sia clandestino, ma contratto in faccia del-la Chiesa.

12. Che provisione si debbe far intorno i grandi abusiche causano gli questuanti.

Appresso di questi fu dato a’ teologi l’infrascrittopunto da studiare per doverlo discutere in una congre-gazione propria per questo: se, sí come Evaristo et ilconcilio lateranense hanno decchiarato che li matrimonifatti in occulto non siano riputati validi nel foro e quan-to alla Chiesa, cosí il concilio possi dicchiarare che asso-lutamente siano nulli, in maniera che l’occoltazione esecretezza sia posta tra gl’altri impedimenti che annulla-no il matrimonio.

In questo mentre, essendosi scoperto in Germania,che i protestanti trattavano una lega, e si facevano qual-che provisioni di soldati, l’imperatore scrisse a Trentoet al papa ancora che in concilio si soprasedesse sin tan-to che apparisse a che termine fosse per arrivare quel

838Letteratura italiana Einaudi

Page 877: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

moto: perilché il rimanente del mese per questa causa eper esser i giorni santi si passò tutto in cerimonie.

[Ricezzione dell’ambasciator spagnuolo, del fiorentino,degli svizzeri, e di quei del clero d’Ongheria]

Il dí 16 fu ricevuto Francesco Ferdinando d’Avalos,marchese di Pescara, ambasciator del re Catolico, in con-gregazione generale e letto il mandato fu fatta per suonome un’orazione, con dire in sostanza: che essendo ilconcilio unico rimedio per i mali della Chiesa, con ottimaraggione Pio IV l’ha giudicato necessario in questi tempi;al quale Filippo, re di Spagna, sarebbe personalmente in-tervenuto per dar essempio agl’altri prencipi, ma non po-tendo, ha mandato il marchese per assistergli e favorirloin tutto quello che il re può, sapendo che se ben la Chie-sa è difesa da Dio, ha però bisogno alle volte di qualcheaiuto umano. Che l’ambasciator non giudica esservi biso-gno d’essortar la sinodo, conoscendo l’incredibile e quasidivina sapienza di quella; vede già li fondamenti ben get-tati e le cose che al presente si trattano maneggiate conarte che lenisce, non essaspera; onde sperando che le az-zioni avvenire corrisponderanno, solo promette ogni uf-ficio, opera e grazia del re. Rispose il promotor per nomedel concilio che la venuta dell’ambasciator d’un tanto reaveva gionto animo e speranza alla sinodo che i rimediiper i mali della cristianità saranno salutari; però abbrac-cia la Maestà Sua con tutto l’animo, gli rende grazie, siofferisce corrisponder a’ meriti di lei e far tutto quelloche sia in onore suo, e riceve, come debbe, il mandato.Nella congregazione de’ 18 fu ricevuto l’ambasciator diCosmo, duca di Fiorenza e Siena, il quale, letto il manda-to, fece l’orazione, nella quale si dilatò a mostrar la con-gionzione del suo duca col pontefice, essortò i padri apurgar la Chiesa et esplicar la luce della verità insegnata

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

839Letteratura italiana Einaudi

Page 878: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dagl’apostoli, offerendo loro tutti gli aiuti del suo duca,sì come egli gli aveva offerto al pontefice per conserva-zione della maestà della Sede romana. Rispose il promo-tor per nome della sinodo con rendimento di grazie, fattacommemorazione riverente di Leon X e Clemente VII,soggiongendo che per altro non era congregata, né ad al-tro attendeva, se non a levar ogni dissensione, scacciatele tenebre dell’ignoranza e manifestata la verità.

Nella congregazione de’ 20 furono ricevuti MelchiorLusi, ambasciator de’ svizzeri catolici, insieme conGioachimo, proposto abbate, per nome degl’abbati etaltri ecclesiastici di quella nazione. Per nome de’ qualifu fatta una orazione di questa sostanza: che i consoli di7 cantoni, per il debito filial verso la Chiesa hanno volu-to mandar oratori per assister al concilio e prometterubedienza e far a tutti noto che non cedono ad alcun indesiderio d’aiutare la Sede romana, come per il passatohanno fatto ne’ tempi di Giulio II e Leon X, e quandocombatterono con i cantoni vicini per difesa della reli-gione, ucciso il nefandissimo inimico della Chiesa Zuin-glio e ricercato tra gl’uccisi il cadavero di quello et ab-bruggiatolo, per testificare di dover aver guerrairreconciliabile con gl’altri cantoni, mentre saranno fuo-ri della Chiesa, poiché sono posti a’ confini d’Italia co-me una rocca per impedir che il male settentrionale nonpenetri nelle viscere di quella regione. Fu dalla sinodoper bocca del promotor risposto che le opere degne e lapietà verso la Sede apostolica della gente elvetica sonomolte e grandi; ma nissun ossequio et ufficio piú oppor-tuno, quanto la legazione mandata e l’offerta alla sino-do, la quale si rallegra della venuta de ambasciatori,avendo molta speranza, oltre la protezzione dell’impera-tore, re e principi, in quella laudatissima nazione.

Nella congregazione del dí 6 aprile furono ricevutiAndrea Dudicio, vescovo di Tinia, e Giovanni Colosari-no di Canadia, oratori del clero d’Ongaria. Fu dal primo

840Letteratura italiana Einaudi

Page 879: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

fatta un’orazione con dire che l’arcivescovo di Strigonia,li vescovi et il clero avevano sentito tre grandi allegrezze:per l’assonzione di Pio IV al pontificato, per la convoca-zione del concilio in Trento e per la deputazione de’ le-gati apostolici a quello. Narrò l’osservanza de’ prelativerso la Chiesa catolica, e di ciò chiamò per testimonio ilcardinal varmiense che gli conosceva et era con loro con-versato; esplicò la divozione della nazione ongara et ilservizio che presta a tutta la cristianità con sostener laguerra de’ turchi, e la particolar diligenza de’ vescovi inopporsi alle machinazioni degl’eretici. Narrò il desideriocommune di tutti essi di trovarsi personalmente in quelconcilio, quando non ostasse la necessità della loro pre-senza nel regno per defender le loro fortezze da’ turchi,le quali sono a’ confini, e per invigilare contra gl’eretici;onde costretti di far questo ufficio per mezo d’essi lorooratori, si raccommandavano alla protezzione del conci-lio, offerendo di ricever et osservar quello che fosse de-cretato. Rispose il secretario per nome del concilio che lasinodo aveva per certa l’allegrezza concepita dalla Chiesad’Ongaria per la celebrazione del concilio generale, cherestava pregar Dio per il felice fine di quello; che avereb-be desiderato veder i prelati in persona, ma poiché sonoimpediti per queste cause provate col testimonio del car-dinale varmiense, riceve la scusa, sperando che la reli-gion cristiana riceverà utilità dalla loro presenza nelleproprie chiese; e tanto piú, avendo raccommandato le lo-ro azzioni ad essi oratori, ottimi e religiosissimi padri; pe-rilché abbraccia e loro et i loro mandati presentati.

[Si tratta della residenza, con molta passione e diver-sità]

Nelle congregazioni, che da’ 7 sino a’ 18 furono assi-duamente tenute, fu da’ padri detto sopra i primi 4 arti-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

841Letteratura italiana Einaudi

Page 880: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

coli, ma molto diffusamente sopra il primo della resi-denza. Di quelli che nel primo concilio intervennero,quando un’altra volta se ne trattò con qualche differen-za, anzi controversia, non si ritrovarono se non cinquevescovi in questo, e nondimeno alla prima proposta sidivisero immediate in parti, come se tra loro la conten-zione fosse stata antica, cosa che in nissun’altra questio-ne accadette, né allora, né sotto Giulio, né al presente.La causa di ciò alcuni ascrivono perché le altre trattazio-ni, o come teologiche erano poco intese e speculativa-mente dagl’intendenti trattate, senza che affetto interve-nisse se non di odio contra protestanti, quali, col mettera campo quelle materie, erano causa di travaglio; maquesto alle proprie persone de’ prelati toccava. Ne’ cor-tegiani prevaleva o l’ambizione, o l’obligo a seguir l’opi-nione a’ padroni commoda; gl’altri erano mossi assaid’invidia, che non avendo arte d’alzarsi dove quelli per-venivano o aspiravano, non potendo ugualiarsi elevan-dosi essi, volevano tirargli abbasso allo stato suo, acciòcosí fossero tutti uguali. In questo articolo tutti s’affati-carono secondo la sua passione e tennero gran conto delvoto proprio reso nelle congregazioni, e di quel d’altri,che avesse qualche condizione notabile. Di tanto nume-ro, 34 mi sono venuti in mano formalmente, come furo-no pronunciati; degl’altri ho saputo la sola conclusione:ma qui non è da riportare se non quello che è notabile.

Il patriarca di Gierusalem considerò che quest’artico-lo era stato trattato e discusso nel primo concilio, e con-cluso che le provisioni per introdur la residenza eranodue: l’una statuir pene a’ non residenti, l’altra levar im-pedimenti alla residenza. Il primo era compitamente or-dinato nella sessione sesta, né si vi poteva aggionger dipiú, atteso che la privazione della metà delle entrate perpena pecuniaria è gravissima, né si può imponer mag-giore, non volendo mandar li vescovi mendicando; altrapena maggiore non si può inventare, quando la contu-

842Letteratura italiana Einaudi

Page 881: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

macia eccessiva cosí meritasse, salvo che la privazione, laqual avendo bisogno d’un essecutore, né potendo esseraltri che il papa, poiché l’antica usanza della Chiesa hariservato a quella Sede la cognizione delle cause de’ ve-scovi, già in quella sessione s’è rimesso alla Santità Suadi trovar rimedio, o per mezo d’una provisione nuova, oper altro, et ubligato il metropolitano ad avisarla dell’as-senza. Alla seconda provisione fu dato principio, e furo-no con piú decreti, in quella sessione e nelle altre, levatemolte essenzioni d’impedimento a’ vescovi d’essercitar illoro carico. Resta adonque al presente solo continuare elevare il rimanente, elegendo come allora fu fatto un nu-mero de padri che raccogliano gl’impedimenti, acciò incongregazione possino esser proposti e proveduti.

L’arcivescovo di Granata soggionse che in quel conci-lio fu proposto un altro piú potente et efficace rimedio,cioè che l’obligo di riseder fosse per legge divina, il chefu trattato et essaminato per 10 mesi continui; e se quelconcilio non fosse stato interrotto, sarebbe stato decisocome articolo necessario, anzi principale della dottrinadella Chiesa, che non solo fu allora discusso, ma furonoanco poste in stampa da diversi le raggioni usate: sí chela materia è preparata e digesta, né resta altro al presen-te che dargli perfezzione. Quando sarà determinato chela residenza sia de iure divino, cesseranno da loro mede-simi tutti gl’impedimenti; i vescovi, conosciuto il lorodebito, penseranno alla conscienza propria; non si ripu-taranno mercenarii, ma pastori; e conoscendo il greggeessergli da Dio consignato e doverne a lui render contoe non potersi scusar sopra altri, e certificati che le di-spense non gli giovano, né gli salvano, attenderanno alloro debito. E passò a provar con molte autorità delNuovo e del Vecchio Testamento et esposizione de’ pa-dri che fosse verità catolica. Questa opinione fu appro-vata dalla maggior parte della congregazione, affattican-dosi i difensori di quella a portare autorità e raggioni.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

843Letteratura italiana Einaudi

Page 882: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Furono altri che la reprobavano, dicendo che eranuova, non mai intesa, non tanto nell’antichità, ma némeno in questo secolo inanzi il cardinale Gaetano, chepromosse la questione, e sostenne quella parte, la qualperò egli abandonò, perché in vecchiezza ricevette unvescovato e mai andò alla residenza; che in ogni tempola Chiesa ha tenuto che il papa possi dispensare; che inon residenti in tutti i secoli sono stati o puniti o ripresicome transgressori de’ canoni solamente, e non di leggedi Dio; che nel primo concilio fu disputata, ma la dispu-ta fu cosí pericolosa che i legati, uomini prudentissimi,con destra maniera la fecero andar in silenzio; il chedebbe esser preso in essempio, e li libri che dopo sonostati scritti hanno dato al mondo gran scandalo e fattaconoscer che la disputa era per sola parzialità. Perché,quanto alle autorità della Scrittura e de’ padri, quelle so-no essortazioni alla perfezzione, e non vi è di sodo senon i canoni, che sono leggi ecclesiastiche.

Alcuni tenevano opinione che non era né luogo, nétempo, né opportunità di trattar quella questione, e chenissun bene nascerebbe dal determinarla, ma s’incorre-rebbe pericolo di molti mali; che quel concilio era con-gregato per estirpar l’eresie e non per metter scisma tra’catolici, come avverrebbe condannando un’opinioneseguita, se non dalla maggior parte, almeno dalla metà;che gl’autori di quel parere non l’hanno inventato perverità, ma per trovar maggior stimolo alla residenza;con poco fondamento di raggione però, atteso che nonsi vedono uomini piú diligenti in guardarsi dalle tran-sgressioni della divina legge, che di quella della Chiesa;che il precetto della quaresima è meno trasgredito chequei del decalogo; che se il confessarsi e communicarsialla Pasca fosse precetto di Dio, non si communiche-rebbono piú di quelli che adesso lo fanno; che il dirmessa con gl’abiti è legge ecclesiastica e nissun la tran-sgredisce; chi non obedisce a’ commandamenti penali

844Letteratura italiana Einaudi

Page 883: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

de’ canoni, darà piú facilmente nella transgressionequando non temerà pene temporali, ma la sola giustiziadivina, né vescovo alcuno per quella determinazione simoverà, ma ben darà occasione di machinar ribellionidalla Sede apostolica e restrizzione dell’autorità ponte-ficia, come già si sente susurrare tra alcuni, et alla de-pressione della corte romana; che quella era il decorodell’ordine clericale, qual negl’altri luoghi era rispettatoper risguardo di quella; che quando fosse stata depres-sa, la Chiesa sarebbe meno stimata in ogni luogo, e perònon era giusto trattar una materia tale senza communi-carla con Sua Santità e col collegio de’ cardinali, a’ qua-li principalmente questa cosa toccava.

Non è da tralasciare il parer di Paolo Giovio, vescovodi Nocera, che in sostanza disse esser il concilio ridottoper medicar una piaga grande certamente, che è ladeformazione della Chiesa; della quale tutti sono per-suasi esserne causa l’assenza delli prelati dalle sue chie-se; il che da tutti affermato, da nissun è forse a bastanzaconsiderato: ma non è da savio medico trattar di levar lacausa senza aversene prima ben certificato e senza benavvertite se, levandola, causerà altri mali maggiori. Sel’assenza de’ prelati fosse causa delle corrozzioni, menodeformazione si vederebbe in quella chiesa, dove nel no-stro secolo i proprii prelati hanno fatto residenza, i som-mi pontefici già cento anni sono assiduamente fermati inRoma, hanno usato esquisita diligenza per tener il popo-lo instruito; non vediamo però quella città meglio for-mata. Le gran città, capi de’ regni, sono le piú deforma-te, et a quelle non hanno i prelati loro mancato dirisedere: per contrario, alcune misere città, che già 100anni non hanno visto vescovo, sono le meno corotte; ede’ vecchi prelati che sono qui presenti e nelle loro chie-se hanno fatto continua residenza, che pur ve ne sono,nissun potrà mostrare la sua diocese migliore delle vici-ne che sono state senza vescovo. Chi dice che siano

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

845Letteratura italiana Einaudi

Page 884: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gregge senza pastore, consideri che non i vescovi soli,ma i parochi ancora hanno la cura delle anime; si parlade’ vescovi solamente, e pare che non possino esser fe-deli cristiani dove vescovo non sia; pur vi sono monta-gne che mai hanno veduto vescovi e possono esser es-semplare alle città episcopali. Doversi lodare etimmitare il zelo e l’opera de’ padri del concilio primo,che con le pene abbiano incitato i prelati a star alle chie-se proprie e dato principio a levar quei impedimenti chegl’allontanavano, ma non doversi ingannar con la spe-ranza che questa residenza sia la riforma della Chiesa,anzi dover star con timore che, sí come adesso si cerca-no rimedii per la residenza, cosí la posterità, avendo vi-sto altri inconvenienti che da quella nasceranno, cer-cherà rimedii della assenza. Non doversi cercar legamitanto forti che al bisogno non si possino sciogliere, comesarebbe quel ius divinum che adesso, dopo 1400 anni, sivuol introdurre; dove un vescovo sarà pernizioso, comes’è veduto il coloniense, con questa dottrina vorrà difen-dersi di non ubedir al papa, se lo citerà a dar conto dellesue azzioni o se lo vorrà tener lontano, acciò non fomen-ti il male. Aggionse vedere che li prelati che sentono l’ar-ticolo abbiano buon zelo, ma creder anco che alcuni po-trebbono servirsene a fine di sottrarsi dall’ubedienza delpontefice, la quale quanto è piú stretta, tanto tiene piúunita la Chiesa; ma a questi voler raccordare che quantooperano a quell’effetto, riuscirà anco a favore de’ paro-chi per sottrarsi dalla ubedienza de’ vescovi. Perché,decchiarato l’articolo, essi se ne valeranno a dire che ilvescovo non gli può levar dalla Chiesa, né restringerglil’autorità con le riservazioni, e come immediati pastorida Dio dati pretenderanno che il gregge sia piú loro chedel vescovo, et a questo non ci sarà risposta. E sí come ilgoverno della Chiesa per la ierarchia s’è conservato, cosídarà in una popularità et anarchia che la destruggerà.

Giovanni Battista Bernardo, vescovo di Aiace, tra

846Letteratura italiana Einaudi

Page 885: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quelli che credendo la residenza de iure divino riputava-no che non fosse ben parlar di quella questione, uscí conuna sentenza singolare, e disse che non avendo mira distabilir piú una che l’altra opinione, ma solo obligar allaresidenza, si che si metta in effetto realmente, esser vanoil decchiarare d’onde venga l’ubligazione e non menovana ogni altra cosa, salvo che il levar la causa dell’assen-za; questa non esser altra se non che i vescovi si occupa-no nelle corti de’ prencipi, negli affari de’ governi mon-dani: sono giudici, cancellieri, secretarii, conseglieri,financieri, e pochi carichi di Stato vi sono, dove qualchevescovo non sia insinuato. Questi ufficii gli sono proibitida san Paolo, che ebbe per necessario al soldato di Chie-sa astenersi da negozii secolari; esseguiscasi questo, cheè precetto divino, proibiscasi che non possino aver nécarico, né ufficio, né grado ordinario, né straordinarionegl’affari del secolo; che proibitogli questo et ordinatoche non s’impediscano in negozii secolari, non restandoa’ vescovi causa di star alla corte, anderanno alla resi-denza da se stessi senza precetti, senza pene, né vi saràoccasione alcuna di partirsi. In conclusione inferí chefosse nel concilio fatta una decchiarazione che non fosselecito a’ vescovi, né ad altri che hanno cura d’anime diessercitare alcun ufficio o carico secolare.

A questo s’oppose il vescovo di Cinquechiese, amba-sciatore dell’imperatore, dicendo che, se le parole di sanPaolo avessero il senso datogli, conveniva condannaretutta la Chiesa e tutti i prencipi, dall’anno 800 sino alpresente, di quello di che sono sopra tutto commendati:questi dell’aver donato e quelli d’aver accettato giuri-sdizzioni temporali, le quali anco sono state essercitateda’ pontefici romani e vescovi posti nel catalogo de’ san-ti. Li megliori imperatori, re di Francia, Spagna, Inghil-terra et Ongaria hanno tenuto ripieno il loro consegliode prelati, quali converrebbe aver tutti per dannati,quando il divino precetto gli proibisce servir in quei ca-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

847Letteratura italiana Einaudi

Page 886: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

richi. S’inganna chi crede il precetto di san Paolo ri-sguardar solo le persone ecclesiastiche: quello è diretto atutti i fedeli cristiani che sono soldati di Cristo, et inferi-sce san Paolo che, sí come il soldato mondano non si oc-cupa nelle arti con che la vita si sostenta, come ripugnan-ti al carico militare, cosí il soldato di Cristo, cioè ognicristiano, debbe astenersi dagl’essercizii che repugnanoalla professione cristiana; questi sono i soli peccati: matutto quello che si può essercitare senza peccato è lecitoad ogni uno. Non si possono riprender li prelati di servirin quei maneggi senza dire che sono peccati. La grandez-za della Chiesa e la stima che il mondo ne fa, viene piúdal vedersi le degnità ecclesiastiche collocate in personedi nobiltà e di gran sangue, e li prelati implicati ne’ cari-chi importanti, i quali, quando s’avessero per incompati-bili con gl’ecclesiastici, nissun nobile interverrebbe inquell’ordine, nissun prelato sarebbe stimato, e la Chiesasarebbe abietta con soli plebei e plebeamente viventi.Ma in contrario li buoni dottori hanno sempre sostenutoche siano contra la libertà ecclesiastica quei statuti, qualiescludono dalle publiche amministrazioni gl’ecclesiasti-ci, a’ quali convengono per il loro nascimento, e le proi-bizioni che li carichi publichi non possino esser dati a’preti. Fu questo udito con applauso da tutti i prelati,eziandio di quelli che sentivano la residenza de iure divi-no, tanto gl’affetti sono potenti negl’uomini, che hon la-sciano discernere le contradizzioni.

[Esame del secondo articolo delle promozioni a titolodi patrimonio]

Sopra gl’altri articoli fu leggier discussione, però conqualche detto notabile. Per quel che tocca al secondo,del proibir le ordinazioni a titolo del patrimonio, certo èche, dopo constituita e fermata la Chiesa e deputati i mi-

848Letteratura italiana Einaudi

Page 887: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nisterii necessari in ciascuna, ne’ buoni tempi non eraordinata persona, se non deputandola ad alcun proprioministerio, in breve andò questo santo uso in abuso,poiché diversi, per aver essenzioni e per altri mondanirispetti e li vescovi per aver molto clero, ordinavanochiunque ricchiedeva. Per tanto nel concilio calcedo-nense fu proibita questa sorte d’ordinazione, quale allo-ra si chiamava assoluta o sciolta, che cosí propriamentesignifica la voce greca, commandando che nissun fosseordinato, se non a carico particolare, e che le sciolte or-dinazioni fossero nulle et irrite; il che fu poi confermatoper molti canoni posteriori, onde restò questa regola co-me massima fermata nella Chiesa, che nissun potesse es-ser ordinato senza titolo; e negl’antichi e buoni tempi ti-tolo s’intendeva carico o ministerio da essercitare.Introdotte le corrozzioni, s’incomminciò a intender tito-lo una entrata di dove si cava il vitto, e quello che eraconstituito acciò nel clero non fosse persona oziosa, sitransformò acciò non fosse persona indigente, che per-ciò fosse costretta acquistar il vitto con sua fatica; e co-perto il vero senso de’ canoni con questa intelligenza,Alessandro III lo stabilí nel suo lateranense, dicendoche nissun fosse ordinato senza titolo, di onde ricevaprovisione necessaria alla vita, e diede la eccezzione allaregola: se non aveva di suo o di paterna eredità. La qualeccezzione sarebbe molto raggionevole quando non fos-se ricercato il titolo, salvo che per dar da vivere. Perquesta causa molti con false prove, mostrando d’averpatrimonio, erano ordinati; altri, dopo ordinati al veropatrimonio, lo alienavano, et altri, trovato chi gli cedessetanto d’aver che fusse a sostentarlo sufficiente, s’ordina-va e lo rendeva dopo a chi gliel’aveva commodato; ondeera un numero grande de preti indigenti, per quali na-scevano molti inconvenienti meritevoli di provisione.

L’articolo di che si parla fu alla sinodo proposto. Nelquale furono varie opinioni: dicevano alcuni che, stabili-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

849Letteratura italiana Einaudi

Page 888: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ta la residenza de iure divino et essercitando ogni uno ilsuo carico, le chiese saranno perfettamente servite e nonvi sarà alcun bisogno de chierici non beneficiati, né di or-dinazioni a titolo di patrimonio, o ad altro; e tutti gl’in-convenienti saranno rimediati: non sarà nel clero personaoziosa, da che vengono innumerabili mali e cattivi essem-pii; non sarà alcun mendicante, né constretto ad esserci-zii vili per bisogno; esser certo che nissuna è buona rifor-ma, salvo quella che riduce le cose al suo principio; esservissuta in perfezzione la Chiesa nell’antichità per tanti se-coli, e con questo solo potersi ritornare alla sua integrità.Un altro parer era che non dovesse esser proibito l’in-gresso agl’ordini sacri ad alcuna persona che per bontà osufficienza lo meritasse, perché si trovasse in povertà, al-legando che nella Chiesa primitiva non erano i poveriesclusi; né meno la Chiesa aborriva che i chierici e sacer-doti s’acquistassero il vitto con la propria fatica, essendo-vi l’essempio di san Paolo apostolo e di Apollo evangeli-sta che con l’arte di far padiglioni toleravano la vita; etanco dopo che i prencipi furono cristiani, Costanzo, fi-glio di Constantino, nel suo nono consolato diede un pri-vilegio a quei del clero che non pagassero gabelle diquello che trafficavano nelle botteghe e ne’ laboratorii,poiché lo participavano co’ poveri: cosí veniva in queltempo osservato il documento di san Paolo a’ fedeli, ches’affaticassero in onesta opera, per aver di che sovvenir ipoveri; doversi aver per indecente al grado clericale il vi-ver vizioso e scelerato che al popolo dia scandalo; ma iltravagliar e viver di sua fatica esser cosa onesta e di edifi-cazione; e se mai alcun, per infermità che sopravenisse,fosse costretto mendicare, non esser cosa vergognosa,poiché non è vergogna a’ frati, che hanno anco a gloriachiamarsi mendicanti. Non esser proposizione da cristia-no che il lavorare, il viver di sua mano, il mendicar in ca-so d’impotenza sia indecente a’ ministri di Cristo, o chealtra cosa disdica loro che il vizio. E se alcuno fosse

850Letteratura italiana Einaudi

Page 889: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

d’opinione che l’indigenza fosse causa di far commetterrapacità o altri delitti, pensandoci ben ritroverà che similmali sono commessi piú da’ ricchi che da’ poveri, e chel’avarizia è piú impotente et indomita che la povertà, laqual essendo negoziosa, leva le occasioni di far male.Stanno insieme buono e povero, non si comportano buo-no et ozioso. Esser scritto e predicato il gran beneficioche la Chiesa militante in questo secolo e quella che è nelpurgatorio riceve per le messe, quali non sono celebrateda’ sacerdoti ricchi, ma da’ poveri; quando questi fosserolevati, i fedeli viventi e le anime de’ morti private sareb-bono da gran suffragii; che meglio era far strettissimo or-dine che le persone di bontà e sufficienza s’ordinasserosenza alcun titolo, poiché al presente cessa la causa per-ché l’antichità lo proibí, la qual fu perché gl’intitolati,adoperandosi nelle fonzioni ecclesiastiche, erano di edifi-cazione, e quegli altri, come oziosi, di scandolo; doveadesso gl’intitolati per lo piú non si degnano de’ ministe-rii ecclesiastici e vivono in delizie, et i poveri fanno lefonzioni e dànno edificazione.

Non fu da molti seguito questo parer; ma ebbegrand’applauso un medio, che l’uso introdotto fosseservato di non ordinare senza titolo o di beneficio ec-clesiastico, o di patrimonio sufficiente alla vita, acciònon si vedessero sacerdoti mendicare con indegnitàdell’ordine; e per ovviare alle fraudi fosse statuito chedal vescovo s’usasse diligenza che il patrimonio, alquale il chierico è ordinato, non si potesse alienare. Aquesto contradisse Gabriel de Veneur, vescovo di Vi-vers, dicendo che il patrimonio de’ chierici è cosa se-colare, sopra quale l’ecclesiastico non può far legge disorte alcuna. Molte occasioni anco poter nascer perquali la legge overo il magistrato potesse legitimamen-te commandare che fosse alienato; ma generalmenteesser cosa chiara che i beni patrimoniali de’ chierici,quanto alle prescrizzioni et ad ogni forma di contratto,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

851Letteratura italiana Einaudi

Page 890: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sono soggetti alle leggi civili. Però esser molto da pen-sare prima che assumersi autorità d’annullare un con-tratto civile.

