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In copertina Sa-muele Lecca, 3anni, a Capo Co-da Cavallo inSardegna nel lu-glio 2014 con ilBaco.La foto è dei ge-nitori.

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Editoriale

Il testamento di Silvio, Giuseppe, Adelino e AntonioCosa siamo diventati a cento anni dalla Grande Guerra?

A metà del 1917, nel pieno della Prima Guerra Mondiale, sulfronte italiano ce la vedavamo molto male. Gli austriaci tene-vano ancora saldamente una buona metà dell'Altopiano diAsiago e, per riprenderlo, bisognava conquistare una serie dicime che culminavano nel Monte Ortigara. Un incubo brullo e

scosceso come e più delle gobbe carsiche ma alto duemilacento metri. Per liberare l'altopiano era stata predi-sposta un'armata apposita, la Sesta, forte di duecentomila uomini, al cui comando c'era il generale EttoreMambretti. L'attacco iniziò in un brumoso giorno di giugno, talmente caliginoso che – come racconta PietroGattari nel bellissimo “L’ultima settimana di maggio” - l'artiglieria italiana sparò a casaccio, senza intaccare ireticolati e le fortificazioni che gli austriaci avevano efficacemente predisposto nel tempo. Mambretti feceegualmente partire l'assalto della fanteria. Fu un massacro, non poteva essere altro. Gli uomini impantanatinel fango scivoloso che colava dai fianchi ripidi dell'Ortigara furono alla totale mercé delle mitragliatrici au-striache. Intere divisioni persero in poche ore il settanta per cento degli uomini. I superstiti rimasero paralizza-ti in quella posizione impossibile per otto giorni e otto notti, flagellati dalla grandine e dalla neve, completa-mente inermi sotto il fuoco nemico. Poi, approfittando di un miglioramento delle condizioni meteorologiche, ri-presero la salita sostenuti dall'aviazione. Il pomeriggio del 19 giugno la cinquantaduesima divisione arrivò nel-le ridotte in cima all'Ortigara ed espugnò le trincee con un terribile corpo a corpo, senza tuttavia potersi atte-stare solidamente. Gli italiani resistettero a tutti i contrattacchi per sei giorni, poi il 25 giugno arrivarono letruppe d'assalto austriache con gas e lanciafiamme e li distrussero. Il generale Mambretti ordinò la ritirata lasera stessa. L'Ortigara e i luoghi che erano stati teatro di quell'ennesima mattanza vennero chiamati “Calva-rio degli Alpini”: ventidue battaglioni s'erano inutilmente immolati, assieme a un reggimento di bersaglieri ealla maggior parte degli uomini della brigata Regina. In venticinquemila erano morti invano.Tra quei venticinquemila c’era anche Silvio Bonvicini da Sona. Figlio di Quirico e di Speranza Residori, era na-to il 20 luglio del 1897. Morì sull’Ortigara nel primo giorno dell’offensiva – il 10 giugno – combattendo con il

di Mario Salvetti

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glorioso 6° Reggimento Alpini. A soli vent’annilasciava la mamma, già vedova, a cui andò lapensione di guerra. E come lui Giuseppe Caliari, di San Giorgio inSalici, nato nel 1892 e morto in battaglia aMalga Zures sull’Altissimo il 30 dicembre del1915. E Adelino Mazzi di Lugagnano, classe1898, Caporale maggiore del 2° ReggimentoArtiglieria da montagna, deceduto in Albania il30 settembre 1918, che lasciò soli e disperatila moglie e tre figli. E Antonio Gaspari di Pa-lazzolo, morto a diciannove anni, anche lui sulMonte Ortigara, l’11 luglio del 1917.Centodue furono alla fine i nostri ragazzi - daLugagnano, Palazzolo, San Giorgio e Sona -che scomparirono in quel tremendo conflitto. Oggi, a cento anni di distanza dall’inizio dellaPrima Guerra Mondiale, guardiamo i nostri fi-gli ancora adolescenti o che si affacciano alla

prima età adulta, diciassettenni o ventenni, li vediamo così giovani e insicuri e pensiamoche i loro coetanei un secolo fa in queste ore, in questi mesi, in questi anni, si prepara-vano a partire verso fronti insanguinati. Andavano, come carne al macello, verso luoghi,come l’Ortigara, che poi sarebbero entrati nella nostra coscienza nazionale collettivaquali sacrari della memoria.Chissà cosa pensavano Silvio, Giuseppe, Adelino e Antonio. Chissà che sogni portava-no nel cuore. Chissà che speranze e che progetti per il futuro coltivavano dentro di loromentre invece si preparavano a lasciare le loro case, le loro occupazioni, i loro amori perandare a combattere una guerra che li avrebbe presto divorati. E chissà cosa direbberooggi Silvio, Giuseppe, Adelino e Antonio se vedessero chi siamo diventati, cosa siamo di-ventati. Ci siamo meritati quel sacrificio immenso di sangue e dolore? Quanta la differenza rispetto ad allora. Oggi i loro coetanei – i nostri figli - possono stu-diare, crescere, lavorare, innamorarsi, vivere in un’Italia sicuramente imperfetta, in diffi-coltà, che arranca sempre, ma che ci permette di essere donne e uomini liberi. Padronidel loro destino e non pedine sulla scacchiera di un gigantesco ed inumano conflitto.Anche per la sacra memoria di quei centodue giovani che cento anni fa da Sona partiro-

no e non fecero più ritorno, èun dovere che dobbiamo darciquello di rinsaldare sempre piùi legami che ci fanno sentireparte della nostra comunità. Laloro memoria ci permetta di ri-scoprire l’importanza di lavora-re assieme sul tanto che ciunisce rispetto al poco che cidivide e ci spinga ad aprirciagli altri come persone, comefamiglie, come associazioni,come istituzioni, come comuni-tà intera. Quello che è stato cicostringa a guardare con piùserenità e positività al futuro. Lo dobbiamo ai nostri figli. E lo dobbiamo anche a Silvio,Giuseppe, Adelino ed Antonio,anche loro figli nostri, a cuinon fu dato in sorte di vivere iloro sogni e che non possiamo,e non dobbiamo, dimenticare.

Il 78° numero de Il Baco da Setaè stato stampato in 2000 copie.

Chiuso in tipografia il 29 settembre 2014 Stampa Ecologica

Pubblicazione realizzata impiegando carta Fedrigoni Freelife, con marchio europeo di qualità

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Tel. 045 8511447Periodico fondato nell’anno 2000 da Mario Salvetti, Gianluigi Mazzi,

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Il prossimo numero del Baco sarà in edicola dasabato 6 dicembre

Il Prossimo Numero

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delle famiglie, delle scuole e delle Istituzioni, Comu-ne compreso”. Non capisco, perché annoiati in unmondo dove il tempo sembra non essere mai abba-stanza? “Nei mesi scorsi con la polizia municipaleabbiamo fermato dei giovani che giocavano sui bi-nari del treno alla ricerca del ‘proibito’; abbiamo fer-mato altri che erano all’interno di un cantiere ab-bandonato e pericoloso alla ricerca di chissà qualecosa; abbiamo notato, insieme ai carabinieri, la pre-senza di piccole bande nei parco giochi che si diver-tono ad imbrattare le panchine, rompere bottiglie divetro, rovinare le giostre presenti; abbiamo infine af-frontato alcuni casi di bullismo…- prosegue Mazzi -

In questa mia dichiara-zione voglio essere piùgenitore che sindaco:stiamo sbagliando a ren-dere troppo facile la vitadei nostri figli; semplifica-

re tutto e non trasmettere loro il valore delle cose,l’impegno per ottenerlo, sudore e denaro, non favo-risce una maggior sensibilità del figlio nei confrontidel bene pubblico. Stiamo sbagliando se non impo-niamo una certa autorità nelle cose e se non con-trolliamo cosa fanno i figli nel loro tempo libero.Stanno sbagliando anche gli insegnanti delle scuo-le: la severità e il rispetto dei ruoli è fondamentale;troppo buonismo e troppo permissivismo non aiuta-no. E spesso il disagio giovanile inizia proprio dalperiodo scolastico delle Medie, dove iniziano i mo-delli di riferimento sbagliati, che spesso sono quelliraccolti tra i compagni di classe più intraprendenti,quelli senza timidezza. E per ultimo stanno sbaglian-do anche le istituzioni, Comune e Polizia locale, chenon intervengono in modo deciso e determinato nel-l’anticipare il problema o nel caso di fatto già acca-duto, nell’operare in maniera forte affinché non si ri-peta. Negli incontri che ho spesso con la Polizia lo-cale ed il loro Comandante chiedo proprio questo:affrontare i problemi con il giusto mix tra Autorità eruolo genitoriale affinché questo disagio giovanile,

Non è sempre appropriato generalizzare, ci sonosempre delle voci che escono dal coro, ma quandosi parla di un gruppo numeroso di persone, accomu-nate da un dato sociale come la fascia di età, gene-ralizzare è l’unica possibilità per descriverlo. Voglioparlare di giovani e del lo-ro posto nella società, vo-glio approfondire il lorodisagio e le lorodifficoltà. Voglio verificarese è vero che si trovano ineredità un mondo che non li capisce, che non li va-lorizza, che non li protegge. Mi sembra un passo ob-bligato dati gli avvenimenti che hanno caratterizzatoil nostro territorio negli ultimi mesi. Al parco giochipuoi spesso trovare un agente delle forze dell’ordi-ne, armato, che controlla i ragazzi che spesso fannoun uso improprio dello spazio pubblico, mettendo adisagio anche i più piccoli che sono lì solo per gioca-re. Gli assistenti sociali hanno un numero in cresci-ta di casi da affrontare, sono sempre di più le fami-glie in forte disagio che necessitano di sostegno. Fu-mo, droga e alcool stanno girando maggiormente e,brutalmente, si è abbassata la fascia di età di chisviluppa tali dipendenze. Segnalazioni di bullismo edifficoltà comportamentali arrivano anche dalle no-stre scuole. Su questi argomenti voglio confrontarmi per primocon il Sindaco Mazzi e chiedergli come vede i giova-ni “Oggi a Sona vedo giovani molto ‘annoiati’, sonospenti, ricercano stimoli nuovi senza però porre at-tenzione ai propri doveri, e non solo diritti. E questonon per colpa loro, ma per responsabilità diretta

Disagio sociale, dipendenze, bullismo, vandalismi:questi sono anni difficili per i giovani a Sona

L ’ A N A L I S I

Negli scorsi mesi troppi episodi inquietanti, che devono far riflettere

di Francesca [email protected]

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che si respira in modo evidente a Sona, sia ridotto ilpiù possibile e magari un giorno risolto definitiva-mente. Mi permetto infine, e chiudo il mio interven-

to, di evidenziareche anche le scelteurbanistiche fattenel passato da par-te degli amministra-tori hanno inciso in

modo impor-tante sul dis-agio giovanile:non abbiamonei quattropaesi nessunluogo per i gio-vani se non

quelli parrocchiali; non abbiamo sale civiche, nonabbiamo delle piazze vissute, non abbiamo dei par-chi pubblici grandi integrati con impianti sportivi;non abbiamo piste ciclabili e zone di svago per que-sti giovani che hanno bisogno di punti aggregativi edi condivisione.” Quindi come lo risolviamo il pro-blema? “I giovani non possono e non devono essereun problema della Comunità: l’entusiasmo el’energia che possiedono deve essere “incanalata”nell’impegno continuo, costante, intelligente versoquelle cose che portano alla crescita di se stessi edi tutta la cittadinanza. Saranno bravi gli ammini-stratori, oggi e domani, che andranno nella direzio-ne di rendere il Comune a misura di bambino, ra-gazzo, giovane… In tutte le scelte che saranno chia-mati ad operare!”Non mi è comunque chiaro perché affrontare i gio-vani ed educarli oggi debba essere così difficile.Adolescenza è sinonimo di ribellione, di lotta, di af-fermazione del proprio io. Lo scontro fa parte dellacrescita, perché allora oggi è così difficile crescere?Lo chiedo alla psicologa e mediatrice familiareDottoressa Cobelli, che da anni si occupa di Spor-

telli di Ascolto per alunni, genitori e inse-gnanti e che collabora in molte scuole

di Verona e Provincia con dei Percorsi diEducazione Affettiva e Sessuale, tra

cui l’Istituto Comprensivo di Sona“Ragazzi e ragazze alle prese con icambiamenti fisici della pubertà econ quelli psicologici della preadole-

scenza ne incontro tanti e posso direche hanno una grande sete di dialogoe di confronto. I temi della crescitaaffettiva e sessuale sono per loromolto importanti e spesso non ri-escono a parlarne con libertà congli adulti di riferimento. La cosa chetemono di più è il giudizio e la paura

che ‘i grandi’ spesso comuni-cano affrontando questi ar-gomenti. Il rischio che i ra-

gazzi incontrano è quel-lo di andare a cercarsi

le informazioni su internet e quindi di accedere afonti poco serie e che possono esporli ad incontrarepersone che non vivono le relazioni in maniera sa-na. Quando un ragazzo chiede, fa una domanda disicuro andrà a cercarsi la risposta , quindi meglioimparare a gestire imbarazzi e paure ed esserciquando chiedono.” Internet, questo grande nemico spesso sconosciu-to. Cosa c’è in rete che tanto attira i giovani? Mi ri-sponde Francesca Perina, 18 anni, residente a Lu-gagnano. “E’ come una droga se per droghe inten-diamo tutto ciò che crea dipendenza come peresempio alcool, gioco d'azzardo e social network. Misoffermerei proprio sui social network, facebook peresempio, ritengo che i giovani d'oggi tendano sem-pre di più a nascondersi dietro ad un profilo, talvoltafalso, e a ricostruire se stessi per apparire diversi daciò che sono nella realtà. Parliamo di amicizia datae amicizia richiesta quando nelle vita reale questepersone forse neanche esistono. Continuamentepubblichiamo stati e foto sperando in tanti ‘mi pia-ce’, forse solo per dire agli altri che esistiamo anchenoi e che abbiamo bisogno di attenzioni e di carezzeumane. Indubbiamente internet e i social ci apronouna finestra sul mondo che ci permette di fare nuo-vi incontri interessanti, ma in alcuni casi anche peri-colosi. I giovani talvolta abusano dei social, ma sia-mo sicuri che siano gli unici?!” Francesca mi vuoleprovocare, io sono un’adulta. Gli adulti in quanto talisanno gestire la propria vita, se no che adulti sono?“Quello che ho constatato negli anni è che più cheessere gli adolescenti in difficoltà lo sono gli adulti -interrompe il mio ragionamento da adulta la Dotto-ressa Cobelli -: “Le nuove tecnologie hanno capo-volto i ruoli: i figli sono più esperti dei genitori. Spes-so è il genitore a vivere il figlio come punto di riferi-mento per l’uso di oggetti elettronici che fanno par-te del nostro quotidiano. Altra cosa che si è capovol-ta è l’alleanza tra adulti. A volte tra i genitori stessi,tra famiglia e scuola, tra famiglia e altre agenzieeducative …. uno dice una cosa l’altro l’opposto. So-lidarietà e alleanza sono un punto di forza dell’e-ducazione.” Ma se in difetto siamo noi adulti, noi ge-nitori, come facciamo a crescere i nostri giovani?“I figli non sono nostri sono del mondo e nel mondosi muovono in modi diversi. Come genitore possonon cogliere degli aspetti che invece l’insegnante, ilmister, il catechista può cogliere perché osserva ilragazzo nel gruppo. Varrebbe la pena di ascoltarsi ecercare di avere punti di vista diversi anziché pen-sare di avere da soli tutto sotto controllo. Proprioperché la società è cambiata e continua a cambiaremeglio organizzarsi tra adulti e trovare nuovi modiper gestire insieme i ragazzi.” - Mi appunta la Dotto-ressa Cobelli e prosegue - “L’adolescente è un irre-sponsabile che non sa prevedere i rischi e le conse-guenze delle sue azioni. Imparerà a farlo solo attra-verso prove ed errori. Quello di cui ha bisogno non èun mondo ovattato dove non farsi del male ma diqualcuno che lo sostenga quando cadrà.” Sostegno.Ma come si sostiene una realtà che non ci piace? Infin dei conti è così. I giovani non ci piacciono perchénon ci piace sentirci inadeguati e loro ce lo fannopesare tantissimo. Gli abbiamo lasciato un mondopovero, senza sbocchi professionali, non siamo ca-paci di capirli e di interagire con loro, gli serviamo la

Il Sindaco: “Istituzioni escuola stanno sbagliando”

La mediatrice famigliare: “I giovani cercano il confronto”

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libertà di crearsi una qual si voglia dipendenza, glioffriamo un mondo di apparenza e di egoismo. Vado da Don Franco Santini, coparroco di Luga-gnano che dei giovani ha fatto la sua missione echiedo a lui come risolvere il problema con i giovani“Innanzitutto io non vorrei parlare di problema da ri-solvere, bensì di una grande opportunità di crescita:umana e sociale; infatti, parliamo dei nostri giovani!Io credo che la priorità dei giovani sia quella di dareloro speranza per il futuro. I giovani stanno vivendoun momento a cui viene negata loro la caratteristicatipica dell'età: quella del progettare, di pensare a ciòche avverrà. Il futuro, purtroppo, viene visto comeuno spazio nebuloso e grigio, non come un'enormeopportunità di valorizzazione e di luce. Senza spe-ranza per il futuro, il giovane perde ogni motivazioneper darsi da fare, si sente imprigionato in un siste-ma in cui non può dare nessun apporto. Da qui na-scono i tanti problemi sociali e non, che si possonoricollegare all'universo giovanile. Credo che noi adul-ti, dobbiamo prenderci cura dei giovani, accompa-gnandoli passo dopo passo nel loro cammino, sen-za giudizi, senza prediche ma con tanta vicinanza alloro vissuto quotidiano; facendo sentire di interes-sarci a loro, che vogliamo loro bene e che vogliamola loro felicità. Rispondendo loro sì o no, a secondadell'esigenza educativa.” Detto così sembra quasi facile ma è vero che unospirito sazio di opportunità lavora meglio per la suaparte terrena e allora chiedo al don, che di anime sene intende, come vorrebbe il futuro di questi giova-ni “Io, per i giovani, vorrei questo genere di futuro: lavolontà di costruire nel rispetto. Intendo dire che so-gno una generazione che abbia rispetto di se stessae del prossimo, ma che si mette in prima linea peressere solidale con quelli che sono nello stato delbisogno: non importano i tratti somatici, la lingua diorigine, il credo religioso o le idee politiche. Sognouna generazione di giovani che voglia essere giova-ne: sia nella propria caratteristica di irruenza sianella freschezza della novità e della scoperta delmondo. Sogno dei giovani che vogliono cambiare ilmondo in meglio!”Facciamo il punto della situazione: i giovani sono an-noiati, non hanno prospettive né spazio dove cresce-re; i giovani non hanno con chi confrontarsi, genito-ri e istituzioni arrancano in questo terreno dissesta-to; i giovani non hanno speranze perché le abbiamobruciate tutte noi. Eppure mi chiedo se bullismo, di-pendenze, disoccupazione, degrado sociale ed eco-nomico, disagio familiare… non siano spesso usatisolo come alibi. Possibile che i giovani non abbianonessuna responsabilità? Mi risponde Silvia, una se-dicenne di San Giorgio in Salici: “E’ vero che in ge-nerale noi giovani siamo influenzati dalla societàche tende a renderci tutti uguali nell’atteggiamento,nel linguaggio, nella fisicità, e tutto questo causadelle difficoltà per chi invece vuole essere se stessoe fare la differenza. Forse il responsabile maggioreè il malfunzionamento delle Istituzioni, sia nei con-fronti degli adulti che dei giovani. Tuttavia la societànon è l'unica colpevole perché noi ragazzi siamosufficientemente maturi per poter prendere una de-cisione con la nostra testa senza perdere per stradai nostri ideali e i nostri sogni.” Allora forse la luce infondo al tunnel c’è. Non indosso i vestiti di chi am-

ministra o di chi educa e non sono più anagrafica-mente giovane ma mi permetto lo stesso di puntareil dito su chi il futuro lo ha tra le mani e non si è an-cora accorto che sealza la testa e guar-da verso noi adultipotrebbe trovare an-che dei validi com-pagni di viaggio enon solo dei capriespiatori. Ho volutoessere un po’ dissacrato-ria in questo mio ragiona-mento perché volevo col-pisse più i giovani che gliadulti. Questo ovviamentenon significa che gli adultisiano privi di responsabilità e doveri. Ora, alla fine diquesto ragionamento, ognuno è libero di fare i conticon se stesso e di tirare le somme.

Il Sacerdote: “Importanteè dare speranza”

La ragazza: “Abbiamo bisogno di attenzioni”

La gentile Banca Popolare dis-tribuisce da anni il diario scola-stico alle scuole elementari equesto le fa certamente onore.Da quest’anno, gli alunni inte-ressati, potevano prenotarneuna copia sul sito o in filiale eritirarlo sempre gratuitamente.Grafica accattivante, progettografico ed editoriale di Smemo-randa, stile fumetto Marvel, fe-steggia i super eroi italiani: Giu-seppe Garibaldi, Totò, CristoforoColombo, Sandro Pertini, GinoBartali, Giuseppe Verdi, EnzoFerrari, Guglielmo Marconi e lacoppia Giovanni Falcone PaoloBorsellino. Uno per ogni mesescolastico. Resto basita. Non perché lagrafica sia particolarmente ma-schile, ormai i maschi indossa-no magliette rosa e le femminesi vestono di borchie e teschi,anche se per stimolarel’interesse di una bambina sa-rebbe bastato mettere in coper-tina il nostro tricolore ol’immagine stilizzata del nostrostivale invece di un Garibaldimuscoloso con tanto di addomi-nali a tartaruga, bensì perchénon c’è nessun super eroe fem-

mina. La storia italiana è fattaanche di donne, tipo MariaMontessori, Rita Levi Montalci-ni, Grazia Deledda, Dacia Ma-raini e magari anche Anna Ma-gnani, Sara Simeoni, FedericaPellegrini. Bambini e bambineindistintamente dovrebbero sa-pere che nella storia le donnenon hanno solo sfornato figli edolci.C’erano già le donne in gambae di ruolo come ci sono adesso.E’ vero che a caval donato nonsi guarda in bocca però un po’più di attenzione al target nonci sarebbe stata male.

Puntaspilli del Baco

Ma le donne nella nostra storia patriahanno solo sfornato figli e dolci?

di Francesca Tenerellii

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le ecologiche (ora per il secco è prevista solo la rac-colta porta a porta) sia al fatto che la maggiore rigi-dità nella raccolta porta a porta ha già portato aduna migliore differenziazione dei rifiuti da parte deicittadini. L’Assessore ai tributi Forante ha spiegatoche “le utenze domestiche risparmieranno come mi-nimo il 6,5 per cento e, se si considera anche il ri-sparmio del tributo sui servizi pari a 30 centesimi almetro quadro, si arriva a circa il 20 per cento. Leutenze non domestiche, cioè tutte le ditte esclusedalla tasi, avranno un risparmio effettivo che andrà

dall’8 al 15 per cento cir-ca, in relazione alla cate-goria economica di appar-tenenza e alla superficiedetenuta. Il Comune inve-ce adotta una maggiora-zione del 10 per centoper le utenze del centrocommerciale La Grande

Mela e dell’ex residence Bavaria, al fine di compen-sare i maggiori costi per la raccolta e lo smaltimen-to dei rifiuti che sono prodotti lì”.In merito a novità che arrivano dal Comune va poisegnalato che dallo scorso 18 agosto a Sona è di-ventata operativa una convenzione, sottoscritta tra ilSindaco e il Tribunale di Verona, per lo svolgimentodi lavoro di pubblica utilità da parte di personecondannate per reati di modesta entità – a Sonasaranno utilizzate solo persone condannate per in-frazioni al codice della strada – e che non creanoallarme sociale. Ma in cosa consiste esattamentequesta convenzione? “In pratica – dichiara il Sinda-co Gianluigi Mazzi - per alcune tipologie di peneconsiderate compatibili e di lieve entità, si può lavo-rare per la comunità invece che stare in carcere opagare una grossa sanzione pecuniaria. In ogni ca-so il giudice può applicare la pena del lavoro di pub-blica utilità solo su richiesta dell’imputato. Tra le at-tività non retribuite a favore della collettività rientra-no le prestazioni di lavoro per manutenzione e deco-ro di beni del patrimonio pubblico ivi compresi giar-dini e parchi, le prestazioni a favore di portatori dihandicap, malati, anziani, minori, extracomunitari,le prestazioni nel campo della sicurezza e dell’edu-cazione stradale.” La proposta era stata approvatadall’intero Consiglio Comunale ancora nell’ottobredel 2011 (con una sola astensione), ed era statapresentata dall’allora Consigliere di minoranza Gian-michele Bianco. La Giunta di Sona ha individuatonegli ambiti della Polizia locale, dei servizi sociali edei lavori pubblici i settori nei quali adibire i lavorato-ri di pubblica utilità. “I lavoratori di pubblica utilitàimpiegati saranno due per la manutenzione e deco-ro dei beni pubblici, due per la vigilanza attraversa-mento e due per servizi sociali a minori, anziani,malati e portatori di handicap per un totale di 6 per-sone” termina il Sindaco. Si tratta sicuramente diun’iniziativa estremamente interessante, che ri-

Dopo le polemiche nate a lu-glio in merito alle modalità diraccolta porta a porta delsecco da parte della ditta in-caricata dal Comune, con inostri paesi che si sono tro-vati da un giorno all’altrosommersi da sacchetti rossinon raccolti, le cose sembra-

no tornate quasi alla normali-tà. Questo probabilmentegrazie ad una maggiore at-tenzione sia da parte dei cit-tadini che da parte degli ope-

ratori della raccolta. Ma si verificano ancora dei casidi conflitto e di malumori, come testimoniato adesempio dalla foto che pubblichiamo. Un cittadino diLugagnano che si è visto non raccogliere il secco, harimesso i sacchetti in strada evidenziando come i ri-fiuti conferiti nei suoi sacchetti siano elencati nellecategorie previste per la raccolta del secco dal ca-lendario del Comune. Nel frattempo dal Comuneinformano che la tassa sui rifiuti è più leggera. Ri-spetto al 2013, infatti, le famiglie pagano almeno il6,5 per cento in meno. In luglio, a fronte della mag-giore severità utilizzata nella raccolta porta a porta

(con annesse polemi-che e proteste) il Sinda-co aveva promesso ri-sparmi sulla bolletta,che ora sembra propriosiano arrivati. Infatti nelcorso dell’ultimo Consi-glio Comunale è statoapprovato il piano fi-nanziario relativo allagestione dei rifiuti.Complessivamente, laspesa prevista è di cir-ca un milione e 739mila euro. Il Comuneha previsto di spenderecirca 111 mila euro inmeno rispetto all’annoscorso. Risparmio dovu-to sia al fatto che sonostati tolti i containerdel secco dalle piazzo-

Ancora proteste sulla raccolta del secco. Ma nel frattempo calala tassa rifiuti. E torna di grande attualità il problema Cà di Capri

C R O N A C A

di Giulio Braggio

Il sondaggio del BacoCosa vi preoccupa di più per

il futuro del territorio di Sona?

Rischi ambientali: Sun Oil e Cà di Capri: 55%

Arrivo della linea ferroviaria ad alta velocità: 20%

Abbandono delle aree agricole: 16%

Aumento del traffico nei centri abitati: 9%

Per votare i sondaggi del Baco basta andare sulla home page di www.ilbacodaseta.org

Intanto il Comune utilizza per lavori dipubblica utilità persone condannate perreati di modesta entità e a Sona nasceuna disputa per la statua di San Luigi

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esce a coniugare l’utilità per il Comune di avvalersidi ulteriori risorse a costo zero con il valore socialedi permettere a persone che hanno compiuto reatidi piccola entità e non violenti di espiare la loro pe-na in maniera fruttuosa per tutti.Sempre in tema di territorio va segnalata poil’iniziativa del Comitato dei Cittadini di Sona che loscorso 16 settembre ha scritto a Sindaco, Giunta eConsiglieri Comunali per chiedere un intervento sultema della riapertura della discarica Cà di Capri aLugagnano (nella foto sotto l’ingresso). Come si ri-corderà, lo scorso luglio il TAR ha accolto il ricorsodel Comitato e annullato la delibera regionale cheautorizzava la riapertura del sito. “Il Comune di So-na, unico ente ad esprimere parere contrario al pro-getto, non ha ritenuto opportuno – scrive il Comita-to nella lettera inviata agli amministratori - ricorre-re contro la delibera regionale. Ora la situazione sista evolvendo in quanto, con l'impugnazione dellasentenza del Tar davanti al Consiglio di Stato da par-te di Rotamfer e Regione, si renderà necessaria lacostituzione per la difesa del risultato finora conse-guito. E' evidente che la conferma della sentenzadel Tar sarebbe la condizione essenziale per la mes-sa in sicurezza e la successiva chiusura del sito. Alcontrario la Rotamfer potrà riavviare la propria atti-vità libera da vincoli e controlli realizzandol'ennesimo ampliamento della discarica e ponendogrossi interrogativi sull'effettiva messa in sicurezza e

chiusura della stessa. Perciò, nonostante per noi co-stituisca un gravoso impegno economico, non pos-siamo mollare a questo punto e ci stiamo attivandoal reperimento di quanto necessario per sostenerequesto onere. Per far questo stiamo prendendo con-tatto anche con le associazioni presenti sul territorioalla ricerca di un sostegno non solo economico maanche di condivisione del percorso intrapreso inquanto la difesa di un'intera comunità è una respon-sabilità eccessiva per gravare interamente sullespalle di pochi semplici cittadini. Ed infatti dai con-tatti finora avuti emerge diffusamente l'aspettativache sia il Comune di Sona ad intestarsi in primapersona una questione così rilevante o comunquead assumersi un ruolo di rilievo. Chiediamo quindiquale atteggiamento e quali atti intenda adottarel'Amministrazione Comunale, tenuto conto dell'irre-versibilità della decisione che il Consiglio di Statoandrà ad esprimere”. Proseguendo nella cronaca delle settimane che ab-biamo alle spalle, va sicuramente segnalata una po-lemica nata durante la Sagra di Sona dello scorsosettembre circa il capitello di San Luigi. Quel capi-

Giovedì 18 settembre in sala consi-liare l’Amministrazione Comunale haincontrato tutte le attività produttive

del nostro Comune. Gli imprenditori presenti erano circa 50 mentrel’Amministrazione Comunale era rappresentata dal Sindaco GianluigiMazzi e dagli Assessori Luigi Forante e Antonella Dal Forno. Eranoinoltre presenti il dott. Alessio Giacopini direttore del Mercato Orto-frutticolo di Sommacampagna e Sona e il dott. Damiano Gagliardi re-sponsabile dell’Informagiovani. Ha aperto la serata il Sindaco Mazzicon un ampio discorso di presentazione riconoscendo i molti problemidelle imprese e, a sua volta, dell’Amministrazione Comunale. “Le scarserisorse condizionano le scelte amministrative, ed allora la domanda è:Possiamo fare qualcosa assieme? Nel nostro territorio – ha continuatoil Sindaco – i tresettori produttivipiù sviluppatiagricoltura, edili-zia e commerciorisentono moltodel momento ne-gativo. Molteaziende produtti-ve storiche sonoandate perse.Forse convienelavorare assiemee concentrarcisu un unicoobiettivo. Visto ilnostro territorio ela ricchezza di si-ti storici, l’attuale Amministrazione sta spingendo sul settore turistico.”L’Assessore Luigi Forante con l’aiuto di alcune diapositive riguardanti ilPIL, la Produzione industriale, il Clima di fiducia, ha illustrato la situazio-ne economica attuale. Concludendo che l’impresa medio piccola seppurtra mille difficoltà tiene; al contrario le grosse imprese sono in grave cri-si. Il dottor Gagliardi ha illustrato l’attività dell’Informagiovani: si rivolgead una fascia di età abbastanza ampia, dai 16 ai 40 anni e da soprat-tutto consulenza sull’orientamento scolastico, su viaggi studio, sui corsidi formazione, sul lavoro (orientamento, inserimento). Anchel’Assessore Dal Forno ha ricordato che l’Amministrazione punta sul turi-smo. “Vogliamo catturare i turisti del Lago di Garda: il nostro Comune,ricco di siti storici e di un incantevole territorio, si presta ad un turismodi qualità. Per questo in collaborazione con altri Comuni limitrofi voglia-mo promuovere il territorio delle Colline del Custoza, come primo passosono stati creati degli itinerari ciclo turistici. Inoltre è stato creato un si-to specifico, che vi invito a visitare, Terre del Custoza.com. Anche la co-municazione è stata incentivata, per la promozione abbiamo incontratoanche diversi giornalisti stranieri, specialmente tedeschi visto che lamaggior parte di turisti che frequentano il nostro territorio provengonodall’area di lingua tedesca.” Infine il direttore Alessio Giacopini ha par-lato della crisi agricola. I due frutti maggiormente commercializzati nelnostro mercato di Sona e Sommacampagna sono la pesca e il kiwi maentrambi sono in crisi, il primo per una crisi definita strutturale (siamopassati dalle 12.000 tonnellate vendute nel 2001 alle 2334 tonnellatedel 2013) e il secondo per il problema della batteriosi che ha ridotto del30% la produzione. L’incontro si proponeva il confronto per elaborarenuove strategie comuni vincenti, partendo dall’ascolto e dalla letturadei bisogni dei nostri territori. Ora la parola passa anche agli imprendito-ri. Magari in incontri più selettivi e mirati.

EconomiaL’Amministrazione ha incontrato le attività produttive: “Cosa possiamo fare assieme?”

di Franco Fedrigo

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Nelle foto lacerimonia discopertura delcapitello di SanLuigi il 7 set-tembre 2014.

tello con la statua di San Luigi se ne stava tranquilloin corte Piona a Sona capoluogo da sessantacin-que anni, da quando fu posto in quella sede al ter-mine della Seconda Guerra Mondiale, e mai avreb-be pensato di diventare il centro di una disputa conil parroco. La famiglia Scaramellini, proprietaria del-la statua, a seguito di una richiesta arrivata dal par-roco don Giorgio Zampini e da alcuni parrocchiani,ha infatti deciso qualche settimana prima della sa-gra di donare la statua alla parrocchia. Questo ge-sto, ovviamente del tutto legittimo, ha però suscitato

molti malumori tra i residenti storici della corte edella contrada. Il capitello e la statua erano staticollocati in quella corte nel 1949 per festeggiare isonesi tornati vivi dalla guerra, e per celebrare inve-ce i molti morti che quel terribile conflitto aveva mie-tuto anche a Sona. Negli anni poi quel capitello eradiventato centro di devozione per i residenti e an-che per i contadini del circondario, che chiedevanol’intercessione del santo per il buon esito del raccol-to. La tradizione prevedeva che nei giorni della sa-gra paesana, il lunedì ci si trovasse proprio attornoa quel capitello per passare delle ore di allegria.Ora la statua in corte Piona non c’è più. E’ stata po-sta su un basamento realizzato per l’occasione eposta sul sagrato della chiesa, in piazza della Vitto-ria, dove è stata scoperta ed inaugurata domenica7 all’interno del programma per le celebrazioni dellasagra parrocchiale. I residenti di corte Piona e dellazona circostante chiedono che la statua torni doveè sempre stata e dove è stata voluta da chi l’harealizzata e poi l’ha venerata per tutti questi sessan-tacinque anni. Gli stessi proprietari si dicono dispia-ciuti di questa polemica, e sostengono di non averpensato che la loro donazione potesse non piacere.La loro intenzione anzi era di dare ancora più valoree visibilità a quell’opera. “Abbiamo chiesto ai nostriinterlocutori di accertarsi che non ci fossero proble-matiche – ha dichiarato a L’Arena Alberto Scara-

Quello del PAT Piano d’Area Terri-toriale, lo strumento urbanisticofondamentale per il territorio, du-rante la passata legislatura erastato argomento di scontro incan-descente tra il Sindaco GualtieroMazzi e l’allora minoranza.

L’Amministrazione Co-munale nel marzo del2013 aveva adottato ilnuovo PAT, che l’alloraSindaco aveva definito“uno strumento urba-nistico che da quasiquindici anni i cittadinie il territorio attende-

vano per lo sviluppo”. Il piano ave-va trovato la durissima opposizio-ne della minoranza, di cui facevaparte l’attuale Sindaco GianluigiMazzi (nella foto), che lo avevacontestato integralmente, soprat-tutto per i dati sui quali era basato- alcuni incredibilmente ancora del2001 – che fornivano un’immagi-ne del territorio e delle sue neces-sità del tutto incongruente rispettoalla realtà. Poi si è andati a vota-re, è cambiata la maggioranza, eduno dei primi provvedimenti del

nuovo Sindaco Gianluigi Mazzi èstato proprio quella di sospendereil procedimento di approvazionedel PAT. “Non si tratta di buttare amare tutto il lavoro della prece-dente Amministrazione, anzi. Noivogliamo operare sull’esistente –aveva spiegato la nuova maggio-ranza in Consiglio Comunale – maintervenendo dove riteniamo siadoveroso farlo e dove ce lo chiedela Regione. Ci prendiamo un mo-mento di riflessione, daremo vitaa momenti di vero confronto conla popolazione, analizzeremo lecentinaia di osservazioni arrivateda Associazioni e da cittadini, epoi valuteremo se integrare o ri-adattare il PAT esistente”. Era il lu-glio del 2013. Ora siamo ad otto-bre 2014 e del PAT, che tutti defi-niscono strategico per lo sviluppoe la tutela del nostro territorio,non si è più sentito parlare. “Unmomento di riflessione” che durapiù di un anno è ben più di quelloche si può concedere. L’idea di fermarsi per rivedere quelPiano del tutto inadeguato era as-solutamente corretta, ma ora ètempo di passare ai fatti, gli unicisui quali va giudicata l’azione diun’Amministrazione Comunale.

La Nota

Ma che fine ha fatto il PAT?

di Mario Salvetti

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Proseguiamo anche in questonumero con la rubrica: “Botta eRisposta. La politica in quattrodomande”, con la quale ognivolta proponiamo quattro do-mande ad un esponente politi-co locale con obbligo di rispo-sta sintetica. Oggi è il turno diMaurizio Moletta (nella foto),Consigliere comunale di mino-ranza per la lista Tosi per So-na. Moletta è anche Vicepresi-dente del Consiglio Comuna-le.

Alle ultime amministrative leiera candidato per la lista Tosiper Sona, in abbinamento allaLega Nord: quale lo stato disalute della Lega Nord oggi aSona? La lista Tosi per Sona è una li-sta che si ispira all’Amministra-zione del Sindaco di Verona Tosi,per un buon governo, la LegaNord è un altro partito, possiamocollaborare anche con loro e au-guriamo a tutti una buona salu-te.Lista Tosi: ha un futuro nel no-stro territorio?Sapere cosa succederà domaninon lo sa nessuno, sicuramenteil mio e nostro impegno è quellodi lavorare per la comunità e dicrescere, la nostra è una listaaperta a tutti ma con un puntofisso “lavorare bene per la co-munità”. Qual è la sua valutazione sull’o-perato dell’Amministrazione del

Sindaco Gianluigi Mazzi in que-sto primo anno abbondante dimandato?Direi abbastanza scarso, misembra di sentire il Primo Mini-stro Renzi, comunicazione molta,in questo sono dei maestri, maoltre al fumo vorrei anche un po’d’arrosto.