[Pagamenti, prezzi e simonia nella collazion de’ beneficii]

L’occasione di proponer il terzo articolo fu perché ilprecetto di Cristo, che tutte le grazie spirituali fossero li-beramente et assolutamente donate, sí come cosí da luisono ricevute, era in molte parti trasgresso nella colla-zione degl’ordini. Né questo abuso era recente, anzi ne’tempi passati molto maggiore; imperoché, essendo ne’principii del cristianesmo frequente la carità, il popolo,che da’ ministri di Cristo riceveva le cose spirituali, nonsolo secondo il precetto divino esplicato da san Paolo,corrispondeva contribuendo il vitto necessario, ma ancoabondantemente, sí che avanzasse per spesar ancor lipoveri, senza mira né pensiero alcuno che il temporalefosse precio del spirituale. Ma dopo che il temporale,che era in commune tenuto e goduto, era diviso, et a’ ti-toli applicata l’entrata sua, chiamato beneficio, non es-sendo allora distinta l’ordinazione dalla collazione del ti-tolo e per consequenza del beneficio annesso a quello,ma dandosi e ricevendosi tutt’insieme per gl’emolumen-ti che portava seco a gl’ordinatori, pareva di dar oltre lospirituale, cosa temporale ancora, per la quale si potessericever altra mondana in ricompensa; e chi dissegnavaottenerla, era costretto accommodarsi alla volontà di chipoteva darla, e si fece facilmente una negoziazione aper-ta, che nella Chiesa orientale, benché con molti canoni ecensure, mai ha potuto esser corretta, se ben la virtú di-vina potente, avendogli levato con la verga de’ saracenigran parte de’ commodi, l’ha sminuito assai; e nell’occi-dentale, con gran reprensione de’ buoni, restò, dovepiú, dove meno, sin tanto che intorno l’anno di nostra

852Letteratura italiana Einaudi

Page 891: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

salute 1000 si divise l’ordinazione dalla collazione delbeneficio; per qual causa allora quella incomminciò apassar gratuitamente et in questa il precio piú all’apertaera ricercato; e questo abuso s’è sempre aummentato,quantonque con diverse mutazioni de nomi, d’annate,minuti servizii scrittura, bollo et altre tal coperte, sottoquali ancora camina nella Chiesa con poca speranza chesi possi mai levare, sin che Cristo medesmo in personaun’altra volta con la sferza non rivolti le mense de’ ban-chieri e scacci loro dal tempio. Ma l’ordinazione che, se-parata dalla collazione del beneficio, ebbe ventura d’es-ser amministrata gratuitamente, la godette poco tempo;imperoché i vescovi, avendola per cosa infruttuosa etabietta, et attendendo a quell’altra sola che rende, trala-sciarono pian piano d’amministrar le ordinazioni; ondes’instituirono i vescovi portativi, che servivano a’ mini-sterii ponteficali ecclesiastici, restando i veri vescovi oc-cupati nel solo temporale. Quelli, senza entrate, eranocostretti cavar il vitto dalle fonzioni amministrate; ondechi da loro riceveva ordine, era costretto contribuire,prima con titolo di limosina o di offerta, poi, per farlopiú onorevole, di donativo o presente; e passando inan-zi, acciò essendo debito non fosse tralasciato, fu copertocon nome di mercede, non dell’ordinatore, ma de’ servi-tori suoi o del notario, o d’altri che lo serviria nell’ordi-nazione. Di questo donque si propose l’articolo, chedell’occorrente nella collazione del beneficio non si po-teva parlare, come d’infermità non curabile con altro ri-medio che con la morte.

Sopra questo articolo non fu parlato diversamenteper openioni e per affetti, ma i prelati si divisero perqualità delle persone: li vescovi ricchi dannavano il rice-ver alcuna cosa, né per sé, né per ufficiali o notarii, co-me cosa simoniaca e sacrilega, portando l’essempio diGiezi, servo del profeta Eliseo, e di Simon Mago, et il se-vero precetto di Cristo: «Date gratuitamente, sì come

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

853Letteratura italiana Einaudi

Page 892: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

avete ricevuto»; e molte essaggerazioni de’ padri contraquesto peccato, dicendo che i nomi di donativo sponta-neo o di limosina sono colori vani, a’ quali l’effetto repu-gna, poiché si dà per aver l’ordine, che senza quello nonsi darebbe; e se è limosina, perché non si fa se non perquell’occasione? Facciasi in altro tempo, diansi gl’ordinisenza intervento d’alcuna cosa, chi vorrà far la limosina,la farà in altro tempo; ma il mal esser che, se uno dicesseall’ordinatore di dargli per limosina, l’averebbe per in-giuria, né in altro tempo la riceverebbe; perilché nondoversi creder di poter ingannar né Dio, né il mondo.Concludevano questi doversi far decreto assoluto chenon si potesse né dar, eziandio spontaneamente, ancor-ché sotto nome di limosina, né ricever parimente, nonsolo all’ordinatore, ma né ad alcuno de’ suoi, né meno alnotario sotto nome di scrittura o di sigillo, né di fatica,né sotto qual si voglia altro pretesto.

Ma i vescovi poveri et i titolari in contrario dicevanoche, sí come il dar gl’ordini per prezzo è scelerato sacrile-gio, cosí il levar la limosina, tanto da Cristo commendata,distrugge la carità e disforma a fatto la Chiesa: la stessaraggione in tutto e per tutto militare nelle ordinazioniche nelle confessioni, communioni, messe, sepolture etaltre ecclesiastiche fonzioni; nissuna causa esserci perchési debba proibir il dar spontaneamente et il ricever inquelle, che in tutte queste, e quello che si allega che es-sendo limosina si faccia in altri tempi, corre anco in tuttele altre fonzioni sudette. La Chiesa da antichissimo tem-po aver costumato di ricever oblazioni e limosina conqueste occasioni, le quali se si leveranno, in consequenzai poveri religiosi, che di quelle vivono, saranno costrettiad altro attendere; li ricchi non vorranno far gl’ufficii,come chiaro appare et è apparso da 500 anni in qua; on-de l’essercizio della religione si perderà e restando il po-polo senza quella, converrà che dia in una impietà o indiverse perniciose superstizioni. E non uscendo del pro-

854Letteratura italiana Einaudi

Page 893: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

prio spettante alle ordinazioni, se, senza riprensione, perli pallii che la Sede apostolica dà a’ metropolitani, sonoconferiti migliara di scudi, come si potrà reprender unapicciola recognizione che il vescovo riceva dagl’ordini in-feriori? Qual raggione vorrà che siano con diverse, anzicontrarie leggi regolate le cose dell’istesso genere? Nonsi può chiamar abuso quello che nell’origine è instituito.Resta ancora nel pontificale, che all’offertorio nelle ordi-nazioni viene dagl’ordinati presentato al vescovo ordina-tore i cerei, che pur sono cose temporali, e con la gran-dezza et ornamenti si possono far di gran prezio; nonesser donque cosa cosí cattiva come viene depinta, némeritare che con infamia de’ miseri vescovi si vogli ac-quistare laude de riformatori, immitando i farisei nell’os-servare le fistuche e collare i mosciolini.

Dissero anco alcuni che l’articolo non si poteva statui-re come contrario al decreto d’Innocenzio III nel conci-lio generale, dove non solo fu approbato l’uso di dar ericever cosa temporale nel ministerio de’ sacramenti, mafu commandato a’ vescovi che constringessero il popolocon censure e pene ecclesiastiche ad osservare la con-suetudine, dando questo titolo di lodevoli a quelle che sitrattava ora di condannare come sacrileghe.

Ma Dionisio, vescovo di Milopotamo, fece longa di-gressione in mostrare quanta sarebbe l’edificazione che ifedeli riceverebbono, quando dagl’ecclesiastici fosseroamministrati i sacramenti per pura carità e non aspettan-do mercede da altri che da Dio; affermò essergli debito ilvitto e maggior sovvenzione ancora, ma a questo essergià stato sodisfatto con l’assegnazione delle decime pie-namente e soprabondantemente, poiché non essendo ilclero la decima parte del popolo, riceve cosí gran porzio-ne, senza gl’altri beni posseduti, che sono il doppio tanti;però non esser cosa giusta adesso pretender quello chegià si è ricevuto centuplicatamente, e se sono vescovi po-veri, non è che povera sia la Chiesa, ma le ricchezze mal

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

855Letteratura italiana Einaudi

Page 894: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

divise; con una legitima distribuzione tutti sarebbono ac-commodati e si potrebbe dar senza altro contracambioquello per che già si è ricevuto piú che la mercede. Ag-gionse che non potendosi levar tutt’insieme li molti abu-si, commendava l’incomminciar da questo delle ordina-zioni, non restringendolo però alla sola azzione delconferir il sacramento, ma estendendolo alle precedentiancora. Perché gran assordità sarebbe che si pagasseroalle cancellarie de’ vescovati assai care le lettere dimisso-riali, per quali viene il chierico licenziato per andar a pro-curarsi ordinatore, et in Roma la facoltà di ordinarsi fuo-ri de’ tempi statuiti, e la riforma fosse posta sopra i solivescovi ordinatori. Questo parer, quanto alle dimissorialide’ vescovi, fu approvato da molti; quanto alla facoltà daRoma disse il cardinale Simoneta che il pontefice avereb-be preveduto e non era cosa da trattare in concilio.

Della mercede de’ notarii si disse qualche cosa; per-ché alcuni, avendolo per ufficio puro secolare, sentivanoche non si dovesse impedire il pagamento; altri l’aveva-no per ufficio ecclesiastico. Antonio Agostini, vescovodi Lerida, osservatore dell’antichità, disse che nell’anticaChiesa i ministri erano ordinati in presenza di tutto ’lpopolo, onde non era bisogno di patente o lettera testi-moniale, et applicati ad un titolo non mutavano diocesi,e se occorreva viaggiare per qualche rispetto, avevanouna lettera del vescovo, chiamata allora: formata. L’usodelle lettere testimoniali è nato dopo che il popolo noninterviene alle ordinazioni e che i chierici sono fatti va-gabondi, e come introdotto in supplemento della pre-senza del popolo; piú tosto si debbe aver per ufficiotemporale, ma come applicato a materia spirituale, daessercitarsi con moderazione; perilché il parere suo erache se gli concedesse mercede, ma limitata e moderata.

856Letteratura italiana Einaudi

Page 895: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Prebende e distribuzioni nelle chiese collegiate]

Quello di che nel quarto capo si propose non appar-tiene salvo che alle chiese collegiate, le quali avendo dallasua instituzione, tra le altre fonzioni, anco questa di con-gregarsi nella chiesa per lodar Dio alle ore da’ canoni de-terminate, e perciò canoniche dette, ebbero insieme ap-plicate rendite da’ quali fosse tratto il vitto de’ canonici,il qual era loro assegnato in un de’ 4 modi: che overo incommune vivevano con una sola mensa e spesa, come iregolari, o pur erano compartite le entrate, et assegnata aciascuno la sua porzione, perciò prebenda dimandata,overo finito il servizio era distribuito loro il tutto, o invettovaglia, o in danari. Quelli che in commune viveva-no, poco tempo continuarono a quella disciplina, che es-si ancora vennero alla divisione, o in prebende, o in di-stribuzioni a’ prebendati, essendo iscusati dagl’ufficiidivini quelli che per infermità o per alcuna spirituale oc-cupazione non potevano ritrovarsi. Fu facile usar il pre-testo et introdur usanza d’intervenire poche volte nellachiesa e pur goder la prebenda; ma a chi la misura era di-stribuita dopo l’opera, non poteva iscusarsi, onde la di-sciplina e la frequenza agl’ufficii durò piú in questo se-condo genere che nel primo; per la qual causa i fidelidonando o legando di novo alle chiese, ordinavano chefosse posto in distribuzioni. Onde avvenne che con espe-rienza apparivano tanto meglio ufficiate le chiese, quantomaggiori erano le distribuzioni; pareva per tanto s’avessepotuto rimediare alla negligenza di quelli che non inter-venivano agl’ufficii coll’incitargli per questo mezo, pi-gliando parte delle prebende e facendone distribuzioni.Questo partito era molto commendato da buon numerode prelati, come di onde doveva seguir indubitatamenteaummento notabile del colto di Dio, né potersi dubitare,poiché già con esperienza si vedeva l’effetto: né altro eradetto per fondamento di questa openione.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

857Letteratura italiana Einaudi

Page 896: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Ma in contrario era il parere di Luca Bisanzio, vescovodi Cataro, pio e povero, che piú tosto fossero costretti liprebendati per censure e privazioni de parte de’ frutti etanco di tutti e delle prebende stesse, ma non fosse altera-ta la forma prima; perché essendo quasi tutte le institu-zioni per testamenti de fedeli, quelli si debbono tener perinviolabili et inalterabili; né si debbono mutar, non tantoper pretesto di meglio, quanto né anco per un vero me-glio, non essendo giusto metter mano in quello d’altrui,perché egli non lo amministri in meglior modo. Ma quel-lo che si doveva aver per piú importante, essendo cosacerta che è simonia ogni fonzione spirituale essercitataper premio, volendo rimediare ad un male, si apriva por-ta ad un peggiore, facendo de negligenti, simoniaci. Allequal raggioni per l’altra parte si rispondeva che nel con-cilio era potestà di mutar le ultime volontà, e quanto alritrovarsi agl’ufficii divini per guadagno speciale, bisognadistinguere che il guadagno non era causa principale, masecondaria, e però non vi cadeva peccato, poiché princi-palmente li canonici anderanno agl’ufficii per servir Dio,e secondariamente per le distribuzioni. Ma si replicavadagl’altri non saper veder che il concilio abbia maggiorpotestà sopra la robba de’ morti che de’ vivi, quale nis-sun è cosí impertinente che la pretenda; poi, che non eracosí sicura dottrina, come s’affermava, che il servir Diosecondariamente per guadagno sia cosa lecita. E quandocosí fosse, non potersi in modo alcuno chiamar seconda-ria, ma principale, quella causa che muove ad operare esenza quale non si operarebbe. Questo parere non fumolto gratamente udito, e nella congregazione eccitòmolto mormorio, poiché ogni uno, conscio a se stessod’aver ricevuto il titolo e carico per l’entrate e che senzaquelle non l’averebbe accettato, pareva che si sentissecondannare. Però ebbe grand’applauso l’articolo che siconvertissero le prebende in distribuzioni, per incitar aldivin servizio nel miglior modo che si può.

858Letteratura italiana Einaudi

Page 897: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Disparere tra il numero de’ voti della residenza]

Finito di parlare sopra questi articoli, furono deputatipadri per formar i decreti, e si propose, che nelle se-guenti congregazioni si dovesse parlar sopra sei altri, la-sciando quello del matrimonio clandestino per un’altrasessione. Ma nel dì seguente i legati si ridussero insiemeco’ deputati per cavare sustanza delle sentenzie de’ pa-dri; e sopra il primo articolo della residenza furono indisparere tra loro. Favoriva Simoneta l’opinione che fos-se de iure positivo, e però diceva esser stata sentenza del-la maggior parte, anco di quelli che la sentivano de iuredivino, che quella questione si tralasciasse. Mantova,senza esplicare quello ch’egli sentisse, diceva che lamaggior parte aveva dimandata la dicchiarazione;degl’altri legati, Altemps seguiva Simoneta, gl’altri doi,se ben con qualche risguardo, aderivano a Mantova, et ildisparere tra loro non passò senza qualche senso acerbo,se ben con modestia espresso. Fecero per questa causaa’ 20 i legati congregazione generale, nella quale fu lettade scripto l’infrascritta dimanda, cioè: «Perché molti pa-dri hanno detto che si debbia dicchiarare la residenzaesser de iure divino, et altri di ciò non hanno fatto paro-la, et alcuni sono stati di parere che una tal dicchiarazio-ne non si facesse, acciò li deputati a formar i decreti pos-sino formargli presto, facilmente e sicuramente, dicanole Signorie Vostre col solo verbo placet, se vogliono o nola dicchiarazione che la residenza sia de iure divino. Per-ché, secondo il maggior numero de’ voti e pareri, si scri-verà il decreto, come è stato sempre solito farsi in questasanta sinodo, atteso che non si può da’ voti detti cavar ilvero numero per le varietà de’ pareri. E siano contentedi parlar cosí chiaro e distinto, et ad uno ad uno, sì che ilvoto di ciascuno possi esser notato».

Andati i voti attorno, 68 furono che dissero assoluta-mente: «Placet»; 33 assolutamente risposero: «Non pla-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

859Letteratura italiana Einaudi

Page 898: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

cet»; 13 dissero: «Placet, consulto prius sanctissimo do-mino nostro», e 17 risposero: «Non placet, nisi prius[consulto] sanctissimo domino nostro». Erano differen-ti li 13 da’ 17, perché volevano assolutamente la dicchia-razione, pronti a non volere, quando il papa fosse dicontraria opinione; li 17 assolutamente non la volevano,contentandosi però se il papa l’avesse voluta egli. Diffe-renza ben sottile; ma dove ciascuno riputava far meglioil servizio del patrone. Il cardinale Madruccio non vollerisponder precisamente all’interrogato, ma disse che sirimetteva al voto detto in congregazione, il qual era sta-to a favore del ius divinum; et il vescovo di Budua disseche aveva la dicchiarazione per fatta affermativa e chegli piaceva che fosse publicata. Raccolti i voti e divisi, eveduto che piú della metà volevano la dicchiarazione etuna quarta parte solamente non la voleva, e gl’altri, seben con la condizione, erano co’ primi, nacquero paroledi qualche acerbità, et il rimanente della congregazionepassò in discorsi sopra questa materia, non senza moltaconfusione; la quale vedendo, il cardinale di Mantova,fatto silenzio et essortati i padri a modestia, gli licenziò.

Si consultò tra i legati quello che si doveva fare, e fu-rono tutti concordi di minutamente dar conto al ponte-fice di tutto ’l successo et aspettarne risposta, e tra tantoproseguir le congregazioni sopra gl’articoli rimanenti.Voleva Mantova mandar a questo effetto Camillo Oliva,segretario suo, in posta con lettere di credenza, e Simo-neta che si scrivesse il tutto in lettere. Fu concluso dicomponer insieme i pareri, e scritta una longa relazionedel successo e rimesso il sopra piú al segretario, quello ilgiorno medesimo, la sera, partí di Trento. Il che, se benesseguito con somma secretezza, penetrò nondimenosubito a notizia degli spagnuoli, quali fecero grandissi-me indoglienze che si vedesse dato principio ad un in-sopportabile aggravio, che ogni trattazione s’avesse nonsolo ad avisare, ma consultare e risolvere anco a Roma;

860Letteratura italiana Einaudi

Page 899: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che il concilio, congregato in quella città medesima duealtre volte, per questa causa non ebbe successo e si di-sciolse senza frutto e con scandalo ancora, perché nienteera risoluto da’ padri, ma tutto in Roma; tanto che erapassato in bocca di tutti un blasfemo proverbio: che lasinodo di Trento era guidata dallo Spirito Santo, invia-togli da Roma di volta in volta nella valise; che minorscandalo era stato dato da quei papi, quali ricusarono ilconcilio a fatto, che da questi che, congregatolo, l’hannotenuto e tengono in servitú. Allora il mondo restava insperanza che, se pur una volta si poteva impetrar il con-cilio, s’averebbe visto rimedio ad ogni male; ora, osser-vate le cose già passate sotto 2 pontefici e che ora s’in-viano, ogni speranza di bene si vede estinta, né piúbisogna aspettar alcun bene dal concilio, se debbe esserministro degl’interessi della corte romana e moversi ofermarsi ad arbitrio di quella.

Questo diede occasione che nella congregazione se-guente, dato principio a parlare sopra gl’articoli propo-sti, in poche parole si reintrò nella residenza; a che inter-ponendosi il cardinale varmiense con dire che s’eraparlato di quella materia assai, che s’averebbe formato ildecreto per risolverla, e proposto quello, ogni uno ave-rebbe potuto dir quello che gli restasse, né per questo sipotero quietare gl’umori mossi. Onde l’arcivescovo diPraga, ambasciatore dell’imperatore, essortò i padriquasi con una orazione perpetua, a parlar quietamente econ manco passione, ammonendogli a risguardare il de-coro delle loro persone e del luogo. Ma Giulio Super-chio, vescovo di Caurle, rispose con alterazione nissunacosa esser piú indecente al concilio, quanto che vengaposta legge a’ prelati, massime da chi rappresenta pote-stà secolare, e passò a qualche mordacità; e pareva che lacongregazione fosse per dividersi in parti. Onde var-miense, che era il presidente in quella, cercato di mode-rar gl’animi, divertí il parlare sopra quei articoli per quel

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

861Letteratura italiana Einaudi

Page 900: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

giorno e propose che si procurasse di far liberar i vesco-vi catolici preggioni in Inghilterra, acciò, venendo alconcilio, vi fosse anco quella nobil nazione, e non pares-se quel regno in tutto alienato dalla Chiesa: la proposta atutti piacque, e fu commune opinione che si potesse piúdesiderare che sperare. La conclusione fu che, avendoquella regina rifiutato di ricever un noncio espresso delpontefice, non si poteva sperare che prestasse orecchieal concilio; però quel piú che si poteva fare, era operarche i prencipi catolici facessero quell’ufficio. A’ 25, gior-no di san Marco, in congregazione generale furono rice-vuti gl’ambasciatori di Venezia. Letto il mandato dell’11dell’istesso mese e fatta un’orazione da Nicolò da Ponte,uno degl’ambasciatori, fu risposto in forma.

[Divisione delle parocchie]

In quei pochi giorni, i piú prudenti tra i prelati, consi-derato quanto si diminuirebbe la riputazione del conci-lio e di ciascuno d’essi quando non si fermassero i motieccitati, cercavano d’acquietare gl’animi commossi conmostrar loro che, quando non proseguissero le azzioniconciliari senza tumulto, oltra lo scandalo che si dareb-be, la vergogna che s’incorrerebbe, per necessità ancoseguiria la dissoluzione del concilio senza frutto; li qualufficii ebbero luogo, sí che nelle congregazioni si trattòquietamente gl’altri 6 articoli, sopra quali non fu moltoche dire. Per il quinto la provisione fu giudicata necessa-ria: sopra il modo qualche difficoltà nacque, imperochéla divisione delle parochie già da’ principio da’ popoli fuconstituita, quando un numero de abitanti, ricevuta lavera fede, per aver l’essercizio della religione, fabricatoun tempio e condotto un sacerdote, constituivano unachiesa, che dall’adunazione de’ circonabitanti chiamava-si parochia, e crescendo il numero, per la lontananza

862Letteratura italiana Einaudi

Page 901: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

delle abitazioni, se la chiesa et il paroco non bastava, ri-tiratisi i lontani e fabricatone un’altra, s’accommodava-no meglio. Alle qual cose per buon ordine e concordias’introdusse in progresso di aggionger anco il consensoepiscopale. Ma poiché la corte romana, con le reserva-zioni s’assonse il conferir de’ beneficii, quelli che da Ro-ma erano provisti delle parochiali, trattandosi sminuirgliil numero delle anime soggette, et in consequenza il gua-dagno, s’opponevano col favore del pontefice, ondes’introdusse che senza Roma non si poteva, con divisio-ne d’una gran parochia, erigerne una nuova, e quandooccorreva farlo, massime de là da monti, per gl’impedi-menti d’appellazioni et altri litigii, era cosa di spesa im-mensa. Per proveder a questi inconvenienti in concilio,fu opinione de’ prelati che, quando una chiesa basta adun popolo, ma un solo rettor non è sufficiente, non mol-tiplicassero i titoli, allegando che dove sono piú curati inuna chiesa, sono anco dispareri; ma potesse il vescovocostringere il paroco a pigliar altri sacerdoti in aiuto,quanti facessero bisogno; ma dove l’ampieza delle abita-zioni ricercava, avesse potestà d’erigere una nuova paro-chiale, partendo il popolo e partendo le entrate, overocostringendo il popolo a contribuire per far una renditasufficiente. Solo a quest’ultima parte considerò Eusta-chio Bellai, vescovo di Parigi, pochi dí inanzi arrivato,che quel decreto non sarebbe stato ricevuto in Francia,dove non consentono che con autorità ecclesiastica pos-si esser commandato a’ laici in materia temporale, e chealla riputazione del concilio generale non conveniva fardecreti che fossero in qualche provincia reietti. A questoreplicò fra Tomaso Casello, vescovo della Cava, che ifrancesi non sanno questa potestà esser data al concilioda Cristo e da san Paolo, quali hanno commandato cheil vitto sia dal popolo somministrato a chi lo serve nellecose spirituali, e che i francesi, volendo esser cristiani,conveniva ubedissero. Replicò il Bellai che sin allora

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

863Letteratura italiana Einaudi

Page 902: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

aveva inteso quello che Cristo e san Paolo concedono a’ministri dell’Evangelio esser un ius di ricever il vitto dachi spontaneamente lo dava e non di costringer a darlo,che Francia vorrà sempre esser cristiana, però di questonon voleva passar piú inanzi.

[Unione delle chiese]

Il sesto et ottavo articoli non averebbono avuto biso-gno di decreto, quando a’ vescovi fosse rimasta la loro au-torità, anzi quando fosse rimasta a’ parochi et al popolo,a’ quali, come di sopra s’è detto, già apparteneva e sareb-be giusto che sempre appartenessero simil previsioni: mala necessità di trattar queste materie nasceva dall’essertutti riservati a Roma. I prelati erano d’un istesso parere,che le previsioni fossero necessarie; alcuni però non con-sentivano che si facessero, per non metter mano nell’au-torità ponteficia, trattando sopra le cose a quella Sede ri-servate, massime in tanto numero. Leonardo, arcivescovodi Lanciano, trattò come termine di giustizia che, essendotutti gl’ufficii della cancellaria apostolica venduti, non eracosa giusta sminuirgli le espedizioni solite a’ farsi in quel-la, che era un levar parte degli emolumenti senza consen-so de compratori; però si lasciasse queste provisioni dafarsi a Roma, dove sarebbe considerato l’interesse di tutti;et era questo vescovo per passar piú inanzi per gl’interessiche egli et altri suoi amici avevano in quei ufficii, sedall’arcivescovo di Messina, spagnuolo, che gli sedeva ap-presso, non fosse stato ammonito che niente si sarebbe ri-soluto, se non consultato e consentito a Roma. Fu raccor-dato quello che nel primo concilio s’introdusse nel darautorità a’ vescovi sopra le cose riservate al pontefice,d’aggiongere che facessero come delegati della Sede apo-stolica; qual conseglio fu abbracciato in tutti li decreti chesi formarono in tal materie.

864Letteratura italiana Einaudi

Page 903: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Curati ignoranti o viziosi]

Nel settimo, quantonque da ogni uno fosse giudicatogiusto che il popolo avesse il debito servizio da personesufficienti per il ministerio e costumate per l’edificazio-ne, nondimeno esser assai e molto proveder in futuro,perché sempre sono odiose e transcendenti le leggi che,in dietro risguardandosi, dispongono anco de’ negoziipassati; perciò bastare che all’avvenire sia preveduto dipersone idonee e quelli che si trovano in possesso sianotolerati. L’arcivescovo di Granata disse la deputazioned’un inetto al ministerio di Cristo non esser dalla Mae-stà Sua divina ratificata e per ciò restar nulla; et il provi-sto non aver legitima raggione e doversi per debito, ri-mosso quello che è inetto, proveder di sufficiente; manon fu seguito questo parer come troppo rigido e chenell’essecuzione si sarebbe conosciuto impossibile, nonessendovi una pontual misura dell’abilità necessaria;però la via del mezo fu abbracciata, di non ecceder laproposta dell’articolo, e facendo differenza dalli igno-ranti agli scandalosi, con quelli, come meno colpevoli,proceder con minor rigore. E poiché per ogni raggioneal vescovo appartenerebbe proveder, quando le colla-zioni non fossero dal pontefice uscite, gli fosse conces-so, anco contra i provisti ponteficii, come delegato dellaSede apostolica, porger il rimedio.

[Chiese date in commenda]

A trattar della visita de’ beneficii commendati nel no-no articolo diede occasione un ottimo uso, degeneratoin pessimo abuso. Nelle incorsioni de’ barbari che av-vennero nell’Imperio occidentale ben spesso occorrevache le chiese fossero de’ suoi pastori private in tempoquando insieme erano impediti per incorsioni, assedii o

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

865Letteratura italiana Einaudi

Page 904: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

preggionie dal proveder de’ successori quelli a chi cano-nicamente apparteneva; onde, acciò il popolo non re-stasse longamente senza regimento spirituale, li prelatiprincipali della provincia overo alcuno de’ vicini rac-commandava la chiesa a qualche persona del clero dipietà e bontà conspicua et atta a quel regimento, sinché,rimossi gl’impedimenti, potesse esser eletto canonica-mente il pastore; l’istesso facevano i vescovi o parochivicini, quando occorreva simil vacanza delle parochialine’ contadi, e cercando sempre il commendante d’ado-perare persona insigne et il commendatario di corre-sponder all’espettazione, riusciva con gran frutto e sodi-sfazione; ma come sempre sottentra la corrozzione nellecose buone, qualche commendatario pensava non soloal bene della chiesa commendata, ma anco a cavarnequalche frutto et emolumento per sé, e li prelati a com-mendare le chiese anco senza necessità; e crescendol’abuso sempre piú, convenne far legge che non potesseuna commenda durare piú che per 6 mesi et il commen-datario non potesse partecipar de’ frutti della commen-da. I pontefici romani, però, con la pretensione di supe-riorità a questa legge, non solo commendavano per piúlongo tempo e concedevano onesta porzione al com-mendatario, ma passarono tanto inanzi di commendaranco a vita e di conceder i frutti tutti, non altrimenti cheal titolario. Anzi, mutò la corte in contrario anco la for-ma, e dove nelle bolle, rendendo la causa, prima diceva:«Acciò che la chiesa sia tra tanto governata, te la rac-commandiamo» si passò a dire: «Acciò tu possi sosten-tar con maggior decenza lo stato suo, ti raccommandia-mo la tal chiesa». E di piú ordinarono anco i ponteficiromani che, morendo il commendatario, il beneficio re-stasse affatto alla disposizione loro; sí che a chi la colla-zione s’aspetterebbe, non potesse impedirsene. Et essen-do i commendatarii dal papa constituiti, non potevano livescovi intromettersi in sopraintender al governo di

866Letteratura italiana Einaudi

Page 905: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quelle chiese che dal papa erano raccommandate ad unaltro, et in corte ciascuno piú volentieri impetrava i be-neficii in commenda che in titolo, essentandosi per quel-la via dalla soggezzione de’ prelati superiori; da che na-sceva che il vescovo era privato d’autorità sopra lamaggior parte delle chiese della diocesi, et i commenda-tarii non soggetti ad alcuna soprintendenza, lasciate ca-der le fabriche e ristrette o levate a fatto le altre spesenecessarie, non avendo altro fine che, secondo il proe-mio della bolla, sostentar lo stato proprio, mandavano iltutto a desolazione. A questo disordine non ostando al-tro se non che pareva indecenza se il vescovo mettessemano in quello che dal papa era ad un altro raccomman-dato, fu pensato con decoro proveder, concedendo a’vescovi autorità di visitare e sopraintendere, ma comedelegati del pontefice.

[Abusi de’ questuanti]

La causa della proposta duodecima di rimediareagl’abusi de’ questuanti fu parimente l’esser degeneratal’antica instituzione, imperoché, essendo instituita inqualche luoghi per necessità alcun’opera pia d’ospitalità,infermaria, educazione d’orfani et altre tali, senza altrofondo che delle limosine de’ fedeli, le persone pie piglia-vano carico d’andar cercando la limosina alle case, e peraver facile ingresso e fede si munivano con lettere testi-moniali del vescovo. Altri, acciò dal vescovo non potes-sero esser impediti, ottenevano facoltà dal papa con let-tere che gli raccommandassero, le quali facilmenteerano concesse per qualche parte dell’emolumento chenell’espedizione della bolla alla corte toccava: questa in-stituzione immediate si voltò in eccessi d’abuso, impero-ché delle raccolte limosine minima parte era quella che sispendesse in l’opera; quelli ancora che impetrato aveva-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

867Letteratura italiana Einaudi

Page 906: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

no la facoltà di questuare, sustituivano persone abiette etinfami, e con loro dividevano il frutto delle limosine; anziaffittandogli anco la questura; li questuanti poi, per cavarquanto piú si poteva, mille arteficii sacrileghi et empiiusavano, portando forma d’abiti, fuoghi, acque, campa-ne et altri instromenti da strepitare, che potessero indurspavento e superstizione nel volgo; narrando falsi mira-coli, predicando false indulgenze, ricchiedendo le limosi-ne con imprecazione e minaccie di male e d’infortunii achi non le dasse, et altre tal impietà usando, che il mondone era pieno di scandali, né si poteva provedervi, attese leconcessioni apostoliche impetrate. Sopra questa materiasi estesero li prelati, con narrare gl’abusi e discendere al-le sudette et ad innumerabili altre impietà; con mostrareche altre volte sono stati tentati rimedii senza frutto e taliriuscirebbono tutti quelli che si tentassero; uno solo es-servi, l’abolir il nome e l’uso de’ questori: et in questo pa-rer convennero quasi tutti.

Arrivarono in questo tempo ambasciatori del duca diBaviera, quali ricusarono presentarsi nella congregazio-ne se non gli era data precedenza da quei di Venezia; ilche ricusando essi di fare, i legati interposero dilazioneper aspettar sopra questo risposta da Roma.

[Il papa in sospetto per le cose di Trento]

Il pontefice, quando ebbe aviso de’ voti nelle congre-gazioni dati sopra la residenza et avvertí i spagnuoli es-ser tutti conformi, fece cattivo pronostico, penetrandoche tal unione non poteva esser senza participazione delre; diceva esser già molto tempo per grandi isperienzecertificato che i prelati oltramontani sono inimici dellagrandezza d’Italia e della Sede apostolica, e per la so-spizzione che del re aveva, restava mal sodisfatto, comeche gli mancasse della promessa fattagli di conservar la

868Letteratura italiana Einaudi

Page 907: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

sua autorità; in fine di tutti i raggionamenti concludevache, se i prencipi l’abbandoneranno, ricorrerà al cielo;che aveva un million d’oro e sapeva dove metter la manosopra un altro, e poi Dio provederebbe alla sua Chiesa.Tutta la corte ancora sentiva con gran passione il perico-lo di tutto lo stato suo, vedendosi ben che quelle novitàmiravano a far tanti papi, o nissun papa, et interrompertutti gl’emolumenti agl’officii della cancellaria. Venneanco dal noncio di Spagna aviso che il re sentiva male il«proponentibus legatis», statuito nella prima sessione: etanto piú al pontefice piaceva che fosse stato decretato,poi che dal dispiacimento che altri ne ricevevano, appa-rivano li dissegni di propor cosa di suo pregiudicio. Fe-ce con tutto ciò far scuse col re, dicendo esser fatto sen-za sua saputa, ma vedersi necessario per reprimere lapetulanza degl’inquieti; che il concilio sarebbe una torredi Babel, quando senza freno ogni persona ambiziosaavesse facoltà di mover umori; che i legati erano discretie riverenti a Sua Maestà et averebbono sempre propostotutto quello che gli fosse stato in piacere, e dato sodi-sfazzione ad ogni persona pia e savia. Ma con l’amba-sciator del re appresso sé residente che gliene trattò,procedette con alquanta durezza, prima querelandosiche egli avesse fatto sopra ciò cattivi ufficii, e poi, com-memorando il modo di proceder de’ prelati spagnuoli inconcilio quasi come sedizioso, mostrò che il decreto erasanto e necessario, e che non si faceva pregiudicio ad al-cuno per dire che i legati proponeranno; a che replican-do Vargas che quando fosse solamente detto: i legatiproponeranno, nissun si dolerebbe, ma quell’ablativo«proponentibus legatis» privava i vescovi di proporre,però conveniva mutarlo in altra locuzione. A che il papanon senza sdegno rispose aver altro da fare che pensar«cuius generis et cuius casus». Non mancava di fonda-mento il sospetto del pontefice, avendo scoperto chequell’ambasciator aveva ispedito molte poste in Spagna

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

869Letteratura italiana Einaudi

Page 908: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

et a Trento, confortando i prelati spagnuoli a mantenerla libertà e mostrando al re che il concilio fosse tenuto insoggezzione.

[Costernazione in corte di Roma. Querela contro i legati]

Ma nella corte, avendo molti prelati da Trento scrit-to, ciascuno agl’amici suoi e variamente secondo i variiaffetti, eccitò gran tumulto e piú tosto consternazioned’animo, parendo di veder già Roma vota de prelati eprivata d’ogni prerogativa et eminenza; si vedeva chia-ro che i cardinali abitanti in Roma sarebbono esclusidall’aver vescovati, che senza dubio la pluralità de be-neficii veniva proibita, che nissun vescovo né curatoaverebbe potuto aver ufficio in Roma, che il ponteficenon averebbe potuto dispensare in alcuna delle sudettecose, che sono le principali della sua potestà, onde l’au-torità ponteficale si diminuiva in gran parte; e raccor-davano quel detto di Livio che la maestà del prencipedifficilmente s’abbassa dalla sommità al mezo, ma confacilità è precipitata dal mezo all’infimo luogo: discor-revano l’efficacia che il decreto averebbe prestato peraummentar la potestà de’ vescovi, quali averebbono ti-rato a loro la collazione de beneficii, negata la potestàpontificia per le riservazioni; che i vescovi oltramontaniet alcuni italiani ancora hanno sempre mostrato il malanimo verso la corte per invidia e per non aver in quel-la cosí facil ingresso, e che da questi, che fingendo starlontani da Roma per conscienza, convien guardarsi,che farebbono peggio degl’altri, se loro venisse fatto;che questi chiettini hanno un’ambizione maggiore de-gl’altri, se ben coperta, e con l’altrui rovina voglino al-zarsi, che ben lo mostrò infatti Paulo IV. E perché lispagnuoli erano uniti in questo e s’era certificato cheVargas gl’essortava a perseverare, sussurravano molti

870Letteratura italiana Einaudi

Page 909: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che dal re venisse il motivo, il quale vedendo che, peraver sussidii dal clero, gli conviene superare due diffi-coltà, una in aver il consenso del papa, l’altra in rimo-ver la resistenza che fanno i capitoli e collegii, che peresser primi di nobiltà, essenti da’ vescovi et aver ricevu-to i beneficii la maggior parte per collazione ponteficia,non hanno respetto d’opporsi, pensasse d’alzar i vesco-vi, da lui totalmente dependenti, quali riconoscono livescovati dalla sua presentazione, sottomettendogli licapitoli e collegii e levandogli dalla soggezzione del pa-pa, e cosí col loro mezo acquistar un facile et absolutodominio sopra il clero.

Si doleva la corte di tutti li legati generalmente, cheavessero proposto o permesso che si proponesse l’arti-colo; già esser stato con somma arte statuito che soli po-tessero proporre, non ad altro fine se non per ovviare a’tentativi di mal affetti a Roma, e non poter aver scusa,poiché vi era l’essempio del disordine che causò questadisputa nel primo concilio; sopra tutti si dolevano diMantova e Seripando, di quello principalmente, che conla riputazione e credito poteva ovviare ogni inconve-niente; e del rimedio discorrevano: che bisognava man-dar altri legati, persone piú inclinate al ben commune, enon prencipi, né frati, ma incaminati per i gradi dellacorte, e la voce universale destinava Giovanni BattistaCigala, cardinale di San Clemente, in primo luogo peressersi mostrato difensor acerrimo dell’autorità pontefi-ce ne’ carichi di referendario e di auditor di camera, conmolta lode et aumento delle cose di Roma: il quale, co-me superior di Mantova, averebbe tenuto il primo luo-go, da che anco Mantova si sarebbe mosso a ritirarsi.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

871Letteratura italiana Einaudi

Page 910: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Consulta a Roma. Il papa risponde a’ legati e propuo-ne qualche riforma]

Il pontefice fece tenere molte congregazioni de’ car-dinali proposti alla consulta del concilio, da’ quali es-sendo raccordati diversi rimedii per ovviare al corso delmale, si diede a parlar del negozio assai piú quietamentee correttamente di prima: non dannava l’openione diquelli del ius divino, anzi gli lodava d’aver parlato se-condo la loro conscienza; qualche volte aggiongeva an-co che forse quell’openione era la migliore; ma si dolevadi quelli che a lui s’erano rimessi, essendo il conciliocongregato acciò ciascuno dica l’openione propria enon per adossare le cose difficili ad altri, e sutterfugirl’odio e l’invidia; che gli dispiacevano le differenze natetra i legati suoi, quali non dovevano con scandalo publi-carle, ma tenendole secrete, o tra loro componerle, o alui rifferirle; che sí come lodava il dir la propria openio-ne con libertà, cosí biasmava le prattiche e quello che daalcuni era stato usato per sovvertir altri con inganni equasi violenze, e non poteva restar di non gravarsi diquel che si parlava contra la libertà del concilio e che ilconsultar le cose a Roma era un violarla; esser cosa mol-to strana che egli, che è il capo del concilio, et i cardina-li, che sono i principal membri, et altri prelati che in Ro-ma sono, che pur in concilio hanno voto, debbino aversiper stranieri, che non possino esser conscii di quello chesi tratta e dire il parer loro, e quei che non hanno partelegitima si facciano lecito intromettersi con mali modi;vedersi chiaro che tutti i prelati sono andati a Trentocon commissione de’ suoi prencipi, che secondo quellocaminano; che gl’ambasciatori con lettere et ufficii gliconstringono a seguir l’interessi de’ suoi prencipi, e purper questo nissun dice (come dir si doverebbe) che ilconcilio non sia libero: la qual cosa amplificava conmolta veemenza in tutti i raggionamenti, aggiongendo

872Letteratura italiana Einaudi

Page 911: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che il dire il concilio non è libero, era un colore di chinon voleva vedere buon fine del concilio per dissolverloo levargli la riputazione, li quali egli teneva tutti per oc-colti fautori dell’eresia.

Finalmente, dopo aver di questo particolar conferitocon tutti gl’ambasciatori appresso sé residenti, e moltevolte consultato, il 9 maggio, congregati tutti i cardinali,fece legger gl’avisi avuti da Trento e discorse la sommadelle consultazioni avute, et il bisogno di caminar in que-sto negozio con desterità e costanza, accennando chemolti fossero congiurati contra la Sede apostolica; poi fe-ce legger la risposta che dissegnava mandar a Trento, laqual in sostanza conteneva due punti: che il concilio dalcanto suo era stato sempre lasciato libero e sarebbe perl’avvenire; l’altro, esser giusta cosa che da quello sia rico-nosciuto per capo e gl’abbia il rispetto che si debbe allaSede apostolica. Dimandò il parer a tutti li cardinali,quali concordemente lodarono la risposta data. Raccor-darono alcuni che, atteso i dispareri tra i legati, era benmandarne altri, et anco de straordinarii; alcuni aggionse-ro l’importanza del negozio meritare che la Santità Sua etutto ’l collegio si riducesse a Bologna, per accostarsi aTrento, e poter meglio sovvenir alle occorrenze. A che ilpapa rispose esser pronto non solo d’andar a Bologna,ma a Trento ancora, bisognando, e tutti i cardinali s’offe-rirono a seguirlo. Si consultò sopra il mandar altri legati,e fu risoluto di differir a parlarne per opinione che Man-tova non dimandasse licenza, che sarebbe stato di granpregiudicio alla riputazione del concilio per l’opinioneche l’imperatore et il re di Spagna e quasi tutti i prencipiavevano della sua bontà e per il credito che tenevano dilui la maggior parte de’ prelati di Trento.

Spedite le lettere, fece ufficio con gli ambasciatori diVenezia e Fiorenza, acciò da quei prencipi fossero rac-commandate le cose del pontificato agl’ambasciatori lo-ro in Trento, e commesso che operassero co’ prelati de-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

873Letteratura italiana Einaudi

Page 912: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

gli Stati loro di non intervenir in trattazioni contra la Se-de apostolica e non esser tanto ardenti nella materia del-la residenza. Chiamò poi tutti i vescovi che ancora si ri-trovavano alla corte, e gli mostrò il bisogno et il servizioche la loro presenza poteva in Trento prestare; gli caricòdi promesse et a’ poveri diede sovvenzione e gli spedí alconcilio: il che fece cosí per accrescer il numero, quandosi parlasse della residenza, come perché s’aspettavano40 francesi, de’ quali egli non pronosticava alcun bene.E per non aver il regno di Francia contrario, gl’amba-sciatori del quale dovevano in breve arrivar a Trento, sirisolse di dar aiuto al re di 100 000 scudi in dono et al-tretanti in prestito, sotto nome che fossero de mercanti,dando il re sufficiente cauzione del capitale e dell’inte-resse, con condizione che si facesse da dovero e senza si-mulazione; che fossero rivocati gl’editti e la guerra fattaper la religione; che con quei danari si levassero svizzerie germani, che stessero sotto il suo legato e con le inse-gne della Chiesa; che non si perdoni ad alcun ugonottosenza suo consenso; che siano impreggionati il cancellie-ro, Valenza et altri che egli dirà; che non sia trattata cosanel concilio contra la sua autorità, e che non faccianogl’ambasciatori menzione delle annate; offerendosi peròegli d’accordare col re in quella materia e riformarla consodisfazzione di Sua Maestà.

Consultò poi il pontefice la materia della residenza,per poter parlar di quella (quando occorresse) corretta-mente, in maniera che né si pregiudicasse, né dassescandalo; e ben discusse le raggioni, fermò openione divoler approbare e far esseguire la residenza, sia fondatain qual legge si voglia, o canonica, o evangelica. In que-sta forma rispose all’ambasciatore francese che glieneparlò, soggiongendo che di tutti i precetti evangelici eglisolo è deputato essecutore; che avendo Cristo detto asan Pietro: «Pasci le mie agnelle», ha voluto che tuttigl’ordini dati dalla Maestà Sua divina siano esseguiti me-

874Letteratura italiana Einaudi

Page 913: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

diante Pietro solamente, e che egli ne voleva far una bol-la, con pena de privazione de’ vescovati, che sarebbestata piú temuta che una decchiarazione quale il conciliofacesse de iure divino. Et insistendo l’ambasciatore so-pra la libertà del concilio, disse che se gli fosse concessaogni libertà, l’estenderebbe a riformar non solo il ponte-fice, ma i prencipi secolari ancora; e questa forma diparlare molto piaceva al papa, solito dire nissuna cosaesser peggior che star su la pura difesa; che se altri colconcilio lo minacciavano, bisognava minacciar loro pari-mente con le arme medesime.

In questo tempo istesso, per dar principio ad esseguirequel che ricchiesto e promesso aveva, di riformar esso lacorte senza che il concilio se ne intromettesse, incommin-ciando da un membro principalissimo, publicò la riformadella penitenziaria, dando fama che in breve averebbe an-co riformata la cancellaria e la camera; ogni uno aspettavadi veder regolar in quella le cose appartenenti alla salutedelle anime, che molto sono maneggiate in quell’ufficio,ma né di penitenza, né di conscienza, né di altra cosa spi-rituale si fece pur minima menzione in quella bolla; soloalla penitenziaria levò le facoltà che essercitava in diversecause beneficiali e nelle spettanti alla disciplina esteriorede’ frati regolari, senza però esprimer se quella previsionefosse fatta per dar ad altri ufficiali quelle facoltà che dallapenitenziaria levava, o pur che gl’avesse per abusi inde-centi e volesse esterminargli di Roma. Ma l’evento imme-diate levò l’ambiguità, perché l’istesse cose s’ottenevanodalla dataria e per altre vie, solamente con spesa maggio-re, e questo fu il frutto della riforma.

[In congregazione si rinuova l’instanza della residenza]

Ma ritornando a Trento, detti li pareri de’ padri, e da’deputati formati 9 decreti, tralasciati gl’articoli del ma-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

875Letteratura italiana Einaudi

Page 914: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

trimonio, come era già deciso, e della residenza, avendocosí concordato i legati, e fatto ufficio con alquanti chedovessero contentarsene, furono proposti nella congre-gazione per stabilirgli e leggergli nella sessione al suotempo statuito. Si eccitarono per quella ommissione ledimande de’ fautori della residenza; al che essendo da’legati risposto che quell’articolo non era ben discusso,né in quella sessione era opportuno proporlo, ma s’ave-rebbe fatto a suo tempo, s’aummentarono le instanze ac-ciò che allora si proponesse, e le allegazioni de raggioniche mai sarebbe opportunità maggiore, con qualchemormorazione ancora che fosse un’arte per non conclu-dere mai: furono nondimeno costretti a rallentar l’in-stanza, vedendo i legati risoluti a non trattarne allora, eperché quei della contraria openione, fomentati da Ro-ma, facevano instanza in contrario piú efficacemente;però, attendendo agli altri articoli, con poche alterazionii 9 capi furono formati.

[Difficoltà sopra la continuazione del concilio]

Il marchese di Pescara fece efficace instanza per nomedel re, acciò in quella sessione si decchiarasse che quelconcilio era continuazione dell’incomminciato sottoPaulo III e proseguito sotto Giulio, e la ricchiesta eraaiutata da’ prelati spagnuoli et altri che gli seguivano, esostentata allegando che era necessario farlo per neces-sità di fede, altrimenti sarebbono rivocate in dubio le de-terminazioni fatte, con notabile impietà. In contrario fa-cevano gagliardi ufficii gl’ambasciatori imperiali,dicendo che sarebbono partiti immediate e protestato;perché avendo l’imperatore data la parola alla Germaniache quella ridozzione s’averebbe per nuova convocazio-ne, non poteva sostener un tanto affronto; che per que-sto non mettevano in difficoltà le cose già decise, ma

876Letteratura italiana Einaudi

Page 915: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

mentre vi era speranza di poter ridur la Germania, nonvolessero troncarla con tanto aggravio della cesarea Mae-stà allora. Il cardinale Seripando altro non aveva in mirase non che si determinasse continuazione, e già nel far labolla della convocazione s’affaticò molto per questo, etora aiutava efficacemente la ricchiesta de’ spagnuoli. Mail cardinal di Mantova fece una constante resistenza pernon far una tanta ingiuria all’imperatore senza necessità,e trovò temperamento di quietare gli spagnuoli con direche, avendo già tenuto 2 sessioni senza far di questa pro-posta menzione, non sarà alcun pregiudicio differir ancoad un’altra. La risoluzione degl’ambasciatori cesarei dipartirsi e l’ufficio del cardinale fecero che il Pescara re-missamente procedesse, et opportunamente vennero let-tere da Luigi di Lansac, principale della ambasciariamandata al concilio dal re di Francia, che essendo inviaggio non molto lontano, scrisse a’ legati e padri, pre-gando che la sessione si prolongasse sino all’arrivo suo ede’ colleghi; onde il Mantova, valendosi anco di quell’oc-casione di metter in consulta la prorogazione, nella qua-le, chi per uno, chi per piú di questi rispetti, e chi consi-derando non esser ancora ben quieti gl’umori dellaresidenza, se ne contentarono e risolsero, per servar ladegnità della sinodo, non di prolongar la sessione, ma ce-lebrarla senza proponere materia alcuna.

[Terza sessione. Partita dell’ambasciator spagnuolo, ar-rivo de’ francesi]

Venuto il giorno 14, con le solite cerimonie si ridusse-ro nella publica sessione, dove, cantata la messa e fattele altre preghiere costumate, il secretario lesse i mandatide’ prencipi secondo l’ordine che gl’ambasciatori loros’erano presentati in congregazione: del re Catolico, diFiorenza, di svizzeri, del clero d’Ongaria e de’ veneziani;

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

877Letteratura italiana Einaudi

Page 916: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

et il promotor in poche parole ringraziò tutti quei pren-cipi d’aver offerto le loro forze per sicurtà e libertà delconcilio. Dopoi il vescovo celebrante prononciò il de-creto, in questa sostanza: che la sinodo ha deliberato diprolongare, per alcune giuste et oneste cause, la promol-gazione di quei decreti che era ordinata per quel giornosino a 4 di giugno, nel qual giorno intima la seguentesessione, né altro in quella adunanza fu fatto.

Celebrata la sessione, il marchese di Pescara partí daTrento, dicendo esser necessitato di ritornar al governosuo di Milano per nuovi moti eccitati da ugonotti in Del-finato; ma sapendosi che quelle forze non erano suffi-cienti per uscire del paese, tra ’l qual e Milano essendoanco in mezo il duca di Savoia, fu creduto da molti checosí avesse commissione dal suo re, il qual, desiderosoche il concilio caminasse inanzi, fu risoluto di levar l’oc-casione d’interromperlo con la controversia di preceden-za che necessariamente sarebbe seguita se all’arrivo de-gl’ambasciatori francesi vi si fosse ritrovato ambasciatorsuo. E 2 giorni dopo la partita di quello arrivò Luigi SanGelasio signor di Lansac, capo dell’ambasciaria francese,incontrato da numero grande de prelati e particolarmen-te da’ spagnuoli. Arrivarono li dí seguenti Arnoldo Fer-rier, presidente di Parigi, e Vido Fabro signor di Pibrac,uomini di robba longa, colleghi dell’ambasciaria.

[Intrighi tra Roma e Trento]

In questo tempo erano venuti avisi al concilio di quel-lo che il pontefice, i cardinali e la corte romana parlava-no contra i padri per le cose della residenza, e molti di lo-ro avevano ricevuto lettere da’ cardinali loro patroni e daaltri amici con querele, reprensioni et essortazioni, lequali andavano anco mostrando. Dall’altra parte era an-data nuova a Roma delle cose successe dopo. Il pontefice

878Letteratura italiana Einaudi

Page 917: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

rinovò et aummentò lo sdegno contra il cardinale diMantova maggiormente, perché avesse tralasciata l’occa-sione di decchiarare la continuazione, essendogliene fat-ta instanza dall’ambasciator e prelati spagnuoli. Si dolevadi veder quel cardinale congionto con spagnuoli nella re-sidenza e contrario a loro nella continuazione, che volevadir contrario a lui in tutte le cose; perché nissun, d’inge-gno ben ottuso, sarebbe restato di passar a quella dec-chiarazione, poiché, succedendo bene, era fatto un granpasso a favore della Chiesa catolica; non succedendo, sidissolveva il concilio, che non era di minor beneficio.Tornò in piede la consultazione di mandar altri legati eparticolarmente il cardinale San Clemente, dissegnandoche in lui fosse il principal carico e la instruzzione; e pernon levar il luogo primo a Mantova e dargli occasione dipartire, ordinarlo vescovo, essendo pochi giorni inanziarrivata la nuova della morte di Francesco da Turnon,decano, per la qual uno de’ 6 vescovati restava vacante.

Ma l’imperatore, avisato della proposta di decchiara-re la continuazione, commossosi, fece dir al ponteficeche, quando succedesse, leverebbe gl’ambasciatori daTrento, et a quelli commandò che, se la deliberazione diciò fusse fatta, non aspettando la publicazione, si partis-sero. Entrò per tanto il pontefice in speranza che perquel mezo si potesse metter fine al concilio, e tanto piúaummentò il suo sdegno contra il cardinale di Mantova,per causa di chi la miglior occasione era svanita, e si die-de a pensare in che maniera s’averebbe potuto rimetterin piede. La corte, cosí per immitazione del suo prenci-pe, come per trattarsi degl’interessi suoi, continuava lequerele e mormorii contra i prelati del concilio e piú ditutti contra il medesimo cardinale e contra Seripando evarmiense; scambievolmente i prelati in Trento, gli spa-gnuoli massime, ne’ congressi privati tra loro si querela-vano del pontefice e della corte: di quello, perché tenes-se il concilio in servitú, al quale doverebbe lasciare

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

879Letteratura italiana Einaudi

Page 918: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

l’intiera disposizione di trattar e determinar tutte le cosesenza ingerirsene; e nondimeno, oltre che niente si pro-pone se non quanto piace a’ legati, quali non fanno senon quello che è commandato da Roma, ancora, quandoalcuna cosa è proposta e vi è un numero di settanta ve-scovi conformi, nondimeno sono impediti sino dal poterparlare; che il concilio doverebbe esser libero et essenteda ogni prevenzione, concorrenza et intercessione diqualonque altra potestà, e nondimeno gli vengono datele leggi di quello che debbe trattare, et alle cose trattatee decretate vien fatta limitazione e correzzione; il chestando, non si può veder come chiamarlo veramenteconcilio. Che in quello erano piú di 40 stipendiati dalpontefice, chi di 30 e chi sino di 60 scudi al mese; che al-tri erano intimiditi per lettere de cardinali et altri curiali.Della corte si lamentavano che, non potendo ella com-portare la riforma, si facesse lecito di calumniare e ri-prendere e sindicare quello che era fatto per servizio diDio. Che avendo veduto come s’era proceduto contrauna riforma necessaria e leggiera, non si poteva aspettarse non grave moto e contradizzione quando si trattassecosa toccante piú al vivo; che doverebbe il pontefice al-meno rafrenare le parole de’ passionati e mostrar in ap-parenza, poiché in fatto non voleva esser ligato, che ilconcilio procedi con sincerità e libertà.

Venne anco a parole Paolo Emilio Verallo, vescovo diCapaccio, col vescovo di Parigi in un congresso di moltivescovi; perché, avendo questo biasmato il deliberareper pluralità de voti et avendo quello risposto che tutti ivescovi erano uguali, l’interrogò Parigi quante animeerano sotto la cura sua, al che avendo risposto che 500,soggionse quell’altro che, comparandosi le loro persone,egli gli cedeva, ma rispetto a’ rapresentati dall’uno e l’al-tro non si doveva pareggiare chi parlava per 500 a chiparlava per 500 000.

880Letteratura italiana Einaudi

Page 919: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[Gli ambasciatori francesi si presentano in congregazio-ne. Orazione di Pibrac]

Essendo le cose in questi termini, non si fece altracongregazione sino a’ 26, nella quale gl’ambasciatorifrancesi, che prima avevano communicato la loro in-struzzione con gl’imperiali e s’erano ben intesi insiemesecondo il commandamento de’ loro signori, si presen-tarono nella congregazione generale: dove, esibito ilmandato della loro ambasciaria e letto, Vido Fabro feceuna longa orazione, nella quale, avendo esposto il conti-nuato desiderio del re che fosse convocato il concilio inluogo opportuno e non sospetto, e gl’ufficii per ciò dalui fatti col pontefice e con tutti i prencipi cristiani, sog-gionse il frutto che dalla apertura di quello si dovevaaspettare, e passò a dire che, si come fallano gravissima-mente quelli che vogliano rinovare tutti i riti della Chie-sa, cosí il volergli sostentare pertinacemente tutti, senzatener conto di quello che ricerca la condizione de’ tempipresenti e la publica utilità, è degno di non minor ri-prensione. Esplicò molto particolarmente le tentazioniche il demonio sarebbe per usare a fine di divertir i pa-dri dal retto camino, minacciando che se essi gli preste-ranno orecchie, faranno perder ogni autorità a’ concilii,soggiongendo che molti altri concilii sono già stati fattiin Germania et in Italia con nissuno o pochissimo frut-to, de’ quali si dice che non erano né liberi, né legitimi,perché parlavano a volontà d’altri; dovessero essi guar-dare di metter in ben la potestà e libertà da Dio conces-sagli, perché, essendo cosa degna di severo castigo nellecause de privati gratificar alcuno contra giustizia, dimaggior supplicio sono degni i giudici nelle cause divineseguendo l’aura popolare o vendendosi come schiavi to-gati a’ prencipi a’ quali si sono obligati; essaminasse cia-scuno se stesso e che passione lo porti: e perché li defet-ti d’alcune passate sinodi fanno pregiudicio a questa,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

881Letteratura italiana Einaudi

Page 920: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

esser conveniente mostrare che è passato quel tempo eche ciascuno può disputare; che non si disputa col fuo-go, che non si rompe la fede, che lo Spirito Santo nons’ha da chiamare d’altrove che dal cielo, e questo non èquel concilio principiato da Paolo III e proseguito daGiulio III in turbatissimi tempi e nel mezo delle armi,che si disciolse senza aver fatto cosa buona, ma un nuo-vo, libero, pacifico e legitimo, convocato secondo l’anti-co costume, al quale prestano consenso tutti i re, prenci-pi e republiche, al quale la Germania concorrerà econdurrà seco gl’autori delle nuove dispute, li piú graviet eloquenti uomini che abbia. Concluse che essi amba-sciatori promettevano per questo fine l’aiuto del re. Par-ve che molti de’ padri et alcuni de’ legati medesimi nonricevessero in bene quelle parole; alle quali, perché pas-savano i termini generali e di complemento, il promoto-re non seppe che rispondere, onde non fu servato il co-stume, ma con quell’orazione la congregazione si finí.