Da oggi a fine anno quali do-vrebbero essere le priorità di la-voro del Consiglio Comunale? Abbiamo un PAT congelato chenon si sa che fine abbia fatto. E’pur vero che siamo in un mo-mento di crisi economica, macon questo bloccato sicuramentesi creano ancora più problemialla nostra economia locale.

Botta&Risposta

La politica a Sona in quattro domande: Maurizio Moletta

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gtutvv{xÜ|t `|áá `tÜçVia Garibaldi 3 - Lugagnano

Tel. 045 984331email [email protected]

Orari di apertura:dal lunedì al venerdì 7,30-12,30 e 15,30-19,30

sabato 8,00-12,30 e 15,30-19,30

mellini -. Noi abbiamo ricevuto tutte le rassicurazio-ni del caso, ci era stato detto che anche il Comuneera stato informato, quindi abbiamo fatto la dona-zione in totale buona fede”. Dal Comune invece fan-no sapere che nessuno è stato informato, nél’Amministrazione né gli uffici tecnici. Dopo che ab-biamo dato questa notizia sul nostro sito, il Parrocodon Giorgio ha scritto al Baco. “Non c’è stata divi-sione fra parroco e contrada, ma una semplice do-nazione alla parrocchia da parte di una famiglia”.

E’ sempre un tema scottan-te quello delle barriere ar-chitettoniche, che limitanola vivibilità dei nostri paesialle persone che hanno dif-ficoltà negli spostamenti eche talvolta si vedono lette-ralmente impeditol’accesso ad alcuni siti.Una segnalazione in questosenso arriva dalla signora

Michela Zardini. La nostra lettrice ci fa pre-sente che presso la scuola elementareAleardo Aleardi di Sona capoluogo non èpresente nemmeno un parcheggio riservatoai disabili. La signora ha raccontato al Bacoche ogni mattina le capita di assistere alledifficoltà di una mamma che ha un figlio incarrozzella e che, non trovando parcheggi ri-servati, deve posteggiare la macchina in ma-lo modo, spesso di traverso lungo la strada,per riuscire ad accompagnare il figlio a scuo-la. In effetti un parcheggio per i disabili èpresente, a circa una trentina di metri dallascuola, ma il percorso pur breve è arduo inquanto il marciapiede è sempre ostruito dal-le automobili ed inoltre la salita è discreta-mente ripida. “Ci sono circa parcheggi adia-centi alla scuola – spiega la Signora Zardini– ma nessuno per i disabili. Un paio dovreb-bero venire riservati, come accade alle me-die proprio davanti all’entrata”.Un altro caso che interessa ancora le ele-mentari di Sona è quello di un genitore, que-sta volta lui disabile in carrozzella, che sem-pre per il medesimo problema – la mancan-za di parcheggi riservati – ogni mattina devesostenere un vero calvario per poter trovareposto vicino a scuola, in maniera da poteraccompagnare la figlioletta. E’ necessario un intervento urgente del Co-mune per riservare almeno un paio di stalliai portatori di handicap. Non riteniamo visiano grandi ostacoli tecnici ad impedirlo,probabilmente serve poco più che qualchepennellata di giallo e la posa di un cartello.Non trasformiamo in un problema quello cheè semplicemente un diritto.

DisserviziScuola Elementare di Sona:servono parcheggi per disabili

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Sono affette da sensibilità chimica multipla,una patologia cronica invalidante che le costrin-ge ad isolarsi dallasocietà. Si descrivo-no come “malate in-visibili”, perché lasindrome di cui sof-frono è poco cono-sciuta, anche fra i

Sensibilità chimica multipla, una malattia terribile e “invisibile”Il drammatico racconto di due malate di Lugagnano e San Giorgio

L ’ I N C H I E S T A

medici. Per loro, ogni più piccola azione della vi-ta quotidiana – ricevere ospiti, pulire la casa,uscire a fare una passeggiata, tanto per dirnesolo alcune – può rivelarsi una fonte di disagioe comportare problemi di salute.Giuseppa Marcoli, 84 anni, di Lugagnano eLaura Giarola, 62 anni, di San Giorgio in Saliciraccontano quanto è difficile convivere con que-

sta malattia. Unamalattia che in Ita-lia, a differenza diquanto avvenuto inaltri Paesi del mon-do, non è ancorastata riconosciuta.

Secondo lo studio americano Heuser del1998, la sensibilità chimica multipla colpiscetra l’1,5 e il 3 per cento della popolazione.Fra i sintomi presentati da questa sindrome visono difficoltà respiratorie, dolori alle articola-zioni e ai muscoli, irritazioni della pelle, difficol-tà digestive, emicrania, senso di affaticamentoe vertigini. “L’esistenza della sensibilità chimi-ca multipla - afferma Giuseppa - l’ho scopertatra il 2009 e il 2010, quando sono andata daun professore a Bologna che me l’ha diagno-sticata. Ripensando, poi, a tutti i sintomi e sco-prendo ogni giorno qualcosa di nuovo su que-sta malattia mi sono resa conto che ho iniziatoa soffrirne dal 1996 quando lavoravo a maglia

“Ci fa male qualunque cosa, a noi tutto crea disagio; il difficile è spiegarne

il motivo e far capire quello che noi malati proviamo”

di Federica Valbusa

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e iniziava a darmi fastidio la lana, o meglio, iprodotti usati per colorarla”. Poi, la signora diLugagnano spiega: “Ci fa male qualunque co-sa, a noi tutto crea disagio; il difficile è spiegar-ne il motivo e far capire quello che noi malatiproviamo. Questa malattia è una sindrome de-generativa molto spesso scambiata per aller-gia; in realtà si perde per sempre la capacità ditollerare i prodotti chimici”.Per la sensibilità chimica multipla, Giuseppa eLaura non ricevono alcun sussidio. “Il problema - spiega Giuseppa - è che questa èuna malattia rara non riconosciuta in Italia, diconseguenza nella maggior parte degli ospeda-li, i medici di base e le Ulss non sanno neancheche esiste, e se anche la conoscono hanno lemani legate e non possono farci niente. La co-sa peggiore è che lo scorso anno è stata rico-nosciuta come malattia rara dalla Regione delVeneto, ma al momento non è stato fatto nulladi concreto. Siamo sempre allo stesso punto”.Per chi soffre di sensibilità chimica multipla, vi-vere la quotidianità comporta enormi costi, fisi-

ci, emotivi, relazionali e anche economici.Questi malati sono intolleranti a detersivi, profu-mi, disinfettanti e a moltissime sostanze pre-senti nell’ambiente. Sono costretti ad evitaresupermercati e negozi, a causa dei detergentiusati per pulire i pavimenti. Devono vestirsi enutrirsi solo con prodotti e alimenti biologici e,quindi, costosi. Molti convivono anche conl’elettronsensibilità, che impedisce loro diguardare la televisione, ascoltare la radio, utiliz-zare un computer e stare al telefono.Laura ha iniziato ad avere i primi sintomi dellasensibilità chimica multipla nel marzo del 2007,con perdite di peso, intolleranze al cibo e aqualsiasi forma di odore: “La sintomatologia diquesta malattia - spiega - mi si è manifestata

Nell’aprile del 2013, ilConsiglio comunale diSona aveva approvatoall’unanimità una mo-zione per l’adesionedel Comune alla cam-pagna di riconosci-mento della sensibili-tà chimica multiplacome malattia rara daparte della Regione Ve-neto. Quello del consi-glio era stato un attosimbolico dotato peròdi grande significato: ipolitici sonesi avevanoinfatti voluto approvareil documento (presen-tato a gennaio ma arri-vato in consiglio adaprile) anche se il rico-noscimento della Re-gione era già avvenutoa marzo. Dopo questoprimo passo, a Sonaqualcosa ha lentamen-te iniziato a muoversi.Il Consigliere di mino-ranza e Vicepresiden-te del Consiglio Mauri-zio Moletta (foto in al-to) afferma: “Circa unanno fa, ho interpellatol’assessore regionaleLuca Coletto per par-largli della situazionedi questi malati, con la speranza che potesse fare da tramitecon il direttore dell’Ulss 22. Il mio auspicio era che il direttoredell’Ulss 22, su richiesta di Coletto, invitasse i medici di base anon far aspettare troppo questi malati in sala d’attesa e a darloro la precedenza in ambulatorio. I disinfettanti con cui vengo-no puliti i pavimenti degli studi medici sono infatti particolar-mente fastidiosi per chi è affetto da sensibilità chimica multipla.Da quello che ho saputo, però, la mia proposta non ha poi avutoseguito. Quindi, qualche mese fa ho contattato la segreteria del-l’Assessore per sollecitarlo”.Sulla questione interviene anche il Vicesindaco e Assessore alsociale Simone Caltagirone (qui sopra), che afferma: “Abbiamoincontrato diverse volte i parenti di queste due persone affetteda sensibilità chimica multipla. Purtroppo, se non parte qualco-sa a livello regionale, è difficile attivare qualcosa a livello locale.Intanto, quello che possiamo fare è sensibilizzare la cittadinan-za sull’esistenza di questa malattia. Da parte nostra c’è la volon-tà di organizzare un evento che possa far conoscere la patolo-gia, coinvolgendo magari l’Ulss 22, i medici di base e tutte lepersone che a livello sanitario possono avere delle informazioniin merito”.

La PoliticaInterventi per il riconoscimento della

malattia anche dal Consiglio Comunale

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con bruciori in bocca, spossatezza, cefalea,nausea e vomito, secchezza delle fauci, angioe-dema, tachicardia in relazione ai forti odori,ronzii auricolari, appannamento della vista, su-dorazione, senso di svenimento, ansia, calo chi-mico e preoccupazione costante”.“Voglio sottolineare - aggiunge poi la signoradi San Giorgio - che per questa malattia nonesiste una cura specifica grazie alla quale sipuò regredire. L’unica ‘fortuna’ in tutto questo èdi aver incontrato un medico che con le sue co-noscenze, caparbietà e il suo interesse per ilmio caso, riesce a tenere la malattia in uno sta-to di “limbo” pur dovendo cambiare spesso cu-re, rigorosamente omeopatiche e costose”.

Laura sottolinea che anche leggere questo arti-colo le risulterà difficile: “Prima di sfogliare larivista - afferma - dovrò lasciarla fuori qualchegiorno per fargli prendere aria”.A rendere “invisibili” questi malati è soprattuttoil fatto che la sensibilità chimica multipla è po-co conosciuta, anche negli ambienti medici esanitari. A questo proposito, Laura spiega: “Ca-pita che anche gli stessi ospedali non sanno dicosa stiamo parlando, manca propriol’informazione su questa terribile malattia. Sedobbiamo andare all’ospedale o in qualsiasiambulatorio per fare un esame, un controllo,una visita, una qualsiasi cosa, abbiamo grossis-simi problemi in quanto i luoghi non sono boni-ficati ed idonei per noi malati”. Il quadro esistenziale che emerge da questestorie è drammatico. “È una malattia terribile -afferma Giuseppa - perché ci rende malati invi-sibili e ci costringe ad isolarci dalla società”.Laura aggiunge: “Siamo dimenticati, abbando-nati. È una cosa tremenda”.Giuseppa e Laura non sono state intervistate inmodo tradizionale. A causa della patologia, in-fatti, sono costrette a ridurre al minimo i con-tatti con le altre persone: per loro anche unasemplice stretta di mano può risultare dannosa.Le due signore hanno potuto raccontare le lorostorie grazie all’aiuto dei parenti, che hannofatto da tramite. Per Giuseppa e Laura, far sentire la propria vo-ce è importante: sperano infatti chel’informazione e la sensibilizzazione possano,prima o poi, indurre chi di dovere a mettere inatto qualche intervento concreto per aiutarerealmente le persone che, come loro, soffronodi questa malattia.

LUGAGNANOCartoleria SoleLuna ViaXXVI Aprile 31- Lugagnano Tel. 045.514284 Cartoleria Quintarelli Via Cao Prà 26 Lugagnano Tel.045 514189 Edicola Castioni SergioVia Cao Prà, 30 Lugagnano Tel.045.514268Edicola Mancalacqua Snc di Zocca NadiaVia Mancalacqua LugagnanoTel/fax 045 8680991 La Cornice di Salvetti ElenaVia di Mezzo, 8 - LugagnanoTel. 045 514456

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D-E-G-E-N-E-R-A-T-I-V-O. I-N-V-A-L-I-D-A-N-T-E. Ci vengono in mente parole che temia-mo più di queste, quando aspettiamouna diagnosi?Oltre alla Sensibilità Chimica Multipla,di cui soffrono Giuseppa e Laura, moltealtre patologie contengono nella lorodefinizione questi due aggettivi. Soloper fare qualche esempio (mi scusoper il riferimento esclusivo a patologieneurodegenerative - cioè la cui degene-razione riguarda specificamente il si-stema nervoso - ma sono quelle concui lavoro!): la Demenza di Alzheimer,il Morbo di Parkinson, e la SclerosiLaterale Amiotrofica, di cui si è moltoparlato recentemente a causa dellacampagna Ice Bucket Challenge che hacoinvolto centinaia di persone - note emeno note - che si sono tirate secchia-te d'acqua ghiacciata in testa. Una diagnosi di questo tipo sì che èuna secchiata d'acqua ghiacciata.Cambia la nostra vita e quella dei no-stri familiari. Ci costringe a fare i conticon quello che tutti noi temiamo di più:l'impotenza, la sofferenza e la morte.Una diagnosi di questo tipo richiede unprocesso di adattamento, ristrutturazio-ne e rielaborazione emotiva e cognitivache viene chiamato «elaborazione dellutto». Il lutto è il sentimento di intensodolore che proviamo in seguito ad unaperdita importante: di solito intendiamola morte di una persona cara, ma in ge-nerale tutte le perdite che richiedonoun sostanziale riadattamento dellapropria esistenza possono essere con-siderate lutti, quindi anche la rottura diun matrimonio, la perdita di un lavoro,l'amputazione di un arto. Un vero e pro-

prio lutto si verifica anche in seguito aduna diagnosi infausta, per esempio aduna diagnosi di patologia, come abbia-mo detto, «degenerativa e invalidante»(per sé o per una persona cara). La psichiatra svizzera Elisabeth KühlerRoss nel 1970 elaborò un modello, tut-tora sostanzialmente condiviso, secon-do il quale la persona che è stata colpi-ta da una perdita elaborerebbe il luttoin cinque fasi. La prima fase è quella

del rifiuto: la realtà è troppo dolorosaper essere accettata e viene quindi ne-gata, rifiutata (“non è possibile, non ciposso credere”). Quando si fa stradal'idea che la perdita sia avvenuta real-mente inizia la fase della rabbia, cheviene rivolta contro i familiari, il perso-nale ospedaliero, Dio: “Perchè proprioa me?”. Un po' alla volta viene ripreso ilcontrollo della propria vita e ci si chie-de se si abbia la possibilità di farequalcosa per cambiare la situazione, esi vive la fase della contrattazione: “Seandassi...”, “se pregassi...” sono le frasiche si sentono spesso dire in questafase. Nella fase della depressione siinizia ad avere una vera consapevolez-za della perdita, e negazione e rabbia

vengono sostituite da un senso di scon-fitta. Infine, tutte le emozioni provatediminuiscono di intensità e il processosi conclude con l'accettazione dellaperdita: solo in seguito a questa la per-sona può riaddattarsi alla nuova condi-zione. Il percorso dell'accettazione è un per-corso difficile, che sarebbe più facileaffrontare, invece che da soli, con unsostegno psicologico specifico, o ap-

poggiandosi a gruppi di auto-mutuo-aiuto, o ad associazioni di pazienti o difamiliari (a cui purtroppo spesso non siha la possibilità di accedere, soprattut-to quando si parla di patologie rare).Chi è credente può trovare un validoaiuto in questo percorso di accettazio-ne nella religione. Il teologo statunitense Karl Paul Rein-hold Niebuhr, nella sua “Serenity Pra-yer” scrive: «Dio, concedimi la serenitàdi accettare le cose che non possocambiare, il coraggio per cambiarequelle che posso, e la saggezza per ri-conoscerne la differenza».

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Come funziona il pronto intervento del SOS?

Un’inchiesta del Baco

larme precoci. Il testimone di un evento accaduto di-venta, inevitabilmente, un attore fondamentale inquesta catena! Con l’avvento del numero unico perl’Emergenza Sanitaria Nazionale (il 118) si è fattoun grosso passo in avanti dal punto di vista dell’effi-cacia della Catena del Soccorso. Prima dell’avventodel 118 esistevano solo i riferimenti telefonici deivari enti preposti al Soccorso Sanitario (Ospedali oAssociazioni di Volontariato) sul territorio, con ildramma di non poterli avere questi numeri a dispo-sizione quando servivano e dinon sapere chi chia-

mare in base a doveci si trovava. Conl’avvento del 118 si ècreata una cabina diregia unica a livelloprovinciale (ogni pro-vincia ha la propria

Centrale 118), che ha posto fine a queste problema-tiche che , spesso e volentieri, generavano graviinefficienze sia sulla qualità sia sulla tempestivitàdei soccorsi. Il cittadino non si deve preoccupare didove si trova: il dirottamento alla centrale del 118provinciale di riferimento è automatico sulla base

Quelle che mettiamo nel titolo di questo articolo so-no le domande più frequenti che assillano chi, perprimo, si trova a dover intervenire sul luogo di un in-cidente (stradale, domestico o lavorativo che sia) ea dover allertare isoccorsi. Sono situa-zioni in cui non è co-sì raro imbattersinella vita di tutti igiorni: mentre ci re-chiamo al lavoro, neltempo libero durante una passeggiata all’aria aper-ta o facendo jogging, mentre si è a casa, mentre siè in un luogo pubblico. Lo stato di necessità è im-prevedibile e spesso coglie di sorpresa. Nell’allerta-mento dei soccorsi viene identificato il Primo Anellodella Catena del Soccorso: Riconoscimento ed al-

“E’ stata chiamata l’ambulanza?” “Qualcuno ha sentito il 118?”“Quando arrivano? Dove sono finiti?” Ecco come funziona il sistema

L ’ I N C H I E S T A

Una conoscenza approfondita della “catena di soccorso” permette al cittadinodi essere utile alla soluzione della crisi

di Alfredo [email protected]

La strana estate che ci siamo appena la-sciati alle spalle è stata segnata, purtrop-po, anche da alcuni tragici incidenti verifi-catisi sulle strade di Sona. In un paio di situazioni, dopo l’incidente siè scatenato sui social network un dibattitosu come sono stati prestati gli interventi al-

le persone incidentate. Un dibattito spessoparadossale nei termini, e con toni del tut-to fuori luogo, a testimonianza di quantopoco si conoscano le procedure con lequali viene attivato e si muove il pronto in-tervento. Per questo motivo si è ritenuto utile affron-

tare un’inchiesta che vada ad approfondiree dettagliare proprio questi temi. Partendodal SOS, la storica Associazione di Sonache da quasi venticinque anni presta quoti-dianamente la sua preziosa ed indispensa-bile opera per il territorio e per i cittadiniche vi abitano.

L’interno diun’ambu-lanza delSOS.

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del luogo da cui si effettua la chiamata. La chiama-ta al 118, assieme ad altri numeri di EmergenzaPubblica (112, 113, 115) , può essere effettuata an-che senza credito telefonico sulla propria SIM. Coluiche per primo interviene sul luogo del sinistro diven-ta , a tutti gli effetti, il testimone attraverso il qualeun operatore della Centrale S.U.E.M. 118 (ServizioUrgenza Emergenza Medica) può effettuare da re-moto una valutazione della situazione, allo scopodi conoscere la situazione in tempo reale. Tale valu-tazione avviene attraverso una mirata intervista tele-fonica al testimone che si trova sul luogo. Per primacosa viene chiesto allo stesso di qualificarsi, for-nendo le proprie generalità e il numero di telefonoda cui si sta chiamando. Il numero di telefono vienevisualizzato sul display della centrale, ma potrebbeessere volutamente anonimo, per cui è necessarioacquisirlo. Tale riferimento telefonico diventerà poil’anello di comunicazione tra la centrale del 118 e imezzi di soccorso allertati, fino all’arrivo degli stessisul luogo. Il testimone, in quanto persona informatadei fatti (se non sulla dinamica quantomeno sullafase immediatamente dopo l’accaduto), potrebbeessere successivamente contattato dalle autoritàcompetenti per una testimonianza. Questa fase ne-cessaria a volte può indurre nel testimone qualcheremora: se do il mio numero poi cosa succede? Pos-so essere accusato di qualcosa? Potrei avere deglistrascichi? Non c’è nulla da temere, a maggior ra-gione se si è in buona fede e si sta agendo per il be-ne di chi è in difficoltà. L’operatore del 118 procede,poi, con una serie di domande ad hoc, ad una inter-vista del testimone, allo scopo di conoscere la si-tuazione in tempo reale. Si chiede di identificare illuogo dell’accaduto (casa, strada, impianto sportivo,centro commerciale, ecc, ecc) ivi compreso, se co-nosciuto, l’indirizzo preciso o quantomeno una indi-cazione il più precisa possibile sul luogo (in prossi-mità di… vicino a...). I sistemi di navigazione attual-mente presenti su tutti gli smartphone permettonoanche di conoscere le coordinate geografiche edessere quindi precisi nelle indicazioni fornite, nel ca-so in cui non si conosca il nome della località o del-la via in cui ci si trova. Viene poi chiesto di descrive-re la dinamica dell’incidente (se conosciuta perchévista in diretta), la situazione ambientale (il luogo èsicuro? Ci sono ostacoli? Ci sono pericoli di incolu-mità a persone o cose? ecc, ecc), quante sono lepersone coinvolte e per ognuna di esse, lo stato di

Spesso siparla di SOSdi Sona e sida per scon-tato che tut-ti sappianodi cosa sitratta. Que-sto è sicura-mente veroin quanto sitratta di unadelle asso-ciazioni piùimportanti,numerose estoriche delnostro Co-mune. Ma forse vale la pena ricordarne le caratteristiche. Per far que-sto abbiamo sentito il suo presidente, Pierluigi Briggi da Lugagnano(il primo a destra nella foto sopra). Allora presidente, cos’è il SOS?“SOS, Servizio Operativo Sanitario, è un’Associazione di VolontariatoONLUS iscritta al Registro Regionale delle Organizzazioni di Volonta-riato, la sua organizzazione è come quella di tutte le Associazioni diVolontariato: Assemblea dei Soci, Statuto, Direttivo, Commissioni,ecc”. Quando e perché è nato? “Nasciamo nell’aprile 1990 per vo-lontà di una famiglia di Sona che ha donato un’ambulanza a un grup-po di persone con l’obiettivo di creare un’Associazione di Volontariatoche si dedicasse al soccorso sanitario. Quindi il prossimo anno 2015festeggeremo il 25° anniversario di attività. Lo spirito che ha spinto ilgruppo dei Fondatori fu quello di andare a colmare le lacune e i buchidegli enti pubblici di allora in questo settore. Siamo stati infatti unadelle primissime Associazioni ad effettuare il servizio con a bordo unmedico esperto in emergenza e con un’ambulanza idoneamente at-trezzata, con l’obiettivo di dare una svolta nel campo dell’emergenzaterritoriale e cercare di ‘portare l’ospedale verso il paziente’ e non ilpaziente verso l’ospedale, com’era la prassi di allora. In quel periodosi cominciava anche a parlare di numero unico dell’emergenza sani-taria”. Che attività svolgete? “SOS svolge fin dall’inizio l’attività disoccorso sanitario extra-ospedaliero con ambulanza e da ormai diecianni ha costituito al suo interno una squadra di Protezione Civile. Lapeculiarità, come accennato, del nostro operato è quella di avere inequipaggio un medico. I nostri Volontari, idoneamente preparati conrigorosi e severi corsi di formazione e aggiornamento, operano sullenostre ambulanze affiancando appunto il medico esperto in emer-genza e perfettamente in grado di coadiuvarlo nell’uso delle attrezza-ture e dei presidi. La nostra ambulanza medicalizzata svolge serviziotutti i giorni feriali dalle ore 20.00 di sera alle ore 07.00 del mattinosuccessivo e in tutto il week end dalle ore 20.00 del venerdì sera alleore 07.00 del lunedì mattina. Oltre all’emergenza SOS svolge ancheservizio di assistenza ‘programmata’ per eventi e manifestazioni qualiconcerti, eventi sportivi, ecc. Un’altra attività a cui il SOS tiene moltoè la Formazione e l’aggiornamento dei propri Volontari. Per diventareSoccorritore o Tecnico di PC bisogna essere maggiorenne, frequenta-re uno dei corsi di ‘reclutamento’ che periodicamente vengono orga-nizzati, superarne l’esame finale e, al termine di un adeguato periododi affiancamento e tirocinio, si diventa Soccorritore o Tecnico PC ef-fettivi. Per chi volesse approfondire la conoscenza di SOS è a disposi-zione il nostro sito internet www.sos-sona.it”.

L’IntervistaMa cos’è il SOS di Sona?

Ce lo spiega il Presidente Briggi

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coscienza (Parla? Ri-sponde alle domande?E’ orientata nello spaziotempo? Presenta feriteevidenti?), si chiede poilo stato fisico (Ha dolori?Se sì, dove? Ha difficoltàmotorie? Ha difficoltà direspiro? Si lamenta perqualcosa in particolare?),in quale posizione si tro-va (in piedi, seduto,sdraiato, riverso su unfianco, in posizione supi-na o prona, incastrato inun auto, ha ancora il ca-sco indossato, ecc, ecc).Sono domande molto pre-cise e circostanziate, per-

ché l’obiettivo dell’operatore è quello di avere unquadro il più preciso possibile della situazione. Agliocchi del testimone la precisione e la cura dei parti-colari dell’operatore può sembrare fuori luogo e unaperdita di tempo…- “E qui non c’è tempo da perde-re!” - ma è una fase estremamente importante e de-licata, dalle cui sorti dipende la corretta attivazionedei soccorsi (Una o più ambulanze? Ambulanza consoli soccorritori o medicalizzata o infermierizzata oentrambe? Carabinieri o Polizia? I Vigili del Fuoco?Pre-allertamento degli ospedali?). Una volta acquisi-to il quadro della situazione, l’operatore del 118

provvede all’al-lertamento deimezzi di soc-corso. I tempi diarrivo dei mezzi sul posto dipendono da una serie difattori, tra i quali la dislocazione del luogo dell’inter-vento e i mezzi disponibili in quel preciso momento.Nel frattempo il compito del testimone è quello diprestare assistenza alle persone coinvolte, parlan-do con loro, sostenendole e confortandole dal puntodi vista psicologico ed emotivo. Nel fare ciò e fonda-mentale che venga sempre prestata la massima at-tenzione alla propria sicurezza. L’incolumità perso-nale e l’autoprotezione sono essenziali nelle fasi disoccorso: per salvare la vita di qualcuno non si devemettere a rischio la propria. Questo non significanon intervenire, ma significa farlo con la massimacautela prestando un occhio di riguardo all’ambien-te circostante, sia prima di intervenire che durante

l’intervento (presenza di sostanze chimiche,presenza di sostanze esplosive, fughe di gas,incendi in atto, presenza di corrente a media-alta tensione, traffico stradale, fossati, corsid’acqua, ecc, ecc). E’ necessario adottare tuttigli accorgimenti necessari a garantire una suf-ficiente protezione per sé e per le persone co-involte nel sinistro: in particolare se si è instrada predisporre il triangolo di segnalazionedi pericolo, in dotazione a tutte le automobili,ad una distanza sufficiente per segnalare lasituazione (un centinaio di metri dal sinistro oprima di una curva) ed indossare il corpettoad alta visibilità con strisce rifrangenti. In ca-so di oscurità tenere a portata di mano unatorcia elettrica per effettuare segnalazioni alleauto in arrivo (sarebbe opportuno che ognimacchina ne avesse una a bordo). Come siaccennava sopra i tempi di intervento deimezzi di soccorso sono variabili e dipendonoda vari fattori. I tempi complessivi del soccor-so decorrono a partire dalla telefonata ef-fettuata dal testimone e si chiudono nel mo-mento in cui l’ambulanza chiude il servizio e

si rende di nuovo disponibile.“Quando arrival’ambulanza? Dove sono finiti?! Quanto ci vuole?!!”.L’ansia e la preoccupazione fanno dilatare la perce-zione del tempo. A meno di fattori concomitanti qua-li mezzi disponibili o meno, concomitanza di altrieventi nella zona, dislocazione del luogo dell’inter-vento (sul piano, in collina o in montagna, localitàmappata o meno) e fattori climatici (pioggia, neve,ghiaccio, nebbia), i tempi di intervento sono media-mente giustificati e coerenti con le necessità.Tutti i tempi di intervento sono mappati e registratidal 118. Le ambulanze comunicano con la Centrale

Speciale

Primo Soccorso

Nella foto in al-to volontari delSOS impegnatiin una esercita-zione.Qui sopra vo-lontari del SOSal campo basedi Santa Rufina(Aq) durante ilpost terremotodell'Abruzzo.

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attraverso l’uso di telefoni cellulari e radio trasmit-tenti. La linea del 118 è una linea registrata: tutte lecomunicazioni verbali, a partire dalla prima telefona-ta del testimone sul luogo, vengono registrate pereventuali usi futuri in caso di verifiche da parte del118 stesso o da parte delle autorità giudiziarie incaso di contestazioni, controversie o casi sospetti. IlComune di Sona è ubicato sul territorio dell’ULSS22 (con sede operativa ed amministrativa a Busso-lengo) che è Unità Locale Socio Sanitaria comples-sa, ampia e morfologicamente articolata. Compren-de 32 Comuni a partire dal Lago di Garda, ai Lessinie alla Valpolicella, parte della Bassa Veronese fino aNogarole Rocca e fino ai confini con le provincie diMantova e Brescia a Valeggio S. Mincio e Peschieradel Garda. Sono presenti inoltre altri fattori di alto ri-schio dati dalla presenza di grandi centri commer-ciali, dalle arterie autostradali della A4 e della A22,le Tangenziali Nord e Sud, le arterie ferroviarie delBrennero e della Milano-Venezia, dall’aereoporto Ca-tullo, le montagne dei Lessini e del Baldo, dal Lagodi Garda che, nel corso della stagione estiva, centu-plica le presenze e i rischi ad esso connessi. I servizi di emergenza urgenza sanitaria sul territoriodell’ULSS 22 sono garantiti da un dispiegamento ar-ticolato di ambulanze e personale, quest’ultimo co-stituito da un mix tra Personale Sanitario Ospeda-liero (medici, infermieri, autisti) e Soccorritori Vo-lontari. Gli stessi mezzi sono di proprietà e vengonomessi a disposizione o dall’ULSS 22 o dalle Associa-zioni di Volontariato come il S.O.S. Esistono vari tipologie di mezzi: mezzi di soccorsodi base cosiddetti MSB (Mezzi di Soccorso Base) sucui sono presenti solo Soccorritori Volontari laici chehanno sostenuto corsi particolari e specifici per ac-quisire la qualifica, mezzi con a bordo PersonaleSanitario di tipo MSI (Mezzi di Soccorso Intermedioo Infermieristico) e MSA (Mezzi di Soccorso Avanza-to con medico). Quest’ultimi possono essere ambu-lanze medicalizzate, automediche o elicotteri . Ma ritorniamo alla Catena del Soccorso. Come sidiceva, a seguito dell’intervista al testimone sul po-sto, l’operatore del 118 stabilisce la gravità e quindidetermina che tipo di mezzo (o quanti e quali tipo dimezzi) inviare sul posto del sinistro. O un mezzo consoli Soccorritori Volontari se il servizio viene classifi-

cato come secondario e che non comporta la com-promissione delle funzioni vitali del paziente o unmezzo con Personale Sanitario (medico o infermie-re) a seconda della gravità o un mix dei due in casodi eventi che coinvolgono più persone con stati disalute differenziati su una scala di gravità (un pa-ziente politraumatizzato richiede un intervento sani-tario di Emergenza-Urgenza con un mezzo MSA, unpaziente con una semplice ferita lacero contusa puòessere assistito da un mezzo MSB).Come si diceva l’ULSS 22 (come tutta la provincia diVerona) è costituita da un mix di mezzi MSB, MSI eMSA. Esiste una classificazione dell’intervento stabi-lita dal 118. E’ la classica scala cromatica (Bianco,Verde, Giallo, Rosso) utilizzata anche all’interno deiPronto Soccorsi. Nel territorio dell’ULSS 22 esistonoquattro postazioni medicalizzate (MSA) che, o incontinuità o intervallate tra di loro, danno la coper-tura primaria al territorio. Esistono poi anche sei po-stazioni infermierizzate (MSI). Il loro impiego è de-terminato, oltre chedalla gravità dell’inter-vento, anche sulla ba-se della territorialità incui si verifica. Duranteil giorno poi il 118 haa disposizione un mez-zo MSA primario digrande importanza:l’elicottero. Questomezzo (abilitato al solovolo diurno e con con-dizioni meteo favorevo-li) ha la prerogativa digarantire l’accesso deisoccorsi a zone imper-vie quali le zone colli-nari e montuose dellaprovincia di Verona odistanti dagli ospeda-li (alto Lago di Garda).A bordo sono presenti,oltre che al medico eall’infermiere, anchepersonale del Soccor-so Alpino, specializzato

I mezzi delSOS schie-rati davantialla sededel Munici-pio di Sona.

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in azioni di recupero in zone disagiate e in alta quo-ta. L’elicottero, fornito dall’ULSS 20 a cui il 118 affe-risce per competenza amministrativa, può effettuareinterventi su tutta la provincia di Verona e quindi an-che nell’ULSS 22. La decisione di attivarlo dipendeda alcuni fattori: il luogo del sinistro, la disponibilitào meno di ambulanze MSA, il tipo di intervento che,sulla base delle condizioni del paziente, richiedetempi di ospedalizzazione più rapidi rispetto all’am-bulanza.A Sona quindi, presso la sede di S.O.S in piazza del-la Vittoria 10, è presente una ambulanza di tipoMSA con medico a bordo. Perché proprio a Sona?Esistono una motivazione storica e una strategica.Sin dalla sua nascita nel 1990 S.O.S. ha sempreconsiderato il proprio operare legato a quello che ilterritorio in quel momento necessitava, cioè un ser-vizio di Emergenza-Urgenza di qualità. Qualità legatasoprattutto alla presenza della figura del medico. E’per questo che sin da subito ci siamo proposti al-l’ULSS 22 (a quel tempo ULSS 26) per garantirequesto tipo di servizio. Abbiamo assunto quindi, sinda quegli anni, il connotato di Associazione di Vo-lontariato per l’Emergenza-Urgenza Sanitaria Ex-tra-Ospedaliera, facendo diventare questa preroga-tiva un tratto distintivo della nostra identità. Si parla-va poi di motivazione strategica. Sona è posizionatain una zona di grande rilevanza dal punto di vistadel territorio: vicina all’Ospedale di riferimento diBussolengo, vicina alla città e quindi al Polo Chirur-gico di Borgo Trento, vicina ai grandi centri commer-

ciali, vicina allegrandi arterie dicomunicazione(ferrovia, SR11,A22, A4 e tangenziali) ed ai relativi punti di ingressoe di svincolo, vicina all’Aeroporto Catullo e, in casodi necessità, abbastanza vicina anche al Lago diGarda. In molti casi clinici (politraumi, ictus, infarti,ecc.) quella che, in gergo tecnico, viene definita gol-den hour (letteralmente ora d’oro), indicando cioè laprima ora di intervento, è fondamentale per le sortidei pazienti, lo stazionamento medicalizzato diS.O.S. a Sona è strategico. I tempi di intervento inluoghi di grande affluenza sono molto contenuti. Diconseguenza anche i cittadini dei Comuni e dei terri-tori in prossimità a Sona “beneficiano” indirettamen-te di questa presenza. L’ospedale di destinazione èscelto e deciso di concerto con la Centrale del 118che ha sott’occhio la situazione dei posti letto di tut-ti i reparti critici (rianimazioni, unità coronariche,centri ustioni, ecc.) di tutta la provincia e spesso an-che con il reparto di destinazione. La destinazioneè decisa in base alla patologia in atto (infarto, ictus,politrauma, ecc.), in base alla distanza, in base aiposti letto, in base alla territorialità, in base al mez-zo che deve trasportare il paziente/ferito (ambulan-za o elicottero). Forse non tutti sanno che alcuni re-parti critici come le rianimazioni o le unità coronari-che non ci sono in tutti gli ospedali della nostra pro-vincia. Come mezzo MSA però il raggio d’azione del-l’ambulanza di S.O.S è molto ampio. Oltre alle zonelimitrofe a Sona, spesso e volentieri ci capita di do-ver intervenire in altri comuni dell’ULSS 22 a voltedistanti anche qualche decina di chilometri dalla no-stra sede.Quando le percorrenze sono così ampie il serviziopuò durare anche qualche ora. Di conseguenzal’usuale bacino di intervento, costituito dal nostroComune e dai comuni limitrofi, può trovarsi scopertoper la presenza di una ambulanza medicalizzata.Mancanza in parte coperta da mezzi MSI e MSBpresenti sul territorio. Se poi disegni imperscrutabilidel destino determinano che accadano più eventi incontemporanea o che accadano eventi che coinvol-gono un numero elevato di persone, la garanzia dipoter far fronte a tutte le situazioni di emergenzacon i mezzi a disposizione e in tempi rapidi vienechiaramente messa a dura prova. Parliamo però disituazioni limite e rare. Con questa inchiesta abbia-mo cercato di descrivere, in maniera dettagliata ericca di particolari, le caratteristiche del servizio diEmergenza-Urgenza Territoriale ai cui destini il no-stro percorso di vita, volenti o nolenti, occasional-mente o costantemente, a volte si interseca. Abbia-mo aperto una finestra sulla realtà S.O.S. e sulle pe-culiarità del Servizio che eroga. In definitiva abbia-mo voluto informare per creare conoscenza su que-sta materia, per aprire delle porte alla comprensio-ne e, in alcuni casi, anche alla tolleranza. Il serviziodi Emergenza-Urgenza (abbiamo parlato qui solo diambulanze, ma esistono anche i Vigili del Fuoco, laProtezione Civile, le Forze dell’Ordine e altri) è quan-to mai articolato e complesso. Nessuno dispone dirisorse infinite per gestirlo, ma in molti siamo dotatidi competenze, organizzazione, volontà ed entusia-smo per cercare di farlo al meglio.

“Il tuo aiuto… completa il nostro impe-gno!” Questo lo slogan che il SOS ha co-niato per identificare la stupenda avven-tura, iniziata a Dicembre 2012, con laquale ha intrapreso una raccolta di fon-di pubblica per finanziare l’acquisto del-la nuova ambulanza. Domenica 5 otto-bre a S. Giorgio in Salici, con un’appen-dice sabato 4 per festeggiare i 10 annidalla costituzione del Nucleo di Protezio-ne Civile, con grandissima emozione ilSOS corona il sogno ed inaugura il nuo-vo mezzo, costato ben 75.000€. Oltre alsupporto di conosciuti istituti finanziari,da sempre vicini alle esigenze delle As-

sociazioni che operano nel sociale, calda e coinvolgente è stata an-che la partecipazione a questa avventura da tante Associazionidel nostro Comune (e non solo) e da tante aziende private. Artico-late le forme di sostegno: da quello economico diretto, alla fornituradi materiali, al coinvolgimento nei propri eventi con ricavato a noidedicato. Una particolare citazione alla Lotteria delle Associazionidel Comune di Sona. Fortemente voluta dalla Proloco locale,l’iniziativa è da annoverare come uno dei maggiori sponsor del pro-getto. Grazie alla Lotteria il SOS ha raccolto 8.500 €. Più dell’11%del costo complessivo! Al SOS piace pensare che, considerando ilvalore nominale di 1€ di ogni singolo biglietto, 8500 cittadini abbia-no donato ognuno 1 € e quindi ci siano ben 8500 sponsor.

VolontariatoRaggiunto l’obiettivo

dell’acquisto della nuova ambulanza

Speciale

Primo Soccorso

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Per entrare ancora di più nel climadel primo soccorso abbiamo ritenutonecessario raccogliere qualche im-pressione da chi - da volontario - lo vi-ve ogni giorno. Per questo motivo sia-mo andati a sentire due giovani opera-tori del SOS: Margherita Marchitto eFederico Caleffi. Ci raccontate una notte tipo di servi-zio? “In realtà è difficile raccontareuna notte ‘tipo’ al SOS, perché ogniturno è diverso, non ci sono delle li-nee guida, ogni notte è un turno a séstante. Possiamo dire che, in linea ge-nerale, all’arrivo in turno, i soccorritorieffettuano la check list dello zaino edei presidi che potrebbero poi essereusati in servizio. Vengono controllati

gli apparecchi elet-tromedicali e si ef-fettua la check list del mezzo, sia perla parte sanitaria sia per la parte piùstrettamente legata alla meccanica. Equesta è la parte più formale diciamo:nel frattempo infatti si comincia acreare quello che si potrebbe definire‘clima di squadra’, che di solito pren-de origine sempre dalla fatidica frase‘Cosa facciamo da mangiare di buonostasera?’. E allora, terminate le variecheck list si comincia. C’è chi, come inuna vera famiglia, si occupa di cucina-re, chi di sistemare la sala da pranzoe chi di terminare le pulizie degli am-bienti comuni. E tutto questo vienesempre fatto tenendo un orecchio benaperto in direzione del telefono del118, che ovviamente può squillare inogni momento. Si può dire che, ognivolta che suona il telefono, c’è un se-condo in cui tutti si fermano e il cuoreinizia a battere forte e arriva una sca-rica di adrenalina che ti prepara alservizio, sia mentalmente che fisica-mente; e capita proprio a tutti, dal ra-gazzo che ha da poco finito il corso esi trova ancora alle prime armi, al vec-chio soccorritore navigato, che di ser-

vizi ne ha fatti a centinaia e che disoccorso ne mastica già da anni.L’autista riceve la telefonata dalla cen-trale con le indicazioni per raggiunge-re il luogo dell’evento e il resto dellasquadra, medico e due soccorritori,iniziano a portare lo zaino e il restodell’equipaggiamento in ambulanza. Esi parte, tante volte a sirene spiegate,verso il luogo che la centrale ci ha in-dicato. I servizi sono vari: rispondiamoinfatti con un soccorso sanitario avan-zato ai bisogni di un grande bacinod’utenza; ecco appunto perché primadicevamo che ogni turno è diverso.Possiamo essere chiamati per un maldi pancia come per un incidente, peruna crisi respiratoria come per un ar-

resto cardiaco. Terminato il servizio, lasquadra rientra in sede, vengono ripri-stinate le cose utilizzate durante il ser-vizio e c’è un momento chiamato ‘De-briefing’ nel quale si ripercorre il servi-zio svolto e si valuta il proprio operato,sia in positivo che in negativo, in unclima, diciamo, di correzione propositi-va. Alla fine, quasi sempre, ci si mettetutti insieme sul divano a guardare latv, in attesa della prossima chiamata.E qui dobbiamo proprio dire che... perfortuna hanno inventato dei canali in-ternet nei quali è possibile rivederefilm e serie TV, altrimenti rimarremmocon il dubbio di come finiscano unamiriade di film!”, ci dicono sorridendo.Quali le maggiori difficoltà da affron-tare durante il servizio? “Le difficoltàmaggiori riguardano soprattuttol’aspetto più psicologico dei servizi.Molto spesso infatti soccorriamo dellepersone le cui storie ci colpiscono, an-che nel profondo, nonostante un ser-vizio duri mediamente circa un’ora emezza. Questo perché in alcuni deipazienti che aiutiamo spesso ci si puòriconoscere, per la vicinanza d’età op-

pure per esperienze comuni. Nel mo-mento in cui usciamo in servizio lascarica di adrenalina ci permette dicompiere molte azioni, finalizzate allasalvaguardia della vita del paziente oal mantenimento delle sue funzioni vi-tali, e ci permette anche di non pre-stare troppo bado al contesto. Mapassato questo momento, in cui pre-vale il fare e l’agire rispetto al resto, sicomincia a pensare al paziente, ai fa-migliari e al contesto sociale con cuisiamo entrati in contatto. E a voltenon è facile, il ricordo del servizio. For-tunatamente, abbiamo visto che riela-borare i servizi in squadra è moltod’aiuto, soprattutto durante il debrie-fing, e se ciò non fosse sufficiente in

associazione è sem-pre presente una psi-

cologa con la quale è possibile parla-re”. Quindi è un tipo di volontariato checonsigliate? “Beh, ci sembra di dareuna riposta scontata ma sicuramentediciamo sì. Da un punto di vista uma-no questo tipo di servizio alla comuni-tà lascia in chi lo sperimenta un gran-de bagaglio di esperienze e di emozio-ni, anche profonde, molto difficili dacancellare, in senso positivo ovvia-mente. Non solo il servizio in ambu-lanza in sé per sé ma anche la vita at-tiva dell’associazione e il rapporto coni soci creano un forte senso di ‘attac-camento alla divisa’ di SOS. E questove lo può confermare chi, da più divent’anni, continua a portare avanti iforti ideali che furono alla base dellafondazione di SOS. E’ pure un’espe-rienza che può, diciamo, indirizzare;infatti, parlo personalmente - ci diceMargherita - grazie alla mia apparte-nenza a SOS ho scelto il mio futuro:sono diventata un’infermiera”.“Ed io - conclude Federico - per glistesi motivi mi sono iscritto alla facol-tà di Medicina a Parma”.

L’Intervista“Ecco cosa significa fare primo soccorso”. La parola ai volontari

Nella foto volontari presso la sede del SOS in attesa di una chiamata.

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La Pro Loco ha la veste giuridica di un'associazio-ne che opera all'interno di un territorio. Ci offreun'idea più precisa il significato del nome: Pro lo-co, dal latino, significa “a favore del luogo”, per lasua attività di promozione e sviluppo culturaletramite il coordinamento delle associazioni. L'idea

è senza dubbio interessante, matante associazioni si muovonocon lo stesso obiettivo e le stes-se modalità, altre non sentonol'esigenza di essere coordinate.Come può allora la Pro Loco in-serirsi in questo tessuto asso-ciativo, coordinare le associazio-ni, favorire una crescita comuni-taria? Abbiamo sentito a proposi-to Luca Foroni, attuale presi-dente della Pro Loco di Sona.

Oggi qual è lo scopo principaledella Pro Loco?Possiamo fare un distinguo sullefinalità della Pro Loco in genera-le e sulla Pro Loco di Sona. LaPro Loco, dal punto di vista nor-mativo, è un'associazione che hauna sua entità locale, quindi con

una sua Partita IVA, un suo di-rettivo ecc; mentre dal punto divista identificativo è un'organiz-zazione gerarchica a livello diconsorzio, presente su tutto ilterritorio nazionale. Ciò ha isuoi vantaggi: permette siner-gie e la collaborazione con di-

versi enti, come SIAE, Enel ecc. Le potenziali attivi-tà della Pro Loco hanno uno spettro di competen-za elevato: promuove le peculiarità del territoriosia per i suoi cittadini sia per l'esterno. La Pro Lo-co di Sona, nata nel 2004 sotto l'AmministrazioneBonometti, oggi si trova in una situazione ibrida:da un punto di vista operativo è un'associazionecome le altre. Ora stiamo cercando di conquistaree guadagnarci il ruolo di punto di riferimento siaper l'amministrazione comunale sia per tutte le al-tre associazioni presenti nel territorio. Una primatappa da raggiungere è ufficializzare una conven-zione tra l'Amministrazione comunale e la Pro Lo-co. Ora come ora, infatti, la Pro Loco di Sona nonha nessun titolo che le permetta di muoversi conle altre associazioni, e alcune associazioni locali

“Le Associazioni grandi aiutino le piccole a crescere”Lo stato del volontariato a Sona nelle parole del Presidente della Pro Loco

L ’ I N T E R V I S T A

hanno assunto un'autonomia tale da creare scol-lamento fra di loro. Noi come Pro Loco da due an-ni ci stiamo impegnando a creare un punto di in-contro fra tutte le associazioni, grandi e piccole, inmodo da creare dialogo e perseguire obiettivi co-muni.Essendo quindi un potenziale buon punto di rife-rimento e coordinamento fra le varie associazio-ni, in termini concreti come intende agire la ProLoco nei loro confronti?Negli ultimi anni il direttivo si è proposto di con-centrare e comunicare informazioni. Una forte esi-genza è creare una rete di comunicazione piùstretta fra tutte le associazioni: non tutte infatticollaborano con la Pro Loco. L'ideale sarebbe cheogni associazione abbia un contatto diretto connoi. È volontà nostra e dell'amministrazione comu-nale creare l'Albo delle Associazioni, un'istituzioneche permetterà di ufficializzare i ruoli all'internodel variegato tessuto associativo nel nostro comu-ne, e rendere quindi la Pro Loco il centro di que-sta rete.Per quando è prevista la pubblicazione dell'Albodelle Associazioni?È stata presentata la bozza del regolamento nel-l'ultima riunione delle Associazioni a luglio. Proba-bilmente verrà ufficializzato dall'Amministrazionecomunale a settembre.Avete progetti in cantiere?Sì, abbiamo molti progetti in cantiere; tanti li ab-biamo già fatti e abbiamo la voglia di portarliavanti. Uno di questi è la lotteria delle associazio-ni che sta avendo in sordina un notevole succes-so. Questo è uno dei casi in cui la Pro Loco si èpresa carico di tutte le formalità spettanti alle as-sociazioni con un doppio vantaggio: da una partesi permette alle associazioni di farsi conoscere,dall'altra le associazioni, in particolare le piccole,percepiscono introiti economici maggiori di quelliche avrebbero ricevuto se avessero lavorato in au-tonomia. Lo scorso anno abbiamo venduto circa17 mila biglietti, quest'anno siamo a una quota di20 mila, che potrebbe lievitare ancora dato chel'estrazione sarà ad ottobre. Parte del ricavato del-le lotterie ha permesso l'anno scorso l'acquisto diun'ambulanza e un contributo per il museo dellabaita degli alpini di Lugagnano; quest'anno il con-tributo si rivolge agli impianti sportivi perl'acquisto dei defibrillatori, a Pazza Scienza e al-l'associazione Ants-Onlus per l'autismo di Luga-gnano. L'altra attività che stiamo promuovendo èla collaborazione col NAL, iniziata l'anno scorsocon “Pizza in piazza”. Il successo dell'evento ci haportati a riproporlo con una seconda edizione de-clinata, quest'anno, in tre serate: una al Circolotennis e due al Parco don Gnocchi (NdR ne parlia-mo più avanti in questo Baco). L'aspetto più signi-ficativo delle serate sono le organizzazioni del

“A volte la troppa autonomiadi alcune associazioni creauna situazione di scollamento

che non è positiva”

di Gianmaria [email protected]

presente su

Qui sopra unprimo piano delPresidente dellaPro Loco LucaForoni. Nellapagina accantoForoni durantela manifestazio-ne “Biciclettacon il campio-ne” dello scorsosettembre.

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paese che si stanno mettendo in gioco, si fannoconoscere e crescono. Altre manifestazioni cheabbiamo creato e che offrono potenzialità interes-santi di valorizzazione del territorio sono: la Ma-gnalonga di Sona, So Nà in Giro; la festa di SanVincenzo in località Guastalla, che ha visto nelleedizioni precedenti gare di mountain bike con lapresenza di campioni nazionali e mondiali; sog-giorni estivi per gli anziani e una biciclettata di 21chilometri su strade protette all'interno del Comu-ne.Avete progetti o attività in corso con le associa-zioni?Da maggio abbiamo iniziato un percorso con ilCSV, il Centro Servizi Volontariato, il quale si è re-so disponibile ad aiutare tramite la Pro Loco le as-sociazioni del Comune. Riprendo l'obiettivo che hocitato prima: creare una rete tra le associazioni inmodo tale che il CSV possa erogare dei corsi diformazione riguardanti diversi ambiti, come, peresempio, l'amministrazione, gli investimenti e lasicurezza. Un altro progetto è ampliare il magazzi-no della Pro Loco in cui vi sono strumenti utili atutti gli enti. Un obiettivo che ci stiamo sforzandodi realizzare è costituire un calendario annuale ditutte le manifestazioni all'interno del comune. Ciòcomporterebbe un vantaggio sia per chi vuole far-si conoscere sia per noi concittadini che andrem-mo ad approfondire aspetti, curiosità e bellezzedel nostro territorio.Quali i maggiori ostacoli che incontra oggi nelsuo operare come presidente: ostacoli politici,rapporto con l'amministrazione comunale, rap-porti con i presidenti delle varie associazioni?Non ho riscontrato per ora difficoltà personali.Una difficoltà è quella di far acquisire e conquista-re alla Pro Loco una personalità forte pur operan-do “dietro alle quinte”, svolgendo quindi tuttequelle operazioni burocratiche e organizzative chepermettano di identificare le associazioni comeprimi attori.Situazione del tessuto associativo: dove sbaglia-no, se sbagliano, le associazioni di Sona nel loroagire?Sono convinto che le associazioni nel nostro Co-mune non sbaglino: tutte svolgono un lavoro egre-

gio e insostituibile. Tuttavia credoche molte abbiano bisogno diaiuto, sebbene abbiano imparatoad essere autosufficienti. L'idealeè aprirsi e capire e attuare le si-nergie che si possono operare tradi noi. Invito a iscriversi alla ProLoco: è un gesto che non costanulla, ma che contribuisce moltoad un arricchimento comunitario.

Dopo questa intervista posso af-fermare che la buona volontà e ladeterminazione di sfruttare tutti gli strumenti a nostradisposizione e portare al massimo le nostre potenzia-lità, ci sono. Nel concreto occorre anche l'adesione aquesto progetto comune di tutte le altre entità del no-stro territorio, parrocchie comprese, per creare parte-cipazione e, in particolare, punti di incontro.

Dopo il primo incontro di giovedì 4 set-tembre ed il secondo di mercoledì 10

settembre, il progetto Asso-ciazioni in rete sta diventan-do sempre più una realtà. In-fatti, alla affollata prima se-rata di presentazione è se-guita una seconda serata dilavoro con ben 24 associa-zioni rappresentate, che con

quelle non presenti ma che hanno di-mostrato interesse diventano circa

30. Il secondo incontro è stato parti-colarmente operativo in quanto sonostate analizzate e discusse le varieazioni ipotizzate in bozza per la pre-sentazione del progetto di rete alCSV di Verona.Si è approfondito il tema di come mi-gliorare la comunicazione delle asso-ciazioni, di attivazione di uno sportellodi servizio alle associazioni ed anche

di Enrico Olioso

[email protected]

presente su

Società

Il progetto “Associazioni in Rete”, sempre più una realtà

E così il West Verona Rugby,l’importante società rugbisticadel nostro Comune, ce l’ha fat-ta. Nel corso dell’estate avevalanciato un’iniziativa innovativa:L’idea era quella di lanciare un“crowdfoundig” (finanziamen-to collettivo) per finanziarel’acquisto delle maglie da gioco.Come funzionava? In cambio diuna somma versata (10, 20, 50o 100 euro), la società rugbisti-ca ricambiava in varie manie-re: con dei ringraziamenti su fa-cebook, invitando ad un terzotempo al termine di una partitadove verrà offerto il pranzo eduna birra oppure regalando una

maglietta o un pal-lone firmato dagliatleti della società.Il West VeronaRugby è stata pro-babilmente la pri-ma società sportiva delterritorio a pensare una formadi finanziamento collettivo diquesto tipo. E l’idea ha avutosuccesso. L’obbiettivo infatti èstato raggiunto in poco più diun mese, le offerte sono arriva-te e la società ha così potutoacquistare le nuove maglie. Unottimo esempio, che potrebbeessere di stimolo per altre asso-ciazioni del territorio.

AssociazioniEcco come autofinanziarsi:

un’idea (vincente) del West Verona Rugby

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di tipo promozionale ed informativo,ed infine anche di formazione su te-matiche tecniche di interesse per lestesse associazioni.In particolare riguardo l’azione 1 relati-va alla comunicazione sono stati af-frontati quattro temi:- Bacheche per striscioni a sostegnodella comunicazione e della precarietàcon la quale attualmente vengono af-fissi gli striscioni nei punti strategici delcomune. La proposta è interessante,ma da verificare concretamente qualesoluzione individuare per garantire lacoerenza con le norme del Codice dellaStrada. Quattro posizioni individuate:Rotonda ingresso Lugagnano da Vero-na, Olmo, Bosco di Sona, Incrocio

Mandolara.- Monitor informativi negli ambulatorial fine di raggiungere in particolare icittadini lontani dalla vita di comunità.È da approfondire la proposta di soste-nere l’idea attraverso l’individuazionedi aziende specializzate per questo tipodi comunicazione. La scelta degli am-bulatori è sia per numero complessivoche per efficacia rispetto ai destinatariindividuati.- Sostegno alla produzione di un flyerinformativo periodico (semestrale)che promuova gli eventi delle associa-zioni da prevedere con distribuzioneporta a porta.- Proposta inoltre la possibilità dellapromozione degli eventi fuori Comune

attraverso la mailinglist di Città di Vero-na puntando ad una convenzione eco-nomicamente più vantaggiosa.Riguardo l’azione 2 l’obiettivo èl’attivazione di uno Sportello per le As-sociazioni- Si tratta di un servizio di supporto allagestione burocratica delle associazioni,in particolare per l’organizzazione dieventi da gestire in modo integrato am-ministrazione-associazioni al fine di ga-rantire qualità ed efficacia nel servizioproposto. - Come associazioni l’ipotesi base è diimpegnarsi per un tempo pari a 4 oresettimana con una persona da rende-re competente. Questa figura può es-sere un giovane neolaureato (econo-

mia, giurisprudenza, ecc.) così da favo-rire l’occupazione ed il suo avvicina-mento al mondo sociale.- Questo servizio può essere anche ditipo informativo in termini di promozio-ne del territorio sia per avvicinarenuovi volontari che per fornire un ser-vizio di tipo turistico.La terza azione riguarda invece

l’aumento di competenze delle asso-ciazioni, in particolare conl’organizzazione di incontri formativisui temi di gestione delle associazio-ni dal fiscale, al giuridico, all’assicurati-vo, al gestionale e relazionale.Tante proposte concrete ed interessan-ti che puntano a trovare sostegno supiù fronti: le associazioni,l’amministrazione comunale ed il cen-tro di servizi per il volontariato dellaprovincia di Verona. Una bella sfida edal tempo stesso opportunità per co-struire una vera ed innovativa rete so-ciale sul nostro territorio.

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Nelle foto la serata del 4 settembre: al ta-volo dei relatori da sinistra Enrico Oliosodell’Associazione Cavalier Romani, AlfredoCottini del SOS, il Sindaco Mazzi,l’Assessore Forante ed i Consiglieri comu-nali Bonometti e Busatta.

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“E’ importante che gli amministratori e le categorieproduttive conoscano nel dettaglio le modalitàd’intervento di Acque Veronesi e le sue priorità. Au-spichiamo una collaborazione produttiva, che portia reciproci vantaggi”. Così, Massimo Mariotti, pre-sidente della società consortile che gestisce ilservizio integrato in 75 Comuni della provinciascaligera ha aperto i lavori in occasione della "Pre-sentazione del regolamento per l'esecuzione in au-tonomia di lavori, forniture e servizi". L’incontro ri-entra in una serie di appuntamenti che vedrannol’azienda confrontarsi periodicamentecon le associazioni di categoria del ter-ritorio. Il convegno ha affrontato diversitemi che toccano da vicino l’economiaveronese: tra questi, il piano degli inter-venti di Acque Veronesi per il quadrien-nio 2014-2017 (48 milioni di euro) e ilnuovo regolamento per l'esecuzione inautonomia dei lavori, pianificato dal con-siglio di Amministrazione della società eredatto dall'avvocato Giovanni Macca-gnani, presente all’incontro. Durante la riunione è stato inoltre pre-sentato il sistema di qualificazione pergli appalti in Acque Veronesi, un passag-gio di fondamentale importanza per leaziende e i liberi professionisti apparte-nenti agli ordini professionali. Con que-ste iniziative Acque Veronesi si avvicinaulteriormente agli imprenditori e ai pro-fessionisti di tutta la provincia, puntando

Acque Veronesi incontra le categorie produttive: Presentato il “Regolamento per l’esecuzione in autonomia di lavori, forniture e servizi”

S E R V I Z I

sulla trasparenza delle procedure e delle modalitàdi gestione e sull’applicazione dei criteri di rotazio-ne nell’affidamento dei lavori. Tra i relatori Francesco Berton e Vincenzo Reggio-ni, rispettivamente direttore generale e direttoreapprovvigionamenti, servizi e marketing della so-cietà. Presenti in sala Mauro Martelli, presidentedel Consiglio di Bacino Veronese, rappresentantidell’Ance, degli Ordine degli Architetti, degli Inge-gneri, del Collegio dei Geometri e numerosi fun-zionari e amministratori della provincia di Verona.

Nella foto, il ta-volo dei relatoridurante la pre-sentazione del“Regolamentoper l’esecuzionein autonomia dilavori, fornituree servizi” di Ac-que Veronesi.

Nemmeno il maltempo ha fermato loscorso 11 settembre la voglia di unaventina di bambini e ragazzi delquartiere Carlo Alberto Dalla Chie-sa di Lugagnano di cenare assieme.Evento auto-organizzato, e questavolta con un ospite inusuale: il Sin-daco di Sona Gianluigi Mazzi. I ra-gazzi hanno infatti preso carta epenna e hanno scritto le loro richie-ste al Sindaco, chiedendogli di veni-re alla loro cena. Il Sindaco si è pre-sentato, nella taverna di una fami-glia che risiede in quella zona, e harisposto alle domande curiose e al-le richieste dei ragazzi, soprattuttoincentrate sul miglioramento del

parchetto pre-sente nel loroquartiere. “Rima-ni qui con noi fi-no alla fine dellacena?” ha chie-sto un bambinoal Sindaco al ter-mine dell’incon-tro. “No, grazie,devo andare all’i-naugurazionedell’UniversitàPopolare” è statala risposta. “Ah,meglio così – ha ribattutto il ragaz-zino – volevamo giocare un po’ tra

noi senza i genitori e i grandi che cicontrollano.” Beata sincerità.

La curiosità

Il Sindaco “viene convocato” da un gruppo di ragazzini per alcune richieste

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mente anche l’istituto di Verona, come peraltro tuttigli istituti penitenziari d’Italia. All’interno di questapopolazione carceraria si contano internati di circaquaranta nazionalità, e gli stranieri presenti sonoall'incirca il 60%. Le guardie carcerarie eseguono unservizio prezioso, spesso in condizioni di carenza dipersonale. I carcerati che si rivolgono ai Cappellaninon sono solo i cristiani cattolici o dei semplici cre-

denti, ma anche per-sone non credenti odi altre religioni chesentono il bisogno disostegno.L’incontro con costoroè sempre positivo, siaperché può diventareun primo passo di

aiuto per affrontare la condizione di reclusi, siaperché essi comprendono di non essere stati lascia-ti soli, ma possono contare su qualcuno che li pos-sa avviare verso un cammino di riconciliazione conse stessi.Il servizio concreto dei Cappellani e dei religiosi cheprestano la loro opera si divide in due momenti: ilprimo consiste in un servizio di ascolto e di cono-scenza personale con coloro che chiedono il collo-quio; il nostro compito è stabilire una relazione chepuò partire dai bisogni primari del detenuto, come

All’inizio di quest’anno, è stata chiesta la mia dispo-nibilità come Diacono a prestare servizio presso lacasa circondariale di Montorio Veronese, in quali-tà di collaboratore del Cappellano, padre Angelo.Ho accettato volentieri, anche se ben cosciente del-le difficoltà a cui sareiandato incontro.L’ambiente carcerariocome sappiamo beneè un ambiente limite,considerato una terradi confino dove sisentono isolate nonsolo le persone inter-nate, ma anche il cappellano e tutti coloro che ope-rano dentro la struttura. Lo scopo principale èl’incontro con i detenuti. Inoltre, per quanto riguar-da il servizio liturgico, nei giorni di sabato e domeni-ca come Diacono assisto il Cappellano nella cele-brazione della Santa Messa, in caso di sua assen-za celebro la Liturgia della Parola.Nel carcere di Montorio attualmente sono presentiall’incirca 600 detenuti nella sezione maschile, e35-40 detenute nella sezione femminile; purtrop-po il problema del sovraffollamento tocca pesante-

“La mia esperienza nel carcere di Verona”Fabio Mazzi, diacono di Sona, ci racconta quel mondo

S O C I A L E

di Fabio Mazzi

Si parla sempre dei carcerati che tornano a delinquere, ma non si conoscono le moltissime storie di

autentiche conversioni umane e spirituali

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la mancanza di indumenti personali, dimezzi di pulizia personale, oppure peruna telefonata all’avvocato. In un secon-do momento si potrà migliorare la cono-scenza, sempre lasciando alla personala decisione dei tempi e dei modi concui iniziare un rapporto di dialogo perso-nale, che può sfociare nel bisogno diapprofondire il senso religioso dellacondizione che sta vivendo. Infatti unavvicinamento alla fede molto spessosi lega al senso di abbandono e di soli-tudine che l’impatto con il carcere pro-duce sul detenuto. Questa situazionedi reclusione provoca presto domandesul senso della vita, sulla sua condi-zione e sul valore della libertà. Spessoaiutare il carcerato a rivedere la pro-pria condizione e meditare sull’eventoche lo ha portato a percorrere una viasbagliata può far capire l'errore in cui è caduto.Bisogna però ricordare che la reclusione nega allapersona stessa il calore della famiglia, e costringe ifamigliari a vivere nell’incertezza e nella prostrazio-ne. La figura del Cappellano si confronta continuamen-te con tutta questa serie di problemi, e la prima do-manda che sorge è: “Perché Dio ha permesso tuttoquesto?”. Con una lenta presa di coscienza del de-tenuto, questa domanda si trasforma in: “Vale lapena cambiare vita?”; e nella riflessione personaleegli arriva a chiedersi: “Come posso cambiare lamia vita?”. Nei nostri dialoghi lasciamo che siano lepersone che incontriamo a riconciliarsi con il pro-prio io, poiché - più spesso di ciò che si pensa - leazioni sbagliate che le hanno portato in carcere so-no frutto di tragici momenti, un unico atto nel qualetutta l’armonia interiore si è rotta. Di conseguenzamolti arrivano a credere che dopo il male commes-so non vi sarà per loro possibilità né di cambiamen-to, né di redenzione. L’azione del Cappellano, inqueste situazioni, è di infondere speranza e di farcredere soprattutto in se stessi, facendo capire cheDio offre continuamente a tutti una possibilità di ri-scatto. Dio crede principalmente nell’uomo, masoprattutto crede in lui in modo particolare, e nonostante il motivo per il quale si trova reclusoegli è e rimane figlio amato da Dio.La presa di coscienza del reato compiuto e dellasofferenza arrecata alle vittime spesso si scontracon l’impossibilità di chiedere perdono per il malecommesso. Questo porta in molti casi ad un cam-biamento radicale del modo di agire, e spinge ildetenuto ad esprimere la richiesta di essere aiutatoed indirizzato verso un percorso rieducativo. Quindi,nel caso in cui il carcerato senta il bisogno di cono-scere e vivere meglio la propria fede, si avvia un ul-timo passo che è quello dell’accompagnamento re-ligioso. Ecco allora che il periodo di detenzione di-venta momento rilevante perché il detenuto ridiven-ti persona capace di relazione sincera con sestesso e con gli altri, siano questi gli operatori o isuoi compagni di cella.Troppo spesso la cronaca si occupa con dovizia diparticolari di quei carcerati che una volta usciti con-

tinuano a delinquere, sono decisamente rari invecegli articoli spesi per descrivere le moltissime ed au-tentiche conversioni umane e spirituali di coloroche dopo aver scontato la loro pena accettano unpercorso di recupero, ritornando alla vita rigenerati,uomini nuovi.Le difficoltà sono tante: vivere a contatto con per-sone segnate dalla sofferenza incide profondamen-te anche la nostra vita e la nostra presenza cometestimoni di Dio Padre che non dimentica nessunodei suoi figli. Sono profondamente convinto che tut-te le difficoltà vengano ripagate proprio da quellepersone che, dopo essere cadute, hanno avuto laforza di rialzarsi, di ricominciare e di ricostruirsiumanamente. Spesso questi ex detenuti mettendo-si al servizio nelle associazioni di volontariato, inforza dell'esperienza carceraria vissuta sulla pro-pria pelle, diventano a loro volta coloro che più atti-vamente prestano la propria opera nel reinserimen-to dei carcerati e nelrecupero dei legami fa-migliari.Vorrei concludere conun richiamo semplice,la frase ovviamentenon è mia: “La civiltà diun popolo si misura dalgrado di giustizia”; iovorrei aggiungere: “an-che dal grado di solida-rietà che si instaura trai propri componenti”.Una solidarietà che nonsi misura solo conl'aiuto materiale, spes-so necessario ed im-portante, ma anchecon l'umanità, con lavicinanza ed il rispetto,soprattutto verso coloroche hanno commessodegli sbagli ma stannopagando il loro debitocon la giustizia.

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ne per il 90 % di origine italiana ed è stato fondatonel 1874 con l’arrivo di una nave partita da Geno-va con emigrati trentini, veneti e lombardi. Il nomederiva da un quadro di S. Teresa d’Avila portatodai primi emigranti. I discendenti di Giacomo parlano ancora il dialettodi Sona, tramandato a ogni generazione, ma quan-to sarà cambiato nel frattempo? E quanto saràcambiato anche il dialetto che si parla a Sona? Per

scoprirlo è arrivatain Italia una ragazzadi Santa Teresa, Sa-rah Loriato che hala madre discen-dente da emigrantidi Padova. Frequen-ta l’UniversidadeFederal Do Espirito

Santo UFES per laurearsi in Linguistica. Ha vintouna borsa di studio della FAPES (Fondazione Am-paro alla ricerca, dello stato dell’Espirito Santo) edè venuta per quattro mesi all’Università Cà Fosca-ri di Venezia per le sue ricerche nei paesi dai qualisono partiti gli emigranti che ora hanno i discen-denti nel suo comune. E’ venuta anche a Sona

Giacomo Ferrari nacque a Sona il 28 gennaio1853, era figlio dei Geremia (a sua volta di Giu-seppe e Angelica Ridolfi) e di Marisa Ambrosi. Isuoi fratelli erano: Rosa nata nel 1857, Angela nel1862, Pietro Emilio nel 1865. Geremia rimase ve-dovo e sposò poi Libera Ravagnani dalla quale eb-be la figlia Emilia nata nel 1868. Il padre faceva iltessitore e abitòdapprima in via. S.Antonio poi in viaValecchia. Giacomosposò Eugenia Sil-vestri ed ebberodue figli nati a Sona,Silvio nel 1887 edEttore nel 1889. Lavita non era facile dalle nostre parti e la famigliolal’otto settembre 1894 emigrò “in America”, com’èscritto nel registro dell’anagrafe. Ora gli eredi si trovano in Brasile, a Santa Teresa,Comune di 22.000 abitanti, dove l’italiano è rico-nosciuto lingua etnica e viene anche insegnato ascuola. Questo Comune ha, infatti, una popolazio-

Sarah, dal Brasile a Sona per studiare il nostro dialettoA Sona si cercano i parenti di un Ferrari emigrato in Sudamerica

L A S T O R I A

Viene da Santa Teresa, un Comune Brasiliano di ventiduemila abitanti dove

l’italiano è riconosciuto come lingua etnicae dove si parla ancora il dialetto di Sona

di Luigi Tacconi

Sopra Sarahnel parco diVilla Trevisania Sona.Nella paginaseguente lapiazza di So-na negli anniventi del no-vecento e Sa-rah in Brasile.

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prendendo contatticon la direttrice dellaBiblioteca comunale,la dottoressa Raffael-la Tessaro, che hachiesto la collabora-zione del neonatoGruppo per la ricercastorica che opera al-l’interno della biblio-teca. Hanno risposto al-l’appello: Luigi Tac-coni, che ha accom-pagnato Sarah dallastazione di PortaNuova, MariucciaArmani, DomizioBagnara, MariaGrazia Quagini edElisa Perina.L’incontro si è svol-to in biblioteca, conla registrazione deinomi dialettali di molti og-getti e termini d’uso comune mostrati di volta involta, e poi di detti nostrani e filastrocche (adesempio Piòe pioesìna) oltre a racconti dei modidi vivere del tempo passato. Il tutto doveva esserenaturalmente raccontato solo in dialetto. E’ statopossibile poi consultare all’anagrafe il foglio fami-glia di Ferrari Giacomo e fare alcune foto del cen-tro di Sona. Sarah poi è tornata in Brasile e ha rife-rito che i parenti di Giacomo hanno gradito moltole notizie riportate e i due libri donati dalla nostrabiblioteca ed editi dal Baco “Lugagnano, Palazzolo,San Giorgio e Sona, fatti storie personaggi”. Hannoanche chiesto se a Sona ci sono ancora dei Ferrariloro parenti per prendere dei contatti. Da una pri-ma ricerca è risultato che a Sona esistono novan-tacinque Ferrari, come a dire “sercar n’ucia nelpaiar”. Attraverso Il Baco chiediamo pertanto unaiuto a tutti i Ferrari di Sona per sapere se hannonotizie in merito e di comunicarle.E da noi come va il dialetto? E’ sempre stato proi-bito nelle scuole perché bisognava giustamente im-parare l’italiano per comunicare col resto d’Italia,ma non sembra giusto che vada perduto perchérappresenta il mondo dei nostri antenati e fa par-te della storia. Ora è ancora parlato quasi solo fragli anziani, agricoltori e gente semplice che non hafatto “le scole alte”. Resta comunque una linguasoprattutto parlata, anche se negli ultimi anni c’èun risveglio d’interesse per lo scritto.Sono pubblicate poesie dialettali di molti poeti, acominciare da Berto Barbarani a quelli attuali condiversi concorsi e serate dedicate. L’associazione“La Torre di Palazzolo” organizza presso la Pievedi S. Giustina serate di poesie dialettali e musicache sono molto apprezzate e divertenti. Ci sonocommedie in dialetto, a iniziare da “La Lucerna delfilò” di Dino Coltro che ha pubblicato molti volumisulle tradizioni e usanze di un tempo, specialmen-te del mondo contadino compresi molti proverbi.Anche la compagnia teatrale “Polvere di Stelle”

di Palazzolo ha un note-vole repertorio di comme-die dialettali scritte daSandro Borchia con laserie iniziata con “Le so-relle Stramassi”. Anche ilBaco riporta da un annoalcuni proverbi locali. ABussolengo il Centro cul-turale Mons. Bacilieri hapubblicato in dialetto “Leavventure di Pinocchio” ela cantante Grazia DeMarchi ha inciso un note-vole repertorio di canzonidialettali di un tempo. Per gli amanti del dialettoveronese si può andare suwww.larenadomila.it dovesi trova anche in dialetto la storia dei comuni vero-nesi compresa Sona, e sul divertentewww.sitobifido.it di Beppe Rainero (El Bifido) diSandrà, che tiene anche molte serate di cabaret invernacolo nella provincia di Verona.

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stato eretto. Eppoi scusa, che cavolo di restauro èstato fatto? E’ diventato nuovo! E i segni deltempo? Mai sentito parlare di restauroconservativo? Se proprio si voleva riqualificare unmonumento religioso forse la precedenza, per datadi costruzione, per importanza, per valore e perl’effettivo stato di degrado in cui versa era da darealla Chiesa del Cimitero. Sembra dimenticata datutti e soprattutto è sempre più in pessime eprecarie condizioni. Ma, scusami, mi sono un po’dilungata su questo argomento, quello di cui tivolevo parlare era un altro: della Fontana-Monumento ai Caduti che si trova in piazza aSona. Anche questo monumento nei giorni appenatrascorsi è finito sul vostro sito (causa erbacce).Prima di parlarne permettimi una brevedescrizione per chi non lo conoscesse. IlMonumento fu eretto per commemorare i nostriCaduti nelle due grandi guerre, appoggiato al murodi cinta della vecchia Canonica; in tempi recenti,dopo la demolizione del muro, è stato contornatoda un muretto circolare che ne ha raddoppiato ledimensioni, creando un ampio spazio nella parteretrostante. In questo spazio, comunque parteintegrante del monumento, durante la sagra sonostati posizionati i cassonetti per la raccoltadifferenziata dei rifiuti della Sagra. Non mi sembrasia stato fatto un bel servizio al nostroMonumento, tantomeno ai nostri Eroi caduti inguerra. Ma già in altri tempi aveva ospitato stranemanifestazioni, persino dei tornei di calcio-balilla.Forse quest’uso improprio e un po’ troppotrasgressivo è dovuto allo stato di abbandono incui versa e soprattutto ad una ristrutturazionerivelatasi inadeguata e non ben riuscita. Credo siagiunta l’ora di porre rimedio e dare un’adeguatasistemazione a tutta la piazza. Forse è il caso dieliminare definitivamente quel muretto circolare,ridimensionando il Monumento, portandolo alledimensioni originali e come in origine reintrodurrel’acqua, i bei zampilli che uscivano dalle bocche inmarmo. Perché una fontana deve avere l’acqua!Poi la Piazza. Per favore cari Amministratoriridiamo un po’ di importanza a questa piazzacuore del Comune di Sona. Togliamo un po’ diautomobili, almeno sulla parte in porfido,inseriamo qualche pianta, non credo ne servanomolte e all’ombra di queste inseriamo qualchepanchina. Facciamo diventare questa nostrapiazza un luogo di socializzazione e non unparcheggio, credo che un Comune con 18.000abitanti possa e debba permetterselo.