Si presentarono il giorno seguente gl’ambasciatorimedesimi a’ legati, per ciò insieme congregati, dove scu-sarono i prelati francesi che non fossero venuti al conci-lio per tumulti, promettendo che, quelli acquietati, ilche speravano dover presto succedere, sarebbono venu-ti in diligenza. Esposero appresso che gli ugonotti han-no per sospetta la continuazione del concilio principia-to da Paolo e ne ricchiedono un nuovo; che il re hatrattato per causa di questo con l’imperatore, che insie-me con lui ricercava il medesimo ad instanza di quellidella confessione augustana, e ne trattò già col pontefi-ce; quale avendo risposto che quella differenza era traloro re e quello di Spagna, che a lui non importava, mala rimetteva al concilio, per tanto dimandavano che sidecchiarasse con aperte parole l’indizzione del concilioesser nuova, e non con quelle parole: «indicendo conti-nuamus et continuando indicimus», ambiguità non con-veniente ad uomini cristiani e che contiene in sé contra-

882Letteratura italiana Einaudi

Page 921: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dizzione, e che li decreti fatti già dal concilio non sonoricevuti dalla Chiesa gallicana, né dal papa medesimo, edal re Enrico II gli fu protestato contra; che sopra que-sto articolo s’inviavano a loro legati, per aver la SantitàSua piú volte detto che questa contenzione d’indizzioneo continuazione non era sua e che la rimetteva al conci-lio; et oltre l’aver espresso in voce la petizione, gliela la-sciarono in scritto. I legati, dopo consultato, risposeroessi ancora in scritto che admettevano la scusa de’ ve-scovi assenti quanto s’aspettava loro, ma che non pote-vano diferir sino alla venuta d’essi a trattar quello che sidoveva nel concilio, perché sarebbe stato un troppogrand’incommodo de’ padri, che già vi si trovavano; chenon hanno potestà di decchiarare che la indizzione delconcilio sia nuova, ma solo di presedervi secondo il te-nore della bolla del pontefice e la volontà della sinodo.Si contentarono i francesi della risposta per allora, aven-do consultato co’ cesarei non esser bene passar piúinanzi, mentre negl’atti non fosse fatta menzione di con-tinuazione, atteso che, avendo li spagnuoli fatta instanzache alla prima sessione la continuazione fosse decchia-rata, quando si premesse molto nel contrario, n’avereb-be potuto seguir la dissoluzione del concilio. Ma la ri-sposta de’ legati, che fu da’ francesi publicata in quellaparte dove diceva l’autorità loro esser di presedere se-condo la volontà della sinodo, diede assai che dire aglispagnuoli, poiché in parole sottometteva i legati al con-cilio, che in fatti lo dominavano, e diceva Granata cheera ben un total dominio valersi del servo in ogni qua-lità, anco del patrone.

[Si rimette su la residenza e la riforma]

Non proponendo i legati alcuna cosa per la sessioneseguente, i prelati fautori della residenza mossero raggio-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

883Letteratura italiana Einaudi

Page 922: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

namento sopra quella materia et indussero gl’ambascia-tori imperiali, francesi, portoghesi e tutti gl’altri a far in-stanza a’ legati che si decidesse nella sessione seguente,allegando che dopo esser proposta e disputata, sarebbegran scandalo lasciarla indecisa e si mostrerebbe che fos-se per qualche interesse particolare, poiché i principaliprelati del concilio et il maggior numero desideravano ladeterminazione. I francesi, oltre di ciò, fecero instanza,congionti con gl’imperiali, che non si dovessero trattarele materie de’ dogmi in assenza de’ protestanti che le im-pugnavano, prima che sia certa la loro contumacia, es-sendo superflua la disputa delle cose dove non è chi lecontradica; massime che vi è ben che trattare cosa in chetutto ’l mondo conviene, cioè una buona riforma de’ co-stumi; che l’ambasciator d’Inghilterra in Francia avevadato intenzione che la sua regina mandarrebbe al conci-lio, dal che ne seguirebbe che gl’altri protestanti farebbo-no il simile e ne succederebbe una reunione generale del-la Chiesa; e questo si potrebbe tener per fermo divederlo effettuato, precedendo una buona riforma. Aquesta seconda proposta rispose il cardinale Simonetache il negozio pareva facile, ma era il piú arduo, poichétutto consisteva nella disposizione de’ beneficii, nellaquale gl’abusi venivano da’ re e da’ prencipi; il che diedemolto che pensare a tutti gl’ambasciatori per le nomina-zioni et altre disposizioni che essercitano, e piú di tutti ilre di Francia; ma la ricchiesta della residenza era di mag-gior molestia, non quietandosi i padri alla scusa, altrevolte usata, che la materia non era assai digesta, che iltempo alla sessione non bastava per metterla a fatto inchiaro e per altre considerazioni; e l’ardore tanto crebbe,che fu preparato da molti prelati oltramontani convenutiinsieme di protestare e partire, e questo fu causa di fer-mare il moto, perché gl’ambasciatori, temendo che ilconcilio non s’interrompesse e sapendo che il papa ave-rebbe dato ad ogni occasione fomento, cessarono dalle

884Letteratura italiana Einaudi

Page 923: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

instanze e fecero ufficio co’ vescovi che si contentasserod’aspettare, e parimente per l’istessa causa operarono co’ministri di Spagna, che non facessero piú insistenza indecchiarare la continuazione; li quali non solo s’acquet-tarono, ma protestarono anco a’ legati che non la diman-davano per allora, dicendo che se altri cercano di man-dar il concilio a monte, non è raggionevole che si copracol mantello del re di Spagna. Fu grata a’ legati la prote-stazione, che erano impegnati per parola data al marche-se, né sapevano come liberarsi: né meno fu grata la riso-luzione di differir la residenza et acciò nissun potessepentirsi, formarono una scrittura, qual lessero in congre-gazione acciò fosse approvata, che la seguente sessione sisarebbe passata con differir le materie per degni rispettiad una altra, e parve loro d’esser scaricati di 2 gran pesi.Instando la sessione, da molti che si sentivano ponti acer-bamente per l’orazione all’ambasciator francese, furonoricercati li legati di far una soda risposta quando si leg-gesse il mandato nella sessione, et il cardinale Altemps fuautore che in ogni modo si facesse, dicendo che si dove-va reprimer l’insolenza di quel palacista, solito trattar so-lo con plebei; fu data la cura a Giovanni Battista Castellopromotore, con ordine di difendere solo la dignità dellasinodo, ma non toccar alcuno.

Ma il pontefice, dopo aver molto pensato, venne in ri-soluzione che la continuazione fosse decchiarata, facessel’imperatore quello che gli piaceva, che non poteva suc-ceder se non bene, e spedí corriero a Trento con questacommissione; la qual essendo arrivata a’ 2 giugno, turbòassai i legati per la confusione che vedevano dover na-scere e per il disordine nel quale si metteva il concilio: erisoluti tutti concordemente d’informar meglio il ponte-fice con significargli tutte le cose trattate et il decreto giàpromolgato, e mostrargli esser impossibile l’essecuzionedel suo ordine, et il cardinale Altemps, che già aveva li-cenza d’andar a Roma per altre cause, si risolvé di mon-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

885Letteratura italiana Einaudi

Page 924: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

tar sulle poste il giorno seguente e far in personaquell’ufficio. Ma la notte arrivò un altro corriero, por-tando lettere nelle quali il papa rimetteva il tutto allaprudenza e giudicio de’ legati.

[Quarta sessione, dove è risposto a Pibrac. Decreti diprolongazione]

Venuto il dí 4 giugno, con le solite cerimonie si cele-brò la sessione; furono letti i mandati dell’arcivescovo diSalzburg e di Francia, e questo letto, il promotore fece larisposta, dicendo esservi speranza di proveder a tutti i di-sordini di cristianità col rimedio riputato necessario dalpapa, che è questo concilio, principiato per opera delloSpirito Santo, col consenso de prencipi, tra’ quali il re diFrancia ha mandato uomini di conscienza e religione perofferire non solo aiuto, ma ubedienza a quella sinodo, laquale non la merita meno degl’altri concilii, alli quali s’èopposto falsamente dalli mal affetti che non fossero legit-timi, né veri, nondimeno appresso gl’uomini pii sono sta-ti sempre stimati li concilii, congregati da chi v’aveval’autorità, con tutto che gli fosse da altri levata calunniache non fossero liberi: contra quali, sí come anco contrala presente sinodo, le insidie di Satanasso, numerate daessi ambasciatori copiosamente e sottilmente, se bengrandi, non prevalevano; e che non vuol il concilio inter-pretar in sinistra parte la loro diligente e libera ammoni-zione di non risguardar l’aria popolare, né seguire la vo-lontà de’ prencipi, ma bene che, sí come l’ha forse pernon necessaria, anzi superflua, cosí vuol creder procederda buona mente, per non esser sforzata a rispondere cosaalcuna contra il suo mansueto e pio proposito et usatocostume; ma ben per liberar essi ambasciatori dal vanotimore che hanno dimostrato aver e certificargli del suoproposito e della verità, gli predice che gl’effetti mostra-

886Letteratura italiana Einaudi

Page 925: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ranno che il concilio postporrà la cupidità, volontà e po-tenza di qual si voglia alla degnità et autorità propria; etal re Carlo promette tutto quello che potrà, salva la fedee purità della religione, per conservazione della sua de-gnità e del suo regno e Stato. Della qual risposta restaro-no i francesi mal contenti, non senza conoscer che sel’erano meritata. Fu, dopo, letto il decreto dal vescovocelebrante: che la sinodo, per varie difficoltà nate e perdiffinir insieme i dogmi con la riforma, ordina la sessioneal 16 luglio, per trattar quello che dell’una e l’altra mate-ria gli parerà; restando però in suo arbitrio di restringeree prolongar il termine anco in congregazione generale. Efurono 35 voti che volevano fosse dicchiarato che in essasi tratterebbe la residenza; furono anco alquanti che pro-posero che si dicchiarasse la continuazione, il che fu in-terpretato esser fatto per eccitare qualche tumulto chefosse causa di dissolvere il concilio, perché quelli eranode’ piú obligati alle cose romane e però pentiti d’aversenza pensarci detto troppo liberamente la loro opinionein materia della residenza aborrita dalla corte: ma tacen-do tutti gl’altri, la sessione si finì.

[In congregazione sono proposti articoli della commu-nione del calice]

Il dí 6 si tenne la congregazione generale per dar ordi-ne alla trattazione della seguente sessione, e furono pro-posti gl’articoli spettanti alla communione: se tutti i fe-deli per necessità e divino precetto siano tenuti riceverambedue le specie del sacramento; se la Chiesa, per giu-sta raggione mossa, ha introdotto di communicar i laicicon la sola specie del pane, overo in ciò ha errato; se tut-to Cristo e tutte le grazie si ricevono sotto una specie,quanto sotto ambedue; se le raggioni che hanno mossola Chiesa a dar a’ laici la sola communione della specie

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

887Letteratura italiana Einaudi

Page 926: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

del pane debbono indur adesso ancora a non concederad alcuno il calice; se, parendo che per qualche raggionioneste si possi ad alcuni concederlo, sotto qual condi-zioni si possi farlo; se a’ fanciulli inanzi l’uso della rag-gione la communione sia necessaria. E ricchiesti li padrise gli pareva che di quella materia si trattasse e se agli ar-ticoli restava altro d’aggiongere; e quantonque gli amba-sciatori francesi e gran numero de’ prelati fossero di pa-rere che de’ dogmi non si trattasse sinché non era chiarose li protestanti dovessero intervenir in concilio, essendoevidente cosa che, quando restassero contumaci, la trat-tazione sarebbe stata vana, come non necessaria per i ca-tolici e da quegli altri non accettata, con tutto ciò nissuns’oppose, essendo ritenuti tutti, per gl’efficaci ufficii fat-ti dagl’imperiali, entrati in speranza di poter ottener lacommunione del calice e con quella dar principio di so-disfazzione alla Germania. Fermato il ponto che de’ 6articoli si trattasse, e soggionto che prima i teologi dices-sero il loro parere e sussequentemente i prelati, fu cono-sciuto che sarebbe occupato tutto ’l tempo sino alla ses-sione in questo solo, dovendo udir 88 teologi e votarecosí gran numero de prelati: perilché fu da alcuni dettoche non faceva bisogno gran considerazione, che fu par-lato pienamente di tutta quella materia nella precedenteadunanza sotto Giulio, che quella è discussa e digesta,che si piglino le cose trattate e le risolute allora e con unbreve e sodo essamine si venga in determinazione in po-chi giorni, e negl’altri si attenda alla riforma; che vi èl’articolo della residenza già proposto et in parte essami-nato: giusta cosa esser metterci una volta fine. Questaopinione fu seguita da 30 padri con aperta dicchiarazio-ne, et appariva che numero molto maggiore tacitamentel’approbava e si sarebbe venuto a conclusione. Ma il car-dinale Simoneta, avendo tentato di metter dilazione condire che non era degnità trattar di quella materia sin chenon fossero composti gl’animi commossi per le differen-

888Letteratura italiana Einaudi

Page 927: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

ze passate, le quali non lasciano di discerner il vero, aprístrada a Giovanni Battista Castagna, arcivescovo di Ro-sano, et a Pompeio Zambeccaro, vescovo di Sulmona, liquali parlando ambidue con ardore e mordacità contra iprimi, fu eccitato tanto rumore, che fece dubio di qual-che inconvenienti: al che per rimediare, il cardinale diMantova pregò quei della residenza ad acquietarsi, pro-mettendo che in un’altra sessione, o quando si fosse trat-tato del sacramento dell’ordine, insieme si sarebbe trat-tato della residenza. Con questo acquetato il moto emostrato che il ripigliar le cose trattate sotto Giulio eracosa di maggior prolissità e difficoltà che l’essaminarledi nuovo, et avvenirebbe quello che occorre quando ilgiudice forma la sentenza sopra il processo fatto da unaltro, fu presa deliberazion che prima fosse da’ teologiparlato, tenendosi la congregazione due volte il giorno,nelle quali intervenissero doi de’ legati, divisi cosí li cari-chi per metter piú tosto fine, e de’ prelati quelli a chefosse piaciuto; che avessero 2 giorni di tempo da studia-re et il terzo fosse dato principio. Con questa conclusio-ne la congregazione si terminò; ma per la promessa fattada Mantova, senza consultazione e participazione de’colleghi, restò Simoneta offeso et in aperta discordiacon lui, e fu Mantova da’ prelati favorevoli alla cortebiasmato e calunniato di mala disposizione d’animo; mada’ sinceri era commendato di prudenza, che in una pe-ricolosa necessità prendesse partito d’ovviare a protesta-zioni e divisioni che si preparavano, e biasmavano Simo-neta che restasse offeso, perché Mantova, tanto piúeminente di lui e confidato sopra il consenso di Seripan-do e varmiense, della mente de’ quali era conscio, avessestimato che la risoluzione per necessità presa dovesse es-ser da lui ancora ratificata.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

889Letteratura italiana Einaudi

Page 928: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

[Gli ambasciatori cesarei propongono capi di riforma]

Il dí seguente gl’ambasciatori imperiali, poiché vidderod’aver ottenuto, come desideravano, la proposta del cali-ce, per quale sin allora avevano proceduto con risguardo,si presentarono a’ legati e, seguendo l’instruzzione del suoprencipe, gli presentarono 20 capi di riforma:

1. Che il sommo pontefice si contentasse d’una giustariforma di se stesso e della corte romana.

2. Che il numero de’ cardinali, se non si può ridur a12, almeno si reduca al duplicato con doi sopranumera-rii, sí che non eccedino 26.

3. Che all’avvenire non si concedino piú dispensescandalose.

4. Che siano rivocate le essecuzioni contra le leggicommuni e sottoposti tutti i monasterii a’ vescovi.

5. Che sia levata la pluralità de beneficii et erette lescole nelle chiese catedrali e collegiate, e gli ufficii eccle-siastici non si possino affittare.

6. Che i vescovi siano costretti alla residenza, non es-sercitino l’ufficio per vicarii e, se non sono sufficienti,non si commetti il carico ad un vicario, ma a molte per-sone, facendosi le visite e le sinodi diocesane ogni anno.

7. Che ogni ministerio ecclesiastico sia gratuitamenteessercitato, et alla cura di tenue entrata siano incorpora-ti beneficii non curati ricchi.

8. Che siano ritornati in uso i canoni contra la simonia.9. Che le constituzioni ecclesiastiche siano ristrette,

risecate le superfluità, e non ugualiate alle obligazionidella legge divina.

10. Che non si usi la scommunica se non per peccatomortale e notoria irregolarità.

11. Che i divini ufficii siano in maniera celebrati chesiano intesi da chi gli dice e da chi l’ascolta.

12. Che i breviarii e messali siano corretti, risecate lecose che nella Sacra Scrittura non si trovano, e levata laprolissità.

890Letteratura italiana Einaudi

Page 929: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

13. Che tra i divini ufficii celebrati in latino s’intro-mettessero preghiere in volgare.

14. Che il clero e l’ordine monastico siano riformatisecondo l’antica instituzione, e le ricchezze cosí grandinon siano cosí mal amministrate.

15. Che sia considerato se sia ispediente relassar tanteobligazioni di legge positiva, rimettendo alquanto di ri-gore nella differenza de’ cibi e digiuni, e concedendo ilmatrimonio de’ preti ad alcune nazioni.

16. Che per levar i dispareri siano levate le diverse po-stille sopra gl’Evangelii, et una ne sia fatta con publicaautorità, e similmente una nuova agenda o rituale, chesia seguito da tutti.

17. Che sia trovato un modo non di scacciar i cattiviparochi, che questo non sarebbe difficile, ma di susti-tuirne de megliori.

18. Che nelle gran provincie siano eretti piú vescova-ti, convertendo a questo uso i monasterii ricchi.

19. Quanto a’ beni ecclesiastici già occupati, esser for-se meglio passarlo con dissimulazione in questo tempo.

In fine, per dire anco cosa grata al papa, acciò, se ve-dendo le proposte et alterato l’animo, lo pacificasse, ag-gionse:

20. Che i legati dovessero operare che non fosseroproposte questioni inutili, da partorir scandalo, comequella se la residenza è de iure divino o no, e simili, et al-meno non permettino che i padri trattino con colera e sifacciano favola agl’avversarii.

Sopra il 17 diedero anco alcuni particolari raccordi diridur i meno ostinati tra i settarii con mandargli in alcu-na academia per insegnargli brevemente, con ordinar a’vescovi che non hanno academia di far un collegio nellapiú vicina per li giovani della sua diocesi, di ordinar uncatalogo de’ dottori che s’abbiano da leggere nelle scole,senza poterne legger altri.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

891Letteratura italiana Einaudi

Page 930: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Lette le proposizioni, restarono i legati, e ritirati perconsultar insieme, ritornati fecero risposta che per la se-guente sessione non era possibile altro proporre, avendoa loro instanza per mani la materia del calice, di tantaimportanza e difficoltà, che le cose proposte sono moltee di materie diverse, che tutt’insieme non possono esserdigerite; però che averebbono secondo le occasionicommunicato a’ prelati quelle che fossero a propositodelle altre riforme. Conobbero gl’ambasciatori che que-sto era detto per non publicar il loro scritto in congrega-zione, e portando di tempo in tempo, deludere l’aspetta-zione dell’imperatore; ma per allora altro non dissero.Ridotti poi tra loro e consultato, giudicarono necessarioinformar ben l’imperatore, cosí di questo particolare,come generalmente del modo come in concilio si proce-deva; e per far questo, il vescovo di Praga montò il gior-no seguente sulle poste, per dover esser di ritorno altempo della sessione. I legati, vedendo le cose del conci-lio in mali termini, per molti rispetti, ma sopra tutto peril disgusto e sospezzione del pontefice, ebbero per ne-cessario informarlo a pieno delle cose passate e delle im-minenti. Fu eletto per questo fra Leonardo Marino, ar-civescovo di Lanciano, per esser di spirito e grato alpontefice, da lui promosso e favorito molto, amico ancodi Seripando, al quale diedero instruzzione d’informarpienamente il pontefice d’iscusar i legati, di pacificar laSantità Sua. Portò lettere communi de’ legati per suacredenza: alle quali Simoneta fece molta e longa diffi-coltà a sottoscrivere, né l’averrebbe fatto, se non essen-do convenuto che ricevesse anco lettere particolari diciascuno. Simoneta scrisse che pensava di mandar l’arci-vescovo di Rossano in sua specialità per piú compitainformazione; ma poi, avendo pensato e consegliato me-glio, deliberò di non farne altro, sin che non avesse ve-duto che effetto facesse l’opera di Lanciano.

892Letteratura italiana Einaudi

Page 931: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[La mala intelligenza con Trento e le diffidenze del pa-pa l’inducono ad armarsi]

Gli scambievoli disgusti e detrazzioni de’ romani con-tra i trentini, e di questi contra di quelli, ad ogni arrivodi nuovo corriero, s’accrescevano. In Trento i fautoridella residenza deploravano le miserie della Chiesa, laservitú del concilio e la desperazione manifesta di vederla Chiesa riformata in Roma. I contrari si lamentavanoche al concilio fosse machinato un scisma, anzi apostasiadalla Sede apostolica; dicevano che gl’oltramontani perodio et invidia contra gl’italiani miravano non tanto alladepressione, quanto all’abolizione del pontificato, qualeessendo il fondamento della Chiesa, che per tale Cristol’ha posto, bisognava che ne seguisse total destruzzionedell’edificio. Il pontefice, giongendo nuovi avisi giornal-mente e sempre peggiori, sí come anco ogni giorno suc-cedeva novità in Trento, oltre gli accidenti che in Ger-mania et in Francia occorrevano contrarii alle cose sue,sentiva maggior disgusti: non tanto gli dava noia l’opi-nione della residenza nella maggior parte, quanto leprattiche che erano fatte, massime dagl’ambasciatori,penetrando egli che dentro vi fosse l’interesse de’ pren-cipi contra la sua autorità. Vedeva l’imperatore tutto vol-to al crear re de Romani il figlio e parato a dar ogni sodi-sfazzione alla Germania, e per questo aver fattopresentar gl’articoli di riforma a’ legati e chiamato l’am-basciatore Praga per trovar modo di proporgli in conci-lio e stabilirgli; il re di Francia essausto, circondato dadifficoltà infinite et in pericolo d’esser costretto ad ac-cordarsi con gli ugonotti; il che successo, corrino tutti iprelati francesi al concilio e s’accostino agli spagnuoli, esi facciano anco autori di altre proposte contra l’autoritàponteficia. Pensò di rimediare alla tempesta che vedevaprepararsi con le opere e con le parole; di levar 4000svizzeri e 3000 cavalli tedeschi; mandò in Avignone Ni-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

893Letteratura italiana Einaudi

Page 932: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

colò Gambara con 500 fanti e cento cavalli leggieri; die-de danari al duca di Savoia per star armato et opporsi, seugonotti fossero per descender in Italia; e per impegnaretutti i prencipi, deliberò di trattar una lega defensiva ditutti i catolici contra le machinazioni de’ protestanti inciascun luogo, tenendo per cosa facile che ciascuno con-descendesse, se non per altra causa, almeno per liberarsidalle sospezzioni l’uno dell’altro. In Italia gli pareva facilcosa d’indurvi tutti: il duca di Fiorenza tutto suo, Savoiainterressato per i suoi aiuti e per il pericolo; venezianidesiderosi di tener le genti oltramontane fuori d’Italia; ilre di Spagna nel bisogno stesso per Napoli e Milano;Francia per la necessità in che attualmente si trovava.Pertanto fece la proposta in Roma all’ambasciatore im-periale e veneto, e mandato l’abbate di San Solutore perquesto in Francia, et al re di Spagna monsignor Odescal-co, al quale anco diede instruzzione di dolersi col re chei vescovi spagnuoli fossero uniti contra la sua autorità edi mostrargli che le proposte dell’imperatore sarrebbonoatte a causar un scisma. Era facile di preveder l’essito diquella proposta a chi sapeva (ancoraché superficialmen-te) li fini de’ prencipi. L’imperatore per niente sarebbecondesceso a cose di sospetto a’ protestanti; il re diFrancia tanto era lontano d’ovviare l’entrata de’ ugonot-ti in Italia, che averebbe desiderato veder una total eva-cuazione del suo regno; Spagna, possedendo tanto Statoin Italia, piú temeva et aborriva un’unione de’ prencipiitaliani, che non desiderava l’opposizione agl’eretici; liveneziani et il duca di Fiorenza non potevano consentira cosa che potesse turbar la quiete d’Italia. E cosí succes-se che alla proposta di lega non fu corrisposto da alcunode’ prencipi, da ciascuno fu allegata qualche causa pro-pria, ma anco una commune, che sarebbe un impedir ilprogresso del concilio; se ben molti credevano che,quando fosse seguito, non gli sarebbe dispiaciuto, et eglidava materia di cosí credere, perché di nuovo propose in

894Letteratura italiana Einaudi

Page 933: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

consistoro di far decchiarar la continuazione e di dec-chiarar esso la residenza; le qual cose non esseguí, consi-derato il voto del cardinale da Carpi, seguito dalla mag-gior parte degl’altri, che non fosse servizio suo e dellaSede apostolica farsi autore delle cose odiose che potes-sero alienargli l’animo d’una parte, ma meglio fosse la-sciar in libertà del concilio per allora.

[Il papa si querela degli ambasciatori de’ prencipi e de’suoi legati]

Non restava però di querelarsi anco nel consistorodegl’ambasciatori tutti: de’ francesi diceva che Lansacgli pareva un ambasciatore de ugonotti nelle sue propo-ste, ricercando che la regina d’Inghilterra, gli svizzeriprotestanti, Sassonia e Vittemberg siano aspettati al con-cilio, quali sono decchiarati inimici e ribelli, e non han-no altro fine che di corromper il concilio e farlo ugonot-to; ma che egli lo conserverà catolico et averà forze difarlo; che esso et i colleghi difendevano alcuni, quali di-sputavano l’autorità del concilio sopra il papa, qual èeretica openione et i fautori di quella eretici, minaccian-do di perseguitargli e castigargli. Passò anco a dire chevivevano da ugonotti, non facevano riverenza al sacra-mento; che Lansac a tavola, in presenza di molti prelatiinvitati, avesse detto che sarebbono venuti tanti vescovidi Francia e Germania, che averebbono scacciato l’idoloda Roma; si querelava d’uno degl’ambasciatori veneti econtra lui fece indoglienza con quei signori. Diceva de’cardinali Mantova e Seripando e varmiense che eranoindegni del capello, e de’ prelati secondo che occorreva,operando con gl’amici di ciascuno che gli fosse scritto. Iltutto era da lui fatto e detto (quantonque non fosse tuttocreduto da lui) non per incontinenza di lingua, ma conarte, per constringer ciascuno, chi per timore, chi per

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

895Letteratura italiana Einaudi

Page 934: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

vergogna e chi per civiltà, far la sua difesa con lui, laqual egli con facilità grandissima riceveva e prontamen-te credeva: e per questa via incredibil cosa è quantoavanzassero le cose sue; si guadagnò alcuni et altri feceche procedessero piú cautamente e rimessamente, onde,vivificandosi in lui il suo naturale, che era d’aver moltasperanza, diceva che tutti erano uniti contra lui, ma in fi-ne gl’averebbe tutti riuniti a suo favore, perché tutti dilui hanno bisogno e gli dimandano chi aiuti, chi grazie.

Tra i molti prelati che il papa mandò ultimamente,come s’è detto, da Roma al concilio, uno fu Carlo Vi-sconte, vescovo di Ventimiglia, che era stato senator diMilano et in molte legazioni, persona di gran maneggioe di giudicio fino; qual avendo caricato di promesse, chegli attese anco, avendolo nella prima promozione dopoil concilio creato cardinale, volle averlo in Trento, oltre ilegati, ministro secreto; gli commise di parlare a boccacon diversi quello che non conveniva metter in carta, ed’avvertir ben i dispareri che fossero tra i legati et avisa-re particolarmente le cause; d’osservare accuratamentegl’umori de’ vescovi, le openioni e prattiche, e scrivereminutamente tutte le cose di sustanza; gl’impose d’ono-rare il cardinale di Mantova sopra tutti gl’altri legati, maintendersi però col cardinale Simoneta, qual era consciodella mente sua, e di far ogni opera perché la decchiara-zione della residenza si sopisse afatto, e quando questonon si potesse, si prolongasse sino al fine del concilio; ilche, se non si potesse ottenere, si portasse al piú longoche possibil fosse, adoperando tutti li mezi che cono-scesse esser ispedienti per questo fine; gli diede ancouna poliza co’ nomi di quelli che avevano tenuto la parteromana nella stessa materia, con commissione di ringra-ziargli e confortargli a proseguire, e con promessa digratitudine, rimettendo a lui, nel trattar co’ contrarii,l’usar qualche sorte di minaccie, senza acrimonia di pa-role, ma gagliarde in sostanza, e prometter a chi si rimet-

896Letteratura italiana Einaudi

Page 935: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tesse l’oblivione delle cose passate; e tener avisato minu-tamente il cardinale Borromeo di tutto quello che occor-reva, come fece; et il registro delle lettere scritte da lui,con molto sale e giudicio, m’è venuto fatto veder, dalquale è tratta gran parte delle cose che si diranno.