Lettera firmata

La statua di San Luigi, il cimitero, ilmonumento ai Caduti e la piazza diSona: una riflessione

Caro Baco,a Sona, lo scorso inizio settembre, c’èstato un grande fermento, c’è statal’annuale Sagra parrocchiale, con tuttele sue varie iniziative!Contemporaneamente anche lavicenda del capitello di San Luigi haavuto gli onori della cronaca: Il nostroParroco con l’intento di salvarlo

dall’incuria in cui versava alla Corte Piona l’hafatto trasportare e mettere in bella mostra sulsagrato della Chiesa Parrocchiale. Gli abitanti dellaValle nello stesso tempo si sono sentiti derubati di

un loro simbolo, di una cosa costruita e ricordatasin dal dopoguerra.Dirimere la vicenda ora è un po’ difficile. Il giusto èdifficile stabilirlo. Sicuramente in un’epoca in cui sivuole valorizzare il territorio in tutti i suoi aspetti(ambientali, economici, e perché no anchespirituali) forse conveniva valorizzarlo dove era

Lettere al Baco, oppure [email protected]

C A R O B A C O T I S C R I V O

Potete inviarci le vostre lettere,i vostri commenti, le vostre cri-tiche e le vostre osservazioniscrivendo alla Redazione delBaco in via XXIV maggio, 1/c,a Lugagnano. Oppure potetemandare una mail a [email protected] oscriverci sulla nostra paginaFacebook.

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Ce l’avete fatta. E’ ottobre. Rilassate-vi. La prova costume è alle spalle. Eanche se non l’avete superata, ora-mai è tempo di coprire i vostri scarsibicipiti, tricipiti, deltoidi, ovunque ecomunque essi siano. Arrivano le calze, se siete donne: 20denari, 30 denari (non sono il costo,sono la capacità di farvi le gambe piùmagre). Arrivano i pantaloni lunghi, sesiete maschi. E a proposito spero chela prossima estate capiate finalmenteche le ginocchia, a meno che nonsiate al mare, vanno coperte. Chi hainventato i bermuda da uomo in cit-tà, è nelle patrie galere. Veniamo a noi. La moda quest’inver-no ci copre abbastanza. Vedo mantel-li, gabbani, cappottoni, vestitoni. Magià i giornali ci stressano perché dob-biamo disintossicarci dopo le ferie.Ma come? Abbiamo scampato la pro-va costume e siamo di nuovo alla pro-va tossine?A novembre c’è la preparazione al Na-tale: non inteso come l’Avvento Litur-gico ma come risparmiare sulle calo-

rie future. Perché dall’8 dicem-bre non c’è più scampo. Arriva-no le feste. Sì, decine di guru,ci aiuteranno con riti di conteni-mento geniali: bere tanta ac-qua prima di mangiare. E poinon mangiare affatto. Ma le fe-

ste durano a lungo ed è il periododell’anno in cui abbiamo più alibi.Dura fino al 27dicembre, per-ché poi siamoduramente chia-mati alla rimessain forma per il31. Come se 4giorni potesseroriparare ai danniinflitti. A sin-ghiozzo, si arrivaal 7 gennaio equi lo scadenzia-rio è in pieno al-larme rosso.Dobbiamo entra-re inpre–Quaresima,sempre in sensonon liturgico. Venghino signorivenghino nel mondo delle frittelle dicarnevale. Fino a Pasqua e Pasquet-ta. Da lì è tutto in salita. Essere belliè difficilissimo. E’ un lavoro. Il mondo

vi vorrebbe colti, creativi, efficienti main realtà vi pretende in forma. Sma-glianti. Le palestre in questo periodooffrono prime puntate gratis di ognitipo di sport, corsi di su e giù di soprae sotto di destra e sinistra. Sono giàstanca prima di cominciare. Ma hotutto il tempo per organizzarmi, alla fi-ne è solo ottobre.

StayInZONA

E’ ottobre, ce l’avete fatta (per adesso)La prova costume è alle spalle, ma le festività sono dietro l’angolo

di Monia Cimichella

[email protected]

presente su

Potete leggere e commentare ilblog di Monia “StayInZONA” sullahome page del nostro sitowww.ilbacodaseta.org

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come l’avete messo in piedi?Il progetto Educare è nato principalmente dal biso-gno che sentivamo di fare qualcosa di diverso, dinostro, mettendoci in gioco totalmente senza di-pendere da decisioni a noi esterne. Se dobbiamoessere sincere all’inizio eravamo un po’ spaventate,perché non c’era niente di simile a quello che vole-vamo fare al quale poter fare riferimento, così ab-biamo fatto delle ricerche e abbiamo trovato uncentro a Piacenza gestito da due ragazze come noi,che ci ha dato qualche dritta per impostare la no-stra attività. Così ci siamo liberate dai nostri prece-denti lavori e ci siamo buttate anima e corpo sullaprogettazione di Educare, appoggiandoci a dei pro-fessionisti per pianificare ogni aspetto giuridico,economico e burocratico, anche perché essendo unservizio privato non abbiamo avuto agevolazioni ocontributi da enti e cooperative.In cosa consiste la vostra proposta? A chi si rivol-ge?Educare offre diversi servizi. La parte principale è ilcentro educativo, uno spazio pomeridiano in cui pic-coli gruppi di bambini vengono seguiti nelle attivitàscolastiche e partecipano a esperienze ludico-crea-tive. A questo si aggiunge un servizio chiamato“Smart”, che è un percorso con psicologa e educa-trice che ha come obiettivo la costruzione di un me-todo di studio efficace che consenta di aumentarele proprie capacità diminuendo tempo e fatica. Inol-tre si propongono laboratori di vario tipo. Il nostrocentro si rivolge a bambini e ragazzi delle scuoleelementari e medie con qualche difficoltà nello stu-dio e che difficilmente riescono ad inserirsi nelgruppo “classico” che offrono i dopo scuola. Il grup-po è proprio cio’ che sta alla base di tutto il nostro

In un piovoso (strano!) pomeriggio di fine estate sia-mo stati invitati a far visita in un centro educativosituato nel cuore di Lugagnano, di fronte alla piaz-za della chiesa. Il posto è un grande, luminoso ap-partamento al primo piano e veniamo accolti dallepadrone di casa e titolari del centro, Francesca Al-drighetti e Irene Carpi, che ci introducono agli spa-zi che ospitano Educare, il centro nato dalla loropassione e competenza.Ci accomodiamo nella spaziosa cucina dell’apparta-mento, che conta anche un grande salone per ac-cogliere i bambini, tre stanze per le attività, un uffi-cio per l’amministrazione, un giardino esterno perle belle giornate e il bagno, e cominciamo la nostrachiacchierata.Come è nata l’idea di questo centro educativo e

“Educare” a Lugagnano, un centro per bambini e ragazzidella “terra di nessuno”

S O C I A L E

di Giovanni Signorato e Michele Montresor

Nel riquadroFrancesca Al-drighetti e Ire-ne Carpi. Nellealtre foto i lo-cali del centroeducativo.

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33I s o l a m e n t i a c a p p o t t o g a r a n t i t i

A distanza di circa un anno siamo andati a trovarloper raccogliere alcune considerazioni su questaesperienza.Pietro, innanzitutto eri a conoscenza di questi ri-conoscimenti per l'eccellente valutazione conse-guita?No, non sapevo nulla riguardo alla volontà di questienti pubblici di riconoscere questo tipo di successi.E devo dire che ricevute le lettere d'invito sono ri-masto positivamente sorpreso, non credevo chel'amministrazione pubblica badasse più ai risultatiottenuti dagli studenti italiani. Come hai vissuto questi riconoscimenti?Sono stato a mia volta riconoscente. La mia ricono-scenza non era però legata al fatto che mi fosse

Lo scorso anno, l'Amministrazione comunale ha vo-luto riconoscere gli studenti che avevano consegui-to la valutazione massima di 100/100 all'esamedi maturità. Gli studenti coinvolti furono 17 prove-nienti dalle quattro frazioni. Analoga iniziativa venneorganizzata dall'Ufficio Scolastico Provinciale suproposta del Ministero dell'Istruzione (MIUR) a Vero-na per premiare gli studenti della provincia che ave-vano conseguito la valutazione di 100/100 e lode.Dei 38 studenti coinvolti a livello provinciale, unoera residente nel nostro Comune: Pietro Olioso diSona frequentante il Liceo Scientifico Messedaglia.

L’eccellenza vista da dentro: Pietro Olioso da SonaS C U O L A

di Mario Salvetti

lavoro. Il nostro target ideale è quella che noi chia-miamo la “terra di nessuno”, ovvero quei bimbi chenon hanno problemi tanto gravi da richiederel’assistenza costante di un operatore ma che hannodifficoltà a inserirsi in gruppi di studio o in classedurante le attività scolastiche.Avete parlato di lavoro di gruppo, perché lo prefe-rite a quello individuale?Favoriamo il lavoro di gruppo perché così i bambinipossono aiutarsi e stimolarsi a vicenda. Per fare unesempio ci sono bambini che sembrano non voler-ne sapere di una certa materia, ma se stimolati dacompagni con meno problemi in quella materia enon sentendosi gli occhi sempre addosso, possonofare passi da gigante. Anche i laboratori e i giochisono studiati per stare in gruppo e allo stesso tem-po focalizzarsi sulle caratteristiche di ognuno.Da quello che ci dite quindi la comunicazione èfondamentale?Certamente, non solo tra i ragazzi, la comunicazio-ne è fondamentale anche con la famiglia, sono pre-visti degli incontri periodici con i genitori oltre chenaturalmente un incontro preliminare-conoscitivoper capire le esigenze e i bisogni di ogni bambino.Da dove nasce il nome Educare?La nostra idea per il nome è stata quella di unire iconcetti di educazione e di cura. Educazione derivadal latino ex-duco (tirar fuori) che rimanda alla pos-sibilità di ognuno di manifestare le proprie potenzia-lità. Il concetto di cura si riferisce al verbo inglese tocare che racchiude in sé diverse sfumature dell’a-ver cura come l’attenzione, l’accompagnare e

l’essere presenza e aiuto allo stesso tempo.I vostri ruoli nel centro sono gli stessi? Avete deicollaboratori o vi occupate voi di tutto?Noi due abbiamo gli stessi ruoli all’interno di Educa-re, ci occupiamo entrambe di tutto, dall’organizza-zione al seguire i bambini, pero’ se un bambino siinserisce in un gruppo che segue una di noi cer-chiamo che abbia sempre la stessa figura di riferi-mento per tutto il percorso e per tutte le attività.Oltre a noi due ci sono altre persone che collabora-no attivamente al progetto, come per esempio i pro-fessionisti che si occupano dei laboratori di musicae di lingua.Per le famiglie che fossero interessate a Educarecosa consigliate di fare?Chi volesse avere informazioni o intendesse contat-tarci può chiamare il numero 324 547 0521, con-sultare il nostro sito internet all’indirizzowww.educareonline.it o scrivere una mail a [email protected]. Il centro educativo Educare sitrova a Lugagnano, in via Cao del Prà n. 36.

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stato donato qualcosa, in quanto non si trattava diun dono se per ottenerlo avevo speso impegno e fa-tica. Era dovuta piuttosto alla fiducia che con que-sti riconoscimenti è stata posta in me e negli altriragazzi per far sì che la dedizione e l'interesse mes-si in gioco fino a quel momento continuassero aportare frutti anche in futuro, sia per noi stessiche, trattandosi di riconoscimenti pubblici, per il no-stro paese. Tuttavia sono convinto che questo nonfa di noi "premiati" gli unici portatori di tale respon-sabilità, in quanto non sono solamente i buoni risul-tati scolastici a decretare chi ha le potenzialità di ri-uscire in questo compito. C'è infatti da ricordare an-che che spesso il merito non viene riconosciuto allostesso modo.

Vorresti dire che altri tuoi compagni hanno messolo stesso impegno ma non hanno raggiuntol'obiettivo e per questo non vengono premiati?Esattamente. Il raggiungimento di un eccellente ri-sultato dipende totalmente dallo studente, ma il ri-conoscimento di tale risultato dipende totalmenteda chi lo valuta. E non parlo solamente delle sceltedei singoli insegnanti ma anche di quelle a livello diconsiglio di classe e di istituto. Conosco studentidel mio liceo e di altri istituti che per chissà quale"etica" di insegnamento non hanno visti riconosciutiil proprio impegno e i propri risultati, o altri che han-no ottenuto la mia stessa valutazione con meno fa-tica. Ovviamente anche il mio è un giudizio soggetti-vo, non per forza veritiero, ma mi aiuta a compren-dere come non si possa affidarsi troppo alle valuta-zioni ricevute rischiando di adagiarsi o di scorag-giarsi. È altrettanto certo però che la soggettivitàdella valutazione non deve essere una giustificazio-ne nel caso in cui gli sforzi non siano stati effettiva-mente sufficienti, e ho avuto compagni e amici chedi questa motivazione ne hanno fatto il proprio ba-luardo! Ma come ci si sente da studente eccellente?Ci si sente soddisfatti e motivati. Si pensa, e si spe-ra, che il duro lavoro che si sta facendo potrà esse-re molto utile in futuro. Forse si sente più familiare

l'esperienza della cultura e per questo si rinnova co-stantemente l'interesse verso i suoi svariati e molte-plici aspetti. In poche parole credo che ottenendobuoni risultati si viva questo ambito più serenamen-te e di conseguenza ci si avvicini ad esso più facil-mente.Questa di fatto viene considerata la condizionedel "secchione" che di frequente non facilita le re-lazioni con i compagni di corso. Qual è la tuaesperienza in merito?Mi pare di non esser mai stato preso di mira daimiei compagni per questo motivo, anzi i miei risulta-ti mi hanno spesso reso un punto di riferimento perla classe, soprattutto al liceo. Ovviamente dipendedal proprio modo di porsi, forse dimostrarsi interes-sati ad altri campi non strettamente legati allo stu-dio aiuta a non apparire come una sorta di fanaticodi un altro mondo. Dopo la maturità ti sei iscritto ad architettura aMilano. Una facoltà non facile in quanto a sboc-chi professionali in questi anni. Chi ti ha aiutatoin questa scelta? Ad oggi la rifaresti?Diciamo che in generale un po’ tutti tra genitori,professori e amici ci tenevano a darmi i loro consiglipiù disparati su quale facoltà scegliere, e nessunodi loro ha mai nominato architettura. Non posso pe-rò dire che la mia scelta sia stata ostacolata o parti-colarmente sconsigliata, anzi i miei genitori mi han-no lasciato completamente libero di decidere edhanno poi sostenuto la mia decisione. Per quantoriguarda la mancanza di sbocchi professionali credoche si tratti di una questione quasi irrilevante,ascoltando chi gironzola per i corridoi di un liceoscientifico trovano lavoro solo medici ed ingegneri.A me entrambe queste vesti vanno strette. Credoche in questo periodo di crisi la logica del lavoro si-curo stia deviando molti miei coetanei incanalandole loro potenzialità nel posto sbagliato. Personal-mente sono convinto che mettendomi in gioco total-mente come ho sempre fatto, con molta intrapren-denza e creatività, riuscirò a trovare non un posto dilavoro, ma il posto di lavoro che fa per me, a costodi inventarmelo! Per questo non ho avuto paura ascegliere architettura e per questo mi dispiace ve-dere amici per nulla convinti delle loro decisioni checercano una professione sicura che probabilmentenon li appassionerà.Giusto per sapere, sei in linea con gli esami equale media hai?Sono riuscito a dare tutti gli esami entro luglio af-frontando due sessioni molto intense, ma almenosettembre è rimasto libero! La media è 30...Complimenti! Per concludere, hai un suggerimen-to od un augurio da dare agli studenti di Sona?Per quanto riguarda lo studio un piccolo consigliopotrebbe essere di scegliere di approfondire qual-volta si trovi qualche stimolo interessante tra gli ar-gomenti di programma, in modo da approcciarsi al-le materie in maniera più personale e appassiona-ta. Solitamente è un approccio molto apprezzatodagli insegnanti. E per le scelte del futuro auguro dinon farsi condizionare troppo da fattori e opinioniesterne, di mettere il più possibile la propria perso-na nelle proprie opere! Che sia valida o meno, que-sta è la strada che ho deciso di seguire io.

Pietro Oliosoalla cerimoniadi premiazionedelle eccellen-ze scolastichepressol’auditoriumdel Conserva-torio di Veronanel dicembrescorso con ilconduttoreMario Puliero

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ironico di molti), ed è proseguita ancora meglio.In più di ottocento infatti, dai bambini in carrozzi-na fino ai meno giovani, hanno percorso le vie ele corti della frazione, creando un infinito ser-pentone umano (e canino, innumerevoli i quattrozampe che hanno partecipato) che si è snodatoper ore ed ore. Gli ottocento partecipanti, tra l’altro, rendono laMagnalonga di Lugagnano la prima come af-fluenza dell’intera provincia di Verona.Lungo il percorso nove le fermate, dove i magna-

longhisti hanno po-tuto rifocillarsi e gu-stare ottimi piatti,mentre il caldo si fa-

Si è tenuta domenica 14 settembre scorsol’undicesima edizione della Magnalonga di Luga-gnano, la tradizionale camminata enogastrono-mica organizzata dalle associazioni della frazio-ne. La giornata si è presentata subito sotto i mi-gliori auspici anche grazie ad un sole sfolgorante

(“Finalmente è arrivatal’estate”, il commento

ddii MMaarriioo SSaallvveettttii

Diciannove le Associazioni organizzatricie più di ottocento i partecipanti

UNDICESIMA MAGNALONGADI LUGAGNANO

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ceva veramente sentire. Il ricco menù prevedevaaperitivo e bruschette, bocconcini con affettatie formaggi, maccheroncini all’amatriciana,minestrone, crostino ai funghi, bollicine,persico in salsa con polenta, straccettidi manzo, frutta, gelato, caffè e corre-zioni. Un vero pranzo di nozze, spal-mato però lungo nove chilometri dipercorso.Il vero “bravi” va sicuramente an-che quest’anno alle centinaia divolontari delle tante associazio-ni che hanno saputo mettersi ingioco, al servizio della co-

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munità. Non bisogna mai ritenere una cosa scon-tata che tante associazioni (ben diciannove) etante persone trovino il modo, il desiderio el’opportunità di collaborare assieme.L’appuntamento è già ovviamente alla prossimaedizione, che si sa per certo sarà ugualmente, senon maggiormente, partecipata.

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Sul sito del Bacowww.ilbacodaseta.orge sulle nostre pagineFacebook ed Instra-gram sono disponibili(e scaricabili) tutte le1200 foto scattate inoccasione della Magna-longa del 14 settem-bre.Inoltre è anche possibi-le vedere il VI-DEO girato dalBaco che rac-conta questabellissima gior-nata di comuni-tà. Continuate aseguirci.

MMeeddiiaaSSuull ssiittoo ee ssuullllaa ppaaggiinnaa ffaacceebbooookk ddeell BBaaccoo

ttuuttttee llee ffoottoo eedd iill vviiddeeoo cchhee rraaccccoonnttaa llaa ggiioorrnnaattaa

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Facce da undicesimaMagnalongadi Lugagnano

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Lavorazioni quali: apertura di serrature (porte blindate, ecc...), sostituzione di serrature di

qualsiasi genere, controllo di cancelli automatici, preventivi per automatizzarecancelli automatici, costruzione di cancelli e cancellate, costruzione

di inferriate lavorate e semplici, costruzione di serramenti in alluminio, costuzione di scale d'arredamento, manutenzione di condomini.

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Collaborazione e amore per il proprio paeseBen diciannove le associazioni che hanno organizzato la Magnalonga

M A G N A L O N G A D I L U G A G N A N O

Mancalacqua,Club EnologicoCulturale, Comita-to Carnevale Be-nefico, GruppoMarciatori CVARossetto, GruppoMicologico Am-bientale, GruppoTempo LiberoAnziani, GruppoTremadirlo,Gruppo Bici Paz-ze, Il Baco daSeta, NAL Nego-zi Associati Lu-gagnano, NOIAssociazione,Parco Franco Conti, SOS Sona, AssociazioneTennis Lugagnano, Amici di Corte Beccarie,Amici di via Sarca, Amici Corte Messedaglia eProtezione Civile Sona. Lungo il percorso hanno

Sono ben dicianno-ve le Associazioni e iGruppi di Lugagnanoche per molti mesisi sono impegnateper organizzare que-sta undicesima edi-zione della Magna-longa, dandosi dafare sia nella prepa-razione che nell’as-sicurare le varie tap-pe, in ognuna dellequali i partecipanti

hanno potuto trovare ottimo cibo,buone bevande e tanta allegria.Queste le Associazioni che hannosaputo lavorare assieme: AVIS Luga-gnano, Calcio Club Hellas Verona

GGrruuppppoo CCaarrnneevvaallee ee AAssssoocciiaazziioonnee NNooii

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Villa Eire: pizzeria e cucina in un ambiente da sogno

Il Baco da Seta

invece assicurato che tutto sisvolgesse regolarmente e sen-za pericoli per nessuno il SOSdi Sona e la Protezione Civile.Anche il Baco ha collaborato,sia in fase organizzativa cheassicurando la copertura di fo-to e video durante l’evento. Inquesta pagina e nelle paginesuccessive una galleria fotogra-fica delle associazioni organiz-zatrici.

AAssssoocciiaazziioonnee PPaarrccoo CCoonnttiiee BBiiccii PPaazzzzee

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CClluubb EEnnoollooggiiccoo CCuullttuurraallee,,AAssssoocciiaazziioonnee TTeennnniiss,,SSOOSS ee PPrrootteezziioonnee cciivviillee

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GGrruuppppoo MMiiccoollooggiiccoo eeNNAALL NNeeggoozzii AAssssoocciiaattii LLuuggaaggnnaannoo

AAVVIISS LLuuggaaggnnaannoo,, AAmmiiccii ddii CCoorrttee BBeeccccaarriiee,, AAmmiiccii ddii CCoorrttee MMeesssseeddaagglliiaa ee GGrruuppppoo TTrreemmaaddiirrlloo

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GGrruuppppoo MMaarrcciiaattoorrii,, GGrruuppppoo TTeemmppooLLiibbeerroo AAnnzziiaannii,, AAllppiinnii ddii LLuuggaaggnnaannooee IIll BBaaccoo ddaa SSeettaa

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Vederci chiaro. E soprattutto vedere di non spen-dere troppo, specie in questi tempi di crisi. Eccoperché apre "Ottica Lucido", al 63 di via CaseNuove, a Lugagnano.Certo, ci vuole coraggio. E anche tanta determi-nazione. Insieme a un'altissima professionalità,ovvio. Tutte doti che appartengono al Dna di Sil-via Lucido, la giovane titolare. Che forte di quasivent'anni di esperienza nel settore dell'ottica - lasua grande passione - ora ha deciso di provarciin proprio. Aprendo un suo spazio, conquistato

con fatica e sacrificio, conla certezza non sol-

tanto di realizza-re un suo so-gno ma difornire unserviziodedicatoalla fami-glia: dalbambino,al nonno.Passando

per i genitorie i ragazzi. Na-

turalmente senzatralasciare i single,

sempreattratti dalla novità più modaiolao sportiva.Con montature fashion e griffate.Senza però dissanguarsi. La spe-sa, insomma, non deve costringe-re a modificare il budget familia-re. Deve poter essere accessibi-le. A tutti. Specie se l'occhiale èuna necessità e non soltanto unaccessorio trendy da sfoggiare.Ecco perché da "Ottica Lucido" sitrovano montature di ogni gene-re. E non soltanto in termini di modelli, ma anche- e soprattutto - di prezzo. Con una fornitissimasezione low cost, che va incontro all'esigenza difar quadrare il bilancio familiare. E con il control-lo - gratuito - della vista, sempre incluso nellascelta dell'occhiale. Anche da sole, non gradua-to. O delle lenti a contatto. Che su ordinazionepotranno essere colorate. Così come su ordina-zione si potranno avere lenti speciali. Lenti da

Apre “Ottica Lucido”: esperienza e accoglienzaUn punto di riferimento per tutta la famiglia a Lugagnano

R E D A Z I O N A L E

vista personalizzate: progressivee da ufficio - per leggere ancheal computer - delle marche piùprestigiose. Ma a prezzi ragione-voli. E con la garanzia che sel'occhio non si dovesse adattare,anziché aver buttato i soldi dallafinestra, si potranno avere duepaia d'occhiali - da vicino e dalontano - senza un esborso ulte-riore.Grazie appuntodalla garanziastipulata da "Ot-tica Lucido" -con i suoi forni-tori - proprio peravere sempreclienti soddi-sfatti. Fortedella sua espe-rienza, SilviaLucido ha an-che pensato acome agevo-lare gli anzia-ni. Anche chi magari fatica a uscir di casa, trove-rà da "Ottica Lucido" la soluzione al problema.

Per poter finalmente vederci chiaro. E per-ché no, scambiare quattro chiacchiere conquesta giovane ottica.Già perché il negozio al 63 di via CaseNuove a Lugagnano, grazie all'umanità eall'ottimismo incrollabile di Silvia Lucidopunta a diventare anche un piccolo centrodi aggregazione, soprattutto per chi abitain zona. E rimpiange le botteghe di una vol-ta, dove certo si andava per comprare, manon solo. Insieme all'acquisto, c'era il con-tatto umano ormai svanito in centri com-merciali sempre più anonimi e interessatisoltanto a far cassa. Tralasciando un consi-glio sincero, indispensabile per qualcosacome l'occhiale. Che è poi il vero bigliettoda visita di tutti noi. E che ora - a Lugagna-no e dintorni - sarà firmato "Ottica Lucido".

IInnaauugguurraazziioonnee“Ottica Lucido” apre il negozio ilprossimo sabato 11 ottobre.L’inaugurazione ufficiale si terràinvece domenica 19 ottobre, e atutti coloro che interverrannoverrà consegnato un simpaticoomaggio. Venite a trovarci.

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Domenica 24 agosto si èsvolta a Sona la secondaedizione del So Nà In Gi-ro, passeggiata non com-petitiva nel format dellamagnalonga. Quest'annosi è visto aumentare ilnumero di partecipantirispetto alla passata edi-zione e sarebbero statiancora di più se moltinon si fossero presentatiad iscrizioni ormai chiu-

se. La manifestazione, natadall'idea di un gruppo di gio-vani, è riuscita nel suo inten-to che era quello di dare spa-zio e visibilità agli esercizicommerciali e alle aziende

agricole del territorio.Un grazie a Pizzeria daiBeghini, MacelleriaMassagrande, La Bote-ga dal 1927, El Bago-lo, Osteria San Quiri-co, Az.Agr.Girelli,Az.Agr.La Valle, Pas-quali Beverages,Az.Agr.Valecia,

ddiiMMiiccooll,, sstteeffaannoo,, FFeeddeerriiccoo,, LLuuccaa ee VVaalleennttiinnaa

GGllii oorrggaanniizzzzaattoorrii

Una festa che ha coinvolto l’intero paese

E V E N T I

Az.Agr.Lonardi ed al-le Associazioni SpazioIdea, ProLoco di Sona,Avis e Sona in 4 passi chehanno contribuito a ristorare i circa 150 parteci-panti nelle undici tappe. La giornata è stata veramente un successo. Adul-ti, ragazzi, bambini ed amici a 4 zampe, divisi incinque gruppi, hanno percorso all'incirca 8km trastrada e sentieri, che hanno toccato gran partedel paese, da località San Martino a località Man-gano. La giornata si è poi conclusa con una gran-de festa nello spazio retrostante la canonica diSona che si è protratta fino a sera inoltrata. Un grazie alla Protezione Civile che ci ha assistitonei punti difficili del percorso. Contiamo l'anno prossimo di avere un gruppo an-cora più numeroso di partecipanti e di offrire unservizio sempre migliore. Parte del ricavato è stato dato in beneficenza al-la Lotteria delle Associazioni del Comune di So-na, che ricordiamo quest'anno servirà a finanziaretre progetti: acquisto defibrillatori per 'Sona Co-mune cardioprotetto', sostegno al progetto PazzaScienza - Comitato Genitori ed infine Assistenzedomiciliari per l'Autismo - Associazione ANTS. El’invito è già quello di partecipare alla prossimaedizione, nell’agosto 2015.

Che successo la seconda edizione di So Nà in Giro

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Venerdì 25 luglio,in occasione dellasagra di Sant’An-na, la serata dedi-cata ai giovani esponsorizzata dalgruppo Avis di Lu-gagnano ha vistouna larga parteci-pazione di pubbli-co. Al gazebo del-l’Avis alcuni mem-bri del Consiglio

ddeellDDiirreettttiivvoo AAvviiss ddii LLuuggaaggnnaannoo

Avis Lugagnano: anche quest’anno una presenza importante alla sagra parrocchiale

V O L O N T A R I A T O

Direttivo, oltre a distribuire gadget e palloncinicolorati ai bambini, erano disponibili ad infor-mare chi poteva essere interessato a farsi dona-tore. La richiesta di sangue o plasma da partedegli Ospedali è sempre elevata ma purtropposi registra un calo generale delle donazioni. Lanecessità che nuovi donatori, specialmentegiovani, entrino a far parte dell’Associazione èsempre alta per questo chi è interessato può ri-chiedere informazioni inviando una mail al se-guente indirizzo:[email protected] recandosi direttamente al Centro Trasfu-sionale dell’Ospedale di Bussolengo dove po-trà ricevere risposta ad ogni domanda.

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Nella foto i coscritti della Classe 1974 di Sona, Palazzolo e San Giorgio in Salici festeggiano i loro primi quarant’an-ni al Pico Verde, lo scorso 18 luglio.

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II ccoossccrriittttii ddeellllaa ccllaassssee 11997744 ddii PPaallaazzzzoolloo,, SSaann GGiioorrggiioo ee SSoonnaa iinn ffeessttaa

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MMaannddaatteeccii ii vvoossttrrii ssccaattttii AAtttteennddiiaammoo vvoossttrree ffoottoo ccoonn iill BBaaccoo,, ee ccoonn uunnaa rriiggaa ddii ddeessccrriizziioonnee,, aallll''eemmaaiill rreeddaazziioonnee@@iillbbaaccooddaasseettaa..oorrgg

Foto 1: famiglie di Lugagnano in viaggio in Britannia eNormandia la scorsa estate.

Foto 2: Famiglie Belfi, Lusente e Menaldo sull’isolad’Elba nell’agosto 2014.

Foto 3: Il Baco nel Wahab desert in Oman con AgostinoFalconetti.

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Foto 4: Famiglie Briggi, Bonfante,Cristini, Gaburro e Pasquali a IsolaCapo Rizzuto (Crotone).

Foto 5: Maiorca, località Alcúdia,Alberto Gamba e Martina Cristininell’estate 2014.

Foto 6: Agostino Falconetti e San-dra Gaburro davanti al centro di re-cupero degli oranghi di Sepilok, inBorneo.

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zingari. Ma mica zingari qualsiasi, eh? per la pre-cisione, da popolazioni nomadi provenienti nientemeno che dalle lontanissime pianure ungheresi:tzigani, appunto. Ma... e l'evidente etimologia lati-na del nome? E i vari documenti che lo citano dalpiù profondo medioevo in poi? Niente, travolti dal-le inarrestabili sfilate carnevalesche della nostramaschera, così pittoresca e, appunto, ormai cosìpopolare da determinare l'opinione comune. Da dove spunta allora questo personaggio? Innan-

zitutto dall'idea di duenostri compaesani, Gigi"Gomme" Castioni eFrancesco Gasparato,di dotare Lugagnano diuna maschera che per-mettesse di creare un

importante appuntamento carnevalesco inpaese. Cosa che poi in effetti hanno ottima-mente realizzato. Da qui è partita l’idea di unaricerca sulle origini del nostro paese, ma larealtà storica non era comprensibilmente lapriorità per i due amici. Quindi, dopo un veloceincarico ad alcuni giovani, volonterosi quantoinesperti (e parlo in primo luogo di me, quindicon cognizione di causa!), per stringere i tempisul vero motivo delle ricerche fu trovato facileappiglio in una tradizione orale della famigliaMazzi ramo Giòcarle, che tramandava appuntoper i propri progenitori una origine "sèngala".Difficile dire se con quel termine i Mazzi, che ri-sultano stabiliti a Lugagnano verso la metà delCinquecento, ricordassero degli antenati vera-mente Rom oppure dei poveracci senza terra,

Ma quanto è popolare lo Tzigano di Lugagnano?Molto, moltissimo, tant'è che con la sua pur breveesistenza (nasce infatti nel 1982) ha offuscatoqualcosa come dodici opiù secoli di storia per ilnostro paese che ades-so, per voce comune e -temo - ormai irreversibi-le, risulta fondato da

Lugagnano, nella storia ben prima dello Tzigano

Carta topograficadel 1750, conser-vata pressol'Archivio di Statodi Verona: si rico-noscono ancheLugagnano, laMessedaglia ed ilnucleo originariodelle Beccarie.

ddiiMMaassssiimmoo GGaassppaarraattoommaassssiimmoo..ggaassppaarraattoo@@iillbbaaccooddaasseettaa..oorrgg

Il documento più antico che parladel paese è un testamento datato

addirittura 9 settembre 844

F R E G O L E D E S T O R I A

L’insegna “Lugagnano”proveniendo da Verona.

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magari profughi della lunga guerra combattuta an-che nel Veronese per più di vent'anni, proprio nellostesso periodo, fra la Serenissima ed una vastacoalizione europea. Questi profughi, o "sèngali",potrebbero aver trovato rifugio dalle parti di Luga-gnano, allora zona soprattutto di bosco e di pasco-lo, ben poco abitata. Ma nell’ipotesi fossero Rom, sarebbe molto stranotrovarli nei registri del tempo senza che fosse fattamenzione di una precisa origine cingara (come sidiceva allora) dei nuovi venuti, vista la pessima fa-ma che li accompagnava e che consentiva, peresempio, addirittura di sparare loro("moschettarli") in caso di pestilenze o altre emer-genze, senza timore di conseguenza alcuna! Inogni caso, la tradizione orale in questione riguardaappunto strettamente i Mazzi. Lugagnano invece era noto già ben prima dellametà del Cinquecento, quando i Mazzi vi si inse-diarono: procedendo all'indietro per grandi salti,viene infatti nominata per esempio la strada e ilfossato confinario di Lugagnano (“callem et fos-sam Lugagnani”) nel 1304, nel 1251 e ancora pri-ma nel 1178, in occasione delle periodiche ispe-zioni disposte per confermare i confini del pascolopubblico della città di Verona. Si trattava di unavasta area, che dalle mura cittadine si estendevaverso le colline moreniche di Sona e Sommacam-pagna dove i veronesi potevano andare libera-mente a pascolare i propri animali e“boschezare”, ossia far legna. Ma il più antico do-cumento in cui si citi il nostro paese risale ancorapiù indietro nei secoli: si tratta di un testamentoconservato nella Biblioteca Capitolare di Veronae datato addirittura 9 settembre 844, che cita"Lucaniano...in Campanea Veronense". Erano itempi di Carlo Magno e dei suoi successori, altroche fondazione ad opera di sèngali divenuti addi-rittura tzigani! Se vogliamo, come bisogna, ricorda-re tutte l tradizioni orali, allora ben diverso fascinohanno le testimonianze di inizio secolo che con-cordano circa un ritrovamento dei primi anni delNovecento, avvenuto all’ingresso di Corte Castio-ni, proprio all’inizio dell’attuale senso unico dellavia principale. Durante lo scavo per le fondamentadella casa al civico 17 di via Case Nuove (per i lu-gagnanesi “de sòca”: la casetta del Gnagno) ven-ne alla luce un pavimento a mosaico di cui pur-troppo, dopo i primi momenti di meraviglia e curio-sità, ci si sbarazzò velocemente a suon di mazza-te. Io ritengo comunque che la traccia più anticadella propria storia Lugagnano la porti proprio nelsuo nome: l'origine latina è evidente; una ipotesi siaggancia ai numerosi boschi qui a lungo presentie suppone un “lucus Anneianus”, ossia una radu-ra ed un bosco sacro di Anneio. Per me la più plausibile fa pensare invece ad unpossidente di età romana, di nome Lucanus, chequi avesse dei terreni: appunto un "fundus Luca-nianus". In ogni caso, mi sembra quanto meno ra-gionevole pensare che un insediamento, un luogodi culto, comunque qualcosa di ben preciso deveaver caratterizzato Lugagnano in età latina, tantoda conservarsene quasi prodigiosamente il ricordonel nome, nonostante il crollo del mondo romano

ad opera delle invasioni barbariche e la successivasepoltura di numerosi secoli di inselvatichimento edi abbandono. Che dire dunque della nostra simpa-tica maschera? Godiamocela ormai così com’è ma,per carità, vediamo almeno di sapere che non è piùstorica di un Papà del Gnoco o di un Duca dela Pi-gnata. O magari di Diabolik, visto come ha involonta-riamente “rubato” la storia del nostro paese!

Nelle foto, dall’al-to bambini dell’a-silo di Lugagnanonel 1955. Sotto, ilcentro di Luga-gnano negli annisettanta duranteuna sfilata dell’A-VIS. Qui accanto, pro-cessione in onoredi don Bosco sul-la via principaledi Lugagnano nelperiodo fascista.

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secolo scorso. Ha dovuto togliere anche uno stratodi colore che era stato sovrapposto riportandolo aquello originale. Dai suoi studi il quadro si può oraattribuire alla scuola di Paolo Farinati e molto pro-babilmente al figlio Orazio che era un frescante cheaiutava il padre e aveva continuato la sua opera, ri-levandone la bottega, senza raggiungere però lagrandezza e la fama dell’illustre genitore. Don Antonio Scattolini, parrocchiano di Palazzolo eDirettore del Servizio per la Pastorale dell’Arte – Ka-ris, della diocesi, ha quindi tenuto una dotta relazio-ne per analizzare e illustrare le caratteristiche delquadro e il significato di ciascun elemento. Una fa-miglia normale, una scena familiare con due bambi-ni, una donna adulta e due anziani, un agnello,quattro oggetti (vasca, croce/stendardo, cesta condei panni, bastone da passeggio) una pianta, unacasa, delle montagne, un cielo azzurro sereno: cia-scun dettaglio ha una sua funzione.L’analisi dettagliata ha portato a formulare la fonda-ta ipotesi che la figura finora attribuita a S. Anna,nonna di Gesù, sia invece di S. Elisabetta cuginadella Madonna, perché il suo sguardo è rivolto al fi-glio Giovannino che sarà poi S. Giovanni Battista. Don Angelo ha ringraziato in chiusura la famigliaScattolini che ha finanziato il restauro in ricordo dimamma Rosetta Manzati da poco scomparsa.