Ma avuto ultimamente l’aviso della promessa fatta daMantova, vidde la difficoltà di divertir la trattazionedell’articolo, e dalla dissensione nata tra i legati entrò indubio di qualche catena de mali maggiori, et ebbe questopunto per principalissimo cosí per la essistenza, comeper la riputazione. Perché come potrebbe sperare di re-primer i tentativi de’ ministri d’altri prencipi, quandonon prevedesse a’ suoi proprii? Per tanto conobbe chealla malatia gionta alle parte vitali convenivano rimediipotentissimi; risolvette di dicchiarar apertamente la malasodisfazzione che di Mantova aveva, per cavarne fruttoche egli mutasse modo d’operare, overo domandasse li-cenza, o in altro modo da Trento si ritirasse; e quandobene ne seguisse la dissoluzione del concilio, tanto me-glio: gli spazzi, che a Trento s’inviavano a lui come primotra i legati, ordinò che s’inviassero a Simoneta; levò dallacongregazione de’ cardinale preposti alle consultazionidi Trento il cardinale Gonzaga, e per Federico Borro-meo gli fece dire che il cardinale suo zio pensava alla ro-vina della Sede apostolica, ma non gli sarebbe successoaltro che rovinar se stesso e casa sua. Al cardinaleSant’Angelo, amicissimo di Mantova, narrò il ponteficetutte le cose successe contra di lui mostrandosi alteratis-simo, e non meno contra Camillo Olivo, secretario delcardinale, come quello che non avesse operato secondoche gli promise quando fu mandato a Roma, il che ancocostò caro al povero uomo; imperoché, quantonque se-guisse la reconciliazione del papa col cardinale, nondi-meno dopo la morte di quello, tornato a Mantova colcorpo del patrone, sotto diversi pretesti fu impreggiona-to dall’Inquisizione e longamente travagliato, il quale,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

897Letteratura italiana Einaudi

Page 936: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dopo cessate le persecuzioni, ho conosciuto io, personadi molta virtú e non meritevole di tal infortunii.

In questa disposizione d’animo arrivò Lanciano a Ro-ma: presentò tra le altre cose al pontefice una lettera sot-toscritta da piú di 30 vescovi, di quelli che tenevano laresidenza, nella quale si dolevano del disgusto di SuaSantità e protestavano di non intender che la loro ope-nione fosse contra l’autorità ponteficia, la qual si dechia-ravano voler difender contra tutti e mantenerla inviolatain ogni parte; le qual lettere fecero una mirabil disposi-zione nell’animo del pontefice a ricever gratamente quel-le de’ legati, di Mantova, Seripando e varmiense, etascoltar la relazione dell’arcivescovo, il quale gli diedeminuto conto di tutte le cose passate e gli levò gran partedella sospezzione. Poi passò a scusar i cardinali e mostraral pontefice che, non potendo preveder dover nascer in-conveniente alcuno, avevano scoperto l’openione che inconscienza tenevano, e dopo nate le contenzioni, senzaloro colpa, né mancamento, la loro aderenza a quel parerera riuscita con onor di Sua Santità e della corte, perchécosí non si poteva dire né che Sua Santità, né che tutta lacorte fosse contraria ad un’openione stimata dal mondopia e necessaria; il che era ben riuscito, perché cosí han-no acquistato e credito et auttorità appresso i prelati ehanno potuto moderar l’empito d’alcuni, che altrimentisarebbe nata qualche gran divisione con notabile dannodella Chiesa. Gli narrò li frequenti et efficaci ufficii fattida loro per quietar i prelati, e gl’affronti anco ricevuti dachi gli rispondeva di non poter tacere contra conscienza;narrò li pericoli e necessità che constrinse Mantova allapromessa; gli soggionse che, per levar ogni sospizzionedell’animo di Sua Santità, la maggior parte de’ prelatis’offeriva nella prossima sessione decchiararlo capo dellaChiesa et avevano dato a lui carico di fargliene ambascia-ta, che per molti rispetti non giudicavano da esser messain scritto; e gliene nominò tanti che fece maravegliare il

898Letteratura italiana Einaudi

Page 937: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

papa e dire che male lingue e peggior penne gl’avevanodepinto quei padri d’altre qualità. Gli mostrò poi launione e fermezza de’ ministri de’ prencipi a mantener ilconcilio e la disposizione de’ prelati a sopportar ogni co-sa per continuarlo, che non poteva nascer occasione didissolverlo; che la trattazione della residenza era cosíinanzi et i padri interessati per la conscienza e per l’onoree gl’ambasciatori per la riputazione, che non bisognavatrattar di negargli che si definisse. Gli diede conto e co-pia delle ricchieste degl’ambasciatori imperiali, gli mo-strò come tutte miravano a sottopor il papa al concilio;gli raccontò con quanta prudenza e destrezza il cardinaledi Mantova aveva declinato il proporle in congregazione.Concluse che non essendovi rimedio per fare che le cosepassate non siano, la sapienza di Sua Santità potendo at-tribuir molto al caso, se ancora qualche accidente fosseoccorso, non per malizia, ma per poca avvertenza d’alcu-no, con la benignità sua l’indurrebbe a perdonare il pas-sato e dar ordine per l’avvenire, essendo tutti pronti anon propor, né trattar cosa, se non prima consegliata edeliberata da Sua Santità.

Il papa, pensata e consigliata ben la rimostranza, rei-spedí l’arcivescovo in diligenza, l’accompagnò con lette-re a’ legati et alcuni altri de’ sottoscritti a quelli che gliportò, e gli diede commissione di dire per suo nome atutti che egli vuol il concilio libero, che ogni uno parli se-condo la propria conscienza, che si decreti secondo laverità, che non s’è alterato, né ha preso dispiacere per-ché i voti siano dati piú ad un modo che all’altro, ma perle prattiche e tentativi a persuader e violentar altri, e perle contenzioni et acerbità nate tra loro, le qual cose nonsono degne d’un concilio generale; però che non s’oppo-ne alla determinazione della residenza, ben conseglia chelascino il fervore che li porta, e quando gl’animi sarannoaddolciti e mireranno al solo servizio divino e beneficiodella Chiesa, si potrà trattar la materia con frutto. Al car-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

899Letteratura italiana Einaudi

Page 938: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dinale di Mantova condescese a dire d’aver conosciutocon sommo piacer la sua innocenza et affezzione e chegliene mostrerà segno, pregandolo ad adoperarsi che ilconcilio presto si termini, poiché da’ raggionamenti conLanciano avuti ha compreso che al settembre si puòmetterci fine; et in conformità scrisse in commune a tuttii legati, che seguendo i vestigii del concilio sotto Giulio epigliando le materie da quello già digeste, dovessero de-terminarle immediate e metterci fine.

[In Trento si esamina la communione del calice]

In questo tempo s’attese in Trento ad ascoltar l’opi-nione de teologi sopra i 6 articoli nelle congregazioni, ecomminciarono il 9 e finirono il 23 del mese: nelle qualise bene 60 teologi parlarono, non fu detta cosa degnad’osservazione, atteso che, essendo la disputa nuova, da’scolastici non premessa e nel concilio constanziense diprimo salto definita, e da’ boemi piú tosto con le arme eforza che con raggione e dispute sostentata, non aveva-no altro da studiare che quanto dopo scrissero ne’ pros-simi 40 anni alcuni pochi, eccitati per le proposte di Lu-tero; imperò furono tutti concordi che non vi fossenecessità né precetto del calice. Per prova della conclu-sione allegavano luoghi del Nuovo Testamento, dove ilpane solo è nominato, come in san Giovanni: «Chi man-gia questo pane viverà perpetuamente». Dicevano chesino nel tempo degl’apostoli era in frequente uso la solaspecie del pane, come in san Luca si legge che li disce-poli in Emaus conobbero Cristo nel franger il pane, edel vino non ci è menzione; e san Paolo, in mare naufra-gante, benedice il pane, né di vino si parla; in molti de’canoni vecchi si fa menzione della communione laicadifferente da quella del clero, che non poteva esser in al-tro che nel calice. A queste aggiongevano le figure del

900Letteratura italiana Einaudi

Page 939: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Testamento Vecchio: la manna, che significa l’eucaristia,non ha bevanda; Gionata, che gustò il miele, non bevet-te, et altre tal congruità. E cosa di molta pazienza era disentir tutti replicar le medesime cose a sazietà. Non deb-bo tralasciar di narrare questo particolare: che GiacomoPayva portoghese seriamente pronunciò che Cristo, consuo precetto e col suo essempio, aveva dicchiarato do-versi la specie del pane a tutti et il calice a’ soli sacerdoti,imperoché egli, consecrato il pane, lo porse agl’apostoliche ancora erano laici e rappresentavano tutto ’l popolo,commandando che tutti ne mangiassero; dopo questoordinò gl’apostoli sacerdoti con le parole: «Fate questoin mia memoria», et in fine consecrò il calice, e lo porseloro, già consecrati sacerdoti. Ma i piú sensati passavanoleggiermente questa sorte d’argomenti e si restringevanoa doi: l’uno, che la Chiesa ha da Cristo potestà di mutarele cose accidentali ne’ sacramenti, e che all’eucaristia,come sacrificio, è necessaria l’una e l’altra specie, ma,come sacramento, una sola; onde ha potuto la Chiesa or-dinare di una solamente l’uso; cosa che confermavano,perché la Chiesa, quasi nel principio, mutò una volta laforma del battesmo per invocazione della Trinità in solainvocazione de Cristo, e poi ritornò all’instituzione divi-na. L’altra raggione, che la Chiesa non può errare: maella ha lasciato introdur l’uso della sola specie del pane,e finalmente l’ha approvato nel concilio constanziense:adonque convien dire che non vi sia precetto divino oaltra necessità in contrario. Ma fra Antonio Mandolfo,teologo del vescovo di Praga, avendo prima affermato disentir con gl’altri in questo, che non vi fosse precetto di-vino, avverti che era cosí contrario alla dottrina catolicail dar a laici il calice per precetto divino, come il negar-glielo parimente per precetto: però bisognava metter dacanto tutte quelle raggioni che cosí concludevano, et in-sieme quelle de’ discepoli in Emaus e di san Paolo in na-ve, poiché da quelle si concluderebbe che non fosse sa-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

901Letteratura italiana Einaudi

Page 940: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

crilegio il consecrar una specie senza l’altra, che è contratutti i dottori et il senso della Chiesa, e distrugge la di-stinzione portata dell’eucaristia, come sacramento e co-me sacrificio. Quella distinzione ancora della commu-nione laica e clericale esser chiaro nell’ordinario romanoche era diversità de luoghi nella chiesa, non di sacra-mento ricevuto; oltre che questa raggione concludereb-be che non i soli celebranti, ma tutto il clero avesse il ca-lice. Dell’autorità della Chiesa in mutar le coseaccidentali de’ sacramenti non si poteva dubitare, manon era tempo di metter adesso a campo se il calice siaaccidentale o sostanziale; concludeva che questo artico-lo si poteva tralasciare, come già deciso dal concilio con-stanziense, e trattar accuratamente il quarto e quinto,perché, concedendo il calice a tante nazioni che lo ricer-cano, tutte le altre dispute sono superflue, anzi dannose.In questa medesima sentenza parlò anco fra GiovanniPaolo, teologo delle Cinquechiese, e furono mal uditi datutti, tenendosi che parlassero contra la propria con-scienza, ma questo ad instanza del suo patrone e quelloper commissione auta dal suo, inanzi la partita.

Sopra il secondo articolo li teologi furono parimenteuniformi nell’affermativa e tutte le raggioni si riduceva-no a tre capi: le congruità del Testamento Vecchio,quando il popolo ne’ sacrificio participava de’ cibi offer-ti, ma niente mai de’ libami; il levar al volgo l’occasionedi credere che altra cosa si contenga sotto la specie delpane et altra sotto la specie del vino; il terzo, il pericolod’irreverenza. E qui furono nominati li recitati di Ger-son: che il sangue potrebbe versarsi o in chiesa o nelportarlo, massime per montagne l’inverno; che s’avereb-be attaccato alle barbe longhe de’ laici; che, conservan-dosi, potrebbe inacidire; che non ci sarebbono vasi dicapacità per 10 o 20 000 persone; che in alcuni luoghisarebbe troppo spesa per la carestia del vino; che li vasisarebbono tenuti sporchi; che sarebbe d’ugual degnità

902Letteratura italiana Einaudi

Page 941: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

un laico quanto un sacerdote. Le qual raggioni è neces-sario dire che siano giuste e legitime, altrimenti per tantisecoli tutti i prelati e dottori averebbono insegnato lafalsità e la Chiesa romana et il concilio di Costanza ave-rebbe fallato. Di quei medesimi che queste cose allega-vano (eccetto l’ultima) insieme se ne ridevano; perchécon quei modi che s’era ovviato a’ narrati pericoli per 12secoli, quando la Chiesa era anco in maggior povertà, sipoteva rimediar a tutti piú facilmente ne’ nostri tempi, el’ultima ben si vedeva non esser d’alcun valore a dimo-strar la raggionevolezza della mutazione, ma bene permantenerla dopo fatta. I doi teologi sopra nominati con-segliarono anco che questo articolo fosse tralasciato.

Nel terzo articolo fu preso per argomento che tuttoCristo sia ricevuto sotto una sola specie, per la dottrinade’ teologi della concomitanza; imperoché, essendo sot-to il pane, per virtú della consecrazione, il corpo, dicen-do le parole di Cristo, omnipotenti et effettive: «Questoè il corpo mio», et essendo il corpo di Cristo vivo, adon-que con sangue et anima e con la divinità congionta; on-de restava senza dubio alcuno che, sotto la specie delpane, tutto Cristo fosse ricevuto. Ma da questo inferiva-no alcuni: adunque insieme tutte le grazie, poiché a chiha tutto Cristo, niente può mancare et egli solo abon-dantemente basta. Altri in contrario dicevano non esserillazione necessaria, né meno probabile che, ricevendotutto Cristo, si ricevi ogni grazia, perché anco i battezati,secondo san Paolo, sono tutti repieni di Cristo, e nondi-meno a’ battezati si danno gl’altri sacramenti. E perchéalcuni fuggivano la forza della raggione con dire chegl’altri sacramenti sono necessarii per li peccati dopo ilbattesmo, era da altri replicato che l’antica Chiesa com-municava immediate li battezati, onde sí come dall’esserripieno di tutto Cristo per il battesmo non si poteva in-ferir che l’eucaristia non donasse altre grazie, cosí peraver ricevuto tutto Cristo sotto la specie del pane, non si

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

903Letteratura italiana Einaudi

Page 942: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

poteva inferir che altra grazia non s’avesse da ricevermediante il calice, e meno, senza estrema assordità, po-tersi dire che il sacerdote nella messa, avendo ricevuto ilcorpo del Signore e per consequenza tutto esso, nel be-vere il calice non riceva grazia; perché il beverlo altri-menti sarrebbe un’opera indifferente e vana. Poi esserdeciso dalla commun dottrina della scola e della Chiesache per ogni azzione sacramentale si conferisce, pervirtú dell’opera medesima, che dicono «ex opere opera-to», un grado di grazia. Ma il bever il sangue di Cristonon si può negare esser azzione sacramentale, adonquené meno potrà negarsegli la sua grazia speciale. In que-sta controversia il maggior numero de’ teologi tenneche, non parlandosi della quantità di grazia rispondentealla disposizione del recipiente, ma di quella che gli sco-lastici sacramentale chiamano, quella fosse uguale in chiriceve una specie sola et in chi ambedue. L’altra opinio-ne, se ben da manco numero, era difesa con maggior ef-ficacia. Sopra questo articolo, non so con che pensiero ofine, passò molto inanzi fra Amante, servita bresciano,teologo del vescovo di Sebenicò, uno de’ fautori di que-sta seconda opinione; il quale portando la dottrina diTomaso Gaetano, che il sangue non sia parte dell’umananatura, ma primo alimento, e soggiongendo non potersidire che di necessità un corpo tiri in concomitanza l’ali-mento suo, inferí che non onninamente fosse l’istesso ilcontenuto sotto ambe le specie, et aggionse che il san-gue dell’eucaristia, secondo le parole del Signore, erasangue sparso, e per consequenza fuori delle vene, stan-do nelle quali non può esser bevanda, onde non potevaesser dalla vena tirato in concomitanza, e che l’eucaristiaera instituita in memoria della morte di Cristo, che fuper separazione et effusione di sangue; alla qual consi-derazione fu eccitato gran rumore da’ teologi presenti efatto strepito de banche; perilché egli, fermato il moto,si ritrattò, dicendo che il calore della disputa l’aveva

904Letteratura italiana Einaudi

Page 943: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

portato ad allegare le raggioni degl’avversarii come pro-prie, le quali però egli aveva pensiero in fine di risolvere,sí come anco consumò tutto ’l resto del suo raggiona-mento in risoluzione di quelle, dimandando in fine per-dono dello scandalo dato, non avendo parlato con talavvertimento che avesse apertamente mostrato quelleesser raggioni capziose e contrarie alla sua sentenza; efiní senza parlar sopra gl’altri 3 articoli.

Ma sopra il quarto articolo è maraviglia quanto fosserouniti i teologi spagnuoli e gli altri da Spagna dependentiin consegliare che non si permettesse in modo alcunol’uso del calice alla Germania, né ad altri. La sostanza del-le cose dette da loro fu che, non essendo cessata alcunadelle cause che mossero la Chiesa ne’ tempi superiori a le-var il calice al popolo, anzi essendo quelle tutte fatte piúurgenti che già non erano, et essendone aggionte altre piúforti et essenziali, conveniva perseverar nel deliberato dalconcilio di Costanza, e dalla Chiesa prima e dopo. E di-scorrendosi quanto a’ pericoli d’irreverenza che era il pri-mo genere di cause, quelli al presente esser da temere piúche già tempo; perché allora non vi era alcuno che noncredesse fermamente la real e natural presenza di Cristosotto il sacramento dopo la consacrazione, sino che lespecie duravano, e con tutto ciò il calice si levò per nonaver gl’uomini quel risguardo al sangue di Cristo che eranecessario: che riverenza si può sperar adesso, quando al-tri negano la real presenza et altri la vogliono solonell’uso? La devozione ancora ne’ buoni catolici esser di-minuita, et accresciuta molto la diligenza nelle cose uma-ne e la trascuratezza nelle divine; onde potersi temere cheuna maggior negligenza possi produr maggior irreveren-za. Il far differenti li sacerdoti dagl’altri esser piú che mainecessario ora che i protestanti gli hanno messo in essosoal popolo e seminata dottrina che gli leva le essenzioni, glisottopone a magistrati laici e detrae dalla potestà d’assol-vere da’ peccati, e vuol anco che siano dal popolo chiama-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

905Letteratura italiana Einaudi

Page 944: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ti al ministerio, e soggetti ad esser deposti da quelli; il chedebbe costringer la Chiesa a conservar accuratamentetutti quei riti che possono dargli riputazione. Il pericoloche il volgo non s’imprima di falsa credenza e sia persua-so esservi altra cosa nel calice che sotto la specie del pane,al presente è piú urgente per le nuove opinioni dissemina-te. Dissero molti che la Chiesa proibí il calice per opporsiall’errore di Nestorio, quale non credeva tutto Cristo es-ser sotto una specie; il che dicendo anco adesso alcuni de’medesimi eretici, conveniva tener la proibizione ferma.Quello che volessero in ciò inferire non so esprimere me-glio, non avendo mai letto che Nestorio parlasse in questamateria, né meno che i moderni trattino con questi termi-ni. Ma il terzo pericolo, che l’autorità della Chiesa sia vili-pesa e s’argomenti che abbia commesso errore in levar ilcalice, si può dire non pericolo, ma certo evenimento; néper altro esser sollecitata la ricchiesta da’ protestanti, senon a fine di concluder che, avendo la sinodo conosciutol’error passato, l’ha emendato con la concessione; publi-cheranno immediate la vittoria e da questo passeranno adimandar mutazione negl’altri statuti della Chiesa; ingan-narsi chi crede i tedeschi doversi fermare in questo e di-sporsi a sottomettersi a’ decreti del concilio, anzi vorran-no levar i digiuni e le differenze de’ cibi, dimanderanno ilmatrimonio de’ preti e l’abolizione della giurisdizzioneecclesiastica nell’esteriore; il che è il fine dove tutti mira-no. Non esser credibile che siano catolici quelli che fannola ricchiesta del calice, perché li catolici tutti credono chela Chiesa non può errare, che non sia grata a Dio alcunadevozione, se da quella non è approvata, e che l’obedien-za della Chiesa è il sommo della perfezzione cristiana;aversi da tener per certo che chi dimanda il calice, l’haper necessario, e chi per tale lo tiene non può esser catoli-co, e nissun l’adimanda, credendo non poterlo legitima-mente usare senza concessione del concilio, ma acciò i lo-ro prencipi non gli mettino impedimento; i quali se

906Letteratura italiana Einaudi

Page 945: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

lasciassero far a’ popoli, essi l’usurperebbono senza altraconcessione; di ciò poter ciascuno certificarsi, osservandoche non i popoli, ma i prencipi supplicano, non volendonovità senza decreto legitimo, non perché i popoli nonl’introducessero da se medesimi piú volentieri che ricer-carla al concilio. E tanta premura fu usata in questo argo-mento, che fra Francesco Forier portughese uscí ad unconcetto dagl’audienti stimato non solo ardito, ma petu-lante ancora, e disse: questi prencipi vogliono farsi lutera-ni con permissione del concilio. Li spagnuoli essortavanoa considerare che, concesso questo alla Germania, l’istes-so dimanderebbe l’Italia e la Spagna, e converrebbe con-cederlo; di onde anco queste nazioni imparerebbono anon obedire e ricchieder mutazione dell’altre leggi eccle-siastiche, et a far luterana una regione catolichissima nis-sun mezo è migliore che dargli il calice. CommemoròFrancesco della Torre gesuita un detto del cardinaleSant’Angelo, sommo penitenziario, che Satanasso, solitotrasformarsi in angelo celeste e ministri suoi in ministri diluce per ingannar i fedeli, adesso, sotto coperta del calicecon sangue di Cristo, essorta a porger al popolo un calicedi veneno.

Aggiongevano alcuni che la providenza divina, sopra-stante al governo della Chiesa, inspirò il concilio di Co-stanza nel passato secolo a stabilir per decreto la remo-zione del calice, non solo per le raggioni che in queltempo militavano, ma anco perché se adesso fosse in usonon vi sarebbe segno alcuno esteriore per distinguer licatolici dagl’eretici, e levata questa distinzione si mi-schierebbono in una stessa Chiesa li protestanti co’ fe-deli e seguirebbe quello che san Paolo dice, che un pocodi lievito fermenta presto una gran massa; sí che conce-der il calice, altro non sarebbe che dar maggior commo-do agl’eretici di nuocer alla Chiesa. Alcuni, ancora nonsapendo che già la petizione fosse stata al pontefice pre-sentata e da lui, per iscaricarsi e portar in longo, rimessa

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

907Letteratura italiana Einaudi

Page 946: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

al concilio, interpretavano in sinistro che in quel tempofosse fatta tal ricchiesta alla sinodo e non al papa, so-spettando che fosse a fine d’allargar ogni concessioneche si facesse con interpretazioni aliene, onde s’induces-se nuova necessità di concilio.

Ma quei che sentivano potersi condescender alle ric-chieste dell’imperatore e tanti altri prencipi e popoli, con-segliavano a proceder con minor rigore e non dare cosí si-nistre interpretazioni alle pie preghiere de’ infermifratelli, ma seguir il precetto di san Paolo di trasformarsine’ difetti degl’imperfetti per guadagnargli, e non avermire mondane di riputazione, ma governarsi con le regoledella carità: che calpestando tutte le altre, eziandio quelledella prudenza e sapienza umana, compatisce e cede adogni uno. Dicevano non vedersi raggione considerabiledata dagl’altri, se non che i luterani direbbono averla vin-ta, che la Chiesa ha fallato, e passerrebbono a piú alte di-mande; ma ingannarsi chi crede con la negativa fargli ta-cere; già hanno detto che s’abbia commesso errore;diranno dopo che sopra il fallo s’aggionga l’ostinazione edove si tratta di ordinazioni umane, non esser cosa nuova,né meno indecente alla Chiesa la mutazione. Chi non sache la medesima cosa non può convenire a tutti i tempi?Sono innumerabili li riti ecclesiastici introdotti et aboliti,e non è contra il decoro d’un concilio l’aver creduto utileun rito, che l’evento ha mostrato inutile; il persuadersiche da questa dimanda si debbi passar ad altre, esser cosada persone sospettose e troppo vantaggiose: la semplicitàe carità cristiana, dice san Paolo, non pensa male, credeogni cosa, sopporta tutto, spera bene.

A questi soli toccò parlare sopra il quinto articolo,poiché quelli della negativa assoluta non avevano altroche dirci sopra. Ma questi furono divisi in due opinioni:l’una e piú commune, che si concedesse con le condizio-ni che fu da Paolo III concesso, de’ quali al suo luogo s’èdetto; l’altra, d’alcuni pochi, tutt’in contrario diceva

908Letteratura italiana Einaudi

Page 947: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che, volendo conceder il calice per fermare nella Chiesali titubanti, conviene temperarla in maniera che possi farl’effetto desiderato: quelle condizioni non poterlo ap-portare, anzi dover senza dubio fargli precipitare alluteranismo. Se ben è cosa certa che il penitente debbeelegger ogni male temporale piú tosto che peccare, funondimeno conseglio del Gaetano che non si venisse aspecificate comparative, con dire d’esser tenuto ad eleg-ger piú tosto d’esser tanagliato e posto in ruota, ecc.,perché sarebbe un tentar se stesso senza necessità e ca-der dalla buona disposizione, presentandosi gli spaventisenza proposito: cosí nell’occasione presente, questi am-bigui, quando gli sarà portata la grazia del concilio, re-steranno contenti, ringrazieranno Dio e la Chiesa, nonpenseranno piú oltre, e pian piano si fortificheranno. Ècommandamento preciso di san Paolo di ricever l’infer-mo nella fede non con dispute, né con prescriver le opi-nioni e regole, ma semplicemente et aspettando oppor-tunità per dargli piú piena instruzzione: adesso chi inGermania proponesse la condizione che credino questoe quello, si metteranno in difficoltà, mentre che la mentetituba, e pensando se debbiano o non debbiano creder-lo, capiteranno in qualche errore, al quale non avereb-bono pensato. A questa raggione di piú aggiongevanoche, mentre si sostiene la Chiesa aver con giuste causelevato il calice, e poi si concede senza alcun rimedio aquelli, ma con altre condizioni, si viene a confessared’averlo levato senza causa; perilché concludevano chefosse a proposito statuire per condizioni tutti i rimediiagl’inconvenienti per quali il calice già fu levato: cioèche il calice mai si porti fuori della Chiesa et agl’infermibasti la specie del pane; che non si conservi, per levar ilpericolo dell’acidume; che si usino le fistule, come giànella Chiesa romana, per evitar l’effusione; che cosí or-dinando si dimostrerà che con raggione fu già la provi-sione fatta, si ecciterà la riverenza, si sodisfarà al popolo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

909Letteratura italiana Einaudi

Page 948: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

e prencipi, non si metteranno li deboli in tentazioni. Fuanco detto da un spagnuolo che non era da creder cosífacilmente a quello che si diceva d’un cosí ardente desi-derio e devozione de’ catolici al calice, ma esser beneche il concilio mandasse in Germania ad informarsi chisono questi che lo dimandano, e della fede loro nel ri-manente, e delle cause motive; che la sinodo, avuta quel-la relazione, potrà deliberare con qualche fondamento enon alla cieca sopra parole d’altri.

[Esamine della communione de’ fanciulli]

Nel sesto articolo non ci fu cosa che dire: tutti in po-che parole si espedirono, considerando che l’eucaristianon è sacramento di necessità, e che commandando sanPaolo a chi l’ha da ricever d’essaminar se stesso se ne èdegno, chiaramente apparisce che non può esser ammi-nistrata a chi non ha uso di raggione e se nell’antichità sitrova usato in qualche luogo il contrario, questo esserstato fatto dove e quando la verità non era cosí ben dic-chiarata come al tempo presente; perilché dal conciliodoveva esser terminato che si servasse l’uso presente. Fuben avvertito da alcuni che dell’antichità conveniva par-lare con maggior riverenza, e non dire che mancasserodi cognizione della verità. Fra Desiderio di Palermo car-melitano solo fu di parere che quell’articolo fosse trala-sciato, dicendo che, non essendo promossa difficoltà da’protestanti de’ nostri tempi, non era ben col trattarlometter qualche novità a campo; la materia poter riceverqualche probabilità da ambe le parti, e quando uscisse anotizia che nel concilio se ne fosse trattato, sarebbe permover la curiosità di molti a pensarci sopra e darebbeoccasione d’inciampare; imperoché alcuno potrebbe in-dursi a creder che l’eucaristia sia sacramento di neces-sità, cosí ben come il battesmo, perché il fondamento di

910Letteratura italiana Einaudi

Page 949: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

questo è sopra le parole di Cristo: «Chi non rinasceràd’acqua e spirito non entrerà nel regno de’ cieli», e diquello: «Se non mangerete la mia carne e beverete il miosangue, non averete vita»; e l’eccezzione de’ fanciullinon potersi con total apparenza fondare sopra il precet-to di san Paolo d’essaminarsi, che non può far un fan-ciullo, perché la Scrittura divina medesimamente com-manda che inanzi il battesmo preceda documento delladottrina della fede, e se questo s’ha da restringere a’ soliadulti, non escludendo i fanciulli dal battesmo, se bennon possono imparare, cosí l’essamine precedente l’eu-caristia si potrà applicare agl’adulti senza escluder daquella li fanciulli: concludeva ch’egli approvava l’uso dinon communicargli, ma non lodava che ’l concilio do-vesse trattar di questo che nissun oppugnava.