Parrocchia di Palazzolo: restaurata “La Sacra Famiglia”F E D E E C U L T U R A

Giovedì undici settembre nella chiesa di Palazzolo èstato presentato il quadro restaurato “La Sacra Fa-miglia con San Giovannino e Sant’Anna”, con lapresenza di molti parrocchiani. E’ uno dei quindiciquadri dipinti su tela che insieme con autori verone-si del ‘600, ’700 e ‘800 annoverano firme di Anto-nio Balestra, di Giovanni Battista Caliari, di Mar-cantonio Franceschini e di Domenico Brusasorci. Idipinti sono completati da tre tempere murali fatte

da Agostino Pegrassi nel 1950,in occasione dell’anno Santo, peril restauro interno della chiesavoluto dall’allora parroco donPietro Fattori. Don Angelo Bel-lesini ha introdotto la seratamentre suor Sabrina delle SuoreCarmelitane di Torino, da pocoarrivata a Palazzolo ha eseguitobrani musicali alla cetra. Don An-gelo ha ricordato che questo è ilquinto quadro che è stato restau-rato in questi ultimi anni oltre aun crocefisso. Un’opera meritoria

resa possibile anche dalla generosità di alcuni fedeliparrocchiani sensibili all’arte sacra e amanti dellapropria chiesa parrocchiale. Micaela Sgro che haeseguito il restauro ha tenuto una documentata re-lazione su quest’opera che finora era attribuita a unnon meglio precisato “ambito veronese” intorno al1600. E’ una copia di un quadro del famoso pittorePaolo Farinati, contemporaneo di Paolo Veronese edi vent’anni più giovane di Giulio Romano, dei qualiaveva visto le opere, che si trova nella chiesa delFrassino a Peschiera, che è firmata e datata 1586.La restauratrice ha spiegato le varie e complesseoperazioni e la storia dei restauri, da quello del1899 fatti dal Pontedera che ha allargato le misureiniziali di dieci centimetri per adattarlo alle nuovecornici in muratura, a quelli degli anni sessanta del

ddii LLuuiiggii TTaaccccoonnii

Questa bella associa-zione di amatori cal-cio, dalle maglie nero-rosa, nata nel 1985sull’onda dell’entusia-smo dello scudettodel Verona, si distin-gue per i risultati spor-tivi e per l’amalgamache unisce i numerosicalciatori con amici,

conoscenti, mogli, fidanzate e familiari. Partiti dal gradinopiù basso del calcio amatoriale veronese, i Lovers Palazzo-

lo hanno nel tempo scalato tutte le categorie, raggiungendonel 2005 la massima divisione Top, della quale sono di-ventati campioni regionali nel 2008. Il gruppo comprendequasi una quarantina di persone, dai venti sino ai cinquan-t’anni, con il presidente Antonio Lorenzola, il segretariofactotum Alberto Menegoli, i mister Sebastiano Boschi eMarco Franchini. Da un paio di anni, inoltre, i Lovers Palaz-zolo organizzano la “Festa in rosa”, giunta ormai alla terzaedizione (l’ultima si è tenuta lo scorso 7 settembre, foto asinistra), un’intera giornata in allegria con musica, tornei dicalcetto a cinque e beach volley, beach bocce, lotteria echioschi enogastronomici, il cui ricavato viene devoluto adassociazioni ed enti non profit del territorio.

CCoommuunniittààFFeessttaa iinn RRoossaa ppeerr ii LLoovveerrss PPaallaazzzzoolloo,, aammaannttii ddeell ccaallcciioo ee ddeellllaa bbuuoonnaa ccoommppaaggnniiaa

Sopra don An-gelo Bellesini ela restauratriceMicaela Sgro.In alto il qua-dro dopo il re-stauro.

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Lo scorso 30 agosto il Club Enologico e Culturale di Lugagnano - sempre attento alle varie realtà socialidella frazione - ha organizzato una giornata presso la propria sede con il Gruppo Primavera, con tanto diottimo pranzo. Un bel momento per stare assieme nella solidarietà (foto Studio Pachera).

CCoommuunniittààIIll CClluubb EEnnoollooggiiccoo iinn ffeessttaa ppeerr iill GGrruuppppoo PPrriimmaavveerraa

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La Route, è la “strada” che gli Scoutdell’Agesci hanno percorso lo scorsoagosto a piedi, zaino in spalla:30.000 giovani dai 16 ai 21 anni,ragazzi e ragazze provenienti da qua-si 1.500 gruppi delle 20 regioni italia-ne si sono incontrati nel Parco regio-nale di San Rossore (Pisa). E’ questoil terzo incontro nazionale delle mi-gliaia di giovani Scout che si tiene dal1976 ad oggi, un vero evento quindi.Ospiti anche 200 giovani stranieriprovenienti da Paesi europei, arabi,africani. A questo appuntamentohanno partecipato anche gli Scout diLugagnano (nella foto), assieme adaltri circa mille scout veronesi. Successivamente L’Arena del 17 set-tembre ha dedicato un’intera pagina(nel riquadro) al documentario “Sul-la strada” che è stato proiettato alFiction Film Festival di Roma. “Attori”ne sono Cecilia, Michele e Giacomo, tutti Scout di Lugagnano. I ragazzi sono stati seguiti lungo il percorsoche li ha portati a San Rossore durante la loro Route Nazionale. Quel docu-film di 90 minuti di Andrea Salva-dore è stato poi trasmesso giovedì 25 settembre su Tv2000.

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Italia con 119 delegazioni ed ha contribuito a salva-re e restaurare molti beni che rischiavano il degra-do. Ogni anno organizza anche le “Giornate di Pri-mavera” con visite guidate gratuite ai luoghi storici,artistici o naturalistici in tutta Italia.Questa è la descrizione che è stata inviata al FAIper la pieve di Palazzolo, con il motivo della segna-lazione.“La pieve romanica di santa Giustina, a Palazzolo diSona, è citata in documenti del 966 e del 1145. Lachiesa è costruita con sassi morenici e pietre ango-lari a semplice forma di capanna, con unica navatae due absidi diseguali. Essa appare realizzata indue tempi diversi: una parte, comprendentel’abside minore e una contigua porzione della fac-ciata sud, si può collocare in epoca anteriore al mil-le; l’altra, con muro più spesso comprendente il re-sto dell’edificio e l’abside maggiore, subito dopo ilterremoto del 3 gennaio 1117, che fece crollareparte della chiesa. Quel terribile terremoto con epi-centro nel veronese ha colpito tutto il nord d’Italiacausando trentamila vittime e ha distrutto quasi

Votiamo la Pieve di Santa Giustina come “Luogo del Cuore”

C O M U N I T A ’

ddii LLuuiiggii TTaaccccoonniilluuiiggii..ttaaccccoonnii@@iillbbaaccooddaasseettaa..oorrgg

Nella foto sotto laPieve di S.Giustina,la parte absidaleverso est ed ilcampanile. Nella pagina ac-canto affresco inparte perduto conquattro santi: dasinistra S.AntonioAbate con la cam-pana, S.Margheritacon il drago ai pie-di, S.Zeno eS.Giustina (oS.Caterina).

L’Associazione La Torre di Palazzolo ha inseritonell’elenco dei “Luoghi del Cuore” – l’iniziativa dicensimento delle bellezze d’Italia del FAI - la Pievedi Santa Giustina come bene da salvare e valoriz-zare. I numerosi e bellissimi affreschi in essa con-tenuti sono infatti in pericolo e rischiano di caderee andare perduti, come è successo per quasi metàdi quelli originariamente presenti. C’è quindi biso-gno di un intervento di restauro conservativo. Que-sto è il settimo censimento organizzato dal FAI -Fondo Ambiente Italiano - e tutte le persone, le as-sociazioni, i comitati possono segnalare e far votareuno o più luoghi da salvaguardare come chiese,ville, castelli, ritenuti di interesse generale, ai qualisono legati e che hanno bisogno di interventi. I luo-ghi che raggiungono almeno mille voti possono es-sere presi in considerazione per un aiuto o un in-tervento del FAI. E’ anche un modo per stimolare esensibilizzare le persone e gli enti preposti. Il termi-ne per le votazioni è il 30 novembre prossimo e inprovincia di Verona sono già stati segnalati un cen-tinaio di luoghi interessanti. Il FAI è una Fondazione no profit che ha lo scopo ditutelare e salvaguardare il patrimonio artistico e na-turale italiano. Nato nel 1975 è presente in tutta

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tutti i fabbricati di Verona, compresa la cinta ester-na dell’Arena, della quale rimangono solo le quattroarcate chiamate “ala”. Studi e osservazioni recentihanno posto in evidenza che la costruzione in tempisuccessivi del fabbricato è deducibile dall’imposta-zione a quote diverse delle due absidi e delle loro fi-nestrelle, dal diverso spessore dei muri che si vedeanche dalla risega di dieci centimetri che si trova ametà della facciata sud. Inoltre nella parte più anti-ca della facciata si trovano resti di porte e finestreche sono state murate, testimonianza di una prece-dente chiesa evidentemente più piccola. Questospiega per la prima volta anche la strana e rara ca-ratteristica di questa chiesa, cioè di essere conun’unica navata ma con due absidi di dimensionidiverse. Il campanile fu eretto nel milleduecento inaderenza alla chiesa, anch’esso con sassi moreni-ci; presenta tre fasi costruttive ben distinte e deli-mitate: in basso con pietre agli angoli, sopra contufo e nella parte più alta tutto con mattoni. La pi-na, che è stata ricostruita negli scorsi anni ottan-ta, ha la base più larga rispetto alla norma; le quat-tro bifore del campanile sono divise da colonninecon capitelli rovesciati di epoca longobarda. Repertiromani e ancora longobardi sono visibili sui muri al-l’interno e all’esterno della chiesa e provano la pre-senza di un tempio pagano e di successive costru-zioni cristiane. Molte crocette incise nelle pietre delportale testimoniano il passaggio dei pellegrini ro-mei che dall’Austria e dalla Germania, attraverso ilBrennero e la Valdadige, si recavano in pellegrinag-gio a Roma. L’interno ha molti affreschi dei secoliXII, XIV e XVI comprendenti una sessantina di figuredevozionali di santi tra cui due Madonne del latte,alcuni in parte mutilati. Un tempo gli affreschi rico-privano l’intero perimetro interno, come testimonia-no i lacerti rimasti. Per quei tempi e per una popo-lazione in massima parte rurale e analfabeta pote-va sembrare una visione del Paradiso. Fino all’anno

1856 erano nascosti sotto la calce essendo statala chiesa usata come lazzaretto nelle pestilenzeQuasi la metà degli affreschi sono andati perdutiper l’umidità e quelli attuali rimasti hanno avutouna sistemazione nel 1982, ma si trovano in condi-zioni precarie, sono in parte sollevati dal muro eframmentati, rischiando di cadere. C’è assoluto bi-sogno di un restauro conservativo di questi affre-schi e di eliminare l’umidità per evitare che altri nevadano perduti. Sono anche necessari lavori di si-stemazione del pavimento, del campanile e in qual-che parte della struttura muraria”. Il Baco non può che associarsi a questa bella ini-ziativa de La Torre, invitando tutti i lettoria votare efar votare la “Pieve di Santa Giustina” collegandosial sito http://iluoghidelcuore.it e seguendo leistruzioni.

La foto è stata scattata attorno alla metà deglianni '60. Si tratta della partita inaugurale delcampo di calcio parrocchiale fra due squadre diPalazzolo, i giovani (nella foto) ed i "vecchi". Ilcampo era stato costruito per volontà del parro-co don Giancarlo Brunelli, arrivato a Palazzolonel 1961 dopo la morte di don Pietro Fattori, "ilprete buono che ha plasmato una comunità",che era giunto nel 1933. Il terreno in preceden-za era in parte della parrocchia, coltivato con or-to e vigne, ed in parte acquistato dalla Sig.raGilda Caneva e da Ambrosi Giovanni. E' statorealizzato con il volontariato dei parrocchiani edè stato necessario costruire a valle un muro altosei metri. Nella foto da sinistra l’arbitro (scono-sciuto), Don Giancarlo Brunelli, Sig. Corradini,Negri Amelio, Tacconi Palmarino, Avesani Giovanni, Facci Arrigo, Tacconi Franco, Ambrosi, G.Carlo,Manzati G.Carlo, Bagnara Angelo, Giacomelli Bruno.

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ditta omonima. “Perché noi ci mettiamo il cuore” èil motto della sua azienda. “E non è un caso – dice- se è diventato anche il motto del gruppo. Infattisenza passione, senza amore,senza dedizione nonsi ottiene nulla, niente riesce bene. Il nostro gruppociclistico è basato sul rispetto, sulla solidarietà, lacondivisione. Tutto questo ha come conseguenzanon solo buone prestazioni sportive ma anche sanavoglia di stare insieme, amicizia, allegria. Il nostroteam infatti non è di tipo agonistico ma facciamodell’amore per lo sport e per il divertimento il no-stro obiettivo.” Il Team Bike è composto di 35 cicli-sti, di età diversa, che ogni domenica mattina si in-contrano per un percorso insieme tra i monti, sullecolline, in pianura o lungo il vicino lago di Garda. Ilnostro territorio, che ha fortunatamente una confor-mazione piuttosto varia, permette di scegliere trac-ciati sempre diversi per scenario e lunghezza, te-nendo conto delle condizioni climatiche e dello sta-to della preparazione atletica dei componenti delgruppo. Accanto alle tappe “ufficiali”, alcuni hannopartecipato a gare ed esperienze più impegnativecome la “5 Petali”, la “GranLessinia Focus” e la“Randoneé Verona Resia Verona”. Quest’ultimaesperienza è stata la più impegnativa dell’anno a li-vello sportivo, in quanto in due giorni sono stati per-corsi 600 kmda Resia aVerona e ri-torno, ma

“La bicicletta insegna cos’è la fatica, cosa significasalire e scendere, non solo dalle montagne, ma an-che nelle fortune e nei dispiaceri, insegna a vivere.Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stes-si.” Questo è quanto sostiene Ivan Basso, ciclistavincitore di due Giri d’Italia. Infatti pedalare signifi-ca abituarsi a soffrire, in salita, e a buttarsi, in di-scesa. La bicicletta permette di conoscersi più afondo, di liberarsi dallo stress e vivere ad un ritmopiù umano, godere di sensazioni spensierate (non èun caso che si impari a pedalare da piccoli e la bicidiventi una compagna inseparabile nei giochi),guardarsi intorno, immergersi nella natura. I ciclisti,poi, tendono ad essere solidali tra loro e la condivi-sione della stessa passione può portare alla crea-

zione anche di belle ami-cizie. E’ proprio con que-sto spirito che all’iniziodel 2014 è nato a Luga-gnano il Team Bike Ad-fruit, come ci raccontalo sponsor, Adelino Cor-dioli, proprietario della

Team Bike Adfruit di Lugagnano: passione per le due ruote,anche nel segno della solidarietà

S P O R T

ddii CChhiiaarraa GGiiaaccoommiicchhiiaarraa..ggiiaaccoommii@@iillbbaaccooddaasseettaa..oorrgg

Qui sotto il mo-mento della con-segna dell'asse-gno al Centro Aiu-to Vita di Luga-gnano. Nelle altreimmagini i com-ponenti dellasquadra.Quella in basso èla foto ufficialedel team bike alcompleto (FotoPachera).

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anche una delle più coinvolgenti, contribuendo aconsolidare il senso di appartenenza al gruppo, lacondivisione delle gioie e delle fatiche sulle dueruote: c’era chi pedalava, chi accompagnava i cicli-sti fornendo il servizio navetta, chi seguiva da casae incitava i partecipanti a continuare nonostante lecondizioni atmosferiche proibitive (piog-gia battente per due giorni interi). Insettembre tutto il Team Bike è stato poiimpegnato in una gara a cronometrosul territorio comunale. “Ma non solo letappe domenicali caratterizzano il no-stro gruppo - dice Andrea Placchi, pre-sidente del Team Bike -. Uno degliobiettivi è anche quello di coinvolgerele famiglie dei ciclisti, quindi spesso or-ganizziamo momenti di festa anchecon loro.” Un altro punto fermo delTeam Bike Adfruit è quello di legare lapropria attività ed il proprio amore perlo sport al territorio, contribuendo inmodo attivo. “E’ per questo che in luglioabbiamo donato al Centro Aiuto Vita diLugagnano un contributo di 1000 euro,che provengono in parte dalla quota diiscrizione di ciascun ciclista al gruppo(Ndr ogni iscritto ha devoluto 10 euro) e parte dalladonazione dello sponsor Adfruit. Abbiamo pensatodi elargire tale cifra a questa associazione nata direcente, la quale ha bisogno di tutto il sostegnopossibile da parte della comunità per portare avan-ti il suo progetto, che consideriamo di grande valo-re. Tra l’altro, uno dei responsabili del Centro AiutoVita, Piergiorgio Vacchini, appartiene anche al no-stro gruppo. L’idea è quella di portare avanti questainiziativa – continua Adelino Cordioli – scegliendoogni anno un’associazione di volontariato diversa ebisognosa di aiuto. Vogliamo in questo modo contri-buire attivamente nella nostra realtà sociale e lega-re il concetto di sport alla solidarietà.” In settembre,inoltre, il Team Bike Adfruit, insieme ad altri gruppiciclistici del Comune e associazioni varie, è statocoinvolto nell’organizzazione di una giornata dedica-ta alla sensibilizzazione nei confronti della bici-cletta sul territorio di Lugagnano (vedi riquadro quiaccanto). Passione, sano movimento, condivisione,solidarietà sono insomma le caratteristiche delTeam Bike Adfruit. Chi volesse conoscere più a fon-do l’attività del gruppo, può visitare la pagina Face-book del gruppo o contattare i responsabili all’indi-rizzo di posta elettronica [email protected] .

LL’’EEvveennttooLLaa ““BBiicciicclleettttaattaa ccoonn iill ccaammppiioonnee””,,

uunnaa ccoommuunniittàà ssuuii ppeeddaallii

Domenica 21 settembre siè tenuta la “Biciclettatacon il campione” per fe-steggiare Severino An-dreoli, campione mondialeed olimpico a cinquant’an-ni dalle medaglie. La ma-nifestazione segue la pre-miazione avvenuta qual-che settimana prima insala consiliare, dovel’Amministrazione comunaleha ricordato i suoi successiconsegnandogli anche una tar-ga in ricordo delle impresedel 1964. Sul territorio comu-nale è stato tracciato un per-corso protetto di 26 chilometriattraverso Lugagnano, Sona eSan Giorgio, su cui hanno gira-to il campione Andreoli, i cicli-sti dei gruppi sportivi del no-stro Comune coinvolti, ovveroAdfruit, Cicloclub Luigi Tezza,Fuori classe e Barlottini, e lefamiglie. Al termine i festeggia

menti sono continuati graziealla Pro Loco e agli Alpini diLugagnano che, presso la Bai-ta, hanno organizzato il pranzoper tutti i partecipanti. La festadel 21 settembre ha visto lapartecipazione di centinaia dipersone di età diversa ed èstata non solo l’occasione perfesteggiare un grande campio-ne olimpico ma anche un mo-do per avvicinare grandi e pic-cini alla bicicletta e ai valoridello stare insieme.

CG

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www.castellanistudiodentistico.it

La sedazione cosciente con protossido d’azoto e ossigenoLa più innovativa e rivoluzionaria tecnica introdotta in Italia negli ultimi anni consente di cambiare la colorazione emotiva del dolore

A CURA DEL DOTT. MARCO CASTELLANI

Il protossido d’azoto e l'ossigeno sonogas non infiammabili che non vengono

metabolizzati dall’organi-smo ma eliminaticon la respirazio-ne; non sono né ir-

ritanti né tossici enon si conoscono al-lergie da Protossidod'Azoto.

Che cosa fa? Veicolato tramiteuna mascherina pro-fumata, particolar-mente confortevoleper il paziente, siaadulto che pediatri-co, desensibilizza lemucose orali, innalzala soglia del dolore,potenzia l’effetto del-l’anestetico. Nel caso di trattamen-ti prolungati minimizzala sensazione del tra-scorrere del tempo,lasciando una piacevo-

le sensazione dibenessere. L’effetto più rile-

vante dell’utilizzo del protossido d’azoto eossigeno è quello di togliere paura, ansia,stress, inquietudine, nervosismo, disagio,impazienza; inoltre nella presa delle im-pronte il protossido d’azoto e ossigenoelimina il riflesso del vomito.

Per chi è indicata? L’analgesia sedativa è indicata per tutti ipazienti dello studio odontoiatrico, siaadulti che bambini. Non è indicata invecenei primi tre mesi di gravidanza, nei pa-zienti tossicodipendenti o con gravi infe-zioni polmonari e nei soggetti con gravimalattie mentali.

Chi ne trae benefici? Tutti: i pazienti adulti o bambini, paurosio coraggiosi, tranquilli o agitati, non av-vertono più le sensazioni spiacevoli e do-lorose da sempre associate alle cureodontoiatriche. Un paziente rilassato etranquillo è più soddisfatto e avrà un at-teggiamento più positivo verso le cure. Ildentista lavora più velocemente e piùtranquillamente perché trova dall’altraparte un paziente collaborante e rilassa-to; l’igienista dentale può operare anchesenza l’ausilio dell’anestesia per terapieparodontali e di igiene orale su pazienticon elevata sensibilità.

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“Jeneba’s Mates-Healthcare and Education-C.B.O.” (Community Based Organization) che sioccupa di educazione, istruzione e supporto ali-mentare. Il sostegno sanitario è il secondo puntod’azione in un paese dove la mortalità infantile èmolto elevata. Grazie alla collaborazione con il lo-cale ospedale di Emergency i bimbi vengono sot-toposti ad una campagna di vaccinazioni contro ti-fo e malaria (causa di vere epidemie) nonché adun programma di visite mediche e cure. Sono sta-ti poi portati a compimento progetti speciali quali

la costruzione del Jeneba Mates Center of Educa-tion dove ogni giorno ragazzi ed insegnanti posso-no recarsi a studiare trovando libri e computer.Recentemente le porte sono aperte anche la seraper gli studenti universitari; la costruzione all’in-terno dell’asilo della cucina per potenziare il pro-gramma alimentare e qualche settimana fa ilcompletamento del Baby Center con una decinadi lettini per ospitare i piccoli quando i genitorinon riescono a rientrare dal lavoro la notte. Altro punto di orgoglio è l’interessantissimo pro-getto di “Educazione alla Cittadinanza Mondiale”proposto in modo gratuito alle scuole italiane didiverso grado. L’invito è anche quello di visitare il sitowww.compagnidijeneba.org per conoscere più afondo queste iniziative e come eventualmente po-ter dare il proprio aiuto concreto non solo econo-mico ma anche come volontari. Può bastare dav-vero poco… per dare tanto! Chi lo desidera puòinoltre iscriversi alla pagina Facebook dell’asso-ciazione o inviare il proprio nome, cognome ed in-dirizzo mail a: [email protected] per ri-cevere aggiornamenti.

Nell’aprile 2011 il Baco ha dedicato un articolo-in-tervista aMonica Olioso originaria di Lugagnanoper raccontare il progetto che assieme al maritoMassimo stavano portando avanti in Sierra Leo-ne. Visto che i sostenitori a Verona sono in conti-nua crescita e diversi di loro sono del Comune diSona, ci sembra ora interessante raccontare la

strada da allora percorsa. Nel settembre 2011 ènata la Onlus “I compagni di Jeneba” per struttu-rare meglio un’attività nata come un’avventura ediventata poi una scelta di vita. L’associazione sioccupa di promuovere, in prima battuta, un pro-gramma di istruzione per i bimbi del quartiere diGoderich della capitale Freetown. E’ stato adotta-to l’asilo di Aunty Regina in cui, tramite il sostegnoa distanza, viene portata avanti “la carica dei 101sierraleoncini” grazie alla quale 109 bambini finoai 6 anni sono accuditi durante il giorno, mentrei genitori sono lontani per il lavoro e ricevono inol-tre settimanalmente un pasto supernutriente chepermette di rafforzare il loro fisico e renderli menosoggetti a malattie anche mortali. Per i bimbi del-la scuola elementare l’aiuto si concretizza nel-l’acquisto di materiale scolastico (penne, qua-derni, divise) e nel pagamento della retta. Sonostate ricostruite scuole e con l’ausilio di artigianilocali riparate le parti danneggiate dalla guerra diuna decina di anni fa, ridipinte le pareti, costruitecattedre e banchi. Nel gennaio del 2013 il mini-stero del Social Welfare and Children Affairs dellaSierra Leone ha riconosciuto l’associazione come

Progetto “I compagni di Jeneba”, solidarietà che diventa ogni giorno più importante

V O L O N T A R I A T O

diNadia Remellicoordinatrice di Verona for Africa – Compagni di Jeneba

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Due mesi di notizie

da www.ilbacodaseta.orgRiportiamo alcune delle più di 100 notizie che abbiamo pubblicatosul nostro sito negli ultimi due mesi. Anche in questi due mesi abbia-mo registrato più di tremila accessi al giorno da parte dei nostrilettori. Continuate a visitarci.

Veneto - Europa L’Elzeviro

La lotta per il potere in “Europa” è semprepiù politica (non è militare da quasi 70 an-ni). Si decide chi comanda in Europa conuna matita in una cabina e non con un fuci-le sul campo di battaglia! E dopo il Presi-dente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker designato sulla base dei ri-sultati delle elezioni europee, ora abbiamoun “ministro degli esteri europeo” iscritto alMovimento Federalista Europeo (movimen-to politico fondato 71 anni fa, che non sipresenta alle elezioni e che ha come scopo statutario unire l’Europa perunire il Mondo). Infatti Federica Mogherini si è attivata nei mesi passatia favore della campagna per la creazione di un’Assemblea Parlamentarepresso l’ONU, cioè per un Parlamento Mondiale. La lotta per l’equilibriodei poteri sul “Continente europeo” è invece diventata militare conl’avanzamento politico di UE e NATO a Kiev. Il confine dell’Europa politicarischia di dividere in due l’Ucraina. D’altra parte nessuno ha invitato laRussia ad associarsi alla UE o ad entrare nella NATO. E quindi la lotta(ovvero la resistenza russa all’espansione di UE e NATO) può essere solomilitare. E nel frattempo ha preso impeto un’altra lotta militare, stavoltaper il potere intercontinentale, che vede un nuovo attore, il terrorismosunnita che si fa “Stato Islamico”, e per la quale si crea un’alleanza difatto di alcune “federazioni del Nord”: USA, UE, Federazione Russa (attra-verso il governo siriano suo alleato). Viviamo in tempi molto singolari: dauna parte l’assenza di lotta militare in Europa da quasi 70 anni ha por-tato gli scozzesi a vedere solo vantaggi nel conseguimento di un’indipen-denza che fa seguito ad oltre 300 anni di “Regno Unito”, nato il 1° mag-gio del 1707 (infatti i costi militari per il mantenimento dell’indipendenzasono sconosciuti oppure a carico di NATO e USA); dall’altra esistono lottemilitari per il potere, che potrebbero essere affrontate con meno rischicon la loro trasformazione in lotta politica (EU-Russia in Ucraina) o conpiù possibilità di successo con l’alleanza formale delle “federazioni delNord” (“Stato Islamico” contro tutti gli altri). Sullo sfondo, unMondo sempre più “ristretto”, per il quale manca un Parla-mento che ne curi gli interessi comuni.

Marco [email protected]

presente su

Morte di Belloni a Lugagnano: il Pubblico Ministeroarchivia la praticadi La Redazione il 03/08/2014Il fatto di sangue aveva sconvolto l’intera comunità diLugagnano il mattino del 23 maggio 2013: ferito allatesta da un proiettile calibro 22, il 49nne Belloni -molto noto a Lugagnano - era morto dopo tre giorni diterapia intensiva all’ospedale. La tragedia era avve-

nuta in pieno centro di Lugagnano a casa di un ami-co, che era anche il proprietario dell’arma responsa-bile della morte, e questa circostanza aveva costrettogli inquirenti ad aprire un fascicolo a suo carico. Ora,dopo più di un anno, la vicenda si è risolta nei giorniscorsi con un “nulla di fatto”. Il Pubblico MinisteroGiuseppe Pighi infatti ha depositato l’istanza di archi-viazione del procedimento a carico dell’amico di Bel-loni. Nessuna responsabilità a suo carico per queltragico accadimento, accaduto tra l’altro mentre luinon era nemmeno nella stanza. Le indagini sono sta-te molto approfondite e hanno considerato e svisce-rato l’intero contesto della vicenda. A partire dai rap-porti tra i due amici dai quali è emerso che non c’eraalcun dissapore tra loro. Ora la parola finale per lachiusura e l’archiviazione del procedimento spetta alGiudice per le Indagini Preliminari.

Palazzolo, vandalismi al campo di calcio parroc-chialedi Luigi Tacconi il 04/08/2014 Domenica 20 luglio fuori dalla porta della chiesa diPalazzolo apparivano alcune fotografie scattate nelretrostante campo di calcio, dove si vedevano dellesedie di plastica rovesciate e rotte e una scritta: “E’questo che ci resta a Palazzolo?”. Il Parroco don An-gelo Bellesini, che da sempre lascia a disposizione ilcampo di calcio a chi lo usa per giocare, ha volutomettere in evidenza il comportamento poco civile dialcuni ragazzi che giocano qualche partitella e poi la-sciano rifiuti e disordine. E questa volta anche sedierotte. Il fatto non va sicuramente sopravalutato, manemmeno nascosto. E’ una domanda e un monitoche va rivolto a tutti, per chiederci i motivi di questicomportamenti e se non ci sia qualcosa da corregge-re nell’educazione dei nostri figli e nipoti.

San Giorgio in Salici: muore in un incidente strada-le un motociclistadi La Redazione il 08/08/2014 Altro tragico incidente ieri 7 agosto sulle nostre stra-de. Attorno alle 20 Fabio Polato, un motociclista di 45anni di Sommacampagna si è scontrato con una Mer-cedes condotta da un 57enne. L’incidente tra la Ve-spa Piaggio e l’automobile è avvenuto tra Sona e SanGiorgio in Salici, all’incrocio tra via Campagnola e viaMontresora. Nell’urto violentissimo il 45enne ha ri-portato gravi lesioni, e nonostante il pronto interventodel personale di Verona Emergenza per lui non c’èstato purtroppo nulla da fare. Illeso ma in stato diprofondo choc l’autista della Mercedes. La dinamicadell’incidente non è chiara e gli agenti del Distacca-mento di Polizia Stradale di Bardolino, che hannocompiuto i rilievi sul luogo dello scontro, stanno orasvolgendo indagini per chiarire quanto accaduto.

Sindaco e Dirigente scolastico denunciati per ilcrollo della scuoladi La Redazione il 09/08/2014 La Procura di Verona ha avviato un’indagine sul casodelle due bambine colpite dai pezzi di intonaco cadu-ti nella scuola Pellico di Lugagnano lo scorso feb-

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braio. A rivolgersi ai giudici inquirenti sono stati pro-prio i genitori delle due piccole, che chiedono si ac-certi se esistano delle responsabilità penali per quelfatto. Gli avvocati delle due famiglie hanno indicatoquali responsabili del crollo il Sindaco di Sona Gian-luigi Mazzi e la Dirigente Scolastica di Lugagnano Pie-ra Cattaneo. Sindaco e Dirigente Scolastica sono statidenunciati per lesioni colpose a causa delle feriteprovocate alle piccole, indicate in sette giorni pertrauma cranico, diventati successivamente 15 giornidi prognosi. Le due bambine hanno vissuto poi conti-nui incubi nelle notti successive all’incidente. È quin-di la loro inabilità si è protratta fino a quaranta giorni.Il Sindaco, indicano gli avvocati, sarebbe responsabi-le dell’accaduto in quanto ha l’obbligo di mantenere

gli edifici scolastici in perfetto stato e in massima si-curezza. La Dirigente Scolastica, invece, sarebbe re-sponsabile in quanto datore di lavoro dei luoghi dovesi è verificato il crollo. Per ora sembra che non vi sianessuno iscritto nel registro degli indagati, perchè gliinquirenti vogliono prima verificare se siano realmen-te rilevabili responsabilità in capo a Sindaco e Diri-gente Scolastica. Ora tutti questi elementi sono al va-glio degli investigatori che decideranno se chiederel’archiviazione del fascicolo o il giudizio davanti al giu-dice di pace.

Cittadinanza onoraria di Sona ai dueMarò detenuti in India?di La Redazione il 20/08/2014 E’ ben nota a tutti la vicenda che coin-volge i due Marò Italiani MassimilianoLatorre e Salvatore Girone, detenuti inIndia dal febbraio 2012 con l’accusa diaver provocato la morte di due pescatoriscambiati per pirati. Un’iniziativa propriosull’argomento della detenzione dei dueMarò prende vita in questi giorni a Sona.Matteo Tinelli, già Consigliere comunaledi maggioranza nella scorsa Amministra-zione, ha infatti scritto a nome di “Pro-getto nazionale fiamma futura” al Sinda-co Mazzi, al Presidente del Consiglio co-munale Merzi ed ai Consiglieri Comunalichiedendo di “attivarsi per il conferimen-to a Massimiliano Latorre e Salvatore Gi-

rone della cittadinanzaonoraria, esprimendocon questo gesto il sen-so del dovere morale diuna comunità che in-tende rendere omaggioa due uomini, simbolodi un’Italia che reagiscecon fermezza all’ingiu-stizia”. Nella richiestaTinelli indica come idue sottoufficiali, a di-stanza di due anni emezzo dal loro arresto,sono ancora in attesadi un processo che nestabilisca l’eventualecolpevolezza o innocen-za. Va preso atto – scri-ve Tinelli – “del lorosenso patriottico, la lorodedizione al servizio indifesa dei diritti interna-zionali” e, al contempo,va anche preso atto,prosegue Tinelli, “dellasostanziale inerzia del-l’attuale Governo cosìcome del precedentesulla vicenda e il silen-zio della comunità euro-pea ed internazionaleche relega il ‘caso La-torre e Girone’ nel di-menticatoio”. Per questimotivi “Progetto nazio-nale fiamma futura”chiede che ai due Maròvenga conferita la citta-dinanza onoraria di So-na.

Passato il quinto ferragosto, e il santuario di Ma-donna del Monte è ancora chiusodi La Redazione il 21/08/2014 Come ormai accade da cinque anni, a ricordare che ilsantuario di Madonna del Monte è chiuso ed inac-

È morto il 25 luglio scorso AlbertoMazzi. Classe 1941, da sempre di Luga-gnano, è stato un punto di riferimentoculturale per tanti della frazione. Per ilBaco ha rappresentato, oltre che ungrande amico, una fonte inesauribile epreziosa di notizie e di aneddoti storici edi vita paesana. Il suo amore per Luga-gnano e per la sua gente l'ha reso una fi-gura indimenticabile e insostituibile, cheora con la sua morte lascia un vuoto in-colmabile. Un altro pilastro della vecchiaLugagnano che non c'è più. Un forte ab-braccio dalla banda del Baco ai parenti eai tantissimi che gli hanno voluto bene.

Lutto

In memoria di Alberto Mazzi

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Due mesi di notizie

da www.ilbacodaseta.org

Sul tempo, ancora

Nuvole a pecorelle acqua a catinelleQuan la luna la ga el cul en moia, piòe, oia onon oiaLa luna la spassa ìa le nugoleL’arcobalen el porta el seren

La nee marsolina la dura da la sera ala matinaQuando el sol la neve indora, neve, neve, e neve

ancoraLa prima acqua l’è quela che bagnaSotto la neve pane, sotto l’acqua fameMarso suto, april bagnà, beato el contadin che à somenàMerli sconti nel camin, el fredo el dura ancora en pochetinQuando le mosche iè catìe el tempo el cambia

Tradizioni

I proverbi dei nostri veci

cessibile è arrivato ancora il ferragosto. Conl’impossibilità di celebrare la festività dedicata allaMadonna in quella chiesetta, come si è sempre fattoda secoli. Madonna del Monte, il santuario risalenteal XII secolo posizionato tra Sona e Sommacampa-gna (nella foto sotto), è stato chiuso al culto ancoranel giugno del 2010 dal Comune di Sommacampa-gna – che ne ha la competenza – perché pericolante.Per il restauro della chiesetta servono ingenti fondi, siparla di 450mila euro, e la nuova Amministrazione diSommacampagna del Sindaco Manzato ha recente-mente dichiarato di essersi attivata per tentare di re-perire finanziamenti sia privati che pubblici che per-mettano finalmente la riapertura di quel luogo di cul-to tanto amato. Il santuario ha una lunghissima storia

di devozione. Nei secoli è stato visitato da quattroSanti, il primo dei quali fu San Francesco d’Assisi at-torno al 1220. Da sempre, e fino alla sua chiusuranel 2010, dalle parrocchie di Sona e di Lugagnano siusava salire al Santuario in pellegrinaggio in occasio-ni di devozione, come nei mesi di maggio.

Palazzolo: fermati per truffa due falsi incaricati delComune e di AGSMdi La Redazione il 24/08/2014Di truffatori che si aggirano per le vie del nostro Co-mune ci siamo occupati purtroppo più volte. Era suc-cesso la scorsa primavera con i falsi operatori dell’E-NEL che la scorsa primavera a Lugagnano e SanGiorgio tentavano di introdursi nelle abitazioni, e re-centemente con alcuni truffatori che avevano battutoSona e Palazzolo, parrocchie comprese. E’ di questeore una nuova segnalazione, che riguarda ancora Pa-lazzolo. Molti cittadini ci hanno raccontato infatti didue individui, con tanto di (falso) cartellino identifica-tivo al collo, che la scorsa settimana suonavano aicampanelli delle abitazioni millantando di essere in-caricati da AGSM e Comune per controllare le tubatu-re di acqua e gas in abitazione. Sia i Carabinieri che iVigili comunali sono stati avvertiti di questo tentativodi truffa. I Vigili quindi sono prontamente usciti e han-

La classe1966 alleElementa-ri di Luga-gnano(archivio BarbaraDal Pozzo)

La Foto StoricaLa Classe 1966 di Lugagnano

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no identificato i due sospetti. Successivi controlli deiCarabinieri hanno evidenziato che i due avevano giàdei precedenti di fermi per truffa, furto e millantatocredito. I Vigili invitano i cittadini a segnalare imme-diatamente casi sospetti che dovessero verificarsi.

Terremoto sul lago di Garda, e ha tremato ancheSonadi La Redazione il 28/08/2014 Qualche minuto prima delle 20, esattamente alle19.49 di stasera un terremoto di magnitudo 4.3 a so-li 2.6 km di profondità ha colpito l’intero nord Italia.L’epicentro è stato però vicino a noi, nei fondali del la-go di Garda. A certificare la notizia è stato qualcheminuto fa l’Istituto Nazione di Geofisica e Vulcanolo-gia. Il terremoto, che si è sviluppato a poca profondi-tà, è stato avvertito in maniera molto marcata anchenel nostro Comune, ed immediatamente numerosesegnalazioni sono arrivate soprattutto da Sona capo-luogo, ma anche da Lugagnano, Palazzolo e SanGiorgio. Il direttore del Centro Nazionale Terremotidell’Istituto Nazionale di Geofisica Alberto Micheliniha dichiarato che “il meccanismo che ha generato ilsisma al momento non è stato calcolato: è una zonamolto complessa dal punto di vista geologico, nellaquale ci sono faglie che seguono un andamento daNord e Sud, ma relativamente attive”. Fortunatamen-te nel nostro Comune non è stato registrato alcundanno, nemmeno lieve. L’ultima scossa a Sona erastata avvertita poco tempo fa, il 26 giugno scorso,ma era stata di entità ben inferiore.