[Dispute de’ prelati su ’l formar il decreto]

Finite le congregazioni de’ teologi, inclinarono li le-gati a conceder il calice alla Germania con le condizionidi Paolo III e con qualche altre di piú, e ridotti co’ loroconfidenti formarono il decreto per ciò sopra il primo,quarto e quinto, differiti gl’altri sin che pensassero co-me evitar le difficoltà da’ teologi messe inanzi sopra diquelli. E chiamata congregazione de’ prelati, proposero,se piaceva, che fossero dati i 3 decreti formati, per dir ipareri nella prima congregazione. Granata, che penetra-to aveva la mente de’ legati et era contrariissimo allaconcessione del calice, contradisse, dicendo che conve-niva seguir l’ordine degl’articoli, quale era essenziale,essendo impossibile venir alla decisione del quarto equinto, senza aver deciso il secondo e terzo. TomasoStella, vescovo di Capo di Istria, gl’oppose che in conci-lio non conveniva andar con logiche e con arteficii im-pedire le giuste deliberazioni; replicò il Granata che il

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

911Letteratura italiana Einaudi

Page 950: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

medesimo era da lui desiderato, cioè che le cose fosseroproposte alla sinodo ordinatamente, acciò caminando inconfusione non inciampasse; [fu] seguito da MattioCallino, arcivescovo di Zara, et al Capo d’Istria s’ag-gionse in soccorso Giovanni Tomaso di San Felice, ve-scovo della Cava, passando ambidue a moti di parolepiú tosto derisorie, che cagionò un poco di disgusto ne-gli spagnuoli e ne seguì tra i prelati un susurro, che fucausa di licenziar la congregazione, dicendo il cardinaledi Mantova agl’arcivescovi che leggessero e consideras-sero le minute formate, et in un’altra congregazione sirisolverrebbe dell’ordine di trattare.

Questo luogo ricerca, perché spesse volte occorse ilterminare le congregazioni per disgusto da qualcheprincipal prelato ricevuto, che l’ordinaria causa di talevenimento sia narrata. Di sopra è stato raccontato co-me nel concilio era buon numero de vescovi pensionatidal pontefice; questi tutti riconoscevano e dependevanoda Simoneta, come quello che piú particolarmente de-gl’altri era preposto agl’interessi del pontefice et avevale instruzzioni piú arcane. Egli, essendo uomo d’acutogiudicio, si valeva di loro secondo la capacità di ciascu-no, et in questo numero ne aveva alcuni misti di ardite efacezie, de’ quali si valeva per opporre nelle congrega-zioni a quelli che entravano in cose contrarie a’ suoi fini.Questi erano essercitati nell’arteficio del motteggiare sa-viamente per irritar gl’altri e mettergli in derisione, sen-za sconciarsi ponto essi, ma conservando il decoro. Me-rita il servizio che prestarono al pontefice et al cardinaleche ne sia fatta particolar menzione. Questi furono i 2sopranominati Cava e Capo d’Istria, Pompeio Giambe-cari bolognese, vescovo di Sulmona, e Bartolomeo Siri-go di Candia, vescovo di Castellanetta; ciascuno de’quali alle qualità communi della sua patria aveva ag-gionto le perfezzioni che nella corte romana s’acquista-no: questi essacerbarono anco i disgusti nati tra Manto-

912Letteratura italiana Einaudi

Page 951: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

va e Simoneta, de’ quali s’è toccato di sopra, coll’andarsparlando e detraendo a Mantova, cosí in parole perTrento, come con lettere a Roma, il che era attribuito aSimoneta, dal quale gli vedevano accarezzati; dal chepurgandosi Simoneta col secretario di Mantova e col ve-scovo di Nola, disse che per quel poco rispetto portatoad un tal cardinale gl’averebbe separati dalla sua amici-zia, quando non fosse stato il bisogno che di loro avevaper opporgli nelle congregazioni alle impertinenze cheerano dette da’ prelati.

[Ricezzione et orazione dell’ambasciator bavaro]

Agostino Paungarner, ambasciator di Baviera, essen-do stato 2 mesi come privato in Trento per la pretensio-ne di preceder li veneziani, finalmente ebbe commissio-ne dal suo prencipe di comparir in publico, e fu ricevutonella congregazione de’ 27 giugno; sedette dopo gl’am-basciatori veneti e fece prima una protestazione, dicen-do che, sì come le raggioni del suo prencipe sono vali-dissime, cosí egli anco era pronto per defenderle in ognialtro luogo; ma nel concilio, dove si tratta di religione,non vuol star in questi pontigli, e per tanto si contentacedere, e che ciò fosse senza pregiudicio suo e d’altriprencipi germani del sangue elettorale dell’Imperio. Ri-sposero al protesto gl’ambasciatori di Venezia, con direche il loro dominio aveva giustamente la precedenza, eche come il duca di Baviera gli cedeva allora, cosí dove-va cedergli in ogni luogo. Proseguí l’ambasciator l’ora-zione sua molto longa e libera, dove narrò lo stato dellareligione in Baviera, dicendo quella esser circondata daeretici, quali hanno anco dentro penetrato. Esservi pa-rochi zuingliani, luterani, flaciani, anabattisti e d’altresette, qual zizania li prelati non hanno potuto sradicareper esser la contaggione non solo nell’infima plebe, ma

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

913Letteratura italiana Einaudi

Page 952: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

anco ne’ nobili; a che ha dato ansa la mala vita del clero,le gran sceleratezze del quale non potrebbe narrare sen-za offender le caste orrecchie di quell’auditorio; ma ba-stargli dire che il suo prencipe gli rapresenta che vanasarebbe et infruttuosa l’emendazione della dottrina, seprima non erano emendati li costumi; aggionse che ilclero era infame per la libidine, che il magistrato politiconon comporta alcun cittadino concubinario e pur nelclero il concubinato è cosí frequente, che di 100 non sisono trovati 3 o 4 che non siano concubinarii o maritatisecretamente o palesemente; che in Germania anco i ca-tolici prepongono un casto matrimonio ad un celibatocontaminato; che molti hanno abandonato la Chiesa perla proibizione del calice, dicendo che sono costretti adusarlo per la parola di Dio e costume della primitivaChiesa; il qual sino al presente è osservato nelle chieseorientali et usato già nella Chiesa romana; che Paolo IIIlo concesse alla Germania, e li bavari si lamentano delsuo prencipe che lo invidii a’ sudditi suoi, protestandoche, se il concilio non provede, l’Altezza Sua non potràgovernar li popoli e sarà costretto ceder quello che nonpotrà proibire. Propose per rimedio a’ scandali del clerouna buona riforma, e che ne’ vescovati s’introducesserole scuole et academie per educar buoni ministri; di-mandò il matrimonio de’ preti come cosa senza la qualefosse impossibile in quell’età riformar il clero, allegandoil celibato non esser de iure divino. Ricchiese anco lacommunione sub utraque specie, dicendo che, se fossestata permessa, molte provincie di Germania sarebbonorestate nell’obedienza della Sede apostolica; dove che lerimaste sino ad ora, insieme con le altre nazioni, comeun torrente se ne dipartono; che non ricerca il duca li 3sudetti rimedii per speranza alcuna che vi sia di ridur glisviati et i settarii alla Chiesa, ma solo per ritener gli nonancora divisi. Replicò esser necessario principiare dallariforma, altrimenti tutta l’opera del concilio riusciria va-

914Letteratura italiana Einaudi

Page 953: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

na; ma, riformato il clero, che’ il suo prencipe, se saràricchiesto della sua opinione nella materia de’ dogmi,opportunamente potrà dire cosa degna di considerazio-ne, la qual non occorreva dire in quel tempo, non essen-do pertinente trattar di far guerra al nimico, non avendostabilito prima le forze proprie in casa. Nel filo di parla-re spesso interpose che tutto ciò era dal suo prencipedetto non per dar legge al concilio, ma per insinuarlo re-verentemente, e con questo concetto anco finí. Risposela sinodo per bocca del promotore che già molto tempoavendo aspettato qualche prencipe o legazione di Ger-mania, ma sopra tutti il duca di Baviera, antemurale del-la Sede apostolica in quella regione, con grand’allegrez-za vedeva il suo ambasciatore, quale riceve es’affaticherà, come anco ha fatto, per ordinare tuttoquello che giudicherà esser di servizio divino e salute de’fedeli. I francesi, udendo questa orazione, sentivanograndissimo piacere di non esser soli nell’ammonire li-beramente i prelati di quello che era necessario raccor-dargli; ma udendo la risposta, s’eccitò in loro un’estre-ma gelosia, che questa fosse graziosa, dove quella fupiena di risentimento. Ma non ebbero raggione di doler-si, perché, quantonque il bavaro mordesse piú acuta-mente il clero in generale, nondimeno de’ padri del con-cilio parlò con molta riverenza, dove l’orazione franceseparve tutta drizzata a riprensione di quelli che l’udiva-no, senza che a loro fu fatta risposta consultata, che albavaro sprovista. Ma l’una e l’altra fu ugualmente tratta-ta, essendo state ambedue udite con le sole orecchie.

[Scritto degl’imperiali per la concessione del calice]

Gl’ambasciatori imperiali, considerato che nelle con-gregazioni de’ teologi i giorni inanzi dagli spagnuoli emaggior parte degl’italiani era stato parlato contra la

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

915Letteratura italiana Einaudi

Page 954: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

concessione del calice e da molti detto esser eretici quelliche la dimandano, per risponder a questa et altre loroobiezzioni e per coadiuvare la proposizione del bavaro eta fine di prevenire i prelati che non dassero nelle imperti-nenzie da’ teologi usate, formarono in quella materia unascrittura, che nella medesima congregazione, finito il rag-gionamento di quell’ambasciatore, presentarono; la so-stanza della quale fu: che per il carico suo hanno giudica-to d’avvertir li padri d’alcune cose, inanzi che dicessero illoro parere; che i teologi ne’ prossimi giorni avevano benparlato quanto alle reggioni e paesi loro proprii, ma nonmolto a proposito per le altre provincie e regni. Pregava-no i padri d’accommodar le sentenze loro, sí che portinomedicina non alle parti sane, che non ne hanno bisogno,ma a membri mal affetti: il che faranno appositamente,se conosceranno quali siano le parti inferme e che aiutoricchiedino. Et incomminciando dal regno di Boemia,non esser bisogno andar tropp’alto, né far menzione del-le cose trattate in Costanza, ma soggionger solamenteche in quel regno, dopo quel concilio, nissuna prattica,nissuna forza o guerra ha potuto levar il calice. Che laChiesa benignamente, sotto certe condizioni, glielo con-cesse, dopo le quali, non essendo servate, Pio II le re-vocò; ma Paolo e Giulio III, per racquistar quel regno,mandarono noncii a permetterglielo, se ben il negozioper impedimenti non si condusse a perfezzione. Ora inquesti tempi, avendo l’imperatore a sue spese instituitol’arcivescovato di Praga et ottenuto ne’ commizii di Boe-mia che i preti calistini non si ordinassero se non da quel-lo e lo riconoscessero per legitimo prelato, ricercò laMaestà Sua dal sommo pontefice che non si lasciasseperder quest’occasione di racquistargli; avendo la SantitàSua rimesso il tutto al giudicio del concilio, in potestà diquello resterà conservar il regno, concedendogli il calice.Quei popoli esser differenti in poche cose dalla Chiesaromana: non aver voluto mai sacerdoti maritati, né ordi-

916Letteratura italiana Einaudi

Page 955: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

nati da vescovo fuori della communione della Sede apo-stolica; nelle preghiere fanno menzione del pontefice, de’cardinali e vescovi; se hanno qualche differenza picciolanella dottrina, facilmente potersi emmendare, purché segli conceda il calice; non esser maraviglia che una molti-tudine roza abbia concepito una tal opinione, poiché uo-mini dotti, pii e catolici defendono che maggior grazias’ottenga nella communione d’ambe le specie che d’unasola. Ammonivano i padri d’avvertire che la loro tropposeverità non gli induca a desperazione e gli faccia gettarin braccia de’ protestanti. Aggionsero esser catolici inOngaria, Austria, Moravia, Silesia, Carinzia, Carniola,Stiria, Baviera, Svevia et altre parti di Germania, che congran zelo desiderano il calice; il che conosciuto da PaoloIII concesse a’ vescovi di communicargli con quello, maper molti impedimenti non si mandò ad effetto. Di que-sti vi è pericolo, se il calice gli è levato, che non si voltinoa’ luterani. Li teologi nelle loro publiche dispute avermosso dubio che questi che ricchiedono il calice sianoeretici; ma dalla Maestà imperiale non è procurato senon per catolici: ben vi è speranza con questa concessio-ne di ridur anco molti protestanti, come già alcuni d’essiprotestano che si ridurrebbono; sono sazii delle novità esi convertirebbono; altrimenti il contrario doversi teme-re; e per risponder a chi ricchiese questi giorni passati chiè quello che ciò dimanda, se gli dica che la Maestà cesa-rea ricchiede che l’arcivescovo di Praga possi ordinar sa-cerdoti calistini, e gl’ambasciatori del clero di Boemiaricchiedono l’istesso per quel regno; e se non fosse statala speranza d’ottenerlo, non vi sarebbe piú reliquie decatolici. In Ongaria costringono li sacerdoti, con levar ibeni e minacciargli su la vita, a dar loro il calice, et aven-do l’arcivescovo di Strigonia castigato perciò alcuni sa-cerdoti, il popolo è restato senza preti catolici, onde si stasenza battesmo et in una profonda ignoranza della dot-trina cristiana, per dar facilmente nel paganismo. In fine

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

917Letteratura italiana Einaudi

Page 956: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

pregorno i padri ad aver compassione e trovar modo diconservar quei popoli nella fede e racquistar gli sviati.

In fine della congregazione li legati diedero le minuteformate sopra i 3 primi articoli, per non incontrarnell’opposizione della congregazione precedente. E ne’giorni seguenti li padri trattarono sopra di quelli e soprail terzo s’allargarono molto, entrando a parlare della gra-zia sacramentale, se piú se ne riceva communicando ledue specie: e chi difendeva l’una e chi l’altra parte. Ilcardinale Seripando diceva che, essendo stata discussala medesima difficoltà nel concilio in tempo di Giulio,fu deliberato che non se ne parlasse; con tutto ciò feceroalcuni prelati instanza che si dicchiarasse, ma non fu ri-cevuto per le contrarietà delle opinioni e perché la mag-gior parte teneva che l’una e l’altra opinione fosse pro-babile: ma per evitar ogni difficoltà fu concluso di direche si riceve tutto Cristo, fonte di tutte le grazie. Si pre-paravano alquanti vescovi per partir da Trento, di quelliche, per aver parlato con molto affetto et ardore dellaresidenza, si vedevano essosi e dubitavano, perseveran-do, di qualche grave incontro; tra questi era Modena, al-tre volte nominato, soggetto di buone lettere e sinceraconscienza, quello di Viviers, e Giulio Pavesi, arcivesco-vo di Surrento, e Pietro Paolo Costazzaro, vescovo diAqui, et altri che avevano da’ legati ottenuto licenza: daMantova, per vedergli (come amici che gl’erano) libera-ti, e dagl’altri per rimover le occasioni di disgusti. Mal’ambasciator di Portogallo dimostrò a’ legati che questosarebbe stato con detrimento della fama del concilio, sa-pendosi da tutti la causa perché partivano e sarebbe sta-to detto che non vi fosse libertà, che sarebbe riuscito an-co con poco onore del pontefice, onde risolvettero difargli fermare, massime intendendo che, quando quellifossero partiti, altri si preparavano per chieder licenza.

918Letteratura italiana Einaudi

Page 957: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

[I francesi favoriscono la dimanda del calice]

Differendo i legati di propor gl’altri articoli per ledifficoltà che prevedevano, il dì terzo luglio gl’amba-sciatori imperiali e bavaro fecero instanza che sopraquelli fossero detti i voti; a questo effetto, fatta il dí se-guente congregazione, gl’ambasciatori francesi presen-tarono una scrittura, essortando li padri a conceder lacommunione del calice, fondando la sua ricchiesta condire che nelle cose de iure positivo, come questa, con-veniva condescendere e non ostinarsi tanto, ma consi-derar la necessità del tempo e non dar al mondo scan-dalo con mostrarsi tanto tenaci in conservar li precettiumani, e negligenti nell’osservanza de’ divini non vo-lendo riforme; et in fine ricchiesero che qualonque de-terminazione facessero, fosse accommodata che nonpregiudicasse all’uso de’ re di Francia, che nella suaconsecrazione ricevono il calice, né al costume d’alcunimonasterii del regno che in certi tempi lo ministrano.Nella congregazione però altro di piú non si fece, senon che furono dati fuori tutti i 6 capi della dottrinaper trattarne nelle seguenti.

Restarono li legati attoniti, considerata l’esposizionede’ francesi, comprendendo che fossero uniti con gli im-periali e che tanto maggiormente convenisse loro cami-nar con cauzione; e ben ponderando li motivi de’ fran-cesi d’allargar i precetti positivi, avvertirono che laconcessione del calice, oltra le difficoltà proposte, tiravaseco molte altre in diverse materie. Raccordavansi la pe-tizione del matrimonio de’ preti fatta dal bavaro, e che 2giorni inanzi in convito, alla presenza di molti prelati in-vitati, Lansac, essortandogli a compiacer l’imperatorenella petizione del calice, si lasciò intender che la Fran-cia desiderava le orazioni, officii divini e messe in linguavolgare, e che fossero levate le figure de santi e concessoa’ preti il potersi maritare, e conoscendo che piú facil-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

919Letteratura italiana Einaudi

Page 958: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

mente si fa ostacolo a’ principii che a’ progressi, e conminor fatica si proibisce l’ingresso che si scaccia uno dicasa, risolsero che non era tempo di trattar del calice.Operarono col Pagnano, agente del marchese di Pesca-ra, che facesse instanza acciò non si venisse alla determi-nazione prima che il suo re ne fosse avisato; intermiserole congregazioni del 6 e 7 per trattar quei giorni congl’imperiali che si contentassero di differir quella mate-ria, allegando diverse raggioni, la piú concludente de’quali era la brevità del tempo per far i padri capaci chela concessione fosse necessaria. Finalmente, dopo longatrattazione, condescesero gl’ambasciatori a contentarsiche si differisse tutta la parte spettante a’ dogmi; né que-sto piacendo a’ legati, in fine gl’ambasciatori consentiro-no che si differisse quel solo punto, facendo però men-zione della dilazione nel decreto, con promissione dideterminarne una altra volta. Restava trattar co’ france-si, dove trovarono piú facilità che non credettero, dicen-do essi che quella non era cosa da loro proposta, né ri-cercata, ma solo in quella avevano fatto assistenzaagl’imperiali. Superata questa difficoltà, si diedero a for-mar i decreti, il che acciò si potesse con maggior pre-stezza esseguire, fecero intender che, volendo alcunoraccordare qualche cosa, la ponesse in scritto, acciò nonsi tardasse la composizione.

[Rimostranze de’ francesi neglette. Discorso del vesco-vo di Filadelfia per aspettar i tedeschi]

Nella congregazione de’ 8 Daniel Barbaro, patriarcad’Aquileia, nel suo voto disse che essendo venuta nuovadell’accordo di Francia e dovendosi per ciò creder chemolti prelati venirebbono, saria bene aspettar di trattarde’ dogmi sino al loro arrivo; né essendo di ciò fatta in-stanza da altri, meno dagli stessi ambasciatori francesi,

920Letteratura italiana Einaudi

Page 959: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

la proposta cadette da sé. Nella seguente congregazioneAntonio Agostino, vescovo di Lerida, raccordò che fos-se ben far menzione delle consuetudini di Francia, se-condo l’instanza degl’ambasciatori, ponendovi paroleche riservassero i privilegii di quel regno; soggiongendoche ancora dopo la determinazione del concilio di Co-stanza li greci non sono stati vietati dal communicar colcalice, avendolo per privilegio, quale egli ha veduto; néessendo seguito da altri che da Bernardo dal Bene fio-rentino, vescovo di Nimes, anco questo raccordo fu po-sto a canto. Dopo la congregazione l’ambasciator Fer-rier ricchiese l’Agostino con curiosità del tenore, autoree tempo di quel privilegio; il quale avendo egli riferito apapa Damaso, rise l’ambasciator, essendo cosa certa nel-la Chiesa romana 100 anni dopo Damaso l’astenersi dalcalice era stimato sacrilegio e che l’ordine romano de-scrive la communione de’ laici sempre col calice, e chesino del 1200 Innocenzio III fa menzione che le donnericevano il sangue di Cristo nella communione.

Il dí 10 Leonardo Aller tedesco, vescovo titolar di Fi-ladelfia, arrivato la settimana inanzi, dicendo il suo votosopra i decreti, fece una digressione in guisa d’orazioneformata, ricercando li legati e la sinodo che s’aspettasse-ro i prelati di Germania, usando diverse raggioni e, fra lealtre, tre che furono mal ricevute dalla congregazione,cioè che non s’averebbe potuto chiamar quello conciliogenerale, dove fosse mancata una nazione intiera princi-pale della cristianità; che il caminar inanzi senza aspet-tarla sarebbe un precipitar i negozii; che il pontefice do-veva scrivergli e chiamargli particolarmente. Non eraconsapevole il buon padre degl’officii che il ponteficeaveva fatto per mezo del Delfino e Commendone, suoinoncii, 2 anni inanzi in Germania, e delle risposte fatteloro da’ protestanti e da’ catolici; da quelli negando vo-ler, e da questi scusandosi non poter trovarsi al concilio.Fu pensier di molti che dagl’ambasciatori imperiali fosse

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

921Letteratura italiana Einaudi

Page 960: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

stato mosso, quali, poiché si differiva di risolver la pro-posta del calice, averebbono voluto prolongar il rima-nente ancora.

[Ordinazioni gratuite, ordinazioni a titolo, divisionedelle parocchie e riformazione del papa]

Nella seguente congregazione furono letti 9 capi diriformazione già stabiliti; et al primo, di far ordinazionigratuite, Alberto Duimio, vescovo di Veglia, che comegionto una settimana prima non s’era trovato a trattar diquesta materia, disse che teneva quel capo per moltoimperfetto, se insieme non si statuiva che parimente aRoma si restasse d’essiger pagamento per le dispense diricever gl’ordini fuori de’ tempi, inanzi l’età, senza li-cenza et essamine dell’ordinario, e sopra le irregolaritàet altri impedimenti canonici. Poiché in queste si fannole gran spese; che a’ poveri vescovi, che per il piú nonhanno di che vivere, si dà una picciola limosina, la qualeegli vivamente sente che si levi, non però dando al mon-do questo scandalo di decimar la ruta e rubar gl’ori egl’argenti; con questa occasione si estese a tassare i pa-gamenti che in Roma si sborsavano per ogni sorte di di-spensa, e soggionse che quando dispense gli sono statepresentate, o per ordinazioni o per altro, ha costumatod’interrogare se per quelle avevano pagato, et inteso disí, non ha mai voluto esseguirne, né admetterne; che lodiceva publicamente, perché cosí era debito d’ogni ve-scovo di fare. Al che essendo risposto che di questos’era già parlato in congregazione e risoluto di rimetterquesta risoluzione al papa, il qual con maggior decoropuò riformare gli ufficii di Roma, replicò il vescovo chene aveva parlato la quaresima passata in Roma piú voltea chi poteva provederci, ma particolarmente una in casadel cardinale di Perugia in presenza de molti cardinali e

922Letteratura italiana Einaudi

Page 961: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

prelati di corte, e detto le stesse cose; da’ quali fu rispo-sto che erano cose da propor in concilio; ora intenden-do il contrario, non ne parlerà piú, poiché si vede laprevisione esser rilasciata a Dio.

Il Cinquechiese, al secondo delle ordinazioni a titolo,disse essere piú necessario proveder secondo gl’antichiinstituti, che nissuno sia ordinato senza titolo et ufficio,che senza entrata, essendo di scandalo eccessivo che sivedano molti farsi preti per non servir a Dio et alle chie-se, ma per goder un ocio congionto con molto lusso etuna buona entrata; che a questo la sinodo doveva metterspirito e trovar modo che nissuna persona ecclesiasticafosse non dedicata a qualche ministerio, per aver egli os-servato che in Roma, in questi prossimi tempi, sono statidati vescovati ad alcuni solamente per promovergli, liquali in breve tempo gl’hanno resignati, restando vesco-vi titolari solamente per l’ambizione della degnità; laqual invenzione l’antichità averebbe detestata come pe-stifera. Al quarto capo, del divider le parochiali grandi enumerose, dopo aver lodato il decreto, aggionse che erapiú necessario divider li vescovati grandi per potergligovernare; allegando che in Ongaria ve ne sono di 200miglia di longhezza, quali non possono esser visitati eben retti da un solo: le qual cose non furono ben inter-pretate dagl’aderenti romani, parendo che tutti fosserovolti a rinovar la trattazione della residenza.

Diede ancora peggior sodisfazzione il vescovo di Ca-nadia della medesima nazione, proponendo sotto me-tafore la riforma dell’istesso pontefice, dicendo che nonsi potevano levar le tenebre dalle stelle, se non levateleprima dal sole, né medicar il corpo infermo, lasciando leindisposizioni nel capo, che le influisce a tutte le mem-bra. E sopra l’ultimo capo de’ questuarii disse non esserdegnità del concilio, né utilità della Chiesa incommin-ciar la riforma dalle cose minime; doversi trattar primadelle cose d’importanza e riformar prima gl’ordini supe-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

923Letteratura italiana Einaudi

Page 962: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

riori e poi gl’inferiori; alle qual sentenze pareva che cor-rispondessero molti prelati spagnuoli e qualche italianiancora. Ma parte con dire che quei decreti già erano for-mati e che il tempo sino alla sessione, che era di 3 giorni,non comportava che si potessero digerire nuove mate-rie, parte con far quelle opposizioni che si poteva allecose dette da questi e con assicurare che il ponteficeaverebbe fatto una strettissima riforma nella corte, li ri-medii agl’abusi della quale meglio si potevano e discer-nere et applicare a Roma, dove l’infermità è meglio co-nosciuta che in concilio, e con altre tal raggioni furonodeluse le provisioni raccordate da questi e da altri prela-ti, e furono fatti contentar de’ 9 articoli per allora.

[Proposta di regolar i discorsi nel concilio]

Ma finita la congregazione, i legati et altri pontefici ri-masti insieme, attese le cose udite, discorsero che cre-sceva ogni dí l’ardire de’ prelati a dire cose nuove e sedi-ziose, senza rispetto, che si doveva chiamar non libertà,ma troppa licenza, e li teologi ancora con la longhezzadel dire occupavano troppo il tempo, contrastando traloro di niente e passando spesso alle impertinenze; cheseguendo cosí non si vederà mai il fine del concilio, etoltra ciò esservi pericolo che il disordine s’aummenti eproduca qualche sinistro effetto. Giovanni Battista Ca-stello promotore, che aveva essercitato l’istesso ufficionella precedente ridozzione sotto Giulio, raccordò che ilcardinale Crescenzio soleva, quando i prelati uscivanodalle materie proposte, senza rispetto interrompergli etroncar anco il filo del raggionamento, et a’ troppo pro-lissi farglielo abbreviare, et alcune volte imporgli ancosilenzio; che una o due volte cosí facendo anco al pre-sente s’abbreviarebbono gl’affari del concilio e si leve-rebbono le occasioni di raggionamenti impertinenti. Al

924Letteratura italiana Einaudi

Page 963: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

cardinale varmiense non piacque questo raccordo: disseche, se Crescenzio si governava in quella guisa, non èmaraviglia se la Maestà divina non abbia dato buon pro-gresso a quel concilio. Che nissuna cosa è piú necessariaad una sinodo cristiana che la libertà, e leggendo li con-cilii de’ migliori tempi si vedono ne’ principii d’essi con-tenzioni e discordie, eziandio in presenza degl’imperato-ri potentissimi in quei tempi, le quali per opera delloSpirito Santo in fine tornavano in concordia mirabile, equello era il miracolo che faceva acquettar il mondo; ec-cessive esser state le contenzioni nel niceno concilio enell’efesino essorbitantissime; non esser maraviglia cheal presente vi siano qualche dispareri maneggiati conmodi civili; chi vorrà per mezi umani e violenti ovviargli,farà che il mondo, stimando il concilio non libero, gliperderà il credito: esser bene rimetter a Dio, che vuolesso reggere i concilii e moderar gl’animi de’ congregatiin nome suo. Il cardinale di Mantova approvò il parer divarmiense e biasmò l’instituto di Crescenzio, soggion-gendo che però non era contrario alla libertà del conci-lio con decreti moderar gl’abusi, con prescrivere l’ordi-ne di parlare et il tempo, distribuendo a ciascuno laparte sua. Questo fu anco dal varmiense lodato, e resta-rono che, fatta la sessione, si darebbe ordine a questo.