Lugagnano: finalmente rivive il parco di via Carduc-ci, grazie anche ai cittadinidi La Redazione il 01/09/2014Quell’angolo di verde incastrato tra via Carducci e viaAlighieri a Lugagnano è sempre stato più una croceche una risorsa per i residenti della zona. La condi-zione di totale abbandono dell’area avevano resoquel parchetto un ricettacolo di immondizia, di biso-gni di cani con padroni poco civili, di presenze mole-ste e pericolose. Impossibile quindi per famiglie e perbambini considerare quello spazio come un luogo diritrovo, di gioco e di serenità. Un gruppo di residentinegli scorsi mesi ha deciso che era tempo di porre fi-ne a questa situazione e ha contattato il Comune peravere aiuto. Mediatore tra cittadini e Amministrazioneè stato il Consigliere comunale Corrado Busatta, chepure abita nella zona. E così, tramite Acque Vive cheha operato in stretta collaborazione con i residenti siè iniziato a lavorare su quel parchetto. Il materiale ne-cessario è stato fornito dal Comune mentre il grossodel lavoro va a merito dei cittadini. Come prima cosaè stato rifatto completamente l’impianto di irrigazioneed è stata posta una recinzione all’area. Sono quindistate collocate delle giostrine per i bambini e a breveverrà piastrellato il vialetto pedonale. Le chiavi diapertura e chiusura del parco sono state consegnateai residenti, che d’ora in poi si occuperanno anchedella manutenzione del verde e delle strutture. Sicu-ramente una bella prova di collaborazione e di siner-gia tra bene pubblico ed iniziativa privata.

Incendio a Palazzolo: si tratta di un atto doloso?di La RedazioneDomenica 7 settembre nella tarda serata si è regi-

strato un incendio a Palazzolo, che ha prodotto – acausa del materiale bruciato – talmente tanto fumoda essere visibile fino dalla provinciale 11 ed oltre.Dell’incendio avevamo subito dato notizia sulla no-stra pagina Facebook. A bruciare è stata una casaabbandonata, conosciuta come la “casa gialla”, duechilometri dopo l’Azienda Agricola Manzati, vicino aFossa Granara ma a ovest del Tione, poco prima diSandrà in Via Bubbian. La “casa gialla” è un immobi-le abbandonato che si raggiunge attraverso una stra-dina malconcia. A prendere fuoco è stata la vicinatettoia con un carro agricolo, qualche attrezzo, deibancali di legno e molta gomma o plastica. Questo siricava sia dalla lunga colata nera ancora presenteche dal tipo di fumo che si sprigionava quando lefiamme erano vive. L’edificio fa parte di una campa-gna avente la dimensione di venti campi veronesi ac-quistata dal proprietario di una cantina e che piante-rà viti. Il proprietario in questa fase sta facendo deidrenaggi perché è una zona bassa, con poco francodi coltivazione. Non si conosce la dinamica dell’incen-dio, ma qualcuno arriva a non escludere anche il ge-sto doloso. Talvolta l’insediamento di cantine privatepuò creare malumori per i guadagni che riescono afare, mentre chi vende l’uva direttamente alle cantinesociali si lamenta per i bassi prezzi che si ottengono.

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Arriva a sentenza ilprocesso controGianni Savoia, tito-lare dell’enormeimpianto di smalti-mento posizionatoproprio alle spalledella Grande Mela(nella foto). Il pro-blema della SunOil era tornato inevidenza qualchemese fa, quando ilSindaco di Sona aveva scritto a Governo, Regione e Provincia perchiedere aiuto anche economico nella gestione di questa urgenzaambientale. In quei bidoni – sotto sequestro addirittura dal 2006per gestione non autorizzata di rifiuti – rimangono infatti ancoraben 28 mila metri cubi di rifiuti potenzialmente pericolosi, quasicompletamente allo stato liquido. E per la sola custodia (dal 2007custode giudiziario è stato nominato il Sindaco) il Comune di Sonapaga ogni anno più di 65mila euro. Ed ora la sentenza arrivata il17 settembre, con la quale Savoia è stato condannato a cinqueanni e mezzo di reclusione dal giudice Guidorizzi. Il processo erainerente comportamenti compiuti fino all’aprile del 2006, quando iVigili di Sona – come si diceva sopra – chiusero l’impianto conte-stando la gestione non autorizzata di rifiuti. Savoia, come risultadal processo, pose in essere una truffa ai danni del titolare di un’a-zienda che doveva smaltire “speciali oleosi”, “acque oleose” e“fanghi di lavorazione contenenti sostanze pericolose”. Savoia noncomunicò che l’abilitazione a trattarli e ritirarli gli era stata revoca-ta nell’agosto 2005. Dal processo è risultato anche che nell’im-pianto dietro la Grande Mela almeno fino all’aprile 2006 venivanomiscelati e gestiti “ingenti quantitativi di rifiuti anche pericolosi”.

Ambiente

Bidoni della Sun Oil: cinque anni a Savoia

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e a San Diego soggiorniamo proprio a La Jolla.Cosa l’ha fermata lì?Da quel viaggio siamo rientrati tutti in Italia poi Nor-ma è tornata negli USA per perfezionare la linguainglese ma sempre con visto turistico. Nel mentreha mantenuto i contatti con la ragazza brescianadel nostro primo viaggio che, a sua insaputa, l’haiscritta a un concorso a sorteggio dell’ambasciataper vincere la green card. Norma vince e nel 1995decide di lasciare il suo lavoro e la sua famiglia pertrasferirsi proprio a La Jolla dove inizia a lavorarecome cassiera/segretaria in un ristorante francese,lo stesso lavoro per cui si è spesa tanto con la non-na nel famoso Ciccarelli. Dopo un paio di anni Nor-ma pensa di tornare a casa ma proprio in quellache doveva essere la sua ultima estate da califor-niana entra in un piccolo negozio di pesce gestitoda Shannon Sean. Si innamorano e nel 2000 nellachiesa cattolica di Lugagnano viene celebrato daDon Mario il loro matrimonio. Oggi sono una splen-dida famiglia californiana con due bellissimi figli erisiedono a Solana Beach.Come è nata l’idea di aprire un nuovo ristorante,così grande e così impegnativo?Sean dopo dieci anni come dipendente ha rilevato ilpiccolo negozio di vendita e cucina di pesce che poiha ristrutturato nel 2004 con Norma e che ha gesti-to per venti anni. L’anno scorso vengono a sapereche il ristorante etnico di fronte alla loro attivitàchiudeva e così decidono di imbarcarsi in questoprogetto di totale ristrutturazione che ha portato al-l’inaugurazione di uno splendido ristorante di pescesull’oceano a fine agosto, proprio a La Jolla, nell’an-no in cui Sean festeggia quaranta anni di lavoro nel-la ristorazione. Sean non cercava il modo di lasciareil piccolo fishmarket ma è stato costretto dalla nu-merosa clientela, il locale era talmente affollato diavventori che si formava la fila di clienti anche sullastrada e mangiavano seduti sul marciapiede. Eradestino, La Jolla gli ha praticamente offerto questanuova location su un piatto d'argento per avere piùspazio, ormai il locale era sempre più presod'assalto anche da turisti provenienti da tutto ilmondo.

Conosco le sorelle Lonar-di da quando ero bambi-na, anche loro come mesono di Lugagnano. Poile strade si separano maabitare nello stesso pae-se ci permette di saperesempre un po’ tutto ditutte. Quindi so che lasorella maggiore Nor-ma vive da anni negliStati Uniti e che ha ap-pena aperto un risto-rante. Per conosceremeglio la sua storia va-

do da Elena, la sorella minore.

Come è venuto in mente a Norma di trasferirsi ol-tre oceano?Era il 1991. Norma ascoltava Radio 105 e senteche tramite loro collaboratori era possibile organiz-zare viaggi negli USA così noi due e nostro fratelloNicola partiamo per New York con altri sei ragazziitaliani. Facciamo il giro della California

Norma Lonardi, come partire da Lugagnano e aprire un ristorante esclusivo in California

L A S T O R I A

Sopra Elena (adestra) con la so-rella Norma. Nellealtre foto alcunimomenti dei fe-steggiamenti perl’inaugurazionedel nuovo risto-rante.

di Francesca Tenerelli

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Raccontami un po’ di questo ristorante califor-niano.E’ un locale grande e moderno, arredato con stileproprio da Norma che ha curato ogni minimo detta-glio. Cucina a vista tutta in acciaio riscaldata da ele-menti in legno pregiato. Tutti i componenti in cui simangia e parte dell’arredamento sono in materialeecologico o riciclabile. Ovviamente non manca iltocco Italiano, infatti oltre al nostro buon vino servo-no zuppe, acque aromatizzate, bibite San Pellegri-no, centrifughe di frutta e caffè espresso. E’ unopen space dove puoi comprare pesce freschissimoo mangiarlo direttamente lì, crudo o cotto ma asso-lutamente cucina salutare e ricercata. In Californianon si mangia a orari prestabiliti perciò il locale èsempre affollato dalle 10 alle 22. Conta oltre 30 di-pendenti, tutti giovani e carini che lavorano permantenersi agli studi, esattamente come è iniziatala carriera di Sean e come lui sono tutti surfisti chenon perdono occasione per fluttuare tra le onde diWindnsea Beach, proprio vicino al locale.E il target com’è? Gira voce che sia un locale ve-ramente “in”.Norma dice sempre che La Jolla è la Monte Carlodella California. E’ una zona residenziale quindi èfacile trovarci persone note o importanti e comun-que benestanti. In pratica non è una trattoria dipaese. Tu non sei sposata e non hai figli, cosa ci fai an-cora qui a Lugagnano?Non è così facile sai. Sono appena tornata da lì eogni volta che saluto mia sorella ci lascio un pezzodi cuore. Adoro la California, spazi aperti, case cura-te, l’oceano che ti segue per strada, gente sorriden-te e cordiale ma il visto turistico dura massimo tremesi. Puoi avere la green card solo attraverso ilconcorso e se non è destino vincerla non ci sono al-tre possibilità di ottenerla e senza di quella nonpuoi avere un lavoro definitivo negli USA. Oppuredovrei sposarmi con un americano ma fino adessonon ho trovato l’amore e anche fingere un matrimo-nio di comodo lì è impossibile, i controlli sono seve-rissimi anche se devo ammettere che ci ho pensato(lo dice ridendo ma secondo me non scherza). Peradesso mi tocca stare qui e poi qui ci sono anchemamma e papà, chi gli dice che vado via anche io?

Ecco la storia di Norma e mentre Elena me la rac-conta sfogliamo centinaia di foto, della California,della famiglia, del ristorante, del cibo e mi vieneuna gran voglia di raggiungerla. Dai Elena, la pros-sima volta partiamo insieme!!

La Curiosità

Elena Lonardi con Greg Kinnear

Nella foto Elena Lonardi di Lu-gagnano (la prima a destra),fotografata a San Diego conGreg Kinnear (accanto a leicon la maglia bianca) e altridue amici. Greg Kinnear, cheriprendiamo anche nel tondo,è attore di moltissimi film, tra iquali ‘The English Teacher’,‘Anchorman 2 – Fotti la noti-zia’ e ‘Il paradiso per davvero”,e anche di telefilm di succes-

so, come ad esempio ‘Friends’.Nel 1998 è stato candidato alpremio Oscar come miglior at-tore non protagonista per‘Qualcosa è cambiato’.L’occasione della foto è unacorsa di cavalli durante il sog-giorno in California di Elenaper l’inaugurazione del nuovoristorante della sorella Norma,di cui parliamo nell’articolo ac-canto.

MusicaGiovanni Signorato al “Mimosa” di Bardolino

Domenica 24 agosto presso ilbar “Mimosa” di Bardolino Gio-vanni Signorato di Lugagna-no, valoroso articolista delBaco, si è esibito con il suo

maestro di chitarra in una se-rata di riuscitissime cover di fa-mosi pezzi italiani e stranieri.Bravissimo Giovanni!

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primi corsi di recitazione gestiti da lei e da suo ma-rito. La voglia di crescere e di espandersi hanno fat-to sì che Michela riuscisse ad ottenere uno spaziotutto suo, da qui il nome della scuola stessa, checorrisponde all’ex scuola elementare dei Salvi.Ma veniamo all’ intervista vera e propria e a ciò cheMichela e Valeria Tomelleri di Lugagnano, sua al-lieva fin dal principio nonché componente dellaCompagnia Tiraca (i cui attori sono tutti allievi dellascuola), mi hanno raccontato in merito alla loro atti-vità.Cos’è per voi la recitazione, il “fare teatro”?Michela: Il teatro è per me una fonte di gioia, di di-vertimento. Divertirsi è il punto da cui partire per ri-uscire nel mestiere, ma soprattutto per poter tra-smettere qualcosa al pubblico. Sta alla base di tuttoquello che faccio ed è la prima nozione che cerco diinsegnare ai miei allievi che sono alle prime armi.Valeria: Confermo. Le prime volte Michela ci dicevache dovevamo imitare tutto quello che faceva equando capiva che avevamo afferrato il concetto,iniziava a dimenarsi in maniera buffa, goffa e a fareespressioni strane: boccacce, linguacce e chi più neha più ne metta. Io non sapevo che fare, pensavofosse matta!A che scopo fare tutte queste espressioni, Miche-la?Come ho già detto, prima di recitare bisogna diver-tirsi. E non è una cosa scontata, anzi per gli adultidi oggi è sempre più difficile riuscire a trovare unmomento per il divertimento, per liberare la testadai pensieri, per scrollarsi di dosso tutte le preoccu-

Lo scorso 13 settembre, in zona Salvi, la contradadopo Lugagnano verso Verona, si è tenuta l’ inaugu-

razione della nuova scuola di teatro “Spaziomio“, creata dall’attrice, regista nonché inse-gnante Michela Ottolini.Michela fin da ragazzina sognava di lavorarenel mondo del teatro e ambiva con grande ar-dore all’idea di poter solcare i palcoscenici edesibirsi di fronte ad un pubblico. Questo suodesiderio ha dovuto farsi strada tra gli scorag-giamenti da parte dei genitori e dei famigliari,i quali la sollecitavano ad intraprendere unacarriera più “sicura” come quella della ragio-niera o della commercialista, lavori insomma

che sul piano economico potessero frut-tare qualcosa di concreto e abbandona-re il pensiero di questo mestiere dal de-stino incerto e poco redditizio.Michela non riuscì a staccarsi da questasua passione, quindi abbandonò gli stu-di universitari, saltò sul primo treno perMilano e lì vi intraprese la scuola profes-sionale per diventare un’attrice.Anni di sacrifici e duro lavoro hanno por-tato la neo attrice a tornare a casa sua, aSan massimo, e a dare il via nel 2008 ai

La passione per il teatro che diventa anche scelta di vitaMichela e Valeria ci raccontano il palcoscenico visto da dentro

C U L T U R A

diGiorgia [email protected]

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pazioni e i problemi. Cosìio cerco di farli divertire.All’inizio può sembrarestrano, me ne rendo con-to, ma poi diventa unospasso sia per me siaper loro. In realtà alla ba-se di ciò ci sta uno stu-dio che viene fatto suibambini. Come loro ten-dono ad imitare tutto ciòche vedono fare dagli

adulti, così io cerco di riportare questi adulti alla lo-ro età infantile, in modo tale che possano lasciarsiandare e facciano quello che io gli chiedo.Valeria, come mai hai scelto di cimentarti nellarecitazione? Come hai affrontato le prime lezioni?Accanto alla mia bella famiglia e al lavoro ho sem-pre cercato di coltivare un piccolo spazio tutto perme. Dopo aver frequentato per anni un corso di pit-tura, ho deciso di iniziare un percorso di teatro. Ilnome dell’insegnante, Michela, mi è arrivato per ca-so: Mentre accompagnavo mia mamma per una vi-sita in ospedale ho letto la pubblicità di un corsoche stava per iniziare presso il teatro di San Massi-mo. Ho contattato Michela e ho iniziato a frequen-tare i suoi corsi. Il teatro è un percorso che mi sen-to di consigliare a chi me lo chiede, perché ha unaricaduta positiva su molti aspetti della persona Confermi Michela?Certo che confermo! Valeria è stata una delle miepiù grandi soddisfazioni professionali. Quando è ar-rivata da me era quasi terrorizzata dal parlare inpubblico, ora devo quasi trattenerla e si stizziscepure se non le do le parti che vuole! A parte glischerzi, sono molte le persone come lei, introverse,con tanto da dire, ma senza mezzi per farlo. E allo-ra io li aiuto. Li aiuto a tirare fuori tutto, gioie e dolo-ri. Con me, dopo il divertimento, si procede conl’acquisizione della consapevolezza di sé, si segueun percorso la cui meta è la crescita interiore. E’ unlavoro difficile, impegnativo, molesto, ma che portaad essere anche più sereni e perché no anche adaffrontare con più positività gli scogli della vita. Che mi dite della Compagnia Tiraca? Questaestate è comparsa anche in un articolo suL’Arena, oltre che sul nostro sito.Michela: La Compagnia Tiraca è sostanzialmente ilgruppo di adulti che mi sopporta come insegnanteda quando è nata la scuola. Sono all’incirca 20 at-tori, uomini e donne, che tuttora frequentano i cor-si, ma che hanno già acquisito una buona capacitàrecitativa e quindi io mi diverto a proporgli diversitesti che loro, in maniera molto entusiasta, accetta-no e mettono in scena. Quest’estate, per esempio,la componente femminile della compagnia si è la-sciata trascinare da un testo molto allegro, simpati-co e fresco. Quattro amiche, diverse tra loro, si inva-ghiscono dello stesso uomo e da lì possiamo benimmaginare cosa ne sia venuto fuori. Lo spettacolosi chiama “Ricette d’amore” e verrà riproposto an-che nelle date 7-8 febbraio nel teatro di San Massi-mo e 12-13 marzo al Camploy di Verona.Valeria: Per quello che riguarda la Compagnia vor-rei anche aggiungere e sottolineare il fatto che cia-

scun elemento contribuisce alla realizzazione diuno spettacolo, non ci sono solo gli attori, mac’è chi si occupa delle luci, chi delle scenogra-fie, chi delle musiche, degli abiti e così via. Mainessuno rimane con le mani in mano, tutti ciaiutiamo affinché ogni singolo spettacolo risultiben riuscito. Anche perché, diciamocelo, è un’e-norme soddisfazione vedere che il pubblico sidiverte e apprezza il nostro lavoro.E per quanto riguarda la collaborazione con lescuole? Cosa ci racconti in merito Michela?Collaboro con le scuole elementari di Lugagna-no e di Palazzolo da un paio di anni. Molto sem-plicemente i corsi si sviluppano in dieci incontri,durante la mattina, nei quali cerco di far farequello ti ho raccontato prima, ovvero li faccio di-vertire e poi conoscersi, non allo stesso livellodegli adulti ovviamente, ma i bambini iniziano ascoprire qualcosa di sé e dei loro compagni. Allafine del percorso si svolge il classico saggio, cosìda far vedere ai genitori cosa sono in grado difare i loro figli. Ed è un divertimento per tutti!Questi progetti sono sostenuti e finanziati dalComune e la scelta di farli partire o meno dipen-de sempre dalla richiesta delle insegnanti! A Pa-lazzolo ho la mia fedele allieva e amica Valeria,quindi il progetto di teatro partirà anche que-st’anno per i bambini di quarta elementare.

Qui sopral’articolo ap-parso suL’Arena del 16agosto scorsoche recensiscelo spettacolotenuto dallaCompagnia Ti-raca nel Chio-stro di Sant’Eu-femia. A sini-stra Valeria inscena.Nella paginaprecedente neidue riquadridall’alto Miche-la Ottolini e Va-leria Tomelleri.Nell’immaginegrande un mo-mento dellacommedia “Ri-cette d’Amore”.

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oltre a farci sconfinare con i pensieri, dava le indi-cazioni per arrivare dalla Regina percorrendo unica-mente strade statali, date le cilindrate delle nostreVespe. Partimmo il 12 Giugno e come per tutte legrandi partenze pioveva! Portapacchi carichi con lostretto necessario, attrezzi al seguito da potersmontare un autotreno. Puntammo i fanali a ovestdirezione Brescia e ci lasciamo alle spalle tutti idubbi e le perplessità. Ora era tempo di andare! Do-po Brescia passammo per Monza e poi verso Co-mo, le strade spesso erano rallentate da lavori equando non ci fermava la strada ci pensava la setedei serbatoi! Alle quattro e mezza del pomeriggioeravamo al Passo del San Gottardo a contemplarela Svizzera, la colonnina di mercurio e la neve cheimpreziosiva un paesaggio di per sé già fatato. Leore passate in sella cominciavano ad essere parec-chie ma i fogli del road book non davano tregua eindicavano più di 150 km ancora da percorrere perarrivare alla destinazione prefissata, Colmar! Quan-do il sole tramontò però, pur facendo del nostromeglio, ci trovavamo solo a Lucerna. Il giorno se-

2012, mese imprecisato, sicuramente primavera.Una sera come tante altre, se non fosse stato perquella frase pronunciata quasi per scherzo, dopouna sorsata di birra a quanto pare rivelatrice: “ohquest'anno ci sono i Vespa World Days a Lon-dra...che dici se andiamo?”. Intorno al tavolo erava-mo io e Alberto Cherubini, amici dai tempi del liceoe vespisti quasi (anzi) per fede: PX125E classe1983 per me e PX125 classe 2005 per lui. Primadi ritrovarci seduti a quel tavolo ne avevamo visti dichilometri passare sotto i ruotini da 10'': dallescampagnate nella nostra bella Verona e negli stu-pendi dintorni al raid oltre confine in Toscana nel

2010, in compagnia di una 50 Special e di altridue amici, Nicolò e Pietro. Quella sera poteva-mo quindi permetterci il lusso di prenderequelle parole sul serio. Ci salutammo con intesta un'idea che a distanza di un mese siconcretizzò in un road book artigianale che,

Piccola storia nobile. Il ricordo dell’avventura di due amici edue vespe ai Vespa World Days 2012 di Londra

L A S T O R I A

di Paolo Spada

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Nelle fotoPaolo e Al-berto du-rante il lo-ro viaggioin Vespa.

guente quindi non c'era tempo da perdere e di buo-n'ora ci rimettemmo sull'asfalto puntando alla Fran-cia. Non capita tutti i giorni di percorrere 680 km:quel giorno, non senza accorgercene, attraversam-mo Svizzera, Francia, Lussemburgo per giungereinfine in Belgio, a 30 km da Bruxelles. Una lezionedi geografia di 14 ore e mezza, senza troppe cam-panelle. Dalle caotiche città alle più desolate stradedi campagna, tra magiche distese di boschi, doga-ne abbandonate e sconfinate praterie, accompa-gnati da sole, pioggia e vento, che quando soffiavaforte, spingeva le nostre Vespe oltre i 100 km/h. Ilterzo giorno dovevamo raggiungere il porto di Ca-lais, a meno di 300 km, nonostante l'apparente“passeggiata” riuscimmo comunque a perderci nel-le campagne belghe ma una volta ritrovata la via ela grinta ritornammo a contemplare su sella un pae-saggio che si apriva sempre di più, fino a mostrareil Mare del Nord in tutta la sua maestosità; accom-pagnati dai gabbiani raggiungemmo il porto e im-barcammo le nostre fedeli compagne, appagati dal-la loro affidabilità tutta italiana e da una bellezzad'acciaio tutt'altro che sconosciuta in Europa. Du-rante la traversata come il mare passava veloce, co-sì correvano i pensieri, pensando all'Inghilterra chedopo poco apparve all'orizzonte misteriosa e scono-sciuta. A Dover regolammo subito i conti con la gui-da a destra e già dopo pochi km lo sbarco potevaconsiderarsi concluso: alla sera sfrecciammo sottola cattedrale di Canterbury fieri come non mai.Londra era ancora distante ma ce l'avevamo fatta.Quella sera ci ritrovammo a brindare seduti ad untavolo e la gente tutta intorno a noi parlava un in-glese incomprensibile quanto bello perché sapevadi terra straniera, una terra raggiunta chilometrodopo chilometro, tra bicchierini di miscela, riservetirate fino all'ultima goccia contemplando una pom-pa di verde e portapacchi che non volevano portarei pacchi. Londra fu più facile del previsto: ci tuffam-mo subito nel suo caos metropolitano e ne uscim-mo dopo due giorni orgogliosi di aver portato le no-stre vespe al cospetto della Union Jack e dei suoiVespa World Days 2012. Incontrammo le più svaria-te Vespe e vespisti da ogni parte del mondo: ognu-no portava la sua storia dalla strada, c'era chi avevaviaggiato in compagnia, chi in solitaria, Vespa, zai-no, un libro e qualche attrezzo. La mattina del 17Giugno ripartimmo direzione Dover e in poche oreraggiungemmo il porto e il traghetto pronto a salpa-re per la Francia. Gli ultimi giorni non si possonocerto riassumere in poche righe: una volta a Calaisprocedemmo in autostrada direzione est verso ilBelgio (in tutti i Paesi che abbiamo attraversatol'accesso in autostrada era consentito, quasi sem-pre gratuito tra l'altro), passammo per Anversa epoi giù in Olanda verso Maastricht e infine entrati inGermania da Aachen proseguimmo verso sud dire-zione Francoforte. Giunti in quest'ultima città in unorario del tutto onesto per organizzarsi per la notte,bussando a più e più porte di b&b, alberghi, hotel eaffittacamere, quello che trovammo furono solo unalunga serie di “no, mi dispiace, siamo al completo”.Da un tassista di passaggio scoprimmo che il tuttoesaurito era dovuto ad un evento che quella sera ri-chiamò gente da tutti gli angoli della Germania, così

ripartimmo verso sud e alle 22suonate, con il sole che tramonta-va, ci accampammo in un vigne-to nella zona di Hemsbach con lanostra bella tendina, che fino adallora aveva albergato sul porta-pacchi, il fornellino a gas e dellebuone buste di similpasta liofilizza-ta. Il mattino seguente smontam-mo il campo e tornammo sulla no-stra cara compagna autostradapassando per Hockeneim e il suocircuito internazionale, quando a pochi chilometri da Karlsruhela Vespa di Alberto decise, dopo qualche borbottio fuori dall'or-dinario, di fermarsi. Nella prima piazzola di sosta tutti gli attrez-zi tornarono utili per cercare quantomeno di capire dove fosseil problema; le mani di Alberto si muovevano veloci e sapientisul motore, tra dadi e chiavi inglesi e dopo una buona mezzorail cilindro ricominciò a battere mentre il cambio non ne volevasapere di collaborare. Non ricordo in quale modo raggiungem-mo la vicina città e la ancora più vicina officina di mammaPiaggio, fatto sta che i meccanici non erano pronti per un rico-vero d'urgenza; così con la buona arte dell'arrangiarsi, che nonè mai mancata, intervenimmo noi sul mezzo constatando cheuna molla della frizione era saltata e che il motore, con il suoimperterrito girare, se la stava allegramente frullando. Morale:ci trovavamo a 1000km da casa con una Vespa che di cambia-re non ne voleva sapere, dettagli. Quella sera ammetto che miprese un po' di sconforto, in viaggio eravamo non in due bensìin quattro e non potevamo permetterci di abbandonare nessu-no. Che fare? Per il pezzo di ricambio si parlava di diversi giornicosì il giorno dopo decidemmo comunque di ripartire, conmolta cautela, altrettanta speranza e una frizione che si pote-va benissimo usare come fermacarte. Stoccarda, Monaco,Innsbruck e poi... Italia! Con un giorno di ritardo rispetto allatabella di marcia, il 21 Giugno ritornammo nella nostra bellaLugagnano, stanchi, un po' (tanto) storditi ma contenti. Doveeravamo partiti, lì ci salutammo: nel mezzo 3200 chilometri. A distanza di due anni scrivere questa scanzonata storia è sta-to forse il miglior modo per ricordare questa piccola nobileimpresa, che allora significò molto. Per noi fu qualcosa di ma-gico mettersi in strada per raggiungere l'Inghilterra. Molto altroci sarebbe da raccontare ma credo che queste poche parolebastino a trasmettere quello spirito che allora come adesso sirisveglia non al primo, neanche al secondo, forse al terzo colpodi pedalina, e che porta a guardare lontano.

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positivi che negativi. Gli aspetti positivi sono che lagara è dura ma affascinante. La differenza rispettoad altre la fa il pubblico. Lungo i circa 230 km delpercorso c'è un costante incitamento di qualcuno,anche quando sei in acqua. Alcuni addirittura tichiamano per nome - utilizzando la starting liststampata dall’organizzazione -. E l’ultimo km… dabrividi… con tutte le persone ad incitare proprio te!Tutti, anche l’ultimo arrivato, passano in mezzo untunnel umano, tra urla, applausi e pacche sullespalle. Solo questi 5 min. fanno pari con la fatica ei soldi spesi. Chapeau" .Avete parlato anche di aspetti negativi. Quali so-no?"Spendendo uguale ti fai una settimana in villaggioall inclusive senza bruciori al soprasella…" ammet-tono.La prossima avventura oltre i limiti umani la con-durrrà Bendinelli "Papo", a novembre impegnato inun triplo Triathlon "ironman" (in pratica tre iron-man per tre giorni consecutivi a 2000 metri di altez-za) in Messico. "Mi alleno praticamente tutti i giornimacinando centinaia di chilometri in bici e corren-do lungo il sentiero delle creste sul Baldo - dichiaraPapo -. Occorre essere invitati per andare là. E nonposso che esserne orgoglioso". Lo siamo anchenoi, per l'intero team di atleti che abbiamo e per laprossima sfida oltre i limiti.

Ormai è un dato di fatto. Lugagnano ha un team diatleti Triathlon da far invidiare la nazione intera. Al-bino Finetto e Mirko Cavallini, accompagnati daGianpaolo Bendinelli "Papo", hanno percorso ilTriathlon distanza ironman di Embrunman (Francia),considerato il più impegnativo del pianeta, conben 3800 metri a nuoto da percorrere in un lago al-pino, 188 km in bici con 5000 m di dislivello (com-presa ascesa al Col d’Izoard, cima simbolo del Tourde France) e la distanza della maratona 42,195km, con più di 1000 metri di dislivello. Erano qua-ranta gli italiani partecipanti e, tra loro, i "nostri". Che ci potete dire sull'esperienza?"Quanto accaduto nel weekend d’oltralpe ha sia lati

Un pezzo di Lugagnano nel Triathlon più duro al mondoAlbino Finetto, Mirko Cavallini Gianpaolo Bendinelli a Embrunman

S P O R T

Nella foto sot-to Albino Fi-netto dopouna gara. Nel-la foto a de-stra Mirko Ca-vallini con lasua bicicletta.

diGianmichele Bianco

La Foto

Il Ciclo Club Lugagnano da don MarioLo scorso agosto una rappre-sentanza del Ciclo Club LuigiTezza di Lugagnano, nel corsodi un’uscita in bicicletta, è an-data in visita da don Mario Ca-stagna, indimenticato ed indi-

menticabile sacerdote che fuparroco nella frazione per ben32 anni, fino al 2007. Al termi-ne della simpatica visita nonpoteva mancare una foto as-sieme.

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L'Adunata del Triveneto tenutasi a Verona il 14 set-tembre è stata un grande successo, con oltre cen-tomila penne nere provenienti da Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli Ve-nezia Giulia, che han-no sfilato per le viedella città. L'evento non si è limi-tato alla sfilata. Neigiorni precedenti ci so-no stati eventi sportivie culturali, è stata or-ganizzata una citta-della militare, con imilitari in armi a dimo-strare in cosa sono im-pegnati i nostri alpiniora. Ma soprattutto c'èstata la serata in Are-na, dove, in un anfitea-tro traboccanted'entusiasmo si è te-nuto il grande concer-to di cori e fanfare, unevento che ha vistol'esibizione di 50 cori,un complesso di millevoci, giunti da diverseprovince accompagna-te da tre gruppi musi-cali, la Fanfara storicadegli alpini di Vicenza, degli alpini della Brigata Tri-dentina e quella sezionale di Verona. Davanti a die-cimila persone, tra i cori, con tantissima emozione,c'era anche quello della Baita Montebaldo.Grandi brividi hanno suscitato i brani della tradizio-ne alpina, a partire da quelli della Grande Guerra,suonati dalla Fanfara storica, con i componenti ab-bigliati con la divisa d'epoca. Con i brani si è volutoripercorrere i vari momenti della storia degli alpi-ni, in modo particolare quelli legati alla GrandeGuerra, della quale ricorre il centenario.Ma il momento solenne rimane sempre la sfilata,con il corteo, avviato solennemente con il labaronazionale dal presidente nazionale dell'Ana Seba-stiano Favero, e ritmato dal suono di diverse fan-fare, che ha avuto il suo ingresso trionfale in Brasfilando davanti a Palazzo Barbieri. Tra le autoritàcivili ha sfilato anche il Sindaco e il labaro del Co-mune di Sona portato da un alpino. Poi via via levarie sezioni del Triveneto e nella sezione veronesepure tanti alpini di Lugagnano.Ma soprattutto hanno sfilato gli ultimi testimonidell'inutilità delle guerre, i reduci, tra i quali un ul-tracentenario, che pur avendo fatto gran parte delpercorso su una carrozzina, in piazza Brà si è rittosulle sue gambe e ha percorso la piazza da solo,dimostrando tutto l'orgoglio di essere alpino.

Adunata degli Alpini del Triveneto a Verona, presenti in centomila

A S S O C I A Z I O N I

Attori di questo successo sono stati gli alpini vero-nesi, e tra questi quelli di Lugagnano, coinvolti sindalla prima ora nell'organizzazione dell'evento, la-vorando prima e durante la festa. In modo partico-lare i nostri sono stati impegnati nella cucina, conpreparazione e distribuzioni pasti, sia il sabato chela domenica.E' stata un’invasione pacifica di alpini, una bellafesta, che è costata tanto impegno e sacrificio, maè anche stata una bella testimonianza d'affetto peralcuni valori che la nostra società moderna sta po-nendo nel dimenticatoio, ma per i quali i nostrinonni hanno combattuto e spesso hanno perso lavita. GDV

Nella foto gran-de gli Alpini diLugagnano inpiazza Bra. Quisopra il Sinda-co Mazzi e ilGonfalone diSona durantela sfilata

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aiuta a cercare subito la rivalsa. In tutto quel resto ci sta senz'altro la Scuola cal-cio per i più piccoli, da diversi anni uno dei vantidella Società. Certo! Senza generosi o ambiziosi mecenati, le ri-sorse in tempi di crisi naturalmente scarseggiano.Ma compatibilmente con questo, per la Scuola diCalcio e per il Settore Giovanile l'attenzione è mas-sima. Sui più piccoli abbiamo puntato forte, inse-

rendo figure molto preparate: è un ruolosoprattutto sociale, perché sarebbe piùfacile andare in giro a puntare su ragaz-zi in età da lanciare in prima squadra.Qui rischi di seminare per qualche furboche poi viene a raccogliere, ma lo fac-ciamo consapevolmente. Il programmapreparato e seguito dal ResponsabileLuciano Faccioli e dai numerosi Istrut-tori punta ad utilizzare il calcio comeopportunità di crescita, senza anticipa-re la corsa all'agonismo. Siamo moltoorgogliosi di questo lavoro, che proce-de già da alcuni anni in collaborazionecon l'Istituto Comprensivo di Lugagna-no.Qualche esempio? Per dire: è in via di pubblicazione unostudio del nostro Luciano Faccioli chedimostra la relazione positiva tra losport del calcio, praticato secondoprecisi criteri e specifiche tecniche, losviluppo cognitivo ed il potenziamen-to in particolare delle abilità mate-matiche. I bambini coinvolti nell'ulti-mo anno di analisi sono stati ben200. È una ricerca di alto livello che,oltre a farci guadagnare il riconosci-

mento di Scuola di Calcio Qualificata da parte dellaFIGC, ha coinvolto altre Società calcistiche: Villa-franca, Dossobuono, San Massimo, Castelnuovo eSan Martino. Inoltre Faccioli sta proponendo in va-rie scuole progetti rivolti alle insegnanti, per un me-todo di lavoro che coniughi lo sviluppo motorio conquello cognitivo.Sappiamo che quest’anno i Giovanissimi tornanoa disputare il campionato regionale: cosa signifi-ca questo per l’intero movimento? Dopo la fase della Scuola di calcio, inizia quella diaccompagnamento all'agonismo. Adesso abbiamoripristinato tutto il ventaglio di squadre che parteci-pano ai campionati regionali: è un grande obiettivoinseguito e centrato dalla Società. Sempre nella lo-gica che più si riesce a far competere ad un livelloalto i ragazzi formati nella Scuola di Calcio, più au-mentano le possibilità che qualcuno di loro riescaad arrivare e a restare nella rosa della Prima Squa-dra. Sperando che sentano anche un particolaresenso di appartenenza, magari!Nello speciale sugli impianti sportivi che abbiamo

Nelle scorse settimane sono reiniziate nel nostroComune tutte le attività dei moltissimi gruppi e as-sociazioni sportive che impegnano ogni anno lette-ralmente migliaia di bambini, ragazzi ed adulti. Unadelle società più importanti del panorama locale eanche provinciale è sicuramente l’AC Lugagnano,che arriva da un anno complesso a causa della

retrocessione in Promozione, dopo la travolgentesalita in Eccellenza dell’anno precedente. Per capi-re come stanno le cose siamo andati a sentireMassimo Gasparato, figura storica della società,ideatore della scuola calcio e che negli ultimi quat-tro anni ha guidato da allenatore la prima squadra.Quest’anno Gasparato ha deciso di dismettere latuta di allenatore, mantenendo il suo ruolo centra-le nella società.E’ appena iniziata la nuova stagione. Subito unadomanda spinosa sulla prima squadra: con qualespirito si riparte dopo una retrocessione? Dipende da quanto una Società è orientata sullaPrima Squadra. Se il settore giovanile non lo consi-deri proprio o lo consideri solo pro forma, la delusio-ne diventa enorme. Ci sono molte Società di questotipo. Una veronese, pochi anni fa, addirittura si èsciolta dopo la retrocessione dall'Eccellenza allaPromozione. Se invece, come noi, la consideri il ver-tice di un movimento più ampio, non puoi deprimer-ti: devi portare avanti tutto il resto e questo anzi ti

Gasparato: “Il movimento e le squadre giovanili prima di tutto” L’AC Lugagnano riparte dopo la retrocessione, e rilancia

S P O R T

Nella foto sopra,da sinistra Massi-mo Gasparato,Luca Sona e ilPresidente Gio-vanni Forlin nelgiorno della pro-mozione in Eccel-lenza dell’AC Lu-gagnano.Nella pagina se-guiente, bambinidella scuola cal-cio e l’entusiasmodel tifosi sulle tri-bune del campodi via Stadio.

diMario Salvetti

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pubblicato qualche numero fa raccontavamo an-che delle vostre difficoltà. Ora qual è la situazio-ne?Orribilmente stabile, purtroppo, ma confidiamo abreve su un contributo per tamponare almeno il de-grado del bar e della tribuna di via Stadio. Le strut-ture fatiscenti sono di sicuro il nostro talloned'Achille. Oltre a vanificare molti sforzi e ad assorbi-re risorse dell'Associazione che potrebbero essereimpiegate per lavorare meglio, costituiscono ancheun vergognoso biglietto da visita verso i genitori deinostri piccoli e degli spettatori ospiti. È il paese diLugagnano, non solo l'AC, a farci una ben triste figu-ra.Un bilancio della tua esperienza in Prima Squa-dra?Bisogna distinguere. Dal punto di vista sportivo, sa-rebbe assurdo se mi lamentassi: la retrocessionedell'anno scorso è stata durissima, però se la mettoinsieme coi tre anni precedenti me la tengo per tut-ta la vita! Subito un terzo posto da debuttante, poiuna salvezza quasi miracolosa e a seguire un primoposto entusiasmante... E devo dire anzi che la felici-tà più... feroce non me l'ha data la vittoria del cam-pionato ma piuttosto la salvezza del secondo anno.Invece al di fuori del piano sportivo? Beh, dal punto di vista umano il bilancio non è al-trettanto buono. Ho conosciuto molta gente, maavrei sperato di conoscere più "persone". Mi spiego:se metto in conto il tempo dedicato, non è stato unaffare, sarebbe stato meglio continuare coi giovani.Una risposta inaspettata, ce la spieghi meglio?Sa, io ho scelto di allenare solo nel mio paese. Cosìin più di vent'anni ne ho conosciuti tantissimi ed èfacile incontrarli per strada: per me è davvero unpiacere. Poi è vero che spesso ci sono genitori inva-denti, ma d'altronde anche con gli adulti o presuntitali ho trovato a bordo campo persone così acceca-te dall'interesse individuale per un determinato gio-catore da diventare veramente ridicole.Rimpianti, dunque? Quello no, le esperienze buone o cattive insegnanosempre. Solo se non le usi per imparare diventanouno spreco. Ma non è il mio caso: ho imparato tan-to su tante persone.Una domanda personale: alcuni a Lugagnano

hanno letto il tuopasso indietro ela rinuncia a pro-seguire come al-lenatore dellaprima squadracome una tuamancanza di fi-ducia verso il futuro della società. Ci forni-sci tu l’interpretazione autentica di quel gesto? Per carità! Allora avrei dovuto al contrario continua-re come allenatore altrove, ne avevo la possibilità, euscire invece dal Lugagnano! La realtà è che mi pe-sava troppo ormai l'impegno della domenica pome-riggio: lo avevo accettato solo per un anno, poi sonodiventati due, tre, quattro... Uscire dal campo è sta-to difficile, ci ho passato ben più della metà dellamia vita, visto che ho iniziato ad allenare nel 1984.Ma adesso la priorità domenicale va alla mia fami-glia, che mi ha assecondato anche troppo nella miapassionaccia. Però nel nuovo ruolo di Direttore Tec-nico e Vice Presidente la mia storia col Luga prose-gue: d'altronde sono passati solo trent'anni...

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“Anche quest’anno abbiamoavuto grandi soddisfazioni dal-la serate organzizzate in estatedal NAL”. E’ quanto affermaGianfranco Tietto, Presidentedei N.A.L. Negozi Associati diLugagnano.Si parla appunto di “serate” inquanto quest’anno il tradizio-nale appuntamento con laPizza si è arricchito anchedella serata a base di Lesso

e Pearà e Pizza al circolo Ten-nis! Una tradizione, quella delle Serate in Piazza,che è diventato un appuntamento sentito e attesonelle serate Lugagnanesi di Luglio ed Agosto. “La partecipazione di Lugagnano (e non solo) aqueste serate - prosegue Tietto - è stata, pur

“Anche quest’anno grandi soddisfazioni dalle serate organizzatein estate dal NAL”. Il commento del Presidente Tietto

A S S O C I A Z I O N I

disturbata da un tempo non proprio estivo, signifi-cativa. Il clou è stato raggiunto il 14 Agosto seraquando sono state servite circa 300 porzioni dilesso e pearà!”Nelle due serate di Pizza, svoltesi il 16 Luglio nel-la piazza di fronte al Circolo Tennis e al Club Eno-logico e 13 Agosto presso il Parco Don Gnocchi(stesso luogo della serata Lesso e Pearà del gior-no dopo) sono state servite circa 350 pizze.Una partecipazione quindi degna di nota ed unaindicazione importante proveniente dalla comuni-tà: le persone hanno piacere ad incontrare altrepersone, a condividere tra di loro momenti diaggregazione ed allegria, al rinnovare la cono-scenza e l’amicizia, a passare una serata in com-pagnia al di fuori delle mura di casa , che spessodiventano luoghi di chiusura e di distacco dalmondo esterno.“La Pizza in Piazza - prosegue Tietto - nasce dal-l’idea di far incontrare il tessuto commerciale delpaese con la comunità. Il cittadino acquista unbene di consumo (ad es. la pizza o la bibita) e nelfare questo dà un incentivo economico all’eserci-zio commerciale. Quest’ultimo, oltre all’incassodella vendita, ha la possibilità di farsi conoscere edi far apprezzare il proprio servizio e i propri pro-dotti.”Il fatto che il tutto si tenga in una pubblica piazzao parco e nell’ambito di un evento aperto a tutti,conferisce all’iniziativa un aspetto “sociale-com-merciale” ancor più significativo. “Il ricavato delle serate viene destinato ad iniziati-ve di beneficienza, scelte di volta in volta sulla ba-se di valutazioni effettuate dal Direttivo deiN.A.L.” precisa ancora Tietto. Quest'anno unaparte del ricavato è andato alla Associazione Fi-brosi Cistica e una parte a Padre Sergio Cam-para dei redentoristi.“Agli esercenti viene chiesto di fare uno sforzoche va incontro a questo fine sociale delle Seratein Piazza : applicare un prezzo dei prodotti ‘cal-mierato’ ed agevolato per queste iniziative. Unprezzo che copra i costi e che garantisca un mi-nimo guadagno, permettendo così alla singola ini-ziativa un margine economico che possa esseredestinato alla beneficienza.”Nel fare questo l’esercente ottiene anche dei be-nefici non quantificabili in guadagno monetario,ma altrettanto importanti nel medio e lungo perio-do: ha modo di farsi conoscere ad una comunitàdi 200-300 persone riunite in contemporanea inuna occasione pubblica, ha modo di far emergereil proprio marchio, la qualità dei suoi prodotti edel suo servizio, la cortesia dei suoi addetti. Inuna parola : commercialità! E infine, ma non perultimo, dimostra, con il suo impegno, di essere vi-cino ad iniziative sociali e di condividerne le finali-tà. Anche questo è un biglietto da visita impor-tante! “Queste serate - prosegue il Presidente

di Alfredo Cottini

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del NAL - sono state possibili grazie all’impegnocongiunto di esercenti, volontari dei N.A.L., dellaProloco di Sona e di altre Associazioni. I volontarihanno dato una grossa mano dal punto di vistalogistico e organizzativo. Sono stati fondamentali!Non tutto fila sempre liscio. E soprattutto questeiniziative non sono comprese bene e sposate coninteresse da tutti..”. Con questa affermazione Tiet-to si vuole togliere qualche sassolino dalle scar-pe…“Aderire alle Serate in Piazza significa parteciparead una iniziativa di Comunità! Nessuno ci deve ri-mettere per carità, a meno di fattori contingenti(ad es. il tempo inclemente) che possano influiresull’esito positivo della manifestazione. Ma questosi chiama rischio di impresa e fa parte della storiapassata e attuale di qualsiasi imprenditore. Le ga-ranzie di successo non esistono. Ma è altrettantovero che la storia di questi anni delle serate inpiazza ci ha testimoniato che la partecipazionedella gente c’è e che il singolo evento in sé non èmai in perdita o lo è per una minima parte. La ve-ra occasione però per l’esercente è quella di se-minare consensi all’evento e raccogliere poi nellesettimane, mesi e anni successivi. Essere impren-ditori di se stesso significa anche andare oltre alguadagno di una serata”.Anche la scelta delle location per queste serateha destato qualche malumore. “Nelle edizioni de-gli anni scorsi - spiega Tietto - le serate si sonosvolte sulla strada principale del paese. Una loca-tion sicuramente interessante e centrale, ma checomportava problemi di carattere logistico non in-differente. Bisognava fare richiesta al Comune dipoter chiudere la strada, la stessa non poteva es-sere chiusa prima delle 18.00 della sera dell’e-vento, l’allestimento doveva essere smontato en-tro la mezzanotte per poter riaprire la strada, glispazi a disposizione per l’animazione erano ridot-ti, i rifiuti rimanevano sulla via principale il temponecessario all’intervento degli addetti per la rac-colta. A questo si dovevano aggiungere anche lerimostranze di alcuni esercenti che non eranod’accordo con la chiusura della strada”. Problemilogistici quindi non di poco conto.“Inoltre gli esercizi commerciali non si sviluppanosolo sulla via principale del paese ma sono distri-

buiti. Quest’anno si ècercato di fare unascelta più itinerantespostandoci su alme-no due location (piaz-zale del Circolo Tennise Club Enologico eParco Don Gnocchi).Questa scelta ci ha permesso inoltre di non incor-rere nei problemi della chiusura di una stradapubblica e di dare più spazio e ariosità al luogo incui si fa la manifestazione. Sia la serata del 16 lu-glio sia quella doppia del 13 e 14 agosto si sonosvolte in ambienti aperti ed accoglienti!”.“Non si può certo pensare” - puntualizza Tietto -che si possa tenere una Serata in Piazza sullaporta di casa di ogni esercente del paese. In que-ste occasioni non è il cliente che si reca dal com-merciante ma il contrario. E’ quest’ultimo che sirende disponibile, con i propri mezzi e la propriaorganizzazione, nei confronti della Comunità dicittadini che si raccoglie, in un posto piacevole edaccogliente, per condividere un momento di ag-gregazione e di festa! E’ un passaggio importante:si deve andare un po’ oltre le logiche del coltivaresolo l’orto di casa propria. Si ha anche la fortunadi avere una sentita adesione da parte di un foltogruppo di Volontari che lavora gratuitamente per ilsuccesso delle serate. Che altro serve?! ”. Il Presidente dei N.A.L. lancia quindi uno stimolopositivo al tessuto imprenditoriale del paese.Per raccogliere bisogna seminare. E bisogna farlonel campo della Comunità e non sempre e solonel proprio orto. Auspica quindi una maggiorepartecipazione in futuro da parte dei negozi di Lu-gagnano. “Se non organizzativa quantomenoemotiva e promozionale, facilitando la comunica-zione e la diffusione della conoscenza di questeiniziative - afferma -. Il successo di queste seratesta andando oltre i confini di Lugagnano. Anchele altre frazioni del Comune di Sona si stanno or-ganizzando in questo senso. La partecipazione digente proveniente da fuori Comune ci fa dire chel’apprezzamento è ampio”. E conclude: “Credo siauna strada da seguire e credo anche che rappre-senti un qualcosa di concreto da opporre al pessi-mismo e alla critica sterile e non costruttiva”.

Nella foto in altola serata pizza alcircolo del tennisdi Lugagnano.Qui sopra la se-rata Lesso &Pearà al parcodon Gnocchi.Nella pagina pre-cedente la con-segna del ricava-to delle tre inizia-tive ai parenti delmissionario diLugagnano Pa-dre Campara e alreferente dell’As-sociazione per lalotta alla Fibrosicistica Renzo DalCortivo. A conse-gnare gli assegniil Presidente delNAL Tietto, Alfre-do Cottini in rap-presentanza delSOS ed il Presi-dente della ProLoco Luca Foro-ni.

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salato al punto giusto (sperando di non aver esage-rato con il sale perché non è che in quel caso si po-tesse macellare un altro maiale!). Tanto per darviun’idea della varietà delle soluzioni, abbiamo tro-vato ricette che prevedono la presenza di cipolla,aglio e rosmarino, ricette che chiamano la noce mo-scata e altre la cannella, chi pretende di preparareil risoto col tastasal con il brodo di carne e chi ag-giunge alloro, salvia e un gambo di sedano…Noi che siamo cuochi ruspanti, il nostro risoto coltastasal lo cuciniamo così: prepariamo un buon bro-do di dado, magari usando un dado ad hoc, che sitrova solo nei paesi del Nord e che è molto saporito(va bene coi canederli, per intenderci) e aggiungia-mo subito, direttamente nel brodo, un pizzico di sa-le. Nel frattempo mettiamo a friggere con un po’d’olio delle colline sonesi, il tastasal, e pazienza senon è quello delle vecchie tavolate contadine, è im-portante però che ne dia una buona idea. Quandol’impasto è rosolato a puntino, aggiungiamo il risorigidamente della varietà vialone nano (è questo,forse, l’unico punto fermo di tutte le ricette che ab-biamo trovato sui vecchi e nuovi manuali!), questavarietà, infatti, oltre a essere tipicamente veronese,tiene bene la cottura. Poi dopo, piano piano, un me-scolo per volta, aggiungiamo il brodo e teniamo iltutto ben mescolato per favorire l’assorbimento delbrodo da parte del riso.Diversamente da ogni altra ricetta moderna o anti-ca che sia, dopo qualche minuto versiamo nel risoche sta cuocendo, un bel bicchiere di vino biancosecco, anche questo delle nostre terre, e vi grattu-giamo un pizzico di noce moscata. Più o meno a metà cottura assaggiamo la sapiditàed eventualmente correggiamo di sale e poi, a finecottura, mantechiamo con il parmigiano reggiano.Più semplice di così!Come fu che il risotto col tastasal divenne il re in-contrastato delle nostre feste paesane, non è da-to di sapere; forse per la sua semplicità o, più pro-babilmente, per il suo inconfondibile sapore. Peròsiccome le sagre (tranne quest’anno) si tengonotutte d’estate, e quindi, per il tastasal saremmo fuo-ri tempo massimo, ci fidiamo che il salame sia ve-nuto buono perché altrimenti non vi è più rimedio,bisogna aspettare la prossima Epifania. E pocoimporta se manca un ingrediente o se ce ne mettia-mo uno in più, quando ciò si verifica, semplicemen-te significa che è stata inventata una nuova ricettada aggiungere, anche questa, all’ampio campiona-rio delle nostre feste. E sia ben chiaro che non èche perché scriviamo risoto con una “t” sola anzi-ché con due, ne gustiamo di meno!

Dalle nostre parti, parlare di sagre e di feste paesa-ne senza citare il risoto col tastasal è come andarea Roma e non vedere il Papa!E a Sona, invero, le occasioni di far festa e brindarenon mancano proprio! Saremmo curiosi di saperese in provincia di Verona, ma anche fuori provincia,escludendo il capoluogo, esiste un altro Comuneche ha così tante occasioni di far festa insieme!Da est a ovest, incontriamo la sagra di Lugagnano,

la festa di Mancalacqua, due Santi Pa-troni a Sona capoluogo, la fe-

sta di San Quirico, la sa-gra di San Giorgio equella di Palazzoloe la fiera di SanRocco. E il tuttosenza inclu-dervi la Ma-gnalonga, gliArtisti nelparco, i ritro-vi perl’elezionedello Tzigano,“i ossi de por-

co”, le feste deigrest e dei calcio

club e via andare(se me ne sono dimenti-

cato qualcuna non è permala volontà, è solo che il capo

redattore mi dà un certo numero di battute e devorestare in questo range che se poi le scrivo tuttenon mi ci sta più lo spazio per la ricetta). Insomma,nel nostro Comune ci sono più grani di riso che ci-nesi in Cina! Solo che tante sono le occasioni di farfesta e tante sono le ricette! L’unica cosa certa (manon sempre) è che per preparare il risoto col tasta-sal serve, appunto, il tastasal.Per i più giovani, il tastasal indica l’impasto con ilquale si prepara il salame; a dicembre, e fino all’E-pifania, un tempo, quando nelle famiglie rurali siusava macellare il maiale, questi erano giorni di fe-sta e di rituali ben precisi. Anche nelle nostre cam-pagne uno di questi rituali prevedeva che il secon-do giorno della lavorazione delle carni, quandoera pronto l’impasto per il salame, si usasse prepa-rare un risotto per stabilire se l’amalgama era stato

Il “risoto col tastasal”: il re delle nostre feste paesaneC U C I N A E T R A D I Z I O N I

diMarco [email protected]

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Nella prima me-tà del ‘900 unodei locali più fa-mosi di Veronaera il “Gran Ri-storante Birre-ria alla Borsa”,situato nel pa-lazzo della GranGuardia in Piaz-za Bra. A gesti-re l’attività erala famigliaBonvicini - ori-ginaria di Sona- che, proprioper la sua pro-venienza, talvol-ta dava lavoro aparenti e com-paesani. Nellafoto tratta dal-

l’archivio della nostra Biblioteca Comunale, Gae-tano Palazzi (“Fioca”, primo a sinistra) di Sona ri-tratto nel 1928 assieme a due colleghi camerieridi quel locale, durante una pausa.

Mario Nicoli

La Foto Storica

La “Borsa” dei Bonvicini di Sona

anche su prenotazione, nonché tanti tipi di cara-melle confezionate artigianalmente in simpaticipacchetti. E’ giàin funzione unafotocopiatrice,mentre è immi-nente l’arrivodei valori bolla-ti, delle ricari-che telefoni-che, del grattae vinci, del lot-to con relativapossibilità dipagare le bol-lette con il ser-vizio di Lotto-matica.

Storicamente la rivendita di sali, tabacchi e va-lori bollati a Sona capoluogo è sempre stata ge-stita dalla famiglia Palazzi; in particolare un’espo-nente di questa, la signora Lavinia, ha gestito ilnegozio dapprima in via Gesuiti, poi in via Romavicino al municipio, fino a chiudere l’attività alcu-ni mesi fa per l’età avanzata. Con piacere di tutti i sonesi, il 25 agosto scorso èstata aperta una nuova tabaccheria (o meglio,“Tabacheria”, secondo l’abitudine in paese, or-mai consolidata, di scrivere le insegne conespressioni dialettali): un locale luminoso e benarredato, sempre in via Roma, anch’esso a pocadistanza dall’edificio comunale. La titolare, Mar-ta Oliosi, ci ha spiegato in cosa consiste la suaattività. Accanto ai classici prodotti dei sali e deitabacchi (con relativi accessori consistenti in ac-cendini e fiammiferi), ci sono articoli da regalo

La “Tabacheria”: In pieno centro a Sona riapre la storica tabaccheria

N E G O Z I

Lo scorso 11 settembre Irene Canzan ha pre-sentato, per conto del Comune, i corsi del 27°anno dell’Università Popolare. Ha salutato ipresenti il Sindaco Mazzi, rallegrandosi della fol-ta presenza a dimostrazione del valore dell’ini-ziativa. Un saluto è arrivato anche dall’Assesso-re Dal Forno. La serata ha assunto un particola-re significato per la presenza di Francesco Toso-ni, primo Presidente del Comitato di gestionedell’Università, che ha ricevuto una targa ricordo(e a cui dedicheremo un servizio sul prossimonumero del Baco). L’ex Sindaco di Sona RenatoSalvetti ha descritto gli anni ’80 che furono fe-condi a Sona nel campo della cultura e del so-ciale, con la nascita di attività per coinvolgere icittadini con le Consulte di frazione e le Commis-sioni miste cittadini/Consiglieri comunali. Nellafoto, da sinistra, Irene Canzan, Renato Salvetti,Antonella Dal Forno, Francesco Tosoni e Gianlui-gi Mazzi.

Cultura

Ventisettesimo anno perl’Università Popolare

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Il vostro primo progetto è stato FossiLab. Com'èstata questa esperienza dal vostro punto di vi-sta?L'evento FossiLab è stato molto stimolante pernoi: l'obiettivo che ci siamo posti fin da subito eradi valorizzare il museo Fedrigo, sopra la bibliotecadi Sona. Da novembre fino a maggio ci siamo or-ganizzati per collaborare con Pazza Scienza in oc-casione dell'evento svoltosi nei week end dal 10 al25 maggio. Noi ci siamo divisi in due gruppi: alcu-ni si occupavano della visita guidata, altri dei labo-ratori coi bambini; abbiamo combinato l'ora di visi-ta in momenti pratici e teorici, in modo da renderela mostra più originale e mantenere altal'attenzione dei piccoli visitatori.Avete avuto difficoltà nel preparare la visita?Abbiamo avuto difficoltà nel gestire gli spazi: ab-biamo avuto ben quattrocento visitatori provenien-ti anche da comuni limitrofi al nostro, un numeroche non ci aspettavamo e che ci ha richiesto di ri-organizzarci. Ringraziamo di cuore la curatrice delmuseo Anna Olioso, che ci ha aiutato molto suicontenuti della visita guidata. Inoltre, abbiamo ri-cevuto altre preziose collaborazioni dall'ammini-strazione comunale, dall'Associazione Cavalier Ro-mani, dalla biblioteca comunale e da Pazza Scien-

za, con cui abbiamo avuto una comunica-zione congiunta e una profonda condivisio-ne di risorse ed esperienza. Altri sponsor cihanno aiutato nella realizzazione di questoevento, e ricordiamo Slow Food, Doardo Ar-redamenti e Banca Mediolanum.Dopo questo evento che progetti avete?Ci stiamo muovendo per valorizzare ancordi più il museo Fedrigo, in particolare conla collaborazione delle scuole. Ora siamonella fase “creativa”: stiamo valutando tan-te cose. Abbiamo presentato alcune idee eproposte all'assessore delle politiche giova-nili Caltagirone, che si è mostrato insiemead altri membri dell'amministrazione comu-nale davvero aperto e disponibile alla no-stra attività. Come gruppo siamo sempreaperti a nuove iniziative e proposte da par-

te di tutti.Dopo l'evento FossiLab, come valutate la colla-borazione con altre associazioni del Comune?Ci siamo accorti che collaborare con altri enti èdavvero indispensabile: può giovare sia alle asso-ciazioni più piccole per farsi conoscere ed emerge-re, sia alle più grandi per la disponibilità di nuoverisorse e coordinare sinergie.Che messaggio ci lasciate?Siamo stati molto contenti del successo dell'even-to, la collaborazione fra le varie associazioni hafunzionato, e abbiamo tanta voglia di fare. Siamosempre aperti a nuovi collaboratori, a nuove ideee a nuovi progetti.

Le associazioni di volontari nel nostro Comune so-no una linfa vitale indispensabile: dalle più picco-le alle più grandi, tutte contribuiscono alla crescitacomunitaria e culturale del territorio. Il raggiungi-mento di obiettivi diversi è ancor più efficacequando si opera con sinergia e cooperazione. Abbiamo sentito a proposito Laura Vanzo, rappre-sentante del gruppo di giovani “Spazio idea”, re-duce dall'evento “Vietato non toccare!” in colla-borazione con Pazza Scienza; il gruppo ha organiz-zato la mostra paleontologica FossiLab, all'inter-no del Museo Fedrigo di Sona.

Raccontaci qualcosadel vostro gruppo.Siamo un gruppo di ot-to giovani dai venti aitrent'anni di formazio-ne diversa: c'è chistudia lingue, chiscienze della forma-zione, chi informati-ca. La diversità dellaformazione è il no-

stro punto di forza perché riusciamo a plasmarequalcosa di nuovo sfruttando le nostre risorse e inostri ambiti di competenza. Siamo ancora ungruppo informale in quanto non ci siamo ancoracostituiti come associazione. Il nostro gruppo è na-to a novembre dell'anno scorso.Qual è il significato del vostro nome, “Spazioidea”?Nel nostro territorio sono presenti tante risorse; ilnostro obiettivo non è crearne di nuove, ma valo-rizzare le presenti e portarle sotto una nuova luce.Ciò si capisce meglio dal nostro logo: una lampadi-na con raffigurati due volti rappresenta appunto lapluralità di idee all'interno di uno spazio.

La mostra paleontologica FossiLab a Sona, esempio di impegnogiovanile di qualità e sostanza

G I O V A N I

diGianmaria Busatta

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coli artisti, che hanno potuto ammirare e decodifi-care col suo aiuto opere famose d’arte moderna econtemporanea. Tra i workshop più riusciti Lauraricorda quello sul Natale, in cui i bambini hannoavuto modo di cucinare dolcetti a tema e dipinge-re poi i loro contenitori (tazze,vassoi…). Altro labo-ratorio interessante è stato quello sul fimo. A mag-gio, infine, i piccoli artisti in erba hanno potutoesporre le loro opere nella splendida galleria all’a-perto del Parco Cavalier Ro-mani a Sona, durante la ma-nifestazione “Artisti nel Par-co”.Da fine settembre al Labò cisono state importanti novità.La sede si è spostata dallaBaita degli Alpini a Manca-lacqua, in uno spazio dedica-to solo ai laboratori artistici,ed i corsi si svolgeranno duevolte alla settimana: dall’ini-zio di ottobre fino a maggio ilsabato mattina è dedicato aibambini della scuola prima-ria e il venerdì ai ragazzi del-la secondaria di primo gra-do. Partiranno anche works-hop e laboratori di ceramica,disegno e pittura rivolti agliadulti. All’inizio dell’annocreativo ci sono state dellelezioni-prova, a cui tutti han-no potuto gratuitamente par-tecipare. Per ricevere ulterioriinformazioni, è possibile con-tattare Laura al n.340/4170633 e visitare il si-to dell’associazione:www.artlabo.it .

Entrare nella Baita degli Alpini di Lugagnano, ilsabato mattina, significa imbattersi in piccoli ar-tisti alti dal metro al metro e mezzo, sporchi dicolori e con lo sguardo concentrato sul tavolo ,do-ve stanno dando forma ad una loro nuova creazio-ne. Che si tratti di creta, colori a tempera, gessettio materiali di recupero non importa: ognuno di lo-ro ha le mani in movimento. Tra di loro, comeun’ape operosa, passa veloce Laura Boldrin, cheha il compito di trovare il modo migliore per dar li-bero sfogo alla creatività unica di ogni allievo dellascuola d’arte. Laura è una giovane donna emamma di tre bambini, che ha studiato sculturaall'Accademia di Belle Arti di Brera ed ha vissutoper sette anni negli Stati Uniti, in California, doveha potuto sviluppare le sue conoscenze nella la-vorazione della ceramica e del bronzo, attraversouna serie di corsi presso il West Valley College diSaratoga. Ha anche lavorato presso una studiod'arte, dove ha acquisito pratica nell'interazionecoi bambini, utilizzando metodi di apprendimentoin uso negli Stati Uniti, basati sulla libertà diespressione e sul rispetto del lavoro dei piccoli ar-tisti. Alla domanda su quale sia la filosofia cheanima la scuola di giovani talenti, Laura, che èl’ideatrice di questa associazione no profit, rispon-de così: “Labò è strutturato come una scuolad'arte, che si propone di far esplorare ai bambinidiverse tecniche e materiali per poter svilupparein libertà la propria creatività. Ogni bambino ècreativo, nasce con un talento suo proprio e attra-verso l’arte può esprimere se stesso, le sue emo-zioni più profonde, lasciandosi andare. Durantegli incontri ogni bambino è incoraggiato a vederecoi propri occhi gli oggetti e a rappresentarli attra-verso la propria personale percezione; al Labò, in-fatti, la regola base è: ‘Non si sbaglia mai’, nonc’è un modo giusto e uno sbagliato nel tradurre lapropria fantasia sul foglio, sulla tela, plasmandola creta o costruendo col legno. Dopo una primaparte teorica, dove spiego quali materiali usare ecome reagiscono sul supporto, mostro un esem-pio del prodotto da realizzare, senza mai comple-tarlo, in modo che ognuno si senta a proprio agioe libero di dare sfogo alla sua fantasia, mettendo-si in gioco e sperimentando varie possibilità perarrivare alla realizzazione dell’opera. Tra l’altroquesto porta allo sviluppo dell’abilità del problemsolving, applicabile poi a qualsiasi altro campodell’apprendere.” Accanto alle lezioni vere e proprie, in alcuni mo-menti particolari dell’anno, sono state proposteanche uscite didattiche e workshop a tema. Diparticolare successo si sono rivelate le visite adalcune mostre presso la Gran Guardia e la fieraArtVerona, dove Laura ha fatto da cicerone ai pic-

Labò: fucina di giovani talentiLaboratori per artisti in erba a Lugagnano

C U L T U R A

diChiara Giacomi

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perché ogni età abbia un valore e ogni personaun suo progetto di vita, diventando così una risor-sa per sé e per gli altri. In particolare, in Anteascrediamo che gli anziani siano una grande risor-sa, un capitale sociale e culturale, un vero tesorodi esperienze che deve essere riscoperto, conser-vato e messo a disposizione della comunità. Lacentralità della persona, la difesa dei suoi diritti, ilrispetto della sua dignità, l’ascolto sono le basidell’operato dell’Anteas e gli strumenti per costrui-re relazioni positive nelle nostre comunità. A circa un trentennio dalla sua nascita,l’Associazione ha raggiunto una dimensione na-zionale di ben 600 associazioni dislocate sul ter-ritorio, con migliaia di soci e volontari, nelle duesfaccettature di Anteas Volontariato e AnteasServizi per la la promozione sociale. Entrambeoperano secondo le norme di legge che regolanoil volontariato (legge 266/91) e le associazioni dipromozione sociale (legge 383 /00).I progetti sviluppano attività gratuite in diversiambiti: assistenza, invecchiamento attivo, rapportiintergenerazionali, cultura e tempo libero. Le as-sociazioni Anteas volontariato fanno, secondo ilprogetto elaborato, attività di ascolto telefonico esportello di segretariato sociale, visita ad anzianisoli, ambulatori sociali, trasporti sociali, consegnafarmaci a domicilio, contrasto alla pover-tà/fragilità, visite nelle strutture di degenza deglianziani ed altro. Le Anteas Servizi organizzano,con l’apporto del libero e gratuito lavoro dei volon-tari, banche del tempo, soggiorni climatici e di sol-lievo, università della terza età, cultura, visite amostre, momenti di condivisione, viaggi. Tutte laassociazioni sono coordinate a livello provincia-le, regionale e nazionale, con una segreteria chevaglia i progetti da sottoporre al Centro Servizi,che dà assistenza tecnica e legale, in modo cheogni attività sia pienamente in regola con la leggee che le finalità definite dallo statuto siano perse-guite. A Verona abbiamo un gruppo di 26 associa-zioni Anteas che operano con vari progetti, rego-larmente registrate presso l’Agenzia Delle Entratee iscritte nell’Albo Regionale. Il nostro gruppo hacostituito una Anteas denominata "Colli Moreni-ci" che opererà fra breve nel campo del volonta-riato per il trasporto sociale. I pensionati, come sivede, coadiuvati da tante persone di buona volon-tà, anche giovani, si danno da fare per aiutaregratuitamente le persone in difficoltà in varie si-tuazioni, elaborando progetti che vadano a colpirenel segno un bisogno per portare sollievo.

Fra le numerose associazioni di volontariato cheoperano nel nostro territorio esiste anchel’Anteas, promossa dal Sindacato dei pensionatidella CISL, ma con una propria autonomia orga-nizzativa e gestionale. L’Anteas è nata nel 1996,sotto la spinta di esperienze significative di gruppidi pensionati, che, condividendo l’impegno di soli-darietà civile e sociale, hanno voluto impegnarsinella costruzione di relazioni che rompano il mu-ro dell’isolamento, nella tutela degli anziani edelle persone deboli.La missione di questa Associazione è promuoveree valorizzare l’impegno gratuito, individuando unprogetto degli anziani, dei giovani e degli adulti,perché possa crescere il loro ruolo attivo nella so-cietà. Si propone di contrastare ogni forma diesclusione sociale, migliorare la qualità della vita,diffondere la cultura e la pratica della solidarietà

ANTEAS: Associazione Nazionale Tutte le Età Attive per la Solidarietà

S O C I A L E

di Vittoria Brentegani

La Federazione Nazionale Pen-sionati (FNP) di Verona difendegli interessi dei pensionati emigliora la loro qualità di vita.Da anni tutela attivamente latua pensione, il tuo diritto allasalute, e lavora per accrescerela sicurezza della categoria. La FNP ha tutelato lo stato so-

ciale e il sistema previdenzia-le, impedendo: che l’inflazionedivorasse tutto; tagli sulle pen-sioni; l’abbattimento del siste-ma di tutela sanitaria ed ope-rando affinche’ questo garan-tisse sempre maggiore sicurez-za, soprattutto ai soggetti piùdeboli.

Chi Siamo

FNP CISL Pensionati

FNP (pensionati), Lung. Galtarossa 22, 37133, Verona - VRtel. 045/8096928 - 045/8096925

www.pensionati.cisl.it

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Avis Comunale di SonaAuto e Moto d’Epoca a Sona

Domenica 21 settembre scor-so si è tenuta a Sona la con-sueta domenica dedicata alleauto e moto d’epoca. La gior-nata è organizzata dall’AVIS

Comunale di Sona, per anima-re la comunità e sensibilizzarein merito alla donazione delsangue (Foto Micol Bressan).

Grande interesse e affluenza di pubblico per lamostra di Palazzolo sulla Grande Guerra, all’inter-no della sagra parrocchiale di S. Luigi e S. Costan-za, che è organizzata come sempre dall’Associa-zione Noi. La mostra è stata allestita dai volontaride “La Torre” con la collaborazione dei Gruppi Al-pini di Lugagnano e Palazzolo, del Museo Stori-co di Lugagnano e di molti cittadini che hannofornito parte del materiale. L’iniziativa ha avuto l’approvazione e il patrociniodel Comune e della Pro Loco di Sona e inoltre delComitato Regionale per le celebrazioni del cente-nario della Grande Guerra. E’ stata inauguratadal Sindaco Gianluigi Mazzi, con il Parroco donAngelo Bellesini che ha benedetto la mostra ed ilquadro dei caduti di Palazzolo. Insieme agli As-sessori Antonella Dal Forno e Luigi Forante han-no sottolineato l’importanza del ricordo della guer-ra e di chi è morto o ha sofferto per l’Italia.Il contenuto della mostra si può così riassumere:modellini dei mezzi militari, mortai, obici, cannoni,aerei; la ricostruzione di un tratto di confine conpaletti e filo spinato originali; testi esplicativi sullaguerra e documentazione fotografica delle fortifi-cazioni sui monti Lessini, il Baldo e l’Altissimo; fo-

tografie dei ca-duti di Palazzo-lo, dei reduci edei combattenticon medaglie,attestati e testi-monianze scrit-te dei raccontifatti ai familiari.Su sei tavolierano poi espo-sti oggetti usati

al fronte, armi, elmetti e vari residuati bellici. Inapposito spazio erano visibili filmati sul conflitto espezzoni del film “Uomini contro” di Francesco Ro-si, che mette in luce la follia della guerra. Signifi-cative le testimonianze lasciate per iscritto daalcuni visitatori: “Finalmente una bella mostra chenon esalta ma che rivela l’assurdità e l’orrore del-la prima guerra mondiale”; “Dovrebbero vederlatutti i giovani”; “Siete riusciti a trasportare laGrande Storia, la Grande guerra, a Palazzolo, perla gente del nostro Comune e nei nostri cuori”. L’apertura della mostra è stata prolungata di unasettimana anche per consentire le visite guidatedelle classi della vicina scuola di Palazzolo, e sin-gole degli alunni e loro familiari per le altre scuoledel Comune. I dirigenti degli Istituti comprensividi Sona e Lugagnano, Marco Squarzoni e PieraCattaneo, avevano infatti avvisato tutti i genitoridel valore educativo della mostra e dell'opportuni-tà di visitarla con i loro ragazzi.

Che interesse per la mostra “Ricordiamo la GrandeGuerra di Palazzolo”

C U L T U R A

di Luigi Tacconi

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LEUTENANT DIESES BATAILLONS / WELKER BEIERSTURMUNG DIESER HOHEN / AM 23 JULY1848 / DEN HOLDEN TOD FAND.

La lapide è un invito a onorare il tenente co-lonnello Peter Speltini, comandante

dell’11° battaglione di cacciatori dacampo dell’imperial regio esercitoaustriaco, che morì eroicamentenell’espugnare le nostre colline.Il Regno Lombardo-Veneto, in-fatti, disponeva di un esercito(ovviamente dipendente daVienna) di cui questo repartodi soldati faceva parte. La dataè il 23 luglio 1848, giorno del-la battaglia di Sona, avvenutadurante la Prima Guerrad’Indipendenza, e della quale ab-

biamo già parlato su alcuni numeriscorsi del Baco, in due puntate. Viene

da chiedersi: se in quei giorni di furibondiscontri, aspramente combattuti sulle nostre alturemoreniche contro l’esercito piemontese, morironomolti austriaci, perché solo questo ufficiale rice-vette l’onore della lapide a perenne memoria? Sipuò ipotizzare che nel cimitero ce ne siano state

altre dedicate aisoldati imperialicaduti, piantate sulterreno e in segui-to rimosse, e chesolo questa si siasalvata perché mu-rata nella paretedella chiesa. Manon poniamocitroppe domande,spostiamo losguardo versol’iscrizione in lin-gua tedesca che sitrova alla destradel portaled’ingresso: HIER RUTH / LUD-WIG MAYRHOFER/ CADET DER23COMPAGNIE /DES / TIROLER IA-GER REGIMENTES/ GEBOREN ZUWIEN 1845 / GE-STOREN ZU SONA1863 / GEWID-MET VON SEINEN/ TRAUERNENDENALTERN.Che, tradotto, si-gnifica: “Qui riposaLudwig Mayrhofer,cadetto della com-

Dal 1815 al 1866 il Comune di Sona fece parte,come tutta la nostra regione, del Lombardo-Ve-neto. A noi abituati oggi a considerarci set-tentrionali parrà strano, ma a quell’epo-ca questo regno costituiva una pro-paggine meridionale del vasto Im-pero Austro-Ungarico. E’ possibi-le, ai nostri giorni, scorgere neipaesi dove abitiamo qualchetraccia visibile di quel cinquan-tennale dominio straniero? Benpoco. Qualcosa possiamo trovarenel cimitero di Sona capoluogo,dove il visitatore può notare, sullafacciata principale della chiesettadi San Salvatore, due lapidi scrittein lingua tedesca. Benché sia scom-parso il nero dai solchi delle parole inci-se, esse sono ancora leggibili, e sulla pietraalla sinistra della porta d’entrata si possono deci-frare queste frasi: DAS OFFICIERS CORPS / DES K.K. FIELD JAEGERBATAILLONS N. 11 / EHRET DAS ANDENKEN SEI-NES KAMERADEN / PETER SPELTINI / K.K. OBER-

Tracce di Lombardo-Veneto nel cimitero di SonaL A N O S T R A S T O R I A

diMario Nicoli

Sotto, evidenziatenei tondi, le lapidisulla facciata del-la chiesetta delcimitero di Sona,due delle quali intedesco (FotoGiulia Nicoli). Acentro pagina lostemma del Lom-bardo-Veneto.