[Difficoltà sopra la sessione e sopra ’l decreto]

Ma poiché gl’imperiali furono fuori di speranza d’ot-tener il calice, cessati li loro interessi, li francesi con al-quanti prelati facevano ogni opera di metter impedimen-ti acciò nella sessione de’ 16 non si facesse altro chedifferir alla seguente, come già due volte s’era fatto. E lilegati, per evitar la vergogna s’affaticavano con ogni spi-rito per stabilire le cose, sì che publicassero li 4 capi dellacommunione e li 9 di riforma. Questi cercavano di rimo-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

925Letteratura italiana Einaudi

Page 964: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

ver e quelli d’interpor ogni difficoltà; con questi fini, re-stando solo 2 giorni alla sessione, si fece congregazione lamattina de’ 14; nell’ingresso della quale Granata fece in-stanza a’ legati che, attesa l’importanza della materia ches’aveva da trattare, prorogassero la sessione, e fece comeun’orazione in mostrare quante difficoltà restavano an-cora in piedi, necessarie da esser decise. I legati, risolutiin contrario, non admisero raggione alcuna e diederoprincipio all’essame della dottrina, leggendosi il primocapo, e gionto a quel luogo dove si dice non potersi infe-rire la communione del sangue per quelle parole del Si-gnore in san Giovanni: «Se non mangiarete la carne delfiglio dell’uomo e beverete il mio sangue», ecc., entròGranata, dicendo che quel passo non parlava del sacra-mento, ma della fede sotto metafora di nutrimento, alle-gando il contesto e portando l’esposizione di molti padrie di sant’Agostino in particolare. Il cardinale Seripandosi diede ad espor quel passo come se leggesse in catedra,e pareva che ogn’uno restasse sodisfatto; ma ritornò Gra-nata a replicare con maggior veemenza, in fine ricchie-dendo che se gli aggiongesse un’ampliativa, dicendo cheper quelle parole non si poteva inferir la communionedel calice, intese come si volesse, secondo varie esposi-zioni de’ padri. Questa aggionta ad alcuni padri non pia-ceva, ad altri non importava, ma pareva strano che dopoconcluse le cose venisse uno con aggionte non necessariea turbare le cose stabilite, e furono 57 che dissero «nonplacet». Ma per venir al fine, li legati si contentarono chevi fosse aggionta la clausula, che ben pare inserta con for-za e nel latino incommincia: «utcumque iuxta varias».

Nel secondo capo, che tratta dell’autorità della Chiesasopra li sacramenti, venendosi ad un passo che ella avevapotuto mutare l’uso del calice con l’essempio della muta-zione, della forma del battesmo, Giacomo Giberto, ve-scovo d’Alife, si levò, disse che era una biastema, che laforma del battesmo era immutabile, che mai fu mutata e

926Letteratura italiana Einaudi

Page 965: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

che nell’essenzial de’ sacramenti, che è la forma e la ma-teria, non vi è alcuna autorità; sopra di che essendo fattemolte parole, pro e contra, in fine si risolvé di levar quel-la particola. Cosa longa sarebbe narrare quante cose fu-rono dette, da chi per metter impedimenti, da chi pernon tacere, sentendo gl’altri a parlare. È naturale, quan-do una moltitudine è in moto, il fare a gara a chi piú siscossa, né mai si raccoglie un collegio di ottimati cosíscielto, che non si divida in personaggi e plebe. La pa-zienza e risoluzione de’ legati superò le difficoltà, sí chenella congregazione della sera furono stabiliti i capi didottrina e gl’anatematismi; con tutto che il cardinale var-miense, se ben con buon zelo, frapose esso ancora diffi-coltà a petizione d’alcuni teologi, quali l’avvertirono chenel terzo capo della dottrina, dicendosi li fedeli non esserdefraudati d’alcuna grazia necessaria alla salute, riceven-do una sola specie, si dava grand’occasione di dispute,perché non essendo l’eucaristia sacramento necessario,con quella raggione si potrebbe inferire che la Chiesa lapoteva levar tutta: e molti prelati aderirono a quel rac-cordo, dimandando che si riformasse, perché la raggioneallegata contra era evidentissima et irresolubile, e condifficoltà si fermò il moto dal cardinale Simoneta, con di-re che per la seguente congregazione fosse portato inscritto in minuta come s’averebbe dovuto riformarlo.

In quella congregazione nuova occasione di disgustiportò il Cinquechiese, il qual essendo stato ammonitofuori della congregazione per le parole dette, che in Ro-ma si davano vescovati solo per promover le persone, ri-tornò in quel raggionamento, facendoci sopra longo di-scorso, come per decchiarare la sua intenzione conmodo che pareva di scusa, ma era confermazione dellecose dette, con fine del raggionamento, che fu un’essor-tazione a’ padri a’ dire i voti loro liberamente, senza ri-spetto. Restò Simoneta assai alterato per li successi diquella congregazione; la qual finita, al varmiense dimo-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

927Letteratura italiana Einaudi

Page 966: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

strò quanto fosse contrario al servizio della Sede aposto-lica ascoltare la impertinenza de’ teologi, uomini solitisolamente a libri di speculazione, e, per il piú, vane sot-tilità, le quali essi stimano, e pur sono chimere; di che nepuò prender pruova, perché non concordano tra loro:già tanti d’essi aver approvato quel capo senza contra-dizzione, et ora venir alcuni con nuovi partiti, quali,quando si sarà al ristretto, saranno da altri contradetti;esser cosa chiara che, dicasi qual parola si vuole,dagl’amorevoli sarà difesa e dagl’avversarii oppugnata,poco piú o meno sicure, poco importa; ma che dopoaver intimato 2 sessioni e niente operato, si faccia l’istes-so in quella terza, questo esser quello che farà perder ir-recuperabilmente il credito al concilio; che a questo bi-sogna attendere a far qualche cosa. Restò convinto ilvarmiense e rispose che tutto era stato da lui fatto perbene, essendogli inviati quei teologi dagl’ambasciatoridell’imperatore; s’accorse Simoneta che la bontà di quelprelato era abusata dall’accortezza altrui, e communicòanco con gli altri legati il dubio che dagl’imperiali nongli fosse cavato qualche cosa arcana di bocca, et ap-pontò con loro d’avvertirnelo con buona occasione.

L’ultimo giorno ancora ebbe qualche incontri, perché ilvescovo di Nimes, cosí indotto dagl’ambasciatori francesi,fece instanza che nel primo capo della riforma, dove siconcede al notario per le patenti degl’ordini pagamento,non fosse pregiudicato alla consuetudine di Francia, cheniente gli vien dato; fu seguito in ciò da alcuni spagnuoli, efurono sodisfatti, aggiongendo nel decreto che la consue-tudine fosse salvata. Altre mutazioni di poco momento fu-rono ricchieste e tutte concesse, e messo il tutto in puntoper tener la sessione la mattina; li legati si levarono perpartirsi, ma Arias Gallego, vescovo di Girone, fattosegliinanzi, gli fermò e disse che sedessero e l’udissero. Si ri-sguardarono l’un l’altro, ma il desiderio di far la sessionegl’insegnò la pazienza. Sedettero con disgusto di molti

928Letteratura italiana Einaudi

Page 967: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

prelati, massime di corte, et il vescovo, fatto legger il capodelle distribuzioni, disse parergli cosa ardua che si conce-da al vescovo di pigliar la terza parte delle prebende e con-vertirle in distribuzioni; che già tutto era distribuzioni, eper abuso si sono fatte le prebende; e che il vescovo daDio ha l’autorità di tornar li mali usi a’ buoni antichi; nonesser giusto che, col dar il concilio al vescovo la terza partedell’autorità che ha, levargliene 2 terzi. Però si dicchiaras-se che hanno i vescovi ampla facoltà di convertir in distri-buzioni quanto a loro pare conveniente. Approvò questasentenza l’arcivescovo di Praga con altre raggioni, e parevache con la faccia gl’altri spagnuoli mostrassero d’assentire.Ma il cardinale di Mantova, lodata molto la pietà di queivescovi, affermato che quel fosse punto degno d’esser con-sultato dalla sinodo, promise per nome commune de’ lega-ti, avutone cosí consenso da loro, che se ne sarebbe parla-to la sessione seguente.

[Quinta sessione: decreto della communione del calice,e de’ fanciulli]

Venne il dí 16, e con le solite cerimonie andarono li le-gati, ambasciatori e prelati alla chiesa: nella messa non èda tacere che fu fatto il sermone dal vescovo di Tiniana, ilquale non ebbe risguardo, con tutto che si fosse risolutodi non parlare per allora di conceder il calice, a prenderper soggetto quella materia sola e discorrere che l’uso delcalice fu commune mentre durò l’ardor di carità, maquello diminuito, succedendo inconvenienti per la negli-genza d’alcuni, non fu l’uso di quello interdetto, ma solofu insegnato esser minor male l’astenersene a quelli chedifficilmente potevano schifare l’irriverenza, con l’essem-pio de’ quali altri in progresso, per non ubligarsi alla dili-genza, se ne astennero; lodò ne’ primi l’essempio memo-rabile di pietà, biasmò l’impietà de’ moderni novatori

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

929Letteratura italiana Einaudi

Page 968: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

che, per averlo, hanno cosí grand’incendio eccitato; es-sortò li padri alla pietà et ad estinguer l’incendio e noncomportar che per loro colpa tutto ’l mondo abbruggi,condescendino alla imbecillità de’ figli, che non dimanda-no altro che il sangue di Cristo; gli ammoní a non aver laperdita di tante provincie e regni per iattura leggiera, epoiché ora con tanto desiderio è ricchiesto quel benedet-to sangue, non temino che s’abbia da usare l’antica negli-genza per quale fu tralasciato, ma lo concedino, impero-ché Cristo non gli vuol cosí tenaci nella propria openioneche mantengano tra li cristiani una discordia tanto perni-ziosa per quel sangue che egli ha sparso per unire tutti instrettissima carità. Passò destramente ad una essortazionealla residenza e finí con poco gusto de’ legati et altri, chedesideravano metter in silenzio quelle materie.

Dopo finite le ceremonie, fu dal celebrante letta ladottrina in quattro capi, continenti in sostanza: che la si-nodo, andando attorno molti errori circa il sacramentodell’eucaristia, ha deliberato espor quello che tocca allacommunione sub utraque e de’ fanciulli, proibendo atutti li fedeli di creder, o insegnar o predicar altrimenti.Per tanto, seguendo il giudicio e consuetudine dellaChiesa, dicchiara che i laici e chierici non celebranti nonsono ubligati per alcun divino precetto a communicaresub utraque, e non potersi dubitar, salva la fede, che lacommunione d’una sola specie non basti; che se benCristo ha instituito e dato il sacramento sotto due spe-cie, da questo non s’ha da inferire che tutti siano ubliga-ti a riceverlo, né meno questo si può inferire dal sermo-ne di nostro Signore narrato nel sesto capo di sanGioanni, dove, se ben sono parole che nominano ambele specie, ve ne sono anco che nominano quella sola delpane. Decchiara, oltre ciò, esser stata sempre nella Chie-sa potestà di far mutazione nella dispensazione de’ sa-cramenti, salva la sostanza; il che può cavare in generaledalle parole di san Paolo che i ministri di Cristo sono di-

930Letteratura italiana Einaudi

Page 969: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

spensatori de’ misterii di Dio, et in speciale nell’eucari-stia, sopra la quale si riservò dar ordini a bocca. Che laChiesa conoscendo questa sua autorità, se ben dal prin-cipio era frequente l’uso d’ambe le specie, nondimeno,mutata quella consuetudine per giuste cause, ha appro-vato quest’altra di communicar con una, la qual nissunpuò mutare senza l’autorità della medesima Chiesa.Decchiara inoltre che sotto ciascuna delle specie si ricevitutto Cristo et il vero sacramento, e chi ne riceve una so-la non è defraudato d’alcuna grazia necessaria alla saluteper quello che al frutto s’aspetta. Finalmente insegnache i fanciulli, inanzi l’uso della raggione, non sono ubli-gati alla communione sacramentale, non potendo inquella età perder la grazia, non condannando però l’an-tichità del contrario costume in qualche luoghi servato,dovendosi senza dubio credere che non abbiano fattociò per necessità di salute, ma per altra causa probabile.

In conformità di questa dottrina furono letti 4 anate-matismi:

1. Contra chi dirà che tutti i fedeli sono tenuti perprecetto divino o per necessità di salute a ricever tuttedue le specie dell’eucaristia.

2. Che la Chiesa catolica non abbia avuto giuste causedi communicar li laici e non celebranti con la sola speciedel pane, overo in ciò abbia errato.

3. Contra chi negherà che sotto la sola specie del panetutto Cristo, fonte et autore di tutte le grazie, sia ricevuto.

4. Contra chi dirà la communione della eucaristia es-ser necessaria a’ fanciulli inanzi l’uso della raggione.

Dopo questo fu anco letto un altro decreto, dicendoche la sinodo si riserva con la prima occasione d’essami-nar e deffinir doi altri articoli non ancora discussi, cioè: sele raggioni per quali la Chiesa ha communicato sotto unaspecie debbono esser ancora ritenute e non concesso ilcalice ad alcuno; e se parendo che si possi conceder peroneste raggioni, con qual condizione ciò si debbia fare.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

931Letteratura italiana Einaudi

Page 970: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Mentre la messa si cantò, Alfonso Salmerone e Fran-cesco della Torre giesuiti fecero discorso, uno col var-miense e l’altro col Madruccio, standogli dietro le sedie,che nel primo capo della dottrina s’era parlato con oscu-rità in materia dell’instituzione del sacramento nell’ulti-ma cena sotto 2 specie e che bisognava parlar all’aperta,dicendo che Cristo l’aveva instituito per gl’apostoli e peri sacrificanti solamente, non per tutti i fedeli; che questaclausula era necessaria rimetterla dentro per levar a’ ca-tolici ogni dubio et agl’eretici ogni ansa d’opporsi e ca-lunniare; che essi, come teologi mandati dal pontefice,non potevano restare d’avisare in cosa di tanta impor-tanza, e fecero cosí grand’instanza, massime Salmeronche con varmiense trattava, che finita la lezzione del de-creto, questo prima e Madruccio seguendolo, fecero laproposizione; la quale a molti piacque, ma dalla maggiorparte fu ripudiata, non per lei in sé, ma per il modo diproporla alla sprovista, senza dar tempo di pensare. Perla stessa causa non piacque agl’altri legati, ma per deco-ro del luogo, senza maggior moto dissero che s’averebberiservato alla seguente sessione, nella trattazione de’ doiarticoli imminenti.

[Decreto di riforma]

Furono dopo letti li 9 capi di riforma:[1] Che per la collazione degl’ordini, dimissorie, testi-

moniali, sigillo o altro, il vescovo o suoi ministri nonpossino ricever cosa alcuna, ancorché spontaneamenteofferta. I notarii, dove è consuetudine di non ricever edove non hanno salario, possino ricever un decimo discudo.

[2] Che nissun chierico secolare, se ben idoneo, siapromosso ad ordine sacro se non ha beneficio, patrimo-nio o pensione sufficiente per vivere, et il beneficio non

932Letteratura italiana Einaudi

Page 971: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

possi esser rinonciato, né la pensione estinta, né il patri-monio alienato senza licenza del vescovo.

[3] Che nelle catedrali e collegiate, dove distribuzioninon vi sono o sono tenui, possi il vescovo convertir inquelle la terza parte de’ frutti delle prebende.

[4] Che nelle parochiali di numeroso popolo li vesco-vi costringano li rettori a pigliar aiuti d’altri sacerdoti, equelle che sono grandi di spacio siano divise e provistea’ rettori nuovi, se farà bisogno, anco costringendo il po-polo a contribuire.

[5] Che i vescovi possino unire perpetuamente li be-neficii curati e non curati, per povertà et altre cause giu-ridiche.

[6] Che a’ parochi imperiti li vescovi diano coadiutorie castighino gli scandalosi.

[7] Che li vescovi possino ridur i beneficii delle chiesevecchie e ruvinose ad altre, e far restaurar le parochiali,costringendo anco il popolo alla fabrica.

[8] Che possino visitar tutti i beneficii che sono incommenda.

[9] Che sia levato in ogni luogo il nome, ufficio et usodi questore.

Et in fine fu ordinata la sessione per 17 del mese disettembre, con dicchiarazione che la sinodo, eziandio incongregazione generale, possi abbreviar et allongar adarbitrio cosí quel termine, come ogni altro che si assi-gnerà alle seguenti sessioni.

[Giudicii di questa sessione]

Non furono le azzioni di questo concilio in tantaespettazione ne’ passati tempi, quanta al presente, es-sendo convenuti tutti i prencipi in ricchiederlo, manda-te ambasciarie d’ogni regione, congregato numero deprelati grande e quadruplo di quello che fu per inanzi; e

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

933Letteratura italiana Einaudi

Page 972: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

quello che piú era stimato, essendo stato dato principiogià 6 mesi, e quelli consummati in quotidiane e continuetrattazioni con ispedizione di molti corrieri e prelati daRoma a Trento e [da] Trento a Roma. Ma quando uscíin stampa la sessione, con una lingua da tutti era memo-rato il proverbio latino del parto delle montagne: parti-colarmente la dilazione de’ 2 articoli era notata, paren-do maraviglia che, avendo con 4 anatematismi fattoquattro articoli di fede, non avesse potuto dicchiararequello di conceder l’uso del calice de iure ecclesiastico.A molti pareva anco che quello dovesse esser trattatoprima, poiché quando fosse stato concesso, cessavanotutte le dispute. Il terzo capo della dottrina fu assai con-siderato nella conclusione, che ricevendo il solo corpodi Cristo non è fraudato il fedele di grazia necessaria,parendo una confessione che si perdi grazia non neces-saria; e qui si dubitava se vi sia autorità umana che possiimpedire la grazia di Dio soprabondante e non necessa-ria; e quando ben potesse, se la carità concede questiimpedimenti al bene. Due cose sopra le altre diedero aparlar assai: l’una, l’obligazione imposta di credere chel’antichità non tenesse per necessaria la communionede’ putti, perché dove si tratta di verità d’istoria è cosadi fatto e de passato, dove non vale d’aver autorità, chenon può alterare le cose già fatte, ma è cosí noto a chilegge sant’Agostino, che in 9 luoghi, non con una paro-la, ma con discorso asserisce la necessità dell’eucaristiaper li fanciulli, e doi d’essi la uguaglino alla necessità delbattesmo, anzi piú d’una volta dice che la medesimaChiesa romana l’ha tenuta e definita per necessaria allasalute de’ fanciulli, et allega per questo Innocenzo pon-tefice, la cui epistola resta ancora, dove chiaramenteparla. E si meravigliavano come il concilio senza neces-sità si fosse impedito in questo senza essito e con peri-colo che altri dicesse o Innocenzo o il concilio aver erra-to. L’altro era il secondo anatematismo con la

934Letteratura italiana Einaudi

Page 973: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

dicchiarazione che sia eretico chi dice la Chiesa non es-sersi mossa da giuste cause a communicare senza il cali-ce, che è fondar un articolo di fede sopra un fatto uma-no; et avevano per cosa molto mirabile confessar chel’uomo non è tenuto ad osservar il decreto, se non de iu-re humano, ma a creder che sia giusto è ubligato de iuredivino, e poner per articoli di fede cose che si mutanoalla giornata. Altri ancora aggiongevano che se vi eranoquelle tanto giuste cause conveniva dirle e non costrin-ger gl’uomini con terrore a credere, ma con persuasio-ne; che veramente quello era un signoreggiare la fede,che san Paolo tanto detesta. Sopra i capi della riformageneralmente si diceva che non potevano esser toccatiparticolari piú leggieri, né piú leggiermente, e che eraimmitato quel medico, il qual in corpo tesico attende acurare il prurito; e quel metter mano per forza nellaborsa del popolo per spesare il curato o per restaurarchiese pareva cosa molto strana, e quanto alla sostanza equanto al modo: quanto alla sostanza, per esser super-fluamente ricco il clero e piú tosto debitore a’ laici perdiversi et evidenti rispetti; quanto al modo, perché néCristo, né gl’apostoli mai pretesero costringere a contri-buzioni, ma ben facoltà di ricever le volontarie; e leg-gendo san Paolo A’ Corinzii e Galati vederà il tratta-mento del patrone al bue che trebbia e l’ufficio delcatecumeno verso il catechizante, senza però che queioperatori abbiano alcuna azzione o dritto d’essazione,né vi sia nel mondo autorità pretoria che possi servirgli.

[Riconciliazione de’ legati. Lettera del re di Spagna so-pra la continuazione e la residenza]

Finita la sessione, li legati si diedero a metter ordinealle cose da essaminare per l’altra, con dissegno d’abbre-viar il tempo, se possibil fosse stato. Arrivarono in Tren-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

935Letteratura italiana Einaudi

Page 974: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

to lettere da Alessandro Simoneta al cardinale suo fra-tello, e dal cardinale Gonzaga al zio con efficacissime es-sortazioni per nome del pontefice ad accommodar ledifferenze et all’avvenire intendersi ben insieme; perquesto la dominica dopo la sessione Simoneta restò,partendo li legati dalla Chiesa, a disnar con Mantova ene seguí perfetta riconciliazione; entrò questo in raggio-namento di quei prelati che pratticavano in casa sua eterano in sospetto a Mantoa per ufficii fatti contra lui, maegli lo fermò modestamente, dicendo che all’avvenirenon parleranno cosí; trattarono strettamente come darcompita sodisfazzione al papa et alla corte in materiadella residenza e quali prelati sarebbono atti a maneg-giarsi a persuader gl’altri: quelli che già erano scopertiper ristretti negl’interessi ponteficii o della corte, se benatti del rimanente, stimarono non buoni per mancamen-to di credito. Messero 2 di stima per bontà e molto de-stri nel negoziare, li vescovi di Modena e di Brescia.L’istesso giorno l’arcivescovo di Lanciano, congregati livescovi che per suo posto avevano scritto al papa, glipresentò il breve di risposta pieno d’amorevolezza, uma-nità et offerte, che gl’indolcí tutti e portò gran momentoper rilasciare l’ardire della residenza. S’aggionse pur ilgiorno medesimo un altro accidente molto favorevole alpontefice: che il marchese di Pescara mandò al secreta-rio copia d’una lettera scrittagli dal re, dove gli dicevache, avendo inteso dispiacer all’imperatore et a Franciala decchiarazione della continuazione e conoscendo che,quando si facesse, potrebbe causar la dissoluzione delconcilio, gli commetteva che non ne facesse piú alcunainstanza, purché non si faccia decchiarazione di nuovaindizzione e che il concilio segua proseguendo come haincomminciato; gl’ordinò appresso di far saper a’ prelatisuoi che egli aveva inteso la controversia e disputa soprala residenza e l’instanza da loro fatta acciò si decchiaras-se de iure divino; che lodava il loro zelo e buona inten-

936Letteratura italiana Einaudi

Page 975: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

zione, nondimeno gli pareva che per allora non fosse aproposito tal decchiarazione; però non dovessero farnemaggior instanza. Mostrò il secretario la lettera a’ prelatispagnuoli, e Granata, consideratala accuratamente, dis-se che la facenda andava bene, poiché il papa non la vo-leva; il re non sapeva quello che importasse, che era con-segliato dall’arcivescovo di Siviglia, che mai residette, edal vescovo di Conca, che se ne stava in corte; che eglisapeva molto ben a che fine commandava e l’ubedirreb-be in non protestare, ma non resterebbe di dimandarlasempre che fosse venuta occasione, sapendo che non of-fenderebbe il re. Fu anco mostrato il capo della conti-nuazione agl’ambasciatori cesarei e francesi, quali rispo-sero che veramente non vi è bisogno di quelladicchiarazione espressamente in parole, poiché s’esse-guiva per effetto.

[Congregazione per la materia et ordine della seguentesessione]

La congregazione dopo fu il dì 20, nella quale fu pro-posto che s’averebbe trattato del sacrificio della messa edelli abusi che in ciò seguono. Il cardinale di Mantovafece un’ammonizione a’ prelati di dire li voti nelle con-gregazioni quietamente e senza strepiti e con brevità, ediede conto delle regole che avevano poste insieme perordinare le congregazioni de’ teologi, a fine di levar lecontenzioni, la confusione e la prolissità; le qual lette,furono dalla congregazione approvate. Dopo il cardina-le Seripando discorse il modo d’essaminar li capi di dot-trina e gl’anatematismi nelle conmedesimo concilio altrevolte e stabiliti, se ben non publicati, onde gregazioni eraccordò che già erano stati essaminati e discussi nel po-tevano li padri abbreviare molto le considerazioni loro,che de nissuna cosa vi era bisogno maggiore che di ispe-

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

937Letteratura italiana Einaudi

Page 976: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dizione. Soggionse Granata che, essendo altra volta trat-tato della messa e restando longo tempo sino alla sessio-ne, si poteva insieme trattar la materia dell’ordine, el’istesso fu confermato da Cinquechiese; il che da alcunifu inteso come detto per ironia, da altri a fine di trattardella residenza, conforme alla promessa fatta da Manto-va. In fine furono dati fuori gl’articoli per trattar nellecongregazioni de’ teologi. Fu la sostanza degl’ordini so-pradetti compresa in 7 regole: che in ciascuna materiaproposta parlassero 4 solamente de’ teologi mandati dalpontefice, eletti da’ legati, 2 secolari e 2 regolari; che da-gl’ambasciatori de’ prencipi fossero eletti 3 de’ teologisecolari mandati da quelli; che ciascuno de’ legati eleg-gesse uno de’ teologi secolari loro famigliari; che de tuttigl’altri teologi secolari, familiari de’ prelati, 4 soli permateria siano scielti a parlare, incomminciando da quel-li di piú antica promozione al dottorato; che del numerode’ regolari ciascun generale ne elegga tre del proprioordine; che nissun de teologi nel dire ecceda lo spacio dimez’ora, e chi sarà piú longo sarà interrotto dal maestrodelle ceremonie, e chi sarà piú breve maggiormente saràlodato; che ciascuno de’ teologi a chi non toccherà luo-go di parlar in una materia, potrà portar in scritto a’ de-putati quello che parerà necessario circa le cose propo-ste. Con queste regole si fece conto che per alloraaverebbono parlato 34 teologi e s’averebbono potutoudire in 10 congregazioni al piú. Nel stabilir questo or-dine, per farlo publico, nacque difficoltà che inscrizzio-ne dargli, parendo ad alcuni che col chiamarlo modo daservare per li teologi, si dovesse incorrer nell’inconve-niente opposto da quel spartano agl’ateniesi: che li saviiconsultassero e gl’ignoranti deliberassero; per evitar ilquale la inscrizzione fu cosí concepita: «Modo che perl’avvenire si doverà servar nelle materie che saranno es-saminate da’ teologi minori», inferendo che i prelati fos-sero poi teologi maggiori.

938Letteratura italiana Einaudi

Page 977: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Gl’articoli furono 13:[1]. Se la messa sia sola commemorazione del sacrifi-

cio della croce e non vero sacrificio.2. Se il sacrificio della messa deroghi al sacrificio della

croce.3. Se Cristo ordinò che gl’apostoli offerissero il suo

corpo e sangue nella messa con quelle parole, cioè: «Fa-te questo in mia commemorazione».

4. Se il sacrificio della messa giovi solamente a chilo riceve e non possi esser offerto per altri, cosí vivi,come morti, né per li peccati, satisfazzioni et altre loronecessità.

5. Se le messe private, in quali il solo sacerdote ricevela communione senza altri communicanti, siano illecite edebbiano esser levate.

6. Se è contrario all’instituzione del Signore il me-schiar l’acqua col vino nella messa.

7. Se il canone della messa contiene errori e debbiaesser abrogato.

8. Se è dannabile il rito della Chiesa romana di pro-nonciare in segreto e sotto voce le parole della consecra-zione.

9. Se la messa debbia esser celebrata solo in linguavolgare, la qual da tutti sia intesa.

10. Se l’attribuir determinate messe a determinati san-ti sia abuso.

11. Se si debbia levar via le cerimonie, vesti et altri se-gni esterni che la Chiesa usa nel celebrar la messa.

12. Se il dir che il Signore sia misticamente sacrificatoper noi sia l’istesso come dire che egli ci sia dato damangiare.

13. Se la messa sia sacrificio di lode e di rendimentodi grazie, overo ancora propiziatorio per li vivi e per limorti.

A questi articoli era soggionto che i teologi dicesserose erano erronei o falsi o eretici, e se meritavano esser

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

939Letteratura italiana Einaudi

Page 978: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

dalla sinodo condannati, e che se gli dividessero tra loro,sì che gli 17 primi parlassero sopra gli 7 articoli anterio-ri, e gl’altri sopra gli 6 seguenti.