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pagnia del reggimento dei cacciatori tirolesi, natoa Vienna 1845, morto a Sona 1863. Dedicato daisuoi afflitti genitori”.Ci viene da chiedere di che cosa sarà mai mortoquesto ragazzo, appena diciottenne, dal momentoche nel 1863 non c‘erano nel nostro territorioguerre in corso. Che sia deceduto accidentalmen-te durante una esercitazione militare? O che abbiasubìto la sorte di tanti altri giovani dell’epoca, col-piti da malattie di fronte alle quali la medicina eraimpotente? Gli affranti genitori viennesi sarannovenuti a Sona a visitare la salma? Perché proprio alui una lapide commemorativa? Per rispondere a

queste domande ci vorrebbe davvero la “macchinadel tempo”. Fra tanti quesiti destinati a rimanereinsoddisfatti, purtroppo vi è una sola certezza: lachiesetta di San Salvatore nel cimitero del capo-luogo, autentico scrigno di arte e storia, giace nel-l’indifferenza e nell’abbandono. Essendo il tettopericolante, da tempo è stato vietato l’ingresso aivisitatori. Se la copertura lasciasse passare delleinfiltrazioni o addirittura cadesse, sarebbe la finedegli affreschi che si trovano all’interno, che pu-re sono resistiti a settecento anni di incuria. Sispera che arrivino presto le sovvenzioni per i dovu-ti restauri.

quadri con le foto dei Reduci, reperiti presso leAssociazioni Combattenti e Reduci del Comune,molta documentazione originale sulle comunica-zioni alle famiglie sui Caduti, sugli internati, suimalati inviate dai Reparti combattenti, copie dianaloghe segnalazioni riportate dai giornali localie foto di singoli militari. Pur mantenendo un taglio di serietà storica il Qua-derno, che avrà un’ampia distribuzione, dovrebbeconsentire soprattutto ai più giovani di cogliere latragicità di quel periodo che colpì dolorosamentel’Italia e di come fu importante il coinvolgimentodi Sona.

Da alcuni mesi l’Amministrazione comunale hanominato un Commissione composta di concitta-dini che da tempo si occupano di ricerca storicarelativa a vicende del nostro Comune.E’composta da chi ha pubblicato documenti di na-tura storica, la maggior parte attraverso il canaledel Baco da Seta ed è aperta, secondo quanto in-dicato dal Sindaco in Consiglio comunale a chi, in-teressato alla storia locale, desideri farne parte.Essendo una Commissione che opera all’internodell’istituzione Biblioteca, ne fanno parte anche laDirettrice Raffaella Tessaro e l’archivista Alessan-dro Boretti.Le prime indicazioni fornite dal Sindaco, nella se-duta propedeutica alla nomina ai Commissari inpectore, si sono concretizzate nella proposta dipubblicare un Quaderno ogni anno, con argomen-to unico, da distribuire gratuitamente alle asso-ciazioni, alle scuole e nelle assemblee pubblichea tema culturale.I lavori della Commissione, presieduta da MarioNicoli di Sona, sono partiti ed il primo lavoro, chesarà pubblicato il prossimo 4 novembre ha comeargomento la Prima Guerra Mondiale.Il quaderno, di 64 pagine, è composto di due par-ti. Una parte fornisce informazioni su chi è statotragico attore del periodo come i Caduti, le vedo-ve, gli orfani e gli invalidi ed in parte riporteràquanto è già stato scritto sul secondo libro pubbli-cato da Il Baco da Seta lo scorso mese di dicem-bre come i Campi di concentramento, l’Ospedaleda campo, l’Aeroporto militare, tutte strutturepresenti a Sona fra il 1915 ad il 1918. Le suddet-te notizie sono state però riportate in modo piùsuccinto rispetto al libro, ma con l’aggiunta di in-formazioni inedite che rendono più completo ilracconto della triste vicenda umana di chi l’ha vis-suta sulla propria pelle e della situazione locale inquegli anni. Un’altra parte presenterà alcuni ar-gomenti, anch’essi inediti e pertinenti al periodo,molto interessanti che completano un testo chedovrebbe risultare facilmente leggibile.Al testo sono state aggiunte le riproduzioni dei

La Prima Guerra Mondiale a Sona: il prossimo 4 novembre il Comune pubblica una monografia per conoscere e ricordare

L A N O S T R A S T O R I A

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La prima pagi-na de L’Arenadel 3 agosto1914.

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territorio del comune di Sommacampagna poseroil problema dei seppellimenti dei propri morti nelcimitero del comune di Sona. Il Comune provò aconsentire questi seppellimenti con una delibera,ma la Prefettura la annullò, invitando i due Comu-ni a consorziarsi per il cimitero e suggerì che “nul-la vieta che siano esperite le pratiche prescrittedall’ articolo 115 della legge Comunale e Provin-ciale , qualora la frazione di Lugagnano apparte-nente al Comune di Sommacampagna intenda diessere aggregata al comune di Sona”. E’ la primavolta che si scrive su documenti ufficiali di unapossibile unificazione del paese. Il 20 aprile dellostesso anno gli abitanti ed i possidenti della sud-detta zona chiesero, con petizione, di poter ap-partenere a Sona. Il Comune avvierà le prime ini-ziative solamente a partire dal 1927, quando inuna lettera del 16 maggio il Podestà TonelatoLuigi, da poco nominato, propose ai Comuni con-termini dei nuovi confini appellandosi ad “unaprovvida legge del Capo del Governo” che “stabili-va la revisione dei confini e l’assorbimento di mol-ti Comuni, quando ragioni di utilità pubblica rendaciò necessario”. Nella lettera scriveva che al Cen-simento del 1921 gli “abitanti legali” di Lugagna-no erano 1.024 e la Parrocchia invece “che segueconfini più naturali” ne conta 1.381 Proseguivascrivendo che Sona avrebbe dovuto “assorbire”da Sommacampagna: centro paese 6 famiglie per36 abitanti, in località Betlemme 3 famiglie per26 abitanti e località Rampa 3 famiglie per 11abitanti; da Verona: centro paese 14 famiglie per93 abitanti e in località S. Agata 7 famiglie per 45abitanti; da Bussolengo: località Mancalacqua 1famiglia per 7 abitanti. Totale famiglie 34 per n.218 abitanti. Tra il 1927 ed il 1929 (anni V-VI-VIIdell’era fascista) vi fu una cospicua corrisponden-za fra il Podestà, il Presidente della Federazionedegli Enti Autarchici e la Regia Prefettura per otte-nere collaborazione ad iniziative per la rettifica deiconfini, senza esito. Il Podestà allora decise di in-traprendere una nuova iniziativa, non per chiede-re di unificare, ma per ottenere partecipazioneeconomica da parte dei colleghi Podestà per iservizi forniti da Sona. Quest’ultima iniziativa eb-be un certo successo.

Le iniziative nel DopoguerraIl Comune si riattivò fra gli anni ‘50 e ’60, quando

Ricostruiamo una vicenda civica molto complessaL A N O S T R A S T O R I A

di Renato [email protected]

1974/1975 - 2014/2015Speciale sui quarant’anni

dell’unificazione di Lugagnano

Le origini del ProblemaSu Fregole di storia, Appunti e spunti su Lugagna-no e dintorni un bel libro pubblicato nel 1997,Massimo Gasparato e Gianluigi Mazzi scrivevano:“Occorre tener presente che Lugagnano è un pae-se che si è fatto da solo, nel senso che non è sor-to attorno a una qualche residenza patrizia, se-guendo le sorti della quale è relativamente agevo-le ricostruire la storia”. Nasce su questa conside-razione la vicenda civica di un paese che si è ritro-vato diviso in quattro Comuni: Sona, Sommacam-pagna, Bussolengo e Verona. La divisione passa-va proprio al centro del suo aggregato urbanoche si è venuto accrescendo nel tempo, lungo ledue arterie principali: la comunale Sona-Verona ela Bussolengo-Caselle.

I primi tentativi Nel gennaio 1902 Bendinelli Pietro, Consiglierecomunale di Sona dal 1902 al 1909 e altri capifa-miglia residenti a Lugagnano nella porzione di

Articolo suL’Arena del 24settembre 1974,si annuncia il re-ferendum perLugagnano.

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Nella foto in altoUdino Forlin du-rante una ricor-renza con i redu-ci di guerra da-vanti alla Chiesadi Lugagnano.Nel riquadro Raf-faello Manzato inuno scatto deglianni dell’unifica-zione.

però il percorso per il raggiungimento dell’obietti-vo doveva ancora passare dalla Prefettura, nonpiù in possesso però dei ruoli del periodo del Re-gime, e dai Ministeri romani. Di rilevo fu l’iniziativadel 1952. Nel Consiglio comunale del 18 ottobredi quell’anno, Consiglio espressamente convocatosull’argomento, il Sindaco Ledro riferiva con otti-mismo di un incontro avuto in Prefettura con i rap-presentanti dei Comuni di Verona, Sommacampa-gna e Bussolengo. L’incontro in Prefettura avevaportato a queste conclusioni: il Comune di Veronaaderiva accettando di cedere 400 abitanti e poi-ché in effetti gli abitanti ceduti nel 1975 saranno250 si parlò anche di cedere la contrada Salvipoiché l’autostrada del Brennero e la tangenzialenon erano ancora state costruite e quindi non po-tevano essere in quegli anni il riferimento che poifu. I Comuni di Sommacampagna e di Bussolengonon si erano dimostrati contrari, ma prima di as-sumere impegni precisi avrebbero atteso una pro-posta specifica sulle nuove delimitazioni. I Consi-glieri di Sona nella suddetta riunione di Consiglio,dopo aver esaminato una carta topografica relati-va al territorio e vagliate le possibili soluzioni, al-l’unanimità, votarono di affidare ad un libero pro-fessionista l’incarico di ricavare tutti i dati relativiai redditi catastali delle singole aree da permuta-re. Si parlò di valore catastale, piuttosto che disemplice cessione di terreni, come poi invece av-venne. Questa scelta era legata al fatto in queglianni la Sovrimposta sui terreni, poi soppressa, eraun’entrata importante dei comuni, per Sona quasiun 35% di tutte le entrate ordinarie. Ad una inizia-le disponibilità dei Comuni interessati fecero peròseguito riserve e risposte interlocutorie che porta-rono all’affossamento dell’iniziativa ed allorapartì l’iniziativa del Comitato di cittadini per Lu-gagnano Comune autonomo del quale scriviamonel capitolo seguente. Una seconda iniziativa, sen-za esito, si concretizzò con una delibera di Consi-glio del 20 luglio 1955 con il solito oggetto: Rettifi-ca confini in frazione di Lugagnano con i Comuniconfinanti, a norma dell’art. 32 della Legge Comu-nale e Provinciale vigente. Una terza iniziativa, an-ch’essa senza esito, è dei primi giorni del settem-bre 1958 con la quale si tentò, con lettere ed in-contri diretti, di convincere il Comune di Somma-campagna a concordare rettifiche territoriali reci-

proche che consentissero alpaese di ritrovarsi di fatto uni-to. Anche nel 1965 partì unainiziativa, con il nuovo SindacoScattolini Carlo, che con lette-ra del 23 novembre chiedevaalla Prefettura di Verona di indi-re degli incontri con gli altri treComuni per giungere all’unifica-zione della frazione. Anche que-sta iniziativa naufragò e fu dirottata sul tentativodi ottenere almeno dei contributi per le spese so-stenute da Sona per i cittadini degli altri Comuni,tentativo che dopo qualche anno andò a buon fi-ne con il comune di Sommacampagna.

Lugagnano Comune AutonomoNella frazione alcuni cittadini ritennero che la stra-da più semplice per unificarla fosse quella di ren-derla Comune autonomo. Con il senno di poi è fa-cile rendersi conto che Lugagnano-Comune sareb-be stato un’enclave senza territorio, chiusa entroconfini difficili da proteggere dall’invadenza deiComuni confinanti e con un bilancio economicoassai precario. Tra il 1954 ed il 1958 si formò edoperò un Comitato di cittadini, appositamente co-stituito, che contava sull’appoggio di tutte le per-sone più in vista del paese, gli “opinion leaders”dell’epoca, Parroco Don Enrico Brunelli in testa.L’iniziativa peraltro incontrò subito molti ostacoli,primo fra tutti l’opposizione del Comune di Sonache avrebbe perso una grossa fetta di territorio edi abitanti. Fu di ostacolo anche la costruenda au-tostrada Brescia-Padova che doveva passare doveoggi vediamo, ma negli anni 1956/57 ancora nonsi sapeva esattamente se e come avrebbe potutomodificare il territorio dei Comuni interessati. Inquesti anni si discusse anche di un possibile Co-mune autonomo Lugagnano-Caselle.

Le Iniziative per l’unificazioneLugagnano arrivò all’inizio degli anni ’70, dopotante iniziative andate a vuoto, ancora diviso edin difficoltà nel contesto dei rapporti con i Comunicontermini in particolare con Sona a causa deltentativo avviato di costituire un Comune autono-mo. Chi allora amministrava il Comune di Sona,come maggioranza, era la Democrazia Cristiana.

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Anche nella frazione una grossa fetta di elettoratovotava D.C. e la sezione locale di tale partito ab-bandonato il progetto, che peraltro non era statoavviato in sede politica, di fare di Lugagnano unComune autonomo, si impegnò innanzitutto per ri-portare un clima di serenità nei rapporti con lealtre frazioni per una situazione che erano sfuggi-ta di mano ad opera della pur lodevole iniziativadel Comitato di cittadini. Il compito fu affidato peril quinquennio 1960-1965 a nuovi Amministratori

nel Consiglio co-munale di Sona,non legati espres-samente alle pre-cedenti iniziative.In quel quinquen-nio era anchecambiato il Sinda-co. Passò quindianche la legisla-tura 1960-1965senza che fosse-ro avviate altrereali iniziative e siarrivò nel 1970alla legge istituti-va delle Regioniche delegò ad es-se anche la revi-sione delle Circo-scrizioni territoria-li. Si presentò lavera opportunità

per Lugagnano quando la Regione Veneto appro-vò la legge n.17 del 17 luglio 1973 che prevedevala possibilità di rettificare confini territoriali secon-do quanto previsto all’ articolo 133 della Costitu-zione Italiana. Ci si infilò subito nell’occasione of-ferta, ben consci peraltro che non si poteva piùimprovvisare e ci si rendeva anche conto che sidoveva combattere contro il tempo. Tutto dovevaessere fatto prima delle elezioni amministrativepreviste per il maggio-giugno 1975, pena il doverrivedere alleanze, accordi e probabilmente pro-spettive.

Sondaggi, mini referendum e ComitatoLa scelta preliminare e cioè a quale Comune ag-gregare tutta la frazione, non fu difficile. Negli an-ni i cittadini della frazione avevano manifestato,seppure in modo non organizzato, chel’unificazione non poteva avvenire che con Sona.La realtà che vedeva i tre/quarti della popolazionegià in quel Comune, i servizi in grande parte forniticome scuole, acquedotto, gas tutto portava a que-sta scelta. Peraltro le forze politiche presenti sulterritorio, in particolare D.C. e P.S.I., organizzaronodei sondaggi ed anche dei veri e propri mini refe-rendum, sia fra i propri iscritti che fra la popolazio-ne. I risultati furono sempre di larghissimo con-senso all’unificazione con il comune di Sona. An-che “l’ubriacatura” del Comune autonomo eraampiamente superata e quindi si partì conl’obiettivo “Tutti nel comune di Sona”, dando vitaad un Comitato per l’unificazione formato da:D.C., P.S.D.I., P.S.I e A.C.L.I.

Lugagnano divisa neiquattro Comuni nellamappa predispostadalla Regione nel1964. Sotto, la letteradel Comitato perl’unificazione che an-nuncia i risultati delreferendum.

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Speciale quarant’anni

dell’unificazione

di Lugagnano

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Il Comune di SommacampagnaIl problema più impegnativo era rappresentato daSommacampagna che era titolare della più grossafetta di territorio e di abitanti. Per chiarire quantofosse complicato il problema si segnala questofatto. Gli Amministratori di Caselle, la frazione tito-lare della fetta di Lugagnano, “vietavano” da mol-to tempo ai propri Sindaci di organizzare assem-blee pubbliche nella frazione. Il nuovo Sindaco diSommacampagna Recchia Attilio, che fu unbuon amico del nostro paese, capendo che i pro-blemi erano reali, subito dopo le elezioni del1970, più volte sollecitato, “pretese” di venirvi madovette accettare che l’invito ai cittadini fosse cosìconcepito: “Ai cittadini di Caselle, residenti nellafrazione di Lugagnano”. Gli Amministratori di Ca-selle difendevano il territorio per un interessecampanilistico. Infatti i contributi statali tenevanoconto degli abitanti e degli scolari nel caso di con-tributi per le scuole e Caselle utilizzava a propriofavore i numeri interessanti di Lugagnano. Ancoraprima della pubblicazione della legge 17/73, sierano intraprese due iniziative per sgretolare laresistenza di Sommacampagna. Si stipulò un ac-cordo con la D.C. del paese di Sommacampagnae si ottenne un posto in lista per le elezioni ammi-nistrative in arrivo. L’operazione andò a buon finee Raffaello Manzato fu il “cavallo di Troia“ all’in-terno del Consiglio di Sommacampagna per ilquinquennio 1970-75. La seconda iniziativa fuquella di richiedere di definire le pendenze econo-miche fra i due Comuni riguardo la frazione divi-sa. Si arrivò così ad un accordo che riconosceva idiritti di Sona sulla frazione per i costi sostenutiper i cittadini di Sommacampagna, abitanti a Lu-gagnano.

Il Rapporto con Verona (Comune e Provincia)Con il Comune e la Provincia di Verona non vi fuun vero problema in merito all’ottenimento di unvoto favorevole alla rettifica territoriale, ma sola-mente il problema burocratico di riuscire a portarei due Consigli in tempi ragionevoli al voto. Votò afavore del distacco di parte di Verona anche ilconsiglio di circoscrizione di S. Massimo. All’inter-no della Giunta comunale che reggeva le sorti delComune di Verona si trovarono accordi con chirappresentava D.C. P.S.I. e P.S.D.I., gli stessi partitiche avrebbero presentato poi in Regione la propo-sta di legge di unificazione. Per quanto riguarda ilConsiglio provinciale si ottenne la collaborazionedi un Consigliere in carica, che era nativo di Luga-gnano, che accettò di buon grado di farsi caricodel problema di accelerare il voto.

La Trattativa con il Comune di BussolengoComplicato fu invece il rapporto con il Comune diBussolengo. Non si riuscì ad ottenere un voto a fa-vore, ma solo l’impegno che, pure a fronte di unvoto negativo in Consiglio comunale, gli Ammini-stratori di quel Comune non avrebbero assuntoiniziative in Regione per bloccare la delibera diunificazione. Fu complicato anche definire il nuo-vo confine territoriale. Infatti, mentre con Verona ilconfine fu trovato facilmente sulla linea dell’ Au-

Uno dei testimoni degli anni dell’unifi-cazione di Lugagnano è l’ex-Sindaco diSommacampagna Roina Lino, che fuAssessore nel quinquennio 1970-1975(nella foto in uno scatto del perido).“Dopo tanti anni è ancora vivo in me ilricordo del Referendum perl’unificazione di Lugagnano. E’ stato unevento - spiega Roina - arrivato in unmomento particolarmente delicato perl’Amministrazione, stante le divisioni ele differenze con gli amici democristia-ni di Caselle. E l’avvenimento sembravafatto apposta per aumentare le tensio-ni e le incomprensioni. Il fatto era chela parte sommacampagnese di Luga-gnano era territorialmente inserita nel-la frazione di Caselle, ed era nota a tut-ti la rivalità esistente fra le due comunità.A dire il vero io ho sempre pensato che fosse più un problema di grup-pi dirigenti che delle popolazioni. Il problema vero era, invece, la situa-zione grottesca di una popolazione, quella dell’intero paese di Luga-gnano, che frequentava la stessa chiesa, le stesse scuole, la stessabanca, gli stessi negozi e seppellivano i propri morti nello stesso cimi-tero, ed usufruivano nel contempo di quattro diversi servizi ammini-strativi e sociali, che creavano insopportabili disparità di trattamento.La coscienza di tale assurda situazione ha aiutato noi, responsabilidella comunità di Sommacampagna, a fugare dubbi e riserve sulla le-gittimità dell’unificazione e a far superare agli amici di Caselle la sen-sazione di aver perso qualcosa che ritenevano loro “proprietà”.Il tempo - conclude l’ex Sindaco di Sommacampagna - ha dato ragio-ne alla nostra scelta di favorire l’unificazione di Lugagnano, se è veroche i rapporti di collaborazione tra il nostro comune e quello di Sonasi sono fatti più stretti, concretizzandosi nel consorzio per la depura-zione delle acque e per il mercato ortofrutticolo, per fare i due esempipiù significativi”.

L’InterventoL’ex Sindaco di Sommacampagna: “Il tempoha dato ragione a chi voleva l’unificazione”

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tostrada del Brennero e con Somma-campagna sulla linea della ferrovia,cedendo il territorio oltre la localitàRampa, con Bussolengo non fu possi-bile collocarlo sulla Statale 11 perchèl’ANAS sottostava ad una legislazione

che prevedeva che ogni tratto di Statale dovesseavere su entrambi i lati della strada un solo Co-mune titolare. Non potendo quindi ottenere di por-tare il confine sulla SS 11, si dovette ricercare un

confine all’interno dell’area verso Lugagnano eBussolengo; pretese che si rispettassero anche iconfini di alcune proprietà private, rinunciando aduna pregiudiziale iniziale che prevedeva di definireil nuovo confine a ridosso del centro abitato dellafrazione. In quel momento i leader politici di Bus-solengo contavano molto all’interno della D.C. ve-neta ed il loro atteggiamento sarebbe stato deter-minante in sede di Consiglio regionale. Si dovettequindi accettare un confine non soddisfacente perLugagnano. Il comportamento degli Amministrato-ri del comune di Bussolengo nei rapporti con laRegione fu conseguente a quanto concordato.

Il coinvolgimento dei cittadini di LugagnanoProseguendo nel programma di avvicinamento al-le elezioni per il Referendum si dovette pensare aicittadini della frazione ed alla sensibilizzazionedegli stessi al problema, anche se da tempo i ter-mini della situazione erano già molto chiari. Matra il dire e cioè che quasi tutti volevanol’unificazione ed il fare, cioè essere unificati, c’eradi mezzo un voto al Referendum che non potevaessere contraddittorio. In questa opera l’iniziativafu soprattutto in mano alla sezione locale dellaD.C., ma tutti gli esponenti degli altri partiti ed as-sociazioni presenti sul territorio in particolareP.S.I. e P.S.D.I ed il Circolo locale ACLI, che all’epo-ca era molto attivo, operarono con un notevoleimpegno corale. Furono indette Assemblee,emessi documenti, stilati volantini, stampati mani-festi e spiegato in mille modi ed in ogni occasionecome il voto, pur consuntivo nel Referendum, fos-se determinante. Anche la Parrocchia, che avevada tempo abbandonato l’idea del Comune autono-mo, appoggiò apertamente l’iniziativa, con un do-cumento del suo Consiglio Parrocchiale. I cittadi-ni di Lugagnano delle diverse fette amministrativesul problema avevano però sensibilità diverse e diqueste diversità si dovette tenere conto. Dato perscontato il voto favorevole dei cittadini dell’areaSommacampagna numerosi e ben coscienti dellegrosse difficoltà della loro situazione e di quelli diBussolengo, pochi e scarsamente coinvolti, maanch’essi in larga parte favorevoli, il problema sor-se con i cittadini dell’area di Verona. Da quel Co-mune infatti ottenevano un’offerta maggiore diposti di lavoro e accesso facilitato per la vicinanzaalle sedi INAM e del Fisco. Si dovette quindi collo-quiare con le singole famiglie, circa settanta e,ove utile, con i singoli componenti delle famigliestesse, spiegando come la rinuncia ad essere cit-tadini di Verona poteva ritenersi danno modestorispetto ai vantaggi complessivi per tutta la Comu-nità. Il voto dimostrò che le preoccupazioni eranolegittime, poiché la battaglia in quell’area fu vintadi misura.

La Proposta di Legge RegionalePer ultimo, non meno importante, si dovette pen-sare a chi avrebbe presentato in Regione la pro-posta di legge per l’unificazione. In Regione laGiunta era retta da D.C-P.S.I.-P.S.D.I. e si decise dichiedere a tutti tre partiti di sponsorizzarel’iniziativa.

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Speciale quarant’anni

dell’unificazione

di Lugagnano

Una testimonianza importate sull’unificazio-ne arriva da Fernando Cordioli. Classe1942, di Lugagnano, è stato fondatore dellasezione socialista della frazione nel 1972.E’ stato anche Consigliere Comunale.“Il Referendum del 1974 per l’Unificazionedel paese di Lugagnano sotto un unico Co-mune fu il primo adottato dalla Regione Ve-neto, da poco istituita. Lugagnano era divisofra quattro Comuni (Sona la maggioranzadella popolazione, Sommacampagna, Vero-

na e Bussolengo) ed era impossibile mettere d’accordo quattro ammi-nistrazioni su qualsiasi progetto, perché la divisione ostacolava lo svi-luppo del paese che presentava gravi carenze di servizi quali scuole,acquedotto, strade ecc. Lugagnano era rappresentata in consiglio Co-munale a Sona e a Sommacampagna, ma non a Verona e Bussolengoe pertanto il referendum per l’annessione a Sona è stata la soluzionemigliore per avere un unico interlocutore per risolvere i problemi dellafrazione, in quanto irrealizzabile formare un nuovo comune. La posi-zione del P.S.I. fu per l’annessione a Sona”.

L’InterventoCordioli Fernando: “Il PSI operò perl’annessione di Lugagnano a Sona”

Al processo di unificazione hanno partecipa-to enti differenti: La Regione Veneto, la Pro-vincia di Verona ed i Comune di Sona,Sommacampagna, Verona e Bussolengo.Grande importanza hanno avuto quindi inquel processo gli uomini che guidavanoquegli enti. Fino alle elezioni del 20 giugno1975 Presidente della Regione Veneto eraAngelo Tomelleri (nella foto), Presidente del-la Provincia di Verona era Giorgio Zanotto,Sindaco di Sona era Carlo Scattolini, del

Comune di Sommacampagna Attilio Recchia, del Comune di VeronaCarlo Delaini e del Comune di Bussolengo Primo Montanari. Dopo leelezioni del 20 giugno 1975 Presidente della Regione Veneto era sem-pre Angelo Tomelleri, Presidente della Provincia di Verona era BrunoCastelletti, Sindaco di Sona era Renato Salvetti, del Comune di Som-macampagna Lino Roina, del Comune di Verona Renato Gozzi e delComune di Bussolengo Virdis Salardi. MS

La SchedaGli Amministratori dell’unificazione

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Il Progetto di Legge n.2/1974 “Aggregazione al Comune di Sona delle porzionidel territorio di Lugagnano appartenenti ai comu-ni di Verona, Sommacampagna e Bussolengo” fupresentato alla Presidenza del Consiglio Regio-nale il 22 gennaio 1974, annunciato al ConsiglioRegionale il 24 gennaio 1974 e trasmessa alla ICommissione Consigliare ed ai Consiglieri regiona-li il 30 gennaio 1974. La proposta di legge conte-neva la proposta di ridefinizione dei confini e i datielaborati a Lugagnano. I promotori della Propo-sta di legge furono i Consiglieri Regionali Melotto,Dompieri e Battizocco per la D.C.-Pavoni per ilP.S.I., Fornaciari per il P.S.D.I. La proposta di leggepassò con esito positivo al vaglio della I Commis-sione consigliare permanente e quindi l’Ufficio diPresidenza del Consiglio regionale con propria De-liberazione n. 240 del 10 luglio1974 indisse i Re-ferendum popolari, definendone gli ambiti ed i ter-mini del quesito da sottoporre ai cittadini che cosìrecitava: “Sei favorevole al Progetto di legge regio-nale n. 2 del 1974 dal titolo – Aggregazione al Co-mune di Sona delle porzioni del territorio di Luga-gnano appartenenti ai comuni di Verona, Somma-campagna e Bussolengo?”.

I risultati del votoIl Consiglio Regionale del Veneto, con lettera del19 febbraio del 1974, chiese a norma dell’art.1,terzo comma, della Legge regionale 16 luglio1973 n.17 al Presidente dell’Amministrazione Pro-vinciale di Verona ed ai Sindaci interessati diesprimere parere motivato sulla proposta di leg-ge “Aggregazione al Comune di Sona delle porzio-ni di territorio di Lugagnano appartenenti ai co-muni di Verona, Sommacampagna e Bussolengo”.

Il voto delle IstituzioniIl Consiglio provinciale di Verona votò a favoredella proposta di unificazione con Delibera di Con-siglio n.56 del 9 luglio 1974, su proposta delleGiunta provinciale che nella seduta del 15 maggio1974 si era espressa in questo senso, dichiaran-do “si individua nel Comune di Sonal’aggregazione più logica, per motivi storici e dicrescita dell’intero abitato di Lugagnano”. Il Con-siglio comunale di Sommacampagna votò a fa-vore con delibera di Consiglio n.82 del 10 giugno1974, vincolando il voto alla permuta di territori,quelli oltre la località Rampa, come poi avvenne. IlConsiglio comunale di Verona votò a favore condelibera di Consiglio n.78 del 5 giugno 1974 di-chiarando “considerato l’originario ed antico lega-me dell’intero paese di Lugagnano con il comunedi Sona, che in effetti assicura alcuni servizi es-senziali”. Il Consiglio comunale di Bussolengovotò contro la propostadi unificazione con deli-bera n.28 del 3 aprile1974 pur dichiarando“si riconosce il sacro-santo diritto del paeseall’unificazione, puresprimendo riserve perquanto concerne la de-

Un vivo ricordo dell’operazione cheportò all’unificazione di Lugagnano ar-riva da Alfredo Forlin (nella foto), allo-ra giovanissimo ma che vide molto at-tivo nell’unificazione il padre Udino.Alfredo poi divenne presidente del cir-colo di Lugagnano, presidente provin-ciale dal 1981 al 1990 e quindi diri-gente regionale e nazionale delleAcli. “Probabilmente l'unificazione diLugagnano ha rappresentatol'operazione amministrativa più impor-tante della storia del Comune di Sona.Per la difficile e non scontata opera-zione le Acli locali, sostenute anche da quelle provinciali, si impegna-rono con varie iniziative. Molto attivi furono tra gli altri Udino Forlin eRaffaello Manzato . L'attenzione si sostanziò nella realizzazione di unriuscito opuscolo ciclostilato che, partendo anche da alcuni cenni sto-rici ricavati da una ricerca in biblioteca Capitolare, motivava la neces-sità che Lugagnano fosse amministrato unitariamente. Allora il dibatti-to, talvolta acceso, era tra i fautori di unificare l'intero territorio di Lu-gagnano a Sona o a Verona. Allora le opportunità informative, a parteil quotidiano L'Arena erano pochissime - sono passati "solo" 40 annima sembra un'altra era storica - perché Lugagnano era una realtà de-cisamente meno importante e abitata di ora. Le Acli contribuirono adinformare e a sostenere l'azione di unificare Lugagnano a Sona prin-cipalmente con le motivazioni di affinità culturale col restante retroter-ra comunale e per maggiore incidenza nelle decisioni amministrativerispetto ad una insignificante adesione alla grande città. Certamentequell'unificazione voluta fortissimamente da Renato Salvetti e daquanti amministravano in quegli anni, diede la spinta affinché Sona sidotasse del Piano Regolatore e diede inizio alla gran parte delle ope-re pubbliche che si realizzarono a Lugagnano negli anni 70 e 80”.

L’InterventoAlfredo Forlin: “Fondamentale fuil supporto dato dalle ACLI locali”

limitazione del territorio“ e “dando delega allaGiunta per formulare una controproposta idoneaa risolvere il problema di Lugagnano senza intac-care in modo vitale il territorio del Comune di Bus-solengo”. Il Consiglio comunale di Sona votò a fa-vore con delibera n. 23 del 10 aprile del 1974 di-chiarando “E’ notorio infatti che l’attuale spartizio-ne del territorio urbano, non solo limita le possibi-lità di intervento delle Amministrazioni prima ri-chiamate, ma non vi può essere allo stato una ri-soluzione globale dei problemi della frazione stes-sa che oltre tutto è in continua espansione”.

Il Referendum Popolare Fu indetto per il 20 e 21 ottobre 1974 ed ottennei seguenti risultati:

Area amministrata da Elettori Votanti Voti (Numero e %)Favorevoli Contrari Nulli

Sommacampagna 412 390 - 94,7% 342 - 88% 41 - 10% 7 - 2%Bussolengo 41 37 - 90,2% 27 - 73% 10 - 27% = Verona 168 157- 93,5% 92 - 58% 62 - 39% 3 - 3%Totale 621 584 461 113 10

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Prese parte al voto nel Referendum il94% dei cittadini aventi diritto delle areedi Sommacampagna, Verona e Bussolen-go e votò a favore dell’unificazione al Co-mune di Sona il 79% dei votanti.

Le conseguenze del votoLa Legge Regionale 10 Gennaio 1975,

n. 3 sancì l’Unificazione amministrativa sotto il Co-mune di Sona. La Legge fu approvata in ConsiglioRegionale il 28 novembre 1974, ebbe il visto delCommissario del Governo e pubblicata sul Bolletti-no della Regione Veneto il 14 gennaio 1975 ed ècomposta di tre articoli che così recitano:Art.1- Al fine di unificare, per una più razionale or-ganizzazione e distribuzione dei servizi pubblici,l’intero territorio di Lugagnano nell’ambito dellacircoscrizione territoriale del comune di Sona, èdisposta la modifica dei confini delle circoscrizioniterritoriali dei comuni di Bussolengo, Sommacam-pagna, Sona e Verona, secondo quanto risultadalla pianta planimetrica e dalla relazione descrit-tiva, allegate alla presente legge, di cui costitui-scono parte integrante.Art.2 – Il referendum consuntivo della popolazio-ne, indetto a norma della legge regionale 12 gen-naio 1973 n.1, con decreto del Presidente dellaGiunta regionale n.108 del 5 settembre 1974, hadato i seguenti risultati: Elettori aventi diritto al vo-to n. 621, Votanti n. 584, Voti validamente espres-si n. 574 , Voti favorevoli n. 461, Voti contrari n.113Art.3 – Alla definizione dei rapporti conseguenti lavariazione territoriale, disposta dall’art. 1, provve-derà la provincia di Verona a norma dell’art.15della legge regionale n.17 del 17 luglio 1973.Il Consiglio Provinciale di Verona nella sedutan.6 del 9 aprile 1975 dichiarò definitivi i nuoviconfini fra i Comuni di Bussolengo, Sommacam-

pagna, Sona e Verona. A seguito del-la legge di unificazione Lugagnano,che aveva già 3.021 abitanti nel Co-mune di Sona, passò a 3.974 abitan-ti, avendo ricevuto da Sommacam-pagna 675 abitanti (188 nuclei fami-gliari), da Verona 263 abitanti (74nuclei famigliari) e da Bussolengo79 abitanti (16 nuclei famigliari).Avendo ceduto a Sommacampagna64 abitanti (18 nuclei famigliari) lepermute portarono ad un saldo attivodi 953 abitanti (260 nuclei famiglia-ri). Inoltre Sona ricevette da Somma-campagna 125 ettari di territorio, daBussolengo 122 e da Verona 70, perun totale di 317 ettari, e invece ce-dette a Sommacampagna 44 ettaridi territorio.

Dopo il raggiungimento dell’obietti-voNei cinque anni del nuovo mandatoAmministrativo che iniziò nel giugno1975, con il primo Sindaco abitantea Lugagnano dopo il periodo della

guerra e 11 Consiglieri Comunali della frazione su20 eletti , si procedette ai passaggi fra i diversiComuni dei documenti necessari a rendere fun-zionale la sovranità di Sona sulle nuove aree ac-quisite. L’operazione dell’unificazione, per il modocollaborativo e non conflittuale con cui era statacondotta, non aveva lasciato strascichi e quindila collaborazione fra i Comuni in questa fase fucompleta e fu anzi un momento che servì a crea-re un rapporto di stretta collaborazione fra gli Am-ministratori della zona in un periodo nel quale sicominciava a dare spazio ad iniziative consortili.Con il Comune di Sommacampagna in particolaresi procedette a stipulare dopo pochi anni accordiper il nuovo Mercato delle pesche consortile eper il nuovo Piano delle fognature con impiantodi depurazione unico. Fu più complicata e moltolunga invece, quasi tre anni, la definizione degliimporti dei trasferimenti da parte dello Stato e de-gli oneri e dei relativi impegni, con il Ministero del-le Finanze, presso la sede provinciale in quanto,essendo cambiata radicalmente il tipo di tassazio-ne, erano divenuti consistenti a partire dal 1 gen-naio 1974 gli importi trasferiti ai Comuni dallo Sta-to. Sona si ritrovò nel Bilancio, a fronte di un nu-mero aggiuntivo di cittadini del 10,9%, un incre-mento dell’11,6% dei tributi erariali in comparteci-pazione con lo Stato, un 16,2% per il Dazio tributioltre ad un 21,5% per l’Imposta di famiglia, que-st’ultimi due tributi eliminati dal 1974, per unamedia ponderata del 16,5%. Nello stesso periodoil Comune di Sona procedette pure ad armonizza-re i Piani urbanistici, quelli commerciali e altro.

Hanno collaborato alla stesura di questo servizioManzato Raffaello, già Vice-Sindaco del Comunedi Sona e ex-Segretario della Sezione D.C. diLugagnano, e Mazzi Giovanni (Giocarle) già Se-gretario della Sezione D.C. di Lugagnano

1974/1975 - 2014/2015

Speciale quarant’anni

dell’unificazione

di Lugagnano

Sopra, il refe-rendum perl’unificazione diLugagnano suL’Arena del 18maggio 1974.

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Domenica 7 settembre si è disputato a San Giorgio in Salici un evento che ha assunto ormai una sua im-portante collocazione stabile negli appuntamenti del settembre sonese: la “Corsa dei Bogoni”. Arrivata al-la quarta edizione, questa manifestazione non competitiva è organizzata dalla Fidas di San Giorgio in Sa-lici. Erano possibili due percorsi, entrambi ondulati e su strade vicinali e di campagna: uno di 8 chilometrie uno di 13 chilometri. Lungo il percorso erano previsti dei ristori e inoltre ai partecipanti è stato conse-gnato un riconoscimento. Come per le altre edizioni, si è trattato di una bellissima mattina di sport e co-munità immersi nella meraviglia delle dolci colline di San Giorgio. Nella foto alcuni dei partecipanti.

CCoommuunniittàà

CChhee bbeelllliissssiimmaa eeddiizziioonnee llaa qquuaarrttaa ““CCoorrssaa ddeeii BBooggoonnii”” aa SSaann GGiioorrggiioo!!

Nella foto alcune operaie del-l’incubatorio Agripol di Luga-gnano negli anni ‘70. Le ragazze nella foto sonoLuigina Bendazzoli, France-sca Mazzi, Assunta Matuzzi,Nella Pizzini, Maria Vanzo,Carla Costa, Carla Dal Cor-so, Giovanna Boscaini, Fran-ca Perbellini, Silvana Sega euna Perina.Purtroppo da qualche meselo stabilimento ha definitiva-mente chiuso i battenti.

LLaa FFoottoo SSttoorriiccaa

OOppeerraaiiee ddeelllloo ssttaabbiilliimmeennttoo AAggrriippooll ddii LLuuggaaggnnaannoo nneeggllii aannnnii sseettttaannttaa

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