[Disgusti de’ francesi in concilio]

Agl’ambasciatori francesi parve sempre dimorar nelconcilio con poca riputazione rispetto agl’altri; ma usci-to il decreto sopradetto, maggiormente entrarono in ge-losia, poiché de’ teologi s’aveva a far menzione quali diqual re erano, cosa che da’ prelati non si faceva, e perFrancia alcuno non era per intervenire. Dubitavano an-co che con questo potesse nascer qualche pregiudicio al-le prerogative del regno: però allora immediate e dopoancora con altre occasioni avisarono in Francia che ladisputa passerebbe tra soli italiani, spagnuoli e portu-ghesi; che Francia non averebbe parte, se Sua Maestànon avesse fatto accelerar alcun prelato o dottore, emassime dovendosi trattar materie cosí importanti comegl’articoli proposti contenevano. Il che anco servirebbeper poter procacciar d’ottenere o impedire le cose se-condo il desiderio di Sua Maestà et il contenuto nella in-struzzion loro. Che sino a quell’ora non avevano propo-sto alcuno degl’articoli di riforma per rispetto che nonavendo voti da sostenergli, non sarebbe stato tenutoconto delle loro remostranze. Che il concilio non vuolascoltar cosa che pregiudichi all’utile overo autorità del-la corte, trovandosi il papa patrone delle proposizioni,avendosi da principio statuito e successivamente osser-vato che non possi esser alcuna cosa proposta se non da’legati, e non meno delle deliberazione, per li molti prela-ti pensionarii et altri disposti a sua divozione, et essendorisoluto che il concilio non si meschi in riformare la cor-te, ma riservare a lui tutto quel negozio, et i spagnuoli,che mostravano gran zelo alla riforma, essendo rafrediti

940Letteratura italiana Einaudi

Page 979: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

e storditi per la correzzione ricevuta dal loro re, né es-sendovi speranza, stando le cose in questo termine, d’ot-tener altro che quello che a Sua Santità piacerà, poichénissuna instanza fatta da tutti gl’ambasciatori e prencipiche sono in Trento ha potuto impetrar che si tratti unabuona riforma della disciplina ecclesiastica, con tuttoche a’ legati sono stati presentati gl’articoli conformenon solo all’uso della primitiva Chiesa, ma anco a’ de-creti de’ medesimi pontefici. Ma in luogo di quella, met-tono avanti punti della dottrina controversi al presente,con tutto che gli era stato mostrato ciò esser superfluo,attesa l’assenza de’ protestanti; e se pur propongonoqualche cosa che tocchi i costumi, è di pochissima im-portanza e di nissun frutto.

[Allegrezza del papa per la sessione]

Il papa, che per gl’avisi giornalmente inviatigli dellecose che occorrevano in Trento con tanta varietà, restavamolto perplesso se al giorno destinato s’averebbe publi-cato alcun decreto nella sessione, avuto nuova come feli-cemente fosse passata, ne sentì grand’allegrezza, la quals’accrebbe udita la reconciliazione de’ legati e la letterascritta dal re di Spagna; non poté contenersi che nonmostrasse il piacere, dandone parte in concistoro e par-landone con gl’ambasciatori e passò sino a ringraziare ilcardinale d’Aragon, fratello di Pescara, dal quale ricono-sceva il servizio, e tutto volto al presto fine del concilio,non scoprendo che altra cosa lo potesse portar in longose non la residenza o la communione del calice, scrisse a’legati che egli era tutto intento alla riforma della corte edi ciò assicurassero cosí gl’ambasciatori, come i padriche di ciò parlassero, et essi attendessero ad espedir lematerie; il che averebbono potuto fare in tre sessioni alpiú. Lodò che avessero riservato d’abbreviare il tempo

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

941Letteratura italiana Einaudi

Page 980: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

prefisso, essortandogli a valersi di quella facoltà. Aggion-se che conoscendo esser difficile far buona risoluzionenel concilio in materia della residenza, per esser moltiprelati interessati nell’onore, avendo per buon fine dettola loro openione, procurassero che quella fosse rimessa alui e parimente si liberassero dalle instanze che da’ pren-cipi gli sono fatte intorno la communione del calice, colrimettergli quella ancora; e se in alcuna delle materie chesi tratteranno qualche difficoltà s’attraverserà, non age-vole da snodare, propongano che gli sia rimessa; perchéegli con maggior facilità potrà ogni cosa decidere nelconsistoro, chiamati, se bisognerà, qualche numero de’dottori, che in Trento, dove gli varii interessi rendono lerisoluzioni impossibili o longhissime.

[L’ordine del trattar è violato da due gesuiti]

La prima congregazione de’ teologi fu il seguentegiorno dopo mezodí, nella quale fu cosí ben servatol’ordine di parlare una mez’ora, che il giesuita Salmero-ne consummò esso solo tutto ’l tempo con molta petu-lanza, dicendo che egli era mandato dal papa e, doven-do parlare di cose importanti e necessarie, non dovevaaver termine prefisso; e discorse sopra gli 7 articoli; nonperò s’udirono da lui se non cose communi, le qualinon meritano memoria particolare. La mattina seguentefu immitato dal Torrense, suo socio, che volle esso an-cora tutta quella congregazione, e piú tosto replicò lecose dette il giorno prima, che ci aggionse di nuovo. Mapeggio fece; ché in fine, entrato nel luogo di san Gio-vanni: «Se non mangerete» ecc., disse non potersi in-tender se non della communione sacramentale, e sog-gionse che nel primo capo della dottrina nellaprecedente sessione publicato pareva esserne fatto du-bio, però era necessario nella seguente dechiarare che

942Letteratura italiana Einaudi

Page 981: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

d’altro in quel passo non si tratta che del sacramento; ese alcuno voleva altrimenti dire, egli se n’appellava allasinodo. Restarono offesi li legati gravemente per le cosedette, cosí per esser contra la determinazione del conci-lio, come anco perché introducevano una necessità del-la communione del calice; ma molto maggiormente per-ché quei giesuiti, con tutto che fossero li primi, volleroesser eccettuati ambidue dagl’ordini generali con tantapetulanza: raccordarono il moto che fu da loro eccitatonella sessione, e questo Torres era anco in norma del Si-moneta particolarmente per aver scritto contra il Cata-rino a favor della residenza, che sia de iure divino contermini, diceva quel cardinale, insolenti: perilché, finitala congregazione, disse a’ colleghi che conveniva repri-mer l’audacia per dar essempio agl’altri e fu preso parti-to di farlo con la prima occasione.

[Nell’esamine degli articoli è provato che la messa è sa-crificio, ma con gran diversità di pareri]

Nelle discussioni de’ teologi furono uniformi tutti incondannar d’eresia le openioni de’ protestanti ne’ propo-sti articoli, e brevemente s’ispedivano degl’altri: longhis-simi furono i discorsi di ciascuno in provare che la messasia sacrificio, nel quale s’offriva Cristo sotto le specie sa-cramentali: le raggioni principali da loro usate erano cheCristo è sacerdote secondo il rito di Melchisedech, maMelchisedech offerí pane e vino, adonque il sacerdoziode Cristo conviene che sia con sacrificio di pane e vino.Di piú, l’agnel pascale fu vero sacrificio e quello è figuradell’eucaristia, onde quella ancora conviene che sia verosacrificio. Appresso per la profezia di Malachia, per boc-ca del quale Dio rifiuta il sacrificio degl’ebrei, dicendoesser il nome suo divino, grande fra le genti et in ogniluogo offerirsi al suo nome oblazione monda, che d’altro

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

943Letteratura italiana Einaudi

Page 982: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

non si può intender che sia offerto a Dio in ogni luogo eda tutte le genti; diverse altre congruenze e figure delVecchio Testamento furono allegate, facendo fondamen-to chi sopra una, chi sopra un’altra. Del TestamentoNuovo era addotto il luogo di san Gioanni dove Cristoalla samaritana insegnò esser venuta l’ora quando il Pa-dre sarà adorato in spirito e verità, essendo che adorarnella divina Scrittura significa sacrificare, come per moltiluoghi apparisce; e la samaritana del sacrificio interrogò,che da’ giudei non si poteva offerir se non in Gierusaleme da samaritani era stato offerto in Garizim, dove alloraCristo era. Onde per necessità, dicevano, conviene inten-dere il luogo d’una adorazione esterna, publica e solen-ne, che altra non era se non l’eucaristia. Era anco provatoper le parole da Cristo dette: «Questo è il mio corpo cheper voi è dato, che per voi è fratto; questo è il mio sangueche per voi è sparso»: adonque nell’eucaristia vi è frattu-ra di corpo et effusione di sangue, che sono azzioni di sa-crificio. Sopratutto era fatto gran fondamento sopra leparole di san Paolo, che mette nel genere medesimo l’eu-caristia co’ sacrificii degl’ebrei e de’ gentili, dicendo cheper quello si partecipa il corpo e sangue di Cristo, sí co-me nell’ebraismo chi mangia l’ostie è partecipe dell’alta-re, e non si può bere il calice del Signore, né esser parte-cipe della mensa sua, e bere il calice de’ demonii epartecipar della mensa di quelli. Ma che gl’apostoli fos-sero da Cristo ordinati sacerdoti, lo provavano chiaroper le parole dette loro per nostro Signore: «Fate questoin mia memoria». Per maggior prova erano addotte mol-te autorità de’ padri, che tutti nominano l’eucaristia sa-crificio, overo con termini piú generali attestano che nel-la Chiesa si offerisce sacrificio. Una parte aggiongevaappresso esser la messa sacrificio anco perché Cristo nel-la cena se stesso offerí, e quella raggione portava perprincipale e provava il suo fondamento prima perché, di-cendo chiaro la Scrittura che Melchisedech offerí pane e

944Letteratura italiana Einaudi

Page 983: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

vino, Cristo non sarebbe stato sacerdote secondoquell’ordine, se non l’avesse offerto esso ancora; e perchéCristo disse il sangue suo nell’eucaristia esser confermati-vo del Nuovo Testamento, ma il sangue confermativo delVecchio fu nella sua instituzione offerto: perilché seguein consequenza necessaria che Cristo egli ancora l’offe-risse. Argomentavano ancora che avendo detto Cristo:fate questo in mia memoria, se egli non avesse offerto,noi non potressimo offerire, e dicevano li luterani nonaver altro argomento per provar la messa non esser sacri-ficio, se non perché Cristo non ha offerto, e perciò esserpericolosa quella opinione, come fautrice della dottrinaereticale. Piú efficacemente era ancora provata per quel-lo che la Chiesa canta nell’ufficio del corpo del Signore,dicendo: «Cristo, sacerdote eterno secondo l’ordine diMelchisedech», ha offerto pane e vino. E nel canone delmessale ambrosiano si dice che, instituendo una forma diperpetuo sacrificio, egli prima ha offerto se stesso ostia eprimo ha insegnato ad offerirla. Si portavano poi diverseautorità de’ padri per comprobazione dell’istesso.

Dall’altra parte, non con minor asseveranza, era dettoche Cristo nella cena avesse commandato l’oblazione dafarsi perpetuamente nella Chiesa dopo la morte sua, malui non aver offerto esso medesimo, perché la natura diquel sacrificio non lo comportava; e per prova di questodicevano che sarebbe stata superflua l’oblazione dellacroce, poiché per quella della cena precedente sarebbestato riscosso il genere umano. Che il sacrificio dell’altarefu instituto da Cristo per rammemorazione di quello cheegli offerí in croce, ma non si può ramemorar altro checosa passata; perilché l’eucaristia non poté esser sacrifi-cio inanzi l’oblazione di Cristo in croce. Allegavano an-cora che né la Scrittura, né il canone della messa, né con-cilio alcuno ha mai detto che Cristo offerisse se stessonella cena; et i luoghi che gl’altri allegavano de’ padri,questi mostravano doversi intender dell’oblazione fatta

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

945Letteratura italiana Einaudi

Page 984: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

in croce. Concludevano: avendosi a deliberare la messaesser sacrificio, come veramente era, si poteva abondan-temente farlo per le efficacissime prove della Scrittura epadri, senza voler anco aggiongervi prove non sussisten-ti. Questa differenza non fu tra molti e pochi, ma divisecosí i teologi come i padri in parti quasi pari e fu occasio-ne di qualche contenzione. I primi passarono a dire chel’altra opinione era errore e chiedevano un anatematismoche gl’imponesse silenzio, con dannar d’eresia chi dices-se Cristo non aver se stesso offerto nella cena sotto lespecie sacramentali; gl’altri in contrario dicevano chenon era tempo di fondarsi sopra cose incerte e sopranuove opinioni, non udite e non pensate dall’antichità,ma doversi star sopra il chiaro e certo, e per la Scrittura eper i padri, cioè che Cristo ha commandato l’oblazione.

Tutto il mese di luglio fu consumato da’ 17 che parla-rono sopra i primi articoli; sopra gl’ultimi in pochi gior-ni si spedí piú tosto con ingiurie contra protestanti checon raggioni. Non è ben narrare li particolari, se non al-cuni pochi notabili.

Nella congregazione de’ 24 luglio, la sera, Giorgiod’Ataide, teologo del re di Portogallo, si diede a de-strugger tutti li fondamenti degl’altri teologi fatti perprovare il sacrificio della messa con la Scrittura divina; eprima disse non potersi metter in dubio se la messa siasacrificio, perché tutti i padri l’hanno con aperte paroledetto e replicato in ogni occasione, et incomminciò da’latini e greci della Chiesa antica de’ martiri, e passò ditempo in tempo sino a’ nostri, affermando che nissunscrittor cristiano vi sia che non abbia chiamato l’eucari-stia sacrificio; però doversi concluder per certo che pertradizione degl’apostoli cosí sia insegnato; la forza dellaquale è abondantissima et efficacissima per far articolidi fede, come questo concilio ha da principio insegnato.Ma questo vero e sodo fondamento veniva debilitato dachi ne faceva de aerei, volendo trovar nella Scrittura

946Letteratura italiana Einaudi

Page 985: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

quello che non si trovava, dando occasione agl’avversa-rii di calunniare la verità, mentre che la veggono fonda-re in arena cosí instabile: e cosí dicendo, passò ad essa-minare ad uno ad uno li luoghi del Vecchio e NuovoTestamento portati da’ teologi, mostrando che da nis-sun si poteva cavar senso espresso di sacrificio. Al fattodi Melchisedech rispose Cristo esser sacerdote diquell’ordine quanto all’esser unico et eterno senza pre-cessore, senza padre, senza madre, senza genealogia: edi questo farne troppo chiara fede l’Epistola agl’ebrei,dove parlando san Paolo al longo di questo luogo, trattal’eternità e singolarità del sacerdozio, e di pane e vinonon fa menzione. Raccordò la dottrina d’Agostino, chedove è luogo proprio di dire una cosa e non è detta, sicava argomento dalla autorità negativo. Dell’agnel pa-scal disse non doversi presuppor per cosa cosí evidenteche fosse sacrificio, e se alcun pigliasse impresa di pro-var il no, forse converrebbe cedergli la vittoria; et anco-ra esser troppo dura metafora a farlo tipo dell’eucaristiae non piú tosto della croce; lodò quei teologi che, aven-do portato il luogo di Malachia, gl’avevano aggiontoquel di san Gioanni d’adorar in spirito e verità, perchéin vero formalissimamente l’uno e l’altro dell’istessa co-sa parlavano e scambievolmente si decchiaravano; nondoversi far difficoltà sopra la parola «adorare», essendocosa certa che comprende anco il sacrificio, e la samari-tana la prese nel suo generico significato; ma quandoCristo soggionse che Dio è spirito e conviene adorarloin spirito, chi non vuol impropriare tutte le cose nondirà mai che un sacramento, che consta del visibile etinvisibile, sia puro spirituale, ma ben composto di que-sto e del segno elementare; però, che volendo alcuno in-terpretare ambi quei luoghi della interna adorazione,non potrà esser convinto et averà per sé la verisimilitu-dine, essendo piana l’applicazione che questa è offertain ogni luogo e da tutte le genti e che è pura spirituale,

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

947Letteratura italiana Einaudi

Page 986: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

sì come Dio è puro spirito. Parimente seguí dicendo chele parole: «Questo è il mio corpo che per voi è dato, et ilsangue che per voi è sparso», hanno piú piana intelli-genza se si riferiscono al corpo e sangue nell’esser natu-rale che nell’esser sacramentale; come dicendo: «Cristoè la vite vera che produce il vino», non s’intende la vitesignificativa, ma la reale produce il vino, cosí: «Questo èil mio sangue che è sparso», non dice che il sangue sa-cramentale e significante, ma il naturale e significato èsparso. E quello che san Paolo dice del participar il sa-crificio degl’ebrei e della mensa de demonii, intese i ritida Dio per Moisé instituiti e quei che da’ gentili eranousati nel sacrificare: non da ciò si prova l’eucaristia sa-crificio; esser chiaro appresso Moisé che, nei sacrificiivotivi, la vittima era tutta presentata a Dio et una parted’essa abbruggiata, e questo era il sacrificio; del rima-nente, parte era del sacerdote et il resto dell’offerente, ecosí questo come quello lo mangiava con chi a lui pare-va, né quel si chiamava sacrificare, ma participar il sacri-ficato. I gentili immitavano l’istesso; anzi, la parte chenon era consummata nell’altare si mandava da alcuni avendere, e questa è la mensa che non è altare. Il pianosenso di san Paolo è: sì come gl’ebrei mangiando la par-te toccante all’offerente, che è reliquia del sacrificio,participano dell’altare, e li gentili parimente, cosí noi,mangiando l’eucaristia, participiamo il sacrificio dellacroce; e questo è a punto quello che Cristo disse: «Fatequesto in mia memoria», e quel di san Paolo: «Sempreche mangierete questo pane e beverete questo calice,professarete il Signore esser per voi morto». Ma perquello che si dice gl’apostoli esser ordinati sacerdoti perofferir sacrificio con le parole del Signore, poiché eglidice: fate questo, senza dubio s’intendeva quello cheavevano veduto lui a fare; adonque bisognerebbe checonstasse prima che egli avesse offerto, ma non essendoquesto certo et essendo le openioni de’ teologi varie e

948Letteratura italiana Einaudi

Page 987: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

confessando ciascuno che l’una e l’altra è catolica, quel-li che negano Cristo aver offerto non poter concludereper quelle parole aver commandato l’oblazione. Portòpoi gl’argomenti de’ protestanti, con quali provavanoche l’eucaristia non è instituita per sacrificio, ma per sa-cramento, e concluse che non si poteva dir che la messafosse sacrificio, se non con fondamento di tradizione;essortando a fermarsi in questa e non render la verità in-certa per studio di voler troppo provare. Discese poi al-la risoluzione degl’argomenti de’ protestanti, et in quel-lo rese tutti gl’audienti mal sodisfatti, avendo recitatogl’argomenti con forza et apparenza e soggiongendo ri-sposte con debolezza, sí che piú tosto gli confermavano;il che fu ascritto da alcuni alla brevità del tempo che glirestava, sopravenendo la notte, da altri al non sapersi luiesprimere, e da’ piú sensati, perché quelle risoluzioninon sodisfacevano lui medesimo: del che essendo moltamormorazione fra i padri, Giacomo Paiva, un altro teo-logo portughese, nella seguente congregazione replicòtutti gl’argomenti da quell’altro fatti e gli risolse con so-disfazzione degl’audienti e con iscusare il collega, affer-mando che l’istessa fu la mente sua. E gl’ufficii che da-gl’ambasciatori e da’ prelati portughesi furono fatti intestificar la bontà e sana dottrina del teologo ne’ giorniseguenti, resero le menti de’ legati sincere verso di lui;però egli pochi giorni dopo partí, né si vede scritto ne’cataloghi de teologi, se non in quelli che furono stampa-ti in Brescia e Riva inanzi questo tempo.

Il dí 28 luglio Gioanni Cavillone giesuita, teologo delduca di Baviera, parlò con molta chiarezza sopra gl’arti-coli, rapresentando il tutto come senza difficoltà, non inmaniera d’essamine o discussione, ma con forma di mo-ver gl’affetti di pietà. Narrò molti miracoli succeduti indiversi tempi; affermò che dall’età degl’apostoli sino altempo di Lutero mai nissun dubitò; allegò le liturgie disan Giacomo, di san Marco, di san Basilio e Crisostomo.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

949Letteratura italiana Einaudi

Page 988: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

Quanto alle opposizioni de’ protestanti, disse che eranostate a bastanza risolute, ma anco senza quello bastavaper tenerle fallaci il venir da persone alienate dalla Chie-sa, et in fine essortò li legati a non permettere che inqual materia si voglia fossero proposti argumenti d’ere-tici, senza soggiongergli evidentissima risoluzione, e chinon la sa portare, se n’astenga dal riferirgli, ricercandola vera pietà che le raggioni contrarie alla dottrina dellaChiesa non siano riferite se non preparando l’animo pri-ma degl’auditori con narrare la perversità et ignoranzadegl’inventori, e che agl’argomenti loro non vengonodate orecchie, se non da genti di poco cervello; e poinarrandogli quanto piú succintamente si può e senza leprove intermedie, soggiongendo la risposta piana e benamplificata, e quando pare che alcuna cosa gli manchi,portando la disputa in altra materia, acciò non si generiqualche scrupolo negl’animi degl’audienti, massime es-sendo prelati e pastori della Chiesa. Piacque grande-mente il discorso alla maggior parte de’ prelati e fu loda-to per pio e catolico, e che meritasse un decreto dellasinodo che commandasse cosí a tutti i predicatori, letto-ri e scrittori. Non però all’ambasciatore del suo prenci-pe diede molta sodisfazzione, il quale, dopo la congrega-zione, in presenza degl’imperiali che facevanocomplemento col teologo per la grata concione, disseche veramente meritava d’esser commendato d’aver in-segnato, anco nella semplecità della dottrina cristiana,sapersi valer della sofistica.

Degl’ultimi teologi a parlare fu fra Antonino da Valte-lina dominicano, il quale sopra gli 6 ultimi articoli de’ ritidisse esser cosa chiara per l’istorie che ogni chiesa antica-mente aveva il suo rituale particolar della messa, intro-dotto piú per uso et a giornata, che con deliberazione edecreto; che le picciol chiese si sono accommodate allemetropolitane o vicine maggiori. Il rito romano, per gra-tificar a’ pontefici, è stato ricevuto in assai provincie; con

950Letteratura italiana Einaudi

Page 989: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it

tutto ciò restano ancora molte chiese co’ suoi differentis-simi dal romano. Discese a parlar del mozarabo, dove in-tervengono e cavalli e schermi alla moresca, che tuttihanno misterio e significato grande; e questo è tanto dif-ferente dal romano, che se in Italia si vedesse, non sareb-be stimato messa. Che resta ancora in Italia il rito milane-se, molto differente in parti principalissime dal romano.Ma esso romano ancora ha fatto mutazioni grandissime,le quali vederà chiaro chi leggerà l’antico libro che anco-ra resta, inscritto Ordo romanus, e non solo ne’ tempi an-tichi, ma anco da pochi secoli in qua; affermò che il verorito romano già da 300 anni non è quello che adesso siserva da’ preti in quella città, ma quello che dall’ordinedi san Dominico è ritenuto. Quanto alle vesti, vasi et altriparamenti, cosí de’ ministri come d’altari, non solo dallalettura de’ libri, ma dalle sculture e pitture vedersi li pre-senti esser cosí trasformati, che se ritornassero i vecchi almondo, non gli riconoscerebbono. Perilché concludevache il restringersi ad approvar li riti che la Chiesa romanausa, potrebbe esser ripreso come una condanna dell’anti-chità e degl’usi delle altre Chiese, e potrebbe ricever an-co piú sinistre interpretazioni. Consegliò che s’attendesseall’essenziale della messa, e che di queste altre cose non sifacesse menzione. Tornò a mostrar la differenza notabiledel rito presente servato in Roma a quello che è descrittonell’Ordo romanus, e fece, tra gl’altri particolari, grand’in-sistenza che in quello la communione de’ laici fosse conambe le specie, e passò ad essortare a concederla anco altempo presente. Il discorso agl’astanti dispiacque, ma ilCinquechiese pigliò la protezzione sua con dire che il fra-te non aveva detto cosa falsa, né si poteva imputarglid’aver dato scandalo, perché non aveva parlato né al po-polo, né ad idioti, ma in una corona de dotti, dove nissu-na cosa vera può dar mala edificazione, e chi voleva dan-nar il frate per scandaloso o temerario, dannava prima sestesso per incapace della verità.

Paolo Sarpi - Istoria del Concilio Tridentino

951Letteratura italiana Einaudi

Page 990: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 991: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 992: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 993: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 994: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 995: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 996: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 997: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 998: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 999: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1000: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1001: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1002: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1003: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1004: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1005: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1006: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1007: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1008: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1009: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1010: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1011: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1012: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1013: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1014: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1015: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1016: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1017: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1018: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1019: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1020: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1021: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1022: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1023: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1024: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1025: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1026: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1027: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1028: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1029: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1030: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1031: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1032: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1033: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1034: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1035: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1036: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1037: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1038: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1039: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1040: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1041: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1042: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1043: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1044: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1045: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1046: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1047: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1048: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1049: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1050: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1051: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1052: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1053: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1054: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1055: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1056: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1057: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1058: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1059: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1060: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1061: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1062: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1063: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1064: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1065: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1066: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1067: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1068: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1069: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1070: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1071: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1072: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1073: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1074: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1075: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1076: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1077: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1078: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1079: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1080: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1081: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1082: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1083: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1084: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1085: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1086: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1087: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1088: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1089: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1090: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1091: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1092: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1093: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1094: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1095: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1096: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1097: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1098: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1099: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1100: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1101: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1102: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1103: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1104: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1105: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1106: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1107: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1108: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1109: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1110: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1111: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1112: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1113: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1114: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1115: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1116: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1117: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1118: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1119: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1120: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1121: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1122: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1123: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1124: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1125: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1126: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1127: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1128: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1129: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1130: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1131: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1132: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1133: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1134: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1135: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1136: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1137: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1138: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1139: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1140: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1141: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1142: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1143: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1144: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1145: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1146: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1147: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1148: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1149: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1150: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1151: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1152: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1153: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1154: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1155: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1156: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1157: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1158: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1159: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1160: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1161: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1162: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1163: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1164: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1165: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1166: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1167: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1168: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1169: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1170: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1171: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1172: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1173: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1174: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1175: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1176: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1177: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1178: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1179: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1180: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1181: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1182: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1183: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1184: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1185: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1186: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1187: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1188: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1189: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1190: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1191: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1192: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1193: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1194: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1195: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1196: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1197: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1198: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1199: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1200: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1201: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1202: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1203: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1204: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1205: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1206: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1207: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1208: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1209: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1210: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1211: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1212: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1213: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1214: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1215: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1216: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1217: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1218: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1219: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1220: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1221: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1222: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1223: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1224: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1225: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1226: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1227: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1228: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1229: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1230: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1231: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1232: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1233: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1234: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1235: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1236: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1237: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1238: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1239: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1240: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1241: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1242: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1243: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1244: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1245: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1246: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1247: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1248: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1249: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1250: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1251: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1252: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1253: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1254: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1255: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1256: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1257: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1258: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1259: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1260: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1261: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1262: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1263: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1264: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1265: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1266: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1267: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1268: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1269: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1270: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1271: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1272: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1273: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1274: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1275: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1276: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1277: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1278: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1279: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1280: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1281: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1282: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1283: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1284: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1285: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1286: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1287: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1288: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1289: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1290: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1291: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1292: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1293: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1294: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1295: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1296: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1297: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1298: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1299: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1300: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1301: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1302: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1303: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1304: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1305: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1306: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1307: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1308: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1309: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1310: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1311: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1312: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1313: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1314: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1315: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1316: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1317: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1318: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1319: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1320: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1321: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1322: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1323: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1324: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1325: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1326: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1327: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1328: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1329: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1330: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1331: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1332: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1333: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1334: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1335: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1336: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1337: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1338: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1339: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1340: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1341: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1342: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1343: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1344: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1345: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1346: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1347: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1348: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1349: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1350: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1351: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1352: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1353: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1354: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1355: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1356: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1357: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1358: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1359: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1360: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1361: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1362: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1363: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1364: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1365: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1366: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1367: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1368: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1369: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1370: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1371: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1372: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1373: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1374: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1375: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1376: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1377: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1378: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1379: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1380: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1381: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1382: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1383: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1384: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1385: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1386: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1387: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1388: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1389: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1390: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1391: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1392: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1393: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1394: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1395: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1396: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1397: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1398: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1399: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1400: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1401: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1402: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1403: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1404: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1405: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1406: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1407: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1408: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1409: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1410: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1411: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1412: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1413: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1414: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1415: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1416: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1417: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1418: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1419: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1420: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1421: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1422: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1423: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1424: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1425: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1426: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1427: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1428: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1429: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1430: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1431: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1432: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1433: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1434: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1435: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1436: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1437: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1438: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1439: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1440: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1441: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1442: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1443: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1444: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1445: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1446: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1447: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1448: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1449: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1450: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1451: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1452: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1453: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1454: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1455: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1456: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1457: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1458: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1459: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1460: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1461: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1462: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1463: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1464: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1465: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1466: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1467: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1468: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1469: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1470: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1471: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1472: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1473: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1474: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1475: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1476: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1477: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1478: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1479: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1480: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1481: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1482: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1483: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1484: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1485: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1486: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1487: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1488: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1489: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1490: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1491: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1492: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1493: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1494: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1495: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1496: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1497: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1498: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1499: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1500: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1501: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1502: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1503: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1504: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1505: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1506: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1507: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1508: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1509: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1510: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1511: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1512: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1513: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1514: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1515: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1516: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1517: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1518: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1519: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1520: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1521: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1522: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1523: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1524: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1525: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1526: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1527: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1528: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1529: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1530: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1531: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1532: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1533: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1534: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1535: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1536: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1537: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1538: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1539: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1540: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1541: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1542: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1543: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1544: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1545: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1546: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1547: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1548: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1549: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1550: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1551: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1552: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1553: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1554: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1555: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1556: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1557: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1558: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1559: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1560: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1561: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1562: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1563: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1564: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1565: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1566: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1567: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1568: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1569: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1570: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1571: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1572: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1573: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1574: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1575: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1576: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1577: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1578: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1579: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1580: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1581: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1582: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1583: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1584: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1585: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1586: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1587: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1588: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1589: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1590: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1591: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1592: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1593: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1594: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1595: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1596: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1597: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1598: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1599: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1600: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1601: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1602: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1603: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1604: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1605: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1606: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1607: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1608: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1609: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1610: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1611: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1612: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1613: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1614: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1615: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1616: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1617: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1618: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1619: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1620: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1621: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1622: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1623: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1624: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1625: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1626: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1627: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1628: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1629: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1630: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it
Page 1631: Istoria del Concilio Tridentino - Libero.